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Full text of "Picenum Seraphicum 1915"

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ricenum Seraphicum 
















































•‘V* 


Ai^o XV. - Serie IL - À 9150 1. TREIA (Macerata) 


1915 -N. 1. 


PICENUM SERAPHICUM 

già “ IL CROC1FI550 REDEDTORE 


« Proferet de thesauro s 
nova et vetera ». | 

Matth. XI 

INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO 


e 

1. “ Picenum Seraphicum „ - La Direzione ..Pag. 1 

2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia.» 5 

3. Beato Angelo Clareno dei Minori - Il Direttore.» 21 

4. Pagina d’oro: S. Francesco salva una pecorella e due agnellini nelle 

nostre Marche .» 41 

5. Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del 

sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi O. F. M.» 43 

6. “ Visita Triennale „ del P. Orazio Civalli.» 51 

7. Pagina Poetico-Storica. » 70 

8. Collezione Storica: dai libri ì dai giornali, dalle riviste .» 76 

9. I nostri Santi: Martirologio Piceno - pcp. ..» 99 

10. Iscrizioni lapidarie.» 109 

11. Repertorio bibliografico: Pubblicazioni Regionali Francescane ... » 123 

12. Varia: Statuti del Monte di Pietà di Cingoli . » 143 



B3T Si prega di leggere le Notificazioni 
in quarta pagina della copertina “Stai 


MACERATA 

PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO 
AVV. FILIPPO GIORGETTI & C.° 











































già “ IL CROCIFISSO REQEDTORE 


99 

-- 

PUBBLICAZIONE BIMESTRALE 

FEB CURA DELLA MiNOBITICA PROVINCIA DI S. Pacifico Divini 

Diretta dal P. CIRO da Pesaro O. P. M. 

Cogdiziogi di Abbop&rr)eoto. 


PER L’ITALIA . . .L. 7 

PER L’ESTERO..V. » io 


1- — U » Picenum Seraphicum » in ogni suo fascicolo 
bimestrale avrà non meno di 144 pagine. 

2. — I Collaboratori che pubblicheranno non meno di 
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte¬ 
nente i detti due lavori. 

3. — Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo¬ 
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della carta 
relativamente al numero delle copie desiderate. 

4. — Non si accettano abbonamenti per applicazioni 
di Messe. 

5- — Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo gen¬ 
naio-febbraio: a chi, dopo ricevuto il primo numero non in¬ 
vierà la quota di abbonamento, non sarà più spedito il Pe¬ 
riodico. 

6. — Non si concedono numeri di saggio senza previo 
invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi l’abbo¬ 
namento. 


“Picenum Seraphicum 



L’interesse ognor crescente che destano gli studi della 
storia francescana è prova indubbia della sua alta importanza 
e della sua grandissima utilità. Il francescanesimo è troppo 
bello per essere trascurato; è troppo complesso per essere solo 
oggetto di meditazione nel silenzio dei chiostri; è troppo vasto 
per una breve appendice nella storia della Chiesa e dei popoli. 
Il bisogno di tale studio si è fatto maggiormente sentire ai 
tempi nostri, poiché ora più che mai si è potuto costatare il 
danno immenso che ne deriverebbe alla storia universale, non 
tenendo conto di tutto il movimento letterario, scientifico e 
morale che s’incentrò nella divisa di frate Francesco, e che 
invade tutto il mondo, barbaro e civile, per opera, indefessa 
de’ suoi figli, nel lungo corso di sette secoli. 

Chi volesse, infatti, occuparsi del medioevo, senza il va¬ 
lido appoggio dei francescani, spesso non troverebbe che fittis¬ 
sime tenebre avvolgenti sinistramente uomini e fatti, sotto il 
pesante dominio della spada e dell’oro. Assisi fu il vero Oriente 
della gente nuova, della civiltà nuova e della nuova storia. 
La verde Umbria ebbe la sorte invidiata di attirare lo sguardo 
delle genti italiche, rinate come per incanto all’amore e allo 
studio, sotto un nuovo sole contraddistinto con i suggelli di Cristo. 

Pertanto, riflettendo seriamente sull’importanza della 
storia francescana e vedendo con gioia il febbrile ardore che 
per tale studio ha pervaso l’animo di personaggi illustri ed 
insigni, abbiamo più volte domandato a noi stessi se non sa¬ 
rebbe opportuno che ogni regione italiana, in modo speciale 
quelle, come le nostre Marche, che furono le prime a sentire 
e godere il benefico influsso dell’opera di frate Francesco, 
mettesse in luce quanto nella propria cerchia territoriale tro¬ 
vasi di grande e di bello, di antico e di moderno, di pubblicato 
e di inedito. La risposta non poteva essere che affermativa, 
tenuto conto del lato deficiente e delle lacune che si riscon¬ 
trano, in merito a cose regionali, nella complessa e molte¬ 
plice produzione francescana dagli inizi sino ai tempi nostri. 

Anno I, 1915 - Fascicolo I. 


1 


























iT 'T S A ! if fòt 

2 PICENUM SERAPHICUM 

Gl’indigesti e grossi volumi del P. Luca Wadding, del P. 
Domenico De Gubernatis, della Cronologia-storico-legale, del 
Yen. Francesco Gonzaga, del P. Arturo da Monasterio, di 
Marco da Lisbona, del P. Hueber, del P. Benedetto Mazzara 
e di cento altri autori, non hanno potuto darci il ricchissimo 
e completo tesoro che si nasconde in ciascheduna regione. La Mi- 
scelanea di Mons. Faloci, YAnalecta Franciscana YArchivum 
Franciscanum Historicum, i vari periodici di studi francescani, 
seguono più o meno il programma dei grandi autori citati e 
sono un vero ed assoluto mare magnum di storia. Le pubbli¬ 
cazioni spicciole, sia in grandi volumi, sia in piccoli opuscoli, 
non possono comprendere tutto ciò che potrebbe almeno com¬ 
pletare la serie esatta di una regionale agiografia; ond’è che 
moltissime figure francescane o rimangono ignote del tutto 
o del tutto storicamente sciupate. 

La grande tela storica, tessuta dal primo secolo dell’Or¬ 
dine sino ai giorni nostri, avrebbe bisogno di essere rifatta, 
e per rifarla sarebbe indispensabile che ogni regione prepa¬ 
rasse le sue speciali orditure. Non mancano, è vero, periodiche 
pubblicazioni in Italia e all’estero, le quali si occupano diret¬ 
tamente di studi e di storia francescana, ma esse ordinaria¬ 
mente abbracciano troppo, senza darci, nelle varie loro pro¬ 
duzioni, unità di sorta. Si trovano in un vastissimo campo 
dove ciascuna lavora per conto proprio, spesso invadendo il 
solco tracciato da altre, spessissimo intralciando il lavoro di 
molti: il più delle volte si ripetono con poco vantaggio della 
storia. Lo studio fatto da Mons. Lodovico Jacobilli, Vite dei 
Santi e Beati dell’ Umbria , è stato imitato da pochi, e questi 
pochi non solo non hanno raggiunto lo scopo prefissosi, ma nep¬ 
pure sono riusciti a darci ciò che allo stesso Jacobilli è man¬ 
cato; vale a dire l’unità agiografìca regionale dei soli francescani. 

Ogni regione ha le sue proprie miniere, e di penetrarvi 
con sicurezza è permesso solo ai proprietari. Qualora un estraneo 
volesse occuparsene anche di proposito, sarà sempre costretto 
di fermarsi alla superfice, studiando e scrivendo ciò che gli 
altri, prima di lui, hanno studiato e scritto. Pretendere di fare 
la storia del francescanesimo tutta intera con una o più riviste 
del genere lo crediamo assolutamente impossibile. S’impone, 
pertanto, la necessità di limitare il lavoro per provincie o 
regioni e dalle provincie o dalle regioni mettere in piena luce 


PICENUM SEEAPHICUM 


3 


tutto il tesoro storico che trovasi ancora nascosto o sparpa¬ 
gliato in cento opere ed in cento riviste. 

Ed è precisamente questo il pensiero, il programma, lo 
scopo del « Picenum Seraphicum ». Per i primi ne diano l’e¬ 
sempio con la speranza che altri lo seguono a vantaggio della 
complessa e vastissima storia francescana. 


Indole generale del Periodico. 

1 . Il « Picenum Seraphicum » è strettamente regionale 
ed abbraccia tutto il territorio marchigiano contenuto nelle sue 
quattro provincie civili, cioè: Pesaro, Ancona, Macerata ed 
Ascoli; più la Repubblica di S. Marino. 

2 . Il « Picenum Seraphicum » è rigorosamente storico e 
comprende i soli tre Ordini francescani nelle loro diverse Fami¬ 
glie ed ex Famiglie, cioè: Minori Conventuali, Clareni, Minori 
Osservanti, Minori Riformati, Minori Cappuccini ed il Terz’Or- 
dine regolare e secolare. 

3. Il « Picenum Seraphicum » pubblica in ogni suo fasci¬ 
colo qualche lavoro riguardante le singole ramificazioni del¬ 
l’Ordine. 

4. Il « Picenum Seraphicum » pubblica ciò che in ogni 
sua Provincia religiosa è ancora inedito, e aduna tutto quanto 
gli appartiene e trovasi sparso nelle svariatissime pubblica¬ 
zioni storiche dell’Ordine intero. 

5. Il « Picenum Seraphicum » raccoglie in serie com¬ 
plete, secondo l’unità regionale: a) il Bollario; b ) la Cronolo¬ 
gia-storico-legale; c) gli Annali; d) il Martirologio; é) i Mor- 
tilogi; f) le bibliografìe; g) le epigrafi; h) i conventi; i) le serie 
gerarchiche; l) le Missioni. 

6 . Il « Picenum Seraphicum » è aperto a tutti gli stu¬ 
diosi di storia critica francescana regionale: i competenti in 
materia possono indistintamente esserne collaboratori. 

7. Il « Picenum Seraphicum » interessa le città, i co¬ 
muni, i villaggi e le borgate di tutta la Marca, poiché ogni 
più piccolo paese è patria di grandi francescani che il Perio¬ 
dico illustrerà insieme al suolo che li vide nascere od in cui 
hanno spiegata l’opera loro. 
























4 


PICENUM SERAPHICUM 


8 . Il « Picenum Seraphicum » giova alla storia di moltis¬ 
sime Provincie francescane d’Italia e dell’estero, perchè è raro 
il caso che nelle medesime non sia vissuto un figlio illustre 
della regione marchigiana. 

9. 11 « Picenum Seraphicum » completa la storia france¬ 
scana in generale, poiché le glorie del Piceno serafico sono 
gloria dell’Ordine intero. 

10. Il « Picenum Seraphicum » serve d’incitamento e 
di sprone a seguire l’esempio eloquentissimo di attività e di 
virtù personificate in tanti illustri e santi confratelli della 
medesima regione e delle medesime provincie religiose. 

Non v’è chi non veda la grande importanza di questa pe¬ 
riodica pubblicazione, considerandone anche superficialmente 
il vastissimo e ricchissimo programma. Primo, anzi unico, 
nel suo genere il « Picenum Seraphicum » è sicuro di essere 
accolto favorevolmente e con vero entusiasmo da tutti i con¬ 
venti francescani delle Marche, dai Comuni e dalle Biblio¬ 
teche picene, da tutti gli amanti del francescanesimo storico, 
dalle Provincie limitrofe e generalmente dall’Ordine Minoritico. 

Anche i periodici francescani d’Italia, ed in modo spe¬ 
ciale gli « Acta » od « Analecta » delle varie Famiglie, 
1’ < Archivum pranciscanum Historicum »; la « Miscellanea » 
di Mons. Faloci, gli « Studi Francescani » (già « La Verna ») 
e gli altri di minor mole non vedranno di mal’occhio il con¬ 
fratello « Picenum Seraphicum », perchè esso non invade il 
loro campo, non intralcia le loro vie, non si oppone al loro 
scopo: anzi, come il « Picenum » si gioverà dell’opera loro, 
così essi potranno giovarsi de l’opera sua. Il « Picenum » non 
è, come suol dirsi, un contro altare per gli altri; no, esso è 
un vero altare a sè, tutto proprio, tutto speciale, limitato, 
circoscritto, puranente regionale. Rivendicherà, è vero, ciò 
che è suo, stralciando dalle opere e dalle Riviste quanto di 
proprio è stato pubblicato fino ai giorni nostri e quanto si 
pubblicherà in seguito, ma lo farà in modo che tutti i diritti 
saranno salvati, che tutte le convenienze saranno rispettate 
scrupolosamente. 


LA DIREZIONE 


PICENUM SERAPHICUM 


5 



■il n sii orna m un 




Ogni convento ha la sua storia di origine, come ogni paese 
ha quella di sua fondazione. La storia di un convento, isola¬ 
tamente presa, potrebbe sembrare di nessuna o poca importanza, 
ma non è così, mettendola in relazione con quella del paese 
dove sorge il convento stesso : infatti, non è raro il caso tro¬ 
vare molte lacune storiche di date di fatti interessantissimi 
per un paese, le quali possono solo essere colmate dalla sem¬ 
plice descrizione circa l’origine del più umile e solitario con¬ 
vento. Nelle nostre Marche non vi ha angolo in cui non esista 
o non sia esistito un convento francescano: è manifesta, pertanto, 
la. grande importanza, l’interesse storico di uno studio in proposito. 

Crediamo nostro dovere dare la precedenza, in simile la¬ 
voro, al convento nel quale si redige il « Picenum Seraphicum », 
pubblicando un documento inedito , il quale per il suo modo 
descrittivo e per la ricchezza dei particolari , ivi contenuti, non 
solo ci dà una bellissima pagina storica circa l’origine di uno 
dei conventi francescani treiesi, ma illustra bellamente il santuario 
del Crocifisso Redentore per il quale ha vissuto quattordici 
anni la prima serie del Periodico omonimo. 

Il ms. è una raccolta di memorie fatta dal P. Francesco 
da Casteldemilio nel 1763, vale a dire novantadue anni dopo 
i fatti ivi illustrati ( 1 ). Un Libro maestrale ms. del convento, 
la cui compilazione incomincia, nel 1727, ha servito di base 
storica al P. Francesco : questo libro riduce la distanza dei no¬ 
vantadue anni a soli dnquantasei ( 2 ). Anche il ms. del 1727 

(1) Archivio del « Picenum Seraphicum » : docum. N. 345. — È un 
fascicolo di 26 pagg.; misura cent. 27-|-20.—1. titolo: « Raccolta di memorie, 
fatta dal P. Francesco Maria da C. Emilio Leti. Tedi, de’ Min. Riformati 
dì S. Francesco, nell’An. 1763. » — 2. titolo: « Raccolta di Memorie spet¬ 
tanti all’Antico Convento di Valcerasa già demolito ; alle Monache di Santa 
Chiara ; e Convento de Min. O. Rif. colla Descrizione dell’Antica Miraco¬ 
losissima Immagine del SS.mo Crocifisso di Treja Capra, detto in oggi di 
Montecchio. Coll’aggiunta in fine del Compendio della Vita del Beato Pietro 
da Montecchio ». 

(2) Archiv. del « Picenum Seraphicum » : docum. N. 344. — Il Libro 


























6 


2ICENUM SERAPHlCIiM 


è una raccolta fedele, o meglio una copia di altro libro , molto 
sciupato, nel quale trovavasi minutamente notato qua,nto accadde 
dal 1668 al 1727 (1). 

Possiamo quindi asserire che il documento del 1763 , non ostante 
la distanza di novantadue anni dai fatti avvenuti, presenta tutta 
la garanzia possibile per sostenere con evidente certezza storico¬ 
critica la veridicità della sua minutissima descrizione (2). 

ms. ha per titolo : « Libro maestrale di questo Convento del SS.mo Crocifisso 
di Montecchio. 1727 : » è legato in pergamena e conta 123 fol. scritti e 
40 bianchi : misura cent. 17-|—23: è scritto dalla medesima mano sino al fol. 84. 

(1) Ecco la dichiarazione che trovasi a principio del Libro : « Si 
riportano nel presente Libro tutte le memorie più notabili appartenenti a 
questo convento del santissimo Crocifisso, quali si conteneano in altro Libro 
per l’istesso effetto formato sino dalla venuta de’ nostri nel d. Convento, ma 
reso inabile 7 perchè lacerato. Ed in oltre si noterà in esso lo per Vavvenire 
occorrerà di notabile ». — Il Libro lacerato, cui allude, esiste nel nostro 
Archivio ed è segnato con il numero 339: però, più che Libro, esso è 
un fascicolo ms., ma incompleto : misura cent. 23—)—32 ; conta sole 24 pagine 
di scritto e 20 in bianco. Da uno studio accuratissimo su questo ms. si 
comprende che esso è la prima copia fedele dal vero originale scritto 
nel 1699. Nella prima e terza pagina, fuori enumerazione, vi sono due 
titoli di altra mano. In prima pagina : « Relazione dell’Abolizione, e sop¬ 
pressione della Congregazione fiesolana de’ PP. de’ S. Girolemo; Venuta 
de’ PP. Min. Rif. tl ; 1 raslazione del SS.mo Crocifisso con altre cose Nota¬ 
bili, occorse in Montecchio ». Nella terza pagina: « Relazione manuscritta 
rapporto alla suppressione delli P. rt Girolamini, detti della congregazione 
Fiesolana; Della Vinuta delli P. ri Min. ri Riformati di S. Fran. co in que¬ 
sto Convento del SS.mo Crocifisso, e della di Lui Iraslazione, Fabbrica del 
Convento, ed altre cose degne di memoria occorse in questo medesimo Con¬ 
vento di Montecchio — Fatta da uno de’ primi Religiosi che vennero 
ad abitarvi, e però di molte cose che in essa Relazione Egli racconta, ne 
fu Testimonio dì vista ». Questo ms v sebbene incompleto, è della massima 
importanza: le minutissime circostanze sono notate in modo così spon¬ 
taneo e semplice da assicurarci che lo scrittore fu in gran parte testi¬ 
monio vero dei fatti che narra. Il fascicolo incomincia così: « Nel Nome di 
Dio, e della B. V. Maria. Incomincia la Relatione del Miracolosissimo, et 
Antichissimo Crocefisso fuori dell’lll. ma Terra di Montecchio nella Prouia 
della Marca d’Ancona, sua Translatione seguita li 16 di Maggio 1697 nel 
Ponteficato della Santità d’Innoc. XII, essendo Vescouo di Camerino Monsig. re 
Francesco Giusti di Foligno, e Gommatore Gen. le di Macerata Mons. An- 
guisciola : Fabrica del nuouo Monastero fatta dalli Religiosi della più stretta 
osseruanza del Seraffìco Patriarca S. Francesco, oue al presente si conserua 
la Sacra Immag. con altre notitie d’Antichità del Medemo, del Luogo et 
altro, et in fine le gratie, e Miracoli ». 

(2) Le note marginali del documento sono precedute dall’asterisco *. 


PICENUM SERAPHICUM 


7 


lesto del documento 11 De Min, Ossei,' Riformati„ 


Avendo la Santità di N. S. Clemente IX. nell’anno 1668. 
con Bolla, che incomincia « Romanus Pontifex » suppressa la 
quasi annientata Religione de PP. Girolimini della Congrega- 
gazione di Fiesoli, (1) li quali per lo spazio di 149. Anni ave¬ 
vano tenuta, ed officiata la Chiesa del Santissimo Crocifisso 
di Montecchio, concessa loro per istrumento da questo Illmo 
Pubblico sotto li 21. Marzo dell’anno 1519. (2) nel Pontificato 
di Leone X. di felice memoria; e nudrendo la Gente Montec- 
chiana un divoto particolare affetto verso la Serafica Religione, 
speciale de PP. Min. Oss. Riformati di S. Francesco di 
Forano, li quali già questuavano in tutto questo Territorio con 
grande esemplarità assai edificante, si eccitò ben presto negli 
animi di questo nobilissimo Ceto la brama universale di chiamar 
Essi, e non altri ad offiziare la Chiesa, e custodire la Sagra 
Immagine del Santissimo Crocifisso, d’onde partiti erano li 
PP. Fiesolani (3). Quindi sapendo, che l’E.mo Sig. Cardinal Fran- 
soni Vescovo di Camerino, per autorità attribuitali da N. S. 
Clemente X. felicemente Regnante, dovea quivi collocare una 
Religione Mendicante, per aver già tutte le Rendite, e Beni di 
d. Chiesa, e Congregazione suppressa, applicati al Seminario, di 
Camerino, tanto si maneggiò con persuasive, e preghiere 

(1) * Sub. die 6. Xbris. ex Buttar, novo pag. 467. torri. 5. — In sul 
principio del secolo XV, a Fiesole, ebbe origine questa eremitica Con¬ 
gregazione di S. Girolamo, detta poi Congregazione fiesolana. Ne furono 
fondatori due terziari francescani, cioè i BB. Carlo, Conte di Montegra- 
nello fiorentino e Gualtiero de’ Marsi. Sino al 1441 la Congregazione 
seguiva una regola di vita anacoretica: Eugenio IV le prescrisse di se¬ 
guire quella di S. Agostino. Per molti anni i Fiesolani vestirono l’abito 
del Terz’Ordine francescano; ma nel 1460 ottennero dal Pontefice Pio II 
un abito speciale, consistente in una tonaca bigia e cappuccio con grande 
mozzetta, ed una cappa a pieghe attorno al collo. Ridotta la Congrega¬ 
zione ai minimi termini, Clemente IX la soppresse con la medesima Bolla 
con cui soppresse quella dei Gesuati e dei Canonici di S. Giorgio in Alga. 

(2) * Annal. Communit. MonteccMj, pag. 62. de Anno 1668: et in Lib. 
Contus, pag. 48. et 89. — Vedi l’istrumento in fine: lettera A. 

(3) Lettera B, in fine. 



























8 


PICENUM SEKAPHICUM 


questo Pubblico appresso sua Eminenza, che l’indusse a richie¬ 
dere con particolar premura la Religione de Minori Riformati, 
come fece, alla Dieta, che celebravasi in Forano (1). 

L’anno dunque 1670. adi 14. Novembre, essendo Provinciale 
il P. Giovanni da Montedinove col Diffinitorio congregato in 
Forano, fu accettato il Convento del SSrno Crocifisso di Mon- 
tecchio; (2) ma perchè vi nacquero subito alcune contro¬ 
versie, ed opposizioni d’altri Regolari, non poterono li Reli¬ 
giosi venire ad abitarlo insino alli 11. di settembre dell’anno 
sequente 1671; nel qual tempo essendo fatto nuovo Ministro 
Provinciale per Breve, che fu il P. Agostino da Jesi, (3) vi 
mandò quattro Religiosi a prenderne il possesso, ed abitarvi, 
che furono li PP. Bonaventura da Fossombrone esProvinciale, 
Simone dal Massaccio Diffinittore attuale, Ludovico da Jesi, 
e Fra Giunipero da Montesanto laico (4). Già si trattenevano 
questi buoni Religiosi, sotto l’ubbidienza del P. Simone loro 
Presidente, nel Servizio del Sig. re in continui esercizi di 
virtù, e freguente orazione; alieni dal secolo, assidui negli atti 
di pietà, specialmente neH’amministrazione de SS. Sagramenti, 
e contenti di quanto loro somministrava la divina Previdenza, 
con somma edificazione ad ogni genere di popolo. Ma dopo 
otto mesi di così felice soggiorno, a di 28. Maggio 1672; at¬ 
tese le condizioni esorbitanti, e gravosi pesi, che il Signor 
Cardinal Fransoni espressi avea nell’Istrumento di concessione 
(5) fatta al P. Bonaventura sud., che, come Delegato della 
Provincia, avea col medemo capitolato, (6) giunse d’impio- 
viso l’ordine del Ministro Generale al P. Presidente, che 
subito cogli altri suoi Religiosi ei abbandonasse il nuovo Con¬ 
vento di Montecchio (7). 

Appena fu ciò penetrato dal popolo, e Cittadini di questa 

(1) Lettera 0, in fine. 

(2) Lettera D, in fine. 

(3) Di questo illustre Religioso ne parleremo a lungo nel « Picenum » 
quando lo richiederà la serie cronologica dei Ministri Provinciali. Fu 
carissimo al Sommo Pontefice Clemente X, il quale, con Breve aposto¬ 
lico in data 22 aprile 1671, lo elesse a Ministro della Riformata Pro¬ 
vincia Picena. 

(4) Lettera E, in fine. 

(5) Lettera F, in fine. 

(6) Lettera Gr, in fine. 

(7) Lettera H, in fine. 


PICENUM SEKAPHICUM 


9 


nobilissima Patria, per l’amor che ognun portava alla Religione 
de Min. Riformati e per l’utile spirituale sperimentato ne avea in 
quei pochi mesi di loro permanenza, nacque ben tosto fra 
li Signori del Magistrato un sollevamento tale, che non lascia¬ 
rono pietra, sopra pietra, per intertenerli da sì innopinata partenza, 
insino a nuova dichiarazione de Superiori; e tanto più operavano 
con calore, perche in quel medesimo ordinario erano venute 
a diversi Lettere d’avviso, che l’Em. 0 Fransoni meditava di col¬ 
locarvi altra Religione e non quella de PP. Min. Rif. che la 
Comunità avea richiesto. Quindi, sebbene era di sera, fecero 
a suono di Tromba chiamare il Consiglio Gen.le, e radunato 
in Palazzo circa le due ore di notte, fu decretato si mandassero 
12. Cittadini principali in Convento, per pregare, e persuadere 
colle più obbliganti maniere li PP. a non partire finche si 
vedessero, e aggiustassero le Differenze. Ed inoltre, che il 
Capitano della milizia a Cavallo circondato colla sua squadra 
a modo d’assedio il Convento, affinché quegli non potessero 
escire, ne altra Religione venirne al possesso (1). Ma il tutto 
riuscì invano, mentre li PP. erano già partiti, e solo trova¬ 
rono il P. Ludovico da Jesi con fra Giunipero da Montesanto, 
eh’erano restati per motivo di restituire le Chiavi della Chiesa, 
e Convento con altro ricevuto in Consegna, a Chi di ragion 
si competevano. 

Nello stato di cose pertanto così avvanzate, si tenne da 
Sig. ri Cittadini di Montecchio nuovo Consiglio, in cui si propose: 
se era meglio accudire al Sig. re Cardinal Fransoni, il quale si 
credeva volesse quivi collocare altra Religione, oppure ricorrere 
in Roma a sua Santità, per non perdere quel Jus di Ragione, 
che il Pubblico pretende sopra la detta, Chiesa, e Convento. 
Furono diversi i pareri; Alcuni asserivano doversi avere ogni 
riguardo a Sua Eminenza loro Vescovo; altri all’opposto, do¬ 
versi ricorrer a N. S., per mantenere il diritto del Pubblico 
e sostenere in possesso la Religione de Min. Riformati tanto più 
che sentivasi risuonare pel Paese dalla Bocca populare de’ 
Fanciulli I Frati di Forano , 1 Frati di Forano, e non altri al 
SS.mo Crocifisso. Per il che fu giudicato espediente venirne 
alla Ballottazione, la quale riuscì a pieni voti per la Rifor¬ 
mata Religione di S. Francesco: e ciò non senza disposizione 


(1) Lettera I, in fine. 



























10 


PICENUM SERAPHICUM 


del Cielo; poiché sebbene alcuno per timore riverenziale di 
Sua Eminenza, desse il voto contrario alla Religione Francescana 
(conforme si dichiarò dopo il fatto) quando nondimeno si mostra¬ 
rono, si viddero tutti favorevoli; del che meravigliandosi quegli, 
che così operato aveano, confessarono pubblicani.® esser voluntà 
manifesta di Dio, che la Religione di S. Francesco abitasse 
nel Convento del SSmo Crocifisso (1). 

Essendo dunque le cose in tal foggia accadute in Consiglio 
fu decretato di spedire in Roma un Cittadino accreditato, e 
di vaglia, acciò rappresentasse a Sua Santità il desiderio uni¬ 
versale di tutto questo popolo, conforme già fu eseguito in 
persona del Nobil Uomo Sig. Ottavio Posci, (1) il quale seppe 
così bene maneggiare un sì rilevante affare appresso il Papa, 
e Ministro Generale dell’Ordine, che fatte moderare dal Sig. 
Cardinal Fransoni, (che ritrovavasi egli pure in Roma) le Con¬ 
dizioni apposte nelllstrumento di Concessione, ottenne con suo 
gran decoro, e piacere del Pubblico, che li Religiosi partiti 
ritornassero, come infatti ritornarono al possesso della Chiesa, 
Convento, e Terreno assegnato per gli Orti. Come pure a 
godere delle dieci some di selva Cedua, esistente in Contrada 
del Monte, che sotto li 31. Agosto del 1671. in pubblico gene¬ 
rale Consiglio li fu conceduta per gratitudine, e a titolo di 
mera Limosina in perpetuo accordata, prima che il P. Bona¬ 
ventura da Fossombrone capitolasse col Sig. Cardinal Fransoni 
Vescovo di Camerino (8). 

Volendo poi il P. Agostino da Iesi Ministro Provinciale 

(1) * « In Relatione manuscrip. SS. Oocifixi, pag. 8 ». 

(2) Lettera L, in fine. 

(3) Gfr. Docum. cit, pag. 42. e ss. — Sono minutamente de¬ 
scritte le pratiche con felice esito espletate dal Sig. Ottavio Posci in fa¬ 
vore dei Religiosi per il loro solenne ritorno. Gli ostacoli principali che 
impedivano ai Religiosi la permanenza nel Convento del SS. Crocifisso 
erano l’obbligo in perpetuo delle Messe ed Offici, più il diritto ai Ve¬ 
scovi di Camerino di visitare canonicamente la Chiesa regolare: questi 
ostacoli furono tolti. I signori Giuseppe Bartolozzi, Andrea Antonio Bar¬ 
lesi, Scillano Bianchi, Mutio Castellani, Giovanni Battista Tomassetti, Ale¬ 
sando Santamariabella, Giulio Sala, Orelio Cannelli e Ottavio Posci 
assunsero in pertetuo l’obbligo delle 100 Messe e dei 20 Offici prima 
imposto ai Religiosi: il Cardinale Fransoni modificò il secondo capitolo 
dell’Istrumento di cessione, riserbando la Visita della Chiesa a se solo, 
cioè per il solo tempo nel quale egli reggeva la Diocesi di Camerino. 


PICENUM SERAPHICUM 


11 


prendere il pubblico possesso della Chiesa, Convento, e 
Terreno adiacente in forma solenne, spedì bordine ne 
Conventi convicini, che li PP. Guardiani mandassero m 
Montecchio quel maggior numero di Religiosi, che fosse stato 
possibile, per fare una Processione decorosa, e piantare solen- 
nem.® la’ Croce. Quindi la Domenica in Albis li 9. Aprile 
1678 portatosi il P. Provinciale sud.® con cinquanta, e più de 
suoi Religiosi nell’Insigne Collegiata di Montecchio, ove col¬ 
l’intervento del Re.mo Capitolo, Illmo Magistrato m Abito 
seguito da tutta la Cittadinanza, RR. PP. di S. Agostino, 
tutte le Confraternite con numeroso Popolo dell’uno, e l’altro 
sesso, posto in buona ordinanza, al suono di tutte le Campane 
si di è principio alla solenne Processione, la quale si venne a 
terminare alla Chiesa del SSmo Crocifisso, ove il P. Zaccaria 
da Mont’Alboddo Pred. Gen.le de Min. Rif.ti recitò un’erudi¬ 
tissimo Panigirico in subjecta materia con plauso univeisale di 

tutti (1). „ , _ T .... 

Spedita questa Funzione, che fu il Possesso Legittimo 

di questa Chiesa e Convento, si portò il P. Provinciale co’ 
Religiosi a benedire la Croce in tale occasione eretta, ove al 
presente si ritrova; che suol piantarsi ne Conventi in segno 
di vera Religione, e di Trofeo al Divin Redentore; e con ciò si 
diè fine, e compimento a tutta la Funzione con somma alle¬ 
grezza, e contento generale del Popolo, e Sig.ri Montecchiani, 
che in segno di gratitudine, vedendo il gran numero de Re¬ 
ligiosi ristretti in si piccolo Convento, e mal’acconcie stanze, 
esibì ciascheduno, oltre il bisognevole del vitto, la propria 
Abitazione. E pregarono il P. Provinciale di ordinai e la Fab¬ 
brica di un Regolato Monastero, che da parte del Pubblico, 
e divoti Benefattori, non si mancherebbe di tempo in tempo 
somministrarli la necessaria Limosina (2). 

{Continua) 


(1) Lettera M, in fine. 

(2) * « In Relat. SS. Crocifixi, pag. 4 ». 



























12 


PICENUM SEBAPHIOUM 


DOCUMENTI AGGIUNTI 


A — Nei medesimi Annali di Montecchio, anno 1527, fol. 5 
si legge l’istrumento di consegna alla Congregazione fiesolana del 
seguente tenore: « In Dei Nomine. Amen. — Anno Domini 1519: Indic- 
« tione septima : tempore Sanctissimi in Christo Patris, et Domini Nostri 
« D. Leonis divina proyidentia Papae X, die 21 Martii. — Nobiles et 
« circumspecti Viri Christoforus Antolini, ser Percesareus Ser Antonii et 
« Aegidius Francisci Patulli de Terra Monticuli magnifici Domini Priores 
« dictae Terrae, et Antonius Franciscus Jacobi Musciarelli de dieta Terra 
« Smdicus Communis dictae Terrae ; nec non Joannes Angelus Francisci 
« de Marchionibus, ser Andreas ser Jacobi et ser Perantonius ser Ste- 
« phani de dieta Terra, Homines electi et deputati : per praefatos Domi- 
« nos Priores, absentibus Antonio Magistri Mariani praefatorum DD. Prio- 
« rum et Gomito Ser Jacobo Philippi uno ex dictis Hominibus deputatis, 
« quorum vices gerere asserentes, vigore arbitrii, auctoritatis et remissionis 
« sibi ipsis concessi ex decreto generalis Consilii dictae Terrae etc. et 
« vice et nomine dicti Communis, et egregii viri Ser Bernardinus Jaco- 
« melli et Lmardus. Angelelli de Sancta Lucia de dieta Terra. Priores 
« Fraternitatis Disciplinatorum dictae Terrae, et Ser Franciscus Domini 
« Jacobi et Benedictus Augustini Botii de dieta Terra homines dictae 
« Fraternitatis deputati vigore auctoritatis, arbitrii et remissionis per eos 
« omnes factae ex. Decreto Congregationis seu Coadunantiae dictae Fra- 
« ternitatis prò. seipsis, et vice et nomine dictae Fraternitatis, ipsi omnes 
« supranominati et quilibet ipsorum nominibus quibus supra unanimiter 
« et concorditer, eorum nomine discrepante, venientes ad hanc concor- 
« diam, ac translationem, sponte et ex certa scientia moti, meliori modo 
« etc., dederunt, tradiderunt, cesserunt jure proprio et in perpetuum Re- 
« ligioni S. Hieronymi et prò dieta Religione recipienti Fratri Eusebio 
« Sor Nicolai de Matillica Procuratori dictae Religionis, praesenti et ac- 
« captanti Locum, seu Ecclesiam Plebis Treiae extra muros dictae Ter- 
« rae, in qua residet, et colitur Imago Divi Crucifixi, cum omnibus do- 
« mibus et aliis pertinentiis circumquaque dictam Ecclesiam positis in 
« Territorio dictae Terrae in Contrata plebis Treiae iuxta sua latera etc., 

« ad habendum etc. Insuperque quod dieta Eeligio, seu eius Fratres ullo 
« unquam tempore non possint, nec valeant dictum locum, et Ecclesiam, 

« ut supra, cedere, dare, permutare seu trasferre alicui alteri Religioni^ 

« seu cuicunque personae cuiuscunque dignitatis, quomodocumque, et 
« qualitercunque etc. Et casu quo darent, cederent, permutarent, seu 
« quomodolibet trasferrent, vel quod dieta Religio, et Fratres derelinque- 
« rent dictum locum et Ecclesiam, quod dieta Gommunitas et Fraterni- 
« tas sit in jure suo, et quod dieta Concessio sit nullius valoris et effi- 
« caciae etc. — Actum in Terra Monteccliii etc ». 


PICENUM SEBAPHIOUM 


1B 


JJ _ Qf r (locum. 339, pag. 4: —« Ridottasi dunque la Chiesa del SSmo 

« Crocefisso,'e Conuentino senza Religiosi, giudicossi anco non essere 
« conueniente, che una cotanto antica e santa Immag. restasse priua ai- 
« fatto di qualche Ministro Ecclesiastico; riflettendo anco m ciò 1 Em.“° 

« Sig 0 Card. 6 Giacomo Fransoni Yes.° di Camerino, ui destino 1 esemplar 
« r is\ m0 Sig. e D. Giuseppe Serpieri; acciò u’essercitasse li sacramenti. 

« Custodisse il Conuentino, Vasi Sagri, et altri Vutensilj e quel di più, 

« ch’era il maggiore, che era la Sacra Statua del SS. Crocefìsso, quale 
« qui s’intende descriuere con tutto il restante sino al giorno, et Anno 

* Pr C-Cfr 1 docum. 339, pag. 4-5: - « L’IU.™ Magistrato e tutto il Con- 
« siglio unitosi si propose di supplicare l’Emin. m0 Yes.° sod. °, e la Santa 
« Sede [onde] si degnasse collocami qualche Relig. 6 Mendicante, che 1 offi- 
« tiasse, et aiutasse l’Anime concorrenti con Diurni Sacramenti; e dopo 
« uari consulti, riflessi, pareri, e Consegli si stabilì di nominare la Re- 
« ligione Riformata di S. Fran. 66 della quale detti SS. 1 haueuano la cogm- 
« tione, mentre ui cercauano la limosina li Religiosi del Con. ° di S. E ran. 

« di Forano, solo 5 miglia distanti da detta Terra. Questi dunque nominati 
« in specie dallTll.mo Magistrato e Conseglio furono richiesti allErn. mo 
« sod. to quale anch’egli conosceua non conuenirsi, che un solo sacerd. 6 tosse 
« in detto luogo sufficiente, che perciò lodò molto il zelo de Citta- 
« dini di Montecchio supplicanti, e li ringratiò della nomina latta di tali 
« Religiosi: Onde benignami 6 compiacquesi. — Riceuuto dallTll. m0 Magi- 
« strato e Cittadini di Montecchio l’ord. e con l’approuatione dell’elettione 
« di detta Religione, non si puoi esprimere quanto contento, hebbe ognuno, 

« e con la maggior diligenza possibile si spedì dal Magistrato persona 
« a posta al P. M. R. Gio : da Monte di Noue, che in quel tempo era 
« Prouinciale a portarli le Pubbliche lettere dell’eiettione fatta,, e del 
« consenso deU’Em.™ Ordinario, quali riceuute, e lette, ne senti gran 
« contento: onde rispedì il Messo con 1 *> di ringraziamento all IU. m0 Magi- 
« strato, e commise al P. M. R. Bonauentura da. Fossombrone, huomo 
« dottissimo, e già stato Prou. le , molto ben cognito a S. Emm. za , accio 
« lo ringratiasse a nome del detto P/ G Prou. le , e del Diffimtono dell ho- 
« nore fatto alla sod. ta Belig. 6 , e nella l. ia credentiale n era ^ nco ? c e 
« tal negotio non poteua da se solo determinarla; ma che nel Gonu . di 
« S. Fran. co di Forano fra breui giorni douenasi congregare, tutto il 
« Diffinitorio, e il tutto^si sarebbe trattato, e se ne sarebbe liportato a 
« S. E. il concluso ». — « Nella l. ra responsiua deirEm.° detto all 111. mo 
« Publico, u’era anco per sua parte chiamasse li Religiosi della Relig. e no- 
« minata, ch’andassero in detto Conuentino, e eh essendo Confessori 
« altroue, senz’altro sodisfacessero le pie brame di deuoti concorrenti, 
« e gl’amministrassero li Divini Sac. 11 Di piu il sod. to Em.° scrisse una 
« lt. ra al M. R. Cap. 10 de SS. 1 Canonici, acciò in giungerai li Religiosi 
« sod.* 1 li riceuessero con distintione di stima, e carità ». _ 

j) — « Congressus habitus in Conventu S. Francisci Forani sub die 14 
« mensis novembris 1670: = Decretimi. — Proposito et exposito Ad. RR. 
« Patribus Deffinitorii voto Ill.mae Communitatis Monticuli, nec non be- 
« neplacito, ac gratia E.mi Card. Fransoni E J 1 Camerinen. Reformatioms 






























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PICENUM SERAPHICUM 


« S. Francisci optime merito prò assignatione Conventus S. mi Crucifixi 
« supradietae Terrae Patribus ac fratribus nostrae Eef. Provinciae. Patres 
« Deffinitorii unanimi consensu optimaque voluntate decreverunt, prae- 
« babita debita gratiarum redditione supradicto E. mo Omnibus et singnb's 
« dictae Communitatis, supradictum Con ventura esse acceptandum, dum- 
« modo servetur Constitutio Urbani Vili, ad quam concedentes facultatem 
« Adm. E. P. Bonaventurae a Forosempronii Provinciae Patri ac Deffi- 
« nitori subrogato, EEeverendisque PP. Francisco a S.° Severino et Celso 
« ab Asculo Deffinitoribus, nec non E. P. Io: Baptist. 8 a Torricella 
« Custode, nomine, et vice totius Deffinitorii, ac Provinciae, acceptandi 
« supradictum Conventum iuxta indultum a SS.mo D. N. Clemente Papa X 
« concessum supradicto E.mo Fransono E.p° Camerinen. — Datum in 
« nostro Conventu ut supradictis die et anno quibus supra etc. — Ita 
« est ego Frater Celsus ab Asculo Deffinitor etc. Ita est Ego Fr. Fran. cus 
« a S. to Severino Deffinitor = Ita est ego Fr. Io: Bap. ta a Torricella Custos 
« etc. Ita est Ego Fr. Bonaventura a Forosempronii Ptr, et Deffinitor — 
« Fr. Ioannes a Monte denovem Minister Provincialis. » — Cfr. Archivio 
della Provincia di S. Pacifico, voi. « B », pagg. 153 v e 154 v : Archiv. 
del Picenum Seraphicum, docum. 344, fol. 36 v : docum. 339, pag. 5. 

E — Cfr. docum. 339, pag. 6-7: « Li primi Padri, e Eeligiosi destinati per 
« habitarui, riceuuto fiord.® del P. Prou. 1 ® col precetto della santa 
« Vbbid. 8 e merito s’incaminorono uerso lTll. ma Terra di Monteccbio, 
« doue giunti furono riceuuti con ogni segno di uera Carità in Casa del 
« Sig. Fran. 00 Bartolozzi Zio per parte di Donna del sod. to P. re Lodo- 
« uico, in casa del quale u’era il Sig. Dottor Giuseppe Bartolozzi suo 
« figlio, e Vie. 0 Foraneo dell’Em. 0 Fransoni, quali dopo la debita refìcia- 
« tione si portorono tutti insieme al Palazzo dellTll. mo Magistrato, che 
« in Habito gl’attendeua con tutta la Nobiltà concorsaui; doue giunti e 
« fattale humilissima riuerenza, anco per parte del P. Prov. 1 ®, Diffinitorio 
« e Padri di Prouintia, le rese anco infinitissime gratie d’hauerli eletti a 
« possedere il miglior Tesoro, che godessero nella Patria, con altre ceri- 
« monie d’esprettione in simili congionture douute, alche per parte del- 
« lTll. mo Magistrato presente e di tutta l’ll’ ma Com. tà e del Popolo le fu corri 
« sposto in tutto, e per tutto con tutte quelle uere, e sincere dimostrationi si 
« conuengono in simili affari, e che per loro parte non sarebbero mai mancati 
« desisterli ne loro bisogni. Dopo portatisi a riuerire il Molto Eeu. Capitolo 
« de SS. 1 Canonici, che medemam. 4 ® stauano all’orda allestiliin Habito, si usò 
« l’istessa cerimonia di riuerenza, et altro, quali intenneriti uedersi auanti 
« quei Eeligiosi tutti humili con segni di uera carità, e cordialità erano 
« da moderni abbracciati, e douunque andauano, e passauanno ogn’un cor- 
« reua, e benediceua Iddio gl’hauesse esauditi, e consolati, e ne rende- 
« uano infinitissime gratie d’haver ottenuto quanto bramauano. — Finiti in 
« ogni parte li Complimenti domiti furono accompagnati detti Eeligiosi 
« sino al Crocefisso dallTll. mo Magistrato col suo Notaro, dal Molto Ben. 

« Capitolo col detto Sig.® Vie. 0 Foraneo, e dalla Nobiltà tutta con gran 
« quantità di popolo, e fra questi il sod. to Sig.® Fran. 00 Bartalozzi, come 
« Sindaco Appostolico in Montecchio, nominato e dichiarato dal med.° 

« P. Prou. 1 ®, Diffinit. 0 e Padri di Prou. ia , godendo per auanti ancora il 


PICENUM SERAPHICUM 


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« titolo di Sindico del Conuen. to di Forano: Doue giunti, e tutti entrati 
« in Chiesa, e fatta oratione, il Sig. Sindaco Ap. lio ° sod. to per parte 
« della Eeligione richiese si douesse consignare secondo il rescritto del 
« Sig. Card.® Fransoni Ves.° di Camerino la Chiesa, e Conu. to del 
« SS. mo Crocef° come si haueua supplicato lTll. mo Publico di Mon- 
« tecchio, al che le fu risposto dal Sig. Dottor Gius. e suo figlio, e Vic.° : 

« Foraneo, che per all’hora non poteua mettere in possesso la Eelig. 0 
« di detta Chiesa, Conuento, e suppellettili, mentre da sua Emin. a non 
« haueua hauuto altr’ ordine che di mettere detti Eeligiosi in detto Luogo 
« come custodi, e che di tutto ne douesse pigliare Inuentario, e che il 
« publico possesso si sarebbe poi fatto con tutte le solennità, et Instru- 
« mento etc. ». 

F — Archiv. del « Picenum Seraphicum, doc. cit. pagg. 30. y e seg. — 

« In Dei Nomine. Anno D. ni Nostri Jesu XJ tì Millesimo sexcentesimo 
« septuagesimo primo. Ind. ne Decima tempore Pon. tus SS. mi in XU 0 
« Patris, et D. N. D. Clementis Divina provid. 8 Papae Decimi, die vero 
« Undecima mensis Septembris. — Essendo che la Santità di N. S. Cle- 
« mente Papa decimo se sia compiaciuta di dar facoltà all’Em. mo e E. mo 
« Sig. Card. 1 ® Fransone Uescovo di Camerino di poter dare l’uso della 
« Chiesa del SS. m0 Crocefisso della Terra di Montecchio doue stauano 
« li PP. di S. Girolamo di Fiesoli soppressi dalla fel. mem. di Clemente 
« Papa nono ad altri Eeligiosi mendicanti con qualche proportione di 
« Sito, e con quelle condizioni, e pesi, che saranno stimate opportune 
« dall’Em. 28 S. come nel rescritto fatto lì 2 Maggio prossimo passato, 

« il quale resta registrato nella Cancellaria Ep. al ®, et anco in fine del 
« presente In. stro etc., e uolendo S. E. graziare li PP. minori Osservanti 
« Eeformati di S. Francesco della Prouincia della Marca della detta chiesa, 
« e Convento del SS. mo Crocefisso di Montecchio, ha stabilito alli mede. mi 
« cederli l’uso di detta Chiesa, e Conuento con gl’infratti patti, e condi- 
« tioni, come appresso. — Di qui è, che il d.° Em. mo Sig. Card. 1 ® in 
« vigore delle facoltà concesseli dalla Santità di N. S. Clemente Papa 
« Decimo come in detto Eescritto, al quale ec. cede, e concede alli 
« med. mi PP. minori Osservanti Eiformati di S. Fran. 00 della Prouincia 
« della Marca pnte, accettante ecc. Il M. t0 E. P. F. Bonauentura da 
« Fossombruno Lettore, Predicatore Gnle, e Padre di Prouincia in ui- 
« gore delle facoltà concesseli dal E. m0 P. Fra Agostino da Jesi Mini- 
« stro Prouinciale dell’Ordine, come per sua lettera data li 8 Settembre 
« corrente ec., in uigore del Decreto fatto in pubblico Definitorio ec., 
« l’uso della mede. ma Chiesa, e Conuento del SS. mo Crocefisso con quella 
« proportione di sito, che si stimarà necessario, et a proposito dal Sig. 
« D. Santi Paiucci Agente di S. E., al quale ne le dà la facoltà neces- 
« saria: questa concessione l’E. S. la fa con gfiinfrtati patti, capitoli, e 
« condizioni, che promette d.° P. nel nome come sopra attene re, et os- 
« seruare, e che li mede.™ 1 PP. osseruaranno, et adempiranno ad unguem 
« — Primo si concede alli dd. ! PP. Eeformati l’uso della Chiesa, e Con.* 0 
« del SS.mo Crocefisso di Montecchio con le suppellettili ecclesaistiche, 
« Libri da Choro, che di presente ui sono, e suppellettili ad uso de Mo- 
« naci, toltone la Caldara per il mosto, e quattro Botti, che douranno 





























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PIGENUM SERAPHICUM 


« servire per il Seminario de Chierici di Camerino, e d.° uso si concede 
« a dd. 1 PP. sino a che alli med. 1 PP. sarà permesso d’iui habitare con 
« dichiaratione, e patto espresso, che qualunque uolta per qualsiuoglia 
« motiuo, e causa li dd. 1 Religiosi non uolessero, o non potessero quiui 
« habitare ritorni al d.° Seminario il d.° Conuento, e Chiesa con tutte, e 
« singole suppellettili come Ecclesiastiche, come di qualsiuoglia altra 
« sorte, che in quel tempo quiui si ritrouaranno con tutti li migliora- 
« menti, fabriche, et ogni altra cosa, et acquisto, che per d.° Mon. rio ha- 
« uessero fatto, perchè cosi etc., et il P. Bonauentura il tutto a nome 
« di detti Religiosi, e Religione accetta, e promette esseguire con buona, 
« e sincera fede. — In oltre si concede alli mede.mi anche per concor- 
« rere all’Instanza, e desiderio del pubblico della d. a Terra di Montec- 
« chio due opere, e mezzo in circa di Terreno della possessione, o pure 
« Prato spettante al med. mo Seminario da determinarsi con l’accesso, et 
« assistenza del sud. Sig. D. Santi Paliucci, il quale considerarà quello, 
« che senza incommodo graue si possa loro concedere per ampliare l’horto 
« loro e se si possa darli commodità di dedurre l’Acqua se li conceda 
« rimettendo ciò alla Uisita, che si farà del Luogo. — Si riserba all’Em. 1110 
« Uescouo, e suoi successori la Uisita della Chiesa med. ma non già del 
« Conuento de Padri quanto a costumi loro, e uiuere regolare, ma per 
« quel solo, che riguarda al mantenimento della Chiesa, soddisfatione del 
« peso, che ha la mede. ma uerso a Padroni delle Cappelle, e tutte le 
« ragioni del Culto della med. a — E quanto a PP. e loro costumi si 
« riserba la Uisita quando non tenghino il numero prescritto da Canoni, 
« e Constituzioni Apli. che , et altri Casi in quelle ordinati. — Si obligano 
« li PP. all’incontro d’offitiare secondo il loro Instituto la med. ma Chiesa, 
« mantenere il numero prescritto dalle Constituzioni di Clemente ottauo, 
« et Urbano ottauo, et altri Sommi Pontefici di adempire il contenuto 
« in esse. — Et in oltre in riguardo di d. a Concessione, come anche del 
« Terreno, che si aggiunge all’Horto antico già di dd. 1 PP. Fiesolani 
« s’obligano in perpetuo in sodisfatione de pesi, che sono in detta Chiesa 
« Messe basse N. Cento con Uenti offizii conforme alla Tabella di d. a 
« Chiesa, et applicare il Sacrifìtio per sodisfatione de mede. mì — Et in 
« oltre contribuendo il Seminario a dd. 1 Religiosi per elemosina an- 
« nualm. te scudi quattro s’obligano li mede. mi PP. di celebrare oltre le 
« sopradd. a Messe altre Messe ottanta annue in sodisfatione come sopra. — 
« E durante la uita di D. Girolamo Buratti, al quale è stato assegnato 
« il peso della sodisfazione di Messe Cento ottanta per adempimento de 
« Legati parimente esistenti in detta Chiesa del SS.mo Crocefisso deb- 
« bano dd. 1 Religiosi dare ogni commodo di Paramenti, Cera, Uino, et 
« ogn’altra cosa per la celebratone di dd. e Messe, e dopo la morte di 
« d.° Buratti li dd. 1 PP. debbano dare commodità ad altro Sacerdote 
« che deputarà il Seminario per la sodisfatione di dd. e Messe quando 
« però li PP. non assumino in se il peso di celebrarle con l’elemosina 
« di scudi diece annui, del che conuerranno col Seminario rimanendo 
« così li PP. come il Seminario in arbitrio di aggiustarsi. — Che li dd. 1 
« PP. siano obligati fabricare un muro diuisorio tra la terra da conse- 
« gnarseli, e la poss. ne del Seminario, e ciò subito assegnatali d. a terra, 


PICENUM SERAPHICUM 


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« et interim siano tenuti sodisfare li pesi delle Messe come sopra, benché 
« per tal causa restasse d.° terreno inculto senza frutto. — Che siano 
« obligati dd. 1 PP. d’insegnare tutte le Domeniche la Dottrina Christiana. 
« — Haueranno il peso di tenere in d.° Con. to un Religioso, che legga 
« la Morale, et assisti, quando così commandi il Uescouo prò tempore 
« alle conferenza de Casi. E perchè è mente di S. E., che li dd. 1 Reli- 
« giosi debbano stanziare quiui con ogni quiete, et attendere al seruizio 
« di Dio, e per rimouere tutte le occasioni di disturbi soliti a cagionarsi 
« per l’occasione del Jus seppeliendi così alla quarta funerale, come in 
« ogn’altra cosa, che riguarda il d.° Jus seppeliendi, così in riguardo 
« de loro Privilegi], come delle consuetudini del d.° Luogo, conuengono, 
« che presa l’informatione S. E. delle Consuetudini che si osseruano in 
« d.° Luogo, in questi casi determini il modo da tenersi da dd. 1 PP. 
« Religiosi — Et in oltre si concede alli med. 1 PP. il Jus questuandi 
« come haueuano li PP. Fiesolani, et ogn’altra cosa, che haueuano dd. 1 
« PP. in ordine alle Funzioni publiche, e priuate. — Quali Capitoli, e 
« Condizioni sopra espressi il d.° P. Bonauentura in nome delli med. 1 
« PP., e loro successori in essa Religione promette, che osseruaranno, 
« et adempiranno in tutto, e per tutto nel modo, e forma sopra espressi, 
« contro non fare, dire, o uenire per se, o per altri direttami®, o indi- 
« rettami®, tacitami®, o espressami® sotto qualsiuoglia ragione, o pre- 
« testo, Indulto, Privilegi concessi alla loro Religione comprese nel Mare 
« magnum si ve Bulla aurea, et anche da concedersi benché di ragione 
« potessero etc. perchè così etc. e non altrimi 1 etc. del che etc. e per 
« osservatione delle cose premesse d.° P. Bonauentura nel nome come 
« sopra obliga se, e dd. 1 PP. Religiosi, e loro successori nella med. a 
« Religione pn. u , e futuri nella più ampia, e ualida forma della R. C. 
« A. con tutte, e singole sue C. le etc. ren. do etc. promettendo etc. super 
« quibus etc. — Actum Camerini in E.pali Palatio, et in mansionibus 
« Prelibati Em. mi E. pi sit. iuxta sua notiss. ma lat. a etc. pn. tibus ibid. m 
« Per Ill. m , et E. pl D. Io : Ba.p. tam Luca de Terra Matelicae Came- 
« rimen. Dioces., et D. Venantio Porphirio de Camerino Testibus eto. — 
« Paulus Riccius Cancell. rlus reg. s etc. ». 

G — Cfr. Archiv. del « Picenum Seraphicum », docum. cit. p. 36. — « Te- 
« nor litterarum R. mi P. ris Provincialis talis est ut sequitur, Videlicet. 
« — Poris, omisso sigillo: — Al M. to R. P. P.iie Oss. mo II P. Buona- 
« ventura da Fossombrone Lettore Predicatore Gn.le, e P. re di Provin- 
« eia de Min. rl Oss. ti Reformati. Camerino. — Intus vero: — M. t0 R. 
« P. mio Sing. mo In virtù del Decreto fatto in Forano significatomi dalla 
« P. Y. M. to R. Io accetto il Convento del SS. mo Crocefisso di Montecchio 
« per la mia Religione secondo le Condizioni disposte dall’Em. mo Fran- 
« sone Vescovo di Camerino, onde Y. P. M. t0 R. in vigore di questa 
« mia potrà capitolare, Instrumentare, e tare quanto sarà necessario per 
« tal’atto, in suo tempo poi se ne pigliarà il pubblico possesso col mag- 
« gior decoro che sarà possibile a noi. V. f\ M. R. intanto si conservi 
« con buona salute, che Io con salutarla di cuore mi sottoscrivo volon- 
« tieri Di V. P. M. R. — Pesaro 8 settembre 1671 — Cord. mo e Part. mo 
« Servo vero fra Agostino da Jesi Min. ro Prov. le ». 

Anno I, 1915 - Fascicolo I. 2 






























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PICENUM SERAPHICUM 


H — Quest’ordine generalizio fu provocato dalla semplice esposizione 
fatta dai Padri di Provincia riguardo lustramento di cessione, riportato 
per intero nella nota precedente. Il diritto arbitrario riservato dal Fran- , 
soni di visitare una chiesa regolare e i gravosi obblighi imposti dal 
medesimo alla famiglia religiosa non potevano permettere una pacifica 
accettazione da parte dell’Ordine. 

E bellissima ed assai interessante la dettagliata narrazione del docu¬ 
mento 339, pag. 8. a ss: non possiamo dispensarci dal riportarla per 
intero. — « Sentiuansi ben spesso da diuersi della medema Terra alcune 
« parole da pensarci molto sopra, ma non poteuano darli ferma credenza 
« li Religiosi, che le udiuano. Diceuano alcuni, che uolentieri hauerebbero 
« dato, e donato al Conuento alcune cose necessarie per dormire, et 
« altro, ma temeuano, che la Religione un giorno hauesse lasciato il 
« Conuento, e perso il tutto. Altri rincoraggiauano li frati a star saldi, 

« e non abbandonare il Santis. 0 Crocefisso per li patimenti che faceuano; 

« altri auuanzandosi più nel discorso, minacciauano di uoler dire, e fare 
« del male, se qualcuno fosse uoluto uenire a leuare la Relig. e da quel 
« luogo; e altri simili, e più sensati rimbotti si sentiuano; ma non si 
« sapeua, che fondamento hauessero questi alterati discorsi. Alla fine si 
« scoprì in chiaro il tutto. Mentre uolendo il P. Prou. le uenire al fine , 

« con trattare alle strette conl’Emo. Yes.° si trouomo nel Medemo delle 

« difficoltà e durezze, uolendo porre nell’Istrum. 0 delle cose esorbitanti, 

« e fuori della sfera del stato de conuenti Regolari, e formali, e cono- 
« scendo la Relig. e non essere douerosi, non acconsentiua la Relig. 0 
« accettarle, e l’Em. za sua nelle sue durezze, altrimente non concedendo: 

« Onde passò fra le parti qualche principio alterato da temere Teschi- i 

« sione del trattato, uolendo ciascheduna delle parti sostenere li proprii 

« doveri. Il sod.° P. Prou. le scrisse una lettera al P. R. mo Gh. le in 
« Roma, rappresentandoli il merito della causa nel stato, che si trouaua 
« che egli fu risposto, ch’haurebbe procurato lui medemo con S. E. 

« qualche honoreuole aggiustamento per l’una, e l’altra parte; come in 
« fatti fece con ogni efficacia, et arte, ma in damo, mentre tal Em. za 
« e quelle ed altre aggiungeua al negotio: Onde uedutosi apertam. 0 la 
« repugnanza ordinò il P. R. mo Gen. le con una sua l. ra al sod.° 

« P. Prou. le , che abbandonasse il Con. to ; e che rimouesse da quello li 
« Religiosi con precetto di S. Ubbid. a e in caso di renitenza dichiara- 
« uasi incorso nella censura, e che si consignasse il conu. to a chi di 
« ragione si doueua, e partissero. Riceuuto quest’ord. 0 così rigoroso, 

« subito scrisse al P. Simone dal Massaccio Diff. re e Presid. 0 con ordi- 
« narle quanto il Gen. le commandaua, complicandole dentro copia della 
« l. ra del Gen. le , e nel med.° ordinario riceuè anco l. ra precettiua del 
« Gn.le, che si lasciasse il conu. to . Sentiuansi ogn’ordinario l. re di Roma, 

« che S. E. trattaua alle strette con un’altra Relig. 6 , che iui uoleua 
« collocare; e di già si daua per concluso il trattato, e si diceua anco 
« pubblicani. 0 con la concessione a S. E. di una cosa, che è il più bel- 
« l’ornamento, che habbi il Conuento, e lo sborso anco di certa somma 
« di danaro per il Seminario di Camerino, et altre simili cose; ma non 
« gli si prestaua intiera fede, e credenza: tuttauolta conturbaua molto 


PICENUM SERAPHICUM 


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« l’Animo de SS. ri Cittadini affettuosissimi, e del Popolo tutto deuotis- 
« simo dell’Ord. 0 Serafico, e non gli pareua credibile, che S. E. douesse 
« porre iui altra Religione, senza parteciparne prima l’Ill. ma Com. tà 
« tanto più, che si era dichiarato nella risp. a alla medema, che uolen- 
« tieri le concedeua li Religiosi nominati, e chiamati da quella; sospefi- 
« tauano però molto potesse essere, come si diceua; poiché in quei giorni 
« comparuero 4 Religiosi di quella Relig. 0 nella Terra di Montecchio, 
« quali a dirittura andorno a trouare un Ministro Ecclesiastico depen- 
« dente da S. .E., che da qualche tempo si tratteneua in Montecchio 
« senza potersi penetrare per qual’affare, e questi con quello si portorno 
« a uedere il Crocefisso, il Con: to , e insino il Campanile, e le Cam- 
« pane, e li uedeuano discorrere con gran premura, ma non si poteua 
« sentire niente: oltre a questo il sod.° Ministro Ecclesiastico andaua 
« facendo con Cittadini offitio di offerire il Patrocinio di Sua Em. a ne 
« loro bisogni, e di già alcuni si erano molto affettionati a S. E., e 
« questi faceuano le prattiehe per hauerne altri della loro sequela, e 
« partito, e già fra Cittadini si discorreua uariam. e della permanenza 
« de Religiosi nel Conu. to del SS. mo Crocefisso. 

I — Cfr. Arch. del « Picenum Seraphicum », docum. cit., pag. 2 e 
ss. « Ma ciò penetrato da cittadini, e popolo, suscitossi per la Terra 
« un susurro dicendosi i Padri del Crocefìsso uanno uia. Questa uoce 
« popolare commosse vigorosam. te le menti, e gli animi de’ principali 
« bene affetti, ancorché fusse di notte, non mancarono per effetto di 
« pietà adoprarsi con le forze anche militari di opporsi alla partenza 
« delli Religiosi, che allo strepito delle trombe in un momento postasi 
« in ordinanza la cauallaria, si spinse ad auanzarsi ne posti per impe- 
« dire la deliberatiome de PP. subordinata alla Ubbidienza Religiosa. 
« Giunse il Capitano al Conuento, parlò a Padri in tal forma : — Questa 
« nostra Terra per uolontà Diurna hebbe certa cognitione di quant’utile 
« sia in questo conuento il uiuere de Padri Refor.* 1 di S. Francesco in 
« beneficio dell Anime; che per ciò il generale Consiglio ricorse con 
« supplica alla S.^ di N. S. si degnasse per gratia concedere questa 
« Chiesa e Conuento a Lor’altri Padri; benignamente se ne compiacque 
« il Sommo Pontefice: Qual ragione dunque uuole si abbusi la gratia 
« della S. tà Sua, e priuare il popolo di quel bene, che si spera a mag- 
« gior gloria del Sig. re dall’opere sante di sì perfetta Religione? Non 
« è del. Cieffi nelle cose appartenenti alla pietà muouere diuersamente i 
« pareri, ne è douere partire, che non lo uuole la Terra, nè uuole Iddio; 

» se le oppositioni ui sforzano lasciare il Conuento, abbandonar la 
« Chiesa si trouarà modo proportionato, che non si lasci il Con. to , e si 
« frequenti il culto Diuino. Quel femore d’ubbidienza per cui pugnate 
« eon resolutioni non opportune, perchè non ui moue pur entro rimpro- 
« uen a non lasciare derelitte quell’Anime, che per la salute uengono 
« a uoi? So di certo,, che sarà commoda la pietà al uostro spirito non 
« turbato da contrarij, perchè non attenda con maggior pace alla con- 
« quista del Cielo. Padri per la lingua parla il Cuore, spinto da impulsi 
« dello Spirito Santo, quale uuole merauiglie dalle nostre uirtù, in sal- 
« uezza di quelle Anime redente dal Sangue pretiosissino di questo Cro- 





























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PICENUM SERA.PHICUM 



« cefisso; Contetateui Uoi generosam. te con Spirito Serafico cooperare a 
« quel bene per il quale uestì carne fiumana l’eterno Figlio dell’Onnipo- 
« tente Dio; piegate pur costanti granimi a quelle gloriose fatighe, per 
« le quali si spopola l’Inferno, e si riempie il Paradiso d’Anime beate 
« etc. » « 

L — * « In Lib. cony. pag. 42 et sequent. » — Questo Libro è preci¬ 
samente il documento 344 da noi citato e cfie conservasi nell’ Archivio 
del « Picenum SerapJiicum » : — « Ma percfiè molto più premeua al Pu- 
« blico di Monteccfiio la permanenza de’ medesimi Padri in questo Con- 
« uento per benefìtio spirituale, et Uniuersale de deuoti del Paese, e con- 
« correnti forastieri, anche da Parti lontane oltre questa Prouincia fece 
« preuentiuam. te conuocare un generale Consiglio sotto li 23. Maggio 
« 1672. circa le due hore di notte, nel quale fu decretato d’impedire 
« ogni modo la partenza di detti PP. cfie erano commandati dal sud- 0 
« Min. ro generale [P. Francesco Maria Bivi] di lasciare questo Conuento, 
« e pregare il Sud.° P. Bonauentura a portarsi in Roma, et anche per- 
« sone apposta per rimediare la detta partenza, e particolarmente pre- 
« gare per tale effetto il Sig. Dottore Federico Castellani Cittadino ben 
« pratico, e conosciuto in Roma di prendersi quest’ incornino do per aggiu- 
« stare opera si necessaria in salute dell’Anime, ed intanto non si fa- 
« cesse innouatione alcuna sino ad altra dichiaratione delli superiori, 
« come anche fame memoriale sottoscritto da Cittadini, e popolani con 
« rappresentare al Papa, et a chi fosse bisogno quanto si giudicasse 
« espediente per il mantenimento di essi PP. in questo Conuento. E 
« perchè una si improuisa nuoua della partenza de PP. riusciua assai 
« noiosa, e mal intesa da tutto il Popolo, riguardo alle Confessioni Co- 
« munioni et altri aiuti spirituali, fu similmente decretato, che si man- 
« dassero diece, o dodici Cittadini principali in Conuento per pregare 
« li sudetti Padri acciò non partissero, e non lasciassero in abbandono 
« il Con. to sino a nuouo ordine, e quando ciò hauessero ricusato di fare 
« s’ottenesse l’Inibitione. In esecutione dunque delli sudetti Decreti ot- 
« tenuti per li Consigli di Credenza, e generale nemine discrepante li 
« suddetti dodici Cittadini si portorono in Con. to per pregare li PP. 
« acciò non partissero ; anzi di più il Sig. Capitano Claudio Teloni con 
« squadra di Soldati a Cauallo circondò in modo d’Assedio il Con. to , 
« perchè li PP. non potessero uscire, e portarsi in altro Con. to , ma il 
« tutto riuscì uano, mentre li PP. erano già partiti, e solo rimasto il P. 
« Luduuico da Iesi, e Fra Giunipero da Montesanto con pretesto di re- 
« stituire le Chiaui della Chiesa, e Con. to , et ogni altro riceuuto in 
« consegna, secondo il rescritto Inuentario, et indicato nell’Istrum. to di 
« concessione del Con. to : Onde risoluerono li Sig. ri del Consiglio di 
« Montecchio di spedire a piedi dal Papa un Cittadino, acciò ritornas- 
« sero detti Padri, ed in fatti ui spedirono il Sig. Ottavio Posci, come 
« si ha nel Libro delle Riformanze di detto Anno a pag. 254., e segg. » 
M — * « In Lib. Conyen. pag. 6. et 43. » Cfr Docum. cit. pag. 6 : -- 
« Questa nuoua di si gran benefìtio riempì di singolare consolatione i 
« Cuori del Popolo devoto della Religione, quale volle dimostrare 
« gl’effetti d’una dovuta gratitudine, etc, Unironsi dunque li 9. Aprile 


PICENUM SERAPHICUM 


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« 1678. nella Chiesa principale della Terra il M. to Ren. do Capitolo, e 
« Clero, RR. PP. di S. Agostino, il M. to R. P. re Agostino da Iesi Pro- 
« uinciale de PP. Rifor.* 1 con cinquanta de suoi Religiosi, tutte le 
« Confraternità, l’Ill. mo . Magistrato, e nobiltà, con numeroso popolo del- 
« l’uno, e l’altro sesso, al suono poi delle Campane in ordinanza di 
« processione generale, quale terminò nella Chiesa del SS. mo Crocefisso 
« per insinuarci, che i nostri desiderij goderanno perfetta pace solo nella 
« Casa di Dio. » — A pag. 43. del medesimo Docum. cit. si ha: «... nella 
« quale solenne funtione predicò eruditamente il P. M. R. Zaccaria da 
« Mont’Alboddo Predicatore Gn. le , che fu poi Prouinciale ». 


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M 


IATO ANGELO CLARENO DEI EURI 


( 1 ) 


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APPUNTI STORICO-CRITICI. 


Molto e da molti si è scritto intorno al Olareno, ma non 
tutti sono concordi nel delinearci la sua vera figura. Vi ha 
chi lo dice un santo, facendo l’elogio delle sue virtù eroiche: vi 
ha chi lo chiama ribelle, eretico, disobbediente pertinace, scomu¬ 
nicato, settario e grande nemico dell’Ordine cui appartiene e 
della Chiesa Cattolica. Pensando a questa enorme divergenza 
di vedute e di giudizi, ci siamo seriamente applicati allo 
studio del Clareno, e più che allo studio del Clareno, alla 
ricerca delle ragioni, per le quali egli è trattato in modo così 
opposto, anzi del tutto contradditorio. Crediamo opportuno 
esporre, sin dal principio, il nostro parere in proposito, perchè 
nessuno trovi confusione in tutto ciò che saremo per dire. 

(1) Due sono i fìumicelli che possono aver dato origine a questo nome; 
il Chiaro ed il Chiavino: il primo, cui accenna il Wad d ad an. 1302- 
VIII, corre dal nord al sud e si getta nel Tronto vicino alla città di 
Ascoli Piceno; il secondo corre od ovest e si getta egualmente nel Tronto, 
ma molto lontano dalla detta città. Presso Grisciano, cioè vicino alla 
strada che da Norcia va ad Arquata, si vede tra la tortuosa insenatura 



















































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PICENUM SERAPHICUM 


Con il presente lavoro sosteniamo la veia santità del 
Clareno, e la sosteniamo a base di sana critica, valutando 
con una rigorossissima analisi tanto l’importanza degli argo¬ 
menti che sono serviti agli storici per dirlo un santo, quanto 
la forza di quelli che sono serviti per chiamarlo eretico per¬ 
tinace. Gioverà poi molto al presente lavoro mettere in piena 
luce gli equivoci che hanno dato tanto motivo ad oscurare 
questa bella figura di perfetto francescano. 

I. — Primo equivoco. — La mistificazione del nome. 

Dopo una travagliatissima vita passata per circa ses- 
sant anni attraverso mille persecuzioni, disagi, fughe e dolori 
di ogni genere, fr. Angelo Clareno muore nell’alpestre solitu¬ 
dine di 8. Maria d’Aspro, diocesi di Marsico nella Basilicata, 
il 15 giugno del 1387 (1). Noi invidiamo il religioso fr. Filippo il 
quale ha avuto la bella sorte di raccogliere le ultime sue parole 
ed ammirare quella figura veneranda di asceta, di apostolo, 
di maestro, di scrittore e di santo nella rigidità della morte 
e nel silente letticciuolo, circondato dalla solitudine e dalla 
povertà la più austera che mai (2). Cosa è accaduto intorno alla 
sua tomba? la voce di Dio si è fatta sentire, mediante il 
miracolo, su quel sepolcro, rendendolo glorioso? Non inten¬ 
diamo affrettare il giudizio riguardo ai fatti accaduti dopo la 

dei monti serpeggiare il Chiavino che ha la sua sorgente dal Fosso del¬ 
l’Inferno. Felice Tocco (Studii Francescani, Napoli, editore Francesco 
Perrella, 1909, pag. 265, nota 2.), osserva opportunamente che è verosimile la 
scelta del Chiavino fatta da fr. Angelo e da fr. Liberato i quali, volendo vivere 
in solitudine, non potevano addattarsi di rimanere presso il Chiaro troppo 
vicino ad un centro abitato. Accettiamo l’osservazione di F. Tocco, per¬ 
chè il Chiavino dà meglio la somiglianza del nome con il quale in se¬ 
guito furono chiamati i seguaci di questi solitari. La dimora del Clareno 
nei pressi di questo fiume è indiscutibile, ma non può dirsi che sia stata 
nel 1802, come vuole il Waddingo, perchè in quell’anno il Clareno non 
trovavasi in Italia. F. Tocco, op. cit. 1. c., crede che debba stabilirsi circa 
il 1294, servendosi di alcune espressioni dello stesso Clareno riguardo la 
famigliarita avuta in quella solitudine con Celestino V prima che fosse 
eletto Papa. 

(1) Cfr. F. Tocco, op. cit. pag. 264 in nota. 

(2) Cfr. P. An. Da Latera, Supplem. ad Bull, Frane., Eoma, tip. 
Arcangelo Casaletti, 1780: pag. 145. 


PICENUM SERAPHICUM 


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morte, troppo occupandoci quelli che appartengono alla vita 
del Clareno. Diciamo solo che centinaia e centinaia di scrit¬ 
tori, tra i quali non pochi santi, si sono dati convegno in¬ 
torno alle spoglie mortali di fr. Angelo Clareno, decantando 
le sue eroiche virtù, i suoi meriti grandi, e prostrandosi su 
quella tomba in una venerazione larga, continua, sinceramente 
devota ( 1 ). Serena e tranquilla la venerata memoria del Cla¬ 
reno riposa nel possesso di un culto immemorabile mai turbato 
nè dall’autorità dell’Ordine, nè da quella della Chiesa, cele¬ 
brandosi la sua festa il giorno 26 aprile ( 2 ). 

In questi ultimi anni, però, alcuni dotti scrittori si sono 
occupati più o meno direttamente del B. Angelo Clareno (3). 
Molte notizie, ignorate dai più, sono ritornate in piena luce, 
entrando così a far parte di quel copiosissimo patrimonio 
storico il quale sta sempre a disposizione degli studiosi e della 
critica moderna. Ci si domanderà, forse, se da queste scoperte 
e dallo studio dei disseppolti documenti la figura del Clareno 
ne soffra, oppure acquisti nuovi splendori di gloria. Non ri¬ 
spondiamo subito, poiché potremmo essere troppo precipitosi 
nel proferire un giudizio il quale richiede prima molta prepa¬ 
razione ed un serio lavoro di confronti e di analisi storico¬ 
critica : cerchiamo piuttosto di togliere gli equivoci, ragionando 
senza preconcetti e rispettando gli autori che tengono opposte 
sentenze. 

Il primo equivoco che si presenta nello studio del Clare¬ 
no è precisamente la mistificazione del suo nome ; mistifica- 

(1) Cfr. P. Livarius Oi.iger 0. F. M. — Expositio Beguine Fratrum 
Minorum audore Fr. Angelo Clareno — Quaracchi, Collegio S. Bonaven¬ 
tura, 1912, pag. XXXI. 

(2) Cfr. P. Arturus a Monasterio — Martyrologium Franciscanum 

— Parigi, tip. Edmondo Covterot 1658, pag. 183 ai 26 aprile. — È 
chiamato Giovanni Angelo da Cingoli : non sappiamo quando e da chi sia 
stato aggiunto il primo nome di Giovanni. — Anche nella edizione del 
1638 troviamo il medesimo elogio nel medesimo giorno. 

(3) I principali e più ragguardevoli sono : 1. P. Fr. Ehrle S. I. — 
Archiv fur Litteratur-und Kirchengeschichte — Berlino, 1887: — 2. P. 
Corrado Eubel — Bullarium Franciscanum — tomo Y. Eoma, tip. Va¬ 
ticana, 1898: — 3. P. Eriberto Holzapfei. — Manuale Historiae Ordinis 
Fratrum Minorum — Friburgo, tip. Herder, 1909: — 4. Felice Tocco, 
op. cit: — 5. P. Livario Oliger, op. cit: — 6. P. Girolamo Golubovich 

— Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa: tomo I, Quaracchi, Col- 
leg. S. Bonav., 1906 : tomo II, 1913. 






































24 PICENUM SEBAPHICUM 

zione non fatta da’ suoi biografi, ma da sè medesimo in due 
lavori importantissimi nei quali ha trasfusa tutta l’anima sua 
e ci ha dato bellamente le linee principali della sua vita e 
della sua missione. Il primo lavoro è una lunghissima lettera 
escusatoria, diretta al sommo Pontefice Giovanni XXII (1) ; 
l’altro è una Cronaca delle tribolazioni sue e dell’Ordine in¬ 
tero (2). In questi scritti egli si nomina molte volte, ma non 
sempre nel medesimo modo; anzi neppure il suo fedelissimo 
compagno, fr. Liberato da Macerata, chiama sempre con il 
medesimo nome. Giudicando questo fatto superficialmente, si 
potrebbe affermare che il Clareno avesse voluto ingannare i 
lettori del suo tempo e quelli futuri riguardo a sè stesso e a 
tutta l’opera sua. È necessario pertanto conoscere i nomi del 
Clareno e le ragioni che lo hanno indotto ad adoperarli pro¬ 
miscuamente. 

La vita religiosa del Clareno si divide in due distinti 
periodi, cioè dal suo ingresso nell’Ordine (8) sino al 1294, e 
da quest’anno sino alla sua morte. Nel primo periodo egli si 
chiamava fr. Pietro da Fossombrone, nel secondo periodo fr. 
Angelo Clareno o dalla Marca. Anche il suo compagno in 
questi due medesimi periodi cambiò il proprio nome di fr. 
Pietro da Macerata in quello di fr. Liberato da Macerata (4). 


(1) Crf. P. Flaminio Annibale Da Patera, X, op. cit. pag. 153. 

(2) Nell’Archivio della Provincia di S. Pacifico, convento di Matelica, 
voi. « H » dalla pagina 1 alla 73, si conserva una copia di questa Cro¬ 
naca. Nella prima pagina trovasi la seguente dichiarazione : « Opus uno 
volumine in 8. complexum caractere saeculi XIV. foliis 89. Codex est 
chartaceus, signatus Arni. V. n. 166: extat in Archivio S. Isidori de Urbe 
Habet ad intus ad Levam opertorii — Auctor est B. Angelus de Clareno 
— quod notatur propria manu P. Lucae 'Waddingi, et ad calcem primae 
pagmis, legitur: - Questo libro è di me B. Barezzi. - Totum excripsi 
aimo Ì78 0 a die 21 Man usque ad 29 eiusdem in Conventu S. Franci- 
sci ad Eipain Tybens. — Fr. Bemardinus a S. M. Nova Reformatae Pro- 

C1 ,a® Marchiae. >> — Cfr. P. Livarius Oliger, op. cit. pag. XXXTTT 

(3) Non si può precisare il giorno e l’anno della sua vestizione re- 

f4 n » porcA 0 ^ p E “ p r&t «8 rrszJz 

^CXXXVH: P. G_, op ; 

, & Glrca l’autenticità di questo fatto non vi è più dubbio F Tocco 

E afferma categoricamente: cfr. op. cit pag. 246: - P P. Ei Sle, op dt. 
rv, y. — u. (jtolubo vi ch, op. cit. t. II, pag. 468. 


PICENUM SEBAPHICUM 25 

La ragione di un tale cambiamento di nome è semplicissima. 
Il Clareno chiese nel 1294 al Papa Celestino V la facoltà di 
vivere in poveri romitorii, desiderando di osservare la regola 
professata senza dispense o privilegi di sorta. Celestino V, cui 
era ben nota la santità del Clareno e del suo compagno, e 
sapeva quanto questi due ed altri non pochi religiosi avevano 
sofferto per essere zelanti custodi della integrità della regola 
stessa, accolse di buon cuore la domanda ed approvò piena¬ 
mente la nuova comunità (1), che dal nome di questo Pon¬ 
tefice fu chiamata pauperum heremitarum Domini Coelestini. 
Fu allora che il Clareno ed il suo compagno cambiarono il 
nome (2). Assicurato questo fatto storico, che è della massima 
importanza per chiarire l’equivoco, esaminiano le date dei due 
scritti del Clareno in relazione con il nome che adopera nei 
medesimi. 

La lettera escusatoria, mandata al Pontefice Giovanni 
XXII, è stata scritta dal Clareno nel 1818, vale a dire ven¬ 
tiquattro anni dopo che egli portava il nome di fr. Angelo: 
in questa lettera è naturale che egli figuri con il nome di 
fr. Angelo, perchè così era conosciuto dal Papa cui era indi¬ 
rizzata. Nel 1323 il Clareno scriveva la cronaca dell’Ordine: 
era giusto pertanto adoperare sino al 1294 il nome primitivo, 
e dopo il 1294 mettere quello assunto in detto anno. Qualun¬ 
que scrittore esatto di storia, poiché la Cronaca del Clareno 
è vera storia, avrebbe fatto lo stesso. Non sapremmo cosa si 
potrebbe rispondere a questa semplice costatazione di fatto. 
Secondo noi il Clareno, in questi due scritti ha usata una 

(1) « Qui [Coelestinus] audiens db eis eorum conditiones, propositum, 
afflictiones, affectum et votum, acceptavit in eis ea que ferventer amabat et 
in semetipso piene servabat. » Testo pubblicato dal P. Ehrle e riportato 
dal P. Golubovich, op. cit. t. I, pag. 345. 

(2) Non si deve credere che fr. Liberato e fr. Angelo si presentas¬ 
sero arbitrariamente al Papa Celestino V per chiedere l’autorizzazione, 
non di separarsi dall’Ordine, come credono alcuni, ma di vivere in poveri 
romitorii per meglio osservare l’integrità della Regola professata : essi si 
consigliarono prima con tutti quelli che avevano il medesimo spirito di 
povertà ed ottennero l’obbedienza e la benedizione dal Ministro Generale 
dell’Ordine. — Cfr. P. Ehrle, op. cit. I, 525; II, 308 s: P. Oliger, op. 
cit. pag. XXY : P. Golubovich, op. cit. t. I, 345 ; al t. II, pag. 468 dice 
espressamente che il Clareno in questa udienza pontificia cambiò nome, 
come fece il suo compagno. 


























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PICENUM SEBAPHICUM 


precissione stoi'icamente scrupolosa, mettendo i nomi in re¬ 
lazione alle date cui si riferiscono i fatti. 

Tuttavia, a dispetto di questa matematica precisione di 
lealissimo scrittore, alcuni, e tra questi in modo speciale il 
P. Golubovich (1), vogliono vedere una colpevole astuzia 
usata dal Clareno per sfuggire le persecuzioni, per continuare 
liberamente la sua opera di propaganda, per ingannare coloro 
nelle cui mani potevano cadere quegli scritti o per paura di 
essere scoperto da’ suoi nemici. Noi domandiamo semplice- 
mente: chiamarsi con un nome con il quale si è conosciuti 
da ventiquattro anni, significa nascondersi per paura agli 
occhi di coloro che si temono? Si trattava infatti di una 
legittima difesa al cospetto di Giovanni XXII, il quale 
non avrebbe potuto comprendere il Clareno se il Clareno 
stesso non avesse adoperato il nome assunto nel tempo 
di Celestino V ed usato sino al 1318. Per il Papa e per tutti 
gli accusatori il Clareno ed il suo compagno erano, da ven¬ 
tiquattro anni, fr. Angelo e fr. Liberato: se Angelo Clareno 
e Liberato da Macerata in quella escusatoria si fossero ma¬ 
nifestati con l’antico nome di fr. Pietro da Possombrone e di 
fr. Pietro da Macerata, ne sarebbe nata una vera confusione, 
e si sarebbe affermato che il Clareno, per paura, si è nascosto 
dietro ad un nome lasciato già da ventiquattro anni. 

Abbiamo detto che il Clareno scriveva la Cronaca nel 
1323, vale a dire ventinove anni dopo cambiato il nome di 
fr. Pietro in quello di fr. Angelo, come aveva fatto anche il 
suo compagno. Ora : scrivere una cronaca vuol dire narrare 
i fatti come sono accaduti, notando le date, i nomi, le cir¬ 
costanze e tutto ciò che può interessare la storia : il Clareno, 
per meritare il nome di storico fedele, doveva essere esatto 
in tutto ; e lo fu realmente. Il P. Golubovich non è di questo 
parere: egli si scandalizza perchè « il Clareno nella detta 

(1) . Il P. Golubovich, op. cit. 1. c. pone in evidenza la quistione 
del vario modo adoperato dal Clareno nell’usare i due nomi * ed è pro¬ 
prio lui che,^ non nascondendo le date della lettera escusatoria e della 
Cronaca, cioè la prima nel 1318 e la seconda nel 1323, si meraviglia 
perchè il daremo adopera nella prima il nome di fr. Angelo, e nella 
seconda adopera il nome antico sino al 1294 • mentre si sarebbe dovuto 
meravigliare, secondo il nostro modesto parere, se il Clareno avesse agito 
m modo diverso. 


PICEINTJM SERAPHtCUM 


27 


cronaca chiama il suo compagno costantemente col nome di 
fr. Pietro da Macerata sino ai fatti del 1294, cioè fino all’u¬ 
dienza avuta presso papa Celestino Y che li emancipava dal¬ 
l’Ordine: e poi subito, dopo poche linee, senza che se ne av¬ 
veda il lettore, il Clareno lo chiama senz altro col nome di 
fr. Liberato ! (1) ». Ma non è la cosa piu naturale del mondo 
che, avendo cambiato nome precisamente in seguito a quella 
udienza, perchè, dice il Golubovich, emancipati dall’Ordine, 
il Clareno mettesse subito nella Cronaca , e continuamente 
dopo, il vero nome assunto dal suo compagno e da sè? Se 
avesse fatto diversamente, oppure avesse dopo la narrazione 
dei fatti del 1294 chiamato il compagno or con il primitivo 
ed or con il nuovo nome, si spiegherebbe lo scandalo del P. 
Golubovich. Pertanto, riconosciamo da ciò solo la grande pre¬ 
cisione del Clareno come storico e la sua grande lealtà come 
uomo di rettissima coscienza; perchè dopo il 1294, continuan¬ 
do la Cronaca , comprese di non poter più adoperare i nomi 
primitivi, e molto meno di adoperarli promiscuamente con i 
nuovi, senza perdere il merito di storico esatto ed acquistarsi 
con ragione il titolo di mistificatore. 

È poi verissimo che il Clareno si chiama qualche volta 
socius fr. Liberati ed anche Petrus alter (2): ma che perciò? 
non è forse vero che egli era il socius fedelissimo di fr. Li¬ 
berato? chi lo ignorava in quel tempo? chi lo avrebbe igno¬ 
rato in seguito? e se, riportandosi ai fatti prima del 1294, si 
dice Petrus alter , non afferma forse con evidente chiarezza la 
distinzione della sua persona da quella del suo compagno, il 
quale aveva il medesimo nome ? prescindendo anche dalla 

(1) . Ma sicuro! non era forse questo il nome assunto da fr. Pietro 
da Macerata proprio nel 1294? lo doveva forse nascondere il Clareno, 
oppure doveva continuare a chiamarlo con un nome che non aveva piu? 
Il P. Golubovich rimarca il brusco cambiamento di nome fatto dal Cla¬ 
reno « subito , dopo poche linee, senza che se ne avveda il lettore ». Qui 
veramente non sapremmo dargli torto ; ma riflettendo che la sacra Scrit¬ 
tura ci offre molti casi di simili bruschi cambiamenti, non crediamo con¬ 
dannare il Clareno se per una sola vola ne ha seguito l’esempio. — Cfr. 
op. cit. t. I, 345. 

(2) « Ihatres vero Petrus de Macerata et socius eius ) transeuntes 

per Marchiani Anchonitanam debiles corpore et infirmi etc Mandavit 

[Coelestinus "V] eisdem, fratri Liberato et socio etc. ». — Cfr. P. Golu¬ 
bovich, op. cit. 1. c. — E’ il brusco cambiamento notato più sopra : però 





















































28 


PICENUM SERAPHICUM 


esattezza storica, la quale nel Clareno è inappuntabile, chi 
non vede in questo modo di usare i diversi nomi, od anche 
semplicemente il socius ed il Petrus alter , quella innocua li¬ 
bertà che uno si è acquistata al cospetto degli amici ed anche 
dei nemici per la troppo notorietà della propria persona? Se¬ 
condo ogni buon criterio nessuno può rimproverare il Clareno 
di aver adoperato, non confusamente, ma secondo l’ordine cro¬ 
nologico dei fatti e delle date corrispondenti, il diverso pro¬ 
prio nome; perchè, lo ripetiamo: il fr. Pietro da Fossombrone 
ed il compagno di fr. Pietro da Macerata, prima del 1294, è 
il Clareno : il fr- Angelo dalla Marca ed il compagno di fr. 
Liberato da Macerata, dopo il 1294, è il Clareno egualmente. 

Nè giova il dire che il Clareno, scrivendo non solo per 
i suoi seguaci, ma anche per i futuri, voleva giustificare sè 
ed i compagni con il nascondere o confondere il proprio nome, 
creando nelle storia tale confusione da non potersi più giudi¬ 
care categoricamente il suo proprio operato. Al Clareno, uomo 
equilibrato e sereno, anche in mezzo al turbinìo delle più 
terribili persecuzioni, non poteva sfuggire l’elementare consi¬ 
derazione che se la sua Cronaca fosse stata tramandata ai 
posteri, anche la lettera escusatoria avrebbe avuto egual sorte : 
qualunque lettore poteva in seguito fare il confronto di que¬ 
sti due scritti e togliere ogni ambiguità circa l’autore dei 
medesimi. Il Clareno si sarebbe equalmente smascherato. Lo 
ripetiamo : al Clareno non poteva sfuggire questa elementare 
considerazione ; quindi cade da sè la supposta mistificazione 
della quale si sarebbe servito per ingannare la storia a suo 
proprio riguardo! Ci manca, dunque una ragione plausibile 
per affermare in modo assoluto che il Clareno, adoperando 
promiscuamente i due nomi, abbia voluto ingannare i pre¬ 
senti ed i futuri ed abbia agito con astuzia colpevole per 

in questo brusco cambiamento quanta precisione storica ! Il Clareno de¬ 
scrive minutamente due fatti: il primo è anteriore alla approvazione di 
Celestino V ; il secondo è immediatamente dopo la medesima. Facendo 
risaltare i due nomi del capo che egli seguiva, chiamandosi egualmente 
socius, ci sembra che abbia voluto nel miglior modo togliere ogni con¬ 
fusione la quale avrebbe potuto sorgere circa l’identica persona di colui 
del quale umilmente si dice compagno, avendolo prima chiamato Pietro 
e poi Liberato, perchè questi due nomi della medesima persona distin¬ 
guono i due fatti divisi dalla data del 1294. 


PICENUM SERAPHICUM 29 

sfuggire la persecuzione o per continuare una subdola propa¬ 
ganda a danno dell’Ordine e della Chiesa. 

Il primo equivoco riguardo alla mistificazione del nome 
ci sembra per tal modo svanita. La risplendente figura del 
Clareno nulla poteva perdere e nulla ha perduto di quella 
gloria di venerazione e di culto che quasi sei secoli hanno 
tributato alle sue rare virtù ingrandite nel dolore e model¬ 
late sulla croce di Gesù Cristo. 

IL — Secondo equivoco — Il Clareno 
e la sètta dei Fraticelli. 

Non nascondiamo la grande difficoltà, che presenta que¬ 
sto secondo equivoco il quale è stato causa di tanta e tale 
confusione tra gli scrittori antichi e moderni da considerare 
il Clareno come uno dei capi della sètta dei Fraticelli, o per 
lo meno come seguace dei Fraticelli stessi (1). Che egli sia 
stato colpito da una lunga persecuzione e coinvolto in diverse 
censure pontificie è un fatto incontrastabile ; ma che quelle 
censure lo riguardassero direttamente come settario pericoloso, 
ciò deve provarsi ancora. La difesa in suo favore ed in fa¬ 
vore de’ suoi compagni, fatta nella seconda metà del secolo 
XVIII (2), non ha perduto il suo valore neppure di fronte 
agli autentici documenti che si dicono tornati in piena luce 

(1) Il P. Eubel. op. cit. t. V. p. 184, dice apertamente che la De¬ 
cretale di Giovanni XXTT « Sancta Romana », data in Avignone il 30 
dicembre 1817, con la quale sono condannati gli errori dei Fraticelli, è 
stata emanata proprio contro i seguaci di Angelo Clareno. — Cfr. P. 
Ehrle, op. cit. IV, 64-180. — Il P. Holzapfel, op. cit. p. 46, chiama il 
Clareno ed i suoi seguaci apostati dall’Ordine. — Il P. Golubovich, op, 
cit. t. II, p. 80-96, riporta un brano della « Satirica gestarum rerum »- 
Codice parigino, fol. 258 r. b, dal quale risulta l’asserzione che il Cla¬ 
reno fu apostata, eretico e Fraticello , frasi ripetute anche nel podice mar¬ 
ciano, fol. 85 v col. 1. — A pagina 469 del medesimo t. il P. Golu. 
bovich conclude: « Ed è così che dal suo sodalizio [dei Claroni], giam¬ 
mai riconosciuto nè dalla Chiesa nè dall’Ordine Minoritico, anzi soppresso 
e interdetto, sorsero i primi fraticelli della povera vita , i quali, ciò non 
ostante, si tenevano per veri Minoriti ! » 

(2) P. Flaminio Annibale Da Latera, op cit. Animadversio Vili, 
p. 188 ss. — Non sappiamo perchè si faccia così poco conto dai moderni 
scrittori di questo robusto e serio lavoro: noi ce ne serviremo in seguito 
secondo lo richiederà il bisogno, senza troppo abusarne. 

































80 


PICENUM SERAPHICUM 


nella loro integrità. Se si potesse matematicamente provare che 
il Clareno fosse in realtà appartenuto a quella sètta, tante volte 
condannata dalla santa Sede, ogni ulteriore difesa tornerebbe 
inutile e ridicola, per non dir peggio ; ma proprio questa prova 
è e sarà sempre impossibile. Basta esaminare spassionatamente 
la sola lettera escusatoria, specie nei punti che riguardano gli 
eretici e le eresie del suo tempo, diretta dal Clareno stesso 
al sommo Pontefice Giovanni XXII, per concludere che egli 
si trova agli antipodi con qualsiasi sètta e per salvarlo da 
qualunque sospetto di eresia (1). È necessario, pertanto, spo¬ 
gliarsi da ogni preconcetto e studiare oggettivamente questo 
equivoco sotto vari punti di vista, sperando, anzi essendo si¬ 
curi che « la verità, come dice il Clareno stesso, vincendo tutto 
perchè immutabile, risplenderà e farà vedere essere falso quanto 
si è detto e si dice contro di lui e contro l’opera sua (2). 

Per procedere con ordine e chiarezza in questo contro¬ 
verso e difficilissimo equivoco, incominciamo dall'investigare 
l’origine della sètta dei Fraticelli e vedere se è una germina¬ 
zione clarena. Felice Tocco ci delinea due grandi categorie 
di eretici chiamati beghini d’Italia, i quali sono precisamente 
conosciuti con questo nome dal secolo X TTT in poi (3): egli ri¬ 
porta in proposito due documenti dall’esame dei quali chiaro 
apparisce quanta ingiusta sia l’accusa di settario e di eretico 
lanciata contro il Clareno e l’intera sua Congregazione (4). 
Ne parleremo in seguito, confrontandoli con il nostro fr. An¬ 
gelo e con i suoi seguaci. Vediamo prima l’affermazione che 
dobbiamo direttamente combattere. 

(1) E riportata per intero dal Da Lateea, op. cit. Appendix, p. 158: 
incomincia : « Sciai vestra Apostolica Sanctitas: » termina: « Deus ipse 
iudicet, et requirat sanguinerà animarum nostrarum de manibus vestris. » 
Il Da Lateea l’ha fedelmente copiata dal Codice Stroziano, dalla p. 50 
alla p. 58. — Si conserva nell’unico Codice Magliabecchi, cl. XXN'T'V 
n. 75, fol. 138. v - 147. r della Biblioteca Nazionale di Firenze: è stata 
pubblicata anche dal P. Ehele, op. cit. I, 521-538. 

(2) « Quia tamen veritas vincit omnia, et immutabilis est, clareat.... 
« quod in veritate, que Deus est, totum contrarium de nobis esse sine 
« dubitatione sentimus. » Cfr. P. Da Lateea — Lettera escusatoria — 
op. cit. p. 153. 

(3) Op. cit. — Due documenti intorno ai beghini d’Italia — p. 227. 
, Gl 11 primo documento porta la data 23 febbraio 1322: il secondo 
e del 31 ottobre 1326: cfr. F. Tocco, op. cit. p. 235-236. 


PICENUM SERAPHICUM 31 

il P. Golubovich afferma con straordinaria sicurezza che 
« i primi così detti fraticelli sursero non veramente dal corpo 
dell’Ordine Minoritico, ma dal sodalizio prima Celestino poi 
Clarenitano, soppresso quindi come eretico da papa Giovanni 
XXII: » (1) di modo che, secondo tale affermazione perentoria 
i Celestini e quindi i Clareni eretici hanno dato origine a quella 
sètta nefanda la quale rimarrà nella storia come vero obbro¬ 
brio dell’uomo ed abbiezione più umiliante di un popolo. Fran¬ 
camente, ciò ripugna prima al buon senso, poi alla storia ! 
ripugna al buon senso dire che proprio tra i Clareni sia sorta 
quella sètta dannata, mentre conosciamo la santità dei mede¬ 
simi, specialmente nei primordi del loro sodalizio ; ripugna 
alla storia, perchè abbiamo argomenti che provano il con¬ 
trario. 

In diverse lettere pontificie contro i Fraticelli troviamo 
spesso ripetuti i nomi beghini , begardi, bizochi : ciò prova o la 
discendenza dei Fraticelli dai medesimi, ovvero addimostra 
che i beghini, i begardi ed i Fraticelli si coalizzarono in guisa 
da potersi chiamare membri dell’identica sètta condannata 
dalla Chiesa. Il chiarissimo storico P. Panfilo da Magliano 
asserisce che queste sètte non sono originate dai Frati Mi¬ 
nori (2) : ora, se i Fraticelli, fossero originati dai Clareni , l’as¬ 
serzione del P. Panfilo sarebbe falsa ; perchè i Clareni , seb¬ 
bene, come dice il P. Golubovich, non fossero il corpo del¬ 
l’Ordine Minoritico, erano tuttavia veri francescani (3). Ma, 
prescindendo per un momento se i Fraticelli abbiano o no 
avuto origine francescana, cerchiamo di sapere chi erano i 
beghini e come si dividevano, poiché da tale conoscenza 
dipende in gran parte lo svolgimento della nostra difesa. 

I beghini erano quegli spirituali fanatici, tramutati su¬ 
ll) Cfr. op. cit. t. II, p. 469. — Si osservi attentamente che qui il 
P. Golubovich parla dei fraticelli propriamente detti, perchè li mette in 
relazione con un sodalizio eretico il quale, secondo lui sarebbe proprio il 
Clarenitano , sebbene attenui la parola eretico per il solo Clareno, chia¬ 
mandolo piuttosto pertinace e disobbediente. Vedi la 2. nota della pag. 
468, 1. c. 

(2) Cfr. Storia compendiosa di S. Francesco e di Francescani: voi. II, 
p. 205. 

• ( '-' on S re gazione dei Clareni fu incorporata o, per dir meglio, 

unita all’Osservanza, dal santo Pontefice Pio Y nel 1568; ciò significa 
che era francescana, cioè che i Clareni erano realmente francescani. 























































32 


PICENUM SERAPHICUM 


bito in eretici del secolo XIII, i quali nella sacra Scrittura, 
più che il senso letterale, cercavano il recondito, cadendo in 
paradossali errori di una esagerata teologia mistica. A Lunel 
ed in Avignone ebbero il nome di beghini, e di begardi (1). 
Felice Tocco li divide in due categorie : beghini della povertà 
e beghini del libero spirito : i primi si chiamavano fratelli po¬ 
veri della penitenza; i secondi erano più conosciuti sotto il 
nome di begardi. Che i beghini della povertà appartenessero 
in qualche modo all’Ordine Minoritico si potrebbe provare 
dalla loro dottrina la quale sostiene che « la Regola di S. 
Francesco d’Assisi, in ciò che riguarda i tre voti, è vera legge 
di Gesù Cristo; quindi, avendo il medesimo valore del Vangelo, 
nessun Papa, nessun Concilio, senza cadere subito nella eresia e 
perdere ogni potestà, può mutarla od attenuarla (2) ». Il P. Pan¬ 
filo ammette la possibilità che alcuni falsi spirituali, ed alcuni 
Terziari secolari si fossero uniti ai beghini della povertà (3); 
Felice Tocco afferma che questi beghini, erano terziari fran¬ 
cescani e seguaci dell’Olivi (4); dunque non erano del primo 
Ordine cui appartenevano il Clareno ed i suoi compagni. 

I beghini del libero spirito, o begardi, erano più o meno 
direttamente legati, alle sètte panteistiche, rimontanti ad 
Amaury di Bennes e Davide di Dinant (5). La loro dottrina 
è che « l’uomo nella vita presente, quando sia pervenuto alla 

(1) Ofr. Cesare Cantù — Storia universale — Torino, Unione ti- 
pografìco-editrice, 1887: t. IV, p. 663. 

(2) Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 28: « In primis itaque dicunt et as- 
« serunt illi, qui a vulgo nominantur Bequini, ipsi autem se dicunt fra- 
« tres pauperes de penitentia de tercio ordine Sancti Francisci, se cre- 
« dere et tenere quod dominus Iesus Christus, in quantum fuit homo, et 
« eius apostoli nihil habuerunt in proprio neo etiam in comuni.... item 
« predictam regulam sancti Francisci dicunt esse Evangelium Christi.... 
« item quod papa non potest aliquid immutare in predicta regula... item 
« dicunt quod dominus papa Iohannes XXII... factus est hereticus et 
« quod ex hoc perdidit potestatem papalem ligandi et solvendi... » Que¬ 
sto brano trovasi nella Practica Inquisitionis dell’Inquisitore Bernardo 
Gui, ed. Donais, Parigi — 1886, p. 267. 

(3) Op. cit. 1. c. 

W. °P' f c - — Pier di Giovanni Olivi fu il caldo soste¬ 

nitore dell Evangelo Eterno. Il Tocco, op. cit., parla lungamenle dell’Olivi, 
seguendo le pubblicazioni del P. Ehrle: vedi da pag. 191 a pag. 222. 

^ ^ r ' Tocco, op. cit. p. 228. — Cita: Jundt, Histoira du pan- 
Iheisme populairs au mogeri àge, p. 48. 


PICENUM SERAPHICUM 33 

piena conoscenza della verità, e si senta quello che di fatto è, 
parte integrante di Dio, assurge a tale grado di perfezione 
da rendersi impeccabile. » (1) E’ logico quindi che, arrivato 
l’uomo in tale grado di perfezione, non abbia più bisogno nè 
di preghiere, nè di mortificazioni, nè di soggezione a qualsiasi 
umano potere, godendo pienamente quella libertà di azione 
nella quale consiste la vera beatitudine (2). Da ciò solo po¬ 
trebbe argomentarsi che i Fraticelli, professando e praticando 
in modo specialissimo le dottrine begardiane, traessero origine 
dai medesimi. Ora, per dire che i Fraticelli sono sorti dai 
Clareni, bisognerebbe provare o che i Clareni fossero begardi 
o che i begardi fossero francescani ; perchè, lo ripetiamo, An¬ 
gelo Clareno ed i suoi compagni furono realmente francescani. 
Ma crediamo che nessuno seriamente e con documenti certi 
alla mano possa asserire che il Clareno professasse le dottrine 
begardiane ed appartenesse a quella sètta di facinorosi per i 
quali ogni nefandezza era una libertà giustificata dalla loro 
presunta e vantata perfezione ; come pure nessuno arriverà 
mai a persuadersi ed a persuadere che il Clareno non fosse 
un francescano nel vero significato della parola. 

Frate Angelo Clareno apparteneva agli Spirituali, non falsi 
o degenerati, ma veri e puri, i quali combattevano per l’in¬ 
tegrità della Regola e specialmente per l’osservanza di ciò 
che nella Regola è stabilito come carattere, come tessera di 
riconoscimento di ogni francescano, la povertà evangelica (3). 

(1) « Primo videlicet quod homo in vita praesenti tantum et talem 
« gradum perfectionis potest acquire quod reddetur penitus impeccabili... 
« qui sunt in praedicto gradu perfectionis et spiritus libertatis non sunt 

« humanae subiecti obedientiae.homo potest ita fìnalem beatitudinem. 

« in praesenti assequi. Se in actibus exercere virtutibus est hominis 

« imperinoti, et perfecta anima licentiat a se virtutes ». Clementine, 
ilb * Tit. IH, cap. 3. Bolla di Clemente Y. Vienna 1311. 

Per formarsi un concetto esatto di questa empia dottrina pantei¬ 
stica, sostenuta e praticata dai begardi e dal Fraticelli, vedi F. Tocco., 
op. cit. p. 229, nota 2. 

d ii ^ ve( ^ ere quanto stesse a cuore al Clareno l’osservanza pura 
e a Pegola^ basterebbero le seguenti espressioni contenute nella sua 
e era escusatoria al Papa Giovanni XXII : « Nisi forte sit heresis ex- 
« communicatione digna, credere, confiteri, diligere, et operari cum hu- 
« mi ì ate, et absque iudicio aliter sapientium, id, quod Sanctus Franci- 
scus de sue regule observantia credidit, et confessus est; hanc heresim 
« me abuisse semper, et me nunc habere confiteor. » P. Da Latera, 
op. cit. p. 154. 

Anno I, 1915 - Fascicolo 1. 


3 






































34 


PICENUM SERAPHICUM 


La classificazione di Spirituali o Zelanti , chiamati in seguito 
anche piccoli frati e poveri eremiti (1), era nata nell’Ordine 
per due ragioni: 1. l’osservanza rigorosa della Regola, ed anche 
del Testamento di S. Francesco: 2. l’avversione a qualunque 
dispensa dalla Regola stessa. Tale origine non è certamente 
disonorevole; anzi sotto vari aspetti deve chiamarsi buona e 
rispondente allo spirito del santo istituto. Se da parte dei meno 
zelanti circa questo punto fondamentale, che distingue il nostro 
Ordine da tutti gli altri e ci costituisce realmente mendicanti , 
non si fosse mossa una persecuzione ad oltranza contro gli 
Spirituali e non si fossero provocate tante severe misure dalla 
santa Sede per estiparli e sperderli per sempre, non solo l’Or- ì 
dine non avrebbe assistito ad una lotta umiliantissima, ma 
avrebbe continuato più lungamente la sua vita eroica secondo 
l’ambito ideale del serafico Fondatore, dando alla Chiesa un 
numero maggiore di eroi della povertà francescana. Sappiamo 
infatti che fin dagli inizi questa classe di umili, di piccoli e 
poveri frati contava non pochi religiosi di una vita santa sotto 
tutti i rapporti. La tempesta devastatrice della più tenace per¬ 
secuzione li ha contusi con i falsi spirituali, con i deboli defe¬ 
zionanti, con i perfidi beghini e con i settari Fraticelli, dando 
il triste spettacolo di condanne cadute sul capo di quelli i 
quali non erano colpevoli che di zelo per la Regola e di 
carità per i persecutori. Dominava allora il timore di una 
divisione nell’Ordine e si ostruivano tutte le vie al probabile 
sorgere di una riforma francescana. 

Tra gli Spirituali primeggiavano fr. Liberato, fr. Angelo, 
fr. Tommaso da Tolentino, fr. Corrado d’Offida, fr. Gentile 
da Matelica, fr. Iacopone da Todi (2) i quali non solo non 
erano eretici, ma erano veri campioni di santità. Vedevano 
con dolore la costruzione dei grandi conventi nei centri delle 

. G) b a ggettivo fraticello vicino al nome del Clareno e dei compa¬ 
gni significa piccolo, povero, ed umile frate. La parola Fraticelli per indi- 
care la setta beghina e begardiana è stata usata molto piu tardi. Notiamo 
che alcuni scrittori moderni abusano di questa parola per collocare il 
Clareno nel catologo degli eretici. 

(2) Questi e molti altri compagni, o seguaci del Clareno godono il titolo 
di Beati o per conferma di culto decretata dalla Chiesa, o per culto im- 

rO^iSh 116 COmprovato dai fedeli > da # storici e dai Martirologi del- | 


/ 


* t 

PICENUM SERAPHICUM 35 

città, l’accettazione di cospicue offerte in danaro e di numerosi 
legati, la formazione di ricchissime biblioteche e la smania 
sempre crescente di nuove dispense e di numerosi privilegi 
dalla santa Sede. Essi non tacevano, non potevano tacere! 
Furono perciò giudicati come critici importuni, e come tali 
furono vessati, oppressi, avviliti, fraintesi, perseguitati, confusi 
con i falsi poveri della penitenza , con i fratelli del libero spi¬ 
rito, e con questi ferocemente condannati. L’appoggio che 
essi ebbero dal santo Pontefice Celestino V è prova eloquen¬ 
tissima che il Clareno ed i suoi correligiosi non erano quel 
fango che in seguito lo furono tutti coloro i quali, sotto men¬ 
tite spoglie di semplici, piccoli e poveri frati della penitenza, 
formarono davvero la terribile sètta dei Fraticelli. 

Il primo dei due documenti, cui abbiamo accennato, ri¬ 
portati da Felice Tocco, parlando dei tentativi di denigrazione 
presso Giovanni XXII contro i veri zelanti della Regola, dice 
che « si sono trovati dei pessimi beghini eretici i quali affet¬ 
tano di appartenere all’Ordine, ma che realmente non vi ap¬ 
partengono: affermano di emettere il voto di castità e di 
povertà e non ricevono nella loro sètta se non quelli che si 
sono espropriati di tutto, vivendo poi di semplice mendica- 
zione: però essi sono mentitori, anche quando asseriscono di 
essere Terziari francescani. Dunque la nequizia di questi ere¬ 
tici non deve ritorcesi sopra i veri frati Minori i quali sono 
innocenti, cattolici e fedeli (1). » Il secondo documento parla 
della condanna di una certa Lapina Lapi di Firenze la quale 
fu coinvolta nella sètta dei begardi. Tale condanna mette in 
avidenza quanta terribile fosse la dottrina begardiana (2). 

A noi ripugna fare il più piccole confronto tra i beghini , 
i begardi, il Clareno ed i suoi compagni per concludere che 

(1J « Nonnulli begh ini heretici pessimi sunt inventi, qui se esse de 
« supraseripto ordine [S. Francisci] mentiuntur, cum tantum de ipso or¬ 
dine veraciter non existant.... Asserunt enim beghini predicti se vota 
castitatis et paupertatis emictere, nec aliquem ad eorum septam reci- 
* Pp^t, ut audivimus, nisi expropriatum omnino, ac etiam mendicantut 
« dicitur. Ex quibus omnibus satis liquet aperte quod, ut mentiuntur, 
de ispo tertio ordine non existunt. Ipsorum ergo hereticorum nequitia 
non debet in fratres sepe dicti Ordinis innocentes, catholicos et fìdeles 
« ullatenus retorqueri. » Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 236, 

(2) Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 236-237-238, 





































































36 


PICENUM SERAPHICUM 



i Fraticelli non sono in modo alcuno originati dal sodalizio 
prima Celestino poi Clarenitano. I Fraticelli discendono o, per 
meglio dire, sono una sola cosa con i begardi, i quali non 
riconoscono l’autorità della Chiesa, anzi la disprezzano; non 
sono francescani, ma eretici pertinaci; non sono casti, ma 
invece sono propriamente il colmo della prostituzione e della 
immoralità la più sfacciata e ributtante. E non è forse lo stesso 
Clareno che scrive parole di fuoco contro questa sètta di ma¬ 
ligna libertà? non è forse egli che piange sulla tentata con¬ 
taminazione di uno di questi settari nella Provincia di Assisi? 
(1) Come dunque si ardisce dichiararlo causa genetica di una 
sètta innominabile? 

Tuttavia, ci dispiace il dirlo, F. Tocco, il quale sembra 
più propenso alla difesa che alla condanna del Clareno, con¬ 
clude le sue osservazioni intorno alla relazione tra gli Spiri¬ 
tuali ed i Fraticelli con questa sentenza: « I Fraticelli sono 
i seguaci di fra Liberato e di frate Angelo (2) ». Mettiamo 
le cose al loro posto. F. Tocco esamina e commenta le quat¬ 
tro pubblicazioni del P. Ehrle sul movimento francescano nel 
secolo XIV (3), e, nella quarta di tali pubblicazioni, fa no¬ 
tare i diversi gruppi nei quali possono dividersi gli Spirituali 
e la relazione di questi con i Fraticelli. I gruppi sono tre: 
1 . quello di Angelo da Clareno; 2. quello degli Spirituali di 
Toscana; 3. quello degli Spirituali della Provenza (4). I do¬ 
cumenti che attestano la relazione tra gli Spirituali ed i Fra¬ 
ticelli sono riassunti in sette capi. Ora, per vedere se la con¬ 
clusione di F. Tocco discende direttamente, per ciò che ri¬ 
guarda il primo gruppo, dai documenti pubblicati dal P. Ehrle, 
è necessario passarli brevemente in rassegna. 

Il primo documento contiene le lettere, papali da Giovan¬ 
ili P. Ehrle, op. cit., II, 131: « Illius autem libertatis maligne se- 
« cte presumptuosus... introductor fuit Giardus Cicarellus... Nam et qui- 
« dam de secta illa apostolorum nomine Bentevenga ordinem minorum 
« intravit, et spiritus libertatis diabolice spurcissimam labem in b. Eran- 
« cisci provincia seminavit. » — E’ un passo della Cronaca del Clareno 
dal quale chiaramente apparisce e la tentata infiltrazione begardiana nel¬ 
l’Ordine e il dolore che per ciò ne sente il Clareno stesso 

(2) Op. cit. p. 395. 

(3) Cfr. E. Tocco, op. cit. p. 353. 

(4) Questa divisione degli Spirituali in tre gruppi ostata fatta dal 
P. Ehrle : cfr. P. Tocco, op. cit. p. 380. 


PICENUM SERAPHICUM 37 

ni XXII a Urbano VI, nelle quali è raccomandata la perse¬ 
cuzione dei beghini e dei Fratelli (1). Questo documento nulla 
dice in nostro sfavore, perchè abbiamo veduto che i Clareni 
non possono chiamarsi in modo alcuno beghini. In seguito 
discuteremo su le dette lettere relativamente al nostro frate 
Angelo. 

Il secondo documento è un processo del 1334 contro 
Paolo Zoppo da Rieti il quale, nella sua deposizione, si addi- 
mostra vero begardiano e confessa di aver appresa tale dot¬ 
trina da frate Raimondo, fraticello di Spoleto, dimorante alla 
Foresta presso Rieti, ma che ora non poteva più essere esa¬ 
minato, perchè morto. (2) Tutto ciò non riguarda il no¬ 
stro assunto, trattandosi di assoluto begardismo e fraticel- 
lismo. 

Il terzo documento è un altro processo del 1338 contro 
frate Andrea da Galiano, cappellano della Regina Sancia di 
Napoli (3). In questo documento, prima di vederci una sem¬ 
plice relazione tra gli Spirituali ed. i Fraticelli, bisogna lavo¬ 
rare di denti e di tanaglie; ma il risultato non sarà che una 
stiracchiatura a base di un « ut sibi videtur » del P. Guar¬ 
diano di S. Chiara di Napoli. 

Il quarto documento è pure un processo costruito nel 
1362 contro i Fraticelli di Ludovico di Durazzo e del vescovo 
Tommaso d’Aquino (4). Qui abbiamo un vero gruppetto di 
« sospetta — fosse — secondo l’Ughelli — forse ». Questo 
documento vale solo per i Fraticelli. 

Il quinto documento comprende due processi : il primo è 
contro fra Michele da Calci, condannato nel 1388 ; il secondo 

(1) Le lettere papali che potrebbero avere una relazione diretta con 
il nostro Clareno, parlando sempre di ciò che riguarda le sètte dei be¬ 
ghini e dei Fraticelli , sono in modo speciale quelle di Giovanni XXII : 
h « Dudurn ad nostri apostolatus » del 17 aprile 1317 : 2. « Sancta Ro¬ 
mana » del 30 dicembre 1317: 3. « Ad nostri apotolatus » del 22 novembre 
1331: 4. « Intelleximus quod » del 21 febbraio 1334. 

(2) E. Tocco, op. cit. p. 387-388, riporta alcuni brani di questo 
processo, ritrovato dal P. Ehrle nel Codice Vaticano 4029: cfr. P. 
Ehrle, op. cit., IV, p. 79. 

(3) Cfr. F. Tocco, op. cit., p. 388. — Il processo si trova nell’Ar¬ 
chivio Vaticano, legato in un volume di regesti Avignonesi di Clemente 
IV , t. 2. N. 452-523. 

(4) Cfr. F. Tocco, op. cit., p. 390. 


















































































38 


PICENUM SERAPHICUM 


è del 1411 contro due Fraticelli di Lucca (1). Qual nesso si 
trovi tra questi due processi e la relazione dei Fraticelli con 
il Clareno non lo sappiamo davvero! 

Il sesto documento è un esame della lettera dei Fraticelli 
diretta a tutti i Cristiani e del Dialogus contra fraticellos 
pubblicato dal Mansi (2). Dov’è anche qui la voluta e ripe¬ 
tuta relazione dei Fraticelli con gli Spirituali del primo gruppo? 

Il settimo documento è un precesso del 1446 contro i 
Fraticelli di Ascoli e di Maiolati (3). Sfidiamo chiunque tro¬ 
vare in questo documento il più lontano accenno agli Spiri¬ 
tuali di un secolo prima, o almeno l’ombra sola di Angelo 
Clareno e del suo comgagno fra Liberato da Macerata! 

Saremmo temerari affermando che questi sette documenti, 
ritrovati e pubblicati dal P. Ehrle, non provino affatto una 
certa relazione dei Fraticelli con gli Spirituali in genere : solo 
diciamo e sosteniamo che non provano la relazione diretta 
con i Clareni. Anche F. Tocco doveva essere persuaso, forse, 
che esaminandoli attentamente nessuno avrebbe potuto de¬ 
durre quella conseguenza che egli ha messa lì come assioma 
incrollabile: ed ecco perchè ha voluto avvalorarla con altro 
documento, servendosi perfino di un controllo del Clareno 
stesso. Difatti, alla sua improvvisa e brusca affermazione fa 
subito seguire una nota decisiva, sempre poggiato sull’autorità 
del P. Ehrle. 

Si tratta di una notizia, fornita dal P. Raimondo di Fron- 
sac, Procuratore dell’Ordine, a proposito della decretale di 
Giovanni XXII « Scinda Romana », uno o due anni dopo 
la pubblicazione della medesima. Ecco la notizia: « Vili, ca¬ 
pitalo ponitur alla lidera eiusdem domini nostri Pape per 
quam dampnat et cassat statum et sectam Angeli et Liberati 
eorumque complicum fraticellorum et omnium bizochorum seu 
beghinorum (4). » Per discutere sul valore e sulla forza di 

(1) A. D’Ancona — Varietà storiche e letterarie — serie prima. Mi¬ 
lano, Treves, 1883, p. 345 e segg. — Miscellanea Del Baluze, I, 481-85: 
cfr. F. Tocco, op. cit., 1. c. 

(2) Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 391. 

(3) L’ha pubblicato il P. Ehrle dal Codice Vaticano 4012. — Leg¬ 
gendo questo processo, si scuoprono tutte le turpitudini dei Fraticelli : 
cfr. F. Tocco, op. cit., p. 391-92-93-94-95. 

(4) Cfr. F. Tocco, op. cit., p. 395, nota 1. 


PICENUM SERAPHICUM '* 39 

questa notizia bisognerebbe vedere 1’ « alia iictera » di Gio¬ 
vanni XXII: ma dove si trova? il P. Ehrle ed il P. Eubel 
non la riportano. Del resto non ci farebbe meraviglia che la 
lettera esistesse realmente ; ma in essa trovasi proprio il nome 
di Angelo Clareno e di Liberato da Macerata? Qui sta il 
forte di tutta la quistione. Nel terzo equivoco parleremo in 
proposito dell’abuso di un tal nome e scioglieremo la presente 
e non poche altre quistioni riguardo alle condanne del Cla¬ 
reno. Per il momento notiamo solo che il P. Raimondo di 
Fronsac era avvocato e difensore della Comunità contro gli 
Spirituali (1). 

E il controllo del Clareno circa la detta notizia ? Eccolo : 

« Et abhorruit summus pontifex grada malia et facinora et 
hereses, que fratres de prefatis omnibus scribebant et praesertim 
de fraticellis et beginis (2). « Va benissimo: Angelo Clareno 
conferma che il Papa detestava e condannava i gravi mali, 
i delitti e le eresie che si professavano, specialmente dai Fra¬ 
ticelli e dai beghini; ma poi? F. Tocco ci riporta a due ri¬ 
ghe superiori della Cronaca nelle quali è detto : « i fratres 
penitentie quos peginos vocant et contra fratrem Liberatum et 
fratrem Angelum et socios », per concludere che i Fraticelli 
appartengono realmente ai Clareni. Questa conclusione non 
discende dalle premesse, quindi è falsa. Il Clareno dice che 
la condanna oltre ad aver colpito i beghini ed i Fraticelli, 
ha colpito pure lui, fra Liberato ed i compagni, perchè sem¬ 
pre sono stati coinvolti confusamente nelle persecuzioni, es¬ 
sendo considerati come apostati dall’Ordine e ribelli a qual¬ 
siasi autorità. Questo passo della Cronaca non conferma l’ot- 

fl) Cfr. P. Holzapfel, op. cit., pag. 50. — Esaminando serenamente 
quest’opera, in tutto ciò che riguarda il Clareno ed i suoi compagni, si scor¬ 
gono apprezzamenti, affermazioni, giudizi e sentenze di un sapore molto 
acre: domina sempre la pregrudiziale che il Clareno sia indiscussamente 
un ribelle ostinato, un eretico pericoloso ed un nemico acerrimo dell’Or¬ 
dine e della Chiesa. 

(2) Non sappiamo se il P. Golubovich, in difesa della sua affermar 
zione, siasi totalmente appoggiato sul brano della Satyrica gestarum re¬ 
rum da noi citato nella prima nota : in caso affermativo non crediamo 
modificare la nostra conclusione, poiché, sebbene due siano i codici che 
lo riportano, ciò non prova che sia tolta ogni discussine riguardo al va¬ 
lore critico di quanto riferiscono, j un punto che esamineremo nel terzo 
equivoco. 










































4Ó 


PICENUM SERAPHÌCUM 


tava notizia del P. Raimondo di Fronsac inquanto che lo 
statum e la sectam condannati siano riferiti come sorgente 
che deriva e s’incentra in Angelo ed in Liberato. Se non 
fosse così, le parole del Clareno non avrebbero alcun senso, 
poiché egli confesserebbe di appartenere ad una sètta che ha 
condannata tante volte. 

Concludiamo. L’affermazione del P. Grolubovich e (1) 
la conseguenza del chiarissimo F. Tocco, secondo ogni sana 
critica, sono da rigettarsi in modo assoluto. 

( Continua) p. c. p. 

(1) Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa: tom. I, p. 51; 
tom. II, p. 345. 



« Tu, Peregrino, tieni la vita della humiltà, et tu, Ruggieri [Rizzerio], servi 
a’ frati; et così fu: imperòche frate Peregrino non volle andare come cherico 
ma come laico, benché fusse molto licterato, et grande dicretalista [canonista]; 
per la quale humilità egli pervenne a grande perfezione di virtù, intanto che 
frate Bernardo , primogenito di sancto Francesco, dixe ch’egli era uno de’ 
più perfetti frati di questo mondo ». 

(S. Francesco alB. Pellegrino da Fallerone: Fioretti, c. XXVI). 


« Frate Bentivoglia da San Soverino, il quale fu veduto da frate 
Masseo da San Soverino essere levato in aria per grande spatio, standosi 
egli in oratione nella sélva; per lo quale miracolo il decto frate Masseo, 
essendo allora piovano, lasciò il piovanatico [piovanato] et fecesi frate mi¬ 
nore; et fu di tanta sanctità, che fece molti miracoli in vita sua et nella 
morte, et è riposto il corpo suo a Murro ». 


(Fioretti, c. XLI). 


PICENUM SERAPHÌCUM 


41 





PAGINA D'GR 




5. Francesco salua una pecorella e òue 
agnellini nelle nostre fTlarche. 


« Una volta andato [8. Francesco] alla Marca d’Ancona , 
e dopo aver predicato la divina parola in quella città, venendo 
alla volta d’Osimo in compagnia di messer Paolo da lui de¬ 
putato ministro di tutti i frati nella medesima provincia, in 
sul porsi in cammino trovarono nei campi un pastore che guar¬ 
dava un gregge di capre e di becchi. Era tra quel branco di 
becchi e capre una sola pecorella, che se ne andava mogia 
mogia e che quelamente pascolava. La quale mirando il beato 
Francesco, si fermò, e preso da profonda angoscia , sospirando 
disse al frate ch'eragli al lato: Vedi tu questa pecora che se 
ne va così mansueta fra queste capre e questi becchiì Or ti 
dich’io che così appunto nostro Signore Gesù Cristo andava 
umile e mite tra i farisei e i principi dei sacerdoti. E però ti 
prego, o figliuolo, per l’amor suo che tu abbi meco misericor¬ 
dia di questa pecorella , e che comperandola , la caviamo di 
mezzo a queste capre e a questi becchi. Di che cominciò frate 
Paolo , ammirando il dolore di lui , a rammaricarsene anch'egli. 
Non avendo però se non le povere tonache, le quali portavano 
indosso e stando in pensiero del danaro che s'aveva a pagare, 
ecco di subito passar da colà un mercante che diè loro il prez¬ 
zo desiderato. Ed eglino ringraziandone Dio , tolta seco la peco¬ 
rella, giunsero in Osimo, e rappresentandosi al Vescovo della 
città ne furono accolti con grande reverenza. Ammiravasi non¬ 
dimeno il vescovo della pecorella, e dell’affetto che il santo le 
portava. Ma avendogli il servo di Cristo , tessuto una lunga 
allegoria sul fatto della pecora, edificato il vescovo della pietà 
dell'uomo di Dio, ne rendè grazie all’Altissimo. 

« Il domani poi partito di quella città , ed entralo in pensiero 
di ciò che avesse a fare della pecorella , ai conforti del com¬ 
pagno diella a custodire a certe ancelle di Cristo di un moni- 

























































42 


PICENUM SEEAPHICUM 


stero di San Severino. E le venerabili suore l’accettarono lie¬ 
tamente siccome fatto avrebbero d’un dono grande che venisse 
loro da Dio, e tenendone per lungo spazio di tempo diligentis¬ 
sima cura, tesserono della lana di lei una tonaca e in occa¬ 
sione d’un capitolo la mandarono a S. a Maria di Porziuncola 
al b. padre Francesco. E il santo di Dio prendendola in mano 
con giubilo e reverenza grande, l’abbracciava e baciava, tutti 
seco invitando i circostanti a far festa. 

« Un’altra volta poi passando per la stessa Marca e fa¬ 
cendogli buona compagnia il frale medesimo, riscontraronsi in 
un tale che portava a vendere in sulla piazza due agnelli so¬ 
spesi e legati insieme. Ed avendo il beato Francesco udito be¬ 
lare gli agnelli sentì intenerirsi tutto, ed accostandosi a loro 
cominciò ad accarezzarli come farebbe una madre commossa 
all’udire il figliuolo che piange, e disse a colui: Perchè tor¬ 
menti a cotesto modo i miei fratelli agnelli, portandoli così 
legati e sospesi ? E quegli rispondendo disse : lo li porto a ven¬ 
dere in piazza perchè ho mestieri di danaro. Allora disse il 
santo: Che avverrà poi di loro? E l’altro: Chi li avrà com¬ 
perati, rispose, li ucciderà per mangiarseli. Cessi Iddio, sog¬ 
giunse il santo, che questo intervenga mai : mo togli in luogo 
di prezzo questo mantello che io porto, e cedi a me gli agnelli. 
Collii non se lo fece dir due volte e prestamente gli agnelli 
cedendogli, si tolse il mantello che era di molto maggior valuta 
e che quel dì erasi il santo fatto prestare da un uomo dabbene 
per ripararsi dal freddo. Del resto, presi il santo gli agnelli, 
andava anziosamente pensando che ne farebbe; ed avutone il 
consiglio dal frate che l’accompagnava, reseli a quell’uomo, 
acciocché gli allevasse, comandandogli che mai li vendesse, nè 
facesse loro alcun male, ma li conservasse, nutricasse e custo¬ 
disse diligentemente » (1). 

(1) Dalla Vita prima del Celano, volgarizzata per la prima volta dal 
Canonico Leopoldo Amoni: Roma 1880, tip. della Pace: cap. XXVIII, 
pag. 125-27 — Nel Codice di Fallerone, pubblicato da Mons. Faloci, 
Foligno 1910, tip. Salvati, i due fatti rispondono ai numeri 77, 78, 79 
del medesimo capitolo : cfr. pag. 116-17-18. 


PICENUM SEEAPHICUM 


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dal ms. Gambalutighiano D. IV. 231 del sec. XVIII 

---G-«©>-0-- 


Nell’intento di concorrere anch’io, per quanto possono le 
mie deboli forze, a collaborare nell’interessante periodico il 
« Picenum Seraphicum » pubblico le Memorie storiche della 
Provincia Picena dei Minori Conventuali , che trovansi mano¬ 
scritte nel voi. XI. dello Opere del P. Francesco Antonio 
Maria litighini. Questo illustre Conventuale, discepolo dello 
Sbaraglia, nativo d’Imola, ma vissuto molti anni nel convento 
di S. Francesco in Rimini, quivi lasciò molte opere, delle 
quali dieci volumi, non però in serie completa, si conservano 
nella Gambalunghiana di Rimini. 

Precisamente nel voi. XI, fra le notizie storiche delle 
provincie d’Acquitania in Francia, d’Austria, di Boemia, di 
Roma e di Venezia, vi sono quelle della Provincia delle Mar¬ 
che dei Min. Conv. Veramente delle memorie di quest’ultima 
ve ne sono due copie, una scritta in lingua latina e 1 altra 
in italiana. Siccome la prima, illustrante i conventi annove¬ 
rati dal Cronicon di Giordano , è scritta dal Righini in carat¬ 
teri minuti, e perciò in molti tratti poco intelligibili, così ho 
pensato di lasciarla e pubblicare soltanto la copia italiana, 
più diffusa e più adatta all’intelligenza dei lettori. 

Queste Memorie storiche , occupanti 174 pag. del ms., non 
compresi vari fogli fuori testo, non mi paiono scritte dal Ri¬ 
ghini, ma saranno di qualche suo amanuense o corrispondente. 
Si deve lamentare che vi manchino alcune pagine, perdute 
forse dal legatore del ms. che ne ha cucito varie fuori d’or¬ 
dine non essendo noverate. Ad ogni modo siccome di vari 
conventi si parla due volte, così per maggiore unità di con¬ 
cetto e intelligenza dei lettori, abbinerò le notizie storiche, 
quantunque nel manoscritto sieno disunite. Queste Memorie, 
quantunque d’incerto autore, trovandosi fra le opere del Ri- 


































44 


PICENUM SERAPHICUM 


ghini, di valore letterario inconcusso, sono di sicura garanzia 
circa la loro importanza. 

Siccome poi le Memorie arrivano e terminano alla metà 
del secolo XVIII, così, mancando io di materiali per conti¬ 
nuarle fino ai nostri giorni, le lascierò a quel punto, bastan¬ 
domi di aver esumato e scoperto i fondamenti, lasciando ad 
altri di compiere l’edifizio con nuovi materiali. 

DELLA PROVINCIA PICENA DEI MINORI CONVENTUALI 


Capo I. 

Notizie storiche generali. 

La Provincia della Marca Anconitana dei Frati Minori 
Conventuali situata tra il fiume Conca a ponente, il golfo 
Adriatico a tramontana, il fiume Tronto a levante e gli Ap¬ 
pennini a mezzodì ascrive a sua gloria l’aver avuto il suo 
incominciamento dal Serafico Patriarca S. Francesco, il quale 
dopo la prima approvazione dell’Ordine suo dal Sommo Pon¬ 
tefice Innocenzo III, scorsa la Toscana l’anno di nostra salute 
MCCXI, passò a fecondare con la predicazione i colli Piceni, 
e vi piantò Case per i suoi spirituali Figliuoli. 

La Provincia della Marca avendo succhiato il latte del 
fervore dal Santo Fondatore e dai suoi primi Compagni, e 
dissetatasi al fonte dell’acque purissime delle più sublimi vir¬ 
tù, le quali campeggiarono a maraviglia in San Francesco, 
per tutto il primo secolo Minoritico andò pomposa e bella di 
uno stuolo di religiosi santi e dotti, detta perciò dagli anti¬ 
chi la Provincia stellata , come riferisce il Tossignano fol. 255, 
avegnacchè i di lei alunni nella notte buia dell’umano mortai 
corso a guisa di luminosissime stelle segnarono col loro esem¬ 
pio la strada che al Ciel conduce. 

La. prima venuta del Sant’Uomo a queste bande (delle 
Marche) è parsa accaduta nelfavvanzata primavera dell’anno 
MCCXII, vale a dire verso i primi di Giugno. In quell’anno 
compito il giro Toscano era tornato in Assisi a passare al 


PICENUM SERAPHICUM 


45 


Quadragesima, dopo Pasqua fu in Roma, e di là per la valle 
Picentina varcato l’Appennino scese in Ascoli, e vi s imbarcò 
per andare in Siria. Dai venti contrari spinto in Ancona si 
porta a S. Severino, che fu l’antica Settempeda, e vi guac a- 
ena a Cristo un rinomato verseggiatore laureato da Federico 
ì Imperatore. Di là si restituisce in Assisi, torna in Toscana, 
ripiega all’Appennino, viene a Montefeltro, oggi S. Leo, qui 
s’incontra col Conte Orlando Signore del Casentino che gli 
dona il Monte della Verna, e di là scende nella Romagna. 

Intorno al MCCXV speditosi dal viaggio oltramontano 
della Francia, Spagna e Portogallo per i monti della Savoia 
rimette piede in Italia, scorre la Lombardia, dà un volo in 
Toscana, e sale alla Verna, di là scende nella Marca Anco- 
nitana, la scorre dal Metauro al Tronto ; e celebrandosi i 
Concilio Generale Lateranense IV, va a Roma con animo 1 
certificare i Prelati concorsi in gran numero alla solenne adu¬ 
nanza, che l’Ordine Minoritico era stato canonicamente fondato. 

In meno di sette anni ampliò si prodigiosamente Fran¬ 
cesco la sua famiglia, che l’anno MCCXVI (1) determinò di man¬ 
dare per la prima volta i suoi Frati a Capitolo Generale in 
Santa Maria degli Angeli d’Assisi. In questo primo generai 
Sinodo riparti l’Ordine in Provincie, cui assegnò i Provinciali, 
che investì di potere a governare, ed ampliare l’istituto. Alla 
Marca toccò Benedetto della nobile Aretina famiglia Sinigaidi. 
E qui piace di dar luogo alla serie dei Provinciali, i quali 
nelle forme canoniche succedendo l’un 1 altro, ereditando quel 
potere impartito da San Francesco al Sinigardi, la governa¬ 
rono fino ai giorni nostri. 

1216. F. Benedetto Sinigardi d’Arezzo, che nel MCCXIX pas¬ 
sò nella Grecia fondò e governò la Provincia di Ro¬ 
mania Tornato in Italia pieno di meriti riposò nel Si¬ 
gnore in Arezzo, ove nella nostra Chiesa il suo corpo 
si venera da tempo immemorabile. 

(1) Il primo Capitolo Generale fu celebrato nel 1217 : cfr. Archiv. 
Francis. Hist., an. I, p. 2. Da questo errore si sposta la cronologia della 
Serie dei Ministri Provinciali, la quale peraltro non è esatta neppure nei 
nomi. Ciò sarà materia di un forte studio su questo Periodico. Per il 
momento lasciamo correre la Serie nis. del P. Righini, die servirà per 
uno dei tanti documenti che dovremo controllare. (N. d. RJ 





















































46 


PICENUM SERAPHICUM 


1219 F. Ardizio o Ardizone di Legnano, distretto di Vercelli. 
1222 F. Paolo da Spoleto. 

1225 B. Ricciero o Ruggero della Muccia, diocesi di Came¬ 
rino. Da tempo immemorabile si venera il suo corpo 
in una Chiesa campestre della stessa diocesi. 

1233 F. Pietro da Vercelli. 

1252 F. Matteo da Montone uomo di ammirevole mansuetu¬ 
dine, semplicità e santità. 

1263 F. Monaldo da Santo Elpidio. 

1270 F. Iacopo. 

1289 F. Salomeo da Lucca, che fu Inquisitore di Toscana, 
nel MCCLXXXI, e Provinciale di Toscana nel MCCXCIT. 
1294 F. Antonio da Lucca, che passò al Provincialato To¬ 
scano. 

1298 F. Bartolomeo d’Arezzo, Maestro in Sacra Teologia, che 
similmente fu Provinciale di Toscana. 

1301 F. Simone, eletto nel Capitolo di Morro di Valle. 

1303 F. Rinaldo. 

1304 F. Ugolino, eletto in Recanati. 

1306 F. Pietro da Cagli. 

1312 F. Pace. 

1317 F. Simone, cui il P. Generale Michele da Cesena, noti¬ 
ficò la canonizazione di S. Lodovico Vescovo di Tolosa. 
1319 F. Teodino da Potenza, eletto in Fabriano. Fu Inqui¬ 
sitore della Marca. 

1326 F. Sinibaldo d’Osimo, eletto nel Capitolo di Pioraco. Fu 

fatto Vescovo di Osimo. 

1327 F. Francesco dal’Apiro, eletto nel Capitolo di Monral- 

baddo. 

1332 F. Simone. 

1335 F. Pietro da Sassoferrato, uno dei compilatori delle no¬ 
stre (1 ) Costituzioni Benedettine l’anno MCCCXXXVI. 
Fu Penitenziere Apostolico. 

1340 F. Ugolino da Brunforte. 

1346 F. Francesco. 

1349 F. Pietro da Sassoferrato. 

1355 F. Martino da Fabriano, Maestro in S. Teologia. 

(1) Dovrà dire nuove, altrimenti apparirebbe non essere un france¬ 
scano l’autore di queste Memorie, ciò che non può ammettersi. 


PICENUM SEBAPHICUM 


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1358 F. Giovanni di Ripatransone, Maestro in S. Teologia. 

1359 F. Perotino da Pesaro. 

1368 F. Martino da Genova, Maestro in S. Teologia. 

1379 F. Ugolino dalla Serra Petrona. 

1387 F. Antonio da Pesaro. 

1398 F. Marino Martini da Fabriano, che nel medesimo tempo 
era Inquisitore della Marca. 

1405 F. Giovanni Bertoldi da Serravalle Diocesi di Ri¬ 
mini, Maestro in S. T. che professò con molta riputa- 
zione nell’Università di Pavia. Nel 1412 al Vescovado 
di Fermo (fu promosso) e nel 1414 fu trasferito a quello 
di Fano, Sotto Martino V. fu Lettore del Sagro Pa¬ 
lazzo. Morì decrepito il di 3 Febraro 1445. 

1424 F. Agostino da Montebaroccio che si legge Provinciale 
eziandio nel MCCCCXLI. 

1455 F. Ubaldo da Montenovo, Maestro in S. Teologia. 

1458 F. Sante Bonacordi della Penna S. Giovanni, Maestro 
in S. T. 

1464 F. Francesco da Fermo. 

1467 F. Alesandro Miloni da Fano, Maestro in S. T. tu in¬ 
quisitore straordinario in Piemonte. 

1470 F. Gianfrancesco Cini da Urbino. 

1474 F. Giovanni Bigozzetti d’Ancona, maestro in S. Teologia. 

1477 F. Cattarino della Penna S. Giovanni, Maestro in S. 

Teologia. 

1478 F. Nicolò da Montelupone, Maestro in S. T. 

1481 F. Marino da Castignano, Maestro in S. T. 

1484 F. Francesco da Force, Maestro in S. T. 

Ebbe l’Inquisitorato di Firenze. 

1482 F. Paolo da Marcatello, Maestro in S. T. 

1506 F. Antonio Onofri da Sassoferrato, Maestro in S. T. Fu Ve¬ 
scovo di Cagli e poi Feretrano e Governatore di Rimino. 
1515 F. Guido Santoni da S. Leo, Maestro in S. 1. 

1519 F. Pierangelo Fausti da Montedellolmo, Maestro in S. T. 
1521 F. Anastasio Feroni da Sanmarino, Maestro in S. T. 
1524 F. Gio: Francesco Cini da Urbino, Maestro in S. T. 
1527 F. Lodovico Santoni da S. Leo, Maestro in S. T. 

1530 F. Gio: Velini da Camerino, Maestro in S. T. 

1533 F. Cesario della Serra S. Quirico, Maestro in S. T. 
1536 F. Bartolomeo Golfio dalla Pergola, Maestro in S. T. 
























































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PICENUM SERAPHICUM 


Andò Teologo al Concilio di Trento, e fu Procuratore 
Generale. 

1589 F. Francesco d’Osimo, Maestro in S. T. 

1542 F. Sante Patta da Corinaldo, Maestro in S. T. 

1545 F. Antonio Tigoli da Mondavio, Maestro in S. T. 

1548 F. Bartolomeo Giardini da Macerata, Maestro in S. T. 
1551 F. Bonaventura Martinelli da Fano, Maestro in S. T. 
1554 F. Giovanni Pico della Serra Petrona, Maestro in S. T. 
Fu Vicario Apostolico e Generale dell’Ordine. Mori 
alla Serra con odore di santità. 

1557 F. Tommaso Marconi dalla Pergola, Maestro in S. T. 
1560 F. Niccolò Titi da Mondavio, Maestro in S. T. 

1563 F. Bernardino Stracca d’Ancona, Maestro in S. T. 

1564 F. Tommaso Cecchini da Montelupone, Maestro in S. T. 
1567 F. Cesare Nardi da Fano, Maestro in S. T. Fu Vescovo 

di Cariati. 

1570 F. Pietro Ridolfi. da Tossignano, (1) M. in S. T. cele¬ 
bre per la sua dottrina ed eloquenza e per la sua Sto¬ 
ria Serafica. Fu Vescovo di Venosa e poi di Sinigallia. 
1578 F. Eleuterio da Crema Maestro in S. T. Passò al Pro¬ 
vincialato di Milano. 

1572 F. Ficcolò Cesario della Serra S. Quirico, Maestro in S. T. 
1577 F. Francesco Pratelli da Montefìore, Maestro in S. T. 

Fu Inquisitore in Siena e Pesaro. 

1580 F. Pierantonio Mancini da Piorago, Maestro in S. T. 
1583 F. Giuliano Causi da Mogliano, Maestro in S. T. Fu 
pubblico Professore di Teologia in Ancona, Inqui¬ 
sitore di Siena, Procuratore dell’Ordine e Generale. 
1585 F. Francesco Moro da Montegranaro, Maestro in S. T. 

Passò all’Inquisizione di Pisa e di Firenze. 

1588 F. Gregorio Fioretti da S. Ginesio, Maestro, in S. T. 
1591 F. F. Francesco Ponzi da S. Angelo in Pontano, Mae¬ 
stro in S. T. 

1594 F. Orazio Civalli da Macerata, Maestro in S. T. e pub¬ 
blico Professore di Filosofia in patria. 

1597 F. Serafino Bentivenga da Macerata, Maestro in S. T. 
1600 F. Vincenzo Filoteo da. Mondavio, Maestro in S. T. 
Fu Inquisitore a Belluno. 

(1) Prov. di Bologna, circond. d’Imola. 


PICENUM SERAPHICUM 


49 


1602 F. Antonmaria Forconi da S. Ginesio, Maestro in S. T. 
Fu Inquisitore di Pisa nel 1607. 

1613 F. Ottavio Rossi da Montemelone, Maestro in S. T. 

1616 F. Tiberio Sinibaldi da Montenovo, Maestro in S. T. 
Fu Inquisitore a Belluno, Treviso e Pisa. 

1620 F. Domenico da Tolentino, Maestro in S. T. 

1623 F. Terenzo Pilotti dalla Penna S. Giovanni, Maestro 
in S. T. 

1626 F. Andrea Ascentiani dalla Mandola, Maestro in S. T. 

1629 F. Domenico Vichi da Osimo, Maestro in S. T. 
Fu Inquitore dell’Istria, d’Acquileia e Concordia e 
di Pisa. 

1632 F. Ascanio Marchi dalla Roccacontrada Maestro in S. T. 

1632 F. Bernardino Sacchi da Fabriano, Maestro in S. T. 

1637 F. Vincenzo Giuli da Macerata, Maestro in S. T. 

1640 F. Vincenzo Venanzi d’Ancona, Maestro in S. T. 

1643 F. Antonio Aurelj da Montelupone, Maestro in S. T. 

1646 F. Carlo Angelini da Pesaro, Maestro in S. T. 

1649 F. Bernardo Buttari da Osimo, Maestro in S. T. 

1659 F. Francesco Grassi da Monte S. Vito, Maestro in S. T. 

1655 F. Francesco Gabrielli d’Ascoli, Maestro in S. T. 

1658 F. Vincenzo Fratadozzi da Fermo, Maestro in S. T. 

1661 F. Onorio Causi dalla Serra de Conti, Maestro in S. T. 

1664 F. Giambernardino Ciafifoni da S. Elpidio, Maestro in 
S. T. Fu Regente di S. Bonaventura e Procurator Ge¬ 
nerale. 

1667 F. Gianangelo Baraccani da Montefìlotrano, Maestro 
in S. T. 

1670 F. Iacopo Roncalli da Mondaino, Maestro in S. T. 

1673 F. Ilario Floridi da Urbino, Maestro in S. T. 

1676 F. Domenico Cortucci da S. Pietro degli Angeli, Mae¬ 
stro in S. T. 

1679 F. Francescantonio Antonini dalla Trave, Maestro in S. T. 

1682 F. Francesco Antonio Morelli da Pesaro, Maestro, in S. T. 

1685 F. Lazaro Monti da Montenovo, M. in S. T. 

1688 F. Giuseppantonio Romani da Cingoli, Maestro in S. T. 

1691 F. Bonifazio Agostini da Montedallolmo, Maestro in 
S. T. e della medesima Pubblico Professore nella Sa¬ 
pienza Romana, ed Esaminatore de’ Vescovi, rinunziò 
subito il Provincialato. 

Am.0 I. 1916 . Fascicolo I. * 


















































































50 


PICENUM SERAPHICUM 


1692 F. Carlo Botta dalla Serra Petrona, Maestro in S. T. e 

Pubblico Professore di Filosofia in Macerata. 

1693 F. Maria Moriconi dalla Torre S. Patrizio. Maestro 

in S. T. 

1699 F. Domenico Carini da Fano, Maestro in S. T. 

1702 F. Gregorio Borghesi da Fossombrone, M. in S. T. Fu 
Regente di S. Bonaventura. 

1705 F. Antonio Fazzini da Urbino, Maestro in S. T. 

1708 F. Domenicandrea Borghesi da Pesaro, M. in S. T. Ebbe 

la Regenzia di S. Bonaventura, e l’esame dei Vescovi 
e fu Generale dell’Ordine. 

1709 F. Nicolantonio Spina da Monte S. Vito, Maestro in S. T. 
1712 F. Valentino Fazzini da Urbania, Maestro in S. T. 
1716 F. Vittorio Maggioli da Monte S. Vito, Maestro in S. T. 
1718 F. Francesco Antonio Cangi da Fossombrone, Maestro 

in S. T. 

1721 F. Andrea Guerra da Mercatello, M. in S. T. 

1724 F. Gianfrancesco Paolini da Montesanto, Maestro in 

S. T. Fu Procuratore Generale. 

1725 F. Carlantonio Federsoli da Pesaro, Maestro, in S. T. 

Vive in Roma Consultore dei S. Riti. Viveva ancora 
nel 1764, allorché scriveva l’autore di queste memorie 
storiche. 

1728 F. Giambattista Graziosi da Macerata, Maestro in S. T. 

e Pubblico Professore di Filosofia. 

1731 F. Francescantonio Troelieri da Fermo, Maestro in S. T. 
1734 F. Luigi Maria Moriconi da Monte S. Vito, Maestro 
in S. T. 

1737 F. Pierantonio Rossi da Loro, Maestro in S. T. 

1740 F. Giuseppantonio Eroi da Iesi, Maestro in S. T. 

1743 F. Giuseppangelo Penelli da Montalboddo, Maestro in 
8. T. 

1746 F. Giuseppe Maria Avetrani da Santo Pietro degli An¬ 
geli, M. in S. T. 

1749 F. Filippo Tommassini da Fossombrone, Maestro in S. T. 
1752 F. Francescantonio Gentiioni da Osimo, Maestro in S. T. 
1855 F. Domenicandrea Rossi da Pesaro, Maestro in S. T. Fu 
Procuratore Generale, Vicario Generale Apostolico ed 
in oggi Ministro Generale. 

1758 F. Nicolantonio Natalini da Camerino, Maestro in S.T. 


PICENUM SERAPHICUM 


51 


1761 F. Giambattista Gentili dallo Staffolo, Maestro in S. T. 
1764 F. Francescantonio Benoffi da Pesaro, Maestro in S. T. 
Inquisitor Generale del S. Ufizio di Udine e Concordia. 

Rimini, S. M. delle Grazie. 




Pochi studiosi di storia francescano-picena sono in pos¬ 
sesso di questo interessantissimo lavoro dell’illustre P. Orazio 
Civalli da Macerata Minore Conventuale. L’Ab. Colucci, lo 
inserì nel tomo XXV delle sue « Antichità Picene » : alcune 
copie, estratte dall’opera del Colucci, se ne trovano ancora, ma 
sono molto rare. Il desiderio di vedere ripubblicato il lavoro 
del P. Civalli ci è stato più volte espresso da molti eruditi di 
storia francescana. Crediamo pertanto far cosa utile pubblicare 
sul nostro « Picenum Seraphicnm » la Visita Triennale, sia 
perchè a molti è sconosciuta, sia anche perchè la medesima 
serve bellamente ad illustrare questa nostra fecondissima Re¬ 
gione in grado sommo francescana. 

Il libro del P. Civalli ha rarissime citazioni di documenti ; 
potrebbe quindi sembrare di poco valore storico. Noi suppli¬ 
remo man mano ad un tale difetto, integrando così la sua 

(1) L’intera intestazione dell’opera è la seguente : « Visita Triennale 
« di F. Orazio Civalli Maceratese dell’Ordine de’ Minori Conventuali, 
« Ministro Provinciale nella Marca Anconitana. Parte Isterica, ossia Me- 
« morie Storielle riguardanti i diversi luoghi di essa Provincia, raccolte 
« dall’Auore nel tempo del suo Provincialato », 



































































52 


PICENUM SERAPHICUM 


opera e rendendola utile a quanti vorranno conoscere e stu¬ 
diare le sue ricchissime descrizioni. 

Il P. Orazio Civalli nacque a Macerata, in sullo scorcio 
della prima metà del secolo XVI, dai nobili Pietro e Bella- 
fiore Pellicani. Per intercessione di S. Francesco d’Assisi i 
suoi genitori poterono liberarlo da certa morte. Promesso dai 
medesimi alla serafica Religione, il giovanetto ne vestì l’abito 
e ne informò lo spirito. Aperto d’ingegno e dedito allo stu¬ 
dio, in breve riuscì superiore a molti nel progresso delle filo¬ 
sofiche e teologiche discipline. Nel 1580 ottenne la cattedra 
di filosofìa nella patria Università (1). Per ordine del sommo 
Pontefice Sisto V, andò a Perugia nel 1587 a sostituire il 
P. Costanzo Torri da Sarnano, creato allora Prete Cardinale 
di Santa Romana Chiesa, nella cattedra teologica di quella ri¬ 
nomata Accademia (2). Al Capitolo provinciale, tenuto a Po¬ 
tenza Picena nel 1594, fu eletto Ministro di questa sua Pro¬ 
vincia. Nel 1611 tu nominato Commissario Generale della 
Marca (3). Morì in sua patria l’anno 1612 (4). 

Oltre la Visita Triennale che pubblichiamo, il P. Orazio 
Civalli scrisse le opere seguenti : 

(1) L’vv. Raffaele Foglietti negli Opuscoli di Storia del Diritto, 

Macerata 1886, Stab. Tip. Bianchini, a pag. 186, pone il P. Orazio Ci¬ 
valli di Mafcerata, n. 87, nell’elenco dei professori di filosofia di quella 
Università. Dal Commentario-Ricci, Roma, 1847, Tip. delle Belle Arti, 
pag. 25, si ha : « Orazio Civalli minorità fu anch’egli di decoro alla pa¬ 
tria [Macerata]. Yi sostenne per alcuni anni il magistero di filosofia e 
teologia nell’Università ecc. » (N. d. R.) 

(2) Cfr. P. Sbaraglia : De Scriptoribus Ord. Min. Roma, 1806: Tip. 
Contendini di S. Michele a Ripa, pag. 859, n. 1871: « Perusina in Uni- 
versitate Theologiam anno 1587 est interpretatus. » 

(8) Cfr. Series chronol. - hist. - crii. - Ministrorum Provineialium Con- 
vent. Mardiiae: Pesaro, 1790; tip. (lavelli, pag. 23: « An. 1594. 
« Fr. Horatius Civalli de Macerata S. Th. Mag. electus in Monte San- 
« cto. — Per Annos septem Philosophiam in Patria publice professus est, et 
« Anno 1587 jussu Sixti Y in Publica Theologica Academia Civitatis Pe- 
« rusiae partes suscepit Fratis Constantii Torri de Samano, qui ab eodem 
« Sum. Pontif. Presb. Card. S. R. E. creatus fuerat. Cum esset Minister 
« optima quaeque hujus nostrae Prov. collegit. in Opere suo Mss., cui 
« Tit. Visita Triennale — An. 1611 Fr. Horatius Civalli, de qua dixi- 
« mus supra, fuit Com. Gen. tresdecim Mensibus, (scribit Franchinius) 
« diebus octo. » 

(4) Questa data ci sembra esatta, supponendo che la cessazione dal¬ 
l’officio di Commissario Generale sia avvenuta per la sua morte. 


PICENUM SERAPHICUM 


53 


1. — Discorso spirituale del male considerato nel tempo 
di Carnevale per gli molti inganni, e diversi stratagemmi del 
diavolo inimico dell’umana salute. — Questo discorso fu pub¬ 
blicato due volte : nel 1589 a Perugia, tip. Pietro Paolo Or¬ 
landi: nel 1620 a Macerata, tip. Giovanni Battista Carboni, 
per cura di fr. Ansovino da Sarnano, sotto il titolo di Stra¬ 
tagemmi del nemico infernale. 

2. — De Sacramento extremae Unctionis, Macerata, 1618. 

3. — La Vedova Cristiana, Macerata, 1619. 

4. — Tempio di lodi a S. Francesco; Raccolta di poesie 
volgari, e latine, antiche, e moderne , in lode di S. ^Francesco 
con le Annotazioni del P. Civalla, pubblicato a Macerata 
nel 1620, tip. Carboni, per cura del P. M. Antonio da Sar¬ 
nano, il quale vi unì anche il Trattato delle Stimate di S. Fran¬ 
cesco, scritto pure dal P, Civalli. 

5. — Annotationes ad librum P. M. lo: Antonii Delphini 
de nobilitate, et varia provinciae Marchiae nomenclatura, Pe¬ 
rugia, 1622. 

6. — Delti istromenti della Passione di N. S. 

7. — De Sepulchro Christi. 

8. — De fructuoso tempore Quadragesimae. 

9. — Triplex disputatio de Sacerdotio, Episcopatu , et 
primo Ecclesiae Episcopo. 

10. — Apologia prò Scoto in quartum Sentent, cum notis 
adversus Dominicum Sotum. 

11. — Molte lettere scritte dal Civalli e a lui mandate (1). 

L’opera che pubblichiamo era, nel suo originale ma., di¬ 
visa in tre parti. L’Editore di cui ci serviamo ha scartato la 
prima e la terza parte, perchè, come dice lui, non rispondevano 
allo scopo storico della Marca. La prima conteneva un pra¬ 
tico manuale, ad uso di chi per officio deve visitare una pro¬ 
vincia religiosa, preceduto da diverse osservazioni circa le 
qualità di cui deve essere fornito un buon Superiore. Con la terza 
parte erano stigmatizzate le vili intenzioni e l’arte riprove¬ 
vole di coloro che insorgevano contro l’autorità legittimamente 
costituita. La Visita Triennale propiamente detta è tutta, com¬ 
presa nella seconda parte del ms. 

Anche questa, però, è stata alquanto mutilata dall’Edi- 

(1) Cfr. P. Sbaraglia, op. cit. 1. c. 



























































































PIOEtfUM SERAPHICTJM 


64 

tore, vale a dire è stata purgata da tutto ciò che direttamente 
non riguardava la storia. « Il P. Civalli, afferma l’Editore, 
era filosofo, era teologo, ed anche poeta : tutto per altro a 
misura de’ tempi suoi: onde si era sovente diffuso in episodi 
di fisica, di ascetica, di teologia, di poesia, e in altre mate¬ 
rie, e questioni dottrinali, le quali siccome nulla appartengono 
alla storia patria, che noi cerchiamo illustrare; a bella posta 
se sono del tutto omesse, e ci siamo ristretti a stampare le 
cose sole, che riguardano il nostro oggetto, e che più si de¬ 
siderano dagli eruditi. » (1) 

Premesso questo breve cenno intorno all’autore della Vi¬ 
sita Triennale , alle sue opere e alla edizione di cui ci ser¬ 
viamo, ecco il testo genuino deirinteressantimo lavoro : 


311 benigno Cettore! 


Il girar per la Provincia della Marca tre anni di lungo, 
Cristiano lettore, ha dato non solo nome, ma ancora occasione 
alla presente opera, e fatica ridotta a quest’essere et a questa 
forma in certe ore brevissime che dopo gli affarj ordinar), e 
negozi gravi d’essa Provincia per l’Officio e carico sostenuto 
m’avanzavano. Nè questo tempo si doveva indarno consumare, 
avvengna che, come lasciò scritto S. Agostino (2): In otto non 
debet esse iners vacatio , sed aut inquisitio veritatis, aut inventio ; 
ed il moralissimo Seneca: Quies tibi non desidia sit, et cum 

(1) Ci piace riportare qui il giudizio dato dal Commentario-liiGCi. 

1. c., circa la Visita Triennale del P. Civalli : «.... si diè a scrivere la 
« storia di tutti quei paesi della Marca, che a cagione dell’incarico di 
« provinciale doveva visitare. Sono puramente memorie storiche quelle 
« che egli lasciò, e che il Colucci ci ha conservate nella sua grand’opera 
« delle antichità picene : ma la diligenza e la coscienziosità che vi si 
« trova adoprata compensa la sua poca pulitezza ed eleganza nello scri- 
« verle. » — E’ un giudizio troppo severo, considerando che si tratta di 
uno scrittore del 1596, il quale non poteva certamente avere quella pu¬ 
litezza ed eleganza nello scrivere, in fingila italiana, che si richiedono ai 
giorni nostri. (N. d. E.) 

(2) Città di Dio: lib. XIX. 


PICENTJM SERAPHICTJM 66 

aliis luditur, tu sancii aliquìd honestique, tractabis. E sebbene 
da principio animo mio fu, che se ne stesse ritirata senza 
palesarsi a veruno: gl’è parso nondimeno ad instanti preghiere 
d’amici far mostra di sè al Teatro del Mondo. Non ricada 
però in pensiero, che non abbia considerato i mancamenti 
suoi, avendo io pur troppo conosciuto sempre l’imperfetto mio. 
Nam mecum habito, come disse Persio, et novi quam sit miài 
curta suppellex , e come disse uno scrittore: binoculus non 
Argus sum. Non professo Giano nè tampoco Argo d’avvedu¬ 
tezza. Ho prestato nulladimeno il consenso volentieri, a fine 
che li spassionati possino far giudizio, che se non ho fatto 
altro di buono, ho passato il tempo virtuosamente, et a più 
potere ho cercato allontanarmi dal numero di quelli che ri¬ 
prende Orazio Poeta (1), scrivendo a Lollio : « Nos numerus su- 
mus ; et fruges consumere nati, » oltre che vaglia a dire il 
vero, alle pubbliche Piazze ciascuno può comparire con qual¬ 
che diversità, e differenza però, avvegnaché questi comparisce 
ben ornato, e da ricco, quello mal vestito, e da povero, come 
conviene veramente a questa mia Visita Triennale, povera 
d’artifizio, di facondia, di erudizione, e di tutti quei condi¬ 
menti e sali, numeri ed ornamenti, che l’avrebbero potuta 
render grata al cospetto di ciascuno, e riguardevole. Ma poiché 
tale è stata la sua disgrazia, e sciagura, che l’è convenuto 
comparire così alla sconcia come s’è detto, la tua molta beni¬ 
gnità la ricopri, e la scusi, ricordevole di quello lasciò scritto 
Francesco Petrarca, (2) che l’offizio di scriver bene è concesso a 
pochi, e del detto del Poeta Lirico a suo Mecenate. 

Est quiddam prodire tenus, si non datur ultra. 

Ardisco nondimeno dire (benigno Lettore) che è comparsa 
ricca, e colma di buon’affetto, di volontà pronta per servir 
ciascuno, che vorrà valersi dell’opera sua nella quale, chi sa 
che per essere lezione varia non trovi qualche gusto, non ne 
cavi qualche utile, al quale (dopo l’onore di S. D. M.) ho 
avuto mira particolare, e non a proprio interesse, o di gloria 
0 di fama, o di ricchezze, vivendo io per la Dio grazia lon- 

(1) Epistole: lib. I. 

(2) De remedio utriusque fortunae : lib. I, Dial. 44. 














































































PICENUM SEKAPHICUM 


è6 

tallissimo da queste passioni, essendomi dilettati sempre so¬ 
pramodo quei versi di Teogne Poeta citati da S. Basilio nel 
libro de legendis libris Gentiliwn ad Nepotes. 

Non amo divitias, non opto magna, sed adsint 

Parva, modo ut vivam laetus. et absque malis. 

E quell’altro: 

Mens sana in corpore sano 

Juven. 1. I. Sat. 

Concludo finalmente, che se per avventura tu mormore¬ 
rai di queste mie cosuccie, opra che alla giornata io possa 
rallegrarmi delle tue cose grandi. 

Vivi felice. 


Avvertimento a Lettori Benevoli 


Perchè il soggetto preso da me nella presente visita è 
istorico in forma di compendio, e di ragionamento famigliare; 
ho giudicato non convenirsi a questo genere di scrivere, nè 
il dilatarsi col circoscrivere esattissimamente il sito universale 
della provincia, quanto a suoi confini per la larghezza, e lun¬ 
ghezza, nè interrompere le narrazioni con graduare ogni città, 
e luogo, spettando questo modo di distinguere a Geografo, o 
Corografo. E tanto più per aver io presa la limitazione della 
Marca, non da Tolomeo, ma dalle Croniche dell’Ordine di S. 
Francesco, fatta da S. Bonaventura essendo Generale dell’istesso 
Ordine, (1) come richiedeva l’occasione dell’Officio mio, rimet- 

(1) Il B. Bartolomeo Pisano nel suo celebre « Liber de Conformitate 
Vitae Beati Francisci ad Vitam Domini Iesu », scritto nel 1385-1390 
(cfr. Analecta Franciscana , Quaracchi 1906, tip. S. Bonav., tomo IV, 
pag. XI), ci da a pag. 511-14 la divisione esatta della Provincia delle 
Marche in sette Custodie : Esculana, Camerini, Anconitana, Aesina, Fir- 
mana, Fanensis, Feretrana : il P. Civalli, nella partizione della sua Visita 
Triennale, segue bordine del Pisano, ma cambia il titolo alla settima Cu¬ 
stodia, sostituendo Urbino al Feretrana. Non può ammettersi che questa 






PICENUM SEPAPHICUM 


57 


tendo ciascuno, che avesse curiosità di sapere ogni precisione 
di misura dell’istessa Provincia alle tavole della nuova, e 
mirabile Corografia d’Italia dell’Ecc.mo Sig. Gio. Antonio 
Magini Padovano Matematico pubblico di Bologna, che di 
bellezza ed esattezza non si può desiderare di più. 

Dura, diffìcile, e laboriosa impresa sarebbe la mia, se io 
volessi con quella maestà, decoro, diligenza, ed accuratezza, 
che si richiederebbe, descrivere la nobiltà, la grandezza, la 
magnificenza di questa nostra Alma Provincia della Marca, (1) 
la quale quanto all’amenità, e salubrità dell’aere, al sito di 
natura bellissimo, alla fertilità, e grassezza del terreno, alla 
moltitudine delle genti, all’eccellenza degli ingegni, al valore 
delle armi, allo studio delle lettere, alla moltitudine de’ Pre¬ 
lati, con il testimonio di quanti hanno scritto di lei, non ne 
fu giammai seconda a qualsivoglia altra regione, o parte della 

sia stata la prima partizione dell’Ordine in Provincie, come crede il Ci¬ 
valli, e neppure che la prima partizione sia di S. Bonaventura. Le Serie 
delle Provincie francescane si hanno fin dal 1263, e quella del Pisano e 
del 1385. Prima del Pisano sette sono le ripartizioni officiali dell’Ordine, 
ed in ciascheduna troviamo nominate le Marche. L’ordine cronologico 
delle ripartizioni è il seguente : 

1. — di Urbano IY nel 1263 : al n. 3 : « Provincia Marchio An- 
chonit. » 

2. — di S. Bonaventura nel Capit. Gen. di Pisa 1272 : al n. 5 : 

« Prov. Marchiae ». 

3. — di Gregorio X nel 1274: al n. 3; « Min. Prov . Marchiae 
Anconit. » 

4. — del Capit. Gen. dell’Argentina nel 1282 : al n. 27 : « Mar¬ 
chia Anchonitana. y> 

5. _ del Capit. Gen. di Napoli nel 1316 : al n. 12 : « Provincia 
Marchie . » 

6. — nel Catalogo Sanctorum FF. Minorum del 1335 : al n. 6 : 
« Prov. Marchiae . » 

7. — nel Provinciale Ord. FF. Min. del 1340 : al n. 29 : « Mar¬ 
chiae Anc. » 

8. — Nella Serie del Pisano ("1386) la Provincia delle Marche sta 

tra le cismontane al numero 2. (Cfr. Archiv. Frane, hist., Quaracchi 1908, 
tip. S. Bonav., an. I, fascio. 1. pag. 17-22.) (-M d. R.) 

(1) Non sappiamo se il Civalli nel descrivere la sua Visita Triennale 
segua il Pisano, ovvero si attenga all’itinerario della visita stessa : sem¬ 
brerebbe più verosimile la prima ipotesi, sia perchè sono rari i casi nei 
quali devia dall’Ordine topografico che troviamo nelle Conformità, sia an¬ 
cora perchè è assai difficile, in una visita regolare, tenere scrupolosamente 
un simile itinerario. Si comprende assai bene che il Civalli, nel visitare 





























































































68 


PICENUM SERAPHICUM 


bell’Italià. Nè questo fu mai mio pensiero; poiché per la Dio 
grazia e mercè, non sono tanto privo di discorso, e di sapere 
che non conosca davantaggio, questo non esser peso conve¬ 
niente, e proporzionato alla fiacchezza delle mie spalle. Ma 
tanto intendo favellare di lei quanto che per occorrenza della 
Visita mi si porgerà occasione di vedere qualche cosa degna 
di memoria, ed anco di rammentarmi alcune istorie lette da 
me nell’età più fresca, e giovanile (1). 

la Provincia, ha preso i necessari appunti riguardanti le notizie storiche 
dei singoli conventi, e poi in luogo di quiete e di studio, forse a Ma¬ 
cerata, ha compilato il suo libro. Comunque sia, notiamo subito le poche 
varianti, che si trovano in questa prima Custodia, tra il Pisano ed il Ci- 
valli nel numero e nell’ordine dei conventi descritti. 

Pisano. 1. Locum de Esculo : — 2. locum de Pignano : — 3. locum 
de Vena Rupia : — 4. locum sanctae Victoriae : — 5. locum Pulegii : — 
6. locum Montis Alti : — 7. locum Gastilionis : — 8. locum Ripae Tran - 
sonis: — 9. locum Montis Falconis : — 10. locum de Ofjida: —11. locum 
de Monte Florum: — 12. locum de Aquaviva: 13. — locum de Furce : — 
locum de Cossignano.. 

Civalli. 1. Ascoli; — 2. Appignano d } Ascoli; — 3. Vena Rotta; — 
4. Santa Vittoria ; — 5. Mont’Alto; — 6. Castignano; — 7. Ripa Tran - 
sona; — 8. Offida; — 9. Monte Fiore; — 10. Acqua Viva; — 11. Ford; — 
12. Cosignano; — 13. il Poggio della Canosa; — 14. Capradosso; — 
16. Marano . 

L’unica variante che si riscontra in questa prima Custodia è l’omis¬ 
sione del convento àeWAcquasanta (. Pulegii) 1 mentre ai tempi del P. Ci¬ 
valli doveva esistere ; troviamo infatti nella Storia Ascolana del Can. Se¬ 
bastiano Andreantonelli, Padova 1673, tip. Cadorini, pag. 216, nella enu¬ 
merazione dei nostri conventi compresi nella Custodia di Ascoli « Aquae 
Sanctae Pulesii » e « Podj Ganusae ». Chi ha fatta la versione dei nomi 
latini adoperati dal Pisano, (Cfr. la nota a pag. 611, op. cit.) traduce « Pu¬ 
legii » « Poggio Canoso », mentre avrebbe dovuto dire « Acquasanta » : 
il « Poggio Canoso » risponde perfettamente al « Podii Canusae », il 
quale, sebbene esistesse fin dal primo secolo dell’Ordine, non si trova nel 
Pisano. — Capradosso e Marano erano due piccoli ospizi acquistati dai 
Religiosi dopo il Pisano. (N. d . R.) 

(1) Tutta l’opera del P. Civalli si deve dividere in due parti: nella 
prima abbiamo le illustrazioni delle città e paesi delle Marche ed i loro 
avvenimenti politici, artistici e letterari; la seconda contiene la descri¬ 
zione delle Chiese e conventi francescani con il ricordo dei religiosi 
illustri vissuti nei medesimi, ed un cenno sintetico dei capitoli pro¬ 
vinciali ivi celebrati. Sarà nostra assoluta premura occuparci di questa 
seconda parte, lasciando la prima al valore storico degli autori sui quali 
il P. Civalli poggia le sue affermazioni. Diciamo di occuparci della se¬ 
conda parte, perchè essa sola ha una eccezionale importanza per il nostro 


PICENUM SERAPHICUM 


59 


In questo mentre i curiosi potranno vedere Strabone, (1) 
Tito Livio, (2) Plinio, (3) Cornelio Tacito, Mela, Pio II, nell’ad¬ 
dizioni alle Storie di Benevenuto da Imola, in quella parte 
dove tratta le cose d’Italia f. 296. oltre che ho veduto una 
lettera intiera delle lodi della Marca di questo Ponte ce 
latina, scritta l’anno 1480. all’Eccellente Gio. Battista Caccia- 
lupi, mentre che egli era Cardinale di Fermo, e si conserva 
con altre scritture presso il Sig. Archidiacono Caccialupi. E 
seguitando la serie dell’istorie vedasi Giacomo Filippo, (4) 
Raffaele Volterrano, (5). Il Biondo nella sua Italia illustrata, (6) 
Leandro, Francesco Panfilo, Giov. Boterò, nelle sue Relazioni uni¬ 
versali, Giov. Antonio Delfino Francescano Conventuale in un 
libretto intitolato: de varia Provinciae Marchiae nomenclatura , 
dato alla stampa da colui che scrive le presenti cose, mentre 
era Teologo Pubblico dell’università di Perugia l’anno 1590., 
Giov. Niccolò Doglione (7). Il R.mo Gonzaga, (8) Girolamo 
Rossi sparsamente nell’istoria di Ravenna: e altri antichi, e 
moderni, il nome de quali fora lunghissimo di porre in questo 
luogo, che si tralasciano, e a tutti questi rimetto il Lettore 
non volendo qui scrivere istorie lunghe, ne^ cosmografie, al¬ 
meno di pochissimi luoghi, e questo come si è detto per modo 
di passaggio. 

Quest’alma provincia della Marca dunque, e per la mol¬ 
titudine quasi innumerabile degli uomini di Santità, e di dot¬ 
trina illustri, fu da nostri maggiori chiamata Provincia stel¬ 
lata. È stata divisa per quello che spetta alla nostra Fran¬ 
cescana Religione in sette Custodie, e questa divisione mi 
giova credere essere stata fatta da S. Bonaventura, avvegna¬ 
ché, come testifica Ottavio Suessano in un orazione dove 
tratta la vita di S. Bonaventura, e Sisto IV. nella Bolla di 
Canonizazione dell’istesso Santo, questo fu il primo fra Ge- 

Picenum Seraphicum. La Visita del P. Civalli occupa la seconda meta del 
secolo XVI di cui è sincrono documento per la storia di tanti illustri 
religiosi vissuti in quel periodo assai interessante, dandoci di piu il risul¬ 
tato delle ricerche intelligenti in tutti gli archivi conventuali, che allora 
dovevano essere vere miniere di tesori nascosti. (N. d . ^0 

(1) Lib. V. — (2) Lib. 22. — (3) Storia naturale : lib. Ili, c. 13. — 
(4) Supplemento delle Croniche; lib. 4. — (5) Commentariorum Urbanorum; 
lib. VI. — (6) Fol. 122. — (7) Compendio istorico; parte IV e VI. — (8) De 
origine Seraphicae Iìeligionis; parte II. 



































































































60 


RICENUM SERAPHICUM 


nerali, che divise la Religione in Provincie, e le Provincie 
in Custodie, e venendo al ristretto della Marca la prima cu¬ 
stodia fu nominata Ascolana: Di Camerino la seconda: An¬ 
conitana la terza: Esina la quarta: di Fermo la quinta: Di 
Fano la sesta: La Settima, ed ultima d’Urbino. Ciascuna Cu¬ 
stodia poi contiene sotto di se varii, e diversi luoghi, e Con¬ 
venti tra i quali in modo niuno non intendo di mettere pre¬ 
cedenza, nè preminenza, ma con ogni fedeltà da me saranno 
proposti secondo che si trovano scritti negli annali, ed istorie 
della Religione. Or veniamo alla prima Custodia detta Asco¬ 
lana. 


CosÉodfe 





Questa Custodia è detta, e denominata tale dalla nobilis¬ 
sima città d’Ascoli : la quale come riferisce Plinio (1) e Fron¬ 
tino istorico fu già Colonia de’ Romani; il Biondo favel¬ 
lando di lei nella sua Italia illustrata dice in questo modo: 
Ascoli è antichissima Città, e fu già una delle prime della 
Marca, la quale dice Livio (2) che fu da Pompejo Strabone 
rovinata, e disfatta per aver prima gli Ascolani fatto morire 
Ambasciatori Romani, che erano andati da loro. 

In una Cronica manoscritta di Niccolò Peranzone da M. 
Cassiano, trovo di Ascoli scritto in questo modo: Asculum 
Urbs vetustissima Picentum, quae aliquando primaria Roma- 
norum fuit Colonia etc. Sita conspicitur haec Civitas in loco 
praevalido, et mumtissimo, cui circumstantes montes superemi- 
nent nullis penetrabiles exercitibus. Nonnulli volunt a verbo 
Graeco derivatavi askeo quod exerceo, laboro, fabrico signifi¬ 
cai , quando gens est industriae, negotiationi, fabricationi dedita 


(1) Lib. Ili, c. 3. 

(2) L. 76. 


PICENUM SERAPHICUM 


61 


= al che allude Francesco Panfilo nel suo Piceno con questi 
versi : 

Assidue exercet ferventia praelia Martis, 

Quilibet ardenter pervigil urget opus. 

Unde suum nomea merito imposuere Coloni, 

Respondent factis nomina digna suis. 

Per altre cose più moderne diasi un’occhiata a Matteo 
Villani nella sua Cronica (1). Vedasi anche Francesco banso- 
vino nel ritratto delle più nobili, e famose Città d Italia. (2) 
De i vari eventi di questa Città vedi quello ne scrive Natale 
Conti (3) Vedi Enea Silvio in Decades Biondi (4) e in Istoria 

di Europa (5). , „ 

Questa Città per bellezza è la prima della Marca : circon¬ 
data da due fiumi Tronto, e Castellano: la riviera del Tronto 
non si può vedere cosa più bella, ed amena : ha due fortezze. 
v’è una piazza grande della quale sebbene si ritrovano delle 
maggiori, non però credo piu ornata di questa,. con oggie 
attorno di bellissima vista. Vi sono tre statue di Pontefici, 
una di marmo sopra la porta della nostra Chiesa, che riguarda 
nella Piazza, dedicata a Giulio II con quest iscrizione. 


Iulio II Pont. Opti. Max. Ob Restitutam Libertatem 
Et Expulsum Tyrannum Asculana Oivitas 
Hanc Statuam Erexit Anno Salutis M. D. X. 


La seconda è parimente di marmo dedicata a Paolo III, 
ed è locata sopra la porta del Palaggio del Governatore con 
quest’epitaffio. 

Paolo III. Pont. Max. Ob Sedatos Civium Tumultus 
Statuam Hanc Asculum Pace Fruens Erexit Sexto 
Kale. Martii M. D. XLIX. 

(1) Lib. X. c. Vili. — (2) Fol. 3. — (3) Istorie: Lib. X, f. 279; 
lib. 14, f. 388. — (4) Lib. 6, f. 164-639. — (5) Fol. 464. 











































































































62 


PICENUM SEKAPHICUM 


La terza è di Gregorio XIII. posta capo a piazza, di 
bronzo, più grande, e più bella dell’altre con quest’iscrizione: 

Gregorio XIII. Pont. Max. Ob Agri Diti onera Pristinamque 

Dignitatem Civibus Restitutam S. P. Q. A. 

Erexit M. D. LXXVII. 

Quà sono stati sempre uomini di fama chiari non solo 
nell’armi, ma ancora nelle lettere. In armi fiorì Ventidio Basso 
Consolo, e Capitano Romano, e fu il primo che trionfasse de’ 
Parti; di questo scrissero molti, Dione istorico, (1) Plutarco 
nella vita di M. Antonio ; Giustino Istorico, (2) e prima di lui 
Trogo Pompeo. Francesco Patrizio, (3) Alessandro degli 
Alessandri, (4) vuole che gli Ascolani già avessero per loro 
Dea Ancaria, Bartolomeo Cassaneo, (5) Gellio (6), Svetonio; 
l’autor del supplemento (7) ed altri. 

Giovanni Simonetta nelle istorie delle memorabili, e ma¬ 
gnanime imprese fatte da Francesco Sforza Duca di Milano, (8) 
ricorda un gran Soldato nomato Agniolo d'Ascoli. L’autor del 
supplemento (9) fa menzione d’un Francesco d’Ascoli gran 
Capitano. 

Giov. Battista Adriani (10) commemora un Capitano 
Giulio d'Ascoli. Fiorì un Giudacilio defensore della Patria 
con danno della propria vita: Questo come riferisce Giov. 
Niccolò Doglione nella prima parte del suo Compendio isto¬ 
rico, prese il veleno avendo esortato parimenti gli altri a 
prenderlo: ma non ebbe seguito. 

In lettere ebbe un Pacifico Poeta, del quale scrive un 
autore, che : erat opprime potens, sed carminis lascivia petu- 
lantissimus. Enoch Rettorico eloquentissimo, il quale lesse in 
Roma pubblicamente la Poetica, e la Rettorica. Questo come 
scrive il Platina nella vita di Niccola V. ritrovò Marco Celio 
Apirio, e Porfirione eccellente commentatore d’Orazio. Ebbe 
Antonio Buonflne istorico, che scrisse l’istorie degli Ungari 
come testifica il Garzoni. Ebbe un Matteo Buonflne del quale 

(1) Lib. 48-49. — (2) Lib. 42. — (3) Del Sacro regno: Lib. 9, c. XIV. — 
(4) Genialium dierum : lib. VI, c. 6 e 4, fol. 314. — (5) Catalogi Gloriae 
Mundi: p. I, consideraz. 36 e 65. — (6) Lib. XV, c. IV. — (7) Lib. VII, 
f. 128. — (8) Lib. I. — (9) Lib. XVI. — (10) Storia: lib. Vili, f. 304. 


PICENUM SEBAPHICUM 


63 


ho veduta un’opera in stampa, il cui titolo è questo : Mat- 
thaei Bonfinis Asculani in Horatianas Odas centum et quin- 
decim annotationes. 

Fiorì parimente un T. Betutio Barro Oratore anteposto 
da M. Tullio a tutti gli altri Oratori di quell’età. Un Gio. 
Antonio Alari Poeta. Un Aurelio Muro. Un Cecco Mattema- 
tico eccellente, migliore assai in questa professione come dice 
il Biondo nella sua Italia illustrata, che non fu nella Poesia 
volgare. 

L’anno 1382 dell’Ordine di S. Agostino fiori M. Agostino 
d’Ascoli Teologo prestantissimo; dell’Ordine de’ Predicatori M. 
Graziano d’Ascoli, Teologo, e Filosofo celebratissimo, scrisse 
sopra l’arte vecchia, sulli 8 libri della Fisica, su i tre libri 
dell’anima, ecc. 

Taccio la moltitudine de’ Prelati che sono usciti da que¬ 
sta città, M. Matteo Ascolano dell’ Ordine Eremitano di S. Ago¬ 
stino in un Capitolo Generale celebrato in Padova 1 anno 
1358. fu eletto Priore Generale dell’Ordine e governò X anni 
con molta prudenza. Fiorì ai giorni nostri Monsignor Desi¬ 
derio Guidoni Ascolano Pronotario Apostolico Dottore esimio 
dell’un a e l’altra legge, lodato moltissimo dal R.mo Fiamma 
Vescovo di Chiozza nelle vite dei Santi al 4 libro, descrivendo 
la vita di S. Pietro Martire. Morì dopo essere stato molt anni 
Vicario del Patriarca di Venezia, Governatore di Roma. 
L’anno 1690. M. Fulvio d’Ascoli Agostiniano fu eletto Vica¬ 
rio Generale dell’Ordine da Nostro Signore Clemente Vili. 

Ha questa Città Tempj riguardevoli : il Duomo è un Tem¬ 
pio molto bello e tanto più si rende illustre per la presenza 
del mimo e Rmo Monsignor Girolamo Bernerio Vescovo d A- 
scoli, e Cardinale di S. Chiesa. Qui riposa il corpo di S. Emidio 
Vescovo e martire sotto Diocleziano Imperatore. La sua festa 
si celebra alli 5 di Agosto. Tra l’altre cose notabili, che sono 
in questa Catedrale v’è la Madonna dipinta da S. Luca, do¬ 
nata con un parato tutto tempestato di perle da Papa Nicola 
IV, come si può vedere in Sacristia, nella quale v’è una co¬ 
piosa argenteria, Calici, Croci, Incensieri ed altre cose spet¬ 
tanti alla dignità Episcopale. V’è una statua di S. Emidio 
tutta d’Argento, grande la statura d’un uomo, un Pallio tutto 
d’Argento, ed altri paramenti di grandissimo valore. In Chiesa 
v’è un Organo, che per bontà i Signori Ascolani non invi- 

















































































64 


PICENUM SERAPHICUM 


diano qualsivoglia Città d’Italia. I Signori Canonici sono pa¬ 
droni di Castelli, et ho veduto il breve, che fece loro Carlo 
Magno della concessione con la sottoscrizione de Paladini, 
come Orlando, Astolfo, et altri, nel tempo che furono in Ascoli: 
Si conserva appresso di loro. 

Il Convento e Chiesa de Padri Osservanti sono molto 
belli. (1) Qua fiorì F. Luca Ascolano Predicatore molto fer¬ 
vente: (2) questo, come vuole F. Marco di Lisbona (3) ebbe 
spirito di Profezia, grazia di far miracoli e di cacciar demonj ; 
et nell’istesso libro c. 32 fa menzione di F. Filippo d’Ascoli 
dell’istesso Ordine, (4) per il quale il Signore operò molti 

(1) Come di questo, così di tutti gli altri conventi il P. Civalli poco 
o nulla si occupa della storia di loro fondazione; li nomina soltanto e 
ne descrive le chiese, spesso con abbondanza di particolari. Ond’è che 
saremmo costretti per ciaschedun convento fare delle note illustrative 
eccedenti la mole stessa del libro che pubblichiamo. Pertanto, riserbando 
la prima parte di ciascun fascicolo del nostro « Picenum » ad un simile 
studio, ci limitiamo solamente accennare qui gli autori storici di mag¬ 
gior momento dai quali si potrà desumere amplissime notizie in propo¬ 
sito. Le note a questo riguardo saranno precedute dalla parola : STORIA. 
Egualmente poi faremo per quei religiosi, pur nominati dal P. Civalli, 
che meritano uno studio speciale, indicandone le fonti principali sotto il 
nome: BIBLIOGRAFIA — L’Autore non dice il nome di questo primo con¬ 
vento, ma è manifesto che parla della Santissima Annunziata. — STORIA = 
Frano. Gonzaga : De Orig. Seraph. Eelig. Frane., Roma, 1587, parte II, 
« Provincia Marchiae », convento n. 2, pag. 196. Per questo ed altri 
conventi di Ascoli, compreso S. Francesco, cfr. Gonzaga, op. cit. 1. c. — 
P. Luca Waddingo Annales Minorum, ed. 2. ai tomi II, 359-XXXIX; 
III, 139-XXXVI ; IX, 98-XXII ; X, 36-V, 65-XIX ; XI, 48-XXVII; 
XXIII; 177-XXXIII; 392-XXIII ; 100-XXXV : — Sebastiano Andrean- 
tonelli : Hist. Ascolana, Padova, 1673, tip. Cadorini. pagg. 215-16-17. — 
Can. Pietro Capponi : Chiesa Ascolana, Memorie storiche, Ascoli Piceno 
1898, tip. Cesari, pagg. 99-1349. — P. Candido Mariotti : I Primordi 
gloriosi delVOrd. Min. nelle Marche, Castelplanio, 1903, tip. Romagnoli, 
cap. II, pag. 22 e seg. — Cesare Mariotti : Ascoli Piceno nell’ Italia ar¬ 
tistica, n. 69, Bergamo, 1913, Istituto ital. d’Arti grafiche, pag. 36 e seg. 

(N. d. R.) 

(2) BIBLIOGRAFIA: Wadd., tomi XIII, 150-IV ; XV, 320-X — 
P. Arturo da Monasterio: Martyrolog. Frane.; Parigi, 1653, tip. Edmondo 
Covterot, 2 ottobre, pag. 483. — Archiv. Frano, Hist., Quaracchi, tip. 
S. Bonaventura, anno IV, pag. 128. 

(3) Cronache dell'Ordine; tom. Ili, lib. IV, c. 28. 

(4) BIBLIOGRAFIA: Wadd. t. XIII, pag. 132-XXX — Mart. 
Frano., 9 maggio, pag. 202. — Arch. Frano. Hist., an. IV, pag. 136. 


PICENUM SERAPHICUM 


65 


miracoli in vita e in morte. Gli Ascolani poi sono devoti, rive¬ 
renti di Religiosi, amorevolissimi de’ Forastieri, ma terribili 
fra di loro, onde dissero alcuni Astrologhi Ascolani esser sotto 
il segno di Marte e di Venere; e per ultimo è Città molto 
mercantile. 

In questa Nobilissima Città abbiamo il nostro Convento, 
e Chiesa sotto il titolo di S. Francesco di sito e di bellezza 
al pari di quante ne siano in tutta la Provincia. La fabrica 
è stupenda, la Chiesa è grande, tutta a volta con tre Navate, 
la porta come dissi riesce nella Piazza, la tribuna è magni¬ 
fica con due Campanili. In una cappella ornata di stucchi, 
pitture, o oro, si conserva in un Tabernacolo grande d Ar¬ 
gento un pezzo notabile della Croce di N. S. donato da Papa 
Nicola IV. Con l’occasione d’una tanta reliquia fu ragionato 
alla lunga intorno al culto, che li si deve, et anco all altri 
istrumenti della Passione di Cristo, la qual materia oltre a 
quello, che ne scrisse S. Tomasso (1) si potrà vedere molto 
bene ordinata presso un Gesuita recenziore Giovanni Az- 
zorro, (2) et particolarmente nel fine del Capitolo prece¬ 
dente, dove tratta in generale di tutte quelle cose, che 
toccarono N. S. con le sue distinzioni. Vedasi anco Danielle 
Mallonio (3). 

Vi è del sangue di S. Francesco in una ampolla di cri¬ 
stallo in un Tabernacolo d’Argento. V’è del cordone in un 
altro tabernacolo parimente d’Argento. In un altra Cappella 
assai ornata vicino alla porta della Sacrestia riposa il corpo 
del B. Corrado, la cui festa si celebra da tutta la Città alli 19 
d’Aprile (4). La Sacrestia è un bellissimo vaso con argenterie, 
et paramenti sufficienti. Al tempo del mio uffizio vi fu fatto 
un armario di valore sopra 100 scudi, e con questa occasione 
la Città vi fece un luogo da conservare le sue scritture, et 
in particolare la cassa de’ Magistrati, et altri offizj, che si 

(1) III parte: q. 25, art. 4. 

(2) Istituzioni Morali, par. I. lib. IX, c. IX, c. VI, f. 1072. 

(3) Foglio 11. 

(4) BIBLIOGRAFIA: Wadd. t. V. pag, 212 XXVII. — Mart. Frano., 
19 aprile, pag. 170. — Arch. Frano. Hist., an. II, pag 469. — P. Pan¬ 
filo: Stor. Compend., Roma 1874, tip. Chiapperini, voi. II. pag. 18 e. s. 

P. Girolamo Golubovich : Biblioteca Bio-Bibliografica di Terra Santa. 
Quaracchi 1906, tip. S. Bonavent., t. I, pag. 326 cfr. 

Anno I, mg . Fascicolo I. 


6 




































































66 


PICENUM SERAPHICUM 


cavano di sei in sei mesi, come podesterie, et altri, e questi 
offizi si dividono in tre gradi. Il primo grado paga X Carlini 
per ciascuno Podestà in mano del nostro procuratore, o Guar¬ 
diano, il quale è tenuto fargliene ricevuto, e con quello se 
ne vanno al Secretario della Città, e gli fa la Patente, nè 
prima l’otterrebbero che non avessero satisfatto. 

Così fanno quelli del secondo grado, i quali pagano un 
fiorino ; e quelli del terzo grado mezzo fiorino. Il detto danaro 
anticamente era tutto del Convento, ma ora si parte per terzo 
una parte alla Città, una al Secretario, la terza al Convento, 
questa è stabilita perpetuamente. Gode parimente questa Casa 
per la molta amorevolezza delli Signori Ascolani, un canone 
in una terra detta l’Acqua Santa, tanto per famiglia, chi più 
chi meno, et detto Canone ogni anno si scuote del Mese di 
Settembre, et sono più di 100 anni, che il Convento è in 
possesso. 

Nella già citata Terra v’è un’Ospizio membro di questo 
Convento d’Ascoli: il quale Convento da due o tre case in 
fuori è tutto in isola : ha due Claustri con colonne di travertino, 
nel secondo vi è un pezzo fatto delle elemosine del P. P. 
Giuseppe Tromvello d’Ascoli al tempo del suo Guardianato : 
è comodo d’Officine necessarie, Domitorio, Cammere Pater¬ 
nali, Giardini, Pozzi, et altre cose spettanti ad una casa di 
facoltà: è mediocremente dotato. 

In questa casa sono stati Padri per Santità, lettere, e 
dignità celebri. Vi fu il B. Corrado , del quale già abbiamo 
fatta menzione. Vi fiorì M. Girolamo Ascolano Padre di gran 
letteratura, e di somma bontà ; questo fu prima Provinciale di 
Dalmazia, in Capitolo Generale celebrato nella Città di Lione 
al tempo di Gregorio X l’anno 1274. fu eletto Generale del¬ 
l’Ordine, fu successore di S. Bonaventura, e fu il nono Generale 
secondo alcuni, numerando il primo Generale, che fu il P. S. 
Francesco. Avendo poi governata la Religione cinque anni 
con molta prudenza, da Niccolò III alli 29 di Maggio l’anno 
1278, l’anno primo del suo Pontificato, e nella prima promo¬ 
zione in Roma fu fatto Cardinale sotto il titolo di S. Puden- 
ziana, e da Martino IV fu creato Vescovo Cardinale Pre- 
nestino. Finalmente l’anno 1288. 8. kal. Martii nel giorno 
della Cattedra di S. Pietro nella Città di Rieti fu fatto Som¬ 
mo Pontefice, la cui vita fu compresa in un epitaffio fattoli 


PICENUM SERAPHICUM 


67 


■»< 


dalla Santa Memoria di Sisto V. mentre fu Cardinale in Santa 
Maria Maggiore (1). 

L’autore del supplemento lib. 13. vuole, che questo Pon¬ 
tefice scrivesse a confirmazione dei fedeli alcuni opuscoli 
molto efficaci; un’altro libro de sermoni de tempore', un altro 
de sanctis, un’altro di Epistole diverse. Onufrio Panvinio nel¬ 
l’annotazione sopra la vita di Urbano IV. vuole, che Papa 
Niccola IV l’anno 1290. alli 13. di Novembre dopo una solenne 
processione mettesse la prima pietra nelli fondamenti del 
famoso tempio d’Orvieto, in presenza de Cardinali, di tutta 
la corte Romana, e tutto il popolo d’Orvieto. 

Di Papa Niccola IV dice una Cronica antica della Re¬ 
ligione stampata in Parigi : Hic cum esset maximus theologus, 
scripsit super quatuor sententiarum libros ; item vetus et novum 
testamentum prò magna parte postillava, scripsit eliam diver- 
sos sermones — ed il Biondo nella sua Roma restaurata dice 
che ingrandì il palazzo Vaticano. 

Visse di questo Convento un F. Giovanni , il quale lasciò 
alla posterità alcune opere, e di questo fa menzione il Tri- 
temio. (2) Monsig. di Sinigaglia nella sua storia Serafica 1. 
3. commemora un F. Francesco Ascolano con queste parole — 
« Fr. Franciscus Asculanus fuit magister eximius in theolo- 
« già, compilavit opus contradictionum Jacobi Charta. Quae- 
« dam eius improbationes habentur Florentiae in Bibliotheca 
« S. Crucis. 

Di questo Francesco Ascolano fa menzione una Cronica 
antica della Religione stampata in Parigi con questa forma 
di parole — « Fr. etc. magiter Franciscus de Esculo, qui in- 
« ter caeteres doctores, Doctor succinctus appellatur, scripsit 
« nobile opus super quatuor sententia rum libros, item repor- 
« tata super eosdem et multa alia » (3). Fa anco menzione 
d’un M. Giacomo dicendo — « Fr. magiter Jacobus de Esculo 

(1) L’epitaffio di cui parla l’A. è riportato nella nostra rubrica 
« Iscrizioni Lapidarie », n. 6-7. 

(2) Il P. Sbaraglia, op. cit., dal Wadd., pag. 180, dice clie è vis¬ 
suto nell’an. 1270 ed ha lasciato scritte le seguenti opere : « 1. Sermo¬ 
nes de Tempore; 2. Sermones de Sanctis; 8. Epistolas plures ad diversos. » 

Cfr. P. Capponi, op. cit., pag. 226, n. 61. 

(31 BIBLIOGRAFIA : Wadd. to. VI, pag. 374-XL; VII, 85-XIX e 
313-VII; Vili, 16-XXXII; XX, 515-LXXXI. — P. Giacinto Sbaraglia: De- 





























































































































68 


PICENUM SERAPHICUM 


« qui inter caeteros doctores, Doctor profundus appellatur; 
« scripsit super quatuor sententiarum libros; scripsit etiam 
« quodlibeta plurima valde profunda; scripsit etiam tabulam 
« super doctrinam Joannis Scoti » (1). 

L’anno 1538. alli 28. di Maggio vi fu fatto un capitolo 
Provinciale, essendo Ministro della Marca M. Bartolomeo 
Golfo dalla Pergola (2) : nel 1587. vi fu fatto un splendidis¬ 
simo Capitolo Generale, nel quale Capitolo fu eletto Generale 
M. Evangelista Pelleo da Force (3), essendo prima stato Vi¬ 
cario Generale: Provinciale della Marca M. Francesco Moro 
da Montegranaro (4). 

Il Generale Consalvo che fu il XV dopo S. Francesco, (5), 
stando in questo Convento d’Ascoli scrisse al Guardiano e 
Padri di Parigi, che dovessero presentare Gio. Scoto per il 
dottorato: il tenore della lettera è questo. 

« In Christo sibi charissimis Patribus Guilielmo Guar- 

Scriptoribus Ordinis, Poma 1806, tip. S. Michele a Eipa, pag. 244, n. 1278. 

— Wadd. in Sbaraglia , pag. 76. — Arch. Frano. Hist. an. II, pag. 569. 

— Analecta Francisoana, Quaracchi tip. S. Bonav., voi. Il, pag. 168. 

(1) BIBLIOGEAFIA: Wadd., to. V, pag. 55-XXXII ; VI, 171-IV; 
XII, 300 LXXXIX. — Arch. Frano. Hist., an. II, pag. 295. — Marco 
da Lisbona: Cronache , parte II, lib. VII, p. 374 n. 6. 

(2) Molti di questi Capitoli, spesso citati dal E. Civalli, non sono 
realmente tali in quanto alle elezioni del Ministro ed altri superiori di 
Provincia, ma semplici Congregazioni annuali per trattare cose riguar¬ 
danti la disciplina e le necessità dei singoli convenuti. (N. d. R.) 

(3) S’intende Maestro Generale per il ramo dei Minori Conventuali 

— BIBLIO GEAFIA: Wadd. t. IX, p. 186-XX. — Giardino Serap. Ist., 
Venezia 1710, tip. Lovisa, parte I, p. 197; parte III, p. 646. 

(4) Ecco ciò che dice di questo Ministro il P. Galanti nella Serie 

dei Provinciali delle Marche , Pesaro 1790, tip. Gavelli, pag. 22 : « An. 
« 1585. Fr Franciscus Mauri S. Th. Mag. de Monte Granario, qui dum 
« esset Secret., et Assistens Gen. Ord. electus fuit in eodem Monte Gra- 
« nario. Hic electus remansit in accelerato Capitalo de Mense Decem- 
« bris, sed in administrationem Provinciae non venit, nisi expleto Triennio 
« sui Antecessoris in Mense Augusti 1586. Verum propter cessationem 
« cuiusdam Privilegii a Sixto V. sublati, sublatus et ipse fuit a regimine 
« Provinciae. Tandem variante fortuna An. 1609 factus est Inquisitor 
« Pisarum, et An. sequenti transiit ad Inquisitionem Florentiae. » — 
Cfr. anche Wadd., t. II, pag. 479-XXXVI. _ (N. d. R.) 

(5) Secondo lo storico fr. Giordano da Giano, Fr. Condisalvo di 
Vallebona (Spagna) fu il XIV Ministro Generale dell’Ordine (1304-1313) 
la Cronaca dei XXIV Generali, cfr. Analecta Frane., Quaracchi 1897, tip. 


PICENUM SERAPHICUM 


69 


«diano Parisiis, vel eius Vicario et Magistris: F. Consalvus 
« gaudere in Domino ». 

« Ad expeditionem dilecti in Christo Patris Aegidii de La- 
« gnaco, de quo per litteras vestras certifìcatus existo, cum de alio 
« ut moris est eodem calculo praesentando providere oporteat, 

« et cum secundum statuta Ordinis et secundum statuta vestri 
« Conventus, Baccalaureus huiusmodi praeseutandus, ad prae- 
« sens debeat esse de aliqua Provincia Franciae, dilectum in 
« Christo Patrem Joannem Scotum de cuius vita laudabili, 

« scientia excellenti, ingenioque subtilissimo aliisque insigni- 
« bus conditionibus suis partim experientia longa, partim fama, 

« quae ubique divulgata est, informatus sum ad plenum, di- 
« lectioni vestrae assigno post dictum Patrem Aegidium prin- 
« cipaliter, et ordinarie praesentandum. Iniungo nihilominus 
« vobis ad meritum salutaris obedientiae, quatenus praesen- 
« tationem huiusmodi cum solemnitate solita sine multo di- 
« spendio facere debeatis. Si tamen constiterit vobis quod 
« Dominus Cancellerius velit duos simul licentiare de nostris, 

« volo et placet mihi, quod Fr. Albeitus Metlensis si ad Con- 
« ventum redire poterit cum praefato F. Joanne debeat ex- 
« pediri — in quo casu mando et ordino, quod diclus Fr. 

« Albertus antiquitatis merito prius incipere debeat cheto F. 

« Joanne, sub eo postmodum incepturo. Valete in Domino, 
« et prò me orate. Datum in loco Escoli Provinciae Marchiae 
« Anconitanae XIV. Kal Decembris anno 1304. (1). 

Se i frati Minori meritamente possino addottorarsi, vedasi 
S. Bonaventura nella prima parte degli opuscoli f. 34 in epi- 

S. Bonav., tomo III, pag. 454, dice che è il XV Generale, eletto nel ca¬ 
pitolo di Assisi il 14 maggio 1304. La divergenza tra il da Giano e la 
Cronaca, nella enumerazione cronologica dei Generali, dipende dal collo¬ 
care od escludere dalla Serie il S. Fondatore; nel primo caso il P. Con¬ 
disalvo è il XV Generale dell’Ordine ; nel secondo caso è il XIV 

(N. d. R.) 

(1) Ci gode l’animo che nelle nostre Marche sia stato dato un tal’or¬ 
dine e, proprio da Ascoli Piceno, sia stato spedito a Parigi per la laurea 
dottorale a quell’astro fulgentissimo di sana e santa dottrina che fu l’im¬ 
mortale Giovanni Duns Scoto dei Minori. La lettera e storicamente vera, 
come pure è storicamente certa la sua compilazione in Ascoli Piceno il 
18 novembre del 1304. — Cfr. Wadd. an. 1304, n. 22: Anacleta Francis. 
1. c. pag. 453, Nota 2. 


( N. d. R.) 













































70 


PICENUM SEEAPHICUM 


stola ad Magistrum Innominatum, et Agostino Trionfo alla 
quest. 105. 

Quà vi è l’oliva molto bella da conciare, et chi sa che 
di questa non volesse intendere Marziale, mentre nel lib. 13. 
dei suoi Epigrammi così disse: 

Haec y quae Picenis venit subducta trapetis, 

Incìioat, atque eadem finti oliva dapes. 

(Continua ). 







Anche una pagina di poesia non disdirà sul nostro « Pi- 
cenum ». Vi sono dei fatti che bastano a presentarli come 
sono scritti nei tempi in cui avvennero, perchè s’impongano 
ad ogni critica e narrino le gesta meglio che una lunghissima 
e studiata prosa. Cercheremo di mantenere in ogni nostro 
numero questa pagina poetica la quale deve sempre rispon¬ 
dere ad un fatto non solamente storico, ma anche francescano 
regionale. 

In un volume membranaceo (A-182), appartenente all’ar¬ 
chivio del sacro Convento in Assisi, il Prof. Antonio Cristo- 
fani, bibliotecario della comunale di detta città, ha trovato, 
nel 1881, la « Leggenda Sancti Prancisci versificaia », scritta 
poco prima del 1230 e dedicata a Gregorio IX: è segnata in 
quel volume miscellaneo con il n. 11. Il Cristofani l’ha tra¬ 
dotta e pubblicata per la prima volta. (1) 

Questa Leggenda merita indubbiamente il titolo di cui il 
Cristofani ha fregiata la sua pubblicazione, cioè : « Il più au¬ 
lì) Prato 1882, tip. Panieri Guasti. — Per l’importanza di questa 
pubblicazione cfr. l’intera prefazione dell’A., pag. V-XVI. 


PICENUM SEEAPHICUM 


71 


tico poema della vita di S. Francesco. » La nostra pagina e 
estratta dalla traduzione del Cristofani. (1) 

Volevamo dare anche il testo latino della poesia, ma sic¬ 
come il libro che lo contiene ognuno può con molta taciuta 
consultarlo, così ce ne siamo dispensati, risparmiando qualche 
pagina per altri lavori. Ci piace peraltro dare qui il testo 
del fatto come lo descrive nella sua Vita Prima il Celanense, 
servendoci del codice di Fallerone pubblicato da Mons a- 

loci. (2) Ecco il testo: , „ 

« 55 Amore divino fervens, beatissimus pater Franciscus 

« studebat semper ad fortia mittere manum, et dilatato corde 
'< viam mandatorum Dei ambulans, perfectioms summam at- 
« tingere cupiebat. Sexto namque convertioms suae anno, sa- 
« cri martyrii desiderio flagrans maxime ad pracdicandam 
« fìdem chistianam et poenitentiam Saracena et caeteris ìn- 
« fìdelibus, ad partes Syriae voluit transitare. Qui cum n - 
« vera quandam, ut illue tenderet intravisset, et ventis con- 
« trariis flantibus in partibus Sclavoniae cum caeteris navi- 
« gantibus se invenit. Videns autem a tanto desiderio se frau- 
« datura, facto modico temporis intervallo, nautas quosdam 
« Anconam tendentes, ut eum secum ducerent exoravit, quo- 
« niam ilio in anno vix ulla navis potuit transumare. Veruni 
« illis hoc agere pertinacius recusantibus propter delectum 
« expensarum, sanctus Dei, confidens plurimum e ei. 0 

« nitate, navem latenter cum socio mtroivit. Adfuit divm 
« providentia tunc quidam, omnibus ignorantibus, secum ne- 
« cessaria victus ferens. Qui quemdam Deum tnnentem de 
« navi ad se vocavit, et ait ad eum : Tolle tecum haec omnia, 
« et pauperibus hiis in navi latitantibus necessi a 1 us ern 
« pore fideliter exhibebis. [fol. 23’] Sicque factum est, ut, cum 
« tempestate nimia exorta, per multos dies a oran es in 
« remigando, cibaria omnia consumpsissent, so a paupens 
« Franciaci cibaria aupereasent. MIRACULUM. Qaae tantum 
« divina gratia et virtute multiplicata sunt, ut, cum adhuc le- 
« rum plurimi forent navigationis itinera, ex sui copia usque 
« ad portum Anconae, omnium necessitatibus pienissime su 
« venirent. Videntes itaque nautae se per servum ei ian 

(1) CIII-OIV, pag. 172-183. 

(2) Foligno 1810, tip. Salvati, pag. 94-95, n. 55-56. 

























































72 PICENUM SERAPHICUM 

« ciscum maris pericula evasisse, gratias egerunt omnipo- 
« tenti Deo, qui semper in servis suis mirabilem et amabilem 
« se ostendit. 

« 56. Servus Dei excelsi Franciscus relinquens mare, 
« terram deambulabat, eamque verbi vomere scindens, seminans 
« semen vitae, fructum proferens benedictum. Statim namque 
« quamplures boni et idonei clerici viri, et laici, fugientes mun- 
« dum et diabolum viriliter elidentes, gratia et voluntate 
« Altissimi, vita et proposito eum devote secuti sunt. MAR- 
« TYRIIFERVOR. Sed licet electissimorum fructuum evange- 
« licus paini es copiam ex se producat, martyrii tamen sublime 
« propositum et desiderium ardens in eo nullo modo frigescit». 


« Navim Franciscus ventis dare vela parantem 
« cernit et Anchonam nautas properanter ituros ». 

( Leg . vers., CHI.) 

|]§|)on senza estrema angoscia sofierendo 
di veder ritardato il suo disegno (1). 
e che contrarii fosser gl’elementi 
al cominciar dell’opra, un legno scorge 
Francesco, apparecchiato a scior le vele, 
e i nocchier presti a muover per Ancona. 

D’esserne rimenato egli pregando, 
ricusan di raccoglierlo i nocchieri 
non per difetto di noleggio, o tema 
che aggravata ne sia troppo la nave, 
nè ferità di cor, ma per difetto 
di vettovaglia, che bastante è appena 
a quei che deve tragittare il legno. 

Ma di nulla temendo egli che Cristo 

sa per duce d’aver, tacitamente 

mentre assente è la ciurma, entra nel legno 

rimpiattandosi al fondo intra i cavalli, 

dove riposte avea le provvisioni 

da darsi ai poverelli un ricco ignoto, 

(1) Di andare cioè tra gl’infedeli a motivo di un subito naufragio 
sulle coste della Schiavonia. 


PICENUM SERAPHICUM 


e comandato aveva a un suo famiglio 
che quante volte al di giugnesse il tempo 
del prender cibo, a lor desse il bisogno. 


« Incipit undarum fieri collisio, nusquam 
« Aequor, ubique fretum, fluctus ardere videntur 

(Leg. vers. CIY.) 

naviganti riedono : si leva 
“ a un trar di funi l'ancora, e le sarte 
tirate in giù spingon le vele in alto. 

Cede il legno alla poppa il primo luogo 
e l’ultimo alla prora : empie già l’aura 
l’ampio sen delle vele, e 1 arbor geme 
sotto il peso crescente, e par minacci 
d’infrangersi e cader. Pinta la poppa 
dai remiganti seguita la prora, 
che dritto vola; più che augel veloce 
solca l’acqua la nave e la diresti 
per la foga a sommergersi vicina. 

E già sembrava di dugento leghe 
aver corsa una via, quando si copre 
subitamente l’aria d’ogni parte 
di tenebre, s’allargano le nubi 
rapide e i venti sfrenansi a battaglia. 
Prendono a cozzar l’onde, e non più giace 
in luogo alcuno il mar piano: dovunque 
s’agita e ribollir sembrano i flutti. 

Alle sarte si corre, a basso in furia 
le vele si raggruppano, ma il vento 
sibila tuttavia tra sarta e sarta 
tesa all’albero intorno, e fa che intanto 
con impeto maggior s’avventi il flutto. 



i cacciano fuor Tacque, e in mar gittata, 
tenacemente l’ancora s’appiglia 
all’arenoso fondo ; e nondimeno 
i venti tutti, congiurati a danno 

























































PICENUM SERAPHICUM 


di qaell’unica nave, un incessante 
le dan travaglio, ed or l’agita il turbo 
d’euro, or quello di zefiro, or bersaglio 
è d’austro al soffio irato, or d’aquilone, 
or levasi alle nubi, ora ricade 
in un abisso, e desiando un porto 
li teme tutti. Nè per breve spazio 
il procelloso turbine sconvolge 
il mar, l’aere condensa ed atterrisce 
i naviganti, ma sinché non resti 
ivi sostanza da quetar la fame, 
or che faranno ? Lunga via rimane, 
viatico nessun: presso è il naufragio, 
lungi la terra, certa da ogni lato 
la morte: ed il timor d’andar sommersi 
fa parer lievi della fame i danni, 
benché anch’essi minaccino la morte. 
Però che quanto un genere di morte 
ci sta più presso, tanto più c’incute 
terrore e dileguar fa ogni altra cura, 
traendo forte a sé l’animo tutto. 

Niuna tempesta nondimen si lunga 
può la fame attutir; ma quella parte 
di vettovaglia che a Francesco e al suo 
Frate fu data e che unica rimane, 
tutti sostenta, tutti pasce, a tutti 
Francesco la dispensa, e così poca 
tanti affamati a satollar bastando, 
con maraviglia di ciascun purdura, 
nè l’uso cotidian punto la scema. 

ome già per divina opra intervenne, 
chè Gesù satollasse i cinquemila, 
soli imbandendo cinque pani e due 
pesci, e al mortai geometra provasse 
che maggiori del tutto eran le parti, 
tredici sporte riempiute avendo 
ciò che poi n’avanzò, niuna i due pesci, 
tredici i cinque pani; in simil guisa 
per divino miracolo la grazia 


PICENUM SERAPHIOTJM 


76 


del medesimo fa, che la sostanza 
del servo suo tra molti scompartita 
non si consumi, e alfin maggiore avanzi. 

H|jfiÀ tace la compressa ira de’ venti, 
già le nubi oltrepassano, le nebbie 
cedono, e si dilegua 1’addensato 
vapor; più favorevole ai nocchieri 
aura è concessa, vie piu limpid aere, 
arte sicura, facile governo, 
placido mar: si gonfiano le vele, 
sgonfiansi Tonde, e pria che alcun se ’l pensi, 
nel porto anconitano entra la nave. 



el prender terra esultan gli atterriti 
dalla lunga procella, e il poco vitto 
e l’uno e l’altro salvamento ascrive 
ciascuno ai meriti di Francesco, e lui 
salutano dell’anime custode, 
lui salvatore confessano e da lui 
ripetono la vita. In tutta quanta 
la città suona di Francesco il grido: 
traggon gli abitatori a mirar l’uomo 
maraviglioso e ad oscoltarne i detti, 
e alla milizia sua molti ei n’ascrive. 

Ma nè amore di popoli, nè gaudio 
di frati o carità del patrio nido 
gli ammorzano nel cor la sete ardente 
che lo fiammeggia, di morir per Cristo. 


'£± *■»*•»*■»* *•»*•»*•»*•»*•»* •» * *■»*•<>■* •» * 


« La provincia della Marca d’Ancona fu anticamente, a modo che 
’l cielo di stelle, adornata di sancii frati; i quali, a modo che luminari del 
cielo , ànno aluminato et adornato l’Ordine di sancto Francesco et il mondo 
con esempli et con doctrina. » 


( Fioretti, c. XLI.) 



























































































76 


PICENUM SERAPHICUM 


G6LLEZI6NE STORICA” 

dai Libri, dai giornali, dalle Riviste 


1. — Codici e Autografi di S. Giacomo della Marca. (1) 2 


« L’Ordine Serafico vanta due secoli d’oro; il primo con S. Fran¬ 
cesco, S. Antonio, S. Bonaventura, e con quei tanti santissimi Frati elo¬ 
giati nell’aureo libro dei Fioretti: il secondo è il decimo quinto secolo 
con S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capestrano, S. Giacomo 
della Marca, con i Beati Gabriele Ferretti, Marco da Montegallo, Pietro 
da Mogliano, Bernardino da Feltre e altri moltissimi. Questi instancabili 
Apostoli prima di percorrere il mondo, numi di pace e di conversione 
alle genti, presero nei monti delle solitudini la midolla del cedro con la 
santità della vita e con lo studio delle scienze, onde spiegarono aquile 
grandi, piene di piume e di varietà, il volo in mezzo ai popoli, che a 
Dio richiamarono con l’esempio, col la predicazione, con la dottrina. 
L’Eroe di Belgrado a sterminio dei Turchi, S. Giovanni da Capestrano, 
scrisse molti trattati; il suo maestro S. Bernardino poderosissime opere 
ha lasciato intorno le scienze sacre e in materia predicabile, raccolte e 
edite in tre volumi in foglio, sebbene non tutte, mancandovi la esposi¬ 
zione del Magnificat , e quella della Cantica, le quali sono in minuto au¬ 
tografo nella ricca Biblioteca di Siena. S. Giacomo si mostrò degnissimo 
compagno e amico di Bernardino e Giovanni nella santità, nelPaposto- 
lato, nella scienza. Tanto Egli era amante delle scienze, e ne conobbe 

(1) Il quarto comma circa l’indole generale del nostro Periodico, dice: = Il « Pi - 

cenum Seraphicum » pubblica ciò che in ogni sua Provincia religiosa è ancora inedito, 
e aduna tutto quanto gli appartiene e trovasi sparso nelle svariatissime pubblica¬ 
zioni storiche delV Ordine intero : — chiude poi il suo programma con queste parole : 
« Rivendicherà, è vero, ciò che lo riguarda, ciò che è suo, stralciando dalle opere e 
dalle Riviste quanto di proprio è stato pubblicato fino ai giorni nostri e quanto si 
pubblicherà in seguito, ma lo farà in modo che tutti i diritti saranno salvati, che 
tutte le convenienze saranno rispettate scrupolosamente ». Fedeli a quest e promesse, 
apriamo la presente rubrica « Collezione Storica», sotto la quale aduniamo i lavori 
di minor mole pubblicati o che sarann oper pubblicarsi sulle riviste o giornali di qual¬ 
siasi genere, citando con ogni precisione la rivista o il giornale su cui sono pubbli¬ 
cati detti lavori e lo scrittore dei medesimi, senza però assumerci alcuna responsabi¬ 
lità circa il valore storico e letterario delle già eseguite pubblicazioni. Tutte le note 
e citazioni non contraddistinte dalla parentesi («. d. r.) sono degli scrittori o della 
rivista dalla quale i lavori saranno estratti. Non v’ha chi non comprenda la grande 
importanza della presente rubrica. (N. d. R.J 

(2) In la « Miscellanea Francescana di storia, di lettere, di arti » fondata e di¬ 
retta da Mons. Michele Faloci Pulignani : Foligno, 1886. voi. I, an. 1. fase. IV, pag. 125. 


PICENUM SERAPHICUM 


77 


la necessità, che raccolse nel convento della sua patria (1), moltissimi 
Codici in ogni fatta di scienze da formarvi una scelta Biblioteca famosa 
sino ai nostri giorni. Aggiunse a quelli i frutti del suo ingegno, s P ec ™- 
mente in quello riguarda la Teologia e la predicazione. Da un Elenco 
delle cose appartenenti a S. Giacomo rileviamo 1 seguenti numeri. 

« U il _ Tractatus de Christiana Religione B. Bernardini de Sems 

appartenente a S. Giacomo. Dal titolo di Beato si argomenta terminato 
il Codice avanti il 1450, scritto forse dal B. Pietro da Mogliano, cui S. 
Giacomo fece trascrivere anche altri Codici, come è chiaro da uno di 
questi, nel quale leggesi: « Questo Codice l’ho fatto scrivere da Fr. te¬ 
tro da Mogliano: Io fr. Giacomo della Marca ». 

« Breviloquium D. Bonaventurae cum commentane fr. Jacob*, ed m 
parte autografo. Non sono commenti ma brevi postille dichiarative 

« N. 36. — Tractatus ect. D. Bonaventurae. Sono 22 Distinzioni, 

cioè dalla 28 alla 44 inclusive. , ,, .. 

« N. 40. — Sermones predicabiles S. Jacobi de Marchia. 

« N. 41. — Alii Sermones eiusdem. 

« N. 42. — Alii con prediche in buono italiano. 

« N. 43. — Sermones per totum annum. 

« N. 44. — Sermones de morte et de inferno. 

« Tractatus de Passione Domini S. Bernardini. Di S. Bernardino è 
solo questo trattato. Il Codice è cartaceo e pergameno, e si dice auto¬ 
grafo di S. Giacomo : ciò è un pò dubbio. 

« N. 45. — Summa Confessarii D. Jacobi. Cartaceo antograio. 

« N. 46. '— Sermones predicabiles. Autografo cartaceo di S. Giacomo. 

« A questi si aggiunge il desiderato Itinerario di S. Giacomo au¬ 
tografo cartaceo, il quale si conserva nella Biblioteca comunale di Mon- 
teprandone. E’ interessante per la Storia del Santo; e pure i recenti scrit¬ 
tori della Vita di Lui non ne hanno tenuto conto. Stampare questo Iti¬ 
nerario e le opere genuine di S. Giacomo sarebbe stato il piu degno modo 
celebrare la centenaria Solennità di Lui (2). . _ .. . , 

« Aggiungiamo ora una dilucidazione di altri due Codici cartacei 
autografi, che noi possediamo, e che stimiamo di non beve importanza, 
come quelli che ci rivelano l’operosità, l’ingegno e la dottrina di questo 
Paolo Minorità, e ci danno anche alcune indicazioni dei luoghi nei quali 
predicò, leggendosi in rima alle pagini in rosso carattere gran e. m oco 
Florentiae: in loco Perusiae; in loco Asculi ; in loco S. Lupi ij , in eira 
S. Quinci; in S. Beverini; in S. Pauli Spoleti; in S. Angeli Vad. Ucta- 
vantibus Roccae ; in Terone Vallati Fabriani etc. 

(1) Convento di S. M. delle Grazie a Monteprandone, Diocesi di ^'l^transone, 
provincia di Ascoli Piceno. Molti Codici sono stati raccolti dal Comune di Montepran¬ 
done il quale li conserva gelosamente in apposito scafiate di noce; non so P 

il maggior numero, nè dei piu interessanti. \ 

(2) 11 desiderio dell’A. si va realizzando a poco a poco. L Archivum Francisca- 
num Historicum di Quaracchi, se n’è occupato piu volte: cfr. anni ILI- , •_ 

sui documenti inediti riguardanti la sètta dei Fraticelli. Anche la Miscela . 

Faloci parla altre volte dei codici di S. Giacomo dalla Marche, cfi. vo • ' • P £>• ’ 

voi 4. pag. 60; voi. 6. pag. 148; voi. 8. pag. 186-138. (N. a. R.J 

















































78 


PICENUM SERAPHICUM 


« Questi due Codici legati in pelle unita al di dentro a pergamena, 
nella quale il Santo fra le altre cose ha scritto alcuni versi di Orazio 
« Mors aequo pulsat pede etc. », non che altri di Ovidio, hanno la lun¬ 
ghezza di centimetri 32 e larghezza 8. Uno è di fogli 194 compresi gli 
otto in bianco; l’altro fogli 97 con 7 pari aventi bianchi; in tutti fanno 
pagine 582. Sono scritti a due colonnine, divise dalle citazioni indicate 
per lo più con punti rossi, come rosse e più grandi sono le lettere ini¬ 
ziali. Il carattere è minutissimo, e le parole estremamente abbreviate. Chi 
non ha buona vista, istromenti, e pratica molta in simili scritture è in¬ 
vano che vi si provi. Furono scritti assai probabilmente nel convento 
dell’Eremita di Fabriano come prime minute, secondo è dato arguire da 
vari cassi e pentimenti. La qual cosa accresce la difficoltà della lettura, 
che va ad incontrare anche un esperto, perchè molte pagine in cima sono 
alquanto corrose dalla parte di punta. Un Teologo può dal contesto sup¬ 
plire. Al principio è l’indice delle materie che sono le seguenti, sebbene 
non tutte, non essendoci riuscito leggerle. 

« 1. — De preceptis in genere. Comincia a pagina prima del libro 
« con le parole del salmo 93 : Beatus homo quem tu erudieris etc. — 
« 2. De primo precepto decalogi; ter. — 3. De furto violento et rapina; 
« ter. — 4. De voto — 5. De Simonia. — 6. De Religione — 7. De 
« Spiritu Sancto ; bis: ha per testo : Gum venerit ille Spiritus docebit vos 
« etc. —8 De Peregrino; bis. — 9. De Superbia; bis, in Terone Vallati 
« Fabriani. — 10. De peccatis per quae Deus mundum flagellai — 11. 
« De usuris; bis, in S. Floren. — 12. De Luxuria ; in loco S. Lupidij — 
« 13. De ludo. — 14. De Restitutione, bis. — 15. De Avaritia. — 16. 
« De mala voluntate. — 17 De Gula. — 18. De Murmuratione. — 19. 
« De Acedia. — 20 De Blasphemia. — 21 De requisitis ad bonum et 
« malum. — 22. Da septem vitiis. — 23. De honore parentibus exibendo. 
« Si citano nel primo. Nel secondo : 24. De Salutatione Angelica. — 25. De 
« obedientia. — 26. De Assumptione. — 27. De Perjurio, bis. — 28. De con- 
« jecturis andiligamus Deum. — 29. De Angelis et S. Francisco. — 30. De 
« victoria diaboli, mundi et carnis. — 31. De Diabolo et ejus fallaciis — 
« 32. De propinquitate Dei. — 33. De Astrologia. — 34. De mendacio 
« et prejudicio. — 35. De Festis celebrandis. — 36. De gloria coelesti. 
« 37. De judicio finali. — 38. De Articulis Fidei. — 39. De cognitione 
« sui. — 40. De amore Domini ad nos. — 41 De Verbo Dei — 42. Pro- 
« logus de Passione Domini. 

« In corpo vi si trovano altre materie che non sembrano citate nel¬ 
l’Indice. Circa il fine del secondo Codice vi è l’esposizione del Pater no- 
ster. Parla in prima dell’orazione in genere, e ]a dice satisfatti va, sup- 
plicativa, placatica, adottiva, liberativa, sanativa, illuminativa. Nell’esporre 
quindi le due parole « Pater noster » dice che Iddio è Padre nostro per 
generazione, per predestinazione, per creazione, per immagine, per reden¬ 
zione, per rigenerazione, per preservazione, per governazione, per difen- 
sione. Nel dichiarare le sette petizioni cita più volte Platone, Ugone, S. 
Anseimo, S. Agostino, Alessandro d’Ales e sette volte Dante, riportan¬ 
done la terzina del canto XV del Purgatorio dal verso 61 al 63 e le 
altre del canto XV « Laudato sia il tuo nome e il tuo valore » fino al 


PICENUM SERAPHICUM 


79 


verso 24. Le voci e i numeri dei versi rispondono perfettamente alla 
edizione del Fraticelli, dal Barbera in Firenze 1879. Se ne eccettui la 
voce « Laudato » Giacomo scrive « Lodato ». ... . . 

« Termina il Codice con la esposizione del giudizio universale, m 
cui pone a testo le parole del Salmo 97: « Judicabitorbem terrarum m 
JustiHa ». Nel secondo principale tratta della discussione di tutti, nella 
quale entra accusatore il diavolo « Accusator erit diabolus ». La dimo¬ 
strazione è incompleta, mancando qualche pagina, che evidentemente vi 
doveva essere. Il primo Autografo termina con l’esortazione a domandare 
fervorosamente perdono a Dio « indulgentiam et cum lacrymispostulamus ». 

« In questi suoi scritti Giacomo segue il suo tempo, e imita molto 
S. Bernardino, ma è più conciso. Dalla semplice citazione delle materie 
chiaro si scorge come il Santo intendesse formarsi un repertorio, un corpo 
di dottrina per cose teologiche, giuridiche, morali, e per i discorsi al po¬ 
polo. Con questo apparato scientifico e con la santità della vita compì 
egli la sua grande, molteplice e difficoltosissima missione in tanti anni 
e presso tante nazioni » (1). 

❖ 

* * 

« Mai forse, per la vita di qualche illustre francescano, ac¬ 
cadde di aver sotto gli occhi una publicazione piu utile di que¬ 
sta. I codici raccolti da S. Giacomo della Marca furono studiati 
da parecchi, e se ne aveano degli elenchi a stampa. Nessuno 
però ne diè una descrizione così diligente e intelligente, come e questa 
che ce ne da il eh. prof. Crivellucci. Egli premette una storia sommaria 
della biblioteca fondata da San Giacomo e da lui fornita di codici, sto¬ 
ria desunta da documenti inediti e sconosciuti: poi i codici stessi descrive 
separatamente, dandone notizie paleografiche, bibliografiche, istoriche, 
publicando brani, istituendo raffronti, estendendo le ricerche e le inda¬ 
gini fino a trovare quali codici sieno palinsesti quali no, cosa contengano 
quelli ecc. I codici, oggi presso il Municipio di Monte Prandone in quel 
d’Ascoli Piceno, sono 62, ma S. Giacomo ne raccolse non meno di 187, 
o se ne ha il catalogo alle pag. 10-16 ove è trascritto l’elenco autografo, 
che in Ordine alfabetico ne compilò lo stesso S. Giacomo. Teologia, filo¬ 
sofia, storia, politica, filologia, legge, poesia, oratoria, dritto canonico, 
tutto insomma facea parte della biblioteca di S. Giacomo e non e chi 
non vede come l’elenco solo dei codici superstiti debba essere interessan¬ 
tissimo per tutte queste scienze. Aggiungasi che il eh. Crivellucci, per 
far risaltare l’importanza di alcuni codici, si è diffuso talvolta in uno 
studio così minuto di alcuni di essi, che il libro contiene vere. ed utili 
monografie. Il cod. 8 occupa esso solo le p. 31-43 : il cod. 46 bis occupa 
le pag. 84-91 ecc. 

Sfortunatamente il Crivellucci non ha creduto di serbare in tutti ì 
codici egual sistema, e su quelli, specie liturgici, che non aveano, secondo 
il suo giudizio (cfr. p. 8) altro pregio che Tesser stati adoperati da S. 


(1) P. Luigi Tassi da Fabriano M. O. 













































































80 


PICENUM SERAPHICUM 


Giacomo, non ha speso molte parole : ma se, per esempio, a qualche let¬ 
tore interessano le varianti che offre un codice di cose di dritto, ad altri 
può interessare un codice liturgico, filosofico, e certo, molti che si occu¬ 
pano di questi studi, ricercheranno invano elementi utili nel dotto libro 
del Crivellucci. Altra lacuna è il non aver descritto più particolarmente 
i codici autografi di San Giacomo, delle prediche del quale il solo e 
nudo elenco (quello publicato dal Nicolai non è completo) sarebbe stato 
accettissimo a tutti. Ma anche con queste lacune, il libro è assai impor¬ 
tante, e nessuno vieta che altri o lo stesso Crivellucci lo completi con 
un secondo lavoro intitolato : I codici autografi di S. Giacomo della Marca 
in Monte Prandone. Qui aggiungiamo che i due codici dal Crivellucci non 
descritti, perchè esistenti nel Collegio di S. Bonaventura di Quaracchi 
dei benemeriti padri Riformati, furono già descritti dal p. Luigi da Fa¬ 
briano. » (1). 

* 

* * 

« Annunciando il bel libro del Prof. Amedeo Crivellucci intitolato: 
I Godici della libreria raccolta da S. Giacomo della Marca nel Convento 
di Santa Maria delle Grazie presso Monte Prandone, Livorno, Giusti, 1889, 
in 8 di p. 114, dicemmo che in uno di quei codici trovasi l’elenco di 
quella libreria scritto di pugno stesso del Santo. Quel codice ha oggi il 
n. 60, è autografo miscellaneo di San Giacomo e contiene, come leggesi 
nel dorso, varia et diversa . Il Crivellucci lo descrive colla sua nota dili¬ 
genza a p. 99-108 e noi qui ne ripublichiamo il vecchio elenco, perche 
siccome moltissimi di quei codici non esistono più, l’elenco stesso può 
servire di lume ove da taluno si trovasse qualche codice che potesse rite¬ 
nersi del Santo. Ecco questo indice: 


TABDU Linoni LIBRARIE SIATE MARIE DE GRATI! 


iuxta opiòum fTlontispranòoni 

-- 


A. 

Augustinus de libertate arbitrii. 
Augustinus de doctrina Christiana. 
Arbor vite Augustini. 

Augustinus de civitate dei. 

Item alius. 

Augustinus de confessione cum mul- 
tis aliis. 

Aristoteles in multis libris 


Apparatus archidiaconi 

Antonius de Butrio super 4 et 5 
decretalium. 

Anselmus cum multis tractatibus. 

Auctoritates tocius bibliae per me 
extractae. 

Alcoranus. 

Alexandri de Alex tercius et qurtaus. 

Aristotilis methaplisica cum aliis li¬ 
bris ipsius. 


(1) Cfr. Miscellanea : anno III, 1888, fascicolo 6, pag. 188. 


PICENUM SERAPHICUM 


81 


B. 

Bernandus super canticam. 
Bubcolica et georgica Yirgilii. 
Biblia. 

Boetius. 

Boetius cum multis voluminibus gra- 
maticae. 

Bonaventurae primus, secundus, 3 
et 4. 

Breviloquium Bonaventurae. 

Item alius secundus Bonaventurae. 

c. 

Compendium Bonaventurae. 
Compendium teologie. 

Item aliud compendium. 

Campus florum. 

Collationes Cassiani. 

Concordia quatuor evangeliorum. 
Codex. 

Clementina. 

Casus Bernardi. 

Climacus et liber patientiae. 
Comentum super Matheum et ser- 
mones. 

Item comentum aliud super Matheum. 
Cronicae martiniane cum tractatibus. 
Cronicae Fraticellorum. 
Conformitates beati Francisci. 
Clementina sine titulo. 

Conclusiones decretalis. 

Conclusiones Magistri sententiarum. 

D. 

Decretales. 

Lecretum, decretimi. 

Decretum aliud 3. 

Decretales. 

Sextus. 

Sextus alius. 


Clementina. 

Clementina alia (1). 

Dantes. 

Decalogus Gregorii et transitus Je- 
ronimi. 

Dialogus Gregorii in vulgari cum 
speculo crucis et pungilingua. 

Decretum aliud. 

Djalogus contra Fraticellos. 

Dominicale nostrum. 

Donatus. 

Dantis una pars. 

Doctrinale cum glosis sollemnibus 
in cartis pecudinis cum tabulis e 
pelle rubea. Dedit fr. Philippus 
de Auximo. Ego emi sibi aliud prò 
duobus due. et bon. decem. 

E. 

Epistolae Senecae ad Lucillum. 

Epistolae Pauli cum glosa. 

Epistole sancti Jeronimi. 

Egidius de regimine. 

Etilica Aristotelis cum multis volu¬ 
minibus grammatice. 

Exempla sacre scripturae. 

E. 

Flores Sancti Ieronimi et sancti 
Bernardi. 

Faletra Bonaventure. Habet fr. Leo 
de Monte de Novo. 

Francisci Majronis primus. 

o. 

Goffredus. 

Glose per alphabetum super 4. Ric¬ 
cardi. 

Glose super epistolas Pauli. 


(1) Nel manoscritto questo titolo e il precedente sono sottolineati. 

Anno I, 1915 - Fascicolo I. 


6 

























































































82 


PICENTJM SERAPHICUM 


Glose super Matheum. 

Glose Thome super politicam et 
etliicam. 

Glose super sentencias. 

Glose super psalterium. 

H. 

Hostiensis summa. 

Idem in lectura. 

i. 

Ieronimus de viris illustribus. 
Istorie Soolastice 
Innocentius, apparatus. 

Immortalitas anime. 

Isjdorus de tonsura ecclesiastica. 
Isjdorus de Rupella cum multis tra- 
ctatibus. 

Iohannes de Parma. 

Iohannes Damascenus. 

Isaac. 

Istorie Romanorum. 

Instituta. 

L. 

Lactantius. 

Lojca M. Pauli de Pergula. 

Lojca M* Pauli Heremitani 
Lojca M. Petri Hispani. 

Legende Sanctorum. 

Laudes Iacoponi et flores beati Fran- 
cisci. 

Liber contra hereticos. 

Liber de exemplis naturalibus. 
Liber de vita principum. 

Liber de trinitate cum aliis. 

Liber virtutum et miraculorum. 
Liber predicationum nostrarum. 
Item alius liber predicationum no¬ 
strarum. 

Lucius Anei fiori. 

Lectura apocalipsis. 

Lectura Varronis, 


Lectura Gregorii sentencias. 

Lectura Iohannis de Rupella. 
Lectura Ugonis super apocalipsim. 
Liber de conflictu vitiorum 
Landulfì quartus. 

Lectura M. Mathei super apocali¬ 
psim. 

M. 

Moncalerius. 

Morale Sancti Gregorii. 

Magister Petrus super politicam cum 
aliis tractatibus. 

Magistrutia. 

Monaldus. 

Margarita. 

Magister sententiarum. 

Alius magister. 

Mamotretus. 

Item alius. 

Magistrucia alia. 

Item alia magistrucia. 

N. 

Nicolaus de Lira super psalterium. 
Idem super novum testamentum. 
Novella Io. An. 

O . 

Origenes super epistolas Pauli ad 
Romanos. 

Idem super eanticam 

Omelie Gregorii super Ezechielem. 

Periermenias Aristotelis. 

P. 

Plinius in duobus voluminibus. 
Petri de Tarantasio primui secun- 
dus et 8. 

Papias. 

Paulus Orosius, 

Postoralis, 


PICENUM SERAPHICUM 


88 


Q 

Quatuor evangelia. 

Quadragesimale fratis Iacobi. 
Quadragesimale sacti Bernardini. 
Quadriga f. Nic. 

R. 

Rationale. 

Romuleon. 

Riccardi primus tercius et 4. 
Repertorium per alpbabetum. 
Randulfì 4. (1) 

Regule pisane. 

Repertorium virtutum (?) Durantis. 

s. 

Scoti primus secundus 3. et 4. et 
quidlibet liber. 

Summa Astesana in duobus volu¬ 
minibus. 

Summa Rajmundi. 

Idem in alia summa. 

Summa confessorum. 

Summa Gualensis. 

Summa de vitiis et virtutibus in 
II voluminibus. 

Summa copiosa Hostiensis (2) 
Summa Iohannina. 

Sermones sancti Augustini ad he- 
remitas. 

Sermones Francisci Majronis 
Speculum. 

Speculum Gulleri (?) 


Supplementum. 

Seneca ad Lucillum. 

Senece tragedie. 

Summa M. Bartolomei. 

Summa de questionibus divine es- 
sentiae. 

Salviani episcopi liber. 

T. 

Thome prima pars. 

Thome secunda secunde. 

Thome ter eia pars. 

Thome scriptum cum multis tracta¬ 
tibus. 

Travetus super Boetium. 

Tulius de offitiis. 

Tulius de senectute. 

Tabula super bibliam per alpha- 
betum. 

Textus Aristotelis. 

Tractus pretiosi sanguinis Christi. 
Item alius tractatus Sanguinis eiu- 
sdem. 

Item alius tractatus eiusdem materie. 
Testamentum novum. 

u. 

Ugutio. 

Veritatis Francisci Majronis. 

Ugo de Sancto Yictore. 

Yalerius Maximus. 

Item alius Valerius. 

Ugo Panziera. 

Yita patrum. 

Item Valerius Maximus. (3) 


(1) Scritto e poi cancellato. 

(2) Cancellata, come sopra. 

(3) Cfr. Miscellanea : anno IV, 1889, fascicolo 2., pag. 60. 
































































































84 


PICENUM SERAPHICUM 


IL COMMENTO DANTESCO 

di frate Giovapoi da 5erravalle CD 



« Si è cento volte ripetuto, che i commentatori di Dante moltiplica- 
tisi oltremisura, sieno riusciti spesso piu ad abbuiare il pensiero del Poeta, 
che a rischiararlo. Landino infatti, Dolce, Daniello,Vellutello,Venturi, Lom¬ 
bardi Portirelli, Poggiali, Foscolo, Rossetti, Biagioli, Costa, Fraticelli, 
Camerini, Andreoli, Lubin... qual numero di chiosatori! le loro esposizioni 
risentono delle disposizioni soggettive di chi le ha fatte ! ed in quanti 
casi dichiarando il pensiero dell’ Alighieri vi hanno frammischiato i loro 
odii ed i loro amori ! Il vero metodo d’interpretar la Commedia è quello 
soltanto, che il somasco Giuliani ha, a’ giorni nostri, inaugurato : spiegar 
Dante con Dante ; e dove il Poeta, malgrado i raffronti, rimanga oscuro, 
ricorrere ai contemporanei ed in generale agli antichi, i quali, per lo più, 
videro assai meglio che non i moderni, avendo quelli ricevuto dall’autore 
medesimo il senso principale del 'poema sacrOj e questi essendosi invece 

sforzati di volerglielo imporre. . 

« Da ciò l’onore, in cui son oggi tenuti 1 commentatori piu vicini 
all’ Alighieri, e le edizioni che se ne son fatte. Negli anni 1827-29, il Ca- 
purro stampava in Pisa quell’anonimo glossatore che da molto tempo siamo 
avvezzi a designare col nome di Ottimo. Nel 29, un altro studioso arric¬ 
chiva la lettetatura dantesca col Capitolo , ossia Esposizione in terza rima 
di Bosone da Gubbio, già amico del Fiorentino e, forse anche,. del suo 
figliuolo. Nel 45, il Piatti dava alla luce in Firenze la glossa, in latino, 
di Pietro di Dante, che riferisce con tutta probabilità, le interpretazioni 
date a lui da suo padre. Un ricco inglese, Lord Vernon, così benemerito 
degli studi danteschi, pubblicava nella stessa Firenze, 1 anno 1848, le po¬ 
vere e scarse chiose, attribuite a Iacopo di Dante, e che costantemente 
mirano a fare risaltare l’ordine, e l’allegoria del Poema. Nel 62, per cura di 
Crescentino Giannini, usciva il commento di Francesco de Buti; un anno 


(1) Con vero e sentito piacere accogliamo in questa rubrica lo studio di Mons. 
I. Carini e le riflessioni di Mons, M. Faloci - Pulignani, il primo pubblicato nel pe¬ 
riodico « U Oriente Serafico » di Assisi, numeri 10-12 dalPan. Ili, 1891 ; le seconde nella 
Miscellanea Francescana » di Foligno, fascicolo 2. dell’an.VI, pag. 57. — Fr. Giovanni 
da Serravalle è figlio illustre della nostra Regione; poiché, sebbene il piccolo paese 
che gli diede i natali appartenga al distretto della Repubblica sammarinese, pure per 
ragione topografica, Serravalle non esce dai confini della Marca nella quale trovasi la 
Repubblica. Poco importa che il detto paese sia ecclesiasticamente della diocesi c ì 
Rimini : le delimitazioni regionali e provinciali non sono alterate neppure quando una 
diocesi attraversa od occupa buona parte del territorio delimitato ; intatti la Repub¬ 
blica di S. Marino, nella quale trovasi Serravalle, appartiene a due diocesi, Pennabilli 
in prov. di Pesaro e Rimini in prov. di Forlì, ma con ciò essa non perde la propria 
autonomia e indipendenza territoriale. (&• d. lì.) 


PICENUM SERAPHICUM 85 

dopo, Gaetano Milanesi si volgeva a quello del Boccaccio ; indq nel 66, 
il bolognese Luciano Scarabelli all’altro.di Iacopo della Lana. Ed oggi, 
mercè dell’illustre De "W"itt0, valente e simpatico dandista alemanno, par¬ 
lano tutti della glossa, scritta originariamente in latino, ma vòlta poi in ita¬ 
liano, di Ser Graziolo de’ Bambagiuoli; il quale, lasciato da parte il senso 
allegorico , mise ogni cura nell’esposizione, e nella dichiarazione del senso 
letterale , e, quanto alla parte storica , riuscì molto migliore degli altri. Mas¬ 
simo espositore fra i trecentisti, rimaneva pur sempre. Benvenuto Ram- 
baldi, Imolese ; ma anche questo è comparso, per la prima volta completo 
nel 1887, a spese di Lord Vernon. Così dunque le piu importanti chiose 
del primo secolo dopo la morte del Poeta si possiedono tutte a stampa; 
e solo aspetta il suo editore la Dichiarazione Poetica , seguita da un com¬ 
mento latino, parziale ma preziosissimo di Frate Guido da Pisa, carme¬ 
litano, l’autore de’ fatti d’Enea , contemporaneo ed ammiratore entusiasta 

dell’ Alighieri. ... ., 

« Or è a sapersi che, quando il ghibellino Benvenuto, probabilmente 
a Bologna, spiegava Dante, un giovane attingeva dalle sue labbra la pas¬ 
sione pel divino Poeta, ed era riservato piu tardi come a render omaggio 
a lui, così a ricordare l’esegeta suo maestro con onore e riverenza. Era 
costui Fra Giovanni de Bertoldi , detto da Serravalle , piccola parrocchia che 
civilmente fa parte dell’antica repubblica di S. Marino, ed ecclesiastica¬ 
mente appartiene alla diocesi di Rimini. Nato, probabilmente secondo 1 
i computi del Ch. P. Marcellino da Givezza, verso il 1350, o in quel 
torno, visse fino al 1445. Occupò le prime cariche dell Ordine, peregrino 
ai Luoghi Santi ; fu Vescovo, e Principe di Fermo, poi di Fano (1) 

(1) Lo Sbaraglia, De Scriptoribus Ordinis Minorimi, Roma 1806, tip. di S. Mi¬ 
chele a Ripa, presso Lino Contendini, pag. 896, n. 2091, dà un breve sunto del da 
Serravalle in questi precisi termini : « loannes De Bertoldis de Serravai.e dioeces. 
« Ariminen. sac. Teol. Magister, an. 1895. Florentiae Studiorum sui Ordims Regens, 
« et an. 1890. a Bonifacio IX, constitutus tuerat Lector Hbror. 4. Senten. m Scolis 
« Gymnasii Apostolici, et an. 1398. Rierosolymam se contulit ad Chnsti sanctum . bepul- 
« chrum : deinde factus Minister provinciae Marchiae ; postmoderni creatus Lpiscopus 
« Firmanus an. 1412., interferii Concilio Constantiensi, ubi anno 1416. die Corporis 
« Domini Sermonem habuit hoc themate : Caro inea vere est eitous (Joan. 6) ex ». up- 
« plein. Conc. Labi), nuper Lucae edito. 4 col 203., ubi legimus: « Sermo Episcopi 
« Firraani Ord, Minorerai in lesto Corporis Christi etc. ». In eodem pari ter Concilio 
« edidit die I. Januar. an 1417: « Latinum Commentarium super Comoediam Dantis », 
« quod ms. servatrrr Romae in Bibliotli. Vatic. mss. Cappon. n. 1. « edittim a ev. 
« in Chr. Patre, et D. D. fr. Johanne de Serravalle Arimmen. dioec. Dei et Aposto- 
« licae Sedis gratia Episcopo, et Principe Firmano sacrae Theologiae Professore de 
« Ordine Minorimi assumpto: » teste D. Josepho Garampi Arimmen. Basi icae a i- 
« canae Canonico, et Archivi Secreti Apostolici Praefecto in « Memor. Ecclesmsticis 
« ad Rist. et cultum B. Clarae Ariminen. spectantibus » an. 1*55. Romae vulgatis 
« in indice v. Seravalle pag. 558. Anno 1419. factus est. Episcopus Fanen. ex Ug *e o, 
« qui immerito dicit Órd. S. Aug. ; obiitque anri 1445 die 18 Febrar. ex Chron. Ari- 
« minen. to 15. Rer. Jtalic. scriptor ». - Tre sono le date che devono essere control¬ 
late con ogni diligenza, cioè : Panno del suo Provincialato, della sua creazione a Ve¬ 
scovo di Fermo e della sera traslazione alla Sede vescovile di Fano. 1. R I*. 
gelo Galanti da Pesaro Min. Conv. nella sua Series chronol. - Just. - crii., Ministro- 
rum Prov. Marchiae etc., Pesaro, tip. (lavelli 1790, pag. 13, mette la elezione del P. 
Giovanni Bertoldi a Provinciale delle Marche nell’anno 1416 : e un errore eviden e, 
corretto già nella seconda edizione, Fano 1843, fatta dal P. Stefano Rinaldi da Mon- 





















































PIOENUM SERAPHICUM 


86 

infine, ai tempi dello scisma, tenne le parti del legittimo Papa 
Gregorio XII contro i dissidenti. Amò Dante e Giotto , anzi di 
quest’ultimo ricorda il famoso musaico della Navicella (in atrio Sancii 
Petri de Roma, supra portam atrii.) Prese parte al Concilio di Costanza ; 
ove però il suo nome non s’incontra, che a partire dalla Sessione XY. 
Fu ivi in principio del 1416 che, fra i Padri Costanziesi essendo caduto 
il discorso sull’ Alighieri il Cardinale Amedeo di Saluzzo e due prelati 
inglesi invitarono il frate a voler tradurre in latino, ed anche latinal- 
mente commentare la Commedia (poiché la conoscea si bene) e ciò 
onde gli stranieri ancora potessero gustarla. Ubbidì il Serravalle e, poi¬ 
ché il lavoro in mente sua era da lunga mano preparato, con prodigiosa 
rapidità lo distese ; vale a dire condusse la Versione dal gennaio al 
maggio del 1416, e la glossa dal 1 febbraio dell’anno stesso al 16 gen¬ 
naio del seguente, dimorando sempre, come ci fa sapere, in civitate Con¬ 
stantie, provintie Maguntine , in partibus Alamanie, vacante Sede Apostolica, 
et tempore Concila Generalis ibidem celebrati. 

« Di questo lavoro fino ai dì nostri non conoscevasi altro codice, 
che un solo, Vaticano ; che porta il num. 1. del fondo Caponiano. Ne avea 
parlato il Tiraboschi e, prima di lui, il Garampi nella sua preziosa Vita 
della B. Chiara di Rimini. Invero, il proprio autografo di frate Giovanni 
custodivasi nella Biblioteca di S. Marino. Perduto questo, non c’era più 
che un’antica ed autorevole copia vaticana; ed il Batines diligentissimo, 
nella sua Bibliografia Dantesca, ce la dava per codice unico . Tuttavia 
adesso se ne conoscono due altri, uno, ungherese, mancante di quasi due 
terzi dell’opera, e l’altro, integro, del Museo Britannico. Del nostro non 
fu conosciuto il pregio sin da’ tempi napoleonici, tanto che venne por¬ 
tato a Parigi, colle altre spoglie; donde tornò insieme, ai manoscritti e 
monumenti d’arte, rapiti all’Italia, nell’epoca della Restaurazione. 

« Or che valore hanno la traduzione e il commento del Serravalle ? 
Al Foscolo, nel suo Discorso sul testo del Poema di Dante, fece intoppo 
quella rapidità di compilazione, e tentò scemarne l’importanza. Ma non 
s’avvide il sagace critico, che se l’opera del Minorità è improvvisata nella 
forma, invece è lungamente meditata nella sostanza. Ed è perciò, che 
nel 1888 si vide il Waitz, nel Giornale storico della letteratura Italiana, 

sampietrangeli Min. Conv., il quale afferma che il da Serravalle è stato eletto nel 
1406. Un Catalogo Cronologico dei Ministri Provinciali, pubblicato a Jesi, tip. Vin¬ 
cenzo Cherubini 1815, ci dà in proposito il 1405; il quale anno troviamo confermato 
dai cataloghi dei PP. Paganucci, Gasparini, Calcagni, Gallo e Tassi. Accettiamo que- 
st’ultima data come più conforme a verità e perchè poggia sulla testimonianza di più 
autori. — 2. Nel 1410 il da Serravalle, cubiculario di Gregorio XII, fu dal medesimo 
promosso alla Sede vescovile di Fermo; dimorando egli a Gaeta, quella Sede era am¬ 
ministrata dai Monsignor Giovanni, Vescovo tit. di Nicopoli, e Antonio Bertucci Can. 
di Recanati. Ai 29 di ottobre sembra però che non fosse ancora creato Vescovo di 
Fermo, sebbene dimorasse già nelle Marche. Il 28 marzo 1412 Giovanni XXIII creò 
Vescovo della detta diocesi D. Francesco Rustici da Sulmona e nel medesimo anno 
ai 80 di Giugno, Mons. da Serravalle ottenne la facoltà di eleggersi due cappellani 
che furono fr. Nicolò di Udine ed un altro frate minorità: quindi alla Sede di Fermo 
egli o mai vi è stato, oppure vi è stato per poco più di un anno. Cfr. P. Eubel, 
Hierarchia Cathol. Medii Aevii, voi. 1, 2. ediz., pag. 250. — 8. La sua traslazione 
alla Sede vescovile di Fano fu il 15 dicembre del 1417. Cfr. P. Eubel, op. cit. pag. 245. 

(N. d. R.) 


PIOENUM SERAPHICUM 


87 


ritornare con interesse su quest’opera, che per più di tre secoli era ri¬ 
masta quasi dimenticata e sconosciuta ; e letterati chiarissimi, come Ce¬ 
sare Guasti, Augusto Conti ed Isidoro del Lungo non si ritennero dal render 
pubblici i loro voti, che una mano potente volesse alfine trar dalla tomba 
e ritornar a vita un sì prezioso sussidio dei rifioriti studi danteschi. 

« Posto ciò, era mai possibile, nel movimento attuale con cui tutta 
l’Europa si volge all’ Alighieri; era mai possibile, dico, che l’alta impor¬ 
tanza di una degna edizione sfuggisse all’occhio perspicace di Leone XIII ? 
E chi non sa quant’egli, in mezzo alle cure dell’universale apostolato, 
abbia fatto a fin di promuovere ogni sorta di studi, e quanto gli sia a 
cuore la gloria del gran Poeta Teologo del Cattolicismo, sì da averne 
istituito un’apposita cattedra nella sua Roma? Più : una versione letterale 
di Dante, l’unica completa in prosa latina ; un commento nuovo, inedito 
del secolo quinto-decimo esordiente ; tutto ciò opera di un dotto Vescovo 
a richiesta di notabili personaggi, per uso dei Padri di un Concilio uni¬ 
versale ; quale vantaggio per gli studiosi ! qual occasione di onorar de¬ 
gnamente colui che, non solo è padre della letteratura e lingua nostra, 
ma il poeta per eccellenza della gente latina e del Cristianesimo ! quale 
argomento infine per dimostrare il conto, in cui la Chiesa Cattolica ha 
tenuto e continua a tenere il poema sacro. 

« Nè il Santo Padre esitò a commettere la stampa del prezioso co¬ 
dice (unitovi il testo dantesco, con le postille, del B. Bartolomeo da Colle) 
al non men valente che modesto Fra Marcellino da Civezza, Min. Oss. 
del Collegio di S. Antonio in via Merulana ; al quale associò l’altro suo 
esimio, e più giovane consodale Fra Teofìlo Domenichelli. Francescani gli 
autori, come, non sarebbero stati gli editori anch’essi francescani ? Per 
altro, non è nuovo ad alcuno il nome dello storiografo illustre delle Mis¬ 
sioni del suo Ordine ; nè è la prima volta che Sua Santità richiede l’opera 
del da Civezza ornamento e vanto della Serafica famiglia. Con vera lode 
di veridico ed elegante scrittore aveva egli corrisposto alla sovrana fiducia 
pubblicando l’egregio lavoro che s’intitola: R Romano Pontificato nella 
storia d'Italia ! Non diversamente, chiunque suole tener dietro al movi¬ 
mento degli studi, può ignorare le letterale, e religiose benemerenze del 
P. Domenichelli. 

« Oltre al piacere dell’ubbidienza, per un’altra ragione ancora i due 
valenti frati accettarono con gioia l’onorevole incarico. In mezzo ai fran¬ 
cescani, il divino Poeta fu sempre studiato con fervore ; egli, che si era 
ispirato all’estro di Francesco, ed alla sapienza della scuola ; egli che 
dall’Aquinate avea preso bensì il sistema filosofico e teologico, ma il colorito 
mistico, la soavità affettiva, l’impronta ascetica non da altri, che dal Se¬ 
rafico S. Bonaventura, rinvenendo nell’amplesso de’ due Santi Dottori la 
perfetta espressione del suo ideale. E poi, non avea la poesia di Dante, 
come il pennello di Giotto, eternato, nel campo estetico, la santità di 
Francesco ? e non è opinione di alcuni, che l’Alighieri sia stato educato dai 
francescani di S. Croce di Firenze, e che più tardi abbia cinto il capestro 
del gran poverello ? Certo, al primogenito suo volle posto nome di Fran¬ 
cesco. E ciò pel Poeta : dal canto loro i Minori ebbero, sopra ogn’altro, 
diletto il cantore della sublime trilogia ; parecchi fra essi, come Giovanni 























































































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PICENUM SERAPHICUM 


da Serra valle e Bartolomeo da Colle vollero o spiegarla^ o tradnrla ? o tra¬ 
scriverla, fino al Conventuale Baldassare Lombardi, che ne stampo, nel 
1791, un commento pregiatissimo. I versi poi della Commedia , in cui e cele¬ 
brato il Serafico Padre, furon soliti i frati raccogliere a parte, insieme a 
quelli che lumeggiassero idee care all’ordine : così ad esempio, ci è dato 
scorgere in qualche codice laurenziano. Insomma, non isfuggi ai. france¬ 
scani qual pura fiamma di schietta fede splendesse nella Commedia , come 
non isfuggì al Fiorentino quale vigorosa virtù san Francesco avesse comu¬ 
nicata all’Italia, per recare innanzi l’opera del suo incivilimento. . 

« Però di sì cari rapporti fra 1’ Alighieri e l’Ordine de’ Minori, il 
più bel monumento rimarrà, cred’io, la presente pnbblicazione di cui in 
nota il titolo esatto ; magnifico volume in foglio, di ben. 1236 pagine ; 
splendida edizione di lusso, che unisce alla bellezza de’ tipi la bontà della 
carta, e la correzione tipografica, degna in tutto e del gran Poeta che 
voleasi onorare, e del Pontefice Sommo (l’amico di Dante e di S. Fran¬ 
cesco) che con romana e pontificia munificenza vi provvide. 

« Ad una sobria epigrafe succede una bella lettera dedicatoria al 
Santo Padre, data dal giorno sacro a S. Gioacchino, di quest’anno; (1891) 
nella quale i due valorosi frati fanno quel medesimo, che fecero il Vellutello 
con Paolo III, e il Lazzari con Benedetto XIV, offrendo anch’essi un 
nuovo lavoro sulla Commedia al terzo decimo Leone. 

« Non tornerà forse discaro (scrivono essi) alla Santità vostra ilno- 
« tare come tutto in questa pubblicazione sia inedito e Francescano : 
« inedito e Francescano il testo italiano della Cantica, che ci viene dal 
« Beato Bartolomeo da Colle in Toscana ; inedita e Francescana la tra- 
« duzione latina del testo col suo ampio Commento di Frate Giovanni 
« da Serravalle di Rimini; e come sia pur Francescano il grande Poeta 
« sì alto rappresentante delle vere glorie italiane, che s’identificano con 
« quelle del Vicario di Cristo e della sua Chiesa, facendoci sapere egli 
« stesso che non sdegnò di cingere il povero capestro de’ minori, per 
« cui tante anime furon tratte a virtù e ricondotte a ravvedimento ; umi- 
« fissimi Francescani noi sottoscritti che abbiamo l’altissimo onore di 
« deporre l’edizione ai piedi della Santità Vostra, ascritta per sapiente 
« e profondo affetto verso il Patriarca Serafico e il suo Istituto, sopra il 
« quale come sopra noi stessi imploriamo genuflessi la Benedizione Apo- 
« stolica ». 

« Seguono certe ampie Notizie Preliminari ; nelle quali, con purgato 
stile, e temperanza serena, van lumeggiando e la cattolicità irrecusabile 
dell’ Alighieri, e il conto grande in cui la Chiesa l’ha sempre tenuto. Che 
se l’Inquisizione di Spagna (osservano) s’avviso proibire la chiosa del 
Vellutello, o mutilare qualche raro passo del poema sacro i Papi, più be¬ 
nigni lo difesero e lo protessero; nè per qualche iracondo sfogo. del E io- 
rentino contro questo o quell’altro de’ Romani^ Pastori se ne ritrassero. 
Anche il Serravalle, nel dichiarare il testo, talfìata non rifugge dal ripe¬ 
tere qualche storiella contro il clero, e magari contro i Gerarchi Supremi, 
con un bonario ut dicitura eppure il commentario di lui viene oggi alla 
luce, nella sua assoluta integrità, e senza la minima mutilazione. Il vero 
è ? come assennatamente riflette il Chiarissimo P. Marcellino, che, ai tempi 


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di Dante, ninno avea tentato offuscare la distinzione che Cristo mede¬ 
simo inculcò sì nettamente, tra Vindefettibilità delFinsegnamento della 
Chiesa, e la peccabilità dei suoi membri. I falli degli individui possono 
si addolorare la Sposa del Redentore, ma non offenderla; essa e quasi 
raggio di sole, che piove in acqua intorbidata senza macchiarsi. Nelle 
magagne non fa, che manifestar viemeglio la sanatrice virtù che la pe¬ 
renna. Ora gli sfoghi, anche più fieri, e passionati del divino Poeta ven¬ 
dono sempre dall’integrezza del suo sentimento morale ; non da disprezzo 
prorompono, sì veramente da zelo pio e fervente per la santità dela 
Chiesa ; perciò, quand’anco ingiusti (dando risalto alla, punta della dot¬ 
trina) attestano le sincerità e l’ardore della fede di chi vi si lascio tra¬ 
scinare. . _ . . i 

« I benemeriti editori in questa savia Prefazione, passano poi a eie- 
lineare le biografie de’loro due consodali, il da Serravalle e il da Colle ; 
i due codici descrivono con esattezza, catoniano, cioè, di cui dissi, e 
Vaticano, di cui dirò, contenenti l’opera dei due frati ; finalmente, ren¬ 
dono conto del modo come han creduto condurre 1 ardua stampa del vo¬ 
lume. Ben trentotto documenti, inediti, tratti dall’archivio Apostolico, 
corredano come appendice le Notizie Preliminari. 

« Frate Giovanni mette in fronte del suo lavoro una graziosissima 
lettera di dedica ai tre personaggi insigni, che gli avean commesso la 
traduzione e l’esposizione latina della Commedia. 

Seguono altre sue proemiali avvertenze (Preambula) m numero di 
otto • in cui spiega gli intendimenti dell’ Alighieri, lo scopo e 1 allegoria 
della Commedia , e perchè Dante l’abbia chiamata così, e perche abbia 
scelto Virgilio a suo duce ecc. ecc., come anche discorre sulla topografia, 
dirò così, de’ tre regni oltremondani, quali l’autore li avea poeticamente 
concepiti Anche nel Preambolo al Purgatorio dichiara, perche 1 Alighieri 
vi abbia messo Catone a Custode, ed altri simili punta. Ad ogni Capitolo 
ossia Canto, premette estesi sommari , o vogliam dir e, Argomenti) m tutto 
dimostra il suo facile ingegno, e la vecchia famigliarità col poema sacro. 

« Nella glossa segue, per lo più, il proprio maestro Benvenuto, non 
sì però che e di lui e del Poeta medesimo, malgrado la profonda, vene¬ 
razione, non ricetti a quando, a quando, dove li reputi falsi, ì giu ìzu, 

troppo avventati. „ . . , , 

« La dicitura non solo sente assai della fretta, ma e assolutamente 
rozza, barbara, corrente, quale si usava nel medio-evo, predicando o inse¬ 
gnando, per farsi capire da tutti. Il Serravalle stesso riconosce di aver 
tradotto in illam talem qualem prosarti rudenti et ineptam, e parla di rusti¬ 
cana latinitate, e d’incompta et inepta traslatione. Ma, se rustica e di sicuro 
(nè altrimenti avrebbe potuto il frate fornire in sì breve tempo 1 assunta 
impresa) inetta per noi non è davvero, dovendosi considerar come docu¬ 
mento linguistico e voglio dire di quel latino, che tutta 1 Europa inten¬ 
deva e parlava allora, simultaneamente ai pargoleggianti volgari, e pre¬ 
sentando inoltre la sua maniera di esprimersi una certa ingenuità, e forza 
che costituisce, ad esempio, l’attrattiva della cronaca di Era Salimbene. 
Più ; per lo studio critico del testo di Dante, a cui l’Italia, vergognosa 
del ritardo, ormai comincia a pensare, mentre ci sarebbe stata mutile 


























































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una versione elegante, questa del Minorità, pedissequa, servile e senza 
pretese letterarie, fino al punto di farci ridere, ci toma invece opportu¬ 
nissima. Eccone un saggio : 

« In medio itineris vite nostre 
« Reperì me in una silva obscura, 

« Cuius recta via erat devia; 

Ovvero : 

« Omnes clamabant : ad Philippum Argenti, 

« Et Florentinus spiritus iracundus 
« In se tpsum se rodebat cum dentibus. 

« L’aver tradotto così, per semplice comodo de’ Padri Costanziesi 
non italiani, ed in quel latino comune con cui tutti s’intendevano a 
Costanza, riproduce per noi l’antico testo italiano, di cui faceva uso il 
buon frate Giovanni, e ci serve a ristabilire le lezioni dubbie : il che po¬ 
trei dimostrare con parecchi esempii, se qui ne fosse il luogo, ed il tempo 
opportuno. Ci basti sapere, che la presente pubblicazione è un contributo 
prezioso agli studii critici danteschi ; nè gli uomini del mestiere mel 
vorranno negare. 

« La chiesa è abbondante, anzi vi si potrebbero distinguere tre parti 
benché, spesso, si fondano insieme : parole del testo ripresentate in latino; 
spiegazioni, o storiche , o letterarie , o allegoriche ; parafrasi del testo mede¬ 
simo. Ampia è, in ispecie, la parte storica ; e quei curiosi anedotti, che 
il da Serravalle con ingenuità va contando, risuscitano per noi le storielle 
che correvano allora, e ci fan vivere in mezzo al popolo di quel tempo 
che uomo del popolo è pur sempre il francescano. Frate Giovanni cita 
un gran numero di autori nel commento ; li cita però a memoria, cosic¬ 
ché mal si potrebbero riscontrare ; tuttavia, quanto alla sostanza, almeno 
ordinariamente, può egli ritenersi fedele. 

« Ho detto che dell’opera sua si conoscono adesso tre codici. Gli 
editori non han potuto collazionare i due ungherese , (mutilo) e britan¬ 
nico ; hanno fedelmente riprodotto il solo Vaticano-capponiano. E’ da sog¬ 
giunger subito, che l’han fatto con somma diligenza, serbando con iscru- 
polosità la grafia del manoscritto, attendendo per renderlo comodo, alla 
sua interpunzione, supplendo parole e lettere, ove occorresse, ma chiu¬ 
dendo sempre i supplementi in parentesi quadre ; ponendo, infine, le 
chiose sotto i versi corrispondenti, e ciascun sommario in fronte al rispet¬ 
tivo capitolo o canto , il che nel codice non avviene. 

« Aveano poi bisogno di un testo della Commedia da contrapporre 
alla versione latina ed alla glossa ; e, volendolo a ragione francescano, 
scelsero quello del B. Bartolomeo da Colle in Val d’jtlsa di Toscana. Co¬ 
stui fu de’ Lippi fratello a Lorenzo, e, dopo, aver inteso una predica di 
S. Giovanni da Capistrano, era entrato nella famiglia francescana dell’Os¬ 
servanza. Vecchio e sofferente, trascrisse di sua mano, e tutto postillò un 
testo del poema sacro ; più, sul Paradiso cominciò taluni suoi commenti 


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in latino, che la morte gli troncò in principio del Canto III. Il codice, 
contenente la fatica del B. Bartolomeo, spetta al fondo vaticano ,. e va 
sotto i numeri 7566-68. E’ del secolo XV volgente; ed m fine di ciascuna 
delle tre cantiche vi si leggono taluni versi leonini , fra cui questi: 

« Scripsit, summe Deus — tibi supplex Bartholomaeus, 

« Christi sectator — Francisci lentus amator. 

« Siccome il testo del Beato da Colle ha singolari riscontri con quello 
usato dal Serravalle, hanno fatto benissimo gli editori a dargli la prefe¬ 
renza. Nell’opera tanto laboriosa della sua interpunzione, e nel curarne 
la stampa, è stato poi loro di grande aiuto il eh. dantista Isidoro del 

Debbo aggiungere, che ad ogni canto della Commedia 1 esimio 
P. Marcellino ha fatto seguire, quasi a riposo della mente, un pensiero 
(die’egli) quale la recente lettura dei versi, e del commento potea sug¬ 
gerirlo ; invece, a me pare un’esposizione continua di forma nuova e gra¬ 
ziosa, da far meglio gustare l’immortal trilogia, con pensieri bellissimi e 
che ricreano, mentre danno allo spirito vital nutrimento, attinti come 
sono alle dottrine francescane del Serafico S. Bonaventura. Alla critica 
arida, intedescata, che oggi prevale, parranno, lo so, fuori proposito ; ma 
a noi italiani, mi avviso, che debbano piacere assai. Sono intatti conside¬ 
razioni ora estetiche, ora filosofiche, ora morali, e trattano punti altis¬ 
simi, ma sempre con gusto e soavità, sì da farci sospirare dietro la pace 
meditativa del Chiostro, che le ha ispirate. Tutta, la pubblicazione si 
chiude colle Fragmenta Commentarii super Comoediam Dantis Aldigtiiern 
per Fratrem Bartholomaeum a Colle ex Min. Obs . 

« Terminerò plaudendo ai chiarissimi P. Marcellino di Civezza, e 
P. Teofilo Domenichelli, ed alla munificenza sovrana del Santo Padre, 
che ha dato gli ordini, e fornito le spese della pubblicazione. La Divina 
Commedia è il più squisito frutto della letteratura cristiana, e non a 
torto, la Chiesa lo rivendica tutto per sé. E’, in forme poetiche, la visione 
del mondo avvenire, il quale sarà la finalità del presente ; ^ oso anche 
aggiungere, è il poema immortale, che solo un cattolico P u0 intendere 
pienamente, avvegnaché, fuori della fede di Dante, le sue bellezze s ug- 
gono, in gran parte, ad una generazione, la quale, non piu credendo, 
tampoco le gusta più. Le stesse mormorazioni del Poeta contro questo, 
o quell’altro Papa sono poi altro, che le mormorazioni di un figlio i Cosi 
è, ed a me, scrivendo di lui ne’ tristi giorni presenti, vengono spontanei 
sul labbro i versi bellissimi, co’ quali egli, pure alla vista di Bonifacio, 
catturato in Anagni, deriso e abbeverato di fiele come Cristo, sentendo 
scoppiarsene il cuore di amarezza, obliava tutto, e vólto al Cielo gridava 
con impeto sublime : 

« 0 Signor mio, quando sarò io lieto 
« A veder la vendetta che, nascosa, 

« la dolce Vira tua nel tuo segreto ? 






















































































































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« Non occorre aggiungere, clie la vendetta de’ cristiani altro non è 
che il ravvedimento dei colpevoli. » 


R proposito òel Commento.® 

« I critici della letteratura italiana sono stati ingiusti verso questo 
libro, il quale è passato quasi inosservato, mentre dovea esser segnalato 
al pubblico come un lavoro poderoso, e sotto parecchi aspetti di molto 
valore. 

« La Miscellanea non ha per iscopo lo studio dell’Alighieri, ma questo 
libro è così intimamente legato con l’Ordine Francescano, che è proprio 
doveroso segnalarlo ai cultori dei nostri studi. Si vedrà da esso come 
sia benemerito di Dante l’illustre ordine di S. Francesco, e quanto a lui 
si debba per aver reso noto e divulgato nelle regioni settentrionali il 
merito sommo del Divino Poema. 

« Era l’anno 1415, e nella città di Costanza, per causa del Concilio 
trovavansi con gli altri Prelati il Cardinale Amedeo di Saluzzo, e due 
Vescovi Inglesi: Niccolò di Bubwick e Roberto Halam, i quali conosciuto 
il Vescovo di Fermo Giovanni di Serravalle Francescano, lo pregarono 
di tradurre e di commentare in latino la Divina Commedia dell’Alighieri. 
Egli accettò, e volentieri la avrebbe tradotta in versi, poiché a lui era 
grave rinunciare alla dolcezza, alla sodisfazione, alla bellezza della poesia 
dantesca, ma poiché pare che quei Prelati desiderassero più far cono¬ 
scere oltre alpe l’Alighieri come teologo, come filosofo, come uomo di 
studi profondi, anziché come letterato e come poeta, così gli ingiunsero 
una traduzione letterale latina non curantes de rusticana latinitate, incornata 
et inepta translatione. Fra Giovanni da Serravalle cominciò la versione 
nel Gennaio del 1416, nel Maggio l’avea terminata e l’avea terminata 
scrupolosamente, nolendo discedere a textu auctoris, nec illi addere nec ab 
ipso diminuere . Certo, a noi italiani, una versione latina, come è questa, 
apparisce barocca, e desta facilmente un senso disgustoso. Ma a parte il 
breve tempo, e le molte occupazioni del traduttore sarebbe proprio in¬ 
giusto far colpa a lui di un difetto che da lui fu voluto e che, nell’in¬ 
tenzione dei committenti, difetto non fu. Essi vollero volgarizzare fra 
i popoli nordici la conoscenza dell’Alighieri, nè certo poteano farlo più 
utilmente che con una versione strettamente letterale. Poiché allora, fra 
gli Inglesi la nostra lingua era a tutti ignota, come si potea far meglio 
conoscere un Alighieri genuino se non con una traduzione letterale ? E 
questa non potea non essere prosaica, e a noi questa non può oggi non 
apparire sciatta e indecente. Se fosse stata eseguita in versi latini, data 
l’oscurità di molti passi della Divina Commedia , certamente in molti in¬ 
glesi dovea nascere il dubbio se quello che leggevano era proprio parto 
dell’Alighieri, ovvero fioritura della versione. Col metodo di Fr. Giovanni 


(1) Vedi la nota n. 1. 


EICENUM SEEAPHICUM 


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da Serravalle, ogni dubbio è escluso, e la sua versione dovè incontesta¬ 
bilmente far conoscere l’Alighieri con la stessa precisione con la quale 
un archeologo preferisce studiare un rudere sopra una brutta fotografia, 
anziché sopra un bel disegno eseguito a mano. La sua traslazione dovè 
contribuire potentemente alla diffusione della Divina Commedia . 

« Mi piace conservare in questi fogli un saggio di questa versione 
ed è troppo ovvio che, dovendo scegliere, mi rivolga al canto XI del 
Paradiso. Eccone, nei versi 15-26 il principio della bellissima lode al 
Santo fondatore dei Francescani. 

Infra Tupinum, et aquam que descendit 
De colle electo Beati Ubaldi 
Fertilis costa de alto monte pendei , 

Unde Perusium sentit frigus et calorem 
A porta Solis, et retro illam plangit 
Per grave iugum Nuceria cum Gualdo 
De ista costa , ibi ubi ipsa frangit 
Plus suum receptaculum natus est in mundo unus sol 
Sicut facit iste aliquando de Gange. 

Ideo qui de loco ilio facit verba 
Non dicat Assisium, quia diceret breve, 

Sed Orientem si proprie dicere vult. 

« Se molto è il merito di Fra Giovanni da Serravalle per questa 
versione, maggiore è il suo merito per il commento amplissimo che fece 
del Poema, commento che scrisse pure in Costanza, contemporaneamente 
alla versione, e che cominciato il 1 Febbraio del 1416, era compito il 
2 Gennaio 1417. E che commento ! Lontano dalla Patria, senza libri ido¬ 
nei, col solo soccorso dei suoi studii e della sua memoria, il suo lavoro 
e veramente ammirabile, avendo considerato nel Poema la parte storica, 
estetica, teologica, filosofica, morale. Un nome gli basta per tessere un 
racconto, una parola gli è sufficiente per svolgere una monografia. A lui 
sono noti scrittori classici e medievali, a lui sono conosciute le cronache 
dei comuni italiani, i commentatori che lo precedettero, i luoghi nomi¬ 
nati dalfAlighieri. Date le condizioni del luogo, del tempo, delle circo¬ 
stanze, niuno può dire che si potesse fare più o meglio di quello che 
Era Giovanni di Serravalle fece. 

« Il poderoso lavoro di Fra Giovanni da Seravalle rimase inedito 
nno ai nostri giorni, sebbene da oltre un secolo se ne tenesse conto dagli 
istorici della letteratura italiana. E se ne conservano tre codici uno in 
Ungheria, mutilo : uno a Londra, intero : un terzo, bellissimo, nella bi¬ 
blioteca Vaticana. Questo codice ebbe due fortune quella di esser cono¬ 
sciuto ed apprezzato dal eh. P. Marcellino da Civezza ; e quella di esser 
stato publicato per cura munificente del S. P. Leone XIII. 

« E il P. Marcellino, associatosi il P. Teofilo Domenichelli, lavorò 
storno al codice Vaticano con una pazienza che avrebbe dovuto troncare 
e stancare qualunque energia. Trascrivere il lungo lavoro, separarne le 













































































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PICENUM SERAPHICUM 


chiose, dividerle, ordinarle, sorvegliare le infinite cure che richiede una 
stampa difficoltosa per esigenze tipografiche, correggere ecc. sono queste 
cose che meritano vera e grande riconoscenza. E forse questo non è il 
più. I due dotti Padri non fecero lavoro meccanico, ma lavoro scientifico. 

« Anzitutto vollero unire un testo italiano alla versione del Padre 
da Serravalle, e per questo svolsero un codice trascritto nel secolo XY da 
P. Bartolomeo da Colle Yaldelsa, Francescano, che pure tentò un com¬ 
mento del Poema, e questo testo studiarono con diligenza, notando dove si 
accorda, dove si allontana o dalla versione in discorso, o dal testo volgare. E 
quasi ciò non bastasse, il lavoro arido e faticoso, rallietarono ponendo fra 
ogni canto delle belle considerazioni estetiche sul poema, discorrendo di cose 
varie, con eleganza di forma, con profondità di concetti, dimostrandosi 
veri conoscitori del Divino Poema. Chi pensa che tutto questo lavoro 
occupa poco meno di mille e trecento grosse pagine in foglio, rimane 
meravigliato della paziente cura colla quale gli editori arricchirono con 
questo grosso volume la suppellettile letteraria della nostra lingua. 

« Dove lascio io le Notizie Preliminari ? Queste, comprese in cin¬ 
quanta fitte pagine, costituiscono un volume e a mio giudizio, si com¬ 
pongono di tre parti ben distinte. In esse, senza molto affaticare il let¬ 
tore, ma con severità di metodo, e con abbondanza di giustificazione, i 
due Padri Editori, svolgono questi punti. Lo studio di Dante nell/Ordine 
Francescano — Le notizie sopra fra Giovanni da Serravalle e fra Barto¬ 
lomeo da Colle — Le regole critiche della loro edizione. 

« Eiassumo in cenni fugaci. 

« Premessa una seria discolpa dell’autorità pontificale che si volle 
talvolta colorire come nemica dell’Alighieri, qui sono notizie assai sui 
commentatori Francescani del Poema, sugli editori Francescani, sugli 
espositori Francescani, da far ritenere che niun altro sodalizio religioso 
e letterario studiò Dante con tanto amore, con quanto lo studiò l’Ordine 
dei Minori. Eicordano gli editori che nel 1430 un fra Antonio France¬ 
scano, predicando nel Duomo Fiorentino, ivi fece dipingere il ritratto 
del Poema. Questo atto di culto letterario forse fu sintomatico nei fran¬ 
cescani, e quelli di Assisi lo fecero dipingere nella loro Chiesa per mano 
di Giotto, e quelli di Montefalco lo fecero colorire parimenti nella loro 
Chiesa per mano di Benozzo Gozzoli, e chi sa quell’uso corteso in quante 
altre Chiese sarà stato imitato ? 

« Nelle notizie biografiche dei due dantofili francescani del secolo 
XV i due editori ci dànno buone notizie e documenti inediti assai. Può 
essere che a questi documenti si facciano in avvenire delle aggiunte : 
ciò che manca però, neppure in minima parte nuoce all’importanza di 
questo volume, nel quale non sono lacune per lo scopo per cui fu fatto 
publico. 

« Assennate, piene di buon senso critico sono le norme che manife¬ 
stano i due editori aver seguito nelle loro stampe. Ninna mutazione, niuna 
soppressione, niuna aggiunta, ma correggere i testi con la ortografia degli 
autori, attenersi alle loro indicazioni, indicare i loro equivoci, dare in¬ 
somma il testo come lo dettero essi, ecco il metodo adoperato, metodo 
corrispondente a qualunque critica esigente. Chi appuntasse qualche lie¬ 


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vissima svista, farebbe torto a se stesso, mostrando non conoscere quanto 
e come costi la stampa di qualunque lavoro, anche piccolo se si voglia 
far bene. E questo, non che piccolo, è un poderoso volume di ben mille 
e trecento pagine ! 

« Se io qui mi rallegro per questo ingente monumento di lettera¬ 
tura francescana con l’ottimo P. Marcellino e con il P. Teofilo suo degno 
compagno, nulla farei che ai nomi loro potesse render vantaggio, ma ben 
mi rallegrerò con essi per la fortuna che hanno avuta di trovar così splen¬ 
dido Mecenate in Leone XIII, e mi rallegro pure perchè la letteratura 
italiana e la coltura francescana abbiano messo alla luce così splendido 
monumento. Duole però, lo ripetiamo, che a questo libro i critici nostrani 
ed esteri abbiano fatto ingiustizia, perocché mentre riempiono i loro pe¬ 
riodici di riviste e di elogi sopra produzioni che sono spesso di minimo 
valore, tacquero sopra un volume così serio, nel quale qualunque mag¬ 
gior letterato si sentirebbe lieto di aver apposto il nome. 


Un ignoto terziario francescano.® 


« Tra la numerosa ed eletta schiera di uomini illustri, che nei tempi 
andati e presenti s’onorarono di dare il loro nome al terz’ordine di S. Fran¬ 
cesco, « il cui spirito, essenzialmente cristiano, si porgea meraviglia ai 
bisogni di tutti i luoghi e di lutti i tempi » (2) è degno d’essere ricordato 
D. Pierpaolo Bartolazzi, della cui vita c’è sommamente grato, e stimiamo 
cosa ottima non che gradita a’ benevoli lettori specialmente se Sacerdoti 
© Terziari, accennare brevemente i fatti principali, appoggiandoci e alle 
diverse stampe che furono fatte nell’infausta occasione della sua bella 
morte, e a testimoni oculari degni di fede. (3). 

« Egli adunque sortì i natali in Pausula piccola città del Piceno il 
27 novembre 1824 da’ piissimi e nobili genitori Andrea e Marianna De- 
Minicis da Fallerone ch’ancor giovanetto ebbe la grave sventura di per¬ 
dere. Già educato santamente da’ suoi a camminar sempre alla presenza 
di Dio e fornito d’ingegno svegliato e versatile, decenne fu mandato nel 
ven. Seminario di Macerata: dove con grand’impegno e con felicissima 
riuscita studiò grammmatica, Belle lettere, filosofìa e teologia, nella quale 
ottenne laurea d’onore. 

« In quanta stima di letterato e di sapiente ei fosse tenuto, da ciò 
chiaro apparisce, che, avendo soli 23 anni, fu annoverato fra i ragguar¬ 
devoli soci della letteraria Accademia maceratese, detta de’ Catenari : e 


(1) . Dal Periodico UOriente Serafico: anno III, 1891 fascicolo 8, pag. 238. 

(2) Cfr: P. Basilio da Grbcci'o: Il Giovane premunito ecc., XXXIII: = Il T . 0. 
ai & Francesco d’Assisi 3. VI. 

(3) Crediamo debito di cortesia ringraziare l’illustre M. R. D. Andrea Bartolazzi 

roposto Parroco in Pausula, nipote del defunto, della lunga, affettuosa, gentilissima 
attera inviataci l’8 maggio u. s. fl891), dalla quale abbiamo preso alcune notizie per 
questo nostro articolo ( n . d . a.). 








































































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che, non ancor Sacerdote per mancanza di età, fu elevato dalla Curia 
Permana àll-onorevole grado di Canonico Teologo nell’insigne Collegiata 
di Pausula. Promosso al Presbiterato il 23 dicembre 1848 da S. Emza 
il Cardinale Filippo De-Angelis che in quel tempo reggeva l’archidiocesi 
di Fermo. 

« Or qui non devesi passar sotto silenzio un bellisssimo aneddotto, che 
illustra viemmaggiormente il Bartolazzi e dà a vedere in qual grado ei posse¬ 
desse fin da giovane la carità evangelica. Imperocché recatosi Tanno 1855, 
mentre era beato nel visitare le venerande tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, 
a Roma, di tanti Santi, di tanti Martiri, i quali, secondo la bella frase di 
Tertulliano, col loro benedetto sangue sparso per la fed$ partorirono miriadi 
di novelli figli a Cristo, gli giunse la triste novella che Pausula era 
fìeremente abbattuta dal colera. Egli per ciò oltremodo addolorato, in 
quella che altri avrebbe forse stimata ventura la lontananza, sen parte 
incontanente, corre come cervo al fonte, giunge alla sua cara patria, la 
rivede nella desolazione e nel dolore. Egli non si sgomenta, non ismarrisce; 
ma tutto fiducioso in Dio quale altro buon pastore che dà la vita per 
le sue pecorelle, quale Angelo confortatore, si pone infaticabilmente a 
consolare, animare, ed aiutare i suoi diletti concittadini. Fu vero mira¬ 
colo s’egli non cadde satto il colpo inesorabile del terribile morbo, che in 
men di due mesi fece vittima di circa 500 pausulani. 

« Acquistatasi il Bartolazzi per tali atti eroici maggiore stima appresso 
tutti, TEmo. Card. De-Angelis nell’agosto 1860 lo elesse a Prevosto Par¬ 
roco di Pausula. Egli, che già avea ben appreso dalla scuola del Nazza¬ 
reno d’essere mansueto ed umile di cuore non voleva accettare: ed e 
perciò che il pensare, lo scrivere, il diriggere a S. Emza la supplica di 
voler torre da’ suoi omeri si gravoso ufficio fu tutt’uno. Ma non esau¬ 
dita la sua preghiera, ciecamente si sottomise alla voce dell’ubbidienza, 
prendendo possesso della Parrocchia il 6 Settembre dell’anno suddetto. 
Durante il suo sacro ministero, non può dirsi quale zelo spiegasse per la 
salvezza del gregge a se affidato, facendo mai sempre precedere, secondo 
l’insegnamento del Redentore, l’esempio alla parola. 

« Ferventissimo Terziario di San Francesco, colla voce e con gli 
scritti ne inculcava ardentemente la divozione ai pausulani, che tutt’ora 
si gloriano d’avere un augusto, vasto e maestoso tempio dedicato al gran 
Patriarca d’Assisi (1) ; e se amò i poveri come figli, ad esempio di Lui, 
era acceso d’un vivissimo. amore verso quella nobile ricca, e bella donna 
la quale 


. privata del primo marito 

Mille e cent'anni e più dispetta e scura 
Fino a costui si stette senza invito 

(Parad. XI 64-67) 

(1) Si ha per tradizione, da molteplici ed evidenti ragioni convalidata, che il 
serafico Archimandrita abbia predicato in Montolmo (oggi Pausula), da cui l’intero 
inclito Ordine de’ Minori ha ricevuto non pochi ragguardevoli soggetti (cfr. il Wadd: 
tom. Ili, 22; V, 28; IX, 7; XX, 37-126; XXIV, 15-39-53: Marco da Lisbona: Cro- 


PICENUM SERAPHICUM 


97 


« Difatti la sua abitazione era nudata d’ornamenti e mancante di 
suppellettili, parca la mensa logore e rattoppate le sue biancherie, e 
quel eh’è più, a risparmio di prezzo, acquistava le vesti da altri sacer¬ 
doti, o da’ loro eredi. Che se qualche volta, costretto da necessità e de¬ 
cenza, fu veduto indossare abiti più convenevoli, sappiasi ch’essi non 
erano di sua proprietà, ma imprestati da altri. E che non fece per i 
poveri? Largheggiò « in elemosine, dice l’egregio Canonico David Mari¬ 
tozzi autore dell’elogio funebre del Bartolazzi, denaro, vitto, suppellet¬ 
tili e quanto producevano i beni parrocchiali, » fondò « la pia Associa¬ 
zione di. nostra Donna del Soccorso, assegnando l’obolo annuale degli 
ascritti al sowenimento de’ poveri infermi, che non hanno ricetto nel 
pubblico ospedale. » Eresse un Ospizio di carità per i più derelitti : fab¬ 
brico fin dalle fondamenta un edificio convenevole per le donne, ove esse 
sono bene ammaestrate ne’ lavori donneschi, specialmente in quello della 
spola. Non basta: in un tugurio si svestì de’ sottopanni per soccorrere un 
vecchio ; piu volte fu veduto « che di sua mano a quelli che vergognano 
di domandare mercè, portava soccorso; come, allora, quando per sdruc¬ 
ciolosa via caduto fra le nevi gli uscì dalle vesti un pane e piccolo in¬ 
volto di sale (El. fun.) » Poteva arrivare più oltre l’amore verso i po¬ 
veri di questo loro vero Padre ? 

« Ma che cosa diremo della santa castità, della santa ubbidienza ? Se il 
Bartolazzi fosse o non adorno di queste belle virtù, le quali sublimano l’uomo 
che le possiede ad uno stato più eccelso, nobile e lo investono, per dir 
cosi, della natura angelica, a voi, o gentili lettori, lasciamo pienamente 
il giudizio pur di considerare quanto siam per dire ; ciò è ch’egli di mala 
voglia permetteva a qualcuno il bacio della mano, e nelle infermità gli 
doleva che il servo toccasse la sua fronte. Perciò niuna meraviglia, se 
malato esponendo il suo debole corpo a mano chirurgica, lo fece temendo 
dissubbidire. 

» Quanto poi fosse il suo amore verso Iddio, si par manifesto da 
questo solo, ch’ei molte volte fu visto scendere le scale di una casa verso 
la mezzanotte e portarsi immantinente alla contigua Chiesa parrocchiale 
per visitarlo sacramentato e starvi sino all’ora d’offrire il Santo Sacrificio. 
Nè minore era il suo affetto verso Colei, che 

Tre dolci e cari nomi ha in se raccolti 
Madre, figliuola e sposa. 

(Petrarca, Canz. YIII) 

ì«ftn e ’ P ’ n \ L 8 ’ n * Bonaventura: Vita di S. Francesco (Roma, tip. Monaldi 

Sot), pa-g. 286 per Mons. Leopoldo Antoni) narra un miracolo da lui operato ad un 
contadino montalmese : « Viro cuidam de Monte Ulmi in Marchia consolidava vo- 
erern in frusta confractum ». Qui facciamo notare che nel volgarizzamento di Fr. 
,. 01 J® n ’ C0 Cavalca quelle parole « De Monte Ulmi » siano erroneamente tradotte — 
ai Montecolmo — invece di Monte dell’Olmo o, sincopato e più comune, Montolmo , 
evato poi nel 1851 a grado di città, cambiandogli il nome in quello dell’antica 
ausula, dal S. P. Pio IX, per mediazione principale del Card. Giuseppe de’ Marchesi 
goimi, cittadino e gloria della nuova Pausula (1783 - 1861). 

( n . d. a). 


Anno I, 1915 - Fascicolo J. 


7 
























































































































































98 


PICENUM SERAPHICUM 


« Ad ogni occasione che gli si presentava ne intesseva bellissime co¬ 
rone di lodi con eleganti discorsi:® per maggiormente onoraria e farla 
onorare fondò e diresse m patria la pia Unione delle Figlie di Maria , 
fu solerte direttore della Congregazione de’ mercanti ed j^ist 1 P^su- 
lani nella quale si venera Maria Sma col titolo Regina di tutti Sa . 
Ingomma, al dire della Civiltà Cattolica (1) « fu un compitissimo pastore 
di anime un apostolo di zelo e diremo altresì un eroe di canta; greche 
l’arrivare sino ad impoverirsi, per sollevare le miserie altrui, piu che da 

cristiano S fu buon par i at ore, siccome lo mostrano le sue opere 

date alla luce che riscossero elogi dal pubblico, particolarmente dal 
Civiltà Cattolica (2) tra le quali primeggiano le Memorie di Monto lino, 
op-p-ì Pausula; la Vita di S. Marone primo Apostolo e Martire del Piceno, 
ifdivoto Mese ad onore del S. Cuore di Gesù, edito senza nome, Mom 
Malagola e i Pausulani nel 1879; le Memorie Francescane di Pausula ed 
in fine le Memorie intorno l’antica e prodigiosa Immagine di Ma 
SS ma di Guadalupa che, riprodotta dalla mano o almeno a premura 
SL Frate MinL (8) in quella foggia medesima, con cui apparve 
al celebre francescano Giovanni di Zumarraga primo Arcivescovo del 
Messico si venera nella suburbana Chiesa di S. Croce m Pausula Fu 
ancora poeta facile, elegante, concettoso e molte sue liriche composizio 

•P j: pubblica ragione. Ne « ha lasciate, come narra 1 egregio 
suo Nipote molte e graziose, nella massima parte, di tema religioso ». 
TdirKeve fu un Sacerdote veramente secondo il cuor di Dio, un Sa- 
^erdS» Tob nome, vivrà in eterno. (4) Me .hi! presto doveva spe- 
S,ersi onesta preziosa vita ! Ei non poteva durare di vantaggio sotto il 
peso delle sue P fatiche! Da qualche mese i cittadini• ^ SaX 

wdeano che egli « operava, usiamo le precise parole del Canonico Mari 
vedeano, cne egu p ’ fatica a stento; finche assalito 

nozzi, come '' i^Ttobate le ' vieT alimento allo stomaco «ragli im- 
peditTogni cibo.’Il male per medicamenti non ristava: travagliato di^e 
Sotte dazienti pressure al petto, lottò per oltre sei mesi ». (6) Mi¬ 
rabile a dirsi! In siffatti dolori angosciosissimi non mai un ge 

non mai un atte di ^ a lTrDr... aU VS...:°t 
si udiva ripetere Salvum ~ dei Sacramenti eu- 

i«,il,pagina degli znge ^ j, sna faccia emaciata e pallida 


(1) Quad. 929, p. 604. 

(2) Civiltà Cattolica, 1. c. 

(3) Quad. 911, p. 589; quad. 921, P- 

(4) Cfr. le cit. memorie francescane §. • g E R ma Mons. Amilcare 

-p“— - 'tA 

tarlo. 


PICENUM SERAPHICUM 


99 


largo e durevole fonte di afflizione e di dolore ! — Furono spettacolo 
d’eterno ricordo i solennissimi funerali fatti da’ pausulani e le lagrime 
eh’essi versarono in gran copia sulla tomba dell’estinto il quale « come 
lasciò scritto, fu sepolto appresso alla croce che si eleva nel mezzo del 
campo santo, e sopra la sua fossa fu piantata altra piccola croce di 
legno colle iniziali nella parte traversa P. P. P. B. ». (1) 

(1) L’articolo è firmato con le iniziali F. A, C. M. 0. 


'k i=®=g ★ :=©=? A t<Q)=? * A ★ :=©=? ★ i=@=ì * * HH A *=<§>=S * ì=@=i * !=<§> 


I NOSTRI SANTI 

martirologio Piceno 

--*- 


Il Martirologio Francescano, (2) letto quotidianamente in 
tutti i conventi dell’Ordine, ha poche pagine nelle quali 
non vi sia nominato un santo o beato delle nostre Marche. 
Questa lettura mantiene, in gran parte, l’alto nome che fin 
dal primo secolo minoritico si è acquistata la terra picena. 
Per i meno studiosi di storia una si grande moltitudine di 
beati inseriti in quel Martirologio è sembrata perfino una forte 
esagerazione. Infatti, chi legge superficialmente quelle pagine 
stenta a persuadersi come in una sola provincia francescana, 
eccettuata l’Umbria, si trovi tanta mèsse di santità da poter 
dare una prevalente maggioranza in proporzione di tutte le 

(1) E ’ un titolo generico il quale abbraccia i Santi, i Beati ed i 
Venerabili che si trovano registrati nel Martirologio francescano. 

(2) « MARTynoLooiuM Franciscanum P. Arturi a Monasterio Rothoma- 
Qensis. ». Due sono le edizioni di questa interessantissima compilazione, 

a prima del 1638, la seconda del 1653. In questo medesimo secolo, dopo 
a morte dell’Autore, videro la luce, a Venezia e a Modena, due compendi 
e medesimo Martirologio, cioè due pubblicazioni del solo testo senza 
d^T^ 6 sporiche. Nel 1879 il P. Giuseppe Maria da Suapio, per ordine 
t 6 , ^ ,lno P- Bernardino da Portogruaro, fece una terza edizione del solo 
s o con poche varianti, richieste dalle solenni beatificazioni e canoniz- 
zioni e dalle moltissime conferme di culto già avvenute. 














































































100 


PICENTJM SEKAPHICTJM 


provinci© dell’Ordine unite insi©me (1). Ond © che alcuni hanno 
supposto una corriva facilità nel presentare, tanti religiosi con 
il titolo di beati, mentre forse molti meritavano di essere 
ricordati più in un libro di semplice storia, che in un vero 
Martirologio (2). 

Forse tale osservazione è stata ripetuta più volte ed ha 
motivato quel febbrile lavoro di pubblicazioni cui assistiamo 
da circa mezzo secolo. Dal 1880 fino ad oggi nei nostri paesi 
si sono realmente moltiplicate, con un crescendo appassiona¬ 
tissimo, stampe di ogni specie e di ogni torma contenenti 
monografìe, cronache, cenni biografici, piccoli annali, elenchi 
alfabetici, serie cronologiche e cento opuscoli attestanti il ge¬ 
loso e ricco tesoro dei nostri santi. Non sappiamo peraltro 
se tutta questa produzione moltiforme abbia tranquillizzato, 
in fatto di storia a base di rigorosa e sana critica, i nume¬ 
rosissimi lettori del Martirologio Francescano. Il fatto che un 
vent’anni a questa parte tutti gli scrittori biografici dei no¬ 
stri santi e beati si sono serviti di una cerchia di testimonianze 
assai ristretta e per lo più, rarissime erano le eccezioni, il 
loro appoggio storico fu sempre il medesimo, conferma in gran 
parte il nostro dubbio. 

(1) Per Decreto di Urbano Vili, 13 marzo 1625, rigorosamente par¬ 
lando, tutti quei Servi di Dio che sono passati da questa vita, dopo il 
1525 non possono chiamarsi Beati per culto immemorabile: ciò peraltro 
non impedisce di continuare la serie dei nostri grandi, poiché presentare 
allo studio e alla privata venerazione tanti illustri confratelli che sono 
stati veri martiri della fede o seguaci perfetti del Vangelo e della. Re¬ 
gola, non offende menomamente il Decreto della Centenaria Urba- 

niana. ... , 

(2) Osserviamo che la fulgentissima corona di santità, messa bella¬ 
mente dal P. Arturo sul capo augusto del nostro Piceno, non solo non 
è una esagerazione, ma è del tutto mancante. Dal solo Martirologio, in¬ 
fatti, non risulta l’intera mèsse raccolta dall’Ordine francescano in questo 
fertilissimo terreno, poiché da molti monumenti storici, che illustreremo 
in seguito su queste pagine, chiaro apparisce che la compilazione del 
Martirologio non fu completa, almeno riguardo a noi. bi rifletta ancora 
che quella compilazione, essendo stata fatta nella prima meta del secolo 
XVII, attende ancora una mano esperta che la continui sino ai giorni 
nostri. Sono, pertanto, quasi altri tre secoli da mettere in piena luce, nei 
quali non pochi sono i veri seguaci del Poverello d’Assisi, che si distin¬ 
sero per eroiche virtù e che morirono, martiri del proprio dovere, in¬ 
vero concetto di santità. 


PICENTJM SEKAPHICUM 


101 


■»» 


Il P. Arturo da Monasterio, compilatore del Martirologio 
Francescano , costituiva, per la grande maggioranza dei detti 
scrittori, il grande patrimonio storico, la fonte ordinaria, la 
base quasi esclusiva di tutte le loro pubblicazioni. Le affannose 
ricerche negli archivi, la lettura intelligente degli autografi, 
le diffìcili e laboriose collazioni dei sincroni documenti, il pa¬ 
ziente confronto tra gli storici stessi sembrava forse un lavoro 
eccessivo, non necessario, troppo scrupoloso. Per tre secoli 
interi il P. Arturo e gl’inconsultati autori citati dal medesimo 
avevano fatto le spese a tutte le biografìe : ciò, dunque, do¬ 
veva bastare, e bastava diffatto. In tal guisa si è avuta non 
una difesa del Martirologio, ma una semplice ripetizione di 
tutte le sue affermazioni. 

Tranne qualche caso locale per cui l’archivio del convento 
o del Comune si prestava nel favorire documenti speciali, la 
maggioranza dei nostri scrittori lavorava la propria tela sulle 
orditure già preparate dal P. Arturo. E’ stata una specie di 
comoda apatia, parliamo sempre di un ventennio fa, nutrita 
e mantenuta dalla poca esigenza storico-critica dei lettori in 
genere e degli studiosi in specie. Si moltiplicavano, quindi, 
opuscoli e storie fuor misura, ma i più non davano altro che 
indigeste ed inutili ripetizioni senza la soluzione dei dubbi 
storici, senza un esame severo delle fonti alle quali aveva 
attinto l’autore del Martirologio , senza il vantaggio di una 
sola correzione dei molti equivoci nei quali era caduto lo 
stesso P. Arturo. Ed è per questo che non si scriveva più la 
storia dei nostri beati, vissuti prima del secolo XVI, ma si 
ripeteva ciò che era stato scritto, verità ed errori, incertezze 
ed equivoci, probabilità e semplici opinioni, con tutta la se¬ 
quela dei dicitur, videtur, uti trudunt , sicut memoriae proditum 
est. ecc. 

E’ assai facile, pertanto, dare un giudizio sul valore sto¬ 
rico di tali produzioni, scritte su di una medesima falsariga. 
Sono lavori a base di documenti di terza e di quarta mano 
i quali avrebbero avuto un merito qualora lo studio si fosse 
almeno basato sul confronto e sul controllo dei principali au¬ 
tori dei quali si è servito lo stesso compilatore del Marti¬ 
rologio. 

Con ciò non intendiamo togliere del tutto o menomare 
il valore e l’importanza storica del bellissimo lavoro del P. Ar- 
































































































102 


PICENUM SERAPHICUM 


turo da Monasterio. Quel libro è e sarà sempre un vero mo¬ 
numento bio-bibliografico della storia francescana, è e sarà 
sempre un’ottima fonte cui si deve attingere con sicurezza 
qualora, per assoluta mancanza di altri documenti, sia impos¬ 
sibile dare un valore più critico alle biografie dei nostri santi. 
Siccome però oggi lo studio storico ha delle esigenze proprie 
che per gli scrittori di venti o trent’anni addietro non aveva, 
così sarebbe necessario rifare su questa base moderna tutto 
il lavoro del P. Arturo e provare che egli non è stato nè 
troppo facile, nè troppo corrivo nella laboriosa compilazione 
del suo Martirologio. Il compito sarebbe abbastanza lungo, 
ma non eccessivamente difficile. 

Quali furono le fonti alle quali attinse il P. Arturo ? 
quale il valore storico-critico delle medesime? cosa dicono rela¬ 
tivamente al beato per il quale esse sono citate ? vi sono altri 
documenti oltre quelli che servirono all’Arturo di base sto¬ 
rica ? quali ? di quale importanza ? Ecco il metodo analitico 
che dovrebbe essere usato da chi volesse difendere il nostro 
Martirologio. 

Lo scopo del presente studio non è, però, l’intera opera 
del P. Arturo. Il Picenum Seraphicum ha l’alta missione di 
occuparsi dei beati della sua propria regione: di questi soli 
dunque ci occuperemo, lasciando alle altre provincie france¬ 
scane piena libertà di fare altrettanto, qualora lo credessero 
utile ed opportuno. Premettiamo a questo interessantissimo 
studio il ricco elenco dei nostri santi inseriti nel Martirologio 
francescano, aggiungendo anche la serie di quelli che, sebbene 
non marchigiani, pure sono vissuti e morti nel nostro Piceno. (1) 

SERIE PRIMA - I Santi Piceni. 


1. Fermo (2) 

2. Morrovalle 

3. Ancona 

4. Arcevia 


B. Adamo Degli Adami di Fermo 16 mag. 
B. Alberto da Cossignano 1 mar. 

B. Amato d’Ancona 8 feb. 

V. Angelo Antonio Sandreani 29 ott. 


(1) Le due serie sono fedelmente estratte dalla edizione 2 a , Parigi 
1653, e dal Compendio pubblicato a Venezia nel 1879. 

(2) Luogo dove il beato mori: lasciamo il nome come si trova, ec¬ 
cettuati quelli dei paesi che lo hanno cambiato. 


1 

PICENUM SERAPHICUM 103 

5. S. a M. a d’Aspro B. Angelo Clareno 26 apr. 

6. Marca (1) B. Angelo da Mercatello 29 mar. 

7. Ancona B. Anonimo d’Ancona 20 ott. 

8. Macerata B. Antonio da Montecicardo 4 giug. 

9. Saltara (Pesaro) B. Antonio da Piandimeleto 6 feb. 

10. Fabriano B. Antonio Puro 7 ag. 

11. Chieti B. Bartolomeo da Fabriano 9 nov. 

12. Potenza Picena B. Bartolomeo d’Offida 26 die. 

13. Camerino B. Battista Varani (2) 2 giug. 

14. Perugia B. Benedetto da Camerino 22 die. 

15. Fossombrone B. Benedetto d’Urbino 11 mag. 

16. Sanseverino B. Bentivoglio De Bonis (3) 6 apr. 

17. Sanseverino B. Bentivoglio da Sanseverino 25 die. 

18. Marca B. Benvenuta d'Ancona 9 gen. 

19. Osimo S. Benvenuto D’Ancona (4) 22 mar. 

20. Recanati B. Bervenuto da Recanati (5) 15 mag. 

21. Camerino B. Bernardo da Fabriano 5 ag. 

22. Macerata B. Bernardo da Fossombrone 31 mar. 

23. Offlda B. Bernardo D’Oeeida (6) 11 sett. 

24. Marca B. Bernardo d’Osimo 28 mag. 

25. tabriano B. Bonacura da Fabriano 20 mag. 

26. termo B. Bonaventura da Fermo 18 sett. 

27. Italia B. Carlo da Montefeltro 24 nov. 

28. Pesaro B. Cecco Da Pesaro (7) 5 ag. 

29. Recanati B. Compagno da Recanati 6 feb. 

30. Ascoli B. Corrado D’ascoli (8) 19 apr. 

31. Bastia (Assisi) B. Corrado D’Oepida (9) 19 die. 

32. Fabriano B. Crescimbene da Fabriano 13 ott. 

33. Rabriano B. Damiano da Fabriano 5 lug. 


(1) Ci riserviamo in seguito, quando sarà storicamente possibile, di 
assegnare a ciascheduno il paese preciso. 

(2) Le fu confermato il culto da Gregorio XVI il 7 aprile 1843. 

(3) Pio IX ne confermò il culto il 30 settembre del 1852. 

(4) Non si conoscono gli atti di canonizzazione ; anzi sembra che 
non ci sia stata una canonizzazione formale e solenne, ma una conferma 
di culto uti sanctus , forse sotto il Pontificato di Martino IV. 

(5) Il 17 settembre 1796 gli fu confermato il culto da Pio VI. 

(6) Gli fu confermato il culto dalla Santa Sede. 

(7) Pio IX ne confermò il culto il 31 marzo del 1859. 

(8) Fu confermato il culto da Pio VI il 7 gennaio 1784. 

(9) Pio VII gli confermò il culto nel 1817 il 21 aprile. 






























































104 


PICENUM SERAPHICUM 


34. 

35. 

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57. 

58. 

59. 

60. 
61. 
62. 


Urbino 

8. Marino 

Urbino 

Urbino 

Pesaro 

Scapezzano 

Osimo 

Marca 

Pesaro 


B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 


Colfano(Caldarola) B. 

Forano (Appignano) B. 
Osimo B. 

Damiata {Egitto) B. 

Fabriano B. 

Matetica . B. 
Perugia B. 

Fabriano B. 

Castiglione Aretino B. 

Fabriano B. 

Ancona B. 

Amandola B. 

Urbino B. 

Trebisonda B. 

Potenza Picena B. 

Fermo B. 

Macerata B. 

Fabriano B. 

Mogliano B. 

Napoli S. 


Domenico da Leonessa (1) 20 

Domenico da S. Marino 27 
Donato d’Urbino 24 

Elisabetta Malatesta 12 

Eugenia Felice da Pesaro 20 
Eusebio d’Ancona 11 

Filippo d’Ascoli 9 

Filippo dalla Marca 22 

Francesca da Fano 30 

FrancescoDaCaldarola(2) 25 
Francesco da Casteldemilio 3 
Francesco Catalani 
Francesco da Cristo 
Francesco da Fabriano 
Francesco da Fano 
Francesco da Iesi 
Francesco da Libra 
Francesco d’Urbania 
Francesco Venimbeni (3) 
Gabriele Ferretti (4) 
Gabriele da Iesi 
Gaspare d’Urbino 
Gentile Da Matelica (5) 
Gerardo da Potenza Picena 21 
Geremia da Fermo 
Giacomo da Caniana 
Giacomo da Fabriano 
Giacomo da Fallerone 
Giacomo Dalla Marca (6) 28 


apr. 

gen. 

lug. 

ott. 

die. 

gen. 

mag. 

giug. 

gen. 

ott. 

die. 


6 

die. 

5 

lug. 

6 

ag. 

24 

nòv. 

18 

apr. 

20 

apr. 

1 

feb. 

14 

mag. 

14 

nov. 

4 

giug, 

6 

giug, 

5 

sett. 

21 

apr. 

25 

apr. 

19 

die. 

11 

mag. 

25 

lug. 

28 

nov. 


(1) E’ detto da Leonessa perchè vi fu portato dai genitori in tenera 
età, ma nacque a Sanseverino ed appartenne come religioso a questa 
francescana Provincia di cui più volte fu Ministro. 

(2) Gregorio XYI gli confermò il culto il primo settembre del 1843 

(3) Il suo culto fu approvato il primo aprile 1775 da Pio VI. 

(4) Benedetto XIV ne confermò il culto il 19 settembre del 1753. 

(5) Gli fu approvato il culto da Pio VI il 25 gennaio del 1792. 

(6) Beatificato il 25 maggio 1625 da Urbano Vili : canonizzato so¬ 
lennemente da Benedetto XIII il 10 dicembre del 1726, giorno della 
traslazione della S. Casa di Loreto, dichiarato festa di precetto per Roma, 
solamente in quest’anno. 


PICENUM SERAPHICUM 


105 




63. Marca B. 

64. Marca B. 

65. Civitanova B. 

66. Urbino B. 

67. Napoli B. 

68. Urbino B. 

69. Cupramuntana B. 

70. Urbania B. 

71. Verna B. 

72. Serrapetrona B. 

78. Marca B. 

74. Penna S. Giovanni B. 

75. Cupramontanci B. 

76. Urbino B. 

77. Foligno B. 

78. Ancona B. 

79. Fano B. 

80. Marca B. 

81. Fossombrone B. 

82. Labriano B. 

83. Penna S. Marino B. 

84. S.Liberato{Sarnano)'B. 

85. Italia B. 

86. 8. Liberato {,Sarnano) S. 

87. Potenza Picena B. 

88. Fermo B. 

89. Marca B. 

90. Verna B. 

91. Marca B. 

92. Marca B. 

93. Vicenza B. 

94. Sanginesio B. 

95. Morrovalle B. 

96. Fabriano B. 


Giacomo da Massa 5 die. 

Giacomo d’Osimo 5 lug. 

Giacomo da Potenza Picena 12 mag. 
Giacomo d’Urbino 6 feb. 

Giovanni Battista da Pesaro 7 nov. 
Giovanni da Cagli 5 lug. 

Giovanni Eremicola 22 apr. 

Giovanni da Fano 5 mar. 

Giovanni Da Fermo (1) 9 ag. 

Giovanni Martello 12 mar. 

Giovanni da Monte S. Maria 23 sett. 
Giovanni Dalla Penna (2) 5 ott. 
Giovanni Righi (3) 2 mar. 

Giovanni d’Urbino 22 ag. 

Girolamo da Montefeltro 12 die. 
Girolamo d’Ancona 1 gen. 

Girolamo da Pedona 4 mag. 

Giuliano da Fabriano 26 lug. 
Giuseppe da Collainato 28 giug. 
Grazia da Fabriano 2 ag. 

Graziano dalla Penna 30 mar 
Incognito dalla Marca 6 sett. 
Laudone da Montefeltro 29 lug. 
Liberato da Loro Piceno (4) 30 ott. 
LodoA ico da Pierosara 26 die. 
Ludovico d’Urbino 18 feb. 

Lorenzo da Camerino 8 die. 

Lorenzo da Fabriano 14 ag. 
Luca d'Ascoli 2 ott. 

Lucido Antico 10 apr. 

Marco Da Montegallo (5) 28 mar. 
Marino da Santa Vittoria 9 nov. 
Masseo da Sanseverino 27 die. 
Massimo Zanzalini 2 sett. 


(1) Ne fu approvato il culto il 24 giugno 1880 da Leone XIII. 

(2) Pio VII ne approvò il culto nel 1806 ai 20 di novembre. 

(3) Il suo culto fu confermato da Pio X il 7 settembre 1903. 

(4) Clemente XI ne confermò il culto ufi sanctus il 2 settembre 
del 1718. 

(5) Il suo culto fu approvato il 20 settembre 1839 da Gregorio XVI. 






















































































































































106 


PICENUM SERAPHICUM 


97. 

98. 

99. 
100 . 
101 . 
102 . 

103. 

104. 

105. 

106. 

107. 

108. 

109. 

110 . 
111 . 
112 . 

113. 

114. 

115. 

116. 

117. 

118. 

119. 

120 . 


Venezia 

Marca 

Marca 

Camerino 

Matelica 

Fabriano 

Pesaro 

Fermo 

Roma 

Marocco 

Bologna 

Arcevia 

Sanseverino 

Brunforte 

Attrebate 

Macerata 

Urbino 

Sanseverino 


B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 

S. 

B. 

B. 

S. 

B. 

B. 

B. 

B. 

B. 


3 
15 

4 
30 

1 

20 

19 

12 

23 


Camerino B. 

Marca B. 

Camerino B. 

Marca B. 

Valenza (Spagna) B. 
Sirolo B. 


Matteo da Basci 
Matteo da Montone 
Matteo da Rubbiano 
Matteo da Sanleo 
Mattia Nazzarei (1) 

Maurizio d’Argignano 
Michelina Da Pesaro (2) 
Nicolò da Ferino 
Nicolò d’Osimo 
Nicolò Da Sassoferrato (3) 13 
Onorio da Montegranaro 8 
Pacifico d’Arcevia 
Pacifico Divini (4) 

Pacifico dalla Marca 
Pacifico Re dei versi 
Paolo dalla Marca 
Pelingotto d’Urbino 
Pellergrino Da Falle- 
bone (5) 

Pietro da Caldarola 
Pietro da Macerata 
Pietro Da Mogliano (6) 
Pietro da Pausula 
Pietro Da Sassoferrato (7) 3 
Pietro Da Treia (8) 14 


16 

24 
7 

10 

31 

1 

27 

25 
29 
13 
23 


ag. 

giug.. 

lug. 

ag. 

mar. 

die. 

giug. 

nov. 

feb. 

ott. 

giug. 

mag. 

sett. 

ag. 

lug. 

mar. 

giug.. 

mar. 

lug. 

ott. 

ag. 

feb. 

sett.. 

mar. 


(1) Ne fu approvato il culto da Clemente XIII nel 1765 ai 27 di 

(2) Le fu confermato il culto il 24 aprile 1737 da Clemente XII. 

(3) Con i compagni Daniele, Angelo, Samuele, Donno, Leone ed 
Ugolino fu martirizzato a Ceuta in Mauritania il 10 ottobre 1227. La 
glorificazione di questi Martiri fu decretata da Leone X il 24 gennaio 

del 1516 , 

(4) Beatificato solennemente da Pio VI il 13 agosto l l86: canoniz¬ 
zato nella festa della SS.ma Trinità a S. Pietro da Gregorio XVI il 26 
maggio del 1839. 

(5) Gli fu confermato il culto da Pio YII il 28 luglio del 1821. 

(6) Clemente XIII ne approvò il culto nel 1760 ai 10 di agosto. 

(7) Il suo culto fu approvato l’il settembre 1704 da Clemente XI. 
era stato martirizzato con il suo compagno, B. Giovanni da Perugia, a 
Valenza nel 1230. 


tembre. 


(8) Da Pio VI ne fu confermato il culto nel 1793 agli 11 di 


set- 


PICENUM SEBAPHICUM 107 

121. Ancona B. Prospero da S. Angelo 19 lug. 

122. Marca B. Raimondo dalla Marca 21 giug. 

123. Fabriano B. Rainaldo da Fabriano 5 lug. 

124. Muccia B. Rizzerio Dalla Muccia (1) 26 mar. 

125. Mombaroccio B. Sante Da Montefabbri (2) 14 ag. 

126. Morlupo B. Sante da Ripatransone 13 gen. 

127. Pesaro B. Serafina Sforza (3) 9 sett. 

128. Ascoli S. Serafino Da Montegra¬ 

naro (4) 12 ott. 

129. Ancona B. Servodio d’Ancona 12 mar. 

130. Ancona B. Simone d’Ancona 6 sett. 

131. Fabriano B. Tommaso da Fabriano 20 mag. 

132. Tamma (India) B. Tommaso Da Tolentino (5) 9 apr. 

133. Italia B. Trebazio dalla Penna 28 die. 

134. Ancona BB. Tre Monache d’Ancona 14 feb. 

135. Fabriano B. Ugolino da Fabriano 11 mag. 

136. Fiastra(Camerino) B. Ugolino Magalotti (6) 23 die. 

137. Brunforte B. Umile dalla Marca 7 ag. 

138. Montecassino B. Umile d’Ofiida 6 apr. 

139. Napoli B. Venanzo da Fabriano 6 mag. 

140. Città di Castello S. Veronica Giuliani (7) 13 sett. 

SET^IE SECONDA -1 Santi vissuti o morti nel Piceno. 

1. Sassoferrato B. Alessandro Yencioli 17 nov. 

2. Fermo B. Ambrogio da Milano B giug. 

8. Pesaro B. Anastasio da Milano 7 ott. 

4. Camerino B. Angelo da Spoleto 2 feb. 

(1) Il 14 dicembre del 1838 fu approvato il suo culto da Grego¬ 
rio XVI. 

(2) Ne confermò il culto Clemente XIV nel 1770, il giorno 18 agosto. 

(3) Il suo culto fu approvato il 17 luglio 17B4 da Benedetto XIV. 

(4) Canonizzato solennemente da Clemente XIII. 

(5) Martirizzato insieme ad altri tre compagni nel 1321 : Leone 
XIII ne approvò il culto il 23 luglio del 1894. 

(6) Questo Terziario francescano (1330-1337) non si trova nel no¬ 
stro Martirologio. Leone XIII ne confermò il culto il 4 dicembre del 1856. 

(7) Canonizzata solennemente in S. Pietro il giorno della SS. Tri¬ 
nità, 26 maggio 1839, da Gregorio XVI. 

























































































108 


PICENUM SERAPHICUM 


5. Iesi 

B. Angelo da Savona 

25 apr. 

6. Scapezzano 

B. Bonaventura da Reggio 

7 sett. 

7. Marca 

B. Corrado da Spoleto 

19 mag. 

8. Pesaro 

B. Felice Meda (1) 

6 nov. 

9. Marca 

B. Gherardo da Firenze 

15 lug. 

10. Urbino 

B. Giacomo da Milano 

27 ag. 

11. Morrovalle 

B. Giorgio Albano 

13 giug. 

12. Camerino 

B. Giovanni Da Parma (2) 

20 mar. 

13. Osimo 

S. Giuseppe Da Copertino (3) 

18 sett. 

14. Osimo 

B. Graziano da Romagna 

1 die. 

15. Marca 

B. Gualtiero Pisano 

2 mar. 

16. Pesaro 

B. Maddalena de Tizon 

25 giug. 

17. Marca 

B. Nicolò di Francia 

20 feb. 

18. Pennabilli 

B. Paolo Clodiense 

12 die. 

19. Sanseverino 

B. Paolo da Levanto 

2 mar. 

20. Ascoli 

B. Pietro da Firenze 

25 sett. 

21. Urbino 

B. Pietro Ispano 

24 giug. 

22. Cupramontana 

B. Pietro da Napoli 

31 lug. 

23. Marca 

B. Riccardo Vesc. di Fos- 



sombrone 

7 ag. 

24. Brunforte 

B. Simone d’Assisi 

11 ag. 

25. Ripatransone 

V. Simone Philippovich. 

9 mag. 

26. Pesaro 

B. Sira Terziaria 

31 die. 

(Continua) 


pcp. 


(1) Ne fu approvato il culto da Pio VII nel 1807 al 2 maggio. 

(2) Pio VI ne approvò il culto il primo marzo del 1777. 

(3) Solennemente canonizzato da Clemente XIII. 




Frate Currado da Ofida, mirabile zelatore della evangelica povertà 
della regola di sancto Francesco, [fu] di sì religiosa vita et di sì grande 
merito apo Idio, che Christo benedetto nella vita et nella morte l’onorò di 
molti miracoli. 


(Fioretti, c. XLII) 


PICENUM SERAPHICUM 


109 


ISCRIZIONI LAPIDARIE 



E’ una geniale ed importante rubrica la quale serve a render più inte¬ 
ressante il « Picenum Seraphicum ». 

Le iscrizioni lapidarie fanno parte delle fonti dalle quali la storia può 
e deve attingere la indispensabile materia per qualsiasi studio bio-bibliogra- 
fico-critico. Una epigrafe è sempre la sintetica narrazione di fatti accaduti 
la memoria dei quali si è voluta perpetuare sul bronzo o sulla pietra , di¬ 
fendendola per tal modo dalla edacità del tempo distruttore. L’epigrafe, il 
più delle volte serve agli studiosi come di sincrono documento a tutti quei 
lavori per i quali è arduo trovare altro appoggio nei libri, tra le perga¬ 
mene, nei manoscritti. Non è raro il caso che dopo accurate e lunghissime 
ricerche negli archivi, una lapide qualsiasi basti a portare abbondante luce 
là dove non vi erano che fittissime tenebre. Oltre a ciò le iscrizioni lapidane 
servono di guida e sono il controllo, la conferma, l’ultimo appoggio, l’abbel¬ 
limento e la corona di tutti quei lavori biografici che la perdita dei docu¬ 
menti originali ha fatto condurre attraverso mille indagini faticosissime, m 
mezzo a difficilissimi confronti. 

Una buona collezione di scritture lapidarie è un vero archivio interes¬ 
sante. 1 nostri lettori saranno contenti e guarderanno di buon occhio questa 
rubrica, poiché dalla medesima potranno meglio giudicare l’ importanza 
storica della Marca francescana. Raccoglieremo poi anche le epigrafi sparse 
su tutti i libri storici dell’Ordine e della nostra regione, purché il soggetto 
sia francescano-piceno (1). 

Sebbene in questa rubrica non ci sia possibile tenere un ordine crono¬ 
logico , pure diamo la precedenza a tutte quelle iscrizioni romane in mosaico 
o incise sulla pietra in memoria dei due grandi Pontefici marchigiani, 
Nicolò IV e Sisto V, e delle loro opere. Le iscrizioni avranno su questo Pe¬ 
riodico il numero progressivo, e ciò servirà per comodo delle loro citazioni 
negli studi che si faranno circa gli illustri personaggi che ne sono il 
soggetto. 

(1) Facciamo calda preghiera a tutti i lettori del « Picenum » d indicarci le iscii 
zioni lapidarie che a caso trovassero nei conventi e chiese francescane, chiuse o lidotte 
ad uso profano ; come pure se vedessero lapidi trasportate in altri edifìci . non si 
dimentichi che il soggetto delle iscrizioni sia piceno-francescano. 



































































































































110 


PICENUM SERAPHICUM 


A NICOLÒ YI m 

1 . 

Nel grande mosaico absidale Lateranense. 

TEETIUS ECCLESIAE PATER INNOCENTIUS HORA 
QUA SESE DEDERAT SOMNO NYTARE RYINAE 
HANC YIDET ECCLESIAM MOX VIR PANNOSUS ET ASPER 
DESPECTVSQVE HVMERYM SYPPONENS SYSTINET ILLAM 
AT PATER EVIGILANS FRANCISCVM PROSPICIT ATQYE 
VERE EST HIC INQYIT QYEM YIDIMVS ISTE RVENTEM 
ECCLESIAMQVE FIDEMQVE FERET SIC ILLE PETITIS 
CVNCTIS CONCESSIS LIBER LAETVSQUE RECESSIT 
FRANCIS CI PROLES PRIMYS DE SORTE MINORYM 
HIERONYMVS QYARTI NICOLAI NOMINE SVRGENS 
ROMANYS PRAESYL PARTES CIRCVMSPICIT HVIYS 
ECCLESIAE CERTA IAM DEPENDERE RYINA 
ANTE RETROQVE LEVAT DESTRVCTA REFORMAT ET ORNAT 
ET FVNDAMENTIS PARTEM COMPONIT AB IMIS 
POSTREMO QYAE PRIMA DEI VENERANDA REFVLSIT 
VISIBUS HVMANIS FACIES HAEC INTEGRA SISTENS 
QYO FVERAT STETERATQVE SITV RECOLATYR EODEM 
PRAESENTIQVE STATV DEVS HAEC AMPLECTERE VOTA 
QYAE TIBI PERSOLYIT DOMUS HVIYS ORNANDO DECOREM 

(1) E’ questi il primo Sommo Pontefice che l’Ordine francescano ha dato alla 
Chiesa Cattolica. Il suo nome era Fra Girolamo Masci di Ascoli Piceno. Nacque da 
povera famiglia : compì i suoi studi a Perugia, e si distinse nelle scienze filosofiche e 
teologiche che insegnò a Roma : nel 1274 fu eletto Ministro Generale dei Minori : 
Clemente X lo mandò ambasciatore all’imperatore Michele di Costantinopoli : ebbe 
diverse missioni difficili a vantaggio della Chiesa: Nicolò III lo creò Cardinale nel 
1279: fu eletto Vescovo di Palestrina da Martino IV nel 1281: salì al Pontificato nel 
1288. Zelantissimo della religione, mandò missionarii a predicarla nelle più lontane e 
remote contrade : protesse le lettere e le scienze : abbellì Roma : purificò la Romagna 
e l’Umbria, agitate dalle fazioni : propagò il suo Ordine, approvandone il terzo : fondò 
le università di Monte pulciano, Macerata e Mompellieri : pose la prima pietra del 
monumentale duomo d’Orvieto. In mezzo alle grandezze della sua dignità, fu sempre 
e sommamente umile. Volle esser sepolto in un luogo appartato di S. Maria Maggiore, 
da lui restaurata ed abbellita ; ivi Sisto V, ammiratore di tanto confratello, gli fece 
erigere un ricco e celebre mausoleo. Gli si attribuiscono de' Commentarli sulla sacra 
Scrittura, ed altri sul Magister sententiarum. Morì nel 1292. 


PICENUM SERAPHICUM 


111 


SERVA MIRIFICA COELO TERRAQYE BEATVM 
EFFICE NEC MANIBYS TRADAS HVNC HOSTIS INIQVI 
INGREDIENS POPVLYS DEVOTVS MYNERA SYMAT 
QVAE BONYS HIC PASTOR DEDIT INDYLGENDO BENIGNE 
ET LARGA PIETATE PATER PECCATA REMITTENS 
AN NO AB INCARNAT. DOMINI NOSTRI IESV CHRISTI MCOXCL 
PONT. EIYSDEM D. NICOLAI PAPAE ANNO TERTIO. (1). 

2 . 

PARTEM P0STERIOREM ET ANTERIOREM RYINOSAS HVIVS 
SANCTI TEMPLI = A FVNDAMENTIS REAEDIFICARI FECIT ET 
ORNARI OPERE MYSIYO NICOLAYS = QYARTUS FILIVS SAN¬ 
CTI FRANCIS CI ET SACRVM YVLTUM SALVATORIS = INTE- 
GRUM REPONI FECIT IN LOCO YBI PRIMVM MIRACULOSE PO- 
PYLO = ROMANO APPARVIT QVANDO FVIT IPSA ECCLESIA 
CONSECRATA = ANNO DOMINI MCCXCI (2). 

3. 

(Ivi sotto l’Effigie del santissimo Salvatore). 

NICOLAYS QVARTUS 
FILIVS S. FRANCIS CI SACRYM VVLTYM 
SALVATORIS REPONI FECIT IN LOCO YBI 
PRIMO MIRACVLOSE APPARVIT 
QVANDO FVIT ISTA ECCLESIA CONSECRATA (3) 

4. 

Nel grande mosaico absidale Liberiano. 

QVARTUS PAPA FVIT NICCOLAVS VIRGINIS AEDEM 
HANC LAPSAM REFECIT FITQ. VETYSTA NOYAM 


(1) In questa bellissima iscrizione sono sinteticamente ricordati i restauri della 
Basilica, l’immagine del sacro Volto, messa in venerazione nel sito stesso in cui la 
prima volta fu veduta dal popolo romano, la grandiosa decorazione in mosaico e i 
tesori delle indulgenze. L’anno terzo del Pontificato di Nicolò IV risponde precisa- 
mente al 1291. 

■ (2) E’ ripetuto in parte quanto leggesi nella prima iscrizione. 

(3) Si allude sempre al fatto dell’apparizione del sacro Volto, o del ss. Salvatore, 
dopo la pace concessa da Costantino, e precisamente nella solenne consacrazione di 
questa Basilica (352J. La remozione del sacro Volto si deve ai grandi guasti subiti 
dalla Basilica stessa nel terremoto del 896 e negli incendi del 1308 e del 1860. 









































































































112 


PICENTJM SKRAPHICUM 


PATER APOSTOLICVM SERVET FRANCISCVS ALVMNVM 
PROTEGAT OMNIPOTENS MATRE ROGANTE BEET. (1) 

5. 

Nel Sacrario della medesima Basilica. 

PETRVS ET IACOBYS COLVMNAE 
HYIYS TEMPLI ARCHIPRESBYTERI CARDINALES 
AMBO DE RE SACRA PRAECLARE MERITI 
SED IACOBYS OPERE SYMPTVQUE 
COLLATO CYM NICOLAO PONTIFICE 
EX INSTAVRATIONE BASILICAE 
DECESSIT ILLVSTRIOR (2). 

6 . 

Alla tomba di Nicolò IY nella Basilica Liberiana. 

(Sul fronte del monumento). 

NICOLAO IV. ASCULANO PICENO 
PONT. MAX. CYM IN NEGLECTO DIV 
SEPVLCHRO PERE LATVISSET 
PR. PELIX PERETTVS CARD. DE MONTE ALTO 
IN ORDINEM ET PATRIAM PIETATE POSYIT 
MDLXXIY. 

7. 

(Nella base del medesimo). 

NICO LA VS IIII. ORDINEM MINOR. PROPESSYS PHILOSOPHVS ET 
THEOLOGYS = EGREGIVS CONSTANTINOPOLIM A GREGORIO X. 
MISSYS GRAECOS AD R. E. == COMMYNIONEM TARTAROS AD 
FIDEM REDYXIT POST BONAVENTVRAM = GENERALIS SAN- 
CTITATE ET DOCTRINA ORD. PROPAGAVIT. NICOLAI III = 
NYNCIVS INTER PRANCORVM ET CASTELLAE REGES PACEM 

(1) E’ una iscrizione senza data ma ricorda uno dei restauri fatti da questo Pon- 
tenfice : diciamo uno, perchè, prima di Nicolò IY, la Basilica fu restaurata nel secolo 
V e dal Papa Eugenio III nella seconda metà del secolo XII. 

(2) 11 Colonna Pietro, ricordato in questa lapide, tu creato Cardinale da Nicolo 
IV, dopo averlo dispensato, de plenitudine potestatis, dal matrimonio con una dama 
romana, la quale prese l’abito monacale. Parteggiò per l’imperatore ; fu scomunicato 
da Bonifacio Vili : Benedetto XI lo assolse, restituendolo agli onori della sacra por¬ 
pora. 


PICENTJM SERAPHICTJM 


113 


CONCILIAVIT = SANCTAE P OTENTIANAE CARDINALIS LEGA- 
TVS HONORII III IN G A L LTAM — SENATORIAM P. R. DIGNITATEM 
SEDI APOSTOLICAE RESTITYIT = PACTVS PONTIPEX REMP. 
SVBLATIS DISCORDIIS COMPOSYIT. CHRISTIANOS = PRINCIPES 
SACRO POEDERE IVNXIT. PTOLEMAIDEM COPIIS ADIVVIT .= 
FLAMINIAM IN PONTIPICIS ITERYM DITIONEM REDEGIT. PV- 
BLICYM IN = MONTE PESSYLANO GYMNASIVM INSTITVIT. 
PROBOS ET ERYDITOS IN = COGNATORYM LOCO TANTVM 
HABVIT. T. ATTIR AN E,N ET HANC BASILICAM = STRYCTVRIS 
ET OPIBYS AYXIT TANDEM IYSTITIA ET RELIGIONE ORBEM = 
TERRAE MODERATYS MAGNA SANCTITATIS OPINIONE OBIIT 
PRID NON. APRILIS MCCXCII. PONTIFICATVS SVI ANNO V. (1). 

A SISTO V. 

Chi visita Roma e si ferma a leggere le iscrizioni collocate nelle chiese,, 
sulle piazze, negli obelischi, sui ponti, nelle fontane e su molti dei superbi 
edifizi che rendono veramente grande questa prima tra le citta italiche, è 
assai difficile che non gli cada sott’occhio il nome di Sisto V. Non siamo 
esagerati , affermando che Roma è piena di memorie di questo Papa, quasi 
che il suo Pontificato fosse stato di lunghissima durata ed in tempi di grande 
quiete e di fastosa opulenza. Chi non ha molto vissuto a Roma, e chi non 
conosce se non superficialmente la storia di questo Pontefice, rimarrà mera¬ 
vigliato che in soli cinque anni di governo ed in mezzo alle cure affannose 
per reprimere il brigantaggio e per domare le prepotenze feudali, Sisto V 
abbia saputo e potuto immortalare il suo nome nella grandiosità dei monu¬ 
menti romani . 

Le seguenti principali iscrizioni lapidarie serviranno per dare ai nostri 
lettori un saggio sintetico delVopera di questo illustre figlio del Piceno, di 
questo umile seguace del Poverello d’Assisi, di questo grande Successore di 
S. Pietro (2). 

(1) E’ un classico riepilogo della vita di Nicolò IV: vedi nota 2. 

(2) P. Felice Peretti, nato a G-rottamare (Fermo) il 13 dicembre 1521 da genitori 
poveri, oriundi di Montalto : vestì l’abito dei Minori a Montalto (1531) e studiò a Pe¬ 
saro, a Jesi e a Bologna. Ordinato sacerdote a Siena (1547), passò a reggere il con¬ 
vento di Napoli (1553) e di Venezia (1556). Eletto Procuratore generale del suo Ordine 
(1561) fu da S. Pio V creato Vescovo di S. Agata dei Goti (1567) e Cardinale (1570). 
Successe nel Pontificato a Gregorio XIII 24 aprile (1585). Mori a Savona il 24 ago¬ 
sto 1590. 


Anno I, 1915 - Fascicolo I. 


8 























































































































































114 


PICENUM SERAPHICUM 


PRIMA SERIE. — NELLE CHIESE. 

8 . 

Sul Portico della Basilica Lateranense. 

SIXTVS PP. Y . AD BENEDICTIONIS EXTRVXIT MDLXXXV. 

PONT. AN. II. 

9. 

Sul Portico dei SS. XII Apostoli. 

SIXTO • Y • PONT • MAX • ORD • MIN • CON • JVSTITIAE • VINDICI • 
PROPAGATORI • RELIGIONIS • A • MDLXXXYI 

10. 

Sul Fronte de Patriarchio Lateranense. 

SIXTVS Y • PONT • MAX • ANNO IY. 

11 . 

Sul Fronte della Scala Santa. 

SIXTVS Y • FECIT SANCTIORI LOCO SCALAM SANCTAM POSVIT 
A • MDLXXXIX - P • IY. (1) 

12 . 

A S. Maria Maggiore. 

SANCTISS- PRAESEPI 
DOMINI • NOSTRI 
JESV • CHRISTI 
SIXTVS • PAPA • V 
DEVOTVS 
SACELLYM 

(1) La scala santa fu posta da Silvestro I nel palazzo di Laterano: il Patriarchio 
era vicino alla scala santa: Sisto V lo atterrò, perchè minacciava rovina, lasciando 
intatte le cappelle di S. Silvestro e il Sancta Sanctorum, ove nel 1689 trasportò la 
scala santa. 


PICENTJM SERAPHICUM 


115 


EXTRVXIT 

AN. SAL. MDLXXXVII 
PONTIFICATVS 
TERTIO 


18. 

(Ivi nell’emisferto della Cappella Sistina). 

SIXTVS V • PONT • MAX • 

JESY CHRISTO DEI FILIO 
DE VIRGINE NATO 


14. 

A S. Andrea della Valle. 

SANCTVS • SEBASTIANVS • MILES • CHRISTI • FORTISSIMUS = 
SAGITTIS • DIOCLETIANI • JVSSY • CONFIGITVR • VIRGIS • CAE- 
DITYR • IN • CLOACAM • DEIICITVR = INDE • A • LYCINA • 
MATRONA • ROMANA • EIUS • IN • SOMNIS • MONITY • EXIMI- 
TYR = ET • IN • CALLISTI • COEMETERIO • CONDITVR • FACTI • 
INDICEM • PLEBS • OLIM • VENERABUNDA = AEDICYLAM 
EXCITAYIT = CVIVS • HIC • NYPER • ALTARE • MAIVS • CYM • 
APSIDE • STETIT == HANC • SIXTVS • Y • P • M • EA • LEGE • 
AEQUARI • SOLO • PERMISIT — YT • ILLIVS • PARS • NOV A E • 
AEDIS • AMBITV • INCLYDERETVR = AD • RETINENDAM • LOCI • 
RELIGIONEM • REIQ • MEMORIAM = MAPHEYS • S • R • E • 
PRESBYTER • CARDINALIS ■ BARBERINYS = SIGNATVRAE • 
IVSTITIAE • PRAEFECTVS = HOC • VOLVIT • EXTARE • MONV- 
MENTVM = ANNO SALYTIS ■ CIOIQCXVI 


15. 

A S. Maria del Popolo (in una parete). 

PIETATIS • ERGO • PVBLICAE • C OMMODITATI 
SIXTVS • V • PONT • MAX • 

PRO • BASILICA • S • SEBASTIANI 
SVBSTITVIT • ET • IN • SEPTEM • ADNVMERAVIT 










































































116 


PICENUM SERAPHICUM 


HANC • SANCTISS • VIRGINIS • AD • PORTAM 
FLAMMINIAM • EIDEM • AD • SEPTEM • ALTARIA 
OMNES • INDULGENTIAS • IMPERTIYIT 
ATQYE • AEQYO • IVRE • COMMYNICAVIT 
ANN • S • M • D • LXXXYI 

16. 

Alla Consolazione (in una parete). 

SIXTVS • Y • PONT • MAX • 

AD . AVGENDAM • ERGA • SANOTAM • DEI • GENITRICEM 
MATREM • GRATIARVM • ET • CONSOLATIONIS 
FIDELIS • POPYLI • PIETATEM • AO • YENERATIONEM 
SOOIETATEM • HYIYS • ECOLESIAE . ET • HOSPITALIS 
IN • ARCHICONFRATERNITATEM • EREXIT 
PRIVILEGIO • AMPLISS • SACRISQYE • INDNLGENTIAR * 
THAESAYRIS • ORNAVIT • CYMYLAYITQVE 
AN • SAL • HVM • M • D • LXXXY • PONT • I • 

17. 

A S. Spirito (nel sacrario). 

SIXTVS PP • V • 

IMPONIT EXC OMYNICATIONEM 
CONTRA QYOSCVMQYE EXTRAHENTES 
YEL COMMODANTES SVPPELLECTILIA 
ECOLESIAE S • SPIRITYS IN SAXIA 
IX • KAL • APRLS MDLXXXYII (1) 

18. 

Ai SS. Vincenzo ed Anastasio (nella parete destra dell’aitar maggiore). 

D • 0 • M • 

SIXTVS V • P ' M • 

PONTIFICIIS AEDIBVS IN QYIRINALI AMPLIATIS 
ET IN YSDEM PRIMVS SVPREMA MORTALIS VITAE EXPLETA 

[PERIODO 

AD HANC APOSTOLICI PALATY PAROCHIALEM ECCLESIAM 

(1) L’antico nome di questa chiesa era S. Spirito in Saxia ; è annessa al grande 
ospedale omonimo. 


PICENUM SERAPHICUM 


117 


YT EADEM EXIMYS AYGERETVR HONORIBVS 
EX SVIS PRAECORDYS PORTIONE DELATA 
ROMANORYM PONTIFICVM 
MONVMENTA PRIMA RELIQUIT 
DIE XXVII • AVGYSTI M • D • X • C 

19. 

A S. Girolamo degli Schiavoni (Nel fronte della Chiesa). 

SANCTO HIERONYMO DICATVM 
SIXTVS Y • P • M • ORD • MIN • 

TEMPLYM A FVNDAMENTIS EREXIT 
PONT • SVI ANNO IV • 

SAL • M • D • LXXXVIII • (1) 

20 . 

(Ivi nel lato esterno ad occidente). 

SIXTVS Y • P • M • ORD • MIN • 

A FVNDAMENTIS EREXIT 
ANNO PONT • SVI IV • SALVTIS MDLXXXVIII 

21 . 

(Ivi sulla porta del lato interno). 

SIXTVS V • PONT • OPT • MAX • 

SANCTI HIERONYMI ECCLESIAM 
MAGNIFICENTIVS EXTRVXIT 
TITVLVM COLLEGIO CANONICORVM 
ADAVXIT 

ET PRONEPOTIBVS SVIS D • D • PERETTIS 
VENAFRAE PRINCIPIBVS IVSPATRONATVS 
ATTRIBVIT 

LOCI ET CLihRI ORNAMENTO AC SECVRITATI 

22 . 

(Ivi nell’aitar maggiore ). 

SIXTE OPVS HOC MVNVSQ • TVVM EST • TIBI PLAVDIT AB 
ASTRIS = ILLYRICVS TOTO NOTVS IN ORBE SENEX • 

(1) Questa chiesa era stata eretta dai dalmati ed albanesi, fuggiti dinanzi ai tur- 
cbi (1471-1484) : Sisto Y la rinnovò completamente. 
















































































































































118 


PICENTJM 8ERAPHICUM 


23. 

(Ivi nel soffitto). 

SIXTYS V • PONT • MAX • 

S • HIERONYMO ECCLESIAE DOCTORI 
TEMPLVM HOC A FVNDAMENTIS ERECTVM 
DICAVIT 

ANNO MDLXXX • 

24. 

(Ivi in una parete). 

YKBANO OCTAYO P • 0 ■ M • 

QYOD PATRIS AEFECTY COMPLEXVS NATIONEM ILLYRICA 
A • 0 • C • ANNIS IN HOC TEMPLO POSTEA A SIXTO V - A FYNDA 
EXTRYCTO CONGREGATAM 
EIDEM CONGREGATIONI TRANQYILLITATE REDDITA 
DOMO S • CAII PP • M • ILLYRICI A FVND • EXCITATA 
BAPTISTERIO S • COSTATINI IMP • ILLYR • ILLYSTRATO 
SACRORYM MISTERIORVM LIBRIS ILLYRICIS PYRGATIS 
ALYMNIS ILLYR. LAYRETANO COLLEGIO RESTITYTIS 
IMMORTALIBYS BENEFICIIS AFFECERIT 
A T,EX AN DRO S • R • E • DIAC • CARD • CAESARINO PROTECTORE 
E A DEM NATIO GRATI ANIMI HOC 
MONVMENTVM P ■ P • 

ANNO DNI MDC • XXX • 

25. 

A S. Maria in Campo Carleo (Frammento in una parete). 

SED • YNIO • FACTA • OB • PAYPERTATEM 
DEL • MDLXXXIIII • NON • FUIT • REVO 
CATA • NEC • POTEST • PERCHE • PER 
LA • CLAYSYLA • SVBLATA • NON • VOLSE 
IL • PAPA • CHE • SI • POTESSE • MAI • PAR 
DARN E • IMPETRATA • A • GREG • XIII 
VT • LIB • XV • FOL • XXVII • EXPEDITA • A 
SIXTO • Y • ANNO • I • 

IVLIYS • MALATESTA • RECTOR 
AD • PERPETVAM • REI • MEMORIAM 


PICENTJM SERAPHICUM 


li» 

26. 

A S. Sabina (In una parete). 

SIXTVS Y • PONT • MAX • 

ECCLESIAM HANC INTERMEDIO PARIETE 
RVINOSOQ • TECTORIO SYBLATIS 
PAVIMENTO STRATO GRADIBYS 
ERECTIS PICTVRIS AD PIETATEM 
ACCOMODATIS ALTARIQ • YNA CYM 
SACRIS MARTIIRVM ALEXANDRI 
PAPAE EYENTII THEODOLI SABINAE ET 
SERAPHIAE RELIQUIIS OB STATIO 
NARIAS PONTIFICIASQ MISSAS CELE 
BRANDAS TRANSLATO IN HANC 
FORMAM RESTITYIT 
ANNO PONTIFICATVS II 

27. 

Ai SS. Vito e Modesto (In una parete). 

D • 0 • M — MDLXXXYI • IDIB • FEBRYARII • S • D • N • SIXTVS 
PP • Y • CONCESSIT — HAC • TIT • ECCLAM • CONFRATI • S • BER¬ 
NARDI • PROCYRÀN • F • MICHAELE = ALEXANDRIN0 • ET • 
DECIO • AZZOLINO • CARDD • PATRONIS • PRO_ MONAST 0 • = 
MONIALIVM • A • D. TA • CONFRATE • CONSTRYEN - TN • DENO- 
MINATIONE — TT • CARD • QVAM -_DIE • XX • MARTII • EIV- 
SDEM • ANI • HENRICVS • S • R * E • TT • S • PYDENTIANAE =- 
PRAESBR • CARD • CAIETANVS • ET • PATRIARCHA • ALEXAN- 
DRIN • ASSISTEN = SIBI • RAPHAELLE • BONELLO • ARCHIEPO • 
RAGVSINO • CAMILLO • DADDEO • EP.° = BRYGNATEN • CURTIO * 
CINQUINO • ET • XPHARO • BYBALO • SYB = DIAC. 0 • CANCIS * 
BASIL • S • M • M • CONSECRAYIT • AD • HONOREM • SS • VITI = 
MODESTI • ET • CRESCENTIAE • MARTYR • AC • BERNARDI • ABB • 
ET • IN = ALTARI • MAIORE • INCLVSIT • RELIQYIAS • PTO • 
R • SS • MARTYR • ET • SS • IACOBI =_MAIORIS • APLI ■ MAR- 
CELLINI • PP ■ ET • MART • GREG • PP • RMI ■ BIBIANAE = 
YIRG • ET • MART • ET • ALIOR; • PVRIMORj • SS • IVSTAN • PETRO * 
EYLYIO = V • I • D • PRIORE • HORATIO • FVSCHO • ET -ANDREA • 
ARBERINO = CYSTODIB • AC • CAMILLO • CONTRERA • CAME¬ 
RARIO • PRAEFATAE • CONFRATERNITATIS 













































































120 


PICENUM SERAPHICUM 


28. 

A S. Adriano al Foro Boario (In una parete). 

SIXTVS Y • PONT • MAX • = AN • M • D • LXXXIX • DIE Vili • 
APE = HANC ECO ■ S • HADR • FRATRIE? • ORD • B • MARIAE DE 
MERCEDE = REDEMPTIONIS CAPTIVOR) ANTEA APYD S • RV- 
FINAM TRANSTYB • = COMMORANTIBV DE CONSENSY AVG • 
CVS ANI EIVSD • ECO . DIAC • CARD • = MOTV PROPRIO CON- 
CESSIT = ATQ • EOD • AN • DIE VII • IVN • INVENTA SVNT IN 
ADITO CONFES • = CORPORA SS • MART • NEREI ACHILLEI 
ET DOMITILLAE • MARII = ET MARTHA E • PAPIAE ET MAVRI • 
TRIB • LOCVLIS DISTINCTA CVM = VETVSTIS INSCRIPTIONIB • 
QVAE ID • AVO • CARD • IN ALTARI MAIORI = A SE MAGNI¬ 
FICENTI VS EXTRVCTO DECENTER COLLOCAVIT = PRAETER 
SS • PAPIAE ET MAVRI CORPORA QVAE RELIQVIIS =RETENTIS 
AD S • MARIAE IN VALLICELE A PIO IN EAM. ECC • STVDIO = 
VNA CVM EORJ CAPIT ■ EX PONT • AVCTE TRANSFERRI CV- 
RAVIT = SIMVLQ • IN EOD ALTARI DVAS PLVMBEAS ARCVLAS 
INCLVSIT = QVARVM ALTERA QVAE IN VETERI SERVABATVR 
CONTINET = OSSA S • HA PRIA NT MARTYRIS == ET RELIQ • 
SS • TRIVM PVERORj • SS • NEREI ACHILL • ET DOMITILLAE = 
SS • MARII ET MARTHAE S • HIPPOLITI S • SIMETRII PRAESB . 
= ALTERA QVAE IN CONFES • ERAT RELIQ • S • SIMEONIS 
PRAESB ■ — S • TESTINI S • RENATI EPI ET ALIOR) ■ SS • QVORj • 
NOMINA = IONORANTVR • HAC DEMVM CORP • SS • TRIVM 
PVEROR, INTRA = CONFESS • IN CAPSA MARMOREA CVM SVA 
ANTIQVISS • = INSCRIPTIONE POSITA RELIGIOSIUS CONDIDIT 
= AN • AUTEM M • D • XCVII • DIE XI ■ MAH = CORPORA 
SS • NEREI ACHILL • ET DOMITILLAE CELEBRI POMPA = 
TRANSLATA SVNT IN TITVLVM EORVND . SS • NEREI ET = 
ACHILL • = RELICTA HIC EOR) PARTE ■ ID • AGENTE CAESARE 
BARONIO = EIVSD • TIT • PRABSB • CARD ■ ET ANNVENTE 
CLEM • Vili • PONT • MAX . = ET DENIQUE = ALEX • VII • 
SVM • PONT • ET DECIO AZZOLINO DIAC • CARD = • RESTA V- 
RATO TEMPLO PIA AC RELIGIOSA_LIBERALITATE = F. ILDE- 
PHONSI DE SOTOMAYOR TOTIVS_PTI ORD • MAG • GEN • = ET 
POSTEA ARCHIEP • ARBOREN • PTA CORP • SS • TRIVM PUEROR) 
= DIE XVI • DECEMB • EX ARA CONFES • IN SACELLUM = 
A LATERE EPISTOLAE PRO IPSIS VT DECENTIUS ASSERVA- 
RENTVR = NOVITER CONSTRVCTVM ADSTANTIB • EOD • DECIO 


PICENTJM SERAPHICUM 


121 


CARD • = M . A . ODDO EPÓ IEROPOLITANO VICESQ • CAROLO 
AZZOLINO EIVSD • == DECII GERM • FRE EPO BALNEOREGIEN • 
RELIGIOSIS HVIVS CONVENT = ET QVAMPLVRIMIS ALIIS = 
HONORIFICE TRANSLATA SUNT = AN . M-DC • LVL 

29. 

A S. Maria della Quercia (in una parete). 

SANCTISSIMVS • D • N • D • SIXTVS • DIVINA • PROVIDENTIA • PAPA 
QVINTVS = CIJSTODIBVS • ET • CONFRATRIBVS • CONFRATERNI- 
TATIS • SVB • IVONCATIONE • BEATAE • MARIAE • DE • QVERQVV • 
NVNCVPATAE =VNIVERSITATIS • MACELLARIOR) -IN-ECCLA- 
EIVSDEM • SCÀÈ • MARIAE • DE • QVERQVV • REGGIONIS • ARE- 
NVLAE • CANONICAE • INSTI = TVTAE • AD • INSTAR • ALIAR) • 
ALMAE • VRBIS • SOCIETATUM • VT • VNVM • CARCERATVM • QVEM • 
MALVERINT • EX • QVOCVNQ • CRIMINE = DAMNATUM • CITRA • 
TAMEN . HERESIS • FALSAE • MONETAE • FALSIFICATIONIS • 
LITTERAiy • SVPPLICATIONVM • CONCESSIONVM • ET = ALIAR; • 
GRATIARj • APLICAR) • LESAE • MAIESTATIS • ASSASSINII ET • 
PROPINATI • VENENI • CRIMINA • ETIAM • SI • VLTIMO • SVP- 
PLICIO • PLECTENDVS = VENIRET • ET HABITA • TAMEN • 
AB • HAEREDIBVS • OFFENSI • QVATENVS • ALIQVIS • EXISTAT • 
PACE • AD • LAVDEM • BEATISSIMAE • ET • SACRATISSIMAE • 
DEI — GENITRICIS • SEMPER • VIRGINIS • MARIAE • PRIMA • 
DNICA . POST • FESTVM • NATIVITATIS • EIVSDEM • BEATAE • 
MARIAE • VIRGINIS • ET • AD ■ DI=CTOP y • CONFRATRVM • 
ELECTIONEM • SINGVLIS • ANNIS • PERPETVIS • FUTVRIS • 
TEMBORIBVS • E • CARCERIBVS • EDVCERE • ET • EDUCTVM • 
A —. CRIMINE • HVIVSMODI • ET • POE_NA • EXINDE • PROVE¬ 
NIENTE • LIBERARE • VALEANT . APLICA • AVCTORITATE • 
FACVLTATEM • ET • AUCTORITATEM == CONCESSIT • ET • 
IMPARTITVS • EST • MANDANS • PRO • TEMPORE • EXISTEN- 
TIBVS • DTP, T AF. • VRBIS • GVBERNATORI_ET SENATORI • 
AC • CAVSARV = CVRIAE • CAMERAE • APLICAE • GNALI • 
AVDITORI • ET • ILLORVM • LOCATENENTIBVS • NEC • NON . 
CONSERVATORIBVS • CAETERISQ • IVSTITIAE = MINISTRIS • 
ADMINISTRATORIBUS • ET • OFFICIALIBVS • VT • AD • BENE- 
PLACITVM • REQUISITIONEM • ET • SIMPL1CEM • PETITIONEM • 
ET • INSTAN = TIAM • DICTOR) • CVSTODVM • ET • CONFRATRVM • 
AC • IPSIVS • C ONFRATERNITATIS • OFFICIALIVM • CARCE- 






















































































































































































122 


PICENUM SERAPHICUM 


RATVM • PER • EOS • YT = PRAEFERTVR • ELIGENDVM • 
CONFRATERNITATI • SEY • OONFRATRIBVS • ET • OFFICIA- 
LIBVS • SYPRADICTIS • IN • DIE • FESTO • NATIVITATIS = 
BEATAE • MARIAE • VIRGINIS • SINGVLIS • ANNIS • PERPETYIS * 
FVTVRIS • TEMPORIBVS • REALITER • ET • CVM • EFFECTY • 
RELAXENT • AC • RE = LAXARI • FACIANT • ITA • YT • QYOD • 
A • CARCERIBVS • YT • PRAEMITTITYR • LIBERATO • LIBERE • 
VBIQ • LOCORj • IRE • REDIRE . MORARI • NEGO CIA = QYAE * 
TRAOTARE • LICEAT • VOLENSQ • YT • OMNES • ET • SINGVLI • 
PROCESSYS • INQVISITIONES • ET • CONDEMNATIONES • CON¬ 
TEA • EVM = FORMATI ET FORMANDI • PER • QVOSCYMQ • 
IVDICES • CITRA • TAMEN • PRAEIVDICIVM • BONORYM - 
FISCO • INCORPORATORVM = CASSENTYR • ET • ABOLEAN- 
TYR • AC CASSARI • ET • ABOLERI • MANDENT • ET • FACIANT • 
PROYT • IPSEMET ■ SANCTISSIMVS • D ■ N • CASSAYIT = ET • 
ABOLEVIT • NYLLIVSQ • ROBORIS • VEL • MOMENTI • FVISSE • 
SEV • FORE • DECREYIT • ITA • QVOD • CARCERATYS • RE- 
LAXANDVS • PRAEDITVS = NYLLO_ • YNQVA • TEPORE • 
MOLESTARI • POSSIT • ET • ALIAS • CV • CLAVSVLIS • PROVT * 
IN • LITTERIS • APLICIS • DESYPER ■ SYB • PLYMBO • YT • 
MORIS • EST = EXPEDITIS • PLENIVS • CONTINETYR • SVB • 
DATVM • ROMAE • IN • MONTE • QVIRINALI • ANNO • INCAR- 
NATIONIS ■ DOMINIOAE • M • D • LXXXIX • SEXTO = KAL • 
AYGYSTI • PONTIFICATVS ■ SVI ■ ANNO • Y • ET • IN • LIBRIS * 
CAMERAE • APLICAE • PER _D- TYDEVM • DE MARCHIS * 
EIVSDEM • CAMERAE • NO=TVM_REGISTRATIS • VIDELICET • 
LIB • III • SIGNATVRAR> • EIYSDE • S • D • N • FOL • CXYI • 
DIE • XXV • OCTOBRIS • M • D • L • XXXIX = NICOLAO • DE • 
COLICIS • PRAENESTIN • ET • IOANNE • BAPTISTA • PISANO • 
NEAPOLITANO • CYSTODIBVS = ANTONIO • LOTTINO . LUCEN - 
CAMERARIO. 

(Continua). 

©&€>&©%©&Q&C># €>&€>&©£€>&€>£©&©&© ■ 

« Nella decta provincia della Marcita, dopo la morte di sanato Fran¬ 
cesco , furono due frategli ne l’ordine; l’uno ebbe nome frate Humile , et 
l’altro frate Pacifico, i quali furono huomini di grande sanctità et perfe- 
ctione. » (Fioretti, c. XLY) 


PICENUM SERAPHICUM 


123 


REPERTORIO BIBLIOGRAFICO (I) 

--&-<c@o>-o- 

Pubblicazioni Regionali francescane. 

Possedere alcune pubblicazioni regionali francescane, vedere in diverse 
biblioteche più libri od opuscoli del genere, aver letto su qualche rivista re¬ 
censioni sui medesimi, non basta, non può bastare, ad una completa cogni¬ 
zione circa la grande fecondità bibliografico-picena sviluppatasi nel corso dei 
secoli francescani in questa fertilissima Regione. Il presente Repertorio si stu¬ 
dierà di mettere sott’occhio dei nostri lettori, dopo averla diligentemente adu¬ 
nata dalle riviste e dalle biblioteche, l’abbondante mèsse mietuta dalla storia 
francescana sul nostro terreno. 

Dalla Miscellanea Francescana di Foligno. 

1. — Rartolazzi Pierpaolo Terziario. — Memorie francescane di Mon- 
tolmo oggi Pausala. — Pausula, Crocetti, 1883, in 4 di pag. 44. 

« Il titolo enuncia assai chiaramente il contenuto di questo opuscolo, nel 
quale l’autore ha raccolto un manipolo di notizie storiche, artistiche, letterarie 
assai pregevoli, più pregevoli ancora se le notizie stesse fossero state più cor¬ 
redate con opportuni richiami dei relativi documenti. Yolsi che San France¬ 
sco medesimo si recasse a Pausula, e che ivi un pittore ne ritraesse l’effigie 
oggi perduta, che però l’abate Lanzi, che era di Pausula, giudicò certamente 
opera del secolo XIII. » (2) 

2. — P. Luigi Tassi Da Fabriano Min. Osserv. — Disquisizione istorica 
intorno all’autore dei Fioretti di San Franeesco. — Fabriano, Tip. Gentile, 
1883, in 8 di p. 24. 

(1) In questo Repertorio sono comprese tutte le pubblicazioni di cose francescane 
regionali e quelle francescane non regionali, ma scritte dai Minori marchigiani. E’ 
una guida utilissima per gli studiosi del nostro « Picenum ». 

(2) Cfr. Misceli. Frane., an. 1 - 1886, pag. 80, n. 4 — Avvertiamo che il « Pi - 

QQtoum » non assume alcuna responsabilità storico-critica dei giudizi espressi dalle 
riviste in merito alle pubblicazioni : esso si riserva di parlarne partitameli te ogni qual 
volta si presenterà l’occasione d’illustrare le pubblicazioni o gli scrittori delle mede¬ 
sime. (N, d. R.) 










































































































































































124 


PICENUM SERAPHICUM 


« Scopo del p. Luigi è dimostrare che autore dei Fioretti è un religioso 
Francescano, che nacque e visse nelle Marche, e che si chiamò Ugolino da 
Brunforte di Loro-Piceno presso Macerata. Noi non vogliamo asserire che tutti 
gli argomenti addotti dal P. Luigi sieno persuasivi, ben però possiamo affer¬ 
mare che egli ha esaminata la questione con lodevole diligenza, ed alla que¬ 
stione stessa, se non l’ha risoluta, ha recato buon corredo di notizie e di 
documenti. » (1) 

3. — Gaspari Domenico. — Il convento di S. Francesco di Serrasanqui- 
rico (Nelle Memorie istoriche di Serrasanquirico. — Roma, Corradetti, 1883, in-8). 

« In questo volume, ricchissimo di notizie e di documenti di ogni ge¬ 
nere, parecchie si riferiscono a cose e a monumenti francescani. Indichiamo 
la descrizione della Chiesa di S. Francesco dei Min. Conv. eretta nel 1262 
(p. 35-36), la descrizione dell’annesso convento (p. 55-56), nel quale è a de¬ 
plorarsi la dispersione della cospicua e scelta biblioteca, insignita di opere 
pregievoli e rari manoscritti, e finalmente le notizie biografiche e bibliogra¬ 
fiche di parecchi francescani, Nicolò Cesari Conv. (p. 277), Nicolò Cesarmi 
Conv. (p. 282), Antonio da Rotorscio Rif. (p. 298), ecc. Sarebbe desiderabile 
che il Sig. Gaspari radunasse le memorie accennate in un corpo solo, e fon¬ 
dendo ed ampliando il lavoro, ne cavasse uno scritto ordinato e ricco di no¬ 
tizie francescane. » (2) 

4. — Sekvanzi Colmo Severino. — Descrizione del calice entro cui dalla 
sètta dei fraticelli fu propinato il veleno al Beato Giacomo della Marca. — 
Camerino, Borgarelli, 1884, in-8 di pag. 38 con tav. 

« L’illustre autore, fatti conoscere gli studi e i materiali da lui radunati 
per scrivere la vita di questo santo, la vita stessa racconta assai compendio¬ 
samente, e poi descrive minutamente il calice accennato nel titolo, calice inte¬ 
ressante per la storia, per l’arte e per la materia onde è composto, essendo 
il medesimo un campione assai ben conservato degli antichi calici di cristallo 
oggi rarissimi a rinvenirsi anche nei musei. » (3) 

5. — Degli Agostini Lodovico. — Il viaggio di Terra Santa e di Geru¬ 
salemme. — Pesaro, Federici, 1886, in-16 di pag. 116-XXVI. 

« Il Degli Agostini, gentiluomo pesarese del sec. XVI, essendo andato a 
Gerusalemme e ai luoghi santi nel 1584 e 85, il 30 Marzo di questo secondo 

(1) An. cit. pag. 3J, n. 9. 

(2) An. cit., pag. 68, n. 18. 

(3) An. cit., p. cit., n. 23. — Questo calice si conserva nel nostro convento di 

<S. Giacomo Ap. in Cupramontana. (N. d. R.J 


PICENUM SERAPHICUM 


125 


anno scrisse una lettera descrittiva, lunga e dilettevole, a Francesco II della 
Rovere Duca di Urbino, narrando le avventure del viaggio, le cose vedute, 
le impressioni ricevute, ecc. La lettera è preceduta da una notizia biografica 
dell’Agostini del Conte Ciro Antaldi, del quale pure sono alcune dotte note 
in fine Abbiamo tenuto conto di questa lettera perchè vi si leggono molte 
notizie sulle istituzioni francescane di Oriente, e perchè fu pubblicata lnonore 
del Cappuccino Card. Massaia del quale in fine si aggiunge, dal secondo vo¬ 
lume Dei suoi Viaggi , il racconto del viaggio fatto nel 1851 ai luoghi Santi 

in Gerusalemme. » (1) 

6. — Salvi Can. Giuseppe. — Osservazioni sull’opuscolo dell’Avv. Raf¬ 
faele Foglietti. « 1 pretesi fondatori dalla sètta dei Fraticelli. » 

Piceno, 1887 in 8 di p. 16. . . , 

« Questo opuscolo tende a provare, che nella Marca di Ancona vi fui ono 

due beati francescani di nome Liberato, uno di Loro-Piceno, un altro di a- 
cerata che vissero ambedue nella seconda metà del secolo XIII. L essere stato 
accusato il secondo di aver appartenuto alla sètta dei Fraticelli, e . aver piu 
di uno confuso il primo col secondo, ha fatto che si cercasse con diligenza 
di ben distinguere i due minoriti, e di assegnare a ciascuno epoche e fatti 
ben determinati. Il Foglietti avendo preso questo equivoco, e stato confutato 
con buoni argomenti dal Can. Salvi collo scritto riferito. » (2) 

7. — Bartolazzi Pierpaolo — Memorie di Montolmo, oggi Pausula. — 
Pausula, 1887 in 4 di pag. 234. 

« Parlammo del eh. preposto Bartolazzi nel 1. voi. pag. 30 n. IV ed ora 
torniamo a segnalare un’altr’opera di lui, nella quale, si contengono parecchie 
memorie francescane. Alle p. 39-41 parla dall’introduzione dei Francescani m 
Montolmo ; a p. 62-63 della chiesa francescana di S. Maria in Castello 
p. 178 del p. Bonifacio Fausti; a p. 180-183 del p. Bernardino DucarnaCon- 
ventilale* a p. 202-203 del Convento dei Cappuccini ; a p. & * 

tino Mantovani Min. Osservante; a p. 250 del p. Bonifacio Agostini Conven¬ 
tuale • a pag 215 del p. Bernardo Mecozzi, e del p. Giuseppe Angelisti Cap¬ 
puccini. Questi cenni sono bastanti perchè il bel libro del Bartolazzi abbia 
interesse anche per i nostri studi. » (3) 

8. — Pèrcopo Erasmo. - La giostra delle virtù e dei vizi Poemetto 
marchigiano del sec. XIV. - Bologna, Fava e Gavagnam, 1887, in 8. di p. b4.. 

(1) An. cit., pag. 127, n. 30. 

(2) An. cit., pag. 189, n. 45. ^ 

(3) Anno II, pag. 63, n. 49. 






















































































































































126 


PICENTJM SERAPHICUM 


« Ci occupiamo di questa pubblicazione, perchè, il poemetto pubblicato 
dal Pèrcopo appartiene probabilmento ad un francescano maceratese del sec. 
XIV. Del convento maceratese di S. Francesco non si sa certo quando fu 
eretto. Il Foglietti ( Conferenze sulla storia medioevale maceratese, Voi. II, 
Torino, 1886, p. 212), riferendosi al Wadding, scrive che S. Francesco me¬ 
desimo eresse quel convento nel 1215, ed ivi, secondo il lacobilli (Vite dei 
Santi e Beati dell’Umbria, Voi. I, Foligno, 1647, p. 264) morì nel 1241 il 
b. Paolo da Spoleto, come può vedersi anche in questa Miscellanea a p. 
91 (1). Il Percopo, trovando che un poemetto ilaliano della bibl. nazionale di 
Napoli (XIII, C. 98), di carattere del sec. XIII, è pieno di parole dialettali 
marchigiane, contiene cose di S. Francesco, di S. Bonaventura, del b. Iaco- 
pone da Todi, e ricorda il convento di Macerata con un documento del 1341, 
conclude che autore di esso fu un frate francescano, il quale Io scrisse nel 
convento dei Minori di Macerata, fra il XIII e il XIV secolo. La sua conget¬ 
tura è fondatissima, ed ora appartiene a qualche studioso della storia mace¬ 
ratese e marchigiana di trovare un francescano del 300 che abbia poetato in 
lingua italiana imitando S. Francesco, che fu il primo poeta dell’Ordine. 

« Il Pèrcopo date queste notizie, va indagando i fonti ai quali potè attin¬ 
gere il poeta, esamina i documenti letterari congeneri, e pubblica diplomati, 
camente la giostra, con opportune notizie critiche e filologiche. Il poemetto 
è in piccoli versi settennali che sono 837 divisi in 53 strofe, e descrive un 
combattimento ideale fra i vizi (lussuria, discordia, ambizione ecc.) e fra le 
virtù (pazienza, umiltà, prudenza ecc.) con i trionfi di queste su quelli. E’ la 
lotta fra Cristo e Lucifero, fra Gerusalemme e Babilonia, concetto apocalit¬ 
tico svolto veramente con molto ingegno, con trovati abbastanza felici, e con 
allusioni scritturali assai frequenti, per le quali si rende sempre più proba¬ 
bile che il poeta sia stato minorità, e certamente assai dotto nello studio della 
teologia. » (2) 

9. — P. Luigi Tassi Da Fabiuano M. 0. — Cenni cronologici-biografici 
della Osservante Provincia Picena. — Quaracchi, Tip. S. Bonaventura, 1887 
in 8. di p. 272. 

(1) An. cit., pag. 91 : « Il Beato Paolo di Spoleto per la lunga Abitazione detto 
« dalla Marca, oue fu mandato Ministro dal Padre San Francesco. Conformità lib. 2. 

« fruct. 8, che con sue Prediche, et esempio condusse tanti a penitenza, e molti alla 
« Religione, e fra gli altri il Beato Bentivoglia, muore a 9 di Marzo in Macerata, alle 
« di lui Reliquie nel Monastero di San Saluadore, si liberano Ossessi, si luminano 
« Ciechi, si da la fauella a muti, e si sanano altri da diuersi mali ». — Questo brano 
« trovasi nell’Umbria Serafica del P. Agostino di Stroncone M. 0. all’anno 1241. (N.d. R.) 

(2) An. cit., pag. 95, n. 52. 


PICENUM SERAPHICUM 


127 


cc Raccomandiamo questo libro di pie letture, che è scritto con intento 
apologetico più che con metodo critico, ed è compilato per persone per le quali 
l’erudizione, le note, e i richiami necessari sono stimati come cose superflue. 
Vero è che talvolta l’autore ne inserisce qualcuna, ma questa è così rara, che 
si può dire una vera eccezione. Ciò che qualunque lettore lamenterà certo, e 

la mancanza di molte date, in molti luoghi, nei quali una data o e taciuta, 

o è indicata assai vagamente. I cenni del p. Luigi sono divisi in tre parti : 
notizie dei conventi ; biografie di Santi, Beati ecc., bibliografie degli scrittori 
piceni. Non dubitiamo di dire che questa, malgrado le inevitabili lacune, e 

la più intereasante di tutto il libro, come pure molto interessante è 1 esame 

sull’autore dei Fioretti. E che questo punto sia il più interessante di tutto u 
libro, lo si comprende bene, sapendosi che il p. Luigi ha scritto un do o 
studio sullautore dei Fioretti. » (1) 

10. - Benaducci Giovanni. - Di un quadro del Caravaggio. - Tolen¬ 
tino, Stab. Filelfo, 1888 in 8 di p. 16. . , ]t 

« 11 Caravaggio nel 1604 era a Tolentino a dipingere la tela dell aliai 

maggiore della Chiesa dei Cappuccini di quella Città. 11 eli. Benaducci pu - 
blicatone un documento autentico, descrive la bella pittura, scrivendo ancie 
un cenno storico sul convento che ebbero in Tolentino i padri cappuccini. » 

\\ _ Benaducci Giovanni. — Dodici lettere inedite di Sisto V, To¬ 

lentino. Stab. Fidelfo 1888, in 8. di pag. 20. 

cc Anche le piccole notizie meritano il loro posto, ed in una Miscellanea 
Francescana può ben trovar luogo il ricordo di dodici lettere del francescano 
Sisto V. scritte ai Priori di Tolentino dal 1574 al 1584.11 eh. editore vi pre¬ 
mette una breve prefazione, le annota, e le presenta con compiacenza, come 
documenti non Spregevoli per la storia cittadina. » (3) 

• 12. — Santoni Can. Milziade. — Nocelleto, il trittico di S. Maria e 

l’Ospizio dei poveri. — Camerino, Mercuri. 188 i, in 8. pag. 8. 

cc Nocelleto, Castello in quel di Visso fra i confini della Marca e del¬ 
l’Umbria, ebbe un convento di Francescani, che nel secolo XIV appartenne 
ai Clareni, poi, nel 1468, ai Conventuali, e sui primi del secolo (XIX) tu 
soppresso. Tratta occasione dalla recente riduzione di quel tabbricato ad uso 
di ospizio per i poveri, il eh. Can. Santoni illustra un monumento artistico 

(1) An. cit. pag. 126, n. 58. — La Miscellanea continua a parlare del libro, fa¬ 
cendo delle giustissime osservazioni. 

(2) Anno III, pag. 159, n. 86. 

(8) An. cit., pag. c, n. 87. 



































































128 


PICENUM SERAPHICUM 


di quella Chiesa di S. Maria, consistente in un trittico del secolo XV, che 
non si conosce fino ad ora nè da chi dipinto, nè in quale anno precisamente 
ma che però è opera manifesta di scuola Umbra. Non crediamo difficile che 
un attento esame possa far conoscere qualche cosa di più preciso su questa 
tavola a fondo doralo, dove, oltre l’immagine della Vergine e di altri banti, 
vi sono quelle di San Francesco, di S. Chiara, di S. Bonaventura, di S. An¬ 
tonio, di S. Lodovico, di S. Bernardino da Siena ecc. » (1) 

13. — Fr. Benardino Da Cingoli. — Lamento di Costantinopoli. (Nei 
« Lamenti storici dei secoli XV e X\1 », Voi. 11, Romagnoli, 1889, in 16, 

di p. YII1-332.) ... . , „ 

« In questo volume, pubblicato dai eh. Medili e Frati, sta inserito alle 

pag. 151-193 un lamento sulla caduta di Costantinopoli nel 1453, dettato in 
99 ottave da frate Bernardino da Cingoli dei Minori Osservanti di S. Fian- 
cesco. Scrive il Frati che questo lamento, sia per la parte storica e narra¬ 
tiva, sia per la parte letteraria, è molto notevole, e siamo lieti di vederlo 
nuovamente pubblicato, dopo la rarissima edizione senza data e nota tipo¬ 
grafica del sec. XV. Il Frati, esposte le ragioni per le quali il pregevole poe¬ 
metto debba attribuirsi al nominato fra Bernardino, ripubblica una laia edi¬ 
zione del quattrocento, tenendo conto delle varianti trovate nel Cod. Vaticano 
reginense 1108. (2) 

14. _ Benedettucci Clemente. — Notizie storiche di due conventi fran¬ 

cescani in , Recanati, e del B. Benvenuto Recanatese. — Recanati, Simboli, 

1889, in 16,di p. 36. . . , n , n 

« I due conventi sono, quello di S. Stefano per le monache dell Osser¬ 
vanza fondato nel 1502, e quello di S. Francesco che fu fondato dal Santo 
istesso per i suoi religiosi. In questo visse nel secolo XIII il B. Benvenuto 
da Recanati, del quale poco fa si celebrò in quella Città lo festa centenaria. 
Accennare per sommi capi lo storia dei due conventi, raccogliere le notizie 
sulla vita e specialmente sul culto del B. Benvenuto, è stato oggetto delle 
ricerche del eh. Benedettucci, il quale ha dato fuori questo opuscolo come 
saggio di un più ampio lavoro sulle memorie francescane di Recanati, me¬ 
morie che ci auguriamo di veder presto pubblicate per le stampe. » (3) 

15. — P. Luigi Tassi Da Fabriano M. 0. — Memorie relative al B. Fran¬ 
cesco Piani da Caldarola Sac. M. 0. della Provincia Picena. — Fabriano, 
tip. Gentile, 1891, in 8. di p. 56. 

(1) An. cit., pag. c, n. 89. 

(2) An. cit. pag. 187, n. 91. 

(3) Anno IY, pag. 125, n. 104. 


PICENUM SERAPHICUM 


129 


« Malgrado la buona intenzione, questo libretto non corrisponde al titolo 
poiché, mentre nel titolo si parla di Memorie , a p. 10 si dichiara che del 
beato nulla possiamo asserire con certezza. E allora ? Nondimeno il P. Tassi 
dà buone notizie sul culto del Beato, sui monti di Pietà (tema molto trattato 
e sempre nuovo), e sopra alcuni documenti che lo riguardano. Sarebbe stato 
desiderabile che l’egregio autore avesse fatta negli archivi comunali qualche 
i icerca dei documenti, trattandosi di un Beato che morì uel 1507 e non prima. 
Noi riteniamo che le ricerche sarebbero state fruttuose. » (1) 

16. — B. Battista Varani — Le opere Spirituali. — Camerino, Sa vini, 
1894, in 16., di pag. XVII-368. 

« Teologia e storia, versi e prose, compongono questo bel volume, do¬ 
vuto alla solerte diligenza del eh. Sig. Can. M. Santoni di Camerino. Della 
Beata Battista Varani, gentildonna camerinese del sec. XV-XVI, i lettori della 
Miscellanea conoscono qualche cosa per quello che dal nominato Santoni se 
ne pubblicò nel voi. I, pag. 161, voi. Ili, pag. 58, voi. IV, pag. 18. Qui 
con lavoro preparatorio paziente ed adequato, si pubblicano della illustre fran¬ 
cescana diciotto opuscoli, di mole e di valore diverso, nei quali il devoto, il 
filosofo, l’istorico, troveranno modo di rimaner soddisfatti. Il eh. Santoni ha 
fatto opera utile, compendiando e condensando in una erudita prefazione una 
quantità di indicazioni di codici e di stampe diverse, le quali indicazioni sono 
sufficienti per gli eruditi, e non intralciano nel corso del testo la lettura 
spedita ai devoti, i quali specialmente saranno lieti veder qui radunate per 
la prima volta tutte le belle e care scritture della B. Battista. » (2) 

17. — P. Candido Mariotti M. 0. — Il Laterano e l’Ordine France¬ 
scano. — Roma, tip. Artigianelli S. Giuseppe, 1893, in 8. di pag. VIll-160- 

« Il sunto di questo libro è così giustamente riepilogato dall’autore nel 
suo proemio. « L’aver di continuo avanti agli occhi il Laterano, qui a due 
« passi, in cui è figurata la Chiesa universale, il considerare che molte sue 
« parti interne ed esterne furono eseguite o fatte eseguire dai Francescani, 

« il veder pure i Francescani, far parte del Clero addetto all’Arcibasilica in 
(< qualità di Penitenzieri, ed altro, mi fece comprender sempre meglio 
« le strette relazioni che passano tra esso Laterano e l’Ordine Francescano, 

® non tueno che l’alto destino di questo in ordine a quello secondo la tanto 
« celebre visione di Innocenzo III. » Queste relazioni raduna I’A., non 
già dai fonti istorici originarli, bensì da scrittori tardi, come conviensi 

(1) Anno Y, pag. 144, n. 183. 

(2) Anno VI, pag. 60, n. 146. 

Anno I, 1915 - Fascicolo I. 9 









































































































































































130 


PICENUM SERAPHICUM 


a chi usa metodo e stile apologetico e oratorio più che critico e sto¬ 
rico. Perciò niuno vorrà far colpa all’egregio A. se dal suo libro non trai - 
ranno molto vantaggio nè la storia del Laterano, nè quella dai Francescani. 
Partendo dal concetto dell’A., il libro è bello e si legge volentieri. » (1) 

18 . — P. Luigi Tassi Da Fabriano M. 0. — Vita del B. Francesco Ve¬ 
ri imbeni da Fabriano dell’Ordine dei Minori. — Fabriano, tip. Gentile, 1893 
in 16, di pag. 200. 

« Il B. Francesco Venimbeni non è abbastanza conosciuto, e il P. Luigi 
Tassi avrebbe potuto soddisfare le giuste esigenze, dei devoti e dei cultori 
della storia serafica, pubblicando documenti originali anziché limitarsi alle 
testimonianze di seconda mana, desunte dai biografi del secolo XVII. A Fa¬ 
briano esistono codici e manoscritti assai (vedi Miscellanea, voi. Y. p. 179-191), 
dei quali egli non tiene conto, perchè mai da essi direttamente attinse. In¬ 
vero il suo lavoro merita lode, ma certo da esso poco vantaggio potranno 
ritrarre i devoti, perchè ad essi poco importano certe minutezze di critica : 
poco vantaggio ritrarranno gli studiosi, ai quali non ha risparmiato fatica alcuna 
sicché chi volesse scrivere degnamente del pio e dotto frate dovrebbe comin¬ 
ciare da capo. » (2) 

19. _ p. Candido Mariotti Min. Oss. — Breve istoria del B. Tom¬ 
maso da Tolentino Martire dell’Ordine dei Minori e dei suoi Compagni. 
Roma, tip. S. Giuseppe, 1894, in 16, di p. 230. 

« Il B. Tommaso morì in Tana nell’India, ucciso dagli infedeli, nel 1321. 
Due anni fa (1894) la S. Sede ne approvò il culto pubblico, sempre profes¬ 
satogli, e in questa occasione il eh. P. Candido, del culto dei Santi Minori 
assai benemerito, ne raccontò la vita, non desumendola dai fonti primitivi, ma 
con molta diligenza riassumendola da scrittori antichi e moderni fede degni. 
E bene fece, chè la vita del Beato Martire fu varia e fortunosa quanto mai. 
Dai Frati suoi ora stimato, ora perseguitato: dai principi dell’Asia, ora vene¬ 
rato, ora vilipeso, il Beato ebbe nella storia dell’Ordine una pagina gloriosa, 
sia nelle questioni interne che tanto turbarono la disciplina monastica nel sec. 
XII 1 -XIV, sia nelle Missioni esterne, per le quali nell’Armenia, nell’India, nella 
Cina disimpegno uffici delicati ed importantissimi. Ora l’egregio A. di questo 
libro potrebbe facilmente aggiungere al libro stesso, come appendice, il testo 
dei documenti originali ai quali si appoggiarono gli scrittori più antichi. Ciò 
accrescerebbe il valore del suo libro, del quale, con i devoti del Beato, g i 
sarebbero riconoscentissimi anche i numerosi cultori della storia francescana» (3) 

(1) An. cit., pag. 62, n. 164. 

(2) An. cit., pag. 63, n. 158. 

(3) An. cit., pag. 166, n. 177. 


PICENUM SERAPHICUM 


131 


20. — P. Candido Mariotti Min. Oss. — Il B. Marco da Monlegallo 
francescano Min. Oss. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1896. in 16, di 
p. VIII-188. 

« Quattrocento anni dopo la morte del B. Marco, il P. Candido ne pub¬ 
blica una nuova vita, desumendola da antichi scrittori. Dal poco che se ne 
dice in questo libro, si comprende che il B. Marco deve avere avuta molta 
importanza nell’Ordine, onde gli archivi dei Comuni Italiani debbono conser¬ 
vare molti documenti sull’opera sua. Del Beato non pare che il biografo abbia 
conosciuto un libro dei Commandamenli di Dìo, edito nel 1494 in Siena, e 
che venne minutamente descritto in questa Miscellanea , voi. IV, p. 102, 
n. XIV. » (1) 

21. — Novati Francesco — Nuovi documenti sopra frate Giovanni da 
Serravalle. — Firenze, 1894, in 8. di p. 8 (dal n. 7 del Bullettino della 
Società Dantesca Italiana.) 

« Parlammo dell’edizione curata dai PP. Marcellino da Civezza e Teofilo 
Domonichelli del Dante tradotto in latino da Fra Giovanni da Serravalle (cfr. 
Miscellanea , VI, 2, p. 57-59). Dopo quella pubblicazione, l’eruditissimo Dott. 
Novati si occupò, non ampiamente, ma utilmente, del traduttore Fra Giovanni 
da Serravalle, del quale, trovati alcuni documenti che vanno dal 1395 al 1406, 
illustrò le relazioni letterarie che corselo tra lui e la Repubblica Fiorentina. 
E’ questo un manipolo di notizie, che recano molta luce sulla vita del dotto 
Minorila. » (2) 

22. — P. Candido Mariotti M. 0. — Il B. Agnello da Pisa ed i Frati 
Minori m Inghilterra — Roma, 1895, in 16, di p. 178. 

« Abbiamo lodato più volte la perizia dell’autore nello scrivere le Vite 
dei Santi Minori, perizia diretta principalmente a scopo di propaganda leli- 
giosa, e però non esuberante di biblioteche e di archivi, utile però almeno 
per le prime ricerche, ricerche, anche per i cultori dei nostri studi. 
Il libro che annunziamo, è un nuovo argomento che conferma la giustezza 
delle nostre lodi. » (3) 

23. — Santarelli Benedetto. — Breve vita de li. Bernardo da Offida 
Laico Cappuccino — Ascoli Piceno, Cesari, 1896, in 16, di p. 16. 

« Duecento anni dopo la morte del B. Bernardo, il Rev. Prof. Santarelli 
la cl 'eduto utile ricordare ai cittadini di Ollìda la vita del loro Concittadino 




















































































132 


PICENUM SERAPHICUM 


e l’ha fatto desumendola da altri scrittori, collo scopo pio e religioso di ere 
scere il culto del Beato e la conoscenza della sua vita. » (1) 

24. — Santoni Milziade. — Canto in ottava rima della Beata Battista 

da Varano dei Signori di Camerino. — Camerino, tip. Borgarelli. 1897, in 
8, di p. 26. 

« Il eh. Canonico Santoni aveva già pubblicata in questa Miscellanea 
(VI, 18 e seg.) questo canto, ma mutilo delle prime sei stanze. Trovatolo in¬ 
tero in un codice manzoniano che descrive, si è affrettato a pubblicarlo con 
note e varianti, recando vero servizio agli studiosi della storia e della let¬ 
teratura francescana. E’ superfluo accennare alla diligenza con la quale è 
condotta questa stampa, per chi conosca la perizia che ha in simili lavori 
l’egregio nostro amico Can. Santoni. » (2) 

25. — P. Candido Mariotti Dei Minori. — Il nome di Gesù e i Fran- 
scani. —• Roma, Tip. del Mater Amabilis, 1898. In 16, di p. VIII-226. 

« Questo è un bel libro di teologia e di storia : e perchè tra i devoti 
del Santo Nome, i Francescani e S. Bernardino a capo di essi si distinsero 

assai, il eh. autore ne raduna i ricordi, le prove, i documenti e fa vedere 

quanto fecero i suoi correligiosi per propagarne la venerazione. Una aggiunta, 
assai bella, poteva fare l’autore. Senza estendersi in ricerche archeologiche 
per i tempi pre-francescani, potea facilmente far conoscere in piccoli disegni 
quale era la sigla del nome di Gesù prima di S. Bernardino, quale era a 
tempo di questo Santo, quale fu dopo. In una ristampa di questo libro, non 
gli sarà difficile arricchirlo con tali illustrazioni. Il solo raccogliere le tavo¬ 
lette di S. Bernardino, avrebbe data al libro una importanza speciale. » (3) 

26. — P. Linci Tassi Dei Minori. — Giglio e Palma : Corrado d’Ascoli 
e Gentile da Malelica. — S. Maria degli Angeli presso Assisi, 1898 In 16, 
di p. 228. 

« Il B. Corrado della famiglia Miliani di Ascoli fu Frate Minore, e morì 
il 19 aprile 1289: il B. Gentile della famiglia Finaguerra di Matelica, fu an¬ 
che egli Frate Minore, e morì martire in Oriente il 5 settembre 1340. Il 
P. Luigi Tassi ha fatta opera buona, esponendo in forma popolare, ma un 
po’ anche rettorica, le notizie di questi due Minoriti : ma con tutto il buon 
volere non ha saputo evitare lo scoglio degli agiografi popolari, i quali si 

(1) An. cit., pag. 197, n. 197. 

(2) An. cit., pag. cit., n. 198. 

(8) Anno VII, pag. 81, n. 216. 


PIOENUM SERAPHICUM 


133 

ostinano o a tacere, o a dare notizie monche e incomplete dei lavori che fu¬ 
rono scritti prima, e sui quali compilarono i loro libri ecc. » (1) 

27. — Santoni Can. Milziade. — 1 primordi dei Frali Cappuccini nel 
ducato di Camerino. — Camerino, Savini, 1899, in 8, di pag. 72, con una 
tavola. 

« Chi vuol conoscere il netto sulla origine della benemerita riforma dei 
Padri Cappuccini, deve leggere questi brevi ma chiari cenni storici dell’egre¬ 
gio Can. Santoni. Il suo studio non lascia dubbi, non propone problemi, ma 
è una esposizione nuda e sincera della verità, basata spesso sopra docu¬ 
menti nuovi sempre documenti certi. Leggendo questo racconto, si vede ma¬ 
nifesto l’umile inizio dei buoni Padri, le vessazioni subite, le protezioni avute, 
i trionfi ottenuti. L’egregio autore è benemerito degli studi storici france¬ 
scani. » (2) 

28. — Cosmo Umberto Frate Pacifico cc Rex Versuum ». — Torino, 1901 
(' Giornale storico della Letteratura Italiana Voi. XXXVIII, p. 1-40) 

« Ha ben fatto il Cosmo ad occuparsi di Frate Pacifico Re dei Versi , sce- 
vrando il certo dall’incerto, cercando di appurare date e fatti non per tutti 
sicuri. Forse il lungo discorso sopra il frate poeta si potea restringere 
in minor numero di pagine, segnalando i pochi luoghi del Celanense, di 
S. Bonaventura, e dello Speculum Perfectionis, che parlano di lui, e che sono 
i soli fonti genuini delle sue notizie, le quali così ci sarebbero apparse più 
chiare e precise ; ma il Cosmo ha voluto collocare la figura di Frate Pacifico 
nel posto che gli è dovuto dalla sua condizione di poeta del XIII secolo, e 
però ha dovuto necessariamente essere men breve. Una tradizione a S. Seve¬ 
rino nella Maraa di Ancona asserisce che fra Pacifico fu convertito da S. 
Francesco in un luogo presso quella Città, che fu poi convento dei Cappuc¬ 
cini. Ivi leggesi la iscrizione seguente : 

PACIFICO 

PICENTIUM. GLORIAE. VINDICI 
CUI. PRIMO. EX. VATIBUS. 1TALIS 
CONTIGIT 

REGEM. DICI. LAURO. CORONARI 
QUI. QUE. A. FRANCISCO. ASSISIENSE 
HAC. IN. AEDE 
INTER. SODALES. ADLECTUS 

(1) An. cit., pag. 78, n. 223. 

(2) An. cit., pag. 141, n. 239. 








































































































































































































134 


PICENUM SEBAPHICUM 


MOX. AD. GALLOS. AD. SICAMBROS. M1SSUS 
OB. RES. SANCTISSIME. GESTAS 
COELITUM. HONORES. PROMERU1T 
SEVERINUS. SERYANTIUS. COLLIUS. COMES 
ANNO. MDCCCXXXIX 

Vedi Gentili G. C. — Sovra l’ordine Serafico in S. Severino. Macerata, 
Mancini, 1839, p. 145. » (1) 

29. — Camerini P. Filippo — La Vita del B. Rizzerio dalla Muccia. 
Camerino, Borgarelli, 1902, in 16, di p. 32. 

« Il Camerini visse a Camerino nella seconda metà del XVII secolo, e 
nella prima del XVIII, e lasciò inedita questa vita compendiosa del B. Riz¬ 
zerò, che ha fatto stampare il nostro amico eh. Canonico Santoni. Del Beato 
si occupò questa Miscellanea (Vili, 113-114), e testi pregevoli che lo riguar¬ 
dano sono stati pubblicati testé dal Sabatier ( Actus B. Francisci et Sociorum 
eius. Paris, 1902, p. 120-125), ma se il lavoruccio del P. Camerini interessa 
più che i critici i devoti, noi non dovremo trascurarlo, molto più che il 
Can. Santoni vi ha aggiunto utili indicazioni bibliografiche. Al Can. Santoni 
facciamo invito di appurare se gli scritti indicati nella Miscellanea col nome 
B. Rizzierio, sono tutti suoi o no, e quando avrà risoluta la questione, Io pre¬ 
ghiamo a fare per lui quello che ha fatto per la B. Battista Varani da Came¬ 
rino, cioè, pubblicarli in un volumetto ad onore del Beato, e ad utile dei 
lettori. » (2) 

30. — Trebbi D. Francesco. — Lettere sopra i Fioretti di S. France¬ 
sco. — Fermo, Mucci, 1902. In 8. di p. 38. 

« Le lettere sono 7, scritte nel 1883 e 1884, e sono dirette al Priore 
di Loro Piceno, D. Francesco Barbarossa. Scopo di esse, che viene dimostrato- 
con betla forma epistorale, è di provare ehe l’autore del testo latino dei Fio¬ 
retti, non è fra Ugolino di Brunforte, come sostenne il P. Luigi da Fabriano 
(Cfr. Miscellanea , 1, 31,) ma Frate Ugolino da Montegiorgio. Non mancano 
buone ragioni al Trebbi, come non mancarono al P. da Fabriano : ma seb¬ 
bene il Trebbi confuti assai vivamente il P. Luigi, non riteniamo davvero su¬ 
perflue altre prove a conferma della sua tesi » (3). 


(1) Anno Vili, pag. 177, n. 315, 

(2) Anno IX, pag. 29, n. 323. 

(3) An. cit., pag. 63, n. 342. 


PICENUM SEEAPHICUM 


135 

31. — P. Candido Mariotti O. F. M. — 1 primordi gloriosi dell’Ordine 
Minoritico nelle Marche per opera specialmente dello stesso Serafico Padre. 
— Castelplanio, tip. Romagnoli, 1903. In 8, di p. VI1I-184. 

« Non è questa la prima volta che si stampa un libro sulla storia fran¬ 
cescana della Marca. Nel 1887 se ne occupò il P. Luigi Tassi (cfr. Miscella¬ 
nea II, 126), ma fu più esteso nel campo che volle trattare, e più conciso 
nella forma. Il P. Candido si limita alle origini dei Francescani nella Marca. 
Ma quanto tesoro di notizie peregrine, di nomi illustri, di racconti sconosciuti! 
Spesso sono lontani ricordi di fatti molto remoti, ma spesso sono testimonianze 
storiche di molto valore critico. Quasi ogni città ricorda la venuta di S. Fran¬ 
cesco; quasi ogni città si gloria di qualche seguace, amico, o benefattore per¬ 
sonale di lui. Che bellezza se il P. Candido avesse illustrato il suo libro con 
il fac-simile di tanti cimeli francescani da lui segnalati ! La fonte prodigiosa 
del 1210 presso Staffolo, consecrata con un’epigrafe nel 1240 da fra Cre¬ 
scenzio da lesi (p. 10), il sepolcro di Fra Raniero confessore di S. Francesco 
(p. 12), il diploma di Ottone Vescovo di Camerino del 1223 dove è nomi¬ 
nato S. Francesco (p. 129), ecc. sono monumenti storici Francescani di primo 
ordine. Auguriamo al libro del P. Candido grande diffusione, onde poterne 
avere una seconda edizione corredata dalla riproduzione di queste preziose 
reliquie » (1) 

32. — P. Candido Mariotti O. M. —• VImmacolata Concezione di Maria 
ed i Francescani. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1904, In 8, di p. XVI-272. 

« L’ottimo P. Candido ha scritto il libro con entusiasmo. Entusiasmo per 
la Madonna, entusiasmo per l’illustre Ordine al quale appartiene, il quale do¬ 
veva secondo lui esser segnalato perfino da Pio IX nella Costituzione Dogma¬ 
tica del 1854, con la quale promulgò il Dogma della Immacolata Concezione. 
Quindi, nella larga esposizione storica di quel che fecero i Francescani nello 
studiare e far risolvere la controversia, ci sembra spesso informato ad idee 
più ottime che forse non siano in verità. E siccome egli estende l’opera dei 
Francescani nel favorir questo Dogma fino a S. Francesco, talvolta asserisce 
cose sulle quali non sempre potremmo andare d’accordo, per es. (p. 46) che 
S. Francesco, volle sepolto alla Porziuncola il suo cuore dopo morto; che 
(p. 47) per intercessione della Madonna ottenne VIndulgenza della Porziun¬ 
cola, ecc. Ma nell’ampiezza e nella serietà del libro, questi nei si osservano 
appena. » (2) 

(1) An. cit., pag. 146, n. 380. 

(2) An. cit., pag. 180, n. 404. 
























































































































































































186 


PICENUM SERAPHICUM 


83. — Meloni Can. Milone. — Compendio detta Vita del lì. Pietro da 
Treia. — Macerata, Un. Catt. Tip. 1901, in 8, di p. 48. 

« Breve memoria a scopo di volgarizzazione sulla vita del B. Pietro da 
Montecchio, Sacerdote Francescano del XIII secolo. La vita è scritta assai 
bene, e si legge con piacere fa però meraviglia il fatto, che mentre l’autore 
inserisce erudite note sulla storia di Treia, sui Conventi di Treia, ecc. allor¬ 
ché parla del B. Pietro non dice neppure una volta donde ha attinte le sue 
notizie. La quale lacuna non è certo da proporsi a modello. » (1) 

34. — Svampa Card. Domenico. — Vita di S. Serafino da Montegranaro 
Laico Cappuccino. — Bologna, tip. Arcivescovile, 1904, in 8, di p. 264, con 
illustrazioni. 

« Scrive a p. 232 l’Eminentissimo Autore : « fio scritto senza arte e 
con poca copia di documenti... e mi studiai di esser semplice, parendomi 
che la vita ingenua di S. Serafino dovesse esser trattala con molta schiet¬ 
tezza di linguaggio e di stile. » Un libro così composto non solo si legge 
con piacere, ma ti fa innamorare di un saggetto, che sebbene non presenti 
« l’intreccio di un poema » (p. 49) pur nondimeno innamora colla continua 
successione di opere modeste, pie, che non escono mai dalla cerchia di fatti 
ordinarii, e tuttavia fanno pensare e lasciano una traccia nel cuore di chi 
legge. E’ merito dell’Em. Svampa aver reso così interessante la vita di un 
laico Cappuccino, anche in grazia della bella e schietta esposizione con la 
quale l’ha raccontata. » (2) 

35. P. Ciro Da Pesaro 0. M. — La Beata Ortolana da Assisi Madre 
di S. Chiara. — Roma. tip. Salustiana, 1914. In 16, di p. XVI-264, con 9 
incisioni. 

« 11 eh. Autore nel radunare questi Appunti storici ha dovuto necessa¬ 
riamente ricorrere a tonti di seconda mano, poiché gli antichi scrittori, tutti 
preoccupati dal fulgore e dal prestigio che irradiava da S. Francesco e da 
S. Chiara, si occuparono assai poco delle famiglie loro. Anzi sappiamo noti¬ 
zie più precise sul conto di Pica, madre di S. Francesco, che sul conto di 
Ortolana, madre di S. Chiara. La tradizione nondimeno non è stata avara con 
la pia Madre di costei, sicché parte ricavando da questa tradizione, parte 
logicamente deducondo dalla vita mirabite della Santa, il P. Ciro ha potuto 
raccontare con notevole ampiezza i ricordi biografici della B. Ortotana. Molte 
note corredano il volume, le quali forse si poteano limitare a poche indica- 

(1) An. cit., pag. 181, n. 405. 

(2) An. cit., pag. 188. n. 418. 


PICENUM SERAPHICUM 


187 


zioni, poiché trattandosi di scritture dal XYI secolo sino a noi, bastava cono¬ 
scere una volta la citazione, senza riportarne le parole tutte le volte, come 
si fa dei documenti. » (1) 

36. — P. Ciro Da Pesaro 0. M. — Vita e culto del B. Giovanni Pi¬ 
gili da Fabriano , Sacerdote dei Minori. — Roma, tip. Salustiana, 1904, in 8, 
di p. X1I-186. 

« Nacque il Beato nel 1469 circa, e morì nel 1539, e il eh. P. Ciro ne 
raccoglie le molte notizie, alternandole con ricordi della storia serafica della 
sua Marca, alla quale si mostra in più luoghi affezionatissimo. L’autore non 
ha omessa diligenza nel compilare il suo libro, nel quale solo avremmo de¬ 
siderato qualche cenno migliore sull’antica biografia del Beato che forma la 
base del suo racconto. » (2) 

37. — P. Ciro Da Pesaro 0. M. — Nell’ Umbria verde. Un fiore sera¬ 
fico. Notizie storiche su la Beata Cecilia Coppoli, Monaca Clarissa. 1443-1500 
— Roma, tip. Istituto Pio IX, 1908, in 16, di p. XII-148, con 12 illustra¬ 
zioni. 

« Di quésta Monaca letterata , nata a Perugia, morta in Foligno, ci occu¬ 
pammo sin dal 1891 (Cfr. Miscellanea) e ne ricordammo i meriti religiosi e 
letterari. Il P. Ciro da Pesaro riprende la narrazione, la sviluppa, la illustra 
e mette in bella mostra questo tipo di Suora, che passava le lunghe ore pre¬ 
gando, poetando, scrivendo. Forse è di sua mano la trascrizione della teolo¬ 
gia mistica di S. Bonaventura in un codice della Libreria Hoepli ( Il Medio 
Evo. Libreria Hoepli, 1904, n. 3051, p. 167-168) colla data 3 Decembre 1500, 
che si dice scritta in un monastero delle Clarisse dell’Umbria, dove si legge 
* E tu legitore prega Dio pel scriptore. Amen, da Elena scritto de sua 
mano ». Elena era il nome di battesimo della Coppoli. (3J 

38. — De Yillermont M. — Sainte Veronique Giuliani Abbesse des Ca- 
pucines (1660-1727.) - Couvin Maison S. Roch, 1910. In 8, di p. YIII-496. 

« Osserva assai giustamente la Contessa di Yillermont che nessuna Santa 
ha scritto un giornale intimo così voluminoso come lo ha scritto Santa Yero- 
mea, le cui memorie, pubblicate dal P. Pizzicaria, occupano ben dodici grossi 
volumi. Da essi e dal processo per la di lei canonizzazione è stato ricavato 
quanto si legge in questo bel libro, il quale riassume e mostra in tutta la 
sua intensità spirituale la vita di un’anima veramente singolare. Un brano dei 















































































































ElCENUM SEEAPHICTJM 


IBS 

suoi Diarii, un episodio della sua vita, lasciano freddo, un po’ disorientato, 
quasi scettico il lettore. Ma quando uno si interna in quella lettura, e cerca 
di rendersi conto di quelle ascensioni spirituali continue, e colloca al proprio 
luogo quei brani, quelli episodi, trova un tutto così armonioso, così omoge¬ 
neo così ragionato, che la figura dell’umile abbadessa cappuccina assorge ad 
una grandiosità eccezionale, ed il lettore si accorge di trovarsi, vicino ad uno 
spirito di singolare valore. Questo fa l’illustre scrittice, la quale ordinariamente 
parla trascrivendo lunghi brani degli scritti della Santa, e, quando ciò non 
fa si attiene a testimonianze sicure. Dato lo scopo educativo religioso del suo 
libro, ottimo è il metodo prescelto, massime che la scrittrice non si occupa 
della Santa ad pompam, per diletto di erudizione, ma scrive come ad una 
scrittrice di agiografie si conviene, cioè con omogeneità di pensieri, con uni¬ 
formità di ideali, mostrandosi degna di esercitare l’ufficio che agli scrittori 
di vite dei Santi si conviene. » (1) 

39 . _ p. Candido Mariotti 0. M. - L’Ordine francescano in Matetica. 

— Matelica, tip. Elzeviriana, 1909, in 8 , di p. 52. 

« Nessuno vorrà negare al P. Candido la conoscenza della storia serafica: 
e le diverse opere da lui pubblicate, e da noi segnalate, ce ne fanno aperta 
testimonianza. Quindi nell’opuscolo indicato, che riassume i rapporti della 
città di Matelica con l’Ordine di S. Francesco, nulla può trovarsi che non sia 
istorico e da fonti storiche desunto. Ma il metodo non ci sembra conforme ai 
saggi sistemi dei buoni storici, iniziati dal Waddingo, che nulla affermo senza 
indicare la fonte del suo racconto. 11 Mariotti indica, è vero, una volta pei 
sempre, i libri consultati, che poi non sono molti, ma se quella indicazione c 
sufficiente per i curiosi e per i devoti, vi sono oltre questi anche ì vari cul¬ 
tori della storia, per i quali l’ottimo P. Candido, così diligente ricercatore c 
raccoglitore di libri e di stampe francescane, potea essere meno avaro. Egli 
accenna vari manoscritti e documenti inediti della provincia minorità dette 
Marche c del convento di S. Francesco di Matelica. Queste parole suscitano 
la curiosità, ma non contentano nessuno. Il P. Candido Mariotti sara molto 
benemerito dei nostri studi, se metterà a luce questi documenti mediti. » (0 

40. — P. Candido Mariotti 0. M. - Un cenno dell’antica Missione fran¬ 
cescana in Cina, e di quattro Missionari Marchigiani dei tempi recenti. 
Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1911, in 8 , di p. VI 96. 

« Quali sono i Missionari più antichi che seminarono 1 Evangelo nel a 
Cina ? Il Padre Mariotti giustamente si lamenta che questa gloria venga da a 


(1) Anno XII, pag. 93, n. 468. 

(2) An. cit., pag. 94, n. 470. 


PlCENUM SEEAPHICTJM 


139 


ad altri, e non ai Francescani, dei quali molti istorici non fanno menzione. 
E vendica ai Frati suoi questa priorità, dimostrando, o meglio ricordando, 
che primo Arcivescovo di Pechino fu nel 1307 frate Giovanni da Monte Cor¬ 
vino, che diffuse la religione in Cina con altri setti suoi Confratelli, creati 
suoi Vescovi suffragranei. E’ cosa singolare che tale notizia sia sfuggita a 
tanti moderni scrittori, poiché se il Wadding, (Ann. Min. ad an. 1307, 
n. 10-14) ed il Rainaldi, (Ann. Eccl. ad an. 1307, n. 20) sono antichi, non 
sono antichi e ignoti i recenti volumi del P. Eubel (Bull. Franche V, n. 85-88. 
Ilierarchia Cath. M. Aevi I, 165), documenti originali, e la serie dei primi 
Arcivescovi di Pechino, tutti francescani, sono ampiamente pubblicati. Questa 
è la parte più importante dell’utile libro del P. Mariotti, che ha fatto assai 
bene a riparare una così palese ingiustizia. » ( 1 ) 

41. — Feliciangeli Bernardino. — Notizie della vita di Elisabetta Ma. 
latesta Varano. — Ascoli Piceno, 1911. (Atti e memorie della R. Deputa¬ 
zione di S. P. per le Provincie delle Marche. Voi. VI, p. 171-216. 

« Lo studio eruditissimo del Feliciangeli interessa i nostri studi, perchè 
l’illustre Signora, che, come egli dice, conobbe durante la lunga vita le gioie 
dell’amore, le ansie della maternità, gli accorgimenti della politica e del com¬ 
mercio, le lotte, i pericoli del regnare, e la compiacenza della vittoria, passò 
gli ultimi anni nel monastero di S. Lucia in Foligno, e in quello di Monte- 
luce di Perugia, ivi cercando pace e riposo. Si ignora con precisione il luogo 
e la data della morte, che vuoisi sia avvenuta verso il 1477. Le notizie del 
Feliciangeli sono diligenti, accurate, e si leggono con interesse. » ( 2 ) 

42. — P. Livarius Oliger 0. F. M. — Expositio Regulae Fratrum Mi- 
norum, Auctore Fr. Angelo Clareno. — Quaracchi, Collegio S. Bonaventura 
1912. In 8 , di p. LXXX-252. 

« Una esposizione della Regola di S. Francesco fatta dal celebre Clareno 
non doveva rimanere inedita, e se i codici che la conservarono sono pochi 
e se in passato nessuno pensò a renderla pubblica, ciò significa che essa in¬ 
fluì poco sulla vita dell’Órdine. A noi però, che siamo curiosi di conoscere 
tutti i momenti storici dell’istituto francescano, anche quelli che non ebbero 
grande fortuna, a noi interessa leggere questo libro, che contiene il pensiero 
col quale il Clareno interpretò il pensiero del Fondatore. Il P. Oliger se ne 
e occupato con vero interesse, ha studiato la vita fortunosa del pio Frate, 
molto dotto, ma non altrettanto misurato, lo ha ha seguito in Italia, in Oriente 
nc ha indicate le opere, le versioni con diligenza incredibile, e poi ha pub- 


















































































140 


PICENUM SEBAPHICUM 


blicato il testo della esposizione della Regola con diligenza somma. Preso per 
base il testo del codice romano di S. Isidoro, ha dato le varianti degli altri 
codici, di tutti i brani biblici, patristici, riportati dal Clareno, ha fornite le 
indicazioni di tutti i racconti, di tutte le leggende da lui riportate, ha cercate 
le notizie e i ricordi con note eruditissime, facendo in somma che il lavoio 
riuscisse veramente completo. Egli del Clareno non è entusiasta, e ne ìeca 
giudizio equo, e secondo noi, giusto, mentre non ci sembra misurato là dove, 
nella prefazione (p.YI), parlando della Regola dei Minori, serive: « Tolle Re- 
gulam Minorimi, Medii Aevii triurn saeculorum ecclesiasticam historiam 
iam non intelliges ». 

ce Certo, Fautore non poteva fare una stampa dell’opera del Clareno piu 
dotta di questa, ma considerando il valore non primario di questo testo, con- 
siderando la grande tatica che ha fatto nel darci tante varianti di esso, che 
in genere valgono molto poco, avremmo preferito che il tempo prezioso oc¬ 
cupato nel darci tali varianti, l’avesse occupato nel darci l’edizione integra 
della Ghronica septem Tribulationum Ordinis Minorum , come sembra abbia 
promesso a pagina XXXIII: o, meglio ancora, le lettere di lui, del cod. Ma- 
gliabecchiano XXXIX, 75, i quali lavori, più del presente volume, potranno 
dare elementi sicuri per discolpare il Clareno, o dall’aver inventato, o dal- 
l’aver esagerato. Su questo punto il Padre Oliger è molto cauto, ma ne egli 
nè il lettore sanno dare un giudizio sicuro. Egli, che più di tutti è prepa¬ 
rato a queste stampe, vi ponga mano, e ne avrà grande riconoscenza dagli 

studiosi. » ( 1 ) 

43. — P. Edouard D’alecon Cap. — Les prèmiers Convenls des Frères 
Mineurs Gapucins. Documents et Souvenirs de Voyagge. Paris, Libi. 
S. Francois, 1912. In 8 , di pag. 28, con 12 illustrazioni. ..... 

« Il P. Edoardo ha voluto con gli suoi vedere le ruine, i ricordi, gli 
edifici superstiti dei primitivi Conventi dei Cappuccini, che, come si sa, soise 
nel Ducato di Camerino. S. Cristoforo d’Arcofiato, S. Girolamo di Colmenzone, 
Renacavata, l'Acquarella, sono tutti luoghi che il P. Edoardo ha visitati con 
affetto, ha descritto con emozione, ha fotografato, riprodotto, raccontandoci le 
impressioni del suo viaggio, faticoso, lungo, ma piacevole ed utile a leggeisi. 
Egli in qualche pagina ci fa rivivere all’epoca dei primitivi Cappuccini, prima 
ancora che il nuovo ramo francescano sorgesse colla Rolla di Clemente VII, 
3 Luglio 1528. Ed è anteriore a questa data un documento che raccomanda 
al Papa, i due più vecchi Cappuccini, Ludovico e Raffaele da lossombione, 
perchè ad essi, rimossi i Clareni, venisse concessa la grotta di S. Maria Ma 
dalena di Colmenzone, che può chiamarsi il primo Convento dei Cappuccini. 


(1) Anno XIV, pag. 30, n. 621. 


PICENUM SEEAPHIGUM 


141 


Sarebbe cosa superflua dire del metodo scientifico, e nel tempo stesso piace¬ 
vole, col quale il Padre Edoardo racconta i primi passi della sua illustre re¬ 
ligione. » (1) 

44. — P. Candido Maiuotti 0. M. — S. Francesco, i Francescani e 
Dante Alighieri. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1913. In 8, p. VIII-124. 

« Il tema non è nuovo, nè qui è trattato come cosa nuova : ma è trat¬ 
tato ampiamente , essendo il libro del eh. P. Mariotti, un riassunto di tutto 
quanto può avere una relazione tra Dante e S. Francesco e i Francescani. Il 
lettore non immagini qui una trattazione arida, critica, erudita, poiché l’autore 
per quanto a base delle sue riflessioni ponga dei fatti storici sicuri, nondi¬ 
meno svolge e tratta la cosa con forma seria, larga, dignitosa, filosofica, e 
partendo dalla posizione della Divina Commedia di fronte alla civiltà cristiana 
termina collo studio del poema dantesco, come materiale di un catechismo 
cattolico. E nel corso del libro si occupa di Dante francescano, dei france¬ 
scani immortalati da Dante, degli espositori di Dante che furono francescani, 
ecc. Al libro del P. Mariotti auguriamo lettori assai, cosa questa che deve 
formare il primo compenso alle fatiche del dotto ed operoso autore. » (2) 

45. — P. Livarius Oliger 0. M. — Documenta inedita ad historiam 
Fraticellorum spectantia. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1913, In 8, di 
p. IV-208. 

« I documenti sono molti e sono tutti, come è ovvio, dei secoli XIV-XV, 
cioè dell’epoca nella quale questo germoglio impuro molestò il grande albero 
dei Minori. Non diremo che sieno tutti di egual valore, ma il eh. P. Oliger 
li ha editi con tanta cura, e li ha così diligentemente illustrati e commen¬ 
tati, che essi offriranno materiale prezioso e sicuro al futuro storico dei Fra¬ 
ticelli. Non è possibile collegare tra loro questi documenti slegati, che il P. 
Oliger ha trovato quà e là, neH’Umbria, nelle Marche, ecc. che hanno per 
autore scrittori anonimi, scrittori illustri, per es. il B. Giacomo della Marca 
ecc. Il libro è un vero arsenale di notizie storiche, per la stampa delle quali 
il dotto Padre ha molto bene meritato dei nostri studi. » (3) 

46. — P. Livario Oliger 0. M. — Il B. Giovanni della Verna (1259-1322). 
Arezzo, Cooperativa Tipografica, 1913. In 8, di p. 80. 

« Scopo del dotto autore è di valutare l’importanza che ebbe per la sto¬ 
ria della Porziuncola la di lui deposizione sulla concessione della celebre in- 

































































































142 


PICENTJM SEBAPHICUM 




diligenza. Il clic egli fa con molta ampiezza e con grande diligenza. Ma or¬ 
mai ci sembra che la difesa della origine storica di questa Indulgenza sia 
superflua, poiché se la storia non dovesse appagarsi di prove eguali a quelle 
che si hanno in proposito di questo episodio molto secondario, della vita di 
S. Francesco, bisognerebbe rigettare nove decimi di tutti gli altri fatti sto¬ 
rici francescani o no. Già fu segnalato in questa Miscellanea (X. 68; che 
S Bonaventura conobbe questa Indulgenza, e ne scrisse in proposito, come 
Generale, una lettera circolare ai Frati. Ma che si vuole di più? ornando 
al lavoro del P. Oliger, esso, sebbene completo ed esauriente, sarebbe stato 
certamente più utile, se avesse anche contenuto il testo della primitiva vita 
del Beato, la quale, sia nella stampa dei Bollandisti, sia nella ristampa di 
Assisi del 1881, è accessibile a pochi, e quindi poco conosciuta. » (1) 

_ p Quo Da Pesaro Dei Minori. — Una gloria fabrianese, II. Fran¬ 
cesco Venimbeni (1251-1322) Profili psicologici. Fabriauo, tip. Gentile, 1914. 
In 16, di p. X-140. 

cc II eh. Autore ha dichiarato di voler scrivere per procurare una « lu¬ 
cile e devota lettura popolare », e questo spiega perchè, dopo aver indicati 
sommariamente i principali scrittori della vita del Beato, non si curo di fai 
conoscere i fondamenti che adoperarono quegli scrittori, ai quali egli si ap¬ 
poggia. Non sappiamo però se i documenti che adoperarono quei biograli 
siano tali da potersi credere autorizzati ad accettare le tante particolanta sulla 
vita del Beato. Quello che ci ha sorpreso è la nota a p. 131, dove.il [.Ciro 
accennando al noto documento, col quale il B. Francesco parla dell indulgenza 
della Porziuncola, chiama questa una difficoltà « difficilissima questione. » 
Francamente, ciò non ci pare. » (2) 

(f) An. cit., pag. 90, n. 554. ... ,. 

(2) Anno XV pa<*. 159. — Osserviamo che la « difficilissima questione » non 
guarda l’Indulgenza della Porziuncola, ma l’autenticità del documento del Yemm- 
beni, il luogo dove si trova e quale l’autore più antico che lo riporta. (N. d. H.) 


Un altro [della Marca] fu frate Pietro da Monticello [Montecchio-Treia], 
il quale fu veduto da frate Servodeo d’Urbino, allora suo guardiano nel 
luogo vecchio d’Ancona, levato da terra corporalmente V. ovvero VI. braccia, 
insino a pie’ del Crocifisso della chiesa, mangi al quale stava m oratone. 

(Fioretti, c. XLI.) 




PICENUM SEBAPHICUM 


143 


UflRIR 


Statuti òel monte ài Pietà ài Cingoli 

fondato da Fra Lorenzo di Roccacontrada ( 2 ) 


Miscellanea, lib. I, pag. 204. 

nomine Sante et individue Trinitatis. Attento et 
considerato li gravi danni et iacture de molti et fideli Xpni 
devorati et consumati dalle usure delli perfidi et cani Iudei, 
et non remediandose de continuo seguitavano et multiplica- 
vano nella Città Terra et populi danni vergogne, et peccati 
gravissimi et presertim in la nostra Terra et populo de Cingulo, et 
inteso et veduto in molte altre città et Terre bone per occur- 
rere ad tali inconvenienti per oportuno rimedio essere ordinato 
constituito et facto el Monte della pietà per soccorrere alla 
necessita delli poveri et bisognosi et per liberarli dalle vora¬ 
cità delli Cani et perfidi Iudei. Iccirca videlicet. 


Ser Frans. co Maria \ 

Ser Sebastiano de Ser Guido ( 

Paolo de Bastolello ì 

Sancti de Pucciarello 
Ser Benedetto di Ser Iacomo \ 

Ser Perthomasso de Ser Iacomo ( 
Francesco de Bagliano j 

Baptista di Ser Marino ] 

Ser Iacomo de Sancti \ 

Ser Fran . 00 Poccione I 

Bernardino de Testa j 

Bartholomeo de Angelo de Federico] 
Ser Perpaulo de M. Perleone \ 

Ser Filippo de Ser Mariano ( 

Bernardino de Petpaulo de Sancti [ 
Bastiano de Marcuccio ] 

Ser Cristophoro de Antonio ] 

Clemente de Ser Fran . 00 del Conte f 
Ser Ioanni de Biasio ( 

Sopranzo de Ser Antonio ] 


Quarterij Avenalis 


Quarterij Turris 


Quarterij Trividiani 


Quarterij Strate 


Quarterij Sancte Marie 


(1) Dal periodico « Luce e Amore », Firenze 1906, an. Ili, n. 1 p. 594. 
G) Ora Arce via, diocesi di Senigallia, prov. di Ancona. 










































































































144 


PICENUM SERAPHICUM 


Huomini eletti et deputati per el commune et consiglio 
della nostra Terra de Cingulo prima per divina mspiratione 
et successive ad exortatione et admonitione del ven. in i pre 
Frate Laurentio de Roccha predicatore del sacro ordine del 
Osservante del S. to Fran. 00 ad constitutione et ordinatane 
del prefato Sacro Monte della pietà in loco et m terra de 
Cingulo, Invocando prima et ante omnia et nome et adiu¬ 
tori del omnipotente et Somno Iddio et della sua S. et 
individua Trinità, Qual sempre pregharemo voglia assistere al 
principio mezzo et fine de questo, et omni attra nostra bona 
operatane et colli adiutorij et contributione della prefata 
nostra Communita et de molti altri fedeli Signori nostri Cit¬ 
tadini et canterrigene, ordiamo et constammo li mtiascripti 
ordinamenti et capitali videlicet. 


De loco ubi conservari debeant pecuniae Montis. i- 

In primis Ordiniamo, et statuirne che li danari del pie- 
fato Monte se rechiudano et serrano in una Cassa, la quale 
stia, et se tenga, in la Audienta delli Magnifici Srg. 1 Priori 
del Populo de Cingulo, quale sia serrata ad quattro chiavi 
diverse l’una da la altra, De le quali una ne tengano li 
Maff. oi Sig. 1 Priori del Populo della prefata, la attra li tie 
Rectori deputati soprastanti la attra lo Massaro della fraternità 
de S. ta Maria Maiore, la attra lo Massaro della fraternità di 
S. to Antonio della dieta Terra de Cingulo. Et che dieta Cassa 
bona forte et ben serrata se tenga et stia de continuo in la 
dieta stantia del Audentia del Palazzo della residentia delli 
prefati Sig. 1 Priori. 


( Continua) 


Anselmo Anselmi. 


Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Autorità Ecclesiastica 

Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile 


MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AW. FILIPPO GIORGETTI & C.° 


Fascicolo N. 2. 


TREIA (Macerata) 


25 aprile 1915. 


PICENUM SERAPHICUM 

PERIODICO BIMESTRALE FRANCESCAND-STORICO-CRITICO-REGIOHALE 

Firmo XU-Serie Seconda del “Crocifisso Redentore,, 


« Proferet de thesauro suo 
nova et vetera ». 

Matth. XIII, 52. 

INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO 


1. Ai Fiancescani delle Marche - La Direziona . 

2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia '(Contin.) . 

■ Beato Angelo Clareno dei Minori (Contin.) - Il Diruttore . 

• agina d’oro: Intimità del D. Rizzerio dalla Muceia con S. Francesco 
emorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV.- 231 del 
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanakdi 0. F. M. (Contin.) 

6- I Ministri Provinciali delle March e . pop . 

' rr a Poetic o-Stori C a : S. Francesco in Ascoli Piceno '. 

■ 'sita Triennale „ del P. Orazio Civalli (Contin.) .... 

• Repertorio bibliografico: dall’opera del P. Giacinto Sbaraglia: Serie 

prima: Scrittori del sec. XIII. . 

Iscrizioni lapidarie. 

12 r* Provincia Riformata delle Marche nel 1837 

ollezione Storica: dai libri , dai giornali, dalle riviste . 


. s ' Prega di leggere le Notificazioni 
,n Quarta pagina delia copertina "Si 


MACERATA 

PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO 
AVV. FILIPPO GIORGETTI 


» 149 

* 163 

» 182 

» 183 

» 197 

» 212 
» 214 

» 223 

» 230 

- 237 

» 270 


































































































































già “ IL CROCIFISSO REDEOTORE 


- —o—-” 

PUBBLICAZIONE BIMESTRALE 

» - M— P ~ ^ oTm . 

Dire m dai P. CIRO da Pesaro O. F. M. 

Condizioni di Abbonamento. 


L 7 

PER L’ITALIA » 10 

PER L’ESTERO 


, _ n » Picenwm Seraphimm » in ogni suo fascicolo 

bimestrale avrà non meno di 14* P'* ine ' ■ " 

2 _ I Collaboratori che pubblicheranno non meno ' 

. . llino nratis l’intera annata conte- 

due lavori completi, ricevei ani fj 

nente i detti due lavori. 

i. a richiesta dei Collabo 

q __ Si concedono gli estratti a 

latori, purché il richiedente corrisponda a,la spesa della 

relativamente al numero delle copie desiate. 

4. __ Non si accettano abbonamenti per applicazioni 

di Messe. . . 

6 _ Gli aderenti riceveranno il primo fase-io gen¬ 

naio-febbraio : a chi, dopo ricevuto il pnm» i pe . 
vierà la quota di abbonamento, non saia p 1 

riodico. . 

6. - Non si concèdono numeri di saggio scova prev 

invio di L. 1 , la quale sarà computata, 

nàmento. 


Al FRAflCESGAfll DELLE J1ARGHE 

Il largo favore con il quale è stato accettato il primo 
numero del nostro « Picenuvn Sevaphicum » ci assicura di 
averne indovinato il programma ed appagata in gran parte 
la giusta aspettativa che si aveva di questo nuovo Periodico. 
E’ da tempo che questa regione francescana attendeva di es¬ 
sere illustrata in ogni suo lato, di manifestarsi a tutti i ricer¬ 
catori di storia, di enumerare le sue palme e le sue corone, di 
rendere conto all’Ordine e alla Chiesa dei suoi sette secoli di 
vita. Sicuro interprete di tanto desiderio, il nostro Periodico 
ha incominciato l’arduo e lungo suo lavoro, incontrando già 
la simpatia di molti. Fedeli alle promesse che ci siamo proposte, 
il primo numero vi ha corrisposto in ogni sua parte e, almeno 
ci sembra, completamente. 

Della nostra Marca francescana si è sempre e da tutti 
avuta una certa cognizione storica, poiché fin dal primo se¬ 
colo gli scrittori o direttamente o indirettamente non hanno 
mai potuto lasciarla in disparte ; ma diciamolo pure, quella 
cognizione mai ha sorpassato la superficialità e mai fino ad 
ora è riuscita a prendere nel campo storico-critico quel posto 
d’onore che le compete. Dal ricercatissimo Chronicon delB. Fran¬ 
cesco Venimbeni alle più recenti pubblicazioni in opuscoli o 
sulle riviste, si sono avute innumerevoli produzioni agiogra¬ 
fiche, biografiche e bibliografiche, ma ciò mai è stato suffi- 
cente per dire ai vicini ed ai lontani le glorie, tutte le glo¬ 
rie di questa regione che è indubbiamente una delle primis¬ 
sime dell’Ordine Minoritico per origine, per estensione, per 
fecondità di uomini santi, dotti ed insigni nelle più alte ed 
onorifiche cariche dell’Ordine stesso e della ecclesiastica ge¬ 
rarchia. 

Infatti è sempre mancata a questa Provincia una sinte¬ 
tica e robusta pubblicazione, capace di dare agli studiosi i 
principali elementi di storia regionale ; è sempre mancato un 
libro complesso e sicuro nel quale ciascheduno potesse abbrac¬ 
ciare con uno sguardo solo l’ingente ricchezza di uomini e 
di fatti relativamente all’eroismo della virtù, alla vastita del¬ 
l’apostolato, alla moltiforme produzione letteraria e scientifica, 

io 


Anno I, 1915 - Fascicolo II. 






























































































































































































146 


PICENUM SERAPHICUM 


al procurato benessere sooiale-cristiano, allo svolgimento prò- 
gressivo dell’Ordine attraverso tutte le fasi avvolgenti 1 suoi 
più diffìcili periodi di vita. Quando uno deve svolgere le nu¬ 
merose pagine di cento autori per gustare in minima parte 
tanta ricchezza, con ogni facilità si smarrisM per via e non 
si cura che del tempo in cui vive il quale, “ 

nostro maggior sconforto, non e assai seducente, E poi, data 
la perdHa forzata di tanti nostri archivi e lo sperpero prepo¬ 
tente delle nostre abbondanti biblioteche chi e che in^ un soio 
convento possa avere il comodo e la facilita di consulta 
grandi volumi di storia nei quali è contenuta la messe 

tiforme delle glorie passate? , • 

A tutto questo bisogna pure aggiungere che non tutti i 
conventi si sono data premura di adunare la stona impor 
tantissima delle singole famiglie francescane. Tanto e J e 
ohe se è facile trovare un erudito in fatto di storia della 
miglia cui appartiene, è poi assai difficile trovare 
s’interessi di tutto il francescanesimo regionale che e pur ge 
foso patrimonio comune. Di qui la necessità assolute di una 
pubblicazione la quale valga, magari sintetica _ storico 
tutte le linee principali, a dare un <** 1 ^™**^.?*^ 
della nostra interessantissima regione francescana. N o ^ e 
biamo dimenticare che, mancando una simi p > 

s’impedirebbe alla Marca di occupare il primo posto nella sto 
riaTll’Ordine e della Chiesa e resterebbe chi sa per quanto 
tempo ancora, chiusa ogni via a tanti studiosi per venire ad 

esatta conoscenza delle vere nostre glorie. . OTatica . 

Ci permettiamo ancora una semplice rffiessioim pratica 
La vita P fattiva dei nostri giovani francescani dev essere sot 
retta, entusiasmata, spinta anche dalla conoscenza del 
sta magnanime di tutti quelli che ci hanno preceduto nei 

udfo nel lavoro, nella virtù, lasciandoci tracce luminose del 
loro utilissimo passaggio. Ora l’ignoranza di questo passato 
invidiabile crea quella specie di indifferenza nei nost g 
la quale rende disgraziatamente apatico il loro cuor 
di vera grandezza della Provincia cui hanno o, per lo meno, 
avrebbero dovuto consacrare la propria vita Tale ignoranza 
uccide generalmente ogni entusiasmo di soda ed efficace 
tazione g rende inermi le energie, arresta le «tesse tendenze 
ad opere grandi, imprigiona la vita in un ambien 


PICENUM SERAPHICUM 


147 


stretto e poco confortante, dichiarandoci figli e seguaci del¬ 
l’oggi senza storia del passato, senza grandi prospettive del 
l’avvenire. 

Scuotere gli animi da un letargo colpevole e micidiale 
è la vera, la principale ragione del « Picenum Seraphicum ». 
Raccoglitore fedele ed entusiasta di tutte le nostre pagine 
sparse, esso viene alla luce in buon punto per colmare un 
vuoto che si è sempre sentito ed in modo speciale si sente 
oggi che gli studi storici francescani raggiungono meritamente 
il loro grande apogeo. Esso viene per far vedere la gloria 
incontrastabile delle nostre Marche ; viene per dire a tutti 
quale sia il nostro posto nella storia sette volte secolare di 
vita fattiva e quale debba essere nei secoli futuri ; viene per 
ripetere ancor una volta che questa Provincia non deve, nè 
può essere considerata come un’appendice qualunque nella 
grande storia francescana. 

Ricordiamo con sentito orgoglio che la nostra Marca ha 
dato all’Ordine il quinto Generale, alle diocesi i primi Vescovi, 
al sacro Collegio il secondo Cardinale, alla cattedra di S. Pie¬ 
tro il primo Papa. Ma questo primato non si arresta nelle 
glorie della gerarchia dell’Ordine e della Chiesa; esso si 
estende più oltre, nelle lontane Missioni del grande impero 
cinese e delle Americhe; sino a ricevere il suo battesimo di 
sangue ed essere canonizzato, mediante il martirio di uno de’ 
suoi figli illustri, il santo martire Nicolò da Sassoferrato. Il 
serafico Fondatore dell’Ordine; i numerosi primi seguaci della 
francescana milizia in Ascoli, in Ancona, a Fabriano ; il primo 
nostro Ministro B. Benedetto Sinigardi, il convertito Re dei 
Versi; le prime grandi conquiste di Rizzerio e Pellegrino hanno 
segnata la loro impronta di santità su questa fortunatissima 
terra picena, gettando tale una sementa di virtù e di eroismo 
da non poterne descrivere a parole la sua rigogliosa fecon¬ 
dità in ogni angolo marchigiano. 

L’autore dei Fioretti , volendo descrivere la nostra regione 
rancescana, non ha saputo trovare altra similitudine, meglio 
Rispondente alla realtà dei fatti, che quella di un cielo stel- 
a to. « L a provincia della Marca d’Ancona fu anticamente, a 
'modo che ’l cielo di stelle, adornata di sancti frati: i quali, 
^ modo che luminari del cielo, ànno aluminato et adornato 
Urline di sancto Francesco et il mondo con esempli et con 
























































































148 


PICENUM SERAPHICUM 


doctrina. » (1) Santità, dottrina, apostolato, ecco le tre gemme 
preziose che mai per il corso di sette secoli hanno cessato di 
risplendere sul capo augusto di questa regione incantevole, 
in grado sommo francescana ed assai interessante per la sto¬ 
ria dell’Ordine, della Chiesa e della Marca. 

Pertanto, è nel comune interesse storico che ciaschedun 
convento piceno, senza eccezione di sorta, abbia nella sua 
piccola o grande biblioteca una copia del presente Periodico, 
perchè il medesimo appartiene indistintamente a tutti ed e 
esclusivamente di tutti. Le singole Famiglie del grande albero 
francescano troveranno qui quanto ad esse appartiene m fatto 
di storia, e potranno con sicurezza critica fare tutti quei con¬ 
fronti di proporzione i quali, se non giovano al passato, pos¬ 
sono giovare ad una santa emulazione per 1 avvenire. 

Nostro dovere e nostra premura sarà mettere in piena 
luce il nostro grande patrimonio storico: faremo vedere man 
mano di che sono stati capaci i piceni francescani dal medio 
evo all’epoca moderna in ordine alla santità, alla dottrina, 
alle scienze e alla beneficenza cristiano-sociale. Nulla sara 
trascurato, tutto sarà raccolto ed illustrato anche nei più mi¬ 
nuti particolari, perchè tutto ritorni ad onore del nostro se¬ 
rafico Ordine, perchè tutto ridondi a gloria della Chiesa cat¬ 
tolica. . n -L- 

Dopo aver raccomandato il « Picenum Seraphicum » 

tutti i confratelli delle Marche, lo raccomandiamo ancora agli 
altri conventi dell’Ordine, ed in modo speciale a quelli che 
sono limitrofi a questa Provincia. Lo abbiamo detto nel no¬ 
stro programma: per i primi diamo l’esempio di una pubbli¬ 
cazione regionale nella speranza che altre provinole lo se¬ 
guano a vantaggio della complessa e vastissima stona fran¬ 
cescana. 

La Direzione 

(1) Edizione G. H. Passerini : Firenze, tip. Camesecchi, 1903. cap. 
XLI, pag. 110. 




PICENUM SERAPHICUM 


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CONVENTO MINUTICI) DEL SS.MO CROCIFISSO IN TREIA 


TESTO DEL DOCUMENTO 


(Continuazione: vedi n. 1, pag. 7). 

Celebratosi poi in Jesi li 11. Settembre di questo mede¬ 
simo anno 1673. il Capitolo Provinciale, in cui venne eletto 
Ministro Provinciale il P. Giacinto da Monte Novo (1), vera¬ 
mente uomo degno, per essere d’ogni integrità de costumi, e pru¬ 
denza adorno; fu eletto e mandato primo Guardiano di questo 
Convento il P. Claudio da Jesi, e suo Vicario il P. Ludovico 
parimente da Jesi con una famiglia de Religiosi molto esem¬ 
plari e divoti, per cui s’accrebbe tanta fede, e concetto nel 
popolo, che li riputava, e riveriva come Angeli venuti dal 
Paradiso (2). Si affezzionarono intanto gli animi di tutti siffat¬ 
tamente alla Religione, che nulla vi volle per disporli alla coo¬ 
perazione di quanto era necessario per dilatarne il Monastero, 
conforme ognuno desiderava. Preparati dunque dopo qualche 
tempo li Materiali, e volendo il P. Guardiano, in sequela del 
Dissegno fatto dalla Provincia, dar principio alla Fabbrica 
del Coro, e Dormitorio verso il Ponente, mandò in nome del 
Signore li suoi Religiosi in Chiesa ad orare: quindi principian¬ 
dosi, colla di lui assistenza, a scavare li fondamenti dagli 
Artefici, e profondato il Terreno non più, che un piede, e 
raezzo, dispose la Divina Providenza, che a dirittura del 
segno, si discoprisse un’Antico, e ben grosso muro senza 
veruno interrompimento sino al termine ideato per la fab¬ 
brica. Cosa, che riempì ognun di maraviglia, e stupore, e 
accese negli animi de superiori una Santa gara a proseguire 
la fabbrica con vigore ; di maniera che in pochi anni, assistiti 
balla pietà, e limosine de Benefattori, si vidde il convento 
ln ^ato abitabile, e più che in parte perfezionato, e compito (3). 

(1) * « In Lib. Conven. pag. 7. et in praed. ta Relat. » 

(2) Lettera A, in fine. 

(3) Lettera B, in fine. 































































































































































































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PICENTJM SERAPHICUM 


Nell’anno 1697 essendo Ministro Provinciale il P. Ippo¬ 
lito dalla Serra di S. Quirico, e Guardiano di questo Con¬ 
vento il P. Ludovico dallo Stafìolo (1), e volendo sodisfare 
al desiderio, e divozione de Montecchiani, li quali ardentem. 
suspiravano di vedere una volta la bella faccia del Sts.mo 
Crocifisso rivolta verso la loro Patria, che da gran tempo li 
voltava le spalle, per esser posta la sagra Immagine nella 
Chiesa, al Levante; si principiò a trattare di farne la solenne 
traslazione (giacché a tal fine fu fabbricato il Coro) e collo¬ 
carla al Ponente ove al presente ritrovasi, rimirante Mon- 
tecchio. Stabilitosi dunque di fare questa sagra funzione, 
ordinò il P. Provinciale a fra Leone da M. e di nove, il quale 
era famoso Ingegnere, d’iscomporre l’Aitar Maggiore, che era 
di architettura beninteso, e tutto indorato, come fece; e 
travagliò molti giorni con assai diligenza per disciogliere tutta 
la cona senza, menoma rovina : e altro non restando, che 
schiodare il SS. Crocifisso, si consultò da PP. che per evitare il 
tumulto popolare, ciò si facesse di notte, a porte chiuse, 
senza intervento, e saputa di niun secolare. 

La mattina dunque per tempo avanti giorno, calati tutti 
li religiosi in Chiesa, e fatta fervorosa orazione, con lagrime, 
e singulti supplicarono il SS. Crocifisso si degnasse di lasciarsi 
deporre da quel sito, e collocare nell’altra parte della Chiesa. 
Ciò si fece, per esser’opinione quasi commune, che se toglie- 
vasi da quel sito, non vi sarebbe stato ; sendosi altre \ olte 
tentata una simile mutazione, e mai potuta riuscire, per 
diversi impedimenti, che sempre nascevano. Armati pertanto 
di viva fede li religiosi tutti, si posero al di voto azzardo con 
torcie, e fiaccole accese, in ora incompatta, che da niuno 
poteasi penetrare; ma nell’atto di principiare la funzione, 
sentissi fuori della Chiesa un gran mormorio de voci, per cui 
si mandò dal P. Guardiano segretamente a spiare per il 
Fenestrone del Dormitorio chi fossero; e fu osservato che il 
prato anteriore era pieno di gente, che divotamente inginoc¬ 
chiata, chi percotendosi il petto, chiedeva perdono dei suoi 
peccati, e chi piangendo, supplicava gli si aprisse la Chiesa, 
per venire a baciare i piedi al SS. Crocifìsso. Per la qual 
cosa conoscendo il Superiore, che Iddio non voleva questa 

(1) * In praedicta Relat. SS.mi Crucif. pag. 4; et seq. 


PICENUM SERAPHICUM 


151 


funzione occulta, e privata, ma pubblica, e solenne; e non 
giudicando bene il farla senza l’intervento del Magistrato, 
spedì tosto ad invitarlo, e non si aprì la Chiesa insino al 
suo arrivo. 

Venuto, quasi di volo, il Magistrato in Abito con tutta 
la Nobiltà, per ritrovarsi alla desiata Traslazione, e ringra¬ 
ziare Gesù Crocifisso, che finalmente li avesse consolati di 
vederlo collocare in sito, che la sua Divina Faccia li rimi¬ 
rasse ; grazia tanto mai bramata da loro Antenati, e non mai 
ottenuta. Prima di por mano a sì rilevante operazione, si 
stabilirono otto Deputati della Communità, accio che distri¬ 
buiti in buona disposizione, calato, che fosse il SS. Crocifisso, 
non patisse daU’affollamento del numeroso popolo spettatore. 
Quindi salito fra Leone all’alto dell’Altare, incominciò a schio¬ 
dare la sagra Immagine dalla Croce, non potendosi altrimenti 
fare, per esser questa fortemente affìssa al tavolato con chiodi 
ribattuti, ove appoggiava. Frattanto sei sacerdoti vestiti de 
Sagri Arredi, ascesero al palco per ricère il Crocifisso sulle 
braccia già deposto dalla Croce, e mostrarlo così al popolo, 
sinché Fra Leone ischiodasse la Croce. A tal vista, non può 
esplicarsi quali fossero le lagrime, i sospiri, e le grida, colle 
quali il divoto numeroso popolo implorava dal Redentore il 
perdono, pietà, misericordia; dimanierachè, per la veemente 
contrizione de propri peccati, molti rivennero, e tramortirono. 
Li sei sacerdoti, colle braccia unite gli uni agli altri, cala- 
ron dal Palco il Divin Simulacro, e seguitati da chi por¬ 
tava la Croce, con gran divozione, e lagrime di tenerezza lo 
portarono processionalmente ad una cappella a tal’effetto pre¬ 
parata, accompagnato da 70, e più torcie. 

Pervenuta la sagra Immagine alla destinata Cappella ben 
serata con forti, e grosse tavole, per diffónderla dal tumul¬ 
tuante popolo, fu rimessa in Croce e accomodata in modo, 
che non potesse patire, fu data a tutti la consolazione di 
accostarsi gradatamente a baciargli i sagratissimi Piedi, con¬ 
forme ognuno anelava. Intanto prima di collocare il SS.mo 
Crocifisso al sito del nuovo Altare, fu stabilito di portarlo 
alla Collegiata di Montecchio, e quivi farli un solennissimo 
triduo, ove già a tal’effetto erano venuti li primi musici 
nella Provincia, e apparata la Chiesa con arte di assai buon 
gusto. L’Aitar maggiore, su cui dovea restare esposta l’Im- 






































































































































152 


PICENUM SERAPHICUM 


macine del Divin Redentore, era si elevato, che con facilezza 
si godeva da ognuno. Aggiustato dunque il SS.mo Crocifisso 
in una forte, e stabile machinetta, fatta da Fra Leone, da 
potersi portare, senza pericolare, da sei, ovvero otto persone 
ancora in spalla, fu risoluto di portarlo m forala quasi pri¬ 
vata, cioè senza intervento de Regolari, e Confraternite del 
Paese, ma del solo Capitolo, e Magistrato, e delle due Com¬ 
pagnie, Rosario, e Crocifìsso, che sono in questa Chiesa. 

Alli 15. dunque di Maggio 1697; giorno di mercoledì, 
venuti in Chiesa il Re.mo Capitolo col Clero (1), il Magi¬ 
strato in Abito, accompagnato da tutta la Nobiltà, e quantità 
di popolo Paesano, fu prima concordato con pubblica scrit¬ 
tura, che d’onde si levava il SS.mo Crocifisso, si prometteva 
dopo tre giorni riportarlo ; e poi tolto dalla Cappella, e aggiu¬ 
stato nel Castello, o Machinetta, che stava in mezzo la Chiesa, 
fu con quella elevato da sei Sacerdoti, e dato principio alla 
processione, in cui precedevano le due Confraternite del Ro¬ 
sario, e Crocifisso con Torcie, e Fiaccole accese, indi li Reli¬ 
giosi colla Croce, dietro a questi la Sagra Immagine, e poi 
il Governatore, e Magistrato colla sequela di tutta la Nobiltà; 
frattanto 8 Deputati in competente distanza, andavano con 
loro mazze facendo largo, e trattenendo il popolo, che non 
impedisse il Cammino. Li Signori Canonici poi col Clero 
andavano compartitaci.® con torcie accese di qua, e eh la 
de’ Religiosi, che portavano la sagra Immagine, e cosi tutti 
con lumi alla mano, alla riserva de Religiosi vestiti d Abiti 
Sagri, si giunse circa le 20 ore a Porta Montana, quale si 
vidde tutta nobilm. 0 apparata, sebbene non passo la Pro¬ 
cessione per essa, perchè non capiva il SS. Crocifisso; ma 
seguitò per la porta di S. Egidio fuori delle Mura le quali 
per tutto questo tratto erano adornate, e ripiene di Popolo. 

Entrata finalmente dentro la Terra, prosegui direttane, 
alla Collegiata. Le strade tutte, e finestre apparate de mi¬ 
gliori arredi, che ognuno avesse; il Popolo ginocchione pei 
ogni dove, giubilava d’allegrezza, e ringraziava la Divina 
, bontà di Gesù Crocifìsso, che li faceva degni di vederlo non 
solo voltar la faccia a questa Patria, ma visitarla, e benedirla 
colla sua presenza, di cui non furono mai degne, ne esau ì e 

(1) * In praedicta Relat. pag. 10 et sequen. 


PICENUM SERAPHICUM 


158 


le preghiere de loro Antenati ; cosicché non vedevasi daper- 
tutto che apparato di gioja, ne udivasi che voci di ringra¬ 
ziamento, e di lode. Pervenuta la Processione alla Collegiata, 
si vidde questa tutta risplendente da lumi di ricca Cera così 
ben disposti che sembrava un nobilissimo Teatro, e collocata 
la Santa Immagine nel luogo eminente dell’Altare già pre¬ 
parato, quivi restò esposta insino alla Domenica, e tenuta con 
grande, e solenne venerazione, ben custodita giorno, e notte, 
si da Religiosi, che da Fratelli d’ogni Compagnia Deputati, 
e vestiti di sacco, per far vicendevolm.® la vigilia, ed orare; 
perchè nella Chiesa era un continuo flusso, e riflusso di gente 
ancor la notte, e per questo si teneva illuminata, come il giorno. 

In questo solenne Triduo, cioè dal Giovedì dell’Ascensione, 
sino alla Domenica, vi fù ogni giorno Messa, Vespro, e Com¬ 
pieta in canto della più scelta musica, con Sinfonie d’ogni 
genere d’istrumenti musicali. Il Popolo, e concorso di gente 
forastiera, era innumerabile; dimaniera che non si poteva 
passare per le strade, non che capire in Chiesa. In tal con¬ 
giuntura li Montecchiani diedero saggio agli esteri della più 
©squisita loro cortesia, mentre ognuno con santa gara ambiva 
di riceverli in propria casa, e trattarli con ogni magnificenza 
possibile; e partendo gli uni, subentravano gli altri, e tutti 
restavano egualmente sodisfatti, e partivano assai edificati, 
per aver’osservato in que’ tre’ giorni, particolarm.® nelle case No¬ 
bili e Civili, per tutti (come suol dirsi) corte bandita. Oltre a 
questo, li Sig. Deputati della Comunità, che preveduto aveano 
una tal Confluenza di Gente forastiera, con somma accortezza 
ecero a tempo le prò visioni di tutto il bisognevole in abbon- 
anza, ordinando a chi vendeva di trattar tutti con amore, 
e car ità senza alterazione de prezzi, affinchè la Foresteria 
partisse persuasa in tutto, e per tutto dell’Urbanità, e cor- 
esia de Montecchiani. Parim.® ordinarono ogni sera (durante 
fiuesto Triduo) segni di allegrezza con fuochi artificiali, 
rombe, e Tamburi, e illuminazioni; Insomma può dirsi senza 
perbole, che Montecchio in tale occasione, si rese commen- 
a ile in ogni genere di proprietà al pari di qualunque Città. 

• a se fri grande la vigilanza de Sig. Deputati nel fare, che 
ale occorrenza, al forastiere nulla mancasse di bisognevole 
. cor Po, ella fu molto più nel provederlo del necessario all’a- 
rna ’ destinanando in tutte le Chiese Sagri Ministri, e Con- 





























































































































































































































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PICENUM SEBAPHICUM 


fessori in gran numero, che con somma carità indefessa assi¬ 
stessero ai Tribunali di penitenza, ed accogliessero con reli¬ 
giosa pietà li peccatori, i quali tocchi dalla divina grazia, 
imploravano il perdono de loro misfatti; dimaniera che in tal 
congiuntura si fé’ conto si communicassero ciica 40 mila 
persone, senza quelle, che venivano già sagramentate ne’ 
convicini Paesi senza numero ; cosicché sembrava ad ognuno 
che la Marca tutta fosse concorsa in Montecchio. Frattanto 
non si mancò, e da Sagri Ministri, e da Sig. Deputati di 
propalare al Popolo, che li 19 del corrente, giorno di Dome¬ 
nica si sarebbe fatta una generalissima processione, e ripor¬ 
tato alla sua Chiesa il SS. Crocifisso, affinchè per 1 ora desti¬ 
nata ognun, che dovea intervenirvi, si trovasse preparato. 

Nel tempo, che la sagra Immagine stette esposta alla 
Colleggiata, si travagliò non poco da Fra Leone con altri in 
Convento, per trasportare tutto F Aitar Maggiore dall’altra 
parte della Chiesa, e ricomponerlo al modo che ora si vede, 
ove si venera il SS. Crocifisso (1). Si preparò medesimamente 
si in Chiesa che fuori quanto occorreva per riceverlo al ìitorno 
colla maggior solennità possibile; giacche non solo a Reli¬ 
giosi, ma a’ secolari stessi ogn’ora sembrava mille, e dicevano 
pubblicamente, che entrando in Chiesa, e vedendola vedovala 
del SS. Crocifisso, sentivansi l’animo venir meno, e riempire 
il cuore di malinconia, e tristezza. Fu dunque la Chiesa 
vagamente apparata con setini, ed altri ornamenti di vari 
colori, e con gran quantità de Lumi di cera ben disposti. Al 
difuori, per lungo tratto di strada avanti la nuova Porta della 
Chiesa, furono fatti molti Archi Trionfali assai alti, che Ri¬ 
mavano un bellissimo Portico di amena verdura, sotto cui 
dovea passare la Sg. Immagine. Nel prospetto di questo, che sem¬ 
brava l’ingresso di un Teatro, v’erano due Colonne con diversi 
rabeschi, belle statue, e due grandi fontane, che zampillando 
l’acqua 20 piedi di altezza, e congiungendosi insieme nell’aria, 
rendeva la Prospettiva di non ordinaria vaghezza. 

Fra questo mentre (per diabolica suggestione) si sparse 
voce nel Popolo che il SS.mo Crocifisso non dovea lipoi tarsi 
alla Chiesa de Min. Riformati, ma restare per sempre collo¬ 
cato in qualche Chiesa dentro Montecchio, si per commodo 

(1) * In praedicta Relat. pag. 11 et sequem. 


PICENUM SEBAPHICUM 


155 


della Foresteria, che del continuo sarebbe venuta a visitarlo, 
si anco per non esporlo al pericolo di rovina nella generai 
Processione in entrare alcune Chiese, che non capiva, massime 
de’ Monasteri di Monache, che lo richiedevano. Una tal voce, 
per altro falsa, pose in gran gelosia li Religiosi tutti e molto 
conturbò la mente de Superiori; a tal segno, che fra Reli¬ 
giosi, e secolari nacque non piccola altercazione di parole; 
ma fìanlmente, o fosse vera, o falsa la sparsa voce, fu il tutto, 
a gloria di Dio, supito, e si determinò, che la Domenica si 
farebbe la generai Processione per tutta la Terra colla Sag. 
Immagine, per riportarla al suo primiero destino, e che in 
quelle Chiese, che non capiva, non sarebbe entrata. Inteso 
ciò dalle Monache, molto si afflissero, vedendosi l’une escluse 
dal ricevere la sag. Immagine per l’angustezza della porta 
della loro Chiesa, e le altre per la picciolezza della Chiesa 
medesima, la quale non era all’ora capace che di 30, o 40 
persone al più. Fecero dunque le prime, cioè quelle di S. Be¬ 
nedetto, spianare li scalini avanti la Porta, e rompere li muri 
laterali di essa Porta a proporzione della Croce : e le seconde, 
cioè quelle di S. Chiara, convennero, che in luogo della Chiesa, 
avrebbero aperta la Porta maggiore del Monastero, acciochè 
sù di essa presentar si potesse la Sag. Immagine per adorarla, 
conforme fu fatto con sodisfazione di tutte le Religiose. 

Determinatosi dunque, che la Domenica 19 Maggio do¬ 
vesse farsi la Processione Generale del SS.mo Crocifisso per 
tutta la Terra prima di riportarsi in Convento, la mattina 
per tempo ognuno si partì da vicini Luoghi per accompa¬ 
gnarlo. Quindi in ora competente partirono dal Convento 
cento, e più Religiosi de Min. Riformati, fra quali, 24 vestiti 
p diaconi, 8 de più graduati con Piviali, e 8 colle Cotte da 
autori, processionalm.® colla Croce innalberata ; giunsero 
entro la Terra, la quale era così ripiena di Popolo per tutte 
e strade, che con difficoltà entrarono nella Chiesa, in cui si 
r °varono tutti li Sig. Canonici vestiti, altri con Piviali, altri 
j 0n Pianete, ed altri con Tonnicelle per sostenere la Sagr. 
mmagine nella Processione solamente dentro la Terra col 
l^ s a * te del Clero. Frattanto li Sig. Deputati, fatta armare 
milizia, distribuirono li soldati per le strade in modo, che 
nessero indietro la Gente, e potesse aver libero il passo la 
ccessione. Anche Monsig. Anguisciola Governatore Gen.le 
















































































































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PICENUM SERAPHICUM 


della Marca, che volle intervenire a questa sagra Funzione, 
ordinò per ogni buon governo, che tutta la sua Coite pren¬ 
desse i posti ne’ vigoli, per evitare qualunque tumulto, che 
nascer potesse in tanta moltitudine di Gente. 

Ciò fatto, comparvero tutte le Confraternite, tanto quelle 
di dentro la Terra, quanto le altre di fuora vestite di sacco 
con Torcie, e fiaccole in mano; come pure tutti li Regolari 
in gran numero, avendo ogni religione in tale occorrenza de’ 
forastieri ne’ respettivi Conventi, e ognuno andava col lume 
in mano. In ultimo scese dal Palazzo Priorale il Magistrato 
in Abito, avendo in mezzo Monsig. Governatore sud. 0 col re¬ 
stante di tutta la Nobiltà, che lo precedeva, e li Sig. Depu¬ 
tati con loro Mazze, cui tutti antecedendo li Trombetti, e Tam¬ 
burini, giunsero alla Collegiata, ove cantatasi la Messa So¬ 
lenne, si diede principio alla Processione coll’ord.® seguente. 

Antecedevano a tutti, le Confraternite del Rosario, e Cro¬ 
cifìsso erette nella Chiesa del Convento ; a queste succedevano 
quelle delle Cure di fuora, cioè di Paterno, S. Lorenzo, e 
S Carlo in così gran numero, che occupavano tutto il tratto 
della Processione dentro la Terra ; la maggior parte per loro 
divozione andavano scalzi, e tutti portavano in mano candele 
accese (1). Dietro a queste venivano tutte le Confraternite di 
dentro Montecchio, secondo il proprio ordine di precedenza, 
portando parim.® ognuno la sua candela accesa ; in ultimo 
a tutte le Confraternite veniva quella di S. Maria Maggiore 
de Nobili li di cui Fra. m portavano tutti la Torcia ; siccome 
sei Fratelli di ciaschedun’altra Compagnia portavano medesi- 
mam.® le Torcie, li quali restarono in dietro per accompa¬ 
gnare la Sagra Immagine, e andavano avanti a quegli di 
S. Maria Maggiore, e secondo l’ordine di precedenza fi a i 
loro. Ogni Confraternita aveva li proprj mazzieri, per mante¬ 
nersi sempre in buon’ordine, oltre a quegli destinati dalla 
Cominunità alla Porta della Chiesa per disporre la Processione 
con regolata ordinanza. 

Dopo le Confraternite venivano li RR. PP. Regolari, an¬ 
tecedendo a tutti li Min. Os. Riformati, a questi succedevano 
li PP. Cappuccini, poscia li PP. Conventuali, in fine li PP- 
Agostiniani, e ciascheduno de Regolari portava accesa la sua 

(1) * In praedicta Relatione pag. 13 et sequ.em. 


PICENUM SERAPHICUM 


157 


candela in mano. Alli Regolari seguiva la Croce del Capitolo 
de Sig. Canonici, e di tutto il Clero, e Parocchie di S. Gia¬ 
como e S. Michele; a questi succedevano li Religiosi Min. 
Riformati vestiti de Sagri Arredi, cioè otto colle Cotte, 24 
colle Tonicelle, e otto con Piviali ; quindi seguivano li fratelli 
suddetti delle Compagnie colle Torcie accese, poi li Sig. Ca¬ 
nonici vestiti de sagre vesti, e infine la Santissima Immagine 
del Crocifisso, la quale sulla Porta fu da Religiosi data in 
mano alli Sig. Canonici, che la sostennero per tutta la Pro¬ 
cessione dentro Montecchio. A tal vista, e comparsa si udi¬ 
rono le strida, e li pianti del divoto popolo, che stava sulla 
Piazzetta, e in tutte le finestre inginocchioni, e così aggrup¬ 
pato che pareva le Anime del Purgatorio. Scesa la Santa 
Immagine li scalini della Chiesa, e portatala in mezzo a 
d- Piazzetta, si ordinò dal Direttore della Processione, se le 
rivolgesse la beata faccia verso la Chiesa, ed elevata dai RR. 
Sacerdoti, fu con essa benedetta la Chiesa Matrice in ringra¬ 
ziamento d’esser stata ivi depositata con tanto onore, visitata, 
ed adorata con tanta divozione. Quindi rivolta al dritto della 
Processione, e seguita immediatam. 6 da Monsig. Anguisciola 
sud. Magistrato, e tutta la Nobiltà colli Sig. Musici vicini 
alla Sag. Immagine, si proseguì verso la Piazza del Palazzo 
Pubblico. Ove giunta, si ordinò dal mede.mo Direttore, si be¬ 
nedicesse a modo di Croce le 4 Parti del Mondo, cioè il 
enato, gli Abitatori, le Case, e la Campagna tutta. 

Seguitando dopo questo la Processione il suo viaggio, 
quando fu il SS.mo Crocifisso avanti la casa del Sig. Carlo 
nrinelli, volle questi, che stava in letto ammalato, esser por- 
a o, quasi cadavere escito dal sepolcro, a baciare que’ SS. 
ie i dell amoroso suo Redentore. Ciò fatto non senza sua gran 
e de, e divozione, restò immediatam.® libero, e sano della 
nioitale sua infermità. Indi seguitò la Processione verso le 
n 0 f. a + 6 B en detto, e quivi giunta la Sag. Immagine, e 

P° r ata entro la Chiesa, la quale era nobilm.® apparata, e 
icca de lumi ben disposti, si tenne alquanto esposta colla 
sc^ C1 ^i Verso ^ Coro delle Religiose, affinchè l’adorassero, po- 
* datale con essa la santa Benedizione, si proseguì alla 
eh a, i ■^■ onac ^ ie di S. Chiara, le quali, sebbene sapessero 
col pi . ' mo , Crocifisso non sarebbe entrato nella loro pic- 
a hiesa, l’aveano nulladimeno bene apparata de setini, e 

























































































































































































































158 


PICENUM SERAPHICUM 


fornita de lumi ed aveano di più adornato D’Archi Trionfali lo 
spiazzo di S. Michele sino alla Porta grande del Monastero 
avanti cui avean tirato una gran tela; e portata la ^agra 
Immagine sulla Porta interiore del Monastero, avanti la quale 
stavano schierate quelle sacre Vergini inginocchioni con fiac¬ 
cole in mano, fu quivi lasciata sola, per dar piena liberta ad 
ognuna di baciarli gli SS. Piedi, e sfogare per un poco 1 amore 
dal Cuore, e le lagrime dagli occhi nelle piaghe del Divin 
Redentore loro amorosissimo sposo; ove successe un bel ìs- 
simo fatto assai più miracoloso di quello accaduto al Can¬ 
nelli sud. 0 Ora pensi qui poi ognuno quali, e fi^nte fosseio 
le voci di ringraziamento di quelle Sagre Spose del Crocifisso 
allorché se lo viddero ripigliare da Sagri Ministri. Basta il 
dire, che erano si tenere le parole, si dolci 1 sospiri, si forti 
le strida, che cavarono dagli occhi di tutti, che le udnon , 

lagn ^ pi g\i^ n ^nqu?il SS.mo Crocifisso, fu d’uopo d’entrare 
con esso in S. Michele a cagione d’una ìmprovisa pioggia, 
che però presto cessò, e retrocedendo la Processione, per escire 
dalla Porta di S. Egidio, quivi si diede nuovamente la Ben 
dizione colla Sag. Immagine verso le Moi J ache dl J a 
detto - indi seguitando il cammino sino al fine della sces 
sotto Porta Montana, dove vedendosi dapertutto per T^an 
si scopriva della Campagna ripiena di numerosissimo Popolo 
fu in quattro parti colla Sag. Immagine data a tutti la S. rie 
Dedizione, e poi seguitò senza più fermarsi alla vo to del 
Convento, ove il P. Provinciale, al principio degli Archi Inon 
fiali, vestito di Piviale con molti assistenti stava con ansietà 
aspettando, e prima di entrare in Chiesa, (essendo non solo 
il Oprato, strade, e campagne, ma anche gli alberi ripieni 
Gente divota) dopo incensata la Santa Immagine, die 
essa a tutti la solenne Benedizione, e cosi fu terminata 
Sagra Funzione, e fu collocato il SS.mo Crocifìsso nel nuovo 
Altare colla faccia verso Montecchio, come al presente si v 
e dove con gran divozione si adora, e venera da tutti li ie 

deli Cristiani. 




PICENUM SERAPHICUM 


159 


DOCUMENTI AGGIUNTI 


A — Cfr. Arch. del Picenum Seraphicum Docum. 344, pag. 7: « Fu eletto 
« in quel Capitolo primo Guardiano di questo Con. to il P. Claudio da Iesi, e 
« suo Uicario il P. Lodouico da Iesi con una famiglia de Religiosi molto 
« esemplari, che unitamente faceuano risplendere la diuotione, e le loro 

« uirtuose operationi, che si accrebbe si fattami il concetto nel Popolo, 

« che pareuano ne Corpi humani habitassero Angeli di Paradiso. Questo 
« e parte della bontà di quei figli, che appresero senza punto tramarsi 
« dalla strada del loro Serafico P. re , etc. Si disposero intanto granimi 
« degl aftettionati cooperando a quel bene che ha origine dalla perfetta 

* uolonta, per prouedere al bisogno de Padri habitatione proportionata 

« alla pouertà Religiosa, di già quel Guardiano ne prese l’incombenza, 

« gettando egli il primo fondamento d’una parte del Conuento, quale 
« prosegui con tanta sollecitudine, assistito dall’elemosine de benefattori, 

* c e in breue fu resa habitabile; hanno poi gli altri Guardiani conti- 

* ^ uato sedurlo a miglior stato con un recinto agl’orti di ottima instrut- 

« tura, altre officine, e necessità maggiori ». 

® li documento 339, da pag. 20 a pag. 24, completa esaurien- 

emente la descrizione di quanto avvenne nel periodo dei restauri e fab- 
onca dei convento. Merita di essere riportato per intero. — « Dato 
« 1 ordine d’incominciare a cauare la Terra sopra li segni del fondamento, 

« manifestamente si uide che S. D. M. uoleua prouedere li poueri Reli- 
« giosi del suo Diurno aiuto; mentre non defossata la Terra poco più 
1 piede, si trouo un Antico fondamento per largo, e per longo, 

* *j e P 1 ^ e Romeno di quanto tirauano li fili, com’anch’hoggi si uede di 

« 6 f ro > e d * P uor ^ fi detto antico fondamento, e fattolo tutto riconoscere, 
^ e en considerare fu giudicato da tutti ualeuole a sostenere non solo 

« U peso di un ordinario muro, ma anco di altis. m0 Palazzo, mentr’era 

^ i grossezza meglio che di tre piedi ; e tutti restorno merauigliati, e 
€ S scorgendosi nel bel principio, che dall’Altissimo si riceueuano 
« p?. si . sm gol a rissime gratie, e che i poueri Religiosi erano assistiti dalla 
« 11I1 ^ la ^rouidenza in farli trouare un fondamento senza interrompi- 

« epa ° alcUn ° sin0 al termi . ne Prefisso, e non più; cosa in uero, che 
« e^- 6 lrL °fi U0 a d ognuno di rendere a Giesù Christo le douute gratie, 
«di ®P erare nell’auuenire anco la sua assistenza ; e perciò animati tutti 
« a i arae ™^ con gran coraggio si proseguì a perfettionare il 
« ormitorio, e sempre si è proseguita la fabrica con gara spirituale de 
« siri Per i? ri Guardian b il P rimo de quali fd eletto il P. Claudio da Jesi; 

« nia°i 6 R aPa ^ ne s * ® ridotto il Conuento tutto habitabile; tutto di 
« che 1 }^ C • . senza a l cun proeudimento, o prouisione stabile, il tutto, 

45 ha s * ue de dalla Diu. a Prouid. a si riconosce ; mentre che questa 

« li P0St ° ne ^ .^ uore . di diuersi Benefattori Dinoti di soccorrere con loro 

sme continue li Relig. 81 del gran Patriarca Seraffico, che come ueri 








































































































































160 


PICENTJM SERAPHICTJM 


« e uolontarij poueri di Giiesù X.°, professano un totale spogliamento delle 
« cose terrene, sono dal medemo Sigi 6 del tutto proueduti, e si come e 
« uero che questi uiuono tanquam nihil habentes ; li fa toccar con mano 
« la uerità infallibile, che tutto hanno ; mentr’è anco uerissimo, che siano 
« d’ogni bisogneuole soccorsi, et omnia possidentes : Poscia che rimirandolo 
« bene la fabrica tutta di pianta di tutto il Conu t0 , la Clausura degl orti, 

« e la Chiesa ristorata, et abbellita di fabrica, e di pitture, chi ben ui 
« riflette, confessarà apertamente la Diu. a Prouid.", e vigilanza deSup." 
« in hauer impiegato ogni lor studio in bonificare il monastero ; Ne me- 
« rauiglia deue portare a niuno il uedere perfettionata una tanta gran 
« fabrica, che a primo aspetto fa stupire ogni uno, mentre m si poco 
« tempo il tutto si è ridotto a perfettione, e quantunque ben si conosca, 
« che a ridurre il tutto in tale stato ui sijno consumata molti denari e 
« che soprapassino molte migliaia di Scudi, non deue recare meraviglia 
« a niuno di ciò, ne deue far concetto, che la Eelig." 6 Tesoreggi, il che 
« è falso, e lontanissimo dal uero ; ne meno si deue pensare,’ che per la 
« fabrica di detto Conu. to , si sij trouato il Tesoro, qual da tutti si tiene, 
« che nel Sito del Conu. t0 , Orto, o uicino si ritroui come alcuni ignoranti 
« o plebei hanno creduto; perche se ciò fosse stato uero, quel Guard. 

« o altro, che fosse stato, che l’hauesse trouato, hauerebbe con tal fortuna, 
« o prouedimento molto prima terminato il tutto, che si è portato tan- 
« oltre. Il dire poi d’alcuni, come si è potuto far tanto da una Eelig. 

« che professa strettissima pouertà, che hauerebbe dato da pensare a chi 
« si sia bene stante, e di rendite, e facoltà non ordinarie? non ha ion- 
« damento tal discorso se si considera attentarti. 6 come si urna nella Re- 
« lig 116 trouerà, che in ogni cosa ha il solo uso pouero, si nel uestire, 
« come nel Uitto, e che non potendo la Eelig." 6 hauere peculio, o limo- 
« sine pecuniarie, se non per le necessità presenti, o imminenti ; quin J 
« è che se S. D. M. tocca il Cuore a Benefattori di fare alla .Eelig. 

« qualche limosi bisogna, che il Sup. re la disponga in benefitio del a 
« Chiesa, Religiosi, o altro di necessità, e non si pensa ne di applicarli 
« in beni stabili, o Censi, de quali non ne sono capaci ; ma subito ì®' 
« piegarle come sopra : Da ciò si deduce, che non deue recar merauig ia 
« se si uede, che la Eelig." 6 giunge ben presto a perfettionare una cosa, 
« che un’altra non puole, perche uiue col solo assegnamento delle P^° 
« prie entrate dalle quali ogni poco si leui per far qualche bonificamento, 
« bisogna, che tutto il restante delli Religiosi ne sentono la mancanza., 
« e non questuano ogni giorno, come fà la Eelig.” 6 pouera de ng 1 
« S. Fran. 00 , oltre di ciò, uiuendo la Eelig." 6 Fran." a Eif! a con regolata osser- 
« uanza, che non ui è eccesso, sontuosità, o pretiosità nel uiuere; u 
« quello, che la Diu. a Prouid." manda si dispone in modo, che tolto 1 uso 
« pouero in ogni cosa quello soprauuanza di limosina si pensa di por 
« in bonificamento del Conu 10 non essendo capace la Eelig." 6 sod. 

« tenere limosine indeterminate, e independenti, ma solo di applicar! 

« nelle necessità presenti, o imminenti. . . TT ,. . 

« Fatto dunque più ch’in parte le stanze nel Dormitorio, le Uoite, 
« e stabilite le mura, fabricatasi la Clausura, che prima era Prato, ciò 
* si faceua la fiera per la Pentecoste, qual era del Seminano di a 


PICENTJM SEEAPH1CUM 


161 


« nno, che lo concesse alla Religione, come più commodo per gl’Orti, e 
« per tal Prato gli si restituì quel Terreno, ch’a tall’effetto haueua asse- 
« gnato nella Piantata iui continua, qual commuta fu fatta tra il Sig ” 
« Card. 16 Fransoni, e Signor Giulio Sala, che in quel tempo era Sindico 
« Aplico con publico Istrumento il giorno di S. Lucia; e subito quel P. 
« Guard. 0 di quel tempo, dato di mano all’opera fece cauare li Fonda- 
« menti, e assistendolo S. D. M. il giouedì grasso fu finita la Clausura 
« di molte Canne di muro, e quantunque d’Inuernc non mancò la Cele- 
« ste assistenza al solito di fauorirlo, mentre andomo tempi belli, e buoni 
« non piove mai, non neuigò, e sempre si proseguì il Lauoro, concor- 
« rendoci limosine per sodisfare 13, e 20 operarij, e proued/ 6 abbondante 
« di Uitto, e per li medemi, e Religiosi ancora, ch’era un continuo 
« miracolo della Diu. a Prouid." uenire limosine da diuerse parti di quei 
« circonuicini Paesi, e della Terra di Montecchio, che compassionando 
« la Pouertà Seraffica, erano internam 16 eccitati a mandare buone limos." 6 
« al sodi 0 Conu. t0 e lo scrittore dell’Istoria non parla per relatione, ma 
« di uista, di prattica, e di certezza, che in tal tempo era egli medemo 
« Guard. 0 di detto Conu.' 0 , e di uerità le successe più uolte, che uennero 
« copiose limosine di commestibili, et altro senza poter sapere chi le 
« mandassero; perche iterrogati li portatori di detta robba, chi la man- 

« daua? rispondeuano chi ci mandano, c’han detto, che pregate Dio per 

loro, uietato di dire chi sono, che sono stati spirati da Dio a far questa 
« canta, facciate le uostre parti, e senza prendere un becchiero di Uino 
« partimmo; e ciò più volte ciò li successe, e dalla Terra di Montecchio, 
o. beuermo, Cingoli, et altri paesi, che li medemi Religiosi, che ui sta- 

* tv 110 , A 1 fami g lia sino al giorno d’hoggi non cessano di glorificare la 
8 Dl u- a Prouid. a in quel tempo. 

( . * fai commuta di terreno fu fatta per il gran scommodo, che sen- 

* tiuano li Religiosi in andare a coltiuarlo, che bisognaua uscir di Con- 

uent°’ e dilungarsi un buon tratto, che il detto Prato riuscirla di com- 

' modo per essere auanti le finestre del Conu.' 0 , e continuo a quel poco 
erreno, o orticino, che i frati ci haueuano ; e così si è fatto sempre 
( 6lra ®do a perfettione tutto il restante della fabrica, mentre con santa 
c gl’industriosi Guardi hanno atteso a stabilirlo con fare 

o«icme, Coro, e Sagristia sin’all’Anno 1697, nel quale ritrouandosi 

■ 1 r ®. uincia l e 11 E- E- Ippolito dalla Serra di S. Quirico, quale per’ 

■ a deuotione, che haueua al SS. m0 Crocefisso, fissò l’occhio di sodisfare 

dp a 'r| U0 ' 6 ^ raine 'l®! denoto Popolo di Montecchio, che con tanto 
f a r lder , 10 ’ ., et ans letà aspettavano la Traslatione del soddetto, essendosi 
1 f,„ i?», ^ oro > l a Sagristia, e fatto il Cappellone doue doueuasi col- 
sa, ar6 ri ip a r 6 H SS. m0 Crocefisso medemo : Ma perche la Chie- 

3 1 6 vr a Antichità, e dalle scosse de Terremoti era nelle Uolte di tutte 
sosti ,, auate a P er ta, e quasi cadente, che chiunque u’entraua uiueua 

r3 e timoroso douesse rouinare, tant’era orreuole; il soprano- 
StaT l r0u 6 ui destinò assistente, e fabriciere il P. Lodouico dallo 
cori ri' ’ qUa e ? 0 . nsu ltando lo stato pericoloso delle uolte della Chiesa 
Per e luersi Eenti Architetti, inclinammo quasi a gettarle in terra, che 
ssere doppie, di sopra cariche esorbitantemente, e li Travi che ser- 

Anno r. 1916 - Fascicolo II. n 



































































































































































































































































162 


PICENUM SEEAPHIGUM 


« uiuano per Chiaui, quali tronche, e quali consunte dal tempo, piu non 
« stringeuano le Mura, anzi queste cedendo alla forza delle TJolte, anda- 
« nano allargandosi, e aprendosi molto, e che si rifacessero semplici; ma 
« considerandosi la gran spesa u’andaua in demolirle, e il longo tempo 
« in rifarle, alla fine si concluse, che si scaricassero di tanto peso di sopra, 
« e s’incatenasse tutta con Chiaui di ferro, e si stringesse bene nelle 
« aperture, come in breue fu fatto mediante l’applicatione continua, e 
« premura non ordinaria del sod. t0 P. Proule, e del soprad. 10 P. Lod. . 
« alla fine con non poca spesa, e fatiga indicibile si assicurò la Chiesa, 
« si aprirono altre finestre, e tutta s’imbianco.. 

« Ridottasi per all’hora a tal stato la Chiesa, (per quello si dirra 
« poi, che le fu fatto dopo seguita la Traslatione) s’applicò con tutto 
« spirito a portar alfine tal funtione, e perciò partecipatolo con 1 111. 

« Com. tà , e supplicatala ad eleggere Deputati con quali il Sup. re del 
« Conu. to potesse commodam. 16 discorrere di tutto quello, che sopra di 
« ciò era, o fosse necessario, e fosse, e rendesse decorosa la fontione ; 
« quale subitamente elessero Gentiluomini, ornandoli di Aste con pomi 
« indorati, acciò si distinguessero dall’altra nobiltà, e furono li SS. Mu- 
« tio Castellani Sindico Aplico del Conu. to , Romolo Brogli, Bartolomeo 
« Pellicani, Simon Nicola Acquaticci, Capitano Virgilio Bartolozzi, Fron. 00 
« Ant.° Brogli, Quintilio Teloni, e Teseo Brogli, quali unitisi in Congreg. 6 
« fra di loro con saggia accortezza determinarono per primo prouedimento 
« d’arricchire l’Anime di Tesoro Celeste procurando dal Sommo Ponte- 
« fice Innocenzo XII l’Indulg. za Plen. a ; per 2° ^ fecero stampare Cartelli 
« d’Ihuito, quali furono mandati in diuerse Città, Terre e Castelli della 
« Marca; e per 8° d’inuitare, e chiamare li più esquisiti Musici di tutta 
« la Prouincia della Marca, ordinando anco Questuarij per tutto il Ter- 
« ritorio ». 



« Frate Bentivoglia , dimorando una volta a Trave Tonanti solo, u 
guardare et a servire uno lebroso, àbiendo comandamento dal Prelato di 
partirsi indi et andare a uno altro luogo, il quale era di lungi XV miglia,^ 
non vogliendo abandonare quello lebroso, con grande fervore di carità si 
Ilo prese et puoselsi in sulla spalla et portollo dall aurora insino a 
levare del sole per tucta quella via di XV miglia, insino al detto luogo 
dov’era mandato, che si chiama Monte Saracino: il quale viaggio , se fosse 
suto [stato] aquila, non averebbe potuto in così poco tempo volare: et di 
questo divino miracolo fu grande stupore et ammiratione in tutto quello 
paese ». 


(Fioretti, c. xli). 


PICENUM SERAPHICUM 


163 




APPUlsTTI STORICO-CRITICI. 

(Continuazione: vedi n. 1. pag. 21). 


III. — Terzo equivoco. — Il Generalato del Clareno. (« 

Il Ministro Generale, P. Raimondo Gaufredi, mosso a 
compassione di fr. Liberato da Macerata, di fr. Angelo Cla¬ 
reno (2) e di molti altri loro compagni, i quali nel 1280 erano 
stati condannati al carcere perpetuo da cinque ministri pro¬ 
vinciali (3), volle non solo liberarli dal carcere, riconoscendo 
loro innocenza, ma anche provvedere perchè in seguito non 
fossero più molestati, destinandoli alla missione d’Armenia (4). 
Nel 1293 furono però costretti di ritornare in Italia, perchè, 
non ostante i grandi frutti spirituali che essi raccoglievano 

W A ben comprendere come abbia avuto origine la presente qui- 
stione, ci siamo creduti in dovere riassumere diversi punti storici, 
mettendo in vista del lettore, gli inizi dei Celestini, il regime di fr. Libe- 
ra o da Macerata e come il Clareno, dopo la morte del suo fedelissimo 
fogg’^h' 6 superiore, abbia continuata una certa direzione dei poveri 

d TVT^ Q ues ti due nomi furono assunti in seguito, 1294, da fr. Pietro 
a Macerata e da fr. Pietro da Fossombrone, come abbiamo diffusamente 
imo strato nel primo equivoco. 

P TM ^ > ’ op. cit. 45-46. — Avremmo desiderato dal 

• -tlolzapfel qualche riga di più riguardo a questo punto: narrare sem- 
P icemente la scarcerazione del Clareno e compagni per mandarli in 
dorn 10n f’ senza neppure un piccolo cenno che il Re di Armenia aveva 
fr r a -? ciato P. Generale uomini santi e che il P. Generale liberò 
mand /■ rat ,° e .d h Clareno proprio per annuire al desiderio del Re, sti- 
seri 0 l ’ dichiarandoli innocenti e santi, ci sembra tale lacuna da far 
^ dubitare sulla leale sincerità storica dello scrittore, 
questi • Golubovich, op. cit. t. I, 380-31, crede che la partenza di 
sull’ 1 missionari per l’Armenia avvenisse entro l’anno 1290: basato poi 
autorità del P. W addino., Annales, an. 1290 n. X, e sulla Cronaca 























































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


in detta missione (1), i religiosi della Siria non cessavano dì 
perseguitarli in ogni maniera (2). Arrivati in Italia dovettero 
soffrire assai, specialmente perchè nessun Provinciale volle 
riceverli (3). Ogni via era chiusa a questi poveri reietti e tutto 
sembrava congiurare contro la loro fermezza nel volere rigo¬ 
rosamente osservare le giurate promesse ai piedi dell altare 
con la solenne professione della santa Regola. Iddio però non 
li abbandonava ed essi ne erano pienamente convinti. Pensarono 
di rivolgersi al loro Ministro Generale, a quel medesimo 
P. Gaufredi che altra volta li aveva liberati, domandandogli 
qual via dovessero prendere per assicurare la vita religiosa e 
trovare un poco di pace al loro animo agitatissimo. 

Era salito al trono pontificio il benedettino Pietro da 
Morrone con il nome di Celestino V (4), il quale ben cono¬ 
sceva fr. Liberato da Macerata e fr. Angelo Clareno, e non 
solo li conosceva personalmente, ma stimava assai la loro con¬ 
dotta e la santità della loro vita (5); il P. Generale li consi¬ 
gliò a presentarsi al nuovo Pontefice ed esporre al medesimo 
il loro compassionevole stato. Essi non perdettero tempo ; an¬ 
darono in Aquila, si presentarono al Papa e gli esposeio in- 

dello stesso Clareno, dice che furono sei, cioè : fr. Angelo Clareno, fr. 
Marco da Montelupone, fr. Pietro d’incerta patria, il B. Tommaso da lo- 
lentino fr. Angelo da Tolentino e fr. Pietro da Macerata; ai quali ag¬ 
giunge’fr. Liberato da Macerata. Siamo di opinione che il P. G-olubovich 
abbia preso un equivoco circa il nome Pietro, poiché il Pietro d’incerta 
patria crediamo che sia precisamente il nostro Clareno, ed il Pietro da 
Macerata sia proprio l’identico fr. Liberato da Macerata. 

(1) Di questi frutti spirituali ne fa testimonianza lo stesso Re di Ar¬ 
menia e ne parlano tutti gli storici francescani. Non potrebbe essere un 
forte argomento contro i nemici del Clareno e de’ suoi compagni. 

Cfr. P. Panfilo, op. cit. 1. c. 143. 

(2) Non è punto vero ciò che dice il P. Holzapfel, op. cit. 1. c., 

cioè che questi santi missionari per ritornare in Italia prendessero la 
scusa di essere perseguitati dai frati della Siria : « praetendentes se non 
potuisse ìbidem, remanere propter persecutiones molitas a fratribus provin- 
ciae Syriae. » La persecuzione fu vera e reale. Cfr. P. Panfilo, op. cit, 
voi. I. 193. Rigettiamo dunque l’insinuazione del P. Holzapfel, tanto piu 
che egli non l’appoggia su documento alcuno. . .. 

(3) Cfr. P. Holzapfel, op. cit. 1. c. — Questo fatto meriterebbe molte 
considerazioni: le faremo man mano, quando lo richiederà la nostra 1 
f esa . _ Vedi la nota di F. Tocco, op. cit. 244. 

(4) Il 5 luglio 1294: fu consacrato in Aquila. 

(5) Cfr. F. Tocco, op. cit. 245. 




PICENUM SERAPHICUM 


165 


genuamente le loro tristissime condizioni, manifestandogli il 
fermo proposito di osservare la Regola in tutta la sua inte¬ 
grità. Il sommo Pontefice accolse paternamente i due poveri 
frati, esaminò il triste caso e comandò che osservassero la 
Regola ed il Testamento di S. Francesco come e quando me¬ 
glio potessero, sciogliendoli in pari tempo da ogni vincolo ed 
obbedienza dell’Ordine, dicendo : « Voglio che siate tenuti ad 
obbedire a me solo ed a fr. Liberato, come a me; ed a lui 
concedo che possa assolvere per una volta dalla colpa e dalla 
pena tutti i compagni e frati vostri, e che possa ricevere tutti 
coloro che volessero abbracciare la penitenza e la vita che voi 
avete promesso » (1). Così ebbe origine la Congregazione 
Francescana dei Celestini, della quale fu primo Superiore, cano¬ 
nicamente eletto, fr. Liberato da Macerata (2). 

Celestino V, dopo sette mesi di Pontificato, abdicò ed in 
sua vece salì la cattedra suprema Bonifacio Vili. I poveri 
Eremiti , non ebbero più pace: le ostilità furono riprese in modo 
più violento e più decisivo, costringendoli nuovamente ad 
esulare. Fr. Liberato, il Clareno ed alcuni compagni ripara¬ 
rono in Grecia, due rimasero in Italia e la maggior parte 
fuggì in Acaia (3). Da questo momento incomincia il periodo 
più critico, più acuto, più doloroso per il Clareno ; periodo 
di lotte violenti, di pericoli senza numero, di sofferenze inau- 

(1) Questo fatto è mirabilmente descritto dal nostro Clareno nella 
p la . Escusatoria. Cfr. P. Da Lateea, op. cit. 157: P. Ehrle, op. cit. 525. 

'limitiamo a riportare il solo testo delle parole pontifìcie con le quali 
« i? 8, e ^ e S§ eva h primo superiore della Riforma dei Claroni: « Mihi 

« soli volo quod obedire teneamini, et fratti Liberato, sicut mihi ; et ipsi 
« concedo quod possit absolvere a pena et culpa semel omnes sotios, et 

* ratres vestros, et quod possit recipere omnes volentes penitentiam, et 

* vitam, quam vos promisistis facere. » Il P. Holzapfel, op. cit. 1. c., 
^ice che Celestino V. « homo simplex, externa specie deceptus, conces- 

* Slt , eis > ut secederent ab ordine, mandans etc. » Ma non è questo un 
ero insulto alla sacra persona di quel santo Pontefice ? e dove ha 
°T. 0 fi h- Holzapfel che Celestino V siasi proprio lasciato ingannare ? 
c 1 §fi b a detto che fr. Liberato ed il Clareno fintamente, ipocrita- 

efì 611 6 f. ^ ano coluto mentire alla presenza del Papa uno stato di cose 
sto Un ^ lso 8 no eh® non esistevano ? Ciò non si chiama scrivere la vera 
ria ’ ma crearla a base di ostili preconcetti ! 

^ Panfilo, op. cit. 1. c. 194-95. 

f r T F- Tocco, op. cit. 248-49. — I due rimasti in Italia furono 

Aac °bone da Todi ed il B. Corrado da Ofifida. 


















































































































































































































166 


PICENUM SERAPHICUM 


dite per lo spazio di 43 anni, cioè sino al giorno nel quale 
Iddio chiamò a Sè questo intrepido e forte suo servo, toglien¬ 
dolo da tante persecuzioni e premiandolo con la morte pre¬ 
ziosa del giusto ! (1) 

Bonifacio Vili, in sul principio, non vedeva di mal’oc¬ 
chio la nuova Congregazione francescana dei Celestini cui 
appartenevano fr. Liberato da Macerata in qualità di Supe¬ 
riore, il nostro Clareno ed i frati della povera vita od Ere¬ 
miti , Congregazione che tu legittimamente istituita, come sì 
è detto, dallo stesso Pontefice Celestino V, e che in seguito 
fu chiamata Clarenitana o dei Clareni. Tanto è vero che alle 
accuse mosse contro questi presunti apostati dall’Ordine (2), 
il Papa rispose agli accusatori : « Lasciateli stare, perchè essi 
fanno meglio di voi ! » (3) Per i nemici della nuova Con¬ 
gregazione una tale risposta suonò assai male : essi pensarono 
subito che il nuovo Pontefice avrebbe senza dubbio, se non 
protetta, almeno lasciata in pace quella Riforma la quale, se¬ 
condo il loro modo di vedere, non doveva assolutamente esi¬ 
stere nell’Ordine : ond’è che ricorsero alla calunnia la più ri¬ 
provevole per riuscire nel loro intento. Non discuteremo se 
il fine fosse più o meno giusto e plausibile ; diciamo solo che 
il mezzo adoperato fu una vera colpa (4). 

E’ risaputo dalla storia, quanto difficile e scabroso fosse 
il Pontificato di Bonifacio Vili : tutto pareva congiurare con- 

(1) Dopo tanti studi non è più possibile dubitare circa l’anno pre¬ 
ciso della sua morte, la quale avvenne propriamente nel 1387. 

(2) Sebbene il P. Holzapfel, op. cit. 1. c., dica « Mirimi non est 
« Ordinem hanc separationem putasse apostasiam, » e cerchi avvalorare 
tal opinione con la testimonianza dell’Olivi in una lettera al B. Cor¬ 
rado da Offida, non possiamo in modo alcuno convenirne, poiché sarem¬ 
mo costretti dichiarare reo e responsabile della detta apostasia lo stesso 
Papa Celestino Y. S. Francesco ha messo la Regola e l’Ordine nelle 
mani del Papa: dunque il Papa poteva benissimo sottrarre gli Eremiti 
all’obbedienza dei Superiori dell’Ordine, senza renderli apostati e senza 
farli perdere il carattere francescano. 

(3) « Sinite eos, quia ipsi melius, quam vos, faciunt » : Escusato- 
ria: P. Da Latera, op. cit. 159. — Il nostro Analista, P. Wadd., affanno 
1302, n. VII. dice il medesimo. 

(4) Il fine era d’impedire ad ogni costo qualsiasi divisione nell’Or¬ 
dine; poteva quindi scusare anche qualche ostità un pò eccessiva; non 
mai, però, un mezzo menzognero che colpiva direttamente il buon nonio 
e l’onestà dei poveri calunniati. 


PICENUM SERAPHICUM 


167 


tro di lui : si dubitava della sua legittima elezione ; gli si ne¬ 
gava la lealtà, il comando, l’autorità suprema; dalla Francia 
Filippo il Bello lo criticava, lo insultava; gli si opponeva fe¬ 
rocemente, lo derideva in modo spietato. Bonifacio sentiva 
sanguinarsi il cuore ; ma tutto avrebbe sofferto, tranne il più 
lieve dubbio intorno alla legittimità del suo Pontificato. I ri¬ 
correnti si valsero scaltramente della gelosia del Papa ed ac¬ 
cusarono i Celestini , quasi che non riconoscessero lui per legit¬ 
timo successore di S. Pietro e come sostenitori dei diritti di 
Celestino V, loro fondatore e protettore; e quasi ciò fosse 
poco, aggiunsero che erano eretici e scismatici predicatori con¬ 
tro la suprema autorità della Chiesa (1). Il Papa ne fu im¬ 
paurito. Egli pensò che in Oriente, per opera dei Celestini , 
potevano suscitarsi e prendere largo piede dei forti dubbi circa 
la sua legittima elezione con tutta probabilità di uno scisma 
a grave danno della Chiesa cattolica. 

Il colpo era ben tirato e l’effetto non poteva essere in mi¬ 
glior modo ottenuto. Bonifacio Vili mandò lettere severis¬ 
sime contro i presunti ribelli, richiamandoli immediatamente 
all’obbedienza dei Superiori dell’Ordine, derogando ai privi¬ 
legi concessi ai Celestini dal suo antecessore e rimettendo tale 
esecuzione al Patriarca di Costantinopoli e agli Arcivescovi 
di Atene e di Patrasso (2). 

Non v’ha dubbio: quest’atto energico di Bonifacio Vili 
colpisce direttamente i piccoli frati della povera vita, cioè la 
Congregazione dei Celestini. Chi legge la bolla « Firma cau¬ 
li) Cfr. Wadd. ad an. 1302-VII : « Quid vero hos excogitasse pu- 

* tes ? ut Pontificis animum flecterent ? Suggesserunt, hos, tanquam Coe- 
« lestini germen, omnino Coelestino adhaesisse, et Coelestinam excogi- 
« tare factionem, neque suam Sanctitatem apud eosdem verum reputari 

* ^ > . on ^ cein j quem dolose dicebant ad sacram dignitatem pervenisse. Ni- 

* hd aegrius audiebat Bonifacius, quam vel levissime de sua auctoritate 
« et canonica electione dubitari. » — Nella Escusatoria il Clareno rife¬ 
risce le parole dette al Papa: « Domine sancte Pater, heretici et scisma- 

101 sunt, et in tota terra illa [in Grecia e nell’Acaia] predicant, quod 
«vos non estis Papa, et quod auctoritas non est in Ecclesia. » Cfr. P. 

Patera ; op. cit. 1. c. 

(2) « Annuit itaque [Pontifex] ut revocarentur ad Religi onis obe- 
« +^tiam, datis litteris ad Petrum Constantinopolitanum Patriarcham, 

* et Athenarum, ac Patrarum Archiepiscopos. » P. Wadd., 1. c. — Cfr. 
• tocco, op. cit. 249-50: P. Panfilo, op. cit. 196. 




















































































































































































































168 


PICENUM SERAPHICUM 


tela » (1) ne rimane fortemente impressionato. Conoscendo però 
il movente di tanta severità, possiamo e dobbiamo con sicu¬ 
rezza affermare l’innocenza dei colpiti e compassionare quelle 
povere vittime della diabolica calunnia. Ci fa poi meraviglia 
leggere in qualche moderno scrittore questo brano di storia 
senza neppure un cenno della vera ragione su cui il Papa ha 
principalmente poggiato l’ordine severissimo contro quei po¬ 
veri frati, i quali avevano prudentemente cercato in Grecia ed 
in Acaia un poco di tregua a tante crudeli persecuzioni ! (2) 
Vediamo ora se i Celestini abbiano o meno obbedito al 
comando del Papa, poiché è bene non dimenticare che tra le 
molte accuse, mosse in modo speciale contro il Clareno, vi è 
ancor quella di pertinace disobbediente alla santa Sede. Riman¬ 
diamo gli studiosi alla Escusaloria dello stesso Clareno, il 
quale con semplicità evangelica e con ammirabile ingenuità, 
doti intrinseche approvanti la veridicità dello scrittore, narra 
il fatto in tutti i suoi più minuti particolari. Da questa nar¬ 
razione appariscono evidentemente umiltà profonda, invitta 
pazienza, sottomissione spontanea, pronta obbedienza e per¬ 
fetta rassegnazione alla volontà di Dio (3). Se i Celestini fos- 

(1) Il P. Ehrle, op. cit. II, 156, la riporta dal codice 22 di Assisi. 
I brani principali si possono leggere anche in F. Tocco, op. cit. 1. c. 
alla nota 1. 

(2) Il P. Holzapfel, op. cit. 47, narra con una sorprendente laco¬ 
nicità l’ordine severo dei Papa contro i Celestini , ma neppure una parola 
aggiunge riguardo al movente dell’ordine stesso. Ignorava, forse, ciò che 
affermano XEscusatoria e la Cronaca del Clareno su questo punto ? ma 
la dettagliata affermazione del P. "Wadding e di non pochi altri storici 
non ha per lui valore alcuno ? 

(3) Ecco il testo : « Quorum fallaciis [cioè dell’accusa fatta a Bo- 
« nifacio Vili] tantus homo deceptus, litteras, quas primo coram vostra 
« Sanctitate [Giovanni XXII] audivi, ipse Dominus Papa Bonifatius tri- 
« bus Prelatis illius provincie commisit [il Patriarca di Costantinopoli e 
« gli Arcivescovi di Atene e di Patrasso], et sonus ad nostras aures per- 
« venit, quod a Domino Summo Pontifico contra nos emanaverunt littere 
« multum severe. Quod audientes, in unum convenimus omnes; et deli- 
« beravimus Summi Pontificis litteris usque ad mortem, quecunque nobis 
« mandantibus, penitus stare, et in omnibus, et per omnia obedire. Unde 
« post receptas a Dominis executoribus litteras contra voluntatem domi- 
« norum terre, qui dicebant se a Dominis Episcopis habere, quod nos 
« expellerent, expectavimus, et presentavimus nos semel et duo Domino 
« Atheniensi, et Domino Patracensi frequentius, qui dicebat quod prius 
« dimitteret se Episcopatu privari, quam contra nos propter litteras cum 


PICENUM SERAPHICUM 


169 


sero stati veramente eretici, ribelli e pertinaci disobbedienti, 
non solo non avrebbero dato importanza all’ordine del Papa, 
ma si sarebbero serviti di ben altri mezzi per troncare una 
persecuzione così insistente e così atroce. 

Sapevano, infatti, da chi era stato motivato quell’ordine 
severo; conoscevano tutti i punti della falsa accusa a loro 
danno; erano intimamente consapevoli della propria innocenza; 
non mancavano ad essi amici potenti cui rivolgersi, non solo 
per il trionfo della verità, ma anche per una giustificata rea¬ 
zione contro gli oppressori del loro zelo per l’osservanza della 
santa Regola. Ma, no ! Povere vittime della tristezza dei tempi 
ed anche della protervia degli uomini, questi creduti e temuti 
leoni si addimostrano agnelli mansueti e si lasciano trascinare 
a destra ed a sinistra, senza emettere un solo grido di pro¬ 
testa vendicatrice, chiedendo persino di essere carcerati per 
trovarsi nella impossibilità assoluta di eseguire immediata¬ 
mente gli ordini del Papa. In seguito si sono difesi, è vero, 
ma la loro difésa fu sempre rivolta alla suprema autorità, 
senza personali recriminazioni e solo contro le false accuse 
ehe aumentavano ogni giorno. In simili casi il loro silenzio 
non sarebbe stata certamente una virtù plausibile. 

Felice Tocco, con la scorta della Cronaca e della Escu- 
Sa °J^ a Clareno, riassume magistralmente quanto accadde 
ai Celestini dopo gli ordini severissimi di Bonifacio Vili. Sti¬ 
miamo opportuno riportare qui per intero l’interessante rias¬ 
sunto, rimandando il lettore ai documenti che il Tocco mette 
m nota per provare le sue affermazioni. 

« Nell’assenza del Patriarca (1), gli arcivescovi esegui¬ 
amo il loro mandato, e tanto si adoprarono col principe Tom- 
aso, che i poveri esuli non potendo riparare in altra parte 
principato latino di Acaja, fuggirono nel 1298 presso i 
leci di Tessaglia. E neanche ivi ebbero posa, chè a capo 

« certrf m6nd r s impetratas procederet, de quorum fide et innocentia 
« caro S f rat ' Dominos terre rogavimus, quod in aliquo nos loco, quasi 
« hori & ° S tenerent > de nobis Summo Pontifici scriberent, et neutrum 
L 4Tt ,„ impetrare valuimus. Coacti igitur recessimus etc. » Cfr. P. De 
°P- mt. 1. c. - P. Panfilo, op. cit. I. c. 196. 

stantinon ^ IC u T ° C0 °’ ° P- cit 260 ' 64 ’ ~ Parla del Patriarca di Co¬ 
di Rn.4 0 . 1 2 3 ’ d quale era assente quando arrivarono gli ordini severissimi 
facio Vili, e degli Arcivescovi di Atene e di Patrasso. 














































































































































































































170 


PICENUM SERAPHICTTM 


di due anni, tornato nel 1301 il Patriarca di Costantinopoli,, 
pronunziò contro di loro la scomunica; nè fu loro concesso 
di unirsi a fra Giacomo del Monte e compagni, che in quel 
tempo appunto con licenza del Generale si recavano in Ar¬ 
menia (1); e di quattro compagni, mandati in missione a 
Bonifacio per calmarlo, due, che riuscirono a raggiungerlo, 
nulla ottennero, due altri furoro arrestati per via. A fra Li¬ 
berato parve allora non restasse altra via se non di presen¬ 
tarsi egli stesso al Pontefice, e lasciato in Tessaglia a suo 
vicario frate Angelo, che non lo raggiunse se non un anno 
dopo, fece ritorno in Italia nel torno di tempo, che, morto 
Bonifacio, gli successe Benedetto XI (22 luglio 1303) » (2). 

« Dal nuovo Papa s’affrettò di recarsi fra Liberato nella 
speranza di trovare in lui la benevolenza già esperimentata 
da un altro grande spirituale, frate Ubertino da Casale (3). 
E lo raggiunse a Perugia, ma non si potè presentare, chè, 
non appena giunto, il Papa improvvisamente infermò e morì 
il 6 luglio 1304 (4). Durante la vacanze pontifìcia, fra Li¬ 
berato si recò nel Napoletano, dove gli si unirono parecchi 
dei suoi, reduci dalla Grecia. Ma ormai nuove e più dure prove 
lo attendevano; poiché il re Carlo II, ad istanza del generale 
dell’ordine Gonsalvo di Yalboa, li deferì all’inquisitore fra 
Tommaso d’Aversa, un domenicano fanatico, che nel 1291 r 
per avere sparlato delle stimmate di S. Francesco, era stato 
da Nicolò IY sospeso per sette anni dalla predicazione (5). 
Allo avversario dei Francescani non pareva vero di prendersi 
una rivincita. Forse la fama e la santità di fra Liberato lo 
disuase dall’agire contro di lui al quale anzi pare che abbia 
consigliato di fuggire dal regno (6) ; ma contro gli altri fu 
inesorabile. E citatili davanti al suo tribunale di Frosolone, 

non risparmiò mezzo alcuno. (7) E di lì a non molto morì 

anche fra Liberato, che, infermatosi a Yiterbo, mentre col 

(1) Vedi la nota numero 2 a pag. 250, op. cit. 

(2) Nota 1 a pag. 251, op. cit. 

(3) Nota 1 a pag. 252, op. cit. 

(4) Nota 2 a pag. 252, op. cit. 

(5) Nota 1 a pag. 253, op. cit. 

(6) Nota 2 a pag. 253, op. cit. 

(7) Non ci regge l’animo riportare qui il seguito del tragico rias¬ 
sunto : sono altre poche righe, ma assolutamente spaventose ! 


PICENUM SEKAPHICUM 


171 


compagno fra Paolo era in viaggio per la Curia, dopo due 
anni di crudeli sofferenze chiuse la sua travagliata carriera 
nell’eremitorio di S. Angelo della Vena (1) ». 

Con la morte di fr. Liberato si spegneva il primo Supe¬ 
riore dei travagliati Celestini. Furono quattordici anni di go¬ 
verno nell’esiglio, nelle lotte, nei dolori senza numero e senza 
misura: sarebbe quindi assai difficile dare il benché minimo 
cenno dei progressi fatti in questo periodo dalla povera Con¬ 
gregazione dei Celestini. Mai, infatti, si potrà dire se fr. Li¬ 
berato abbia o no avuto una larga cognizione del Sodalizio 
cui, per ordine di Celestino Y, presiedeva; se abbia o no po¬ 
tuto diriggere i suoi sudditi e rendersi realmente consape¬ 
vole della loro fedeltà nel rigore della pura osservanza o delle 
deplorevoli defezioni da parte di quelli che si aggregavano 
al nuovo istituto senza che egli potesse vederli, provarli o, 
in qualche modo, controllare la loro condotta. 

Non mancarono in quel tristissimo periodo di tempo i 
veri disertori dall’Ordine, i fortemente compromessi nella lotta 
contro Bonifacio Vili, gli amatori delle dottrine begardiane, 
1 facili ad essere ingannati dai più furbi mestatori in cose 
riguardanti la disciplina e l’osservanza regolare, i soliti scon¬ 
tenti di ogni forma di regime e di ogni controllo. A tutti questi 
sembrava, possedere un vero e facile scampo di rifugio e di 
difesa. La Congregazione dei Celestini poteva ad essi servire 
da salvaguardia ed essere una vera scappatoia, un pretesto 
r^i^ghiei' 0 per sottrarsi alla giurisdizione dei Superiori del- 
Lrdine e vivere, sotto mentite spoglie di una rigorosa osser¬ 
vanza, indipendenti da qualsiasi sorveglianza regolare. Ond’è 
che questi spirituali di nuovo conio si moltiplicavano dovun¬ 
que. Nelle Marche, nell’Umbria, in Toscana, nel Lazio, nel 
apoletano, in Sicilia e perfino in Francia aprivano conventi, 
istituivano provincie e gettavano profonde radici. Però, chi 
sai ebbe stato capace distinguere i veri seguaci di fr. Liberato 
u tutti gli altri raccogliticci della peggior risma immagina- 
i e ? Non deve, dunque, far maraviglia se il grande numero 
1 ^°^ oro che piegarono alla sètta e furono Fraticelli sia stato 
confuso con i legittimi sudditi di fr. Liberato e del Clareno. 


I in (1 ! ° ta ^ a pag. 254, op. cit. — Il Tocco dice che la morte di fr. 
‘cerato si deve porre tra il 1307 e il 1308. 

























































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


Anzi siamo di parere che proprio da tale inevitabile confu¬ 
sionismo abbiano avuto origine tutti quelli errori di storia per 
i quali fr. Liberato ed il Clareno furono chiamati corifei e 
direttori supremi della nefanda sètta dei Fraticelli (1). 


* 

* * 

Il eh. Prof. F. Tocco dice che, dopo la morte di fr. Li¬ 
berato, « la direzione della travagliata società passò nelle mani 
di frate Angelo » (2). E’ indubitato che per travagliata società 
il Tocco intende tutti gli Spirituali di quel tempo indistinta¬ 
mente, poiché poche pagine avanti, descrive la Congregazione 
dei Celestini , nominando molti loro conventi divisi in provincie 
e facendo vedere la dipendenza di tutti da un sol capo, cioè 
dal Generale fr. Angelo Clareno (3). Ora siccome la detta 
travagliata società è per il Tocco, e per qualche altro, la vera 
sètta dei Fraticelli, così ne viene di conseguenza legittima 
che il Clareno, per il Tocco, e per qualche altro, sia proprio 
il Generale dei Fraticelli-sètta (4). 

E’ verissimo che dopo la morte di fr. Liberato il Clareno 
si vide costretto a prendere una certa direzione dei poveri 
compagni di sventura : è anche vero che in quel tempo mol¬ 
tissimi militavano sotto la divisa e con il nome degli Spiri¬ 
tuali. E’ lecito però domandare: il Clareno aveva proprio giu¬ 
ridicamente assunto il regime di tutta la falange spiritualistica 
di qualsiasi provincia e di qualunque nazione? e, dato e non 
concesso, che la detta falange militasse in realtà sotto l’ob¬ 
bedienza del Clareno, aveva però questa indistintamente lo 

(1) Ripetiamo l’osservazione posta nella prima nota di questo terzo 
equivoco, cioè che, dovendo parlare del generalato del Clareno, era indi¬ 
spensabile una sintetica decrizione circa le origini dei Celestini e del loro 
superiore per meglio far risaltare le ragioni che possono aver dato mo¬ 
tivo all’equivoco che ora dobbiamo togliere. 

(2) Cfr. op. cit., 255. 

(8) Cfr. op. cit., 260-61. 

(4) Non si può dubitare che questo sia il pensiero di F. Tocco, poi; 
che sebbene parlando dei fraticelli mai vi apponga il qualificativo di 
sètta , pure da tutto il contesto è evidente che parla dei Fraticelli pro¬ 
priamente detti a capo dei quali pone senz’altro il Clareno. — Op. cit. 1. c. 


PICENUM SERAPHICUM 


173 


spirito del suo supremo Moderatore ? Le enormi defezioni 
degli individui, delle comunità e persino delle provincie, posto 
sempre che il Clareno fosse il Generale di tutti, si devono a lui 
come a solo ed unico ispiratore responsabile ? Se avventuriere 
reclute, sotto il comodo e facile usbergo di una congregazione 
che salvaguardava, in certo modo, da ogni controllo regolare, 
defezionavano sino a cadere in braccio alla vera sètta, oppure 
sino a costituire la sètta stessa, detta poi dei Fraticelli, da 
ciò solo potrebbe concludersi che anche il Ministro Generale 
era settario, e perciò il fondatore, il fautore, l’anima di quei 
facinorosi contro la Chiesa Cattolica ? Non crediamo che si 
trovi chi abbia tanto in mano da poter rispondere affermati¬ 
vamente. 

Il P. Oliger dice che dalle recenti scoperte dei documenti, 
sebbene rimanga un poco offuscata (sic) la memoria del Cla¬ 
reno, pure non è possibile intaccarlo di eresia (lj: il P. Go- 
lubovich confessa che il Clareno veramente non fu eretico , ma 
sì pertinace e disobbediente all’ autorità suprema (2) : il 
P. Holzapfel si accontenta di dire che è assai difficile dare 
un giusto giudizio del Clareno; non esclude però che nella 
sua vita vi sia dell’eroismo : ciò basta, almeno indirettamente, 
per dire che non fu un vero ed assoluto eretico (3). Possiamo 
quindi concludere che il Clareno non fu settario nel signifi¬ 
cato che lo furono i veri Fraticelli, i quali si nutrivano delle 
piu terribili e sfacciate eresie contro l’autorità della Chiesa e 
contro la moralità del costume. Ma, chi non è eretico, chi 

■ ye P ; * |, io. può essere superiore e moderatore degli eretici 
e dei settari della peggior risma possibile ? 

Del resto, se il Clareno avesse in realtà, non solo appar- 
en uto alla sètta dei Fraticelli, ma fosse stato realmente an- 


aeV 'oì * Ne ^ ari non P°^ es ^ recentibus textuum editionibus memoriam An¬ 
noi quamvis nullum haeresis vestigium ei obici possit, parurn- 

Per offuscavi ». Op. cit. XXXI. 

<j e p ^ 1 Cfr - °P- cit. 1. c. in nota — Questa parola pertinace , nel senso 
Clar SCr ^ ore j suona grave difetto morale: noi diciamo, invece, che nel 
dell 6n ° 6 ver ? anonimo di virtuosa ed eroica perseveranza. Dall’insieme 
dìcrf n ° St ^ a giusta difesa viene poi completamente esclusa ogni disobbe- 

uienza nell’operato del Clareno. 

rotei ' ! ■ * diffìcile est aequum de hoc viro iudicium . Aliquid tamen he- 

etiam in Angelo invenimus ». Op. cit., 47. 





























































































































































































































































174 


PICENUM SERAPHICUM 


che il loro superiore, la loro guida, dalle molteplici sue let¬ 
tere, indirizzate ai compagni di sventura, doveva in qualche 
modo trasparire il suo spirito d’insubordinazione, di rivolta, 
di ostilità, di settarismo e di eresia: ma nulla di tutto ciò, 
assolutamente nulla ! La sua Escusatoria , la sua Cronaca , la 
sua Esposizione sulla Regola e le sue settantanove lettere (1) 
possono essere rigorosamente studiate, esaminate, analizzate 
anche dal più severo critico di teologia e di storia, anche dal 
più erudito psicologo senza timore che da tutti questi scritti 
emerga un solo indizio di eretica pravità o di animo avverso 
alla santa Sede ed al Pontefice sommo. Troviamo, invece, 
specialmente nelle numerose lettere dirette ai compagni, su¬ 
blimi pensieri di umiltà, di pazienza, di rassegnazione, di 
rispetto e di amore alle autorità della Chiesa, di attaccamento 
al Papa: ivi leggiamo esortazioni per la regolare osservanza, 
per la mutua carità, per la preghiera, per la pace fraterna : 
ivi gustiamo efficacissimi ammaestramenti per la santità della 
vita religiosa. Ora, se il Clareno fosse stato realmente eretico 
e settario, avrebbe sempre mentito ; ma una finzione che dura 
costante attraverso cinquanta e più anni di fierissime perse¬ 
cuzioni, sotto l’enorme peso di interrogatori i più scaltri ed 
i più temibili, nei pericoli di terra e di mare, in uno stato 
d’animo agitato dalla forza del dovere, del comando, del timore 
per la coscienza propria ed altrui, non possiamo assolutamente 
concepirla in un uomo penitente ed austero come il Clareno. 

Lo spirito settario e la vita scandalosa dei Praticelli sono 
abbastanza noti ; ciò solo sarebbe sufficente per dire che il 
Clareno non poteva essere il Superiore di quella congrega 
diabolica e nemica acerrima dell’autorità e del buon costume, 
perchè ripugnerebbe in modo troppo evidente al buon senso, 
alla logica ed a quanto abbiamo detto fin qui. Si aggiunga 
che al Clareno sarebbe stato moralmente impossibile avere 
una esatta cognizione, e quindi un preciso ed assoluto go¬ 
verno, di tutti coloro che, magari, ostentavano di essere suoi 
seguaci e sudditi. 

Presa una certa direzione dei poveri compagni di sven¬ 
tura in momenti assai difficili; costretto dalle continue perse¬ 
cuzioni a nascondersi o fuggire da’ suoi potenti nemici che 

(1) Cfr. P. Da Latera, op. cit., 142. 


PICENUM SERAPHICUM 


175 


non gli accordavano un minuto di tregua ; dovendosi servire 
degli altri o delle lettere per mandare un conforto, per dare 
un consiglio, per indicare una via alla legittima e doverosa 
difesa; forzato a rimanere sempre isolato e lontano da tutti, 
non sapremmo dire qual governo generale potesse egli mai 
esercitare su di una moltitudine reazionaria a qualsiasi auto¬ 
rità, piena di vizi e di eresie, apertamente ostile ad ogni freno 
e ad ogni cristiana mortificazione. In che sarebbe, dunque, 
consistito questo preteso generalato del Clareno? posto nelle 
condizioni accennate, cosa avrebbe egli potuto fare? fino a 
qual punto sarebbe arrivata la sua responsabilità ? se la grande 
maggioranza di quelli che venivano chiamati, e senza esserlo, 
suoi seguaci erano settari o defezionavano in sètta, che po¬ 
teva saperne il Clareno, povero fuggiasco, solitario,' nascosto 
e lontano da tutti ? 

. ^ queste ovvie riflessioni, non del tutto disprezzabili, 
aggiungiamo una seria osservazione che, a nostro parere, me¬ 
nta di essere studiata ponderatamente. 

La perentoria affermazione di F. Tocco circa il genera- 
a o del Clareno è poggiata sulle lettere indirizzate dal Cla- 
reno stesso a’ suoi seguaci e su di un processo pubblicato dal 
• Fùrie (1). Riguardo al primo punto di appoggio, l’affer- 
uiazxone acquista ben poco valore, poiché per la sola ragione 
i aver scritto molte lettere a diversi compagni non ne viene 
i conseguenza che un religioso debba considerarsi superiore 
generale dei medesimi, qualora non risulti apertamente dalle 
ess c lettere la pienezza dell’autorità con parole di comando, 
on ecisioni imperiose, con ordini dispositivi, con espressioni 
i superiorità eco. Ora, considerando le lettere del Clareno, 

le lam ,° c ^ e parla sempre de’ suoi compagni e rivolge 

s?//ùr/°. 6 sem P re a ' suoi compagni, mai chiamandoli figli o 
taz - 11 '‘ in lettere troviamo solo preghiere, fraterne esor- 

S 4 0 *? ni ’ sa £>gi ed opportuni consigli ; mai parole od espres- 
lo 1 au ^ or ^ ar ^ e 0 di comando (2). Ciò potrebbe essere, per 
meno, un indizio non trascurabile per dire che il Clareno 

[qj ^ fr F - Tocco, op. cit., 260. 

nell’unùv UeS ^f. lettere sono state scotte tra il 1811 e il 1386 : si trovano 
Cfr. P o C ° dlCe Ma 9tiabecclii di Firenze XXXIX, 75, fol. Ir - 214r. 

brani anchTS P P ' t XXXI11 £) ~ Se ne possono leggere alcuni 

ae nei ±\ Da Latera, op. cit. 1. c. 




































































































































































































176 


PICENUM SERAPHICUM 


mai si è creduto Ministro Generale di tutti gli Spirituali, e 
molto meno di una congrega settaria la quale aveva prese 
si larghe proporzioni in Italia ed in Francia. Le lettere del 
Clareno provano solo che egli diriggeva in qualche modo la 
travagliata società, cioè i veri suoi compagni, i poveri Ce¬ 
lestini, coloro che erano stati sotto l'obbedienza di fr. Libe¬ 
rato e che ora vagavano derelitti ed incerti del loro avve¬ 
nire. Pertanto, il primo appoggio dell’affermazione di F. Tocco 
è assai debole, quindi di poco valore critico. 

Il secondo appoggio è il processo pubblicato dal P. Ehrle. 
Qui è necessario riflettere bene su alcuni punti appartenenti 
alla natura intrinseca delle deposizioni fatte nel processo stesso. 
Questo processo fu aperto nel 1334, cioè nell’anno medesimo 
nel quale il Clareno fu costretto a fuggire dall’eremo di Su- 
biaco (1). Il testimonio più esplicito e più valido in questo 
processo è un certo fr. Francesco Vanni di Assisi. F. Tocco 
afferma che il Vanni era un seguace del Clareno, presso il 
quale si era recato allo Speco di Subiaco ; ed aggiunge che 
precisamente per questo « doveva conoscere bene i fatti del 
suo Generale, e non c’è nessuna ragione che qui mentisca » (2). 
E sta benissimo. Però, se è vero che il Vanni conosceva 
bene i fatti del suo Generale, perchè suo seguace e suo com¬ 
pagno a Subiaco ; se è vero che il Vanni in questo processo 
non aveva alcuna ragione di mentire ; se è vero che tutta la 
forza approvante il generalato del Clareno è risposta, quasi, 
nella deposizione del Vanni ; come va che il Vanni « inter- 
rogatus quomodo scit quod dictus fr. Angelus sit Generalis, 
respondit quod audivit ab ipsis fraticelli et dicitur communiter 
inter eós ? » (3) Chi erano questi fraticelli dai quali il Vanni 
afferma di aver sentito che il Clareno era loro Generale ? 

Ma, e perchè il Vanni non risponde direttamente di sa¬ 
perlo egli stesso, appunto per essere suo seguace e suddito, 
anzi per esser convissuto proprio con lui a Subiaco? Aveva 
forse paura di compromettere il Clareno, affermando catego¬ 
ricamente che era il vero Generale ? ma e non lo compromet¬ 

(1) Il processo fu scoperto dal P. Ehrle nel codice 4029 della Va¬ 
ticana. Cfr. F. Tocco, op. cit., 247 in nota. 

(2) Cfr. op. cit. 1. c. 

(3) Cfr. P. Ehrle, op. cit. IV. 9: F. Tocco riporta il testo nella 

nota 1 a pag. 260, op. cit. 


PICENUM SERAPHICUM 


177 


teva lo stesso con il dire di aver ricevuto proprio dal Clareno 
una lettera di obbedienza, con l’asserire che il Clareno aveva 
mandato fr. Nicolò da Calabria quale commissario visitatore 
con il descrivere perfino il sigillo generalizio ? (1) Temeva 
forse il Vanni di compromettere se stesso, manifestandosi per 
seguace e suddito del Clareno ? ma e non si comprometteva 
egualmente, assicurando di aver ricevuto dal Clareno l’obbe- 

chenza per andare e rimanere nel convento della Selva Ma- 
tutina ? 


a uni vjiìcZ/4jcv. 


. , 1 JT ~*^xxv/ tuo LU Il UH 

u V r. pe I P 1 " motivi. 0 il Vanni era realmente discepolo e 
suddito del Clareno, e allora non doveva dire di aver sentito 
dai fraticelli e che spesso si affermava tra i medesimi che il 

STaTÌÌ l0r ° Qenerale; 0 il Vanni non era discepolo e 
uddito del Clareno, e allora mentiva, asserendo di aver rice¬ 
vuta da lui medesimo l’obbedienza, di aver parlato con il Vi¬ 
sitatore fr. Nicolò da Calabria e di aver veduto il sigillo ge- 
neralizio impresso nella lettera inviatagli dal Clareno. Nel 

£! m °u°i n TT secondo caso non ci sembra buona la deposi- 
one del Vanni per concludere in modo assoluto che il Cla¬ 
reno tu realmente ed indubbiamente il Generale dei Fraticelli. 
A io> P 01 ’ domandiamo : Da chi fu innalzato il Clareno alla 
Sr 1 generalizi a ? quale decreto o quale Capitolo di questi 

Quanrln? a 81 * D f VUt0 ° tenuto P er eleggerlo giuridicamente ? 
riT-: dove ? Ammettiamo che egli sia stato costretto a pren- 
ie la direzione dei compagni dopo la morte di fr. Liberato, ma 

e cnr, lntendl f m ° afiatto che abbia assunta una carica generale 
fa!«; Prema dl T tuttl gli Spirituali indistintamente, tanto veri che 
a,- ’ 81a in ^ aba cbe aP estero. Egli in conseguenza dell’or¬ 
be emanato da Bonifacio Vili, dovette dalla Grecia ritor- 


« fAnieln S rT f °i rte SUnt t 1 res , anm recepit [fr. Franciscus Vannis] ab ipso 
« Nicola™ obedlentlam eu . ndi et standi in Silva Matutina. 

« VIIT rii de , abna l ( l m est sotius dicti fratris Angeli et hodie sunt 
« Angelo I qU0C ’Pf vemt ad supradictum locum Poli missus a fratre 
Nel sio-ilir, " cum lx . c * en ® f u lf ad visitandum seu visitationem faciendam ». 

* santi nauS!| e n ? llZ1 °f d?1 P lareno * est ima S° bea h Erancisci despon- 

* fr atris lermflr Y i 6m p. 1 P® ms P au P ertatls , et m P ede est ymago unius 

* cit. 1 c g _ o X1 V C f r - P ; E hble, op. cit., IV. 9 - 16: F. Tocco, op. 

de l 1334. 0n0 Ì6 tre ^ amose deposizioni del Vanni nel processo 


Xkno r> 1915 - Fascicolo IX. 


12 










































































































































178 


PICENUM SERAPHICUM 


nare in Italia : partì prima il suo compagno e superiore fr. 
Liberato, rimanendo egli come vicario della Congregazione: 
dopo varie dolorose vicende, veduto che tutto andava alla 
peggio, fece ritornare tutti i suoi compagni, ed in fine ritornò 
egli stesso. Arrivato in Italia, lo colpì la notizia della morte 
di fr. Liberato. Fu allora che prese gli altri compagni sotto 
la sua speciale protezione per soffrire con essi e prepararsi 
insieme ad una giustissima difesa presso la santa Sede. In 
seguito, dai medesimi compagni, fu considerato come unico 
sostegno e sola guida in mezzo allo scatenarsi da ogni parte 
delle più terribili bufere contro di essi. Il Clareno non poteva 
e non doveva rifiutarsi a quest’atto di amicizia e di pietà : 
erano suoi compagni di sventura, e tali dovevano rimanere 
sino alla morte ! Questo però non bastava per poterlo giuri¬ 
dicamente chiamare Ministro Generale dei Celestini , congre¬ 
gazione già soppressa, e molto meno dei Fraticelli, del tutto 
o quasi, ignoti al Clareno. Come e quando, dunque, sarebbe 
avvenuta la sua elezione ? Confrontiamo meglio le date. 

Il Clareno prese la direzione della travagliata società dopo la 
morte di fr. Liberato, cioè o negli ultimi del 1307 o sui primi 
del 1308 : da questa data egli dimorò nei d’intorni di Roma 
sino al 1310, vale a dire dal processo apertogli dal Vicario 
pontifìcio, Isnardo, sino al termine del medesimo, 1308-10 : 
nel 1311 andò a Vienna, chiamato da quel Concilio, aperto 
il 16 ottobre: dal 1311 sino al 1318 rimase in Avignone, 
ospite del Cai'dinale Colonna : morto il Cardinale Colonna, 
ritornò in Italia e si rifugiò in un eremo dell’abbazia di Su- 
biaco, dove rimase fino al 1334 : dal 1334 sino al 1337, anno 
di sua morte, visse solitario nel romitorio di S. Maria d’Aspro 
nella Basilicata. 

Domandiamo di nuovo : da quale anno e sino a quando 
il Clareno fu vero Generale dei Fraticelli? F. Tocco non lo 
dice apertamente, ma da tutto l’assieme della sua narrazione 
circa lo sviluppo fraticellesco, sembrerebbe che il detto gene¬ 
ralato incominciasse offici al monte proprio dal tempo in cui il 
Clareno si era rifugiato a Subiaco, cioè verso la fine del 1318. 
Infatti, nei periodi precedenti sarebbe stato assai difficile, per 
non dire impossibile, assumere una carica così importante, o 
per lo meno darle una forma giuridica e solenne. Gioverebbe 
anche domandare : quanto durò il Clareno in detto ufficio ? 


/ 


PICENUM SERAPHICUM 


179 


forse per tutto il tempo che rimase a Subiaco ? forse sino alla 
morte ? Nessuno lo ha detto. Dare pertanto una risposta pe¬ 
rentoria alle nostre domande, non lo crediamo possibile. Ri¬ 
mane il fatto però che, secondo F. Tocco, il Clareno o dalla 
morte di fr Liberato, o dal suo ritiro a Subiaco, avrebbe so- 

s enuta la direzione autorevole e generale dei Fraticelli per 
molti anni. r 

i, dispiace fortemente sostenere la nostra tesi contro 
1 egregio Prof. F. Tocco, perchè abbiamo di lui una stima 
pio onda ed apprezziamo altamente il suo giudizio equilibrato 
e sincero; ma ne siamo proprio costretti dalla forza dei con¬ 
fronti tra i Fraticelli ed i Celestini e dalla enorme diversità 
che passa tra le nefandezze dei primi e la spiccata santità 
uei secondi. Qualcheduno potrà forse osservare che il Tocco 
a ia inteso parlare solo degli Spirituali; ossia dei veri frati 
Gena povera vita nel senso da noi più volte spiegato; ma 
on e ammissibile, perchè dice chiaramente che il Clareno in 
apparenza era un eremita celestino, ma in realtà seguitava 
£ n em S’ 6 “ ella funzione di generale del sodalizio dei Fra- 
niff lì’ .f^'T < J e questi fraticelli erano proprio quelli col- 
L,r lla ,^ olla Sancta Romana ; descrive i conventi dei Fra¬ 
narli a u lta un . fatto del più assoluto fraticellismo settario; 
a.- i • provincia nelle quali erano divisi i detti conventi, 

tinni^ 11 ^ 0 6 dipendenti dal Generale, il Clareno ; con¬ 

dor a narrazione > manifestando il rigore con il quale si 
dinp 4 P roce d® re contro i Fraticelli e come apostati dall’Or- 
allp r' Come ribelli alla Santa Sede ; conclude, accennando 
ralft , g . 01 P se ricerche del Papa per arrestare lo stesso gene¬ 
si^ 6,1 ratinelli, cioè il Clareno (1). Da tutto questo as- 

FratiopU eVldente i° he 11 Tocco P arla proprio della sètta dei 
MiniSr ’rf Cap °, dei quali riconosce il Clareno come assoluto 
Clartm ° j eaer£ d e - Forse non si è accorto che le lettere del 
circa ° * 11 P rocesso Pubblicato dal P. Ehrle non hanno, 

affermazione pUrd °’ un va ^ ore indiscutibile per basare la sua 

Fd ora ecco altro punto interessante. Il P. Holzapfel 

Pagine £ll ; A F '3f° CC0, j ° P ' 260 ' 64 — Abbiamo riepilogato quattro 

siero circa il ’’ , evandone solo ì punti principali manifestanti il suo pen- 
ea il valore della parola Fraticelli. 















































































































































































































180 


PICENUM SERAPHICUM 


asserisce che in sui primi del 1318, i Fraticelli, i frati della 
povera vita, i bizochi, i beghini fuggiti in Sicilia, avevano 
eletto l’apostata Enrico da Ceva a loro ministro generale, i 
quali, dopo tale elezione, formarono un ordine a sè con mi- 
stri provinciali e guardiani, erigendo dovunque, ed anche a 
Roma, i propri conventi (1). Come si spiega tutto ciò? 
F. Tocco descrive il Generalato del Clareno per i Fraticelli 
e, in modo particolare, gli attribuisce la data dal 1818 in 
avanti: l’Holzapfel invece, basato su documenti indiscutibili, 
narra la elezione del da Ceva a Ministro Generale dei detti 
Fraticelli avvenuta precisamente o sugli ultimi del 1317 o 
sui primi del 1318. E’ un enigma storico che non sappiamo 
risolvere davvero ! Era forse cessato nel 1318 il supremo mi¬ 
nistero del Clareno ? ma allora dove va tutta la descrizione 
che il Tocco fa dell’alto o largo regime clarenitano dallo 
Speco di Subiaco ? (2) Volendo ritenere la descrizione di 
F. Tocco, bisognerebbe negare la elezione di Enrico da Ceva 
a Generale dei Fraticelli fuggiti in Sicilia ; ma ciò è assolu¬ 
tamente impossibile. 

Per uscire da questo increscioso e difficile bivio è indi¬ 
spensabile ammettere che il generalato di Enrico da Ceva, e 
per conseguenza anche tutti i suoi sudditi, nulla aveva a che 
vedere con i Celestini e quindi il Clareno era solo la guida 
de’ suoi compagni senza mai essere stato Superiore Generale 
di tutti gli Spirituali indistintamente. Non si avrebbe così 
l’ibridismo di due contemporanei Ministri Generali nella me¬ 
desima sètta, e verrebbe salvata la descrizione del Tocco per 
ciò che riguarda i Celestini , rimanendo nel suo pieno valore 
storico il documento riportato dall’Holzàpfel per ciò che ri¬ 
guarda i Fraticelli (3). Ognun ben vede che il nostro desi- 

(1) Op. cit., 58. — F. Tocco, op. cit., 267, nota 2, dice che erano 
i dissidenti toscani, i quali sotto Enrico di Ceva fuggirono in Sicilia per 
sottrarsi alle persecuzioni delPinquisitori. — Della elezione di Enrico da j 
Ceva ne parla la Costituzione di Giovanni XXII, Gloriosam Ecclesiam, 
del 23 gennaio 1318. Cfr. P. Eubel, op. cit., voi. V. 132 .: P. Panfilo | 
op. cit. t. I. 205-06. 

(2) Non si deve dimenticare che il Clareno proprio in sul fine 
del 1318 si stabilì a Subiaco, cioè nel suo ritorno da Avignone dopo la 
morte del Cardinale Colonna. 

(3) Non gioverebbe il dire che i fuggiaschi della Toscana elessero 
il da Ceva per avere un Superiore nella lontana Sicilia : se il ClarenO' 


PICENUM SERAPHICUM 


181 


derio sarebbe di coonestare, circa questo punto, ciò che asse¬ 
riscono i due citati scrittori. La distinzione posta nettamente 
da noi è indispensabile: essa abbraccia tutta intera la nostra 
tesi di difesa cui non sarà così facile opporsi direttamente. 

Rimane per ultimo altra breve osservazione. Il P. Hol- 
zapfel, dopo aver notata la elezione dell’apostata Enrico da 
Ceva al generalato dei Fraticelli, si esprime così : « His ad¬ 
irne probabiliter anno 1318 Angelus Clarenus se aggregavit 
tamquam minister generalis » (1). L’avverbio probabiliter è 
collocato in modo che potrebbe riferirsi tanto alla aggrega¬ 
zione del Clareno, quanto all’anno della medesima aggrega¬ 
zione: in chiascheduno dei due casi, però, il significato poco 
cambia, poiché, sia pure probabilmente, egli ci dà motivo di 
pensare che i Fraticelli abbiano avuto due ministri generali 
contemporaneamente. Non comprendiamo poi come uno possa 
aggregarsi ad un sodalizio in qualità di Superiore Generale, 
quando il medesimo Sodalizio ha già il proprio Superiore Ge¬ 
nerale. Era forse decaduto Enrico da Ceva? Il P. Holzanfel 
non lo dice. r 

Concludiamo. Intoro al Clareno, tra documenti ed autori 
regna tale e tanta confusione da trascinare facilmente nell’er- 
tesse a studiarlo in modo troppo superficiale. 

1 L f[ en o è una veneranda figura di perfetto francescano, di 
apostolo intrepido, di martire volontario e di grande santo : 
aa questa veneranda figura è nascosta tra le pagine di una 
^ ona fabbricata, in origine, a base di malvolere personale e 
ai terribili lotte di famiglia. Se non fosse così sarebbe impos- 
1 le spiegare 1 esistenza di non pochi documenti i quali con- 

inìu °m° nomi ’ date ’ e circostanze sempre a danno di un 
i ividuo, solamente colpevole e vittima del suo grande zelo 
per Ja P ura osservanza della Regola professata (2). 

{Continua) J)CV 



I 



















































































































































































































182 


PICENUM SERAPHICUM 


PAGINA D’OR 



Intimità òel B. Rizzerio dalla moccio 
con 5. Francesco. 


« Certo frate di nome Ricerio, nobile di sangue, ma ben 
più di costumi, amatore di Dio, e sprezzatore di se medesimo, 
sentendosi tirare da pio desiderio e da fermissima volontà a 
poter ottenere e perfettamente possedere la benevolenza del santo 
suo padre, temea forte che il beato Francesco per qualche oc¬ 
culto giudicio lo avesse in abborrimento, e l'escludesse dalla 
grazia dell’amor suo. Persuadevasi esso frate, per esser per¬ 
sona timorata, che chiunque s'avesse procacciata l'intima carità 
del santo, fosse eziandio degno di meritare la divina grazia, e 
che per contrario colui al quale egli non si mostrasse bene¬ 
volo e sereno, fosse per incorrere nell’ira del giudice eterno. 
Questi pensieri si ravvolgeva per l’animo il detto frate, di que¬ 
sti veniva spesso tacitamente seco medesimo ragionando, senza 
però mai farne motto ad anima viva. 

« Ora standosene un dì il beato padre ad orare nella 
cella sua, ed essendo il detto frate venuto al luogo, travagliato 
dal consueto pensiero, il santo di Dio ne conobbe l’arrivo e 
s’indovinò bene ciò ch’egli voleva. Fattoselo pertanto chiamare 
gli disse: Non lasciarti, o figliuolo, turbare da veruna tentazione, 
ne affligere da verun pensiero, perocché tu mi sei carissimo, e 
sappi, che tra quanti ho più cari, tu sei degno dell’amor mio 
e della mia dimestichezza. Vienne pure a me sicuramente ogni 
volta che tu vorrai e come a tuo domestico apriti pur franca¬ 
mente. La meraviglia del frate a queste parole è più lieve 
immaginarla, che esprimerla. Divenuto ind’innanzi più reve¬ 
rente, quanto egli crebbe nella grazia del diletto padre, tanto 
incominciò sentirsi crescere la fiducia nella misericordia divina■ 

« Ahi quanto dee saper grave l'assenza tua, o padre santo, 
a chi dispera di mai più trovare in terra uomo che t’assonni' 


PICENUM SERAPHICUM 


183 


glia ! Deh aiuta della tua intercessione chi vedi involto nel reo 
fango del peccato. Mentre che eri già pieno dello spirito di 
tutti i giusti, antiveggendo le future cose e le presenti cono¬ 
scendo, per fuggir vana gloria, vestivi sempre l'abito della 
santa semplicità. » (1) 

(1) Dalla Vita prima del Celano, volgarizzata dall’Amoni, cap. XVIIL 
p. 87, ed cit. — Cod. di Fallerone, ed. cit. n. 49-50, p. 88-89. 

***** ************* *"* * * * 


llSIIOiUC MIORITICI 

dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec.XVIII 


(Continuazione v.n.l, pag. 43). 

CAPO IL 

Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie 


CUSTODIA ASCOLANA 


§ 1° — Ascoli (*). 

Vuole la tradizione che intorno al 1212 i Frati Minori 
stabilissero la loro dimora un miglio discosto dalla Città sul 
monte di S. Marco nel sito detto le Spiaggie, ove si vede una 
grotta, in cui si racconta vivesse ritirato il B. Corrado Migliani. 
pi imi nostri monumenti Ascolani sono tre Bolle d’Innocenzo 
> pubblicate nel primo tomo del Bollario Francescano. 
Essendo Generale dell’Ordine S. Bonaventura comprammo 
1 sito, in cui fabricammo Chiesa e Convento, che abitiamo 
pi esentemente. Rapporto alla nostra traslazione dal Monte di 
Marco in Città, Alessandro IV. spedi più bolle. Con la 

a „ ^ storia di questo convento nel ms. è duplicata; per non ripeterla 
«giungerò in nota ciò che di diverso trovasi nella seconda copia, scritta 
Medesimo autore con varie aggiunte. 





















































































































































































































184 


PICENUM SERAPHICUM 


prima ci dà licenza di venire in Città a fabbricare il Con¬ 
vento nel luogo dissegnato. Con la seconda tiene in dovere 
chi pretendesse molestarci nella nuova fabrica. Con altra ci 
rende propensa la Comunità Ascolana. Con altra le impone 
a sovenirci. Con altra vuole che la Comunità non c’impedi¬ 
sca a disporre del nostro primo luogo. Significa con altra al 
Vescovo di Recanati d’aver egli benedetta la prima pietra 
della nostra Chiesa, avegnacchè il Vescovo Ascolano ricusò 
di benedirla, e gli prescrive a portarsi personalmente in Ascoli 
per collocarla, e benedire il cimitero. Intima con un’altra al 
Vescovo Ascolano a non permettere che altra famiglia clau¬ 
strale fabrichi Convento nello spazio di trecento canne in di¬ 
stanza dai Frati Minori. Abilita con altra i Minoriti Ascolani 
a poter ricevere dugento oncie d’oro dei mali acquisti. Con 
l’ultima bolla eoncede Indulgenza alla nostra Chiesa Ascolana 
nel giorno della sna Consacrazione, annua memoria della De¬ 
dicazione e sua ottava, nelle feste di S. Francesco, S. Chiara 
e dei Santi titolari degli altari. Nel Bollario Francescano si 
leggono stampate tutte queste Bolle Alessandrine. Le nostre 
fabriche Ascolane innalzate sotto la Pontificia protezione sono 
delle migliori del secolo XIII, e a buona ragione per l’am¬ 
piezza e magnificenza andar possono del pari con le nostre 
fabriche Bolognesi, Fiorentine ed altre delle Provincie d’Italia. 

Morto il Vescovo Teodino ai Minoriti poco propenso, il 
successore Rainaldo l’anno 1262 (1) accordò loro amplissime 
facoltà di perpetua dimora nell’incominciato Convento, e di 
proseguire le fabriche di Chiesa, Cimitero e Orto. 

Nicolò IV, (2) ornò la Chiesa con l’indulgenza nelle fes¬ 
tività di Maria V. San Francesco, Sant’Antonio e loro ottave. 
Ventiquattro Prelati fra Arcivescovi e Vescovi l’anno 1298 
arricchirono la stessa Chiesa delle loro indulgenze, e furono 
F. Odorico Compostellano, F. Giovanni Tunitano, F. Egidio 
Bituricense, Niccolò Idruntino, F. Giovanni Tranense, Arci¬ 
vescovi: F. Lamberto Aquinatense, F. Matteo Vegliense, Gio¬ 
vanni Olenense, Gerardo Arrelatense, Niccolò Tudertino, Leo¬ 
nardo Orvietano, F. Monaldo Castellano, Leonardo Aversano, 
F. Enrico Revalliense, F. Angelo Nepesino, F. Bartolo Ortano, 

(1) Quinto idus Martii. 

(2) Con breve dato ad S. Mariam Maiorem XV Kal. Mail an. IH- 


PICENUM SERAPHICUM 


.Arnaldo Tolosano, Niccolò Matisconese, Andrea Venafrense, 
Niccolò Teano, Giovanni Catalano, Adamo Merzunano (?) 
F Iacopo Calcedonese, F. Angelo Afiense Vescovi. La data 
6 da Roma il di 15 Maggio. 

Altra Indulgenza fu conceduta alla Cappella di S. Lodo- 
vico Vescovo Tolosano sotto il dì 18 Novembre 1326 da Rai- 
naldo Yescovo Ascolano (1). 


UOMINI ILLUSTRI. 

Beato Corrado della Nobile Famiglia Ascolana Migliani 
compagno giurato di Papa Niccolò IV celebre per le cristiane 
r^ e P^, 1 ? studio della Teologia, di cui in Parigi scorse 
deu Y 6 n ebbe 1 Magisterio. Esercitò in Roma il ministero 
della Divina parola, e passò nell’Africa a spandere la luce 

onnìJd 1 - 86 ! 0 Ch t l1 Slgnore si degnò di autorizzare conia 
col l d V Pe i d \ miracoli. Di là salpò a Parigi a trattare 
a " • enera ^ e la P ace t ra i due Monarchi di Francia e di 

fu P rS!fa-f CU1 nuscito felicemente venne a Roma, da dove 
Pontifìci xr Pa f- g Tx? leggere Teologia. Assunto al Sommo 
crearl n° ^ 1Cl ? 0 0 questo chiamò a Roma con animò di 
rinomi n.o a®, ; 6 in P assando per Ascoli volò agli eterni 
spoglia 1 fi l 128 n> m . eta di anni 55. La sua preziosa 

di 8 ì\/t se PP e dfr a nell anticà Chiesetta dell’Ordine sul monte 
nostra Pi rC °’ e nell ’ anno 1371 fu solennemente trasferita alla 
da tftmv. UeSa 111 scoli nella quale gode un luminoso culto 

altri 8Ì P °- lr f m ^ m ° rabÌle - Fra 1 nostri Beati si contano due 
I ,A Dl ° Ascolani . « B- Luca e il B. Filippo. 
l am * 0 . ! ;p» IV. a l secolo e nell’Ordme chiamato Giro- 
della t£ 10 . C V r P ^ etro ^ ass * da Lisciano (2) vestito in Ascoli 
Mandato ^ . or frica insieme con il B. Corrado Migliani fu 
Prendo™ f nma in Assisi > e successivamente a Perugia ad ap- 
ieggerlp i 6 ® cienze > celle quali fatto profitto fu destinato a 
ss ie in Roma e altrove. I scrittori, che di lui fanno me- 

mente \nL™°r,w ter °i Clarisse decaduto dall’osservanza fu perpetua¬ 

la Sisto TV ° T al ll0St v° Conv ento in virtù di una disposizione di 
suo breve. ’ ljeone X a PP r °vò l’incorporazione l’anno MDXVIII con 

(2) Parroc chia distante circa 3 ehm. da Ascoli Piceno. 























































































































186 


PICENTJM SERAPHICUM 


moria, lo caratterizzano insigne nella pietà, e nella dottrina, 
e venerabile per la santità dei costumi. Fu Provinciale della 
nostra Provincia di Dalmazia, e l’anno 1272 dal B. Grego¬ 
rio X, con altri tre nostri religiosi fu spedito a Costantinopoli 
a invitare il Greco Patriarca e l’Imperadore al Concilio Ge¬ 
nerale di Lione. Due anni impiegò Girolamo in questa Nun¬ 
ziatura, da lui felicemente condotta a buon termine ricondu¬ 
cendo i Greci all’unità della Chiesa e all’ubbidienza della Sede 
Apostolica. L’anno 1274 radunato il nostro Capitolo Generale 
in Lione fu dai Padri dato successore a S. Bonaventura nel¬ 
l’impiego di Generale Ministro il Padre Girolamo Massi Asco¬ 
lano. Nel 1277 andò in Francia a trattare la pace tra quel 
Monarca e l’altro di Castiglia, e aumentò la fama di uomo 
celebre nella probità e nella prudenza ; per la qual cosa da 
Papa Niccolò III, fu creato Cardinale di S. C. il di 12 Marzo 
del 1278, ritenendo l’ufìzio di Generale dell’Ordine fino al 
Capitolo. L’anno seguente portatosi col Papa a Suriano (1) 
fu a parte nell’approvazione della regola Minoritica, che fu 
inserita nel libro sesto delle Decretali. Morto Niccolò III il 
successore Martino IV, promosse il Cardinal Girolamo al Ve¬ 
scovado di Palestrina l’anno 1281 ; e finalmente l’anno 1288 
il di 15 Febbraro dopo dieci mesi di Sede vacante fu assunto 
al Sommo Pontificato col nome di Niccolò IV. Incominciò il 
(sic) spinoso governo della Chiesa dal componimento delle 
gravi contese vertenti tra i Regnanti di Napoli e di Sicilia, 
e mentre attende l’esito della spedizione dei suoi Nunzi, e 
Roma ardeva di guerre intestine si ritira a Rieti in Sabina. 
Ricco di zelo per l’ampliazione della Christiana cattolica reli¬ 
gione scrisse lettere, e spedì Nunzi al Re d’Aragone (2) alle 
Regine dei Tartari, e ai Re della Schiavonia. Eresse in più 
luogli il Tribunale della Inquisizione contro l’eretica pravità. 
Restituì a diverse Provincie la pace. Aiutò i Cristiani nelle 
guerre di Terra Santa. Amò le persone dotte e dabbene. Ri¬ 
storò, ed arricchì in Roma le due Basiliche Lateranense e 
Liberiana. L’anno 1289 convocò in Rieti il nostro Capi¬ 
tolo Generale, e presiedè all’elezione del Ministro Generale 
Raimondo Gaufredi servito nella presidenza dai Cardinali 

(1) L’Odierno Soriano nel Cimino in prov. di Roma (?) 

(2) Aragona antico regno, ora prov. della Spagna orientale. 


PICENTJM SERAPHICTJM 


187 


Rentivenga da Todi e Matteo d’Acquasparta, Comune in 
prov. di Perugia e circond. di Terni, dell’Ordine nostro, 
presenti Carlo II erede della Sicilia, e la Regina sua Con¬ 
sorte. Mori il Pontefice Niccolò IV il 3 d’Aprile del 1292 
lasciata di se grande opinione di santità. Vedi la sua vita illu¬ 
strata dal eh. nostro Teologo di Pisa P. Mro Antonfelice Mattei. 
-b. Felice Centim d’Ascoli insigne per la probità e in- 

doirrfJf- me 5 tre ri so i ste neva l’impiego di Procuratore Generale 
dell Ordine da Carlo V, fu creato Cardinale di S. C. e Ve¬ 
scovo Melitense nella Calabria. Successivamente passò al Ve¬ 
scovado di Macerata, e ottò al Vescovado di Sabina. Morì in 
Macerata 1 anno 1641, e fu seppellito nella nostra Chiesa. 

-b. Iacopo Vescovo di Gubbio nel 1240 e morto nel 1258. 
al coadiutore del Vescovo di Gubbio dal 1266 

<Li r ‘ ? aU 1 rÌ S 0 Centini Vescovo di Mileto in Calabria, Nipote 

nl?S„ri e m ni ’ di c ” fa “ ne “ Fr “ L 1 

F. Filippo Vescovo di Caserta nel 1267. 

(Wad an aC 1278) d ° tt0 Te ° log ° fiorì a tem P° di Niccolò III 

F. Felice Gabrielli Ministro Generale dell’Ordine nel 1653 
e successivamente Vescovo di Nocera (2). 

dic a r!-ì IaC n 0p0 .^ aeStr0 in S - T> Dele gato Apostolico a pre- 

nerMCCCCLV a (3) ^ 111 6 Inquisitore della Marca 

lann Jp°^® nica ^* drea Antonelli Maestro in S. T. Cappel- 
e Familiare del Cardinale Filippo Calandrini da Sarzana. 

di <3 T>- 11 TT° a j. ®P der ? n i religioso di puri costumi Confessore 

Maria m o- ’. ^ Pedinando I. Gran Duca di Toscana, e di 
diaria Medici Regina di Francia. 

Fiancesco d Ascoli, d’altri detto d’Appignano, (4) fiorì 

d ’epigrammi S ? a rV Pra * 1 2 n sen ^ n , ze > un P oema eroico, un volume 
,| q f sacn 6 un altro di prediche. 

(i>, , , 1, j lu P 1 ' 1 De Inde, Spe e Cavitate, e de Predestinatione. 

(V p at P ae Orator ad Sixtum IV. An. MCCCCLXXXIII. 

prima dTNlcolò U IV. ÌChÌarat0 COadÌutore del Vescovo di Gubbio, 

a te ^Po T dTp^cTemente iv er8a ’ ® COadÌutore del Vescovo di Gubbio 
Francesco Rossi d’Appignano, per sopranome si chiamò in Parigi 





























































































































































































188 


PICENUM SERAPHICUM 


nel secolo XIIII, nelle scolastiche sortì il nome di Dottore suc¬ 
cinto, scrisse sopra i quattro libri delle sentenze e l’opera delle 
contradizioni. Passò la sua vita in Napoli, vi fu Regio Consiliere. 

P. Iacopo d’Ascoli coetaneo di Scoto Teologo rinomato, 
scrisse vari sermoni, i quolibeti e nei quattro delle sentenze. 

F. Giovanni dotto scolastico commentò il Maestro delle 
sentenze, e scrisse i quolibeti. 

F. Felice Rosselli Inquisitore di Capodistria nel 1557. 

F. Francesco Roselli M. ro in S. T. Inq. re di Trento nel 1559. 

F. Aurelio d’Ascoli M. in S. T. predicò in Venezia ai 
Frari 1631. 

In Ascoli si è celebrato un Capitolo Generale nel 1587 
in cui fu eletto Generale il P. M. Pellei da Force. 

RELIQUIE. 

Papa Niccolò IV, donò un’insigne reliquia della S. Croce 
tenuta in molta venerazione. In un piccolo vasetto di vetro 
si conserva il sangue del P. S. Francesco fresco e rosseggiante 
uscito dalle sagrate sue Stimmate, che similmente si espone 
alla pubblica venerazione. 

I5GRIZI6NI. <« 

Nella Cappella della S. Croce. 

D. 0. M. 

F. Felix Centinus de Asculo Min. Con. S. R. E. Presbiter 
Cardinalis Doctrinee Sapientieeque ornamento insignis perpetua 
vi tee innocentia spectataque virtù te insignito a Paolo V Summo 
Pontifico Anno MDCXI Melitensi apud Calabros Episcopatu insi- 
gnitus sub Urbano Vili ad Sabinensem Sedem e vectus Macerata 
septuagenario major religiosissime fato concessit (?) MDCXLh 

D. 0. M. 

Mauritius Centinus Nob. Asculanus Felicis S. R. E. Car¬ 
dinalis ex Fratre Nepos Min. Conv. Cuius omnimodam littera- 

F. Francesco della Marca; scrisse sopra i IV delle sentenze, e i quolibeti. 
(Aggiunte dalla II copia). 

(1) Dalla II* copia. 


PICENUM SERAPHICUM 


189 


turam Slidia (?) suspexit Divinamque Messana tipis reddidit 
ìmmortalem Masse Crabrensis (?) Ecclesiara quam Urbani Vili 
ìussu dignitate virtutibus illam lustro Episcopus informaverat 
banctissimeque Deiparse tempio pene iam seni fatiscente in- 

MDCXLI alm8e m BlUtÌÌS decedens rnoerentem reliquit Anno 

Alla Cappella di S. Antonio. 

D. 0. M. 

• Cataldo Nobili Asculano Viro pio integerrino 

qui adhuc vivens post pietatis monumentum sua pecunia in¬ 
dustria (?) excitatum unica XXX millium aureorum nummo- 
rum argitione Sanctimoniales dotavit. Cataldum Annonam 
erexit. Sacerdoti iustituit. Ecclesiis opitulatus fuit moriens 

nonagenaria An - D - MDCXXVII Die XIII Iulii Sacrosan- 

am Lauretanam aedem ex asse heeredem scripsit Templi fa- 
oncam perpetuo censu adictu. Eximio benefactori Scipio 
K Cardinalis Burghesius Almae Domus Protector mo¬ 
numentum fieri iussit. Tiberina Cincius Romanus Aesinus 
episcopus Laureti Almeeque Domus Gubernator curam egit. 

Alla Cappella di S. Carlo. 

D. 0. M. 

onm° C T aV Ì an0 Ferro Strenuo Militi Asculano in Germania 
rmliVu Lateros a Panlo III Cardinal Farnesio Duce cum aliis 

miow U ™ deSt T? 0 1 Ì )1 strenue usc l ue ad profligatos hostes di- 
a . Mn-andulee Imperialium Leg. Tribuno Militum aggre- 

?oal Vir u lt f i 96 fv e T renti Nasini Ursini in Urbe Vexillifero ab 
exihn f U ^ 10 -P* Militum Duce creato egregio se 

cors nte ac Lesilo F. conflictu magno Serars in primis Fran¬ 
cai o aC1 i 6 S n b I1L Pauli Ursini stipendio dimicanti ab hostibus 
Pont fi . sua nabditate evadenti et sub Paulo IIII Summo 
mibtn ° e Strenuorum Militum Duci contra Imperiales cum sua 
histnr.!- m acie .P ro ® ede Apostolica Nepesinam Civitatem (utin 
Petm | S TT n r iaat °) custodient i ac Ser. mo Henrico Gallorum 
virilità ■ . S* 1 ® messe et canea (?) certantibus per triennium 

ferito 1 M SS1Ste - ntl omnibus militaribus exemplis de se bene- 
c ÌT)ibn«a + 0r fr-7. 1 ^ a( t Ue candidissimo animoque invictissimo Prin- 
e Militibus gratiss. in Patria demum diuturnis labo- 



















































































































































190 


PICENUM SERAPHICUM 


ribus, ac vigiliis fesso languen. die IX Septembris Anno MDLXI 
corpore spiritu exsoluto in pace requiescenti Yixit ann. LVIII 
die. XX DD. Ferrantes Astulfus Constans et Marcus Antonius 
eius Germani mestiss. P. M. P. 

A piè della Chiesa. 

D. 0. M. 

Aeternat hoc marmor ingenij Dotes quibus illuxit dum 
vixit Iosephus Oitardellius Asculanus Is. Poeta et Rector 
cecinit et peroravit in primis Itali® Urbibus tonando de suge- 
stis, sepe visus exterrere Auditores et mox permulcere. Dog- 
mata Thelogi® et placita Philosophorum qu® in Exedris edo- 
cuit, palam acute propugnavi inter Romanos Conventuales. 

D. 0. M. 

Baccalaureatus Magisterij fasces adeptus Ferrari®, Ianu® 
atque Asculi Supremus Studorium Censor prefuit hinc inter 
primores Patres adlectus Piceni, Umbri®, et Flamini® Pro- 
vincias Generalis Inspector lustravi et invisi Franciscus et 
Iacinthus Fratres F. B. M. Hoccine monumento parentarunt. 
Vixit an. XXXXX Obijt Anno MDCXXXXVIIII die XVIIII 
Iunij (1). 

D. 0. M. 

Aloysio Ferro Patritio Ianuensi Viro Generosi et Forti 
a Philippo II et III Hispan. Reg. Duci Militum electo in 
Lusitaniam et Africam ad Tuneti et Algeriy oppugnationem 
misso ab Henrico III et IV Galliarum Rege honorifìcentissime 
vocato S. Trevichi Oppidi Lugdunensi ab hostibus intercepti 
strenuo liberatori eiusdem Gubernatori, Pontificiarum Trire- 
mium Duci a Sixto V. designato a Paulo V demum Asculi 
Militum Corcyr® contra exules Instructori Ductorique Obiit 
die XVIII Martij MDCXII aetatis annorum LIV Militine XL 
Iulius Cesar Ferrus et Fratres benemerenti posuere. 

(1) In queste iscrizioni e nelle seguenti ho usato il carattere minu¬ 
scolo come trovasi nel ms., aggiungendo un (?) a quelle parole non po¬ 
tute decifrare. 


PICENUM SERAPHICUM 


191 


Sopra la Porta di Chiesa — 
Asc: Ord: Min: Con: Generalis. 
Anno MDCLVII. PP. Convent. 


R uma p Felix Gabr: 

Templum hoc restauravi 
posuere. 


Alla Cappella di S. Spirito — Francisco Cauto Patritio 
Lquitique aurato Pientissimi Filij erexere MDXXIX. 


Alla Cappella di S. Francesco — D. Iacobo Guidoni V. I. D. 
de Acum. 0 qui lustris V cum per omnes magistratus in Urbe 
J^tegerrime iusdixisset in Civem ascitus natus ann. 
LXXXIV. Obijt anno MDLI die XVI Augusti desid. Fiil. 
pient. et moestis. posuit. 

Desiderius V. I. D. sibi posterisque suis Sacellum hoc 
-Lavo hrancisco dicatum poni curavit. Anno D. nì MDLXI. 


_ Nella Cappella del Crocifisso in lettere longobarde — Seoul 
cru Nicolai et D. Iochobi et D. Sa f Ladini P 


* 

❖ ❖ 

A compimento della storia del commento d’Ascoli stimo 
Pportuno aggiungere un estratto del testamento di Corrado 
sco i trascritto da un altro amanuense in 5 pagine se¬ 
parate e così intestato : 

rad A Ìa di COSe più rilevanti ricavate dal Testami di Cor- 
W d As 1 coh esiste nte nel libro C. num. 22 dell’Archivio di 
(jj Antich t^^' ^’° n ^ ran ' C ° Dancellotti di Staffolo studioso 


VTTT n m Dei nomine - A. n Anno eiusdem MCCLXXXV. Ind. e 
actnm iempore Domini Honorij PP IIII. et die XIII Iuli 
tihnVV™ i? irone Accoli in Camera infra. pti Corradi presen¬ 
tai- r Fran. 00 de Fabriano, F. re Gualtiero de Cingulo, F. re 
tru“ m 116 de S ‘ Severi no; F. re Fran. 00 de Auximo ord. 8 Fra- 
Beri-tr U } ornm - Dop. no Iacobo Priore S. Mari® de Serra Dop. no 
rii rhf n n t0 Monaco dicte S. Mari® — Putio Rainaldi Roge- 
Don »o r. mgul ° ~ Gentilieto Mattei D. ni Mattei de Staffulo — 
Clod,v /of ard ° Actonis Cannelli de Acculo — Androti D. ni 
stro °-r ?) 6 Cingul ° - ^lathelo (?) D. ni Iacobi de dicto Ca- 
onograte olim de Eugubio et Thoma Vitalis de Staf- 



































































































































































192 


PICENUM SEBAPHICUM 


fulo Not. qui se subscribere debet tt. ss Nobilis vir Corradus 
D. ni Rogerii de Acculo licet aeger corpore, tamen sane mentis 
existens, nolens intestatus decedere ne de suis bonis inter 
aliquos in posterum discordia oriatur, suum nuncupativum 
condidit Testamentum modo infrapt. 

In primis quidem nomine Testamt. prò sua Anima reli- 
quit X Libras Raven. et Ancon. Item reliquit prò sua Anima 
et prò remissione suorù peccatorum et suoru antecessori! Ec¬ 
clesia S. Mariae de Serra omnes Possessiones et Terras, quas 
ipse Corradus habet in campo seu Fundo Mazzini (?) in Ter¬ 
ritori (sic) Acculi infra hsec latera a primo via, quse vadit 
per planum Fonsium versus Castrum Massatij a ij via quoe 
vadit ante cassinam Berardoni Actonis Tabelij versus dictum 
Castrum Massatij. A tertio via quse pergit ad Rivum et a 
quarto Rivus, et Rainuntius Actolini, et alij Homines. Item 
eodem Iure reliquit eidem Ecclesise omne lus quod idem 
Corradus habet in Ecclesia S. Venantij de Marano, et in om¬ 
nibus bonis ipsius Ecclesia, quse Ecclesia posita est in de- 
strictu Castri Cinguli prope Forestam dicti Castri Cinguli. 

Item eodem Iure reliquit, quietavit et remisit ipsi Ecclesia 
omnia Iura, et actiones, quse et quas ipsa Ecclesia habet et 
ostendere poterit sine istrumentis in omnibus et singulis Homi- 
nibus, et ipsorum bonis ad ipsam Ecclesiam pertinentibus, et 
omne ius quod ipse Corradus habet in ipsis Hominibus ipsius 
Ecclesise. Videlicet hoc modo, et sub hac cond.® quod Priores 
et capitulu ipsius Ecclesiae, qui prò tempore fuerint, non 
habeant licentiam aliquo modo alienandi de rebus predictis, 
et si secus fecerint ipsa Ecclesia cadat ab ipso relieto, et 
ipsu relictum prsedictarum reru deveniat in Hospitale Templi 
quod est ultra Mare. Item reliquit eidem Ecclesiae quidquid 
istrum. ta publica reperiri poterit, ipsum Corradum habuisse, et 
tenuisse iniuste de rebus immobilibus ipsius Ecclesiae. Item 
iure legati reliquit prò Anima sua Ecclesiae S. Mariae de Colle 
totam terram quam ipse Corradus habet prope ipsam Eccle- 
siam infra haec latera. A p.° et 2.° via, a 3.° et a 4.° ipsa Ec¬ 
clesia sub hac cond.® quod Rectores ipsius Ecclesiae nullo tem¬ 
pore possint, et valeant ipsam Terram vel aliquam partem 
ipsius alienare. Quod si secus factum fuerit, ipsum relictum 
sit nullius valoris, irritum ipso iure et deveniat in hospitale 
praedictum. Item reliquit et legavit Ecclesiae S. Lutiae, qu a 


PICENUM SEBAPHICUM 


193 


* a ^ ™5 rect^ub 0 

reati de FahS'nn qmt P r0 8ua “ima Ecclesiae S. Lau- 

C latera A e pos,t ^ m diete fundo Fabiani infra 

n j • A p. via. A secundo ipsa Ecclesia A • 

Fece ,* f* qUart ? ™ 8ub COnd -' P^dTcte. *"*“ 1PS ® 

mini di Statolo 6 6 legati a favore di molti Ho- 
particolarmente • 1De ° *’ ® nC0Da ’ e di diversi Monasteri, 

bestia E s eI ) q p U sl M S Ì0 e®” 0 *® ?“ ds *»* omnes 

Monastero IreSs CaTtlnMae g?II Ite “ 

de CrtÒ'“a ",tr R tC.\t 8 An“ 0rerÌ0 Fratr “ Min0rum 

v«n. et Anco” 6 ™ ^ M “ orum de A ” xi “o 0. libras Ra- 

, H ° te de 

irabuit a Domino f 1,7 - 1 su a"i ] ntegram, quam prò ea 

dotem reltauit eidem ir'lV® ? adle ’ W et «lira ipsam 

“ines „T VaSs'TuosV 1 P h°t T’' A “ ima om " es Ho- 
«oli et in castro et T 7- T m Castro et districtu Ac- 

CU1 » omnibus Lmn hon?, Fd “ mcae ^boi-os et absolutos 
‘d aotionibus ’ et eis et ci | n , lu ' 111118 ’ et immobilibus, iuribus 
dljurtateu, reliouit volo. lbet ‘P s0 ™m plenam, et meram 
a otea nossint ? /’ expresse ut a die Mortis suse in 

9“ a m Cives Romani’ ' R ®* “ ° m “ ÌbuS 86 habere ta “- 
Itpm et liberi Homines, et sui iuris f 

Nettùni GrimaldidePet lega r f alpe Ì?’ et Ia eoputio Filiisque 
^ districtu qqI etino Castrum Eellonicae cu tota Iurisdi e 

^potibus s^ V ° praedl0t0 re, l ot » Fa oto Actoni Nicol™ et 
®* SalTO P r * dl0to «lieto facto Hominibus 

’ iyi6 “ Fascicolo II. 


13 





































































































194 


PICENUM SERAPHICUM 




ipsius quos habet in castro Fellonicae, et districtu ad hoc, quod 
ipse Malpelus, et Iacoputius dent, et solvant cum effectu in- 
frapHs suis fide commissarijs mille bonos florenos auri puri... 
dichiarando, che questi mille fiorini si erogassero in satisf. 6 
de legati fatti per l’Anima sua e si intendessero il d.° Mal¬ 
pelo, e Iacoputio dicaduti dal d.° legato quante volte tal somma 
non pagassero, e restasse devoluto al Monastero di Fonte 

Avellana (1). , . , ^ __ ~ , _ . 

Item reliquit iure legati Gentili de Rovellano Castra Ac- 

coli liberum, et absolutum cum tota sua curia, et disti ictu, 
excepto relieto et legato facto Hominibus, et Vassallis ipsius 
Corradi de ipso Castro, et districtu, et exseeptis alijs relictis 
et legatis per eum factis ut superius reperitur. = In omnibus 
alijs suis bonis mobilibus et immobilibus, iuribus et actioni- 
bus proprijs et Ecclesiasticis, seu amphitecticis (]ii() qumqu© 
modo ad ipsu spectantibus ubicumque sint, et leperiri pos 
sint, predictu Gentilem suu universalem Heredem iustituit. 

Nel soprad. Testamento si trovano altri legati e sono: 
Reliquit Ecclesiee S. Augustini Fratrum Predicatorum dexto. 
in Laborerio C. libras Raven. et Ancon. 

Item reliquit prò sua Anima Laborerio S. Marci Fratrum 
Minorum de Exio C. libras Raven. et Ancon. 

Item reliquit prò Anima sua in Laborerio Fratrum Mi¬ 
norami de Staffulo centum libras Raven. et Ancon. ^ 

Item reliquit prò anima sua in Laborerio Fratru Mino¬ 
rano. de Piro C. libras Raven. et Ancon. ^ , 

Item reliquit iure legati Domino Todino Domini Gual- 
terij, et Corraduccio suo Nepoti V. lib. Rav. et Ancon. e 

bonis et possess. Castri Piri. -p : 

Item reliquit eodem iure Andreae et Bartholomeo Peti 
Domini Magalotti de Flasta M. libras Raven. et Ancon. de 

bonis et posses. Castri Piri. . . 

Item reliquit eodem iure Domino Philippo, Domini Ma 
gnecti de Cingulo V. lib. Rav. et Ancon. de bonis et possess. 

Castri Stapholi. , vr p . 

Item reliquit eodem iure Domino Raynaldo Ade, et i > 
poti suo Homo Filio Ribaldoni V. libras Raven et Ancon 
de bonis, et possessionibus, quos ipse Corradus habet in m > 
ritorio Castri Stapholi. 

(1) Queste parole in lingua italiana sono del Lancellotti. 


PICENUM SERAPHICUM 


Item iussit et voluit quod si ipse Corradus teneretur Fi- 
lus seu Heredibus DA Thomae de Insula in aliqua occ. e mali 
ablati, quod restituatur eis iterami. 


§ II. — Ripatransona (1). 

Ripatransona (2) piccola città fabbricata sopra un colle 
dalle rmne dell antica Cupramarittima. Si fabbricava il nostro 
Convento a tempo di Papa Innocenzo IV nel 1247 come co¬ 
sta da una sua bolla stampata nel primo tomo del nostro 
5?“"£ LW 1291 fu ampliata la Chiesa, ohe porta ora il 
titolo di S. Maria in valle colla demolizione d’altra Chiesa 

«Scote FV a\v' Salva * ore ’ come si le 8’ge in una Bolla 

^rii°cLti a vL sudetto - E,la fu 

va uoraim illustri furono di questo Convento, F. Ciò- 

Sona T > ^ T - l0da , t0 da Papa Si8t0 V 

cnzione scolpita in marmo e Ambrogio Tommasini insigne 
oratore morto nel 1602. In Ripa Transona si celebrò Capitolo 
Provinciale l’anno 1599. F 

Dat f£r- ttt Papa Innoce nzo IV Quoniam, 

i^at Lugdum III idus Iumj anno IV, C. giorni d’indulgenza 

Com *\ ma ^ al compimento della fabbrica di Chiesa, e 
Convento dei FF. Minori di Ripatransona. 

di Eo la S dulgen ^ a per lo stesso fìne di Berardo Vescovo 
idnf M ma Dat - in Palatio Ecclesi * S - Glaudij de Cliente V 
di un M S 1J v nn ° MCCL Ì V- 11 sigill ° (della bolla) ha l’impronta 
Episcopi * eSG0V ° con e P ar °le: G. Girardi Dei grafia Firmi 

PoW L ° St6S9 ° J escovo concede ai FF. Minori della Ripa il 

; e rr re fin0 a cent0 lire dei mali acquisti per loro so- 
tamento, e proseguimento della fabrica. Dat. ove sopra 

di terr« P0 T eSC ° V ^ d ì Ferm ° d0na ai FF - Minori due pezzi 

beveS ^° n i^ U t alk l0r ° Chiesa di S - Maria - Dat - in Ur- 
en die 16 Ianuarij Pontifìcatus Nicolai IV anno III. 

Aseoll L ’ 0diema Ripatransone in circondario di Fermo e prov. di 

Va ta diiPa^Jp. 6 ®* 0 P u ” t0 la st . oria del convento di Ripatransone è rica- 
1 aggiunta della seconda copia. 






































































































































































































196 


PICENUM SERAPHICUM 


Lo stesso Vescovo dat. ove sopra an. MCCXCI accorda 
ai FF. Minori della Ripa l’atterrare la Chiesa di S. Salvatore 
con la condizione che rimanga incorporata alla loro Chiesa 
di S. Maria in valle, e si chiami in avenire S. Salvatore e 
S. Maria. 

Niccola IV concede Indulgenza alla Chiesa dei FF. Mi¬ 
nori della Ripatransona in tutte le Feste di Maria V., S. Fran¬ 
cesco e S. Antonio e loro ottave. Dat. apud urbem veterem 
nonis lulij anno III. 

Amelio Abate di S. Saturnino di Tolosa, e Rettore in 
spirituale e temporale per la Chiesa Romana nella Marca An* 
conitana, Massa Trabaria, Terra S. Agata, Città d’Urbino e 
suo distretto. Dat. Maceratse XXIX Augusti IV Indictione. 
Bertrando Card, di S. Marco Legato Apostolico dà la facoltà 
ai Vescovi di Ascoli e Sinigaglia di poter consagrare la Chiesa 
di S. Maria dei FF. Minori della Ripa, chi di loro sarà ricer¬ 
cato, benché non sia nella loro Diocesi. Dat. Beneventi III 
idus Iunij Clementis VI anno VI. 

Due uomini insigni conta questo Convento, F. Giovanni, 
(come sopra) cui fece l’iscrizione Sisto V, riportata dal Wad- 
dingo (ed è la seguente :) 

Ioannes a Ripis Ordinis Minorum Theologus Philosophus 
clarissimus, qui annos plures in pubblico Parisiensi Gymnasio 
docenti, in sententiarum libros acutissima edidit de anima, de 
vitijs et virtutibus, aliaque ingenij sui monumenta, quae tem- 
porum iniuria seu veterum incuria latent seu perierunt, p°- 
steris reliquit. Claruit sub Ioanne XXII Pontifice Maxime 
Ludovico Bavaro Cesare imperatore. 

F. Felix Perettus a Monte Alto Agaten 
Ecclesiae Episcopus 

Ordinis Min. Con. VrcARius Generalis Apostolicits 
Provinciali suo ergo posuit. 

(L’altro uomo insigne fu) Ambros. Thomasinus (1) Mi¬ 
nor Conventualis Christianus Orator celleberrimus eloquenti® 
vi in insignioribus Italiae Civitatibus munere preclarissime 

(1) Il medesimo sopra ricordato coll’aggiunta di questa epigrafe. 


PICENUM SERAPHICUM 


197 


functus annum agens LX Ripae natus Ripae obiit A. D. 
MDCII octava Augusti die Proh! dolor qui vivus orando 
nomem dilata vit intra saxum hoc silet mortuus. 

F. F. M. C. P. 

( Continua) 

P. Gregorio Giovanardi 
0. F. M. 




MINISTRI PROVINCIALI DELLE MARCHE 




oriti™ wk \ presente studio biografico-cronologico- 
sola w bbiam ° 11 ! terr0gat0 n01 stessi se > oltre all’utilità della 
modo afl/Zt mar ^ hlg ' ana ’ 11 . medesimo giovasse in qualche 
spender ì K 61 ° rdme mter ° : Ci è semb rato di poter ri- 
s me d o f ma ament6) P ° ichè molte figure interessanti», 
della trZf f g6ne 5 e 80110 in gran P arte sconosciute a danno 
Maroh? a de f ia francescana - ^ a minoritica provincia delle 
essa rita^o n -^ UÒ - ess ®, r . e ccnsiderata come una delle ultime: 
toro adunar . pr , lmordl ddl 0rdine 5 poiché il serafico Fonda- 
da òuint aat n int S r T a ^ 6 1 primi tre c °mpagni, ff. Bernardo 
Aprìle Jonqf 6 ’ Pietr ° , CatanÌ ed Egidi0 d ’Assisi (16 e 28 
Prima wu ’• venne egb stesso nelle nostre Marche per la 

Patene n a ftt ie T ! Egidia Quindi tutto ciò che le ap- 
all’intera fatto di storia deve dirsi vero patrimonio comune 

sima JS Eam \ gha - fran c es cana. Pertanto anche questa ricchis- 
tesoro dei,/® 1 entra a far parte del grande 

lavoro tenta/ ? a ded0rdine - Di <l uì l’importanza del presente 
mente riuscito ^ m0lfcl 6 mai ’ p61 ^nanlo sappiamo, critica¬ 
le cÌi! n ° S / a in 1 tenzione dar e una stecchita ed arida se- 
saremmn , glCa dl So11 n ° mi 6 dl soIe date: in ta l caso non 
primi a portare questo scarso contributo alla sto- 


























































































198 


PICENUM SERAPHICUM 


ria dell’Ordine; come pare non intendiamo a restringerci ad 
un solo ramo di questo bellissimo albero cronologico, poiché 
anche ciò è stato fatto da molti ed in modo diverso, sebbene 
spesse volte non ci abbiano dato che stereotipate affermazioni 
con tutti gli errori, forse involontari, caduti dalla penna dei 
primi compilatori. La nostra serie dev’essere completa e cor¬ 
retta, e deve sopratutto presentare agli studiosi una ricca 
messe bibliografico-critica, tanto necessaria oggi a chi di pro¬ 
posito si dedica allo studio della storia francescana. 

* 

* * 

Abbiamo potuto adunare molte Serie dei Ministri Pro¬ 
vinciali delle Marche; quelle però che destano maggior inte¬ 
resse al nostro scopo, e delle quali ci serviremo in parte nel 
presente studio, sono le seguenti : 

A. — « Series chronologico-historico-critica Ministrorum 
« Provincialium qui a primordio Religionis ad nostra usque 
« tempora [al 1788] Picenam Provinciam Ordinis Min. S. Fran- 
« cisci Conv. administrarunt, conquisitis undique monumen- 
« tis, adiectisque opportunis adnotationibus, studio et labore 
« Viri ejusdem Ordinis Religiosi, nunc primum in lucern 
« edita. » (1) 

(1) E’ un piccolo opuscolo di pagg. 86 stampato a Pesaro nel 1790, 
tip. Gavelli. L’autore non si trova nel libretto ; dalla seconda edizione 
però sappiamo che fu il P. M. Angelo Galanti da Pesaro Min. Conv. 
Egli si è servito delle studiosissime ricerche del P. Antonio Benoffi, suo 
concittadino e confratello, il quale essendo Ministro delle Marche, nou 
lasciò di vedere e studiare gli archivi, le biblioteche, i codici mss. dei 
conventi visitati ; le biblioteche comunali, le pergamene, i papiri ; i Tafr 
munenti, le iscrizioni lapidarie e tutto quanto poteva giovargli per i suoi 
studi storici dei quali era amantissimo. Il P. Galanti ebbe in mano tutto 
il tesoro raccolto dal P. Benoffi e se ne è servito per la compilazione del 
presente opuscolo. Ora i mss. del P. Benoffi si trovano nella Oliviera»» 
di Pesaro. Sebbene il P. Galanti asserisca di essersi in gran parte ser¬ 
vito delle raccolte del P. Benoffi pure mai lo cita nel corso di quest» 
compilazione. In genere poche sono le note illustrative dei documenti sui 
quali poggiano le sue affermazioni. Sono peraltro abbastanza illustrati* 
conventi minoritici delle Marche. La presente Serie arriva sino al 17°® 
e conta 1B0 Ministri Provinciali. 


PICENUM SERAPHICUM 


199 


B. — « Serie del P. Francesco Antonio Righini d’Imola (1) 

C. — « Catalogo cronologico de’ M. t0 RR. PP. Ministri 
della Provincia della Marca del Serafico Ordine de’ Frati Minori, 
« per professione, e poi anche per nome Osservanti, fondati 
« dal Patriarca de’ Poveri San Francesco Monconi d’Assisi, 
« oriondo da Lucca l’anno 1208, in S. Maria degli Angioli, 
« ossia Porziuncola presso la sua patria, i quali veri, com’anco 
« afferma nella Bolla Licet alias il Papa Leone X. et indù- 
« bitati Fratres Ordinis P. Francisci, et ejus Regulae Obser- 
« vatores semper fuerunt, ac, divina facente grafia sunt fu- 
« turi, sine aliqua interruptione, seu divisione a tempore editae 
« Regulae per B. Pranciscum usque ad presens, ac sub ipsius 
« B. Prati cisci Regida militaverunt, et etiam ad praesens mi- 
* litant: tessuto con tutta accuratezza (laonde niun si ammiri, 
« altrove leggendo forse diversamente) conforme alle noti- 
« zie certe, od almeno più verisimili, sicure, rinvenute ne’ 

« monumenti, ne’ Scrittori più illustri, e ne’ Mss. più sin- 
< cer i ed in secoli ripartito giusta i secoli Francescani dal 
« P. L. G. F. E. B. S. » (2) 

D. — « Series chronologico-historico-critica Ministrorum 
« Provincialium etc. Emendationibus inde, ac adnotationibus 
« illustravi Ad. R. P. M. Stephanus Rinaldi e M. S. P. An- 
« gelorum in Seraphica historia apprime versatus. » (3) 


. a “ ua oram Daiungmana ai lumini U-i V Z31, del secolo 
p HI. E’ attribuito al P. Francesco Antonio Maria Righini d’Imola Min 
^onv. Cfr. Picenum Seraphicum , fascicolo precedente, pag. 45. La Serie 
a mva sino al 1764 e contiene 181 Ministri Provinciali. Questa, come la 
precedente, ha i Ministri comuni sino al 1515: gli altri che seguono sono 
dei Minori Conventuali. 


(2) E’ nn semplice tavolone stampato a Iesi nel 1815, tip. Cherubini. 
. cortl pilatore è indicato con le iniziali P. L. G. F. E. P. S. le quali 
Espandono al Padre Lettore Giubilato Fra Egidio Paganucci Staifolano 
148 M- n ‘- °® serv * diviso in secoli ed arriva al 1810, comprendendo 
Ministri. Dal 1515 in seguito la Serie è solo dei Minori Osservanti, 
pubblicazione del presente Catalogo lo stesso compilatore rico- 
q p e era mancante ed inesatto, segnando le correzioni e le aggiunte 
q larsi > l e quali sono state eseguite nel Catalogo del P. Luigi Tassi. Cfr. 
Cronologico-Biografici della Osservante Provincia Picena: Quaracchi 
tip. g. Bonav., pag. 254. 

s E P- Stefano Rinaldi da Monsampietrangeli Min. Conv. curò la 
onda edizione della Serie del P. Angelo Galanti la quale fu pubblicata 
a * ano nel 1843, tip. Lana. F 

e date delle elezioni ed i nomi degli eletti sono precisamente come 
































































































200 


PICENUM SERAPHICUM 


E. — « Catalogo cronolologico dei Ministri Provinciali 
« dell’Osservanza Picena » (1). 

Con queste cinque Serie in mano sembrerà, forse, molto 
facilitato il nostro lavoro ; eppure non è così. Diciamo subito 
che le cinque Serie non sono affatto concordi tra loro, sia 
negli anni delle elezioni, sia ancora nei nomi degli eletti. 
A darne una prova convincente basta riportare qui i primi 
dieci Ministri di ciascheduna Serie : 


Serie A. 


V 1 " 


1. — Anno 1216 — B. Benedetto- Sinigardid’Arezzo. 

2. — » 1219 — B. Ardizio da Legnano. 

B. — » 1222 — B. Simone da Collazone. 

4. — » 1225 — B. Rizzerio dalla Muccia. 

5. — » 1234 — Fr. Pietro da Vercelli. 

6. - » 1244 — Fr. Crescenzio Grizi da Iesi. 

7. — » 1245 — Fr. Paolo da Spoleto. 

8. — » 1251 — Fr. Matteo da Montone . 

9. - » 1257 — Fr. Monaldo da S. Elpidio . 

10. — » 1270 — Fr. Giacomo d Ascoli. 


Serie B. 


l. — Anno 1216 

— Fr. Benedetto Sinigardi d’Arezzo. 

2. — 

» 1219 

— Fr. Ardizio da Legnano. 

3. — 

» 1222 

— Fr. Paolo da Spoleto. 

4. — 

» 1225 

— B. Ricciero della Muccia. > i 

5. — 

» 1233 

— Fr. Pietro da Vercelli. 

6. — 

» 1252 

— Fr. Matteo da Montone. 


quelli che si trovano nella prima edizione. Molte note illustrative e di¬ 
verse aggiunte rendono meno imperfetta la Serie del P. Galanti. In ciò 
consiste il pregio di questa seconda edizione. 

(1) Come abbiamo detto nella nota n. 2, il P. Luigi Tassi nel com¬ 
pilare il presente Catalogo cronologico, cfr. op. cit. 1. c., si è servito del 
tavolone del P. Paganucci in parte corretto dal medesimo compilatore 
sulle traccie dei PP. Gasparini Calcagni, Galanti, Gallo e dai monumenti 
conventuali. Questo Catalogo arriva fino al 1885 ed enumera 155 Mini¬ 
stri Provinciali, compresi i primi 46, comuni a tutta la Provincia. 


PICENUM SERAPHICUM 


201 


7. — Anno 1263 — Fr. Monaldo da Santo Elpidio. 

»• — » 1270 — Fr. Iacopo. 

J*' * 1289 — Fr. Salomeo da Lucca. 

10. » 1294 — Fr. Antonio da Lucca. 


Serie C. 


1 . 

2 . 

3 . 

4. 

5. 

Q. 

7. 

8 . 

9. 

10 . 


Anno 1217 
> 1219 

» 1221 
» 1223 

» 1234 

» 1244 

» 1245 

» 1248 • 

» 1257 

» 1270 


- B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo. 
B. Ardizio da Legnano. 

B. Paolo da Spoleto. 

B. Riccieri dalla Muccia. 

P. ■ Pietro da Vercelli. 

P. Crescenzio Grizi da lesi. 

B. Simone de ’ Conti di Collazone, 
B. Matteo da Montone. 

P. Monaldo da Santelpidio. 

B. Marco da Mutino. 



Serie D. 


1 — Anno 1216 



1219 

1222 

1225 

1234 

1244 

1245 
1251 
1257 
1270 


— B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo. 
F. Ardizio di Legnano. 

— B. Simone da Collazone. 

— B. Riccerio della Muccia. 

— B. Pietro da Vercelli. 

— F. Crescenzio Grizi da lesi. 



— B. Paolo da Spoleto. 

B. Matteo da Montone. 

— F. Monaldo da S. Elpidio. 

— I. Giacomo d'Ascoli. 


Serie E. 


I ~~ Anno 1216 

t ~~ » 1219 

j - » 1221 

;■ - » 1223 

• - » 1234 


B. Benedetto Sinigardi d'Arezzo. 

— B. Ardizio da Legnano. 

— B. Paolo da Spoleto. 

— B. Rizzerio dalla Muccia. 

— P. Pietro da Vercelli. 

















































































































































202 


PICENUM SERAPHICUM 


6. — Anno 1243 — P. Crescenzio Grizi da lesi. 

7. — » 1245 — B. Simone de’ Conti di Collazone.. 

8. — * 1248 — B. Matteo da Montone. 

9. — » 1263 — P. Monaldo da Santelpidio. 

10. — » 1270 — B. Marco da Mutino Feretrano. 

Le divergenze non lievi che si riscontrano in queste 
cinque Serie , messe in confronto tra loro, darebbero motivo 
di scartarle senz’altro, e lo faremmo ben volentieri se potes¬ 
simo avere tutti i documenti dei quali si sono giovati i com¬ 
pilatori delle medesime ; ma ciò è assolutamente impossibile, 
perchè molti di quei documenti sono del tutto irreperibili. 
Siamo costretti, pertanto, seguirle, collazionandole con i prin¬ 
cipali storici della Provincia e dell’Ordine, con i nostri ar¬ 
chivi privati e con tutti gli antichi codici pubblicati in questi 
ultimi anni sulle più importanti Riviste francescane; quindi 
correggere le cinque Serie nelle date, nei nomi, nei giudizi 
e completarle a base di critica rigorosa ed imparziale. Con 
questo lungo e difficile lavoro speriamo di presentare agli stu¬ 
diosi del nostro « Picenum Seraphicum » un nuovo catalogo 
dei Ministri Provinciali delle Marche meno imperfetto e più 
completo di quanti ne sono stati compilati fino ai nostri 
giorni. 

I. — Ministri comuni all’intera Provincia 

(1217-1515). 

1. — Anno 1217 — B. Benedetto Sinigardi D’Arezzo (1190 f 1282). 

Concordemente le cinque Serie mettono il B. Sinigardi 
come primo Ministro della Marca, ma solo la C è esatta nel 
precisare l’anno di sua elezione : le Serie A, B, E seguono il 
P. Waddingo : la D in nota sembra accettare l’asserzione dei 
Bollandisti, i quali dicono che il primo Capitolo Generale fu 
celebrato in Assisi l’anno 1219. Oggi è indiscutibile : 1. che 
il B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo sia stato eletto Ministro 
della Marca da S. Francesco nel primo Capitolo d’Assisi : 
2. che il detto Capitolo sia stato precisamente celebrato nel 
1217 (1). 

(1) Cfr. Archiv. Frano, hist., an. I, fase. 1, pag. 2. n. 1; pag. 3, n . 6- 


PICENUM SERAPHICUM 


203 


Dalla nobile e potente famiglia dei Sinigardi nacque 
in Arezzo nel 1190. I suoi genitori, Sinigardo ed Elisa- 
betta Petramalesca, lo educarono nell’amore e timore di Dio. 
Da giovanetto diede bella prova di sè, caminando por tutti i 
gladi della cristiana perfezione. Nel 1211 abbandonò parenti 
e ricchezze, domandando con profonda umiltà l’abito povero 
della penitenza. Fu vero imitatore del serafico Patriarca e si 
mostrò degno suo figlio. Intervenne al Generale Capitolo di 
Assisi nel 1217 e da S. Francesco stesso fu mandato nelle 
Marche in qualità di primo Ministro. Resse santamente la 
nostra Provincia fino al 1221, essendo in quest’anno destinato 
m Grecia ed Antiochia. Uomo veramente santo, fu prudente 
nei governo, esemplare nella vita, costantissimo nel sostenere 
ogni fatica a bene delbOrdine e della Chiesa. Ritornato in 
patria pieno di anni e ricco di meriti, volò in seno a Dio nel 
mese di settembre (1). 


« Aretii Benedictus ego Sinigardia proles, 

« Vates, et sacra religione Minor. 

« Assyrii Patres mihi iam parnere ministro; 

« Hinc digitimi, Daniel quem dedit, ipse tuli. 

« Nunc vivo in coelis, patria et mea membra reservat, 
« Inque meis aris thurea dona fero. 


Anno 1221 B. Paolo da Spoleto, detto dalla Marca. 

j ii L ® no 1 stre cinque Serie dànno per secondo Provinciale 
evivT T. arc ie il P* Ardizio da Legnano. E’ un errore storico 
en issimo il quale, specialmente dopo la pubblicazione 


niaardi ^P^ODRAFIA: P. Golubovich: Vita e miracoli del B. Benedetto Sir 
naven i. A \f?°P er Mannem Aretinum an. 1302. Quaracchi 1905, tip. S. Bo- 
p uZf Miscellanea Francescana, an. X, pag. 31: Compendium Chronic., 
tol P ‘™ Florent. in « Archiv. Francis. Hist., » an. II, pag. 95: Bar- 

*mct fratr Z * f 1 IV > P a ^' 253 > 347 : Catalogne 

pag u % mm ‘> ® d : da J £ J- Lemmens, Roma 1908, tip. Salustiana; 
2‘24-OOf. .' Cronaca dei XXIV Generali in « Analecta Frane. » t. Ili, pagg 

t. ÌTVSTV JA TP 1 U1 - XTI ; “4-XXXIII: t. II. 8»XLlf; 

lubovich WhJ-\ d- 92 d ^7 P ' Ar , turo ’ Martyrol Frane., 31 agosto :P. Go- 
ch, Bibhot. Bio-Bihliogr. di Terra Santa, t. I, pag. 21 e cfr. 



































































































204 


PICENUM SERAPHICUM 


delle Serie del secolo XIII-XIV (1), più non deve lasciarsi 
correre. Il B. Sinigardi nel 1219 era ancora nel suo officio e 
vi durò sino all’anno 1221 nel quale fu eletto Ministro d’O- 
riente, succedendogli il B. Paolo da Spoleto. Il Celano, nar¬ 
rando il fatto della pecorella e dei due agnellini, salvati dal 
serafico Patriarca qui nella Marca, dice che il compagno del 
Santo era fr. Paolo da Spoleto « quem Ministrum constituerat 
omnium fratrum in eadem provincia. » (2) Non è detto l’anno 
di sua elezione, ma è logico che ciò accadesse subito dopo la 
partenza del Sinigardi per l’Oriente, cioè nel 1221. Nelle no¬ 
stre Serie l’Ordine cronologico è assai vario: C, E 1221, 3. Pro¬ 
vinciale : B 1222, 3. Provinciale: A, D 1245, 7. Provinciale. I 
compilatori di queste Serie come sono caduti nell’errore di 
mettere per secondo Ministro il B. Ardizio da Legnano, eletto 
secondo essi, nel 1219? -è un punto che merita di essere stu¬ 
diato. Il P. Antonio Melissano, nelle sue aggiunte agli An¬ 
nali del P. Waddingo, dopo aver narrato la conversione di 
questo Ardizio, dice così : « Hic inter Francisci Familiares 
« adoptatus ab eodem Picenae Provinciae regimini praefici- 
« tur. Et tandem meritis clarus migravit ad Dominum An. 
« MCCXXXY die XIII Novemb. Anno VI ab eius ad Christi 
« convertione. » (3) Mettiamo al posto le date. La morte 
dell'Ardizio sarebbe avvenuta, sempre secondo il Melissano, 
nel 1235 e la sua conversione nel 1229: S. Francesco morì 
il 4 ottobre del 1226: dunque l’Ardizio sarebbe stato eletto 
da S. Francesco tre anni dopo la sua morte e tre anni prima 
che FArdizio si fosse convertito. E’ un vero anacronismo sto¬ 
rico. Il B. Ardizio non solo mai è stato Ministro della Marca, 
ma neppure vi morì, come vorrebbe l’Aroldo il quale scam¬ 
bia il nome Siviglia, dove realmente morì, con quello di Se¬ 
nigallia. Pertanto l’anacronismo del Melissano e l’errore del- 
l’Àroldo hanno tratto in inganno i nostri compilatori i quali 
mettono per secondo Ministro il B. Ardizio da Legnano. La 
Serie D si è accorta di quest’errore e lo ha corretto in nota. 

Per la vita e i miracoli del B. Paolo vedi la parte bi¬ 
ll) Cfr. Archiv. Francisc. Hist., an. I, pag. 8. 

(2) Celano : Vita Prima, ood. di Fallerone ed. da Mons : Falooi : 
XXVIII, 77, pag. 117. 

(8) Supplemen. Armai., Torino 1710, tip. G-ringhelli, pag. 38. 


PICENUM SERAPHICUM 


205 


biografica. (1) Secondo il Tossignano, l’Arturo ed altri il 
Beato è morto a Macerata, ma l’anno è incerto (2). 

Anno 1225. — B. Rizzerio dalla Mdccia. (3) 

E il primo Ministro nativo delle Marche ed il terzo della 
Provincia. Il documento del secolo XIII-XIV dice che, dopo 
n B. Paolo da Spoleto, fu probabilmente il B. Rizzerio (4). 
Per noi il probabilmente non ha luogo, poiché ne abbiamo 
tutta la certezza possibile, ammettendolo concordemente an¬ 
che le nostre cinque Serie, sebbene in esse il numero d’ordine 
non corrisponda a motivo del B. Ardizio da Legnano il quale 
come abbiamo veduto, mai fu Ministro delle Marche. 

Uomo di nobile famiglia, dotato di forte ingegno, dedito 
allo studio, trovavasi, insieme al B. Pellegrino da Fallerone, 
a Bologna quando un giorno vide il serafico Patriarca che 
ivi predicava lo spirito della povertà e della mortificazione. I 
ne illustri marchigiani, mossi da una forte ispirazione interna 
gli si accostarono, se ne invaghirono, chiesero ed ottennero di 
csseie annoverati tra le schiere dei nuovi crociati della peni¬ 
tenza. Questo fatto forma il simpatico soggetto di una bellis¬ 
sima pagina dell’aureo libro dei Fioretti (5). Il B. Rizzerio 
tu uno dei più amati da 8. Francesco e da lui chiamato il 
ra e più peifetto di questo mondo. Sono due affermazioni che 
aigono il miglior panegerico possibile. 

Resse santamente la Provincia dal 1225 al 1234. Uno 
eg i avvenimenti più rimarchevoli al tempo del suo governo 
u ù glorioso martirio subito da uno dei figli di questa Pro- 

mc^i 1 u BIBL 1 I r?r2 :RAFI ^ : Dialo 9 u * de viH» sanct. frat. min., ed. P. Lem- 
ed fi T oma 1902, tip. Salustiana, pag. 82: Catalogus sanct. fratr. min., 
parrò- ' 2 « 9 ^^ enS i ® 0ma p 1903 » tì P- Salustiana, pag. 19: Pisano, op. oit. 
PaS g fiS v 515 Ì Archw - francisc. Hist. an. II, pag. 107: W addino., t. V, 
ì)ap- 17 -^ TUR0 > M artyvól 31 marzo: Miscellanea francese, an. X, 

foi nr ■ r, 0LUB0VICH > °P- cit - t. I, pag. 327. 

Arturo i c Tossiniano > Hist Seraph. Relig., Venezia 1586, fol. 126 : 

2 ! Faes ® nel circondario di Macerata, diocesi di Camerino. 

(S r Archiv - Franc - Hist -> I c. p. c. 

Quandi .... a fi' XX T L * Fome santo Francesco andò a Bologna e converti due 
Carnesecchi* ^ predica • * ediz - Passerini, Firenze 1903, tip. 

































































































































































206 


PIOENUM SERAPHICUM 


vincia, S. Nicolò da Sassoferrato, in Mauritania il 10 ottobre 
del 1227. Ritiratosi a Muceia, volò agli amplessi del Creatore 
nel 1236. Il suo corpo riposa in patria dove da tempo imme¬ 
morabile ha riscosso e riscuote tutt’ora grandissimo culto, ap¬ 
provato già da Gregorio XVI il 14 dicembre 1838 (1). 

4. — Anno 1234 — Fr. Pietro da Vercelli. 

Per questo Ministro non abbiamo che un sol documento 
e, per somma disgrazia, di quarta o quinta mano. Il docu¬ 
mento sarebbe irrefragabile e più che sufficente qualora si 
ritrovasse la Cronaca che lo contiene scritta dal B. France¬ 
sco Yenimbeni, la di cui mancanza impedisce di colmare non 
poche lacune nella storia della nostra Provincia. Il documento 
in parola attesta che precisamente nel 1234, essendo Ministro 
della Marca fr. Pietro da Vercelli, alcuni buoni fabrianesi 
hanno dato e ceduto a’ frati Minori ogni diritto su di un 
fondo di Cantia per la fabbrica del convento. Naturalmente 
le nostre Serie non dicono, nè potevano dire di più. La 
B mette l’anno 1233 come data della elezione, forse suppo- 
tendo che almeno un anno prima di ciò che narra il Yenim¬ 
beni il fr. Pietro da Vercelli fosse già Ministro. La D cita 
altro fatto che conferma il detto Ministro nel 1234, e sarebbe 
che in mano del medesimo, secondo la testimonianza del Turchi 
nel suo Camerinum sacrum, ha emessa la solenne professione 
Suor Rosa, una delle fondatrici del monastero di S. M. Mad¬ 
dalena in Matelica. Questo monastero rimonta al 1232 e 
la professione di Suor Rosa sarebbe avvenuta due anni 
dopo (2). 

(1) BIBLIOGRAFIA : Celano, cod. cit., cap. XVIII, n. 49, pag. 
88 : Scripta Fr. Leonis, ed. P. Lemmens, Quaracchi 1901, tip. S. Bonav. 
pagg. 83,84,86: Pisano, op. cit., pagg. 283, 84, 85, 478, 515: Gatalogus 
sanct. fratr. min., ed. cit., p. 19 in nota : Mariano da Firenze in « Ar¬ 
dito. Frane. Hist. », an. II, p. 93: Waddinoo: t. I, p. 335-VIII ; t. Il 
133-XIII : Arturo, Mart. Fran. 7 febbraio : Sbaraglia, op. cit. p. 632 
n. 3358: Miscellanea Frane, t. Vili, p. 113. 

(2) Cfr. Wadding., t. IX, pag. 318-VII; t. XV, pag. 451-XX: Serie A 
pag. 6: Camillo Acquacotta, Memorie di Matelica , Ancona 1838, tip. Ba - 
luffi, parte II, pag. 72 : id, Lapidi e documenti , pag. 58, n. 21. 


PIOENUM SEEAPHICUM 


207 


A — Anno 1240 — Fr. Crescenzio Grizi da Iesi. 

E’ indubbiamente il quinto Ministro della Marca. L’anno 
di sua elezione non è certo, nè per quanto abbiamo cercato 
ci è stato possibile rinvenirlo. Le nostre Serie , eccettuata la 
E che mette il 1243 e la B che non lo mette affatto, dicono 
che e stato eletto nel 1244. Facciamo una breve osserva¬ 
zione: tutti gli storici sono d’accordo nell’affermare che Cre¬ 
scenzio si è fatto religioso in età avanzata e, quasi subito, è 
stato eletto Ministro della Marca: nel 1244 intervenne al Ca¬ 
pitolo Generale di Genova ed ivi fu elevato alla dignità di 
Supremo Moderatore dell’Ordine. Ora, volendo ritenere il 1244 
come data di sua elezione a Ministro della Marca, bisogne¬ 
rebbe dire che quasi nel medesimo anno egli vestì l’abito fran¬ 
cescano, governò la sua Provincia e fu Generale dell’Ordine. 
Pertanto, sebbene non del tutto certa, teniamo la data del 
240 per la sua elezione ; tanto più che la durata di dieci 
a nni di Fr. Pietro da Vercelli a Ministro di questa Provincia 
Don si spiegherebbe troppo facilmente, nulla quasi sapendosi 
di questo lungo suo governo. 

Nobile per natali, per dottrina illustre, venerando per 
ontà, Crescenzio è una grande figura nella storia delle Mar¬ 
che e dell’Ordine. Il Picenum Seraphicum si riserba di parlare 
di questo suo figlio insigne : qui basti solo un cenno sintetico. 
Amante del santo Fondatore, ordinò a Fr. Tommaso da Ce- 

^i scriverne nuovamente la Vita : egli pure fu scrittore 
eruditissimo. Ebbe a compagni intimi del suo governo Fr. 

arco da Montefeltro, il B Giovanni da Parma ed il serafico 
Rettore S. Bonaventura. Visse nell’umiltà e nella regolare 
rsciplina. Carico di anni e ricco di meriti morì piamente 
ali antichissimo convento di S. Marco in Iesi : il suo corpo 
rposa in quella chiesa monumentale (1). 

COf ] r ' ' * ill-BLT() GRAFIA : Chronica di Fr. Salimbene ; Parma tip. Fiac- 
lectn \ 18 v P a £S- 136 > 317: — Chronica di Glasseberger in « Ana- 
Sern,,, ^, ant ^ scana *> L II, pagg. 66, 67, 68, 69: — Chronica di fr. 
Chr' a ° da Bessa 111 * Analecta Frane. », t. Ili, pagg. 261-269 : — 
Degli ^■ NXIV General, e Bart. Pisano in « Analecta Frane. », cfr. 
rentin mdlG1 le P a g- cit: — Compend. Chron. Ord. Fr. Mariani de Flo- 
’ ln * Archiv. Frane. Hist. », an. II, pagg. 306-310: — Wadd., 





































































































208 


PICENTJM SERAPHICUM 


6. — Anno 1245 — B. Simone da Collazone. (1208 f 1251). 

Per la Serie A questo Beato sarebbe il terzo Ministro, 
eletto nel 1222 : la Serie B, accortasi del forte errore crono¬ 
logico, lo corregge in nota, citando un passo della Cronaca 
di fr. Salimbene : riportiamo le parole stesse della Serie ; 
« 1245. Innuimus sub hoc anno, datum non esse invenire 
« quisnam in Ministerio Provinciae immediate successerit Fr. 
« Crescendo Gritii ab Aesio. Nunc verba mutamus, quo- 
« niam in celebri Chronico F. Salimbene da Parma legimus, 
« B. Simonem de Colle Azonis anno 1248 institutum fuisse 
< Ministrum Provinciae S. Francisci per Ministrum Gene- 
« ralem Fr. Ioannem pariter de Parma. Cum autem scribat 
« Cl. Annalista Wadd. (tametsi annum non enunciet) hune 
« Beatum Provincias primum Marchiae, postmodum S. Fran- 
« cisci laudabiliter gubernasse : hinc facile deprehendimus, 
« quod si prius per immediatum triennium Marchiani gu- 
« bernavit, iam huic Provinciae praefectus fuit anno 1245, 
« et ita supradicto F. Crescendo quisnam immediate succes- 
« serit adinvenisse confìdimus. » (1) Per noi è tolto ogni 
dubbio e diciamo che il B. Simone è indiscutibilmente il vero 
successore di fr. Crescenzio, eletto o agli ultimi del 1244, dopo 
il Capitolo Generale di Genova (4 ottobre), o ai primi del¬ 
l’anno seguente. 

Appartiene alla nobilissima famiglia dei Conti di Colla- 
zone (Toscana): il Serafico Patriarca lo ricevè all’Ordine nel 
1222: fu compagno di Fr. Cesario da Spira in Germania: 

t. Ili, pag. 101-VIII ; 170-1 : — Sbaraglia, op. cit., p. 207, n. 1036 : — 
Dialogus de Yitis Sanctor, Fratr., ed. oit., cfr. tutta VIntroduzione: — 
Speculum Perpectionis, ed. P. Lemmens, Quaracchi 1901, pag. 8, 13 : — 
Scripta Fr. Leonis, ed. P. Lemmens, pag. 30,32 : — Mons. Faloci, 
Prefazione alla Vita Prima del Celano, ed. cit., pag. 16, n. 9: — Golu- 
bovich, op. cit., cfr. indice : — Serie A pag. 6, an. 1244. 

(1) Il testo genuino ed intero del Salimbene è questo : « Fuit et 
« alter frater Symon, qui dictus est de Comitissa [de Colazono], quem Deus 
« miraculis demonstravit illustrem : hunc fecit frater Iohannes de Panna 
« ministrum provinciae sancti Francisci in valle spoletana. Hic fuit ann- 
« cus meus et mihi familiaris in conventu Massiliae eo anno quo R eX 
« Franciae transfretavit in primo passagio, scilicet anno Domini MCCXLVlU 
« etc. » Cfr. la Cronaca, ed. cit., pag. 146, sotto l’anno 1248. 


PICENTJM SERAPHICUM 


209 


visse santamente e santamente morì nel convento di S. Si- 
mone Apostolo a Spoleto il 26 aprile nella ancor giovane età 
di anni 43 e di regolare istituto 29. Il Signore lo illustrò con 
1 abbondanza dei miracoli (1). 

"è Anno 1248 — B. Matteo da Montone (Umbria). 

Le Serie C, E corrispondono perfettamente alla verità, 
mentre, le A, B, D si trovano disorientate riguardo all’anno 
di elezione ; la D poi anche riguardo al nome, propendendo 
per il B. Giacomo da Massa. Il settimo nostro Ministro è sen- 
z altro il B. Matteo da Montone, eletto nell’anno medesimo 
PTt CU i! SU ? antecessore, B. Simone, fu fatto Provinciale del- 

l Umbria. L’errore nel quale sono caduti i compilatori delle 
ie Sene citate si deve, forse, al P. Waddingo il quale, nar¬ 
rando sotto l’anno 1256 la celebre visione dell’albero, avuta 
r, a .j.‘ Giacomo da Massa, dice che questi la raccontasse al 
b. Matteo, « iurte Marchiae seu Piceni Ministro : » ora, sic¬ 
come tra il B. Simone ed il B. Monaldo da S. Elpidio, come 
vedremo, non vi è nominato altro Ministro e, d’altra parte, 
on potendo portare l’officio del B. Simone oltre il 1248, nè 
que o del B. Matteo oltre il 1256, hanno preso una data ar¬ 
bitraria, cioè le Serie A, D il 1251 e la B il 1252: nonpos- 
ìamo trovare altra ragione plausibile che valga in qualche 
mao a giustificare quest’errore il quale, accettandolo, farebbe 
annidi) 6 ^ n ° S ^ ra Provincia senza Ministro per circa quattro 

8 - — Anno 1257 — Fr. Monaldo da S. Elpidio al Mare. 

oen ‘ s * a ^ ottavo Ministro delle Marche è fuori di 

b u ’ però la data precisa di sua elezione è abbastanza 

a I0G] ^f FIA : Cataloqus Sanct. Fratr. Min., ed. P. Lern- 
Pag. 24041 ~ Chronica Fr - Glassberger, pag. 21-28:- B. Pisano, 

hist an y ' Mariano Da Firenze ; Comp. delle Cron., in Ardi, Frane. 

.* a '- L l. J. Tìa.O’ NlK. Of» TT ino . TTT , -i-T-r- 7 


286-Xytt 1 ’ p \ g ; 105 ! an - pag- 103 I — ' Wadd., t. Ili, pag. ’ 35™VL 
606-619 Martirol. Frano., 1 novembre: — Sbaraglia, Pulì. t. I, pagg. 

15 giu ) eno IBLI °Q GRAFIA: T ADD - *■ IV ’ P ag - H-XV: - Martir. Frano., 
® * Sbaraglia, Bull. Frane, t. I ? cfr. indice : — Serie A, pag. 


ANN0 - Fascicolo II. 


li 






























































































































































210 


PICENUM SERAPHICUM 


discutibile. Esaminiamo le nostre Serie : A-C-D 1257 ; B-E 1263: 
anche il P. Civalli nella sua Visita Triennale , pag. 151, afferma 
che la elezione di Fr. Monaldo sia avvenuta nel 1263. L’er¬ 
rore di quest’ultima data è nato da una falsa interpretazione 
di un passo del P. Waddingo, il quale, precisamente sotto il 
1263, parlando dell’antico convento di Fabriano, dice : « Ce- 
< lebratum est hoc anno Capitulum Provinciae Marchiae in 
« oppido Fabriani, praeside fratre Monaldo de sancto Lupidio 
« Ministro, et Guardiano Fabrianen, sive aedis de Cantia 
« etc. » (1) Si noti bene che il P. Waddingo non dice es¬ 
sere stato eletto in quest’anno fr. Monaldo, ma solo che i frati 
si sono adunati a Capitolo e che fr. Monaldo vi presiedeva 
come Ministro e come Guardiano del convento di Cantia. Ora, 
dovendosi portare la data di elezione di fr. Monaldo prima 
del 1263, non abbiamo un plausibile argomento per andar 
contro le Serie A-C-D, le quali assegnano il 1257. 

Sotto il lungo governo di questo Ministro abbiamo: 
1. l’accennato capitolo del 1263 cui presero parte i BB. Ra¬ 
niero da Fabriano e Maurizio d’Arginano, e nel quale fu se¬ 
riamente trattato della regolare disciplina e del nuovo con¬ 
vento di Porta Cervara : 2. l’accettazione del convento di 
S. Maria in Giorgio nella Custodia di Fermo : 3. la vestizione 
religiosa del B. Francesco Venimbeni (2). 

9. — Anno 1270 — Fr. Giacomo D’Ascoli. 

Lo mettiamo in serie come nono Ministro delle Marche» 
ma realmente non siamo affatto sicuri di questo suo Provin¬ 
cialato. Diciamo subito che la Serie C non lo nomina, mentre 
invece le Serie A-B-D affermano che la sua elezione fu nei 
1270, Ciò che conferma il nostro dubbio é che nè il P. Ri¬ 
valli nella sua Visita Triennale , nè gli storici che citiamo in 
nota dicono che sia stato Ministro delle Marche: lo Sbaraglia 
poggiato sulla testimonianza del Waddingo propende a credere 
che nel 1310 fosse Ministro della Germania Superiore e nuli’altro. 

7. — La Serie 1) aggiunge: « Scriptores aliqui putant potius fuisse [12M] 
Provincialem lacobum de Massa Custodiae Firmanae. » 

(1) Cfr. Wadd., t. IV, p. 220-XX. „ 

(2) Ofr. Wadd., t. IY, p. 220-XXI; p. 276-IV; p. 277-V: Serie A, P- '• 


PIOENUM SERAPHICUM 


211 


Pertanto, qualora si volesse escluderlo dal presente catologo, 
non ci opponiamo davvero (1). 

10. — Anno 1274. — Fr. Marco Da Montefeltro. 


Se si sopprime come Ministro il nominato Fr. Giacomo 
d’Ascoli, allora il presente va sotto l’anno 1270 . Riportiamo 
fedelmente ciò che dice il Salimbene nella sua Cronaca , poi¬ 
ché, oltre all antichità del documento, in quella pagina è nar¬ 
rato quanto basta per un cenno sintetico di questo illustre 
Ministro. 

« Isti sunt socii, quos habuit frater Iohannes de Parma, 
« quando fuit generalis minister. Primus frater Marchus de 
« Montefeltro, honestus homo et sanctus, qui longo tempore 

* : e t fuit socius fratris Crescen tii et fra tris Iohannis de 

« Parma et fratris Bonaventurae. Hic fuit de Mutino; quie- 
« scit in Urbino ; miraculis corruscat. Est autem Mutinum 
« quoddam castrum in Massa Sancti Petri. Urbinum vero ci- 
« vitas est in montibus, per quam itur ad aliam civitatem, 
« quae appellatur Callium ; quae est clavis Marchiae ancjho- 
« nitanae provinciae, per quam itur Asisium ad vallem spo- 
« htanam ad beatum Franciscum. Item frater Marchus fuit 
« minister provincialis in Marchia anchonitana, et laudabiliter 
< ibi. Item bonus dictator fuit, et velox et intelli- 

« gibilis ; et prò labore, quem sustinuit associando generales 

* ministros et scribendo eis litteras, promeruit sibi, et in quo- 
« ciani generali capitulo obtinuit, quocl quilibet sacerdos ordi- 

* ni ?’ P 08 ^ decessum suum, diceret prò anima sua unam 
« missam de mortuis. Obiit autem anno Domini MCCLXXXIIII. 

« « nieus specialis amicus ; et generalem ministrami 

t , Ia lei ^ Bonaventuram in tantum dilexit, quod, post mor- 
<( , 6111 . e * U8 > quando recordabatur magnae litteraturae ipsius et 
<( 0uimu m gratiarum, quas habebat, ex quadam dulcedine 
« n Un jP e ^ a f in lacrymas. Item quando frater Bonavetura ge- 

erahs minister clero praedicare debebat, ibat ad eum fra- 



» , WUU WJ-J. 


p. 464; an. 3. p. 295 : — Wadd, t. Y, 

Sra 7U’ u< v V L,i ' iV 5 AJLl > 300-LXXXIX: _ Gonzaga, p. 85: 
glia, p. 365, n. 1899 : — Serie A, p. 7. 





























































































212 


PICENUM SERAPHICUM 


« ter Marchile et sibi dicebat: tu es quidam mercenaria, et, 
« alia vice, quando praedicasti nescivisti quod diceres; sed 
« spero quod non facies modo. Hoc autem ideo frater Mar- 
« chus dicebat, ut eum ad melius dicendum provocaret: et 
« tamen frater Marchus omnes sermones fratris Bonaventurae 
« scribebat et habere volebat. Graudebat autem frater Bona- 
« ventura quando frater Marchus ei dicebat convicxa, propter 
« quinque: primo, quia homo erat benignus et patiens ; se- 
«, cundo, quia in hoc imitabatur beatum patrem Franciscum ; 
« tertio, quia constabat sibi quod eum intime diligebat ; quarto 
« quia habebat occasionem vitandi vanamgloriam ; quinto, 
« quia habebat occasionem melius praevidendi. » (1) 

(Continua) P C P' 

m BIBLIOGRAFIA : Chronica Ff. Salimbene, ed. cit., p. 135-136- 
139-317: — Chronica fr. Glassberger, 1. c-, P- 96 : 77 P - ^ 0LU ®°^ IC q 
Bibl. T. S. t. I, p. 301: — Panfilo, ap. cit., voi. I, p. 599: — Sene A, p. • 

«♦»♦*♦*♦*•«♦* ♦*•*♦*♦*♦* * * * * * * 



5. Francesco in Fiscali Piceno. 

« Urbis in introitu quae dicitur Asculus aegn 
« conveniunt ». (Leg. vers, cxiv, cxv.) 

Di quel luogo [da Rieti] partitosi, il travaglio 
di grave malattia forza Francesco 
a coricarsi. Però la clemenza 
di Cristo al servo suo la medicina 
tosto porgendo, muta l’acqua in vino : 
il qual saggialo dilettando il gusto 
e confortando il naturai calore, 
ogni cagion di malattia ne caccia. 

Nè a lui soltanto il grazioso Iddio 

rende la sanità, ma per lui molto 
e del corpo e dell’anima fa sani. 


PICENUM SERAPHICUM 


‘U 

213 


Or mentre egli correa cittadi e terre 

e ville , giunto alla città che ha nome 
Ascoli, ad incontrarlo in sulle porte 
traggon gl’infermi e pugnano tra loro 
perchè possa ciascun le vestimento 
o il lembo almen toccarne , avendo tutti 
la tonaca di lui per sacra cosa ; 
e la ruban così che a mala pena 
egli n’esce coperto. E pani in copia 
gli apprestan, perch’egli li benedica : 
e di quel pane i briccioli, conditi 
del sale della fè, sanano i morbi 
cacciano i danni e mitigan le doglie. (1) 

(1) La Legenda versificata tronca così il racconto storico di quanto 
avvenne in Ascoli allorché il Serafico Patriarca vi operò i miracoli di 
guarigione. Il Celano, Vita prima, descrive il fatto con altri particolari 
che meritano essere da tutti conosciuti. Ecco il testo genuino tolto dal 
codice di Fallerone, ed. cit., p. 100, cap. XXI, n. 61: « ... aqua in 
' TT 3 ^ 3 * 1 * c . onv ? rsa est ? cum tempore quodam apud eremum Sancti 

* Ul ™ui aegritudine gravissima laboraret. Ad cuius gustum tanta facili- 
« tate convaluit, ut divinum fore miraculum, sicut et erat, ab omnibus 
« crederetur. Et vere sanctus, cui sic obediunt creaturae, cuius et ad 
« uutum in alteros usus ipsa transeant elementa ». Ivi, p. 101, cap. XXII, 

' . : * Tempore ilio in. quo, sicut dictum est, venerabilis pater Fran¬ 
ai ciscus, volucribus praedicavit, civitates et castella circumiens, et ubique 
« benedictionum semina spargens, ad civitatem Esculanam applicuit. In 

* J Ua cuin verbum Dei more solito ferventissime loqueretur, in muta- 
« ione dexterae Excelsi tanta gratia et devotione pene universus populus 
< est .repletus, ut ad audiendum et videndum eum anhelantes, omnes se 
« ì. nV1Cem couculcarent. Devotio. Nam et triginta viri, clerici et laici, 

« Un f Ì e *»P°ris ab ipso sanctae religionis habitum susceperunt; Tanta 
^ orat fides virorum et mulierum, tanta mentis devotio erga Sanctum 
^ . e b ut felicem se pronuntiaret qui saltem vel vestimentum eius con- 
« ad^i? re PP^ sse ^* * Num. 63. Miraculum. « Offerebant ei populi panes 
« u • keuedicenclum, quos longo tempore servantes, ad eorum gustum ab 
« e ? lv ® rs \ s aegritudinibus sanabantur. Sic et multoties fide maxima freti 
« m US ^ Un * Cam i n . c idebant, ut quasi nudus aliquando remaneret; et quod 
« tt e a ^ 1S es ^ a( ìniirandum, si rem aliquam manu tangeret sanctus Pater 

P r eam etiam nonnullis sanitas reddebatur ». 


W • 































































































































































































































214 


PICENUM SERAPHICUM 


' IISl IUEIIUE. DEE I. 

(i Continuazione: vedi n. prec., p. 51-70) 

Appignano d’Ascoli. ( x ) 

In questo luogo affibbiamo un Conventino picciolo molto 
antico, ed in parte arrovinato per una lama vicina alle mura 
del Castello. Del che supplicato la S. Mem. di Sisto V. gra¬ 
ziosamente ha unito una Chiesa Parrocchiale vicina con assai 
buon sito, dove che alla morte del presente Rettore si tarà 
un luogo nuovo. Di qui fu M. Francesco Rubeo Dottor. Pa¬ 
rigino, (2) uomo dottissimo, questo scrisse sopra il primo di 
Scoto, fece le questioni sopra i dodici libri della Metafisica 
di Aristotile, e sopra i quattro libri delle sentenze, come te¬ 
stifica il Gonzaga. (3) Fu chiamato questo Dottore Magister 
Franciscus de Marchia. 

In una cronica antichissima della Religione stampata in 
Parigi sopra cento anni, il cui titolo è questo: Tractatus sue- 
cintus de illustrioribus Viris et Foeminis trium Ordinum Sancii 
Francisci f. 43 si leggono queste parole formali : Fr. et Magi- 
ster franciscus de Marchia, qui inter coetores doctores Doctor 
praefulgidus appellatur, scripsit super quatuor sententiarum 
libros ; scripsit et super omnes ferme Aristotelis libros ; scripsit 
etiam super quatuor Evangelistas. 

Quà di notabile v’è il legno della Croce Santa incassato 
in argento donato da Papa Nicolò IV. ed acciocché non sl 

(1) STORIA: per questo convento cfr. gli Autori cit. nella nota 

n. 1 a pag. 64. . . 

(2) BIBLIOGRAFIA : Chronica Fr. Glassberger m « Anatecw 

Frane. » t. II, p. 140-152-157-168: — Comp. Ohron. Fr. Mar. ds 
rentia in « Archiv. Frane. Hist. an. II, p. 632-640 ; an. Ili, p. 295- < 

an. IV, p. 569: - Wadd., tomo VI, 374-XL ; t. VII, 85-XIX, 3 13- VII. 
t. Vili, 16-XXXII ; t. XX, 515-LXXXI : — Gonzaga, op. cit. p. »• 
Sbaraglia, op. cit. p. 244, n. 1278. 

(3) Cfr. op. cit. parte I. f. 81. 


tiCENUM SERAPHICUM 


215 


faccia sempre questa replica, avvertir si deve, che il sudetto 
Pontefice, donò a ciascun Convento e luogo della sua custodia 
un pezzetto della Croce di N. S. incassato parimente in 
argento. 

Al tempo di colui, che scrive le presenti cose fu acco¬ 
modato una lite vecchia tra questo Convento, e quello d’A- 
scoli, e fu con satisfazione delle parti. 


Vena Rotta. (*) 

Luogo di poco momento alla foresta : Dicono essere stato 
preso dal P. S. Francesco. Quà vicino cadde il Cardinale Ban¬ 
dino essendo Legato della Marca, con pericolo della vita aven¬ 
dosi rotta una gamba, e fu alli 7. di Giugno l’anno 1599. a 
ore 22. nel luogo ove cadde v’ha eretta una Chiesa suis sum- 
ptibus avendola provista di Cappellano e paramenti. 


Santa Vittoria. ( 1 2 3 ) 


Questa terra è nominata tale dal nome della Santa, che 
C0S1 cantò un Poeta nel suo Piceno: 


Virgo tibi quondam dignum Victoria 
nomen Sanguine Romano nata puella dedit. 

Laddove si può facilmente credere, che l’Abbazia sia 
a a molt anni avanti la fondazione della terra. In questa 
lesa i n un’arca di pietra riposa il Corpo di S. Vittoria, della 
9«ale fa menzione S. Anseimo nel secondo libro della Virgi- 
Icn^J h e ^ a ’. Usuardo, Ado, S. Aldelmo nel libro ch’egli fa de 
S Virginum , e in verso, e in prosa loda mirabilmente 

d’ , tmia, e la sua germana S. Natoglia, e di ambe queste 
le le ne tratta Pietro (3) ed il P. Antonio Gallonio (4). 


(4) Istoria delle Vergini Romane, 




























































































































216 


PICENUM SERAPHICUM 


Nella Sacristia di questi Monaci vi sono reliquie molto 
degne, come del legno della Croce, dell’ossa di S. Orsola ; il 
pugnale con il quale fu uccisa Santa Vittoria ed altre. Orna 
questa Terra non poco il P. M. Costantino dell’Ordine Eremi¬ 
tano di S. Agostino, fu Teologo nello studio di Macerata, 
Regente in S. Agostino di Roma, ed ora è Provinciale della 
Marca. Vive anco il Sig. Ferrante da S. Vittoria Medico molto 
celebre. Quà v’è stata l’arte del Rame ab initio. 

In questa Terra abbiamo il nostro Convento il cui sito 
fu compro da F. Assalto e da un certo Ruggiero Jonie Fio¬ 
rentino sindico, dall’Abbate dell’Abbazia di Farfa per prezzo 
di 100. fiorini d’oro, e di ciò ne appare pubblico strumento 
fatto l’anno 1279. rogato da Matteo Tebaldo a tempo di Papa 
Niccola di questo nome III, il quale instrumento si conserva 
con altre scritture nella Sagrestia. Due Iscrizioni situate in 
fondo alla Chiesa riportano la compra e fondazione del Con¬ 
vento, e la consacrazione della Chiesa. Il Convento poi si va 
tuttavia bonificando per opera ed industria del P. M. Olivante, 
e del P. F. Ventura Minerei. 

Mont’Alto. (*) 

Città nuova nobilitata di questo grado da Sisto V. di 
S. Mem. il quale a più potere cercò di magnificare que¬ 
sta sua Patria, dandogli il Governo del Presidato, e per 
ampliarla tentò di spianare un monte vicino : diede principio 
a molte fabbriche assai degne : donò una copiosa argenteria 
alla Cattedrale ; come dire una Croce grande quasi la statura 
di un uomo con un Cristo d’argento, sei candelieri grandi, 
incensiere e navicella, custodia per il SS. Sacramento, ampol¬ 
line, baccile, caldarella con il suo spargolo, calici con altre 
cose spettanti alla dignità Episcopale, paramenti di broccato 
d’ogni colore, alcuni tempestati di perle; ma sopra tuttel’al- 
tre cose vi è un reliquiario degno di un Papa tutto d’oro 
riccamente ornato di perle, e di pietre di valore, dicono es¬ 
sere stimato sei ovvero otto mila scudi. Da Sisto V. in qua 
vi sono de’ molti Prelati, l’Emo Cardinale Andrea Peretti do ¬ 
ti ') Cfr. Pisano, op. cit., 1. c. — Wadd., t. V, 273-XLII. 


PICENUM SERAPHICUM 


217 


Montalto promosso in questo grado da Clemente Vili. Il Pa¬ 
triarca Biondo, il Vescovo Morelli , il Sig. Domenico Biondo 
enator di Roma ed altri. In questa città è la nobilissima 
amiglia de Silvestri , della quale vive con essi noi il sig. Ab. 
Paolo Emilio signore di molta aspettazione. 

Visse di questa città il P. M. Lorenzo Eremitano di S. Ago¬ 
stino, questo fu il primo de Padri Agostiniani, che leggesse 
ieologia nello studio di Macerata. 

Quà abbiamo il nostro Convento fuori preso dal P. S. Fran¬ 
cesco. La Chiesa è grande convenientemente decorata ; questa 
u .. r Q esta , ur . ata come si legge in una trave, del tetto, l’anno 
1459. ed in un’altra trave si leggono queste parole: 

HOC OPVS FECIT FIERI FR. DOMINICUS DE MONTE ALTO 
ANNO DOMINI 1386. 


vi sono alcuni paramenti di vari colori donati da casa 
orelli , la quale è molto benefattrice di questo luogo, aven- 
oogli sin ora messo a frutto mille scudi, e se fosse vissuto il 
I ' Marcantonio, avrebbe fatto gran bene, come mostravano 
c prò visioni lassate di pietra e di calce. Di quà fu Sisto V. fr 
mice Peretti nominato prima ; fu uomo di molte lettere, cele- 
rìin rechcatore, Inquisitore di Venezia, Procurator dell’Or- 
dimu m 0 o ma: Da Pio V - fu “andato in Spagna con il Car- 
Sr e Slst0 > che poi Gregorio XIII., Legato da Pio V. fu 
dito Vicario Generale dell’Ordine e Vescovo di S. Agata, e 

ó p 11 esso Pontefice fu creato Cardinale sotto il titolo di 
Per. 1Lrolamo Plyricorum, e l’anno 1570. fu fatto Vescovo di 
S a , Gorresse , e stampò con molta diligenza l’opere di 
tefìr. 111 e finalmente l’anno 1585. fu creato Sommo Pon- 

tetlCe alli 24. Aprile a ore 12 (1). 

Potr a La ° UÌ Vita con le cose notabili fatte nel Pontificato si 
ai pi , no vedere P resso 11 p - Girolamo Beroardi nell’addizione 
la J r na ’ che di S ià ha scr iito con molta accuratezza. Vedasi 
Monf H° S18SÌma Pom P a funerale fatta dallTllano e R.mo Card, 
chiarfe °/ el T la traslazione del corpo di Sisto, scritta, e di- 
giorn Q + a a .caldo Satani ; si può dar anco un occhiata alle 
e Aquilane Giorn. VII. del Sig. Scipione Pisanelli. 

(1) Cfr. la nota n. 2 a pag. 113. 


















































































































































218 


PICENUM SERAPHICUM 


A questo Pontefice fumo erette statue in diversi luoghi; in 
Roma nel Campidoglio nel Palazzo del Senato : in Perugia 
sopra la porta dello studio per aver accresciuto lo stipendio 
alli Lettori con questa memoria : 

STATYAM HANC AD SIXTI Y. MEMORIAM OB BENEFICIA = 
IN GYMNASIVM COLLATA ERIGI MANDAVIT = D. S. R. ECCLE- 
SIAE CARDINALIS PINELLUS LEGATUS = M. D. X. C. I. 

Un’altra a Camerino nella piazza Aicino al Duomo, 
un’altra nella città di Fermo nel Palaggio de Magistrati, 
un’altra alla Santa Casa di Loreto eretta dalla Provincia, 
tutte di bronzo, e di molto valore: In somma Sisto V. sarà 
lodato in tutti i secoli, e viverà in perpetuo la memoria di 
lui nella mente dei buoni (I). 

Il Convento poi si ricuparebbe assai bene ; ma è meschino 
di rendite, cagione che non si può risarcire, e le fabbriche 
per la vecchiezza patiscono un poco. Quà fu fatto un Capitolo 
Provinciale l’anno 1568. alli 22. di Maggio, essendo Provin¬ 
ciale il P. M. Cesare Nardi da Fano. 

Quà vicino è Mont’Elparo Patria dell’Emo Card. Mon- 
telparo , promosso a questo grado da Sisto V. alli 20. di 
Dicembre 1589. Scrissero in lode di questo Prelato alcuni 
spiriti elevati, ed in particolare vedansi tre Dialoghi sopra 
1 impresa di esso Cardinale, dove si introduce tutta la vita di 
lui, e come gradatamente sia asceso alla dignità Cardinalizia: 
questo Emo fu la mia seconda calamita che mi trasse alle 
scienze essendo Teologo pubblico nella Università di Mace¬ 
rata, ond io riconosco l’obbligo, nè posso altro per ora, che 
instantemente pregare S. D. M. per la conservazione e com¬ 
pimento de’ suoi santi desiderj. 

In questa Terra di Montelparo fiorirono molti Dottori 
nella Corte celebre della Marca, in particolare Niccolò Gia¬ 
como ottor. di Legge, ed ho veduto i suoi consigli, che 
vanno con altri in un volume di celebratissimi Dottori, stam¬ 
pati in Venezia presso Giordano Ziletti l’anno 1562. 

nostri ^ cXie . trovano nelle dette statue le riporteremo nelle 

nostre « Iscrizioni Lapidane: , nel Civalli non ci sono. 


(N. d. E.) 


PICENUM SERAPHICUM 


219 


Castignano. ( x ) 

Quà è la nobil famiglia de’ Rinalducci, e dal Signor Ti- 
burzio Rinalducci Dottor di Legge nominatissimo in questi 
contorni mi fu mostrato un privilegio fatto da Friderico Impe¬ 
ratore, il cui sommario è questo: « anno 1469. die XX. Januarii 
« in civitate Fani. Federicus Imperator creavit et fecit D. Astul- 

* phum Ugum Doct., et Contem ejus fratrem Germanum artium 
« et Medicinae similiter Doct. de domo Rinalduccia terrae Casti- 
« gnani in Provincia Marchiae Comites Sacri Lateranensis Pa- 
« latii sive Comites Palatinos cum omnibus privilegiis etc., et 
« cum potestate et concessione ipsis data et facta, et cuilibet 
« legitime descendenti in infinitum de eorum domo, creandi 
« Notarios publicos, et judices ordinarios, et etiam cum pote- 
« state legitimandi naturales bastardos, nothos et incestuosos, 
« et quoscumque ex damnato coitu procreatos cum derogatone 
« in forma amplissima etc. » 

Buona parte della terra è caduta per una lama, e quella 
parte è molto spaventevole a vedere per la sua altezza. Di 
uono fuori delle mura vi è una bella fontana. Abbiamo quà 
i Convento poco lontano dalla terra, il quale minaccia ruina, 
per esser da una parte posto e situato in cretoni, e in terre 
c le lamano e caminano tutta via. La Chiesa è conveniente 
Per il luogo, e di lei v’è questa memoria che sia stata edifi¬ 
cata nel 1852. Per questa riviera si sentono Campane di molta 
Perfezione, e questa del nostro Convento non è la seconda, 

di M. Bartolomeo da Macerata; così vi è la memoria 
in essa Campana sotto i piedi d’una Madonna di rilievo : 
upus Magisiri Bartolomei de Macerata. 

• , s °no molti paramenti antichi, e in particolare un pi¬ 
la e di broccato con un cappuccio nel quale v’è un albero 
- 1 ca stagne intessuto di perle. Tra le scritture del Convento 

vp f'° V f Un X)reve di Papa Clemente IV. in virtù del quale in- 
este il Convento di tutti i beni delle Monache di Castignano 
da G r Ven . che mancassero. Fu di questa casa il P. M. Marino 

astignano, (2) che per nove anni continui fu Provinciale 


9 T fr ' c PlSAN0 ’ °P- oit> ’ 1 c - ~ Wadd., t. Ili, 364-XLYIII. 
iene • BAR t GLIA > °P- cit -> P- 619, n. 2769, parlando di questo in- 
igioso, dice così : Marxnus de Oastineano oppido dioecesis 





























































































220 


PICENUM SERAPHICUM 


della Marca essendo Pontefice Sisto IV. Tenne in questa sua 
patria un Capitolo provinciale l’anno 1485. e un altro vi fu 
fatto nel 1575. essendo Provinciale il P. M. Niccola Cesareo 
della Serra di San Quirico. 


Ripa Transona. ( A ) 

Città nuova ornata di questo grado dalla Santa memoria 
di Pio V., e le Bolle vogliono siano state spedite al tempo di 
Gregorio XIII. Il primo Vescovo fu Monsig. Curio Sasso al 
presente Cardinale degnissimo di Santa Chiesa. Di questa 
Città, e de’ vari successi avvenuti in lei scrive Francesco 
Panfilo nel suo Piceno t. 3. f. 103., e Francesco Adami in 
libro fragmentorum de rebus gestis in civitate Firmano,. 

Pier Gentile Lazzarino da Monte Meloni in un libro delle 
sue Memorie narra, come l’anno 1514. alli22. di Giugno venne 
alla Santa Casa di Loreto la Regina di Napoli, e con essa la 
sua figliola; ma Lodovico, che a quel tempo reggeva Fermo non 
la volse lassare entrare; laddove si portò alla Ripa-Transona. 
Lesse di questa città nello studio di Macerata Luca Tomassini 
gentiluomo di molta memoria: ora legge nello studio di Pisa. 
Lorenzo Condivi fu anco di questa città ; compose Bibliothecam 
homiliarum et sermonum eie. 

Montisalti anno 1453. Patavii Doctoris lauream assecutus, ibi pubblice 
Theologiam professus est ab anno 1457. usque ad annum 1463. Per novera 
annos Minister fnit suae provinciae Marchiae tempore Sixti IV. et Civallo; 
seripsitque — De inventione medii, et quatratura circuli ; codex ms. 
eh art. in 8 in Biblioth. FF. Minor. Strict. Observ. Aesii, cuius in fin 0 
LegitwoiExplicit per me Bernardinum Catonem de Urlino MCCCCLXXIl 
le XIII. Novembris hora decima octava paulo praeterita. 

« Hoc Opus ediderat Castignanensis alumnus, 

« Qui, Francis ce, tuae est Religionis lonos. 

« Ilic sili nonem habet, si quaeris forte, Marinus, 

« Quo Picenus ager terra beata nitet. 

« Sit licet exiguus, medium reperire docebit 
« Hic tamen egregie, non liber iste loquax. 

« Ast ego, quem dicunt nostra de gente Catonem, 

« Exscripsi Urbinas, Umbria quem genuit. 

P n -p (N. d. R.) 

XLYlì; t kxTSc vi C,t ' L °- ~ WlDD •> *• m > 218XVI i v - 276_ 


PICENUM SERAPHICUM 


221 


Qua abbiamo il nostro Convento molto antico, come si 
può vedere per alcune lettere di Gerardo Vescovo di Fermo 
1 anno 1256 Fiorì in questo Convento M. Giovanni detto de 
Kipa, e fu Dottore di gran nome nel Convento di Parigi e 
da pochi al suo tempo fu avvantaggiato. Scrisse sopra i quattro 
libri delle sentenze, e l’ho veduto a mano nella libraria di 
Monsig. Pietro da Tusignano Vescovo di Sinigaglia. Com- 
“ eat V dell’Anima d’Aristotele, come di quanto si è 
detto fa fede una memoria fatta da Sisto V. mentre fu Vicario 

Ripa™ 16 dell 0rdine ’ ed è P osta nella n °stra Chiesa della 

or “A eipis oed - min> the °logo ET PHILOSOPHO 
CLAEISSIMO, QUI ANNOS PEEPLVEES IN PVBLICO PARISIENSI 

D0CVIT 5 IN SENTENT. LIBEOS ACVTISSIMA COM- 
MENTARIA EDIDIT, DE ANIMA, DE VITIIS ET VIETVTIBVS 

q^tt A ? VE INGENn SVI monimenta, QVAE tempoevm iniveia 

EFT Tovrm ^ INCVRIA E ATENT, SEV PEEIEEVNT, POSTEEIS 
™ Q J A IT - OLAEVIT SVB JOANNE XXII. PONT. MAX. LVDO- 
a ti BAVARO CASSARE IMPERANTE. ER. FELIX PERETTVS 

A monte alto agathensis eoclesiae episcopvs oed 

pTov™ TVALIVM VIGARIVS ^ENEEALIS APOSTOLICVS 
PROVINCIALI SVO. PIETATIS. EEGO POSVIT (1). 

del] a T M V0 che I n Fr ' Giovanni della Ripa fu Provinciale 
ella Marca, e tenne un Capitolo in Offida, come si dirà a 

mato U /of°\r ° n S ° 86 P f. r avventura 9Ìa stato il già preno- 
dalln V T - anC0 dl questo Convento un Fr. Tommaso 
l’anno m Un Ca P ltol ° Generale celebrato in Perugia 

fu fall 1 t 64 A a lx ?°; di Ma Sgi° essendo Generale Sisto IV (3); 
latto Lettore di Filosofia nello studio d’Ancona: la patente 

Glassbe?ger LI 1 OGEAF o^ : Pis ^ 0 ’ cf r. il nome nell’indice: — Chron. 
Frane. Hist ’» m 2 ° 2 'una ° 0M ^- Chron - Mar - Florent. in « Archiv. 

- Sbar!!!; ’ IIJ ’ P- 308 : — Wadd., t. Ili, 218-XVI; t. VI, 334-III- 

f21 •R'? ’ ° P ' Clt -’ P- 467 > n - 2382. 

Capitolo 11 ? 6 1 d ®rÌ mo: fu elett0 Ministro Provinciale nel 

P ™o tenuto m Offida nel 1359. Cfr. la Serie del P. Galanti, p. 11. 

F T71 R») 

) r - r rancesco della Eovere, Ministro Generale dal 1464 al 1469. 

(N. d. E.) 





















































































































222 


PICENUM SERAPHICUM 


è nelle mie mani. Qua fu celebrato un Capitolo Provinciale 
alli 15. di Maggio nel 1599. essendo Provinciale il P. Maestro 
Serafino Benivenga da Macerata. 

Nella nostra Torre vi è una Campana fatta nel 1285. 
intorno alla quale si leggono queste parole 

— MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET 
PATTATA E LIBERATIONEM = 

Queste parole si trovano scolpite in una Tavola di marmo 
nel sepolcro di Sant’Agata Vergine e Martire ; la qual tavola 
come si legge nella vita di lei, tu portata da un giovane ric¬ 
camente vestito, accompagnato da 100. altri giovani bene 
adorni, e la pose sotto la testa della Santa e di subito sparve; 
e perchè egli non fu conosciuto nè veduto da alcuno nè prima 
nè dopo, creder si dee, siccome fu creduto da tutti i fedeli, 
che quello lusse l’Angelo di Dio mandato ad onorarla. 

Qua in tempo della Visita furono ordinate molte cose in 
beneficio della Chiesa, ed anco furono eseguite, cioè una cu¬ 
stodia d’argento per il SS. Sagramento, incensiere), e navi¬ 
cella d’argento, una croce con la sua benda, ed anco un pa¬ 
rato di damasco bianco. 


(Continua) 



« Tra gli altri savi et sanati frati et figliuoli di sanato Francesco i 
quali, secondo che dice Sdiamone, sono la gloria del padre, fu a’ nostri 
tempi nella provincia della Marcha decta , il venerabile et sanato frate 
Giovanni da Fermo, il quale , per lo grande tempo che dimorò nel sanato 
luogo della Vernia, e ivi passò di questa vita, si chiamava pure frate 
Giovanni della Vernia; inperò che fu huomo di singolare vita et di grande 
sanctità ». (Fioretti, c. xlviii.) 

Iì a gli altri [frati della Marca] furono in prima frate Lucido Antico: 
il quale fu veramente lucente per sanctità e ardente per carità divina; 1 ,a 
cui lingua gloriosa, informata dallo Spirito sancto, facea maravigliosi frutti 
in predicare. (Fioretti, c. xli.) 


PICENUM SEKAPHICUM 


228 


REPERTORIO BIBLIOGRAFICO 

—----g-<c0c»mj_-_____ 

SCRITTORI FRANCESCANO - PICENI 

(Sino a tutto il secolo XV111) 

DALL’OPERA DEL P. GIAGINTO SBARAGLIA MIN. CONV. (1) 


Serie Prima Secolo XIII. 

1. — Fr. Benedetto da Poggiocanoso. — Vita del B. Corrado d’Ascoli 
h un sincrono documento di prim’ordine, poiché io scrittore, essendo 
compagno del Beato, conosceva assai bene tutti i particolari del soggetto del 
suo lavoro : disgraziatamente però questo prezioso ms. non si troverà più 
poiché lo Sbaraglia, sebbene porti le citazioni del P. Waddingo(2)e dei Boi-’ 

andisti (3), pure afferma che a tempo suo ancora era nascosto ovvero del 
tutto perito (4). 

j • Currado Miliani D’Ascoli. — Commentarium in libros Ethicorum. 
o Sbataglia non parla affatto in merito al Commentarium , rimanendo 
Pago di averlo citato sotto il nome del B. Corrado. Rigettata l’asserzione dei- 
renard il quale dice che questo scrittore appartiene all’Ordine dei Dome- 
•cani (3), riassume brevemente la biografia del Beato, affermando che fu 
compagno di Girolamo d’Ascoli, Nicolò IV; che questo Pontefice lo chiamò a 


Wa/ìivtn* ^ j-/ curri urainum ò. Jbrcincisci a 

AvuTt ' T 6 deSCnpt0S ' Romae 1806 ■ Ex Typographia S. Michaelis ad Ripam. 
pua Unum Contedini. * 

(2) Addenda ad Annal. Min. sub. an. 1289, n. 80 

( 3 ) Act. SS., to. II, 19 aprii. 

questa * t uuv bar -'’ P ' 124 ’ ?25 ' — Avvertiamo che il metodo seguito da noi in 

Presenti ICaZ1 °" e ® rig0r03araerlte ,e S ato a del P. Giacinto Sbaraglia. Nel 

e gH affi 1 n ° Stn S ° rÌfct0rÌ ’ d6SUntÌ dalI ’°P era dello Sbaraglia, diciamo solo ciò che 
Piceno,,, „ T Za PUnt ° entrarS in discussioni critiche, le quali saranno latte su 
loro vali! T ° trattei ' emo P>'°fcsso dei singoli scrittori, delle loro opere e del 
spa^i m / • ?. D ^ uesfco Repertorio Bibliografico intendiamo unicamente radunare gli 
? enail per una empietà ricostruzione della nostra storia. 

) benptorum Illustrium Ord. Praed. to. I, p. 569 ad an. 1330. 































































































































































224 


PICENUM SERAPHICUM 


Roma per crearlo Cardinale; che morì in patria nel 1289 con fama di san¬ 
tità; che operò molti miracoli e che gli ascolani celebrano la sua festa il 19 
aprile. (1) Gli scrittori citati dallo Sbaraglia sono il Pisano (2) il Waddingo (3) 
e i Bolìandisti (4). 

3. — B. Corrado da Offida. — Vita della B. Benvenuta d’Ancona e 
varie lettere. 

Che il B. da Offida sia lo scrittore di questa Vita Io assicurano in modo 
speciale Marco da Lisbona (5) e il Waddingo (6) ; così i medesimi parlano 
delle lettere, anzi il Waddingo ne riporta una, e il da Lisbona dice che è 
una risposta ad un amico de norma rivendi bene. Il Pisano poi crede che le 
dette lettere contengano anche una relazione con il nono compagno di S. Fran¬ 
cesco, B. Rufino (7). Il B. Corrado da Offida fu insigne per santità e per 
dottrina acquistata dalla continua lettura de’ sacri codici e dalla meditazione 
profonda delle cose celesti, doti queste che lo resero assai caro al B. Gio¬ 
vanni da Parma, Ministro Generale dell’Ordine e a Fr. Pietro Olivi uomini 
dottissimi. Morì a Bastia, poco lontano da Assisi, nel 1306 (8). In nota diamo 
un semplice cenno bibliografico di questo scrittore e della B. Benvenuta d’An¬ 
cona (9). 

4. — Fu. Crescenzio da Iesi. — 1. Dialogus de vitis sanctorum fratrum 
minorum. — 2. Dialogi de stata franciscano. — 3. Vita B. Ioannis Firmani. 

Lasciamo la piccola biografia che di questo illustre Ministro Generale ci 
dà lo Sbaraglia, poiché il Picenum se ne è occupato in altra parte e se ne 
occuperà in seguito più diffusamente. Circa l’opuscolo De Vitis etc. lo Sba¬ 
fi) Cfr. Sbar., p. 199, n. 1001. 

(2) Conformit. Vili, et XI, parte 2. 

(3) Annal., t. Ili, in append. al t. I. 

(4) Acta SS., t. II, 19 aprile. 

(5) Cronache, parte II, lib. 6, cap. 29. 

(6) All’anno 1306, n. V-VI. 

(7) Conform. Vili, par. 2. de loco Assisi et de B. Ruffino. 

(8) Cfr. Sbar., p. 199, n. 1008. 

(9) B. Corrado D'Offida : cfr. Catalog. sanct. fratr., ed. cit. p. 8 : Chron . 
XXIV General., 1. c., p. 253, 410: Arch. Frane. Hist., an. II, p. 268: Wadd., t. fi 
165-XXXVI; t. Ili, 364-XLVIII; t. IV, 232-VIII : Martirol. Frane., 19 dicembre: 
P. Golubovich, Bibl. T. S., t. I., p. 48 e cfr.: P. Panfilo, op. cit., voi. II, p. 597: 
Misceli. Frane., t. Vili, p. 113; t. XV, p. 14 e seg. = B. Benvenuta D’Ancona: 
cfr. Arch. Frane. Hist, an. II, p. 465: Da Lisbona, par. II., lib. 4. p. 223-63: lib’ 
6. p. 354-56: Wadd., t. I, 165-XXXVI; t. V, 113-XII; t. VI, 76-VI: Chron. XXIV 
General. 1. c. p. 423-427: Martirol. Frane. 9 gennaio: Giuliano Saracini, Ancona , 
Notiz. histor., Roma 1675, tip. Tinassi, p. 505. 


PICENUM SERAPHICUM 


225 


raglia fa diverse osservazioni e cerca di mettere in evidenza il Crescenzio 
quale scrittore del medesimo. Quest’opuscolo oggi è pubblicato dal P. Leo¬ 
nardo Lemmens (1), il quale nella sua eruditissima introduzione, al paragrafo 
primo, parla dello scrittore ed esamina accuratamente non solo ciò che ha 
detto Jo stesso Sbaraglia, ma confronta in proposito anche molti altri storici. 
I dialoghi sullo stato francescano e la Vita del B. Giovanni da Fermo sono 
pure attribuiti a fr. Crescenzio nell’indice dei codici mss. dei quali il P. Wad¬ 
dingo si è servito per i suoi Annali; però, osserva Io Sbaraglia che della Vita 

del B. Giavanni da Fermo (1259fl322) il Crescenzio non può essere stato lo 
scrittore (2). 


h. — B. Francesco Venimbeni da Fabriano. — 1. Chronicon Fabria- 
nense : — 2. Carmen lugubre in obilu S. Bonaventurae ; — 3. Opusculum 
de serie, et gestis Minìstrorum Generalium Ord. Min. — 4. De ventate, et 
excellentia Indulgentiae S. Marine de Portiuncula : — 5. Quantum sint’uti- 
ta exempla convertionis et hedijicalioni animarum. 

Lo Sbaraglia, indicando tutte queste opere scritte dal B. Venimbeni, cita 
g i autori che parlano delle medesime, descrive il luogo dove si trovavano a 
empo suo, o a tempo degli autori che ne parlarono, gli originali mss., ed 
1 ustra in parte alcuni antichi opuscoli nei quali erano contenute diverse 
raccolte degli scritti del B. Venimbeni. Mettiamo in nota le citazioni dello 
fraglia per ciasceduna delle opere indicate ( 3 ). L’illustre Prof. Dott. Enrico 
1 ippini ha pubblicato nella Miscellanea Francescana di Foligno un diligen¬ 
tissimo ed erudito studio sull’antico Archivio di S. Francesco in Fabriano (4). 

un lungo lavoro che merita di essere studiato (8) e dal quale può sola¬ 
mente aversi una critica conferma di ciò che lo Sbaraglia ha scritto circa le 
opere attribuite al B. Francesco Venimbeni da Fabriano (6). 

~ F r - Giacomo DAscoli Dottore Profondo. — 1. Commentaria in 
minor hbros sententiarum : — 2. Quodlibeta plurima valde profunda : — 




-) «*p* Gal Ila tirili il. 

(2) Cfr. Sbar., p. 207, n. 1036. 

LAND 3) t N m ™ onicon - Wadd., an. 1267, n. IV; 1251, n. XXX: Acta Sanct. Bol- 
Tu ’ 22 apnle ’ n - 4: D - Corneius: Chronieor. Ordinis, lib. V, cap. 36: Ar- 

Arttt ,. a [y roL Frane., 5 settembre : — N. 2. Carmen. Wadd: an. 1274, n. XIV. 
- nT S: ^ artyro1 ' Franc -> 20 aprile. — N. 8. Opusculum. Wadd: an. 1267, n. V 
n* ventate etc • 6 N * 5 - Quantum etc. non hanno citazioni di autori. 

borico fì;m MtSC ?ì anea ’ VI ’ fasc ’’ VI ’ 179-191: ecco il titolo: « Notizie 

-viDUografiche intorno all’Archivio di S. Francesco in Fabriano ». 

fii ™ r,p ° rteremo interamente nella nostra rubrica « Collezione storica ». 

W Cfr. Sbar., p. 252, n. 1330. 

Anso I, 1915 . Fascicolo II. 


15 





































































































































































































226 


PICENUM SERAPHICUM 


3 . Tabula super doctrinam loannis Scoti : — 4. Tabula seu Index Scripto- 
rum Oxonien. Scoti. 

Lo mettiamo in questa serie perchè, sebbene sia morto nei primi del 
secolo XIY, pure la maggior parte delle sue opere fu da lui scritta nella 
seconda metà del secolo XIII. Da alcuni storici questo Giacomo d’Ascoli era 
stato confuso con S. Giacomo dalla Marca : lo Sbaraglia nota assai bene, 
corregendolo, l’errore circa l’individuo ed il tempo in cui ha scritto le opere 
indicate. Della prima e seconda opera egli non fa che indicare il luogo dove 
a tèmpo suo trovavansi i mss.; della terza rimarca gli errori nei quali sono 
caduti alcuni storici circa la esatta designazione del nome dello scrittore: 
riguardo poi alla Tabula seu ludex Scriptorum Oxonien egli non ardisce 
affermare che l’autore ne sia proprio fr. Giacomo d’Ascoli. Per uno studio 
critico a proposito di queste opere è indispensabile consultare tutte le osserva¬ 
zioni dello Sbaraglia e ciò che ne dicono gli autori dal medesimo citati (1). 

7. — Fu. Giacomo da Massa Feumana. — Compendium hisloriae acce- 
ptionis loci Montis Alverniae etc. 

Non possiamo dire se realmente fr. Giacomo da Massa abbia scritta que¬ 
sta storia o il compendio della medesima, oppure sia stato un semplice 
narratore di ciò che in proposito aveva sentito dalle labbra stesse di fr. 
Leone con il quale visse per diverso tempo. Lo Sbaraglia però lo mette sen¬ 
z’altro tra gli scrittori dell’Ordine, riportando ciò che di lui attesta il Pisano (2) 
e ciò che lcggesi nello Speculum Vitae (3). Sulla testimonianza di Marco da 
Lisbona (4), del Tossignano (5) e del Waddingo (6) lo Sbaraglia dice che 
fr. Giacomo da Massa fu un santo laico ed uno dei soci del serafico Pa¬ 
triarca (7). 

8. — Fu. Giovanni D’Ascoli. — 1. Sermones de Tempore : — 2. Ser- 
mones de Sanctis : — 3 . Epislolas plures ad diversos. 

(1) Cfr. Sbar., p. 365, n. 1899. 

(2) Conformità XI, par. 2, e Confor. XXXI, parte 2. 

(B) Edizione Veneta del 1504, p. 92 — Cfr. « Vita Beati Aegidii Assisiatis * 
edita dal P. Leonardo Lemmens, Quaracchi 1901, pagg. 12 e 51. 

(4) Parte II, lib. I, cap. 49. 

(5) Lib. I, fol. 107. 

(6) Ad an. 1256. 

(7) Cfr. Sbar., p. B72, n. 1936. — Per completare in parte la bibliografia d 
questo fr. Giacomo aggiungiamo la 2. ediz. del P. Wadd., t. IV, 10-XIV : P. GolU- 
bovich, Bibl. T. S. t. I, pagg. 47,60: Vincenzo Vitali Bkancadoro, Massa Fer¬ 
mano, Fermo 1860, tip. Paccasassi, p. 41. 


PICENUM SERAPHICUM 


227 


Ne abbiamo dato un cenno nella Visita Triennale del P. Ci valli (1) e 
por il momento nulla possiamo aggiungere (2). 

!). — Fu. Giovanni Dilli da S. Marino. — Commentarios in Moralem 
Anstotelis. 

E citato dal P. Orazio Civalli. Lo Sbaraglia lo prende dal Tossignano (3) 
e dal Waddingo (4). Ne abbiamo già parlato (5) e ne riparleremo in seguito 
sul nostro Picenum (6). 

10. — Fu. Giovanni da Monte Santa Maria. — De S. P. Francisci qe- 
stisj et miraculis. J 

E indubbiamente il compagno del B. Egidio, ed è nominato nella lettera 
Inum Sociorum mandata dai medesimi al Generale fr. Crescenzio da Iesi nel 
124(1: « et secialiter per... fratrem Iohannem socium venerabilis patris fratris 
Aegidii etc. » (7). Fu intimo del B. Corrado da Offida e scrisse ciò che 
aveva sentito da Fr. Leone nella Chiesa della Porziuncola quando era insieme 
al detto B. Corrado (8). 


11. Fu. Girolamo DAscoli, Nicolò !V. — 1. De Indulgentiis : — 
2. Regula Tertii Ordinis : - 3. Statata prò retinendo disciplinae regubaris 
rigore: — 4. Statutum de divisione fructuum , reddilmm,elprovenlunmEc- 
c esine inter Papam, et Cardinales : — 5. Canstitutiones quedam : — 0. Dulia 
f e censibus Ecclesiae Ramarne : — 7. Epistolae 2 de capiione Accon : — 
8. Bullarum , et Epistolarum volumina tria. 

Mettiamo ordinatamente le osservazioni e le citazioni dello Sbaraglia per 
ciascheduna delle opere dal medesimo indicate. - 1. E’ un ms. che conservasi 
a arigi nella Biblioteca di S. Vittore, dal Catalogo Montfaucon (9). —2. Oue _ 
sta Regola per il Terz’Ordine secolare fu composta da Nicolò IV nell’anno 
secondo del suo Pontificato ; contiene venti capitoli i quali si trovano in fine 
fieli opera a Pirmamentum Trium Ordinum » (10), ed è ricordata nelle Cro- 


laauwiu jjrwueutìiite, p. nota z. 

(2) Cfr. In Sbaralea ex Waddingo, p. 130. 

(3) Hist. Seraph. fot. 258. 

(4) Ad an. 1292, n. XXVIII. 

(o) Cfr. Picenum Seraphicum, fase, precedente, pag. 67, nota 2. 

(6) Ctr. Sbar ., p. 396, n. 2092. 

Scrlpta Fratris Leonia, ed. P. Lemmens, p. 23 : Compendium Chron. 
t tv ‘ ormt - in a Archi». Frane. Hist., » an. II, p. 469: Wadd., t. V, 216-XXXII ; 
A, 186-XX : Mart. Frane., 23 settembre. 

(8) Cfr. Sbar., p. 443, n. 2310. 

(9) Tomo lì, p. 1373. 

(10) Edizione di Venezia 1513. 














































































































































228 


PICENUM SERAPHICUM 


nache di Marco da Lisbona (1) : Leone X nel 1521 la ridusse, modifican¬ 
dola in parte, a soli dieci capitoli (2). — 3. Sono Statuti per l’Ordine, ri¬ 
cordati e confermati da S. Bonaventura, successore nel Generalato di Nicolò 
IV, in una lettera diretta a tutti i religiosi in data del 1279 : può vedersi 
nella prima parte del citato « Firmamentum ». — 4. Il ras. di questo Sta¬ 
tuto trovasi nella Collezione di Nicolò Card. Aragoni tra i codici mss. della 
Biblioteca Cottoniana d’Inghilterra, secondo la testimonianza di Oudino (3). —■ 

5. Questi mss. si conservano nella Biblioteca di S. Martino Turonen. (4) — 

6. Di questa Bolla lo Sbaraglia sembra che non citi il ms. (5). — 7. Ms. 
conservato nella Biblioteca del re d’Inghilterra (6). — 8. Per testimonianza 
di Lodovico Castaneo questi tre volumi in foglio sono nella Biblioteca Vati¬ 
cana (7). Lo Sbaraglia fa alcune osservazioni circa l’errore nel quale sono 
caduti alcuni scrittori, scambiando questo Pontefice con Nicolò III (8). 

12. — Fr. Guido dalla Marca . — Querela mundi cantra Religiones. 

E’ nominato nella Bolla di Nicolò IV (1291) « Apostolicae Sedis ». Lo 
Sbdraglia dubita che sia piceno, mentre forse è creduto tale perchè suo pa¬ 
dre, Ugone, era conte della Marca. Il Possevino, nel suo Apparato sacro , at¬ 
testa che fr. Guido scrivesse al nominato sommo Pontefice in poesia il detto 
opuscolo, che incomincia : « 0 Christi Vicarie, Monarcha terrarum », il 
quale opuscolo, perarltro, da alcuni è attribuito a S. Benardino, perchè tro¬ 
vasi inserito nelle sue opere (9). Sul momento non ci è dato formare un 
crito giudizio in proposito (10). 

(1) Parte II, lib. X, cap. 12. 

(2) Cfr. Marco da Lisbona, op. cit., parte III, lib. X, cap. 22: Bullarium Ro¬ 
manzivi, t. II. 

(3) Comment. in Nicolao Roselli, t* III, all’an. 1350. 

(4) Dal Catalogo Montfaucon, t. II, p. 1341, n. 66. 

(5) Tomo II Veter. Scriptor ., et Monumenta Collect. Martene, et Duranti col. 1303* 

(6) Nel Catalogo Montfaucon, p. 629. 

(7) In Scriptor. Cardinal., cfr. Hieronymus Asculanus. 

(8) Cfr. Sbar., pag. 351, n. 1821. — Crediamo opportuno dare qui un cenno 
bibliografico di questo Sommo Pontefice : Analecta Francescana, t. I, p. 141- 
260-62-73 ; t. II, p. 84-86-89-92-93-97-104-06-153-575 ; t. Ili, p. 352-55-56-59-64-65-69- 
407-700-702: — Archiv. Frano. Hist., an. I, p. 85; an. II, p. 64-438-460-468: — 
Wadd., t. IV, S45-III ; 853-VI ; 378-1; 395-VI ; 411-XXXIV : t. V, 15-V ; 48-XX ; 
70-VI ; 91-1 ; 133-X ; 147-XIX ; 168-1 ; 213-XXVII : 230-1 ; 250-1 ; 252-1 ; 254-IIIJ 
259-1 : t. VI, 121-XLII : — Miscellanea Francescana, t. IV, p. 25, n. XXV : — 
Orbis Sbraphicus, t. I, p. 278, n. 69 ss.; p. 136, n. 139; p. 142, n. 149: — Sba¬ 
raglia ex Wadd., p. 118 : — P. Golubovich, Bibliot. T. S., t. I, p. 104 e cfr. — 
Picenum Sbraphicum, fascio, prec., p. 110-11-12. 

(9) Cfr. Sbar., p. 816, n. 1658: id ex Wadd., p. 102. 

(10) Cfr. Wadd., t. V, 387-XCVIII, 


PlCENuif SERAPHICUM 


229 


13. B. Pacifico Re dei Versi. — Varia cantionum genera. 

Di questo ilustre figlio della Marca dovremo presentare sul nostro Pice¬ 
num un forte studio critico circa il paese che gli ha dato i natali, il luogo 
della sua conversione, le sue opere e la terra che ha raccolto le sue spoglie 
merlali. Qui basta di averlo solamento accennato per completare la serie degli 
scrittori nel secolo XIII (1). 

14. — B. Rizzerio dalla Muccia. — Tractatas seu Verba fratris Ri. 
cerii de Marchia sodi B. Patris Francisci, qualiter homo cito potest perve¬ 
nire ad agnitionem veritatis. 

Lo Sbaraglia, dà un breve cenno biografico di questo santo frate, (2) 
citando i principali autori che parlano di lui: (3) dice poi che il Tractatus, 
il quale incomincia « Quicumqne vult ad veritatis etc. », trovasi nella Bi¬ 
blioteca Barberini a Roma e che fu stampato due volte, cioè nel 1537 e nel 
1553 a Venezia (4). Anche di questo Beato parleremo a lungo sul Picenum { 5). 

(1) BIBLIOGRAFIA : Cfr. Sbar., p. 571, n. 8040 : Id. ex Wadd ., p. 184 ; — 
Pisano, p. 285 : — Analecta Frano, t. II, p. 7-9 ; t. Ili, p. 7-10-213-233 : — Or- 
bis Seraph., t. I, p. 80, n. 2: — Archiv. Frano. Hist., an. 1, p. 4; an. II, p. 92-96: 

Wadd., t. I, 183-XXXIX ; 134-XLII; 135-XLII : — Panfilo, op. cit., voi. I, 
p. 112-449 ; voi. Il, p. 261 : — Martyrol. Frano., 16 maggio: — Misceli. Frane 
an. 8, p. 177. ’ 

(2) Cfr. Sbar., p. 632, n. 8358. 

(3) Autori citati da Sbaraglia : — S. Bonaventura, Legenda Maior, cap. IX : 

Con f° r '’ VIII > P ar - 2 3 4 5 6 7 - — Tossignano, lib. I, fol. 128: — Wadd., an. 

-VIII-IX ; an. 1226-XIII : — Aubert., Actuario, cap. 402: — Dupinus, Tabula 
p 33r : SeC ' XIII: ~ Artur0 > «K>v. da S. Ant., e Turchi nel Camerinum Sacrum, 

(4) 1537 tip. Bernardo Stagnini de Tridino di Monferrato, in 8.: 1563 ibid. in 
• aument., dopo le Meditaz. di S. Bernardo ed altri opusc. di simil genere. 

(6) A completare la parte bibliografica aggiungiamo : Celano, Vita Prima, ed. 

’ ’ P QJ 8 9 10 f’ “• 49 : ~ Catalogne sanct., ed. cit., p. 19: - Scripta Fr. Leonis, ed. cit. 

& 88-84-86 : ~ WaDD -’ ed - 2 -' fc - l > 335-VIII; t. II, 133-XIII: - Archiv. Frane. 
«wt., an. I, p. 3.; an. II, p. 93 : - Panfilo, voi. I, p. 438 : - Martini. Frane., 
febbraio : — Misceli. Frane., an. 8., p. 113; an. 9., p. 29. 

« Frate Pacifico un dì standosi in oratione in luogo solitario, fu rapito 
m Mtasi, et vide l’anima del suo fratello frate Humile andare in cielo 
diritta, sanga ninna retardatione o impedimento, la quale allora si partiva 
di corpo ». (Fioretti, c. xli) 



















































































































































230 


PtCENUM SERAPHICUM 


ISCRIZIONI LAPIDARIE 


A SISTO V- 

(' Continuazione: vedi p. 109-122) 

SECONDA SERIE — NEGLI OBELISCHI. 

30. 

Nella Piazza di S. Pietro (Nella base dell’obelisco a Mezzogiorno). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM VATICANVM = DIIS 
GENTIVM — IMPIO CVLTY DICATVM — AD APOSTOLOEVM 
LIMINA = OPEROSO LABORE TRANSTVLIT = ANNO MDLXXXYI. 
PONT. II. 

31. 

(Ivi ad Oriente). 

ECCE CRYX DOMINI = FVG-ITE = PARTES ADVERSAE = 
YICIT LEO = DE TRIBV JYDA. 

32. 

(Ivi a Settentrione). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = CRYCI INVICTAE = OBELISCVM 
YATICANYM ==' AB IMPYRA SVPERSTITIONE = EXPIATVM 
JYSTIVS = AC FELICIYS CONSECRAVIT — ANNO MDLXXXVI. 
PONT. IL 

33. 

(Ivi ad Occidente). 

CHRISTYS VINCIT = CHRISTVS REGNAI 1 = CHRISTVS IMPERAT 
= CHRISTYS AB OMNI MALO = PLEBEM SVAM DEFENDAT. 

34. 

(Ivi nella base inferiore). 

DOMINIOVS FONTANA EX PAGO MILI = AGRI NOVOCOMENSI 
TRANSTVLIT = ET EREXIT. 


PlCEÉfUM SERAPIIICUM 231 

35. 

(Ivi in alto, verso la Basìlica). 

SANCTISSIMAE CRVCI = SIXTVS Y. PONT. MAX. = CONSE¬ 
CRAVIT = E PRIORE SEDE = AVYLSVM = ET CAESS. AYGG. 
AC TIB. = I. L. ABLATYM = M.D.LXXXVI. 

36. 

Nella Piazza di S. Maria Maggiore (Alla base dell’obelisco a Mezzogiorno). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM = AEGYPTO ADVECTVM 
= AVGVSTO = IN ETVS MAVSOLEO = DICATVM = EVERSVM 
DEINDE ET = IN PLVRES CONFRACTVM = PARTES = IN 
VIA AD SANCTVM — ROCHVM IACENTEM = IN PRISTINAM 
FACIEM — RESTITVTVM = SALVTIFERAE CRVCI = FELICIVS 
= HIC ERIGI IVSSIT AN. D. = MDLXXXVII. PONT. III. 

37. 

(Ivi all’Oriente ). 

CHRISTVS = PER INVICTAM = CRVCEM = POPVLO PACEM — 
PRAEBEAT = QVI = AVGVSTI PACE = IN PRAESEPE NASCI 
= VOLVIT 

38. 

(Ivi a Settentrione). 

CHRISTI DEI = IN AETERNVM VIVENTIS = CVNABVLA = 
LAETISSIME COLO — QVI MORTVI = SEPVLCHRO AVGVSTI = 
TRISTIS = SERVIEBAM 

39. 

(Ivi ad Occcidente). 

CHRISTV DOMINV = QVEM AVGVSTVS = DE VIRGINE = 
NASCITVRVM = VIVENS ADORAVIT = SEQ. DEINCEPS = 
DOMINVM = DICI VETVIT = ADORO 


40. 

Nella Colonna Traiana (Sul vertice nella statua di S. Pietro). 
SIXTVS. V. B. PETRO APOST. PONT. A. III. 




























































































































































PICENUH SEEAPHICUM 


232 

41. 

Nella Piazza di S. Giovanni in Laterano 

(Alla base dell ’ Obelisco a mezzogiorno). 

CONSTANTINVS = PER CRVCEM = VICTOR = A. S. SYLVE- 
STRO HIC = BAPTIZATVS = CRVCIS GLORIAM = PROPAGAVIT 

42. 

(Ivi ad oriente). 

F. CONSTANTIVS AVG. = CONSTANTINI AVG. FIL. = OBELISCVM 
A PATRE = LOCO SVO MOTVM = DENIQVE ALEXANDRIAE 
= JACENTEM — TRECENTORVM REMIGVM = IMPOSITVM 
NAVI = MIRANDAE VASTITATIS = PER MARE TIBERIMQ. = 
MAGNIS MOLIBVS = ROMAM CONVECTVM = IN CIRCO MAX. = 
PONENDVM = S. P. Q. R. D. D. 

43. 

(Ivi ad occidente). 

FL. CONSTANTINVS = MAXIMVS AVG. = CHRISTIANAE FIDEI 
= VINDEX ET ASSERTOR = OBELISCVM = AB AEGYPTIO 
REGE = IMPVRO VOTO = SOLI DEDICATVM = SEDIBVS 
AVVLSVM SVIS = PER NILVM TRANSFERRI = ALEXANDRIAM 
IVSSIT — VT NOVAM ROMAM = AB SE TVNC CONDITAM = 
EO DECORARET = MONVMENTO 

44. 

(Ivi a settentrione). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM HVNC = SPECIE EXI- 
MIA =■ TEMPORVM CALAMITATE = FRACTVM CIRCI MAX. = 
RVINIS HVMO LIMOQ. = ALTE DEMERSVM MVLTA = IMPENSA 
EXTRAXIT = HVNC IN LOCVM MAGNO = LABORE TRAN- 
STVLIT = FORMAEQ. PRISTINAE = ACCVRATE RESTITVTVM 
= CRVCI INVICTISSIMAE = DICAVIT = A. MDLXXXVIII. 
PONT. mi. 

45. 

Nella Colonna Antoniana (ad occidente). 

M. AVRELIVS IMP. = ARMENIS PARTIS = GERMANISQ. BELLO 
= MAXIMO DEVICTIS = TRIVMPHALEM HANC = COLVMNAM 


PICEkuM SERAPBlCUM ^83 

REBVS = GESTIS INSIGNEM = IMP. ANTONINO PIO = PATRI 
DEDICA VIT 

46. 

(Ivi a mezzogiorno) 

SIXTVS V. PONT. MAX. = COLVMNAM HANC = COCHLIDEM 
IMP. = ANTONINO DICATAM = MISERE LA CE RA M — RVINO- 
SAMQVE PRIMAE == FORMAE RESTITVIT = A. M.D.LXXXIX. 
PONT. IV. 

47. 

Nell’Obelisco della Piazza di S. Maria del Popolo. 

ANTE SACRAM ILLIVS AEDEM = AVGVSTIOR LAETIORQVE 
SVRGO = CVIVS EX VTERO VIRGINALI = AVG. IMPERANTE 
= SOL IVSTITIAE EXORTVS EST 

48. 

{Ivi). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM HVNC A CAES. AVG. = 
SOLI IN CIRCO MAX. = RITV DICATVM IMPIO = MISERANDA 
PVINA FRACTVM OBRVTVMQVE = ERVI TRANSFERRI FOR¬ 
MAE SVAE REDDI = CRVCIQ. INVICTISS. = DEDICARI = IVS- 
SIT = A. M.D.LXXXIX. PONT. IV. 


TERZA SERIE —NEGLI EDIFICI E MONUMENTI. 

49. 

Al Monte di Pietà = (in una parete). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = AD SVBLEVANDAM = PAVPERVM 
WOPIAM = MONTI PIETATIS INCERTA = IN HANC DIEM SEDE 
= PPOPRIVM HOC DOMICILIVM = AERE SVO DICAVIT = 
M.D.LXXXV. PONT. AN. I. 

50. 

Al Campidoglio — (nélVAula Senatoriale). 

SIXTO V. PONT. OPT. MAX. = DOMINICVS IACOBACIVS DE 
FACESCHIS = HORTENSIVS CELSVS = IVLIVS PAMPHILIVS 
COSS = SENATORIO MVNERE JVRIDICENDO = LITIBVS PRAE- 
FVERE = HVMANAE REDEMPTIONIS ANNO = M.D.LXXXV. 


























































































































































































234 


PICENUM SEB.APHICUM 


51. 

(Ivi nel fronte del Palazzo Senatoriale a destra}. 

SIXTI. V. PONT. MAX. = PRINCIPISQ. OPT. PIETATE = IOAN- 
NES. PELIOANYS. SENATOR = LAXIOREM. CARCEREM. DIRYMQ 
= IN MITIOREM. ET. AMPLIOREM. REDIGI. MAN. — ANNO. 
D. M.D.LXXXY. 

52. 

Sulla porta della Casa dei Mendicanti. 

SIXTYS V. PONT. MAX. PICENYS = PAYPERIBYS PIE ALEN- 
DIS = NE PANE VERBOQYE CAREANT = MYLTO SYO COEM- 
PTAS AERE = HAS AEDES EXTRVXIT = APTAVIT AMPLIAYIT 

— PERPETVO CENSY DOT A YIT = ANNO DOM. MDLXXXVII. 
PONT. II. 

58. 

In Yatieano. 

SIXTYS V. PONT. MAX — AEDES LOCO APERTO AC SALYBRI 

— GRATO VRBIS ASPECTY INSIGNES = PONTIFICYM COM- 
MODITATI FEOIT = AN. MDXC. PONTIF. YI. 

54. 

A S. Michele a Ripa. 

SIXTO Y. = FVNDATORI = OPTIMO. 

55. 

Nell’Accademia Romana — ( sul fronte). 

SIXTYS Y. PONT. MAX. = INITIVM SAPIENTIAE = EST = 
TIMOR DOMINI 

56. 

Nel Palazzo dei Conservati — (sotto la statua in bronzo del Pontefice). 

SIXTO. V. PONT. MAX. = OB. QYIETEM. PYBLICAM = COM¬ 
PRESSA. SICARIORVM. EXVLVMQYE = LICENTIA. RESTITY- 
TAM = ANNONAE. INOPIAM SVBLEVATAM = VRBEM. AEDI- 
FICIIS. VIIS. AQVEDVCTV = ILLVSTRATAM = S. P. Q. R. 


UlCENUM SERAPHICUM 


286 

57. 

Nel Quirinale (alla base del cavallo di Fidia). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = SIGNA ALEXANDRI MAGNI = CELE- 
BRISQVE EIVS BYCEPHALI = EX ANTIQYITATIS TESTIMONIO 
= PHI DIAE ET PRAXITELIS AEMVLATIONE = HOC MARMORE 
= AD VIVAM EFFIGIEM EXPRESSA = A FL. CONSTANTINO 
MAX. E GRAECIA = ADVECTA SYISQYE IN THERMIS = IN 
HOC = QVIRINALI MONTE COLLOCATA = TEMPORIS YI DE¬ 
FORMATA LACERAQYE = AD EIVS DEM IMP. MEMOR IA M yp L . 
BISQVE = DECOREM IN PRISTINAM FO RM A M — RESTITYTA 
HIC REPONI IYSSIT = AN. M. D. LXXXIX. PONT. IY. 

58. 

Nella Piazza Capitolina (ai trofei di Mario). 

SIXTI V. PONT. MAX. AVCTORITATE = TROPHEA C. MARTI y n 
COS. DE TEYTONIS = ET CIMBRIS EX COLLE ESQVILINO ET 
RVINOSO = AQVAE OLIM MARCIAE CASTELLO = IN CAPITO- 
LIVM TRANSLATA ERECTIS BASIBVS = ILLVSTRI LOCO STA- 
TVENDA CVRAVERE = PAYLYS AEMILIVS ZEPHYRYS = HTE . 
RONYMYS MORONYS = POMPEIVS CAYALERIVS = CONS = 

dominicvs de capite ferreo prior = anno SALYT. MDXC. 


Nella Basilica Liberiana (al Sepolcro di S. PIO V). 

HO QVINTO PONT. MAX. = EX ORDINE PRAEDIC. = SIXTVS 
OVINTVS PONT. MAX. = EX ORDINE MINORYM = GRATI ANIMI 

monvmentvm = POSVIT 

60. 

In S. Maria Maggiore (al mausoleo del Pontefice). 

MAX ‘ = EX ° RD - MIN0E - = ALEXANDER 
PERETTVS = S. R. E. CARD. VICECAN. ^ EX SORORE PRO- 
NEPOS z=z PERFECIT. 

61. 

(Ivi nella base del monumento). 

SIXTVS. V. PONT. MAX. = CVPRIS. AD. LITTYS. SVPERI MA- 
JMS. IN. PICENO. NATVS. MONTARTI. EDVCATYS = F. FELIX 














































































































































































PICENUM SERAPHICTJM 


236 

PERETTVS. EX. ORD. MINOR. THEOLOGVS. ET. CONCIONATOR. 
INSIGNIS = HAERETIOAE. PRAYITATIS. INQVISITOR. SVI. 
ORD. PROC. ET. VIC. GENERALIS = A. PIO. IV. PONT. MAX. 
CVM. VGONE. BONCOMPAGNO. CARD. LEGATO. APOSTOLICO. 
IN. HISPANIAM. MISSVS = PIO. V. PONT. MAX. OB. SPECTA- 
TVM. FIDE! ZELVM. EXIMIE. CHARVS. AB. EOQVE = EPIS- 
COPVS. S. AGATHAE. ET. S. R. E. CARD. FACTVS. MAGNISQ. 
NEGOTIIS. ADHIBITVS = SVMMO. SACRI. COLLEGII. CONSENSV. 
PONT. MAX. CREATVS. TOTO. PONTIFICATV = IVSTITIAE. PRV- 
DENTIAE. ANIMIQ. MAGNITVDINIS. LAVDE. FLORVIT. 

62. 

(Ivi a destra sotto il bassorilievo). 

BEATVM. DIDACVM. HISPANVM. EX. ORD. FRATRVM. MINOR. 
= PHILIPPO. REGE. CATHOLICO. SVPPLICANTE = IN. SANC- 
TORVM. NVMERVM. RETVLIT = CAPTIVIS. REDIMENDIS = PAV- 
PERIBVS. IN. CVSTODIA. INCLVSIS = AD. AES. ALIENVM. DIS- 
SOLVENDVM = VIRGINIBVS. DOTANDIS = FRVCTVS. ANNVOS. 
ATTRIBVIT = VICTVM. PER. VRBEM. OSTIATIM. QUAERENTIBVS 
= DOMVM. IN. QVA. ALERENTVR. AEDIFICAVIT 

63. 

(Ivi a sinistra sotto il bassorilievo). 

HIPPOLYTO. CARD. ALDOBRANDINO. LEG. IN. POLON. MISSO 
= CONTROVERSIAS. 1NTER. AVSTRIACAM. DOMVM = ET. SI- 
GISMVNDVM. POLONIAE. REGEM. COMPOSVIT = EXVLVM. ET 
PERDITORVM. HOMINVM = LICENTIAM. COERCVIT = PVBLI- 
CAM. TRANQVILLITATEM. RESTITVIT ='VRBEM. AEDIFICIORVM. 
MAGNIFICENTIA = IN. PRIMISQ. VATICANA. TESTVDINE. OR- 
NAVIT = AQVAM. FELICEM = OPERE. SVMPTVOSO. ADDVXIT 


(Continua) 

^ ^ ^ ^ 

« Frate Currado una volta, nel luogo di Sorolo [Sirolo], colle sue ora> 
tioni liberò una femina indemoniata, orando per le* tutta la notte et apparendo 
alla madre sua; et la mattina si fuggì , per non essere trovato et onorato 
dal popolo ». (Fioretti , c. xil) 


PICENUM SERAPHICUM 


237 


LA PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837 

*- -- 

Non sappiamo se il R.mo P. Ministro Generale, Bartolomeo 
Altemir e Paul, l’anno prima del Capitolo Generale, che fu 
celebrato nel 1888, ordinasse a tutte le Provincie dell’Ordine 
di scrivere e presentare al detto Capitolo la storia e lo stato 
dei singoli conventi ; ovvero simile lavoro fosse decretato per 
la Riforma delle Marche dal Capitolo Provinciale, celebrato 
nel convento di Belvedere il giorno 18 giugno del 1837, nel 
quale Capitolo fu eletto Ministro il M. R. P. Egidio da Chia- 
ravalle : il fatto però è che precisamente nel 1837 la Provincia 
Riformata delle Marche scrisse la storia de’ suoi conventi, 
cioè le origini dei medesimi, il loro passaggio alla Riforma, 
e illustrazioni delle Chiese, i religiosi che si sono distinti, le 
iscrizioni sepolcrali, gli obblighi di Messe, lo stato delle Fa¬ 
miglie religiose e perfino quello del Terz’Ordine secolare, no- 
ando con ammirabile diligenza e con ordine scrupoloso quanto 
eia degno di memoria. Con simile lavoro particolareggiato la 
Provincia Riformata Picena era pronta fin dal 1837 a pre¬ 
sentare la sua storia di fondazione, di sviluppo, di progresso 
e di attualità. 

Fu ottimo pensiero serbare nell’archivio di ciaschedun 
convento le copie autentiche della detta relazione-storica, le 
quali poi raccolte e adunate si conservano sino ad oggi, con 
vera gelosia, nell’Archivio della Provincia di S. Pacifico. 

Giova notare che le descrizioni presentano tutte l’iden- 
tico ordine logico, il che vuol dire o che uno solo fosse l’esten- 
sore di quelle memorie, o che il Superiore di quel tempo non 
^ bia lasciato ai singoli conventi una arbitraria libertà di 
descrizione, la quale forse ci avrebbe data non poca confu¬ 
sione, ma abbia assegnato a tutti le norme precise per ese¬ 
guire un simile lavoro. 

3 u I] d P ' Alessio d’Arquata pubblicò nel 1893 la Cronaca 
e a Provincia Riformata delle Marche, giovandosi in modo 
particolare delle Relazioni compilate nel 1837 : egli però non 
d 1 ha dato il testo delle medesime, e neppure le ha citate in 
Idei punti che potevano in qualche modo dare maggior im- 

























































































































































238 


PICENUM SERAPHICUM 


portanza storico-critica al suo libro. Forse egli le ha giudi¬ 
cate di poco valore, e perciò ha creduto meglio fare uno spo¬ 
glio più accurato dell’intero Archivio Provinciale, senza riflettere 
che il detto spoglio era stato fatto precisamente nel 1837, e 
che ciascheduna delle Relazioni in parola presentava nè più 
nè meno che una sintesi esatta di ciò che trovavasi nell’Ar¬ 
chivio di Provincia relativamente al convento descritto, con 
l’aggiunta ed il controllo dell’archivio conventuale. Ond’è che 
nel libro del P. Alessio d’Arquata molti particolari dei con¬ 
venti mancano del tutto e molti altri sono incompletamente 
descritti. 

Con ciò non diciamo che il lavoro del d’Arquata manchi 
di pregio : quel libro per gli studiosi di storia è una buona 
guida rispondente alla realtà dei materiali storici esistenti in 
Archivio ; più è sincrono documento di storia contemporanea 
allo scrittore dal 1838 al 1893. Anche l’intera Cronaca sarebbe 
stata per sè importantissima qualora l’Autore avesse almeno 
citato i documenti principali, la fonte storica dei medesimi, 
il loro valore critico, riportando ed illustrando i brani più 
interessanti i quali nel provinciale Archivio non mancano 
davvero. 

Pubblichiamo fedelmente tutte le indicate Relazioni Mss. 
le quali formeranno la prima parte del presente lavoro : nella 
seconda parte pubblicheremo i documenti, le note critiche e la 
continuazione storica dei singoli conventi sino ai nostri giorni. 

PARTE PT*IMA - RELAZIONI MSS. DEL 1837 


1. - Convento di Arquata-S. Francesco. 

Arquata antica terra nei stati della Chiesa sotto l’Apo¬ 
stolica delegazione di Ascoli, governata nello spirito dal Ve¬ 
scovo di detta Città ; è posta alla cima di un Colle sulla 
sinistra del Fiume Tronto, che può dirsi la estrema dirama¬ 
zione dei sovrastanti monti della Sibilla. Niente offre di par¬ 
ticolare, e di bello, a meno di un forte, che signoreggia le 
non molte case, che formano il Paese. Li migliori edifici si 
veggono in un villaggio situato e pie’ del Colle chiamato il 


PICENUM SERAPHICUM 


239 


Borgo, ove dal Paese si viene per una piccola discesa attra¬ 
versato un Ponte di qualche pregievolezza un piccolo torrente 
detto Forca che nel Tronto mette nella stagione nevosa le 
molte acque raccolte dalle montagne, che stanno a ridosso. 
Ha questo Borgo qualche fabrica sufficiente e qualche Fami¬ 
glia possidente distinta nel Paese. 

* 

* * 

A capo di questo Borgo al Sud avvi un antichissimo 
Convento appartenente all’Ordine Serafico. Non potria stabi- 
hrsi con precisione il suo impianto, o meglio l’epoca della 
sua fondazione: sembra, che sucedesse nell’anno 1251. ai 26. di 
Maggio, come riferisce il Vadingo nel Tom. 3 ad eumdern 
annum 1251. par: 46. Pare, che appartenesse il suolo di que¬ 
sto Convento ad un Abazia di monaci Benedettini, oggi Pro- 
positura di S. Pietro; e ciò rilevasi che consumato in Arquata 
u suo corso mortale nell’anno 1303. il giorno 22 8b. re il B. Paolo 
da Todi ebbe sepultura nella detta Chiesa abaziale di S. Pie- 
io, forse perchè la Chiesa del Convento non era per anco 
eiminata,èd i pochi Religiosi, che abitavano nel nuovo locale 
dovevano avere dai Monaci per ufficiarvi la loro Chiesa. Que- 

ma A )nVent ° fu abitato P er qualche tempo dai PP. della 
P- Famiglia ; ma perchè dalla Casa Bucciarelli di Rieti, per 
a sua estesa possidenza stabilita in Arquata, furono in modo 
i legato pio assegnati vari fondi a beneficio del Convento : 
e perchè questi troppo disconvengono alli Fedeli Imitatori dei 
serafico Padre, dai min. Osservanti fu ceduto lo ridetto Con¬ 
cento alli PP. Conventuali della Provincia dell’Umbria, e 
questi lo abitarono sino alla soppressione generale dell’anno 1810 . 

* 

* * 

Nella ripristinazione delle corporazioni Religiose nella 
Aiarca, il sempre degno di ricordanza, lo zelantissimo Monsin 
ymnfrancesco Cappelletti Vescovo di Ascoli, per organo della 
sagra Congregazione della Riforma, dalla S. di N. Sig. Pio 
apa VII ebbe il Convento, di che si parla con li beni esi- 
enti nel Borgo di Arquata; ed il preclarissimo Vescovo a 
Puppfico spiritual vantaggio della popolazione di Arquata e 


































































































































































































240 


PICENUM SERAPHICUM 


de’ suoi villaggi poveri de’ Sacerdoti intesi alla coltura delle 
Anime, dietro l’assoluta facoltà, di cui lo avea fornito il Sommo 
Pontefice sulla ripristinazione dei Monasteri invenduti in 
Ascoli, e nella sua Diocesi, dietro anche la istanza dei pup- 
plici rappresentanti di Arquata si determina di cedere alla 
n. ra Riformata Provincia della Marca il Convento Chiesa, ed 
Orto situati nel Borgo di Arquata; ed in virtù del Pontificio 
rescritto per formale istrumento fatto dal Cancelliere Vesco¬ 
vile di Ascoli il giorno 16 Feb.° 1816. cede e concede il 
d.° Convento Chiesa ed Orto alla Religione de Min. Riformati 
presente ed accettante per essa il Padre M. Ren. Dome¬ 
nico da M. te Cosaro M. ro Pro. ale e Delegato Gen. le . Su i fondi, 
che appartengono alli PP. Conventuali, oltre un obbligo per¬ 
petuo di Messe n.° 445 da sodisfarsi nell’anzidetta Chiesa, gra¬ 
vante la Mensa Vescovile di Ascoli, ordinò il S. Padre, che 
si pagasse pure un Canone annuale alla Curia generale dei 
PP. Conventuali il giorno di S. Francesco; peso della stessa 
Mensa, cui furono incorporati li ricordati fondi. Fatto, come 
si disse, l’istrumento di cessione dal defunto P. M. R. Illu¬ 
minato da Sanseverino appositamente delegato dal Provinciale 
fu preso legale possesso di questo per noi nuovo Convento, 
elegendo in qualità di suo p. mo Superiore il fu Ren. do P. re 
Giacomo da M. te Santo. Fu generale la esultanza del Paese 
e di tutto il Contado di Arquata nel vedere presso di se una 
Famiglia di Religiosi mendicanti, da cui dovea ripromettersi 
gravi vantaggi spirituali : coll’effetto diè prova di sua divo¬ 
zione a questi novelli ospiti, divozione, che mai decadde, anzi 
crebbe ogni giorno più, e con le sue gratuite elargizioni in¬ 
cominciarono sin dal primo momento, in che vi giunsero, e 
proseguirono li buoni Arquatani al sostegno dei nostri Rifor¬ 
mati, che amano con una espansione di Cuore che non ha pari- 

* 

* * 

Il Convento del Borgo di Arquata non è molto grande: 
quando entrarono ad abitarlo li Religiosi Riformati non avea 
nel piano superiore, che poche Camere senza ordine disposte 
ed un piccolo appartamento, che servia per qualche persona 
qualificata, che vi potesse capitare; ed a basso la Cantina, n 
luogo della Refezione, la Cucina, e qualche altro vano, ma 


PICENUM SERAPHICUM 


241 


tutto conforme alla ristrettezza dell’intero locale : il suo Chio¬ 
stro è di piccola dimensione, e forma un quadro perfetto. 
L’orto è sufficiente per il bisogno de’ Religiosi, ed è cinto 
da muri, che nel suo giro formano la clausura. 

* 

* * 

La Chiesa dedicata a S. Francesco per la sua grandezza 
è la p. ma del Paese, ed atta alla Popolazione di Arquata : essa 
è di antica Architettura, e sembra ingrandita coll’aggiunta di 
una Navata, che si conosce esser più recente dell’altra: due 
però sono le Navate di essa nella grandezza eguali : divise 
da Colonne di Mattoni cotti, da calce, e gesso intonacate: Ha 
dieci Altari, il maggiore, e nove laterali. L’altar maggiore è 
dedicato a S. Francesco, ed ha un quadro di Tela esprimente 
il S. Padre, che adora Gesù, e Maria la Vergine con varj 
§' en .j i quadro di non molto pregio, con apposita Cornice di 
Stucco. 

Il p. mo Altare laterale in Cornu Evangelii ha l’ornato di 
noce con due Genj ai lati della stessa materia, e varj intagli, 
Altare sagro alla Vergine ed ha in un quadro di tela espresso 
il suo nascimento. Stà sopra un’altro piccolo quadro pure di 
tela, avente Maria nel Cielo assunta, ed un’altro della Vergine 
Annunziata con a basso lo stemma della Casa Bucciarelli, che 
un di questo altare Ius Patronato. 

Il secondo Altare da questo lato è di proprietà della Pa¬ 
recchia detta Spelonca è ornato da due Colonne di Stucco, ed ha 
a fresco nel muro dipinta Maria Vergine ed i SS. Filippo, e 
Giacomo, opera di molto pregio, ed assai bene conservata. 

L’Altare terzo è dedicato alla Vergine addolorata, che 
dipinta in tela copre un’Immagine di Gesù Crocifisso in 
iegno rilevato, e formano il suo ornato due Colonne di Noce 
abbellita da qualche intaglio. 

a ^ ella P arte dell’Epistola il p. mo Altare presso la porta 
della Chiesa è sagro all’immacolato concepimento di Maria, ed 
■*a in apposita Nicchia la Statua della Vergine in Stucco 
elevata. 

L’altro è dedicato alla Vergine del Rosario, ed ha un 
Quadro di tela rappresentante Maria con in braccio il suo 

Anno I, 1915 . Fascicolo II. 


16 





















































































































































































242 


PICENUM SERAPHICUM 


Bambino Gesù, ed ai lati S. Domenico, e S. Caterina da Siena, 
Altare di proprietà della Venerabile Confraternita del Rosario, 
che esite ancora nella n. ra Chiesa ; ad ornato dell’Altare sono 
all’intorno in tela dipinti li quindici misterj. 

Il sesto Altare laterale ha un quadro pure di tela espri¬ 
mente il transito di S. Giuseppe assistito nella sua Agonia 
dalla Vergine e da Gesù. Altare di Noce bene lavorato anche 
ai lati del quadro. 

In cima alla navata da questa parte in simitna all Altare 
Maggiore avvi una Cappella dedicata a S. Carlo Boromeo 
espresso il Santo in un quadro di tela, Altare pure ornato 
di noce ai lati del quadro. 

Nella p. ma Colonna della Navata sta un piccolo Altare de¬ 
dicato a S. Antonio di Padova, con entro apposita nicchia 
una piccola statua del medesimo Santo, statua di terra cotta. 
Questo Altare è privilegiato quotidianamente in perpetuo. Il 
Santo di Padova riscuote particolar venerazione dai buoni 
fedeli di Arquata. Desso è invocato nelle indigenze, è venerato 
in ogni tempo, e riconosciuto col Cuore, adorato coi fatti, 
confessato colla lingua per quello che è, il Prode Taumaturgo 
eletto da Dio alla manifestazione delle sue glorie. 

* 

* * 

La Chiesa di S. Francesco di Arquata fra le molte Re¬ 
liquie. possiede una copia della S. Sindone di n. ro Signore, 
sagra per il contatto dell’originale, che si venera nella perin- 
signe Cappella della R. Casa di Savoia nella Cattedrale i 
Torino, copia di tela di lino nella larghezza di cinque palmi, 
e nella lunghezza di palmi venti, che tornando dalla detta 
Capitale il Ren. do P. re Massimo Bucciarelli Min. Osserv. te donò 
come insigne reliquia a questa sua Chiesa, toccata nel Sagro 
originale, quando stava a pubblica venerazione esposto » 
giorno 4 maggio del 1650. come rilevasi dalla sua autentica 
in pergamena, che gelosamente conservasi con la Reliquia 
in Sacrestia. 

Nello ricordato Altare dei SS. Filippo e Giacomo si con; 
servano le qui segnate Reliquie, tutte in diversi Reliquiari 
elegantemente disposti. Nel p. mo Reliquiario = del Legno de a 


PICENUM SERAPHICUM 


243 


S. Croce — della Pietra del Monte, ove dal demonio fu ten¬ 
tato Gesù = della Colonna, in che fu flagellato = Nello Re¬ 
liquiario secondo = Un’Osso di S. Emidio V. M. = Un dente 
di S. Paolino Ves. = Un’Osso di S. Eulimpia Verg. M. = 
dei SS. Innocenti = di S. Andrea Ap. = di S. Gregorio Papa 
— Un Dente di S. Lorenzo Martire = dei SS. Vincenzo ed 
Anastasio MM : = di S. Callisto P. = di S. Marina V. M. = 
di S. Dorotea V. M. 

Nel terzo = dell’abito e Cilicio del P. S. Francesco — 
degl’Ossi di S. Giacomo Ap. = di S. Giovanni Ap. Ev: = di 
S. Bartolomeo Ap. = di S. Girolamo D. = di S. Marino V. 
= di S. Benedetto Abb. — di S. Fortunato Ves. = di S. Lu¬ 
dovico Ves. = di S. Lucia V. M. = di S. Chiara d’Assisi = 
di S. ^Scolastica V. = di S. Vittorio M. 

hiel quarto = di S. Agata V. M. = della pietra del Se¬ 
polcro di S. Catarina V. M. = Un’osso di S. Pietro ap. = 
del Cranio di S. Giov. Batta — di S. Donato ves. mart: = 
di S. Paolino ves. = di S. Felice Mart. 

Nel quinto = Un’Ampolla di Sangue di varj Martiri = 
di S. Geremia Profeta = di S. Stefano Prot. = di S. Valen- 
tm- 10 ^ ^ Vincenzo M. = di S. Clemente Papa 

M. = di S. Felice pp. = dei SS. Crisandro e Daria MM. = 
di S. Celia V. e Mart. 

Il giorno 1. Maggio restano espose le d. e Reliquie, ed il 
Parroco della ricordata Villa Spelonca viene processionalmente 
col suo Popolo: Canta Messa in d.° Altare, ed annunzia can¬ 
tando le notate Reliquie, incominciando dal p. mo all’ultimo 
Reliquiario, compartendo con ciascuno la distinta Benedi¬ 
zione. 

In diecisette Semibusti di legno dorato custoditi nei due 
Altari laterali della Natività di Maria; e di S. Giuseppe, si 
conservano altre Reliquie ma nella maggior parte mancano 
dei rispettivi suggelli, e sue Autentiche. 

La n. ra Chiesa di Arquata è la sola, che sia giornalmente 
e con decoro ufficiata fra le poche del Paese, e però ricono¬ 
sciuta come la p. ma Le Processioni stabilite dalla Chiesa uni¬ 
versale, come S. Marco, le Littanie maggiori, il Corpus D. ni 
8 incominciano, ed hanno termine nella Chiesa di S. France¬ 
sco. Li Religiosi inalzano solo essi la Croce dietro poche Con- 
raternite, e vanno sotto il suo stendardo li due Parrochi, ed 
































































































































































































































244 


PICENTJM SERAPHICUH 


ogni Prete, che compone il Clero di Arquata. Tutte le Dome¬ 
niche e feste della Quaresima a comodo della Popolazione il 
Predicatore eletto dalla Comune annunzia nella n. ra Chiesa la 
di.“ a Parola, tranne il giorno di S. Giuseppe che passa nella 
vicina Villa detta Piè di Panici- 

Nell’anno 1616 il giorno 8 Agosto fu in questa medesima 
Chiesa instituita con tutti i suoi Previlegi, ed indulgenze la 
Ven. Confraternita del SS. m0 Rosario sotto la invocazione di 
Maria, con facoltà di eriggere l’Altare proprio, e ciò per un 
diploma rimesso al Superior del Convento in forma di Breve 
in pergamena dal R. em0 Vicario Generale dell’Ordine dei Pre¬ 
dicatori allora P. M. R. Giacinto de Papis Spagnolo. Il Guar¬ 
diano prò tempore e l’ordinario Capellano della Confraternita, 
o ad altro Religioso per esso nominato stanno tutte le fun¬ 
zioni della medesima. La Confraternita ha il peso di una 
Messa in tutte le feste della Quaresima, Messa che dee cele¬ 
brarsi immediatamente avanti la Predica. 

La Comune di Arquata ha nella n. ra Chiesa la sodisfa- 
zione degl’infrascritti Canoni cioè = Il giorno 20 Gennaio 
sacro alli SS. Fabiano, e Sebastiano MM. un Cereo del prezzo 
di 20 Bolognini e sei Bolognini per li Sacerdoti, che assistono 
all’ufficio divino in detta Festività = Il giorno 2 Febbr. 
dedicato alla Purificazione di Maria tre fiorini per Candele 
da distribuirsi in Chiesa. Nella festa di S. Bernardino da 
Siena ai 22 di Maggio un Cereo del valore di dieci Bolo¬ 
gnini = Nella festa del Patriarca S. Francesco alli 4 di Ottobre 
un Cereo del valore di 20 Bolognini = Il p. mo di Maggio un 
Cereo del valore 10 Bolognini = Il giorno dopo la Purifica¬ 
zione di Maria per la Confraternita del Rosario un Cereo di 
Bolognini dieci. 

* 

* * 

Lo ricordato P. Massimo Bucciarelli Min. 0. te Religioso 
di molto sapere ad un lato della Cappella dedicata a S. Callo 
Boromeo in Cornu Epistolae della stessa Cappella, in una Pie¬ 
tra di marmo bianco, a monumento del suo preclarissimo Fra¬ 
tello Monsig. Giampaolo Bucciarelli, come a quello, che nella 
n. ra Chiesa del Borgo di Arquata istituì due Benefìcj con u 


flCÈNUM SERAPHICUM 245 

legato perpetuo di messe 445. come si disse di sopra fece in¬ 
cidere il seguente Epigrafe: 

X.PÒ PRIMO GEN. MORTUOR: 

S. 

IOANNES. PAULUS. BUCCIARELLI. OB. ORIGINEM. = REATINI 
AGRI. GENTILIS. S. THEOL. ET. U. JUR. DOCT. PAPIENS. = GRE- 
GORII. XV. PAP. SUBARCHITRICLINUS. ABBAS. S. LAZZARI = 
LECCIENS. PROTH. APOS. VICAR. GENERAL. ASCULAN. ET 
MEDIOLAN. = CARDINALIS. BORROMEI. FEDERICI AC. EJUSD. 
ECCLAE. CAN. DECANUS. = IN. EADEM. DIECESI. URBANI. 
Vili. VICARIUS. APOST. = AB. EODEM. PONTIF. E.PÙS. NAR- 
NIENS. ET. ABBAS. S. GEMINI. CREATUS. = POS. LEGATIONEM 
A. FEDERICO. BOROMEO. CANC. IN. HISPAN. = IMPOSITAM. 
SUSCEPTUM. ET. RITE. ABITAM. ASSERTAMQ. — IN MEDIOLAN* 
DIECES. ECCLESIASTICAM. LIBERTATEM. = PRO. QUA. EXIMIA 
EJUS. VIRTUS. NULLAS VITAVIT. INIMICITIAS. = AC. TANDEM. 
ECCLESIAM. NARN. VIGESIMUM. FELICITATEM. = ADMINISTRA- 
TAM. INVENTO. ET. HONORIFICE. TUMULATO. = CORPORE. 
S. IUVENALIS. ERECTO. AD. ID. IDONEO. SACELLO. = EDITIS 
f’IIS. AC. MAGNIFICIS. OPERIBUS. ET. CLARIS. = OMNIUM. 
VIRTUTUM. MONUMENTIS. AD. POSTERITATIS. = MEMORIAM. 
RELICTIS DECESSIT. = ANNOS. NATUS. LXVI. FEBRUAR. XXL 
AN. SALUT. M. D. C. L. V. I. = P. FRAT. MAXIMUS. BUCCIA- 
RELLUS. FRANO. EX. REGUL. = OBSERV. HOC FRATRI. CA- 
RISS. UFFICI! ET. AMORIS. — ERGO MONUMENTUM. 

P. 

Alla metà della p. ma Navata, proprio nel mezzo riposano 
le ceneri di Marfiso Campobasso Cavaliere di S. Stefano, e 
comendatore dell’antichissima Rocca di Arquata. Tai ceneri 
®ono coperte da una lapida di Marmo bianco avente questo 
pigrafe, che in parte logoro fu nel miglior modo trascritto: 

D. 0. M. 

1. 6. 1. 4. 

MARFICUS. CAMPOBASSUS. C. IRENEUS. 

MAGNI. DUCIS. CAPITANEUS. 

ET. ARQUATANAE. ARCIS. OLIM. CUSTOS. HIC. JACET. 




























































































































































































































PICENUM SERAPIUCUM 


246 

HIO. JAOET. HIO. MILES. VARIOS. POST. BELLAGO CASUS. 
ET. TEEEAE. ET. PONTI. CUNCTIS. MOETALIBUS. 

EHU. SIGEST. LOCUS. INCEETUS. COEPOEIS. ATQ. MEE. 
BENEDICTUS. BICHINUS. CONTUTOE. 

Poco discoste dall’Altare dello Rosario, sull’alto del Muro 
in Cornu Epistolae dell’Aitar maggiore, ed in Cornu Evan- 
gélii di d. Altare sta eretta un. altra lapida pure di Marmo 
bianco alli due Fratelli perinsigni Orazio, e Fabio Cossetti 
sepolti nella medesima Chiesa, lapida avente la qui sotto segnata 
inscrizione: 

D. 0. M. 

HOEATIUS. ET FABIUS. EX. NOBILI. COSSETTOEUM. FAMILIA. 
SANGUINE. SIMUL. ET. GLOEIA. FEATEES. HIC. JACENT. 
FUTUE. POSTEEOEUM. EXEMPLAE. ET. DECUS. 

ALTEE OBIIT. SEPTUAGENAEIUS. JUEIS. SCIENTIA. CLAEUS. 
IAN. M. D. L. ALTEE. OCTOGENAEIUS. MILITAEIBUS. 
EPEDITIONIBUS. INSIGNIS. AUGUS. M. D. C. L. X. V. I. 
ETATE. DIYEESA. EADEM. YIETUTE. 
ALEXANDEE. COSSETTUS. I. U. D. PEOTHON. APOSTOLICUS. 
PATEI ET. PATEUO. AMANTISS. 


* 

* * 


Il Convento di Arquata oggi dietro nuova fabrica intra¬ 
presa, ed eseguita con le rendite di alcuni fondi della surri¬ 
ferita Casa Bucciarelli, che per Pontificio rescritto richiesto 
dal nominato Monsig. Cappelletti già Vescovo di Asco i si 
lasciò l’annua celebrazione delle Messe 445. con il prodotto 
dei fondi suddetti, il Convento è ingrandito: sono accresciute 
nel dormitorio della nuova fabrica sette Camere. 

La famiglia attuale di questo Convento è di nove indi¬ 
vidui: cinque Sacerdoti, due Laici Professi, e due Terziaiq. 

La Comune di Arquata in gratuita elemosina dà al Con¬ 
vento annualmente la somma di scudi Romani dieci n. 


PICENUM SERAPHICUM 


24 1 


2. - Convento di Belvedere - S. Francesco. 


Dalle macerie della Città di Ostra dalle armi de Coti 
distrutta circa l’anno del Signore 409. fù tra gl’altri edificato 
anch’esso il castello di Belvedere : sebene della sua fondazione 
non si possa stabilire l’epoca precisa, pure dal detto anno 409. 
poco intervallo di tempo sembra scorresse all’impianto di 
questo Castello, oggi Terra della Marca Anconetana. Rilevasi 
questo impianto da un’antichissima lapida sepolcrale ritrovata 
quando si diede mano alla nuova chiesa Collegiata di Santa 
Maria, lapida così espressa nel suo originale 

TITUS CLEPIUS C. F. 

VEL 

YTY : SIBI FEOIT 


Nicolò Bisaccioni conte di Boscaneto luogo già distrutto 
nel’ Territorio di Montenuovo; nel 1398. s’impadronì con le 
armi della città di Jesi, e fu Signore di essa. Correndo il 
secolo XIV per ordine dello allora regnante Pontefice Inno¬ 
cenzo VI. fu spedito legato Apostolico l’eminentissimo Car¬ 
dinale del titolo di Santa Sabina Egidio Carilla con ampia 
facoltà di sottomettere i tiranni osurpatori, ed assicurarne lo 
Stato: detto Porporato in tale occasione l’anno 1355: rilasciò 
al Conte Nicolò Boscareto la Signoria di Belvedere. Nel 
1380: l’anzidetto Conte Nicolò morì in Ancona, e la popola¬ 
zione di Belvedere ricusando allora di essere dominata da 
Sforza, e Bisaccione figli di Nicolò, si crede andasse sotto 
l’immediato governo della Santa Sede... sta oggi Belvedere 
sogetta nello Spirituale al vescovado di Senigallia, e nel 
temporale al governo di Jesi sotto la delegazione Apostolica di 
Ancona: dista al S. O. circa dodici miglii de Senigallia, e da Jesi 
a mezzogiorno miglia sei con un’accesso comodo, ed adagiato : 
s ta situato sopra di un amenissimo colle, ed appunto per la 
sua piacevole situazione ebbe questo nome = Belvedere = 
come quella, che è una delle più vaghe nella Marca di 
Ancona. 































































































































































































































PICENUM SERAPHICUM 


248 

* 

* * 

Un miglio circa lontano da questa terra verso levante in 
una contrada detta = Il Monte della Serra = Stà situato un 
nostro Convento : delizioso è il luogo, temperatissimo, e salubre 
il clima: signoreggia le fertilissime collinette, che da detto 
luogo nella lunghezza di dieci, in dodici miglii si estendono 
sino all’Adriatico. Al S. E. la vicina città di Montalboddo, 
ed a mezzo giorno alcune colline porzione delle quali torma 

10 ricco contado di Jesi. Il detto Convento stà a contatto 
della publica strada, che conduce a Jesi, ed Ancona nella 
distanza di un miglio circa dal castello di S. Marcello, due 
miglii, e mezzo da Morro, e due circa dalla mentovata Citta 
di Montalboddo... Intesa la buona popolazione di Belvedere 
di dare una publica testimonianza dell’alta venerazione, che 
professava ai figli della più stretta osservanza del gran Padre 
S. Francesco disegnava per li medesimi da molto tempo la 
fondazione di un monastero nel suo distretto, onde con la 
orazione, e l’assistenza di questi fidi seguaci del Santo di 
Assisi provvedere al maggior bene spirituale delle anime: 
dopo vari progetti piacque a Dio secondare le brame comuni. 

11 Sig. Taddeo Verri uomo di christiana pietà, e di preclare 
virtù, di consenso con la sua amata consorte Isabella Vannini) 
la di' cui anima nella pietà emulava lo spirito del nobil marito, 
spontaneamente si offerse di elargire in dono un suo predio 
nella mentovata contrada = il Monte della Serra — fu¬ 
gandosi in pari tempo sovvenire alla fabrica del progettato 
Convento : un’opera così pregevole fu esposta da quattro ann¬ 
otatori nel publico consiglio a tale effetto adunato li 9 Decein- 
bre dell’anno 1612 e dal voto unanime dei publici rappre¬ 
sentanti fu accolta la virtuosa e santa risoluzione del Verri, 
furono all’uopo stabiliti alcuni deputati, i quali avessero cara 
di scrivere alli superiori dell’ordine per l’accettazione de 
disegnato locale, non che al Vescovo Diocesano per la oppor¬ 
tuna licenza. Scrissero però senza ritardo al R. mo P. ie Paolo 
da Sulmona Commissario Generale della famiglia Cismontana) 
da cui ottennero benigno lo riscontro promettendo, che a 
PP. della Riforma nel Capitolo, che dovea congregarsi in Mace¬ 
rata nel maggio dell’anno già presso a entrare, sariano verni 1 1 
all’adempimento della intavolata fondazione, come fu esegui 


PICENUM SERAPHICUM 


249 


in realtà il giorno sei dell’anzidetto mese anno 1613. Dap¬ 
presso si fece istanza aH’Ill. mo e Rev. mo Mons. Antaldi allora 
vescovo di Senigallia, da cui venne favorevole rescritto segnato 
il giorno 23. dello stesso mese, ed anno. Coll’accettazione 
dei Superiori dell’Ordine, con la licenza del Vescovo, in un 
con il voto dei RR. PP. Eremitani di santo Agostino abi¬ 
tanti nel Convento di Santa Croce in Belvedere, convento da 
molto tempo soppresso; il giorno 26. dello stesso mese di 
maggio anno surriferito 1613. fu piantata la Croce, e messa 
la pietra fondamentale alla erezione della Chiesa del nuovo 
Convento sotto la invocazione di S. Francesco e nel giorno 
determinato fù tutto eseguito con il più bell’ordine dallTll™ 
Sig. e D. Giambattista Genga Pievano nella Parrochia di 
S. Pietro in Belvedere particolarmente dal suo vescovo alla 
funzione delegato con l’assistenza dei suriferiti PP. Agosti¬ 
niani, dei Signori Canonici della insigne Collegiata lateranense 
di Santa Maria; e dei RR. PP. Guardiani dei due Conventi 
di Santa Croce di Montenuovo, e di Santa Maria del popolo 
di Montalboddo con altri PP. della Riforma dal custode a 
tale effetto determinati e fù data mano al nuovo edificio... 
Era in quel tempo protettore dell’Ordine l’Eminentissimo 
Pompeo Aragoni ; ministro Generale dell’Ordine il R. mo P. Gio¬ 
vanni da Jero; commissario G. le dei Cismontani il sopra 
mentovato R. mo P. Paolo da Sulmona, ministro della osser¬ 
vante Provincia della Marca il P. M. R. Angelo da Mate¬ 
rica, e Custode della Riforma il P. M. R. Filippo da Morro 
di Jesi... Dunque l’anno 1614. agl’8. di settembre giorno sacro 
al Nascimento di Maria furono destinati due Sacerdoti, ed 
un laico, che assistessero, e solecitassero la fabrica dimorando 
provvisoriamente in una casa rurale del fondatore... Compiuta 
una metà della chiesa, il coro, e l’altare maggiore il giorno 
28. ottobre dell’anno anzidetto, giorno dedicato ai SS. Apo- 
8t °li Simone, e Giuda fù cantata la prima messa solenne nella 
uuova Chiesa incominciandosi in quel giorno parte la ufficia¬ 
tura, che il Convento non peranco abitabile, nell’anno poi 
pl6. il giorno 28. novembre dato un qualche ordine giusta 
, serafica povertà al nuovo Monastero, abbandonarono i reli¬ 
giosi la casa rurale, e dettero incominciamento alla ufficiatura 
del coro sì di giorno, che di notte, e ad esercitare la osser- 
Vanza della disciplina regolare secondo il modo prescritto alle 









































































































































































































250 


PICENUM SERAPH1CUM 


riforme d’Italia... sino all’anno 1619. Il superiore era come 
semplice presidente, ma il giorno 9. del mese di maggio del- 
l’anno indicato 1619... fù eletto Guardiano. Per opera dello 
stesso fondatore il Convento di Belvedere fu compiuto, e reso 
comodo per abitarvi almeno 12. individui... con suo testa¬ 
mento fatto l’anno 1623: Ind.° VI. sotto il pontificato di 
Gregorio XV. ai 30. di Genn. 0 lasciò dopo la morte della sua 
amatissima consorte un corpo di terreno di rubbi due, e due 
quarte di quella misura per la selva, ed orti. Non che a ser- 
vio-io del’ fabrica del Convento i frutti del noleggio di una 
sua casa; mattoni, e coppi di una fornace di sua pertinenza 
ed i frutti di altri beni, che possedea nella ridetta contrada 
_ Monte della Serra = lasciati al sig. Pierleone di Ettore, 
di Giovanni: e dopo la morte del Pierleoni quanto possiede 
in detto Monte l’abbia il Convento, e ciò per lo ingrandi¬ 
mento della selva... lasciò pure come sua ultima volontaria 
disposizione il mantenimento della lampada accesa al SS. b 
cramento con i frutti di un terreno, che possedea presso ii 
Sig.® Sinibaldo Sinibaldi di Morro. 


La Chiesa di S. Francesco di Belvedere non è molto 
brande, ma di elegante architettura di una sola navata con 
volta reale ornata di finissimi stucchi, ed in alto da quatte 
quadri, due in Cornu Evangelj rappresentanti la Vergine 
Annuziata Madre del Verbo, e la nascita del Signore : due in 
Cornu Epistolae, ove sta dipinta in uno 1 adorazione de Ma*, , 
e nell’altro la presentazione al tempio del figlio Divino... sj 
Chiesa non ha, ohe tre altari; l’altare maggiore sacro alla 
Vergine Immacolata con apposito quadro ornato da quatta o 
colonne di stucco marmorizzato; altare privilegiato quotidia 
riamente, ed in perpetuo... L’altare laterale di a Francese 
in Cornu Evangeli! ha un quadro, che esprime il Serafico 
Patriarca in atto di ricevere le Sacre Stimmate ornato d 
due colonne di legno dorate, altare, di che avea proprietà 
oggi estinta casa del fondatore del Convento, cui lasciò nel suo 
testamento, sopranotato in legato perpetuo una messa quo 
diana da celebrarsi nello stesso altare ed il mantenimento 
alla lampada accesa nelle Domeniche, ed altre feste coman 


PICENUM SERAPHICUM 251 

date, nei Sabbati, e nel giorno 17 Settembre... L’altro altare 
laterale in Cornu Epistolae ornato da due colonne di legno 
variopinte è dedicato al SS. Crocifisso, e dentro apposita 
nicchia coperta al di fuori da una tela ove stà dipinta la 
Croce di nostro Signore, e vi si venera in legno rilevato 
dalla Croce pendente un Augusto Simulacro... Nello stesso 
altare al di sotto della nicchia in mezzo stà pure in partico¬ 
lare venerazione un piccolo quadro rappresentante la Sacra 
Famiglia, di che serviasi un nostro Religioso Missionario, e 
la S. M. di Pio VI. concesse la plenaria indulgenza di 200: 
giorni applicabile pure alle Anime nel Purgatorio detenute 
a chiunque recita innanzi ad esso le Litanie della Vergine, 
e tre Ave Maria, come risulta da un suo breve segnato il 
giorno 27. Marzo 1786... 

* 

* * 

In due cone ai lati dell’Altare maggiore in alto si con¬ 
servano le seguenti Reliquie, cioè nella prima al lato dell’E- 
vangelo chiusa da un quadro ove stà dipinto S. Giacomo della 
Marca in due semibusti di legno dorati ; cinque Reliquiari di 
rame argentato, ed altri due di legno dorato le infrascritte: 
di S. Nicolò di Bari, di S. Francesco di Paola, di Santa 
Giacinta Mariscotti; degl’ossi dei SS. Cristofaro, e Teodoro MM. 
Mattia, e Bartolomeo apostoli; Sebastiano, e Blandina MM... 
Nell’altra al lato della epistola chiusa da altro quadro avente 
Giovanni da Capistrano, in Semibusti, Reliquiarj di numero, 
e di materia uguali ; degli ossi dei SS. Vitale M. Emidio V. M. 
® Costanzo M... dei SS. Bernardo abbate, Tommaso Apostolo, 
Feliciano M. e Crispino M. 

A tergo dell’altare maggiore in un’urna di legno in parte 
dorata si conservano altre Reliquie, cioè: del Legno della 
8®- Croce, di S. Bartolomeo Apostolo, di S. Lorenzo M. di 
8; Agostino dottore, di S. Stefano protomartire, di S. Nicolò 
di Bari, di S. Andrea Apostolo, di S. Domenico C. di 
8; -Elisio V. di S. Ignazio da Lojola, di S. Gennaro V. M. 
di S. Biagio M. della veste di Nostro Signore G. C., di 
8anta Margarita da Cortona, di Sant’Appolonia V. M. di 
«anta Barbara V. M. di Sant’ Anna Madre di Maria, di 
8- Pietro Apostolo, di S. Francesco di Sales, di Santa Teresa V. 






















































































































































































































































































































252 


RICENUM SERAPHICUM 


di Santa Lucia V. M. di S. Pietro Celestino, di S. Pio V. di 
S. Serafino da Montegranaro. 

* 

* ❖ 

La nostra Chiesa di Belvedere non ha sepolture gentilizie, 
tranne quella della estinta casa Verri... Si soddisfano in essa 
li seguenti legati perpetui... Oltre la ricordata Messa quoti¬ 
diana all’Altare di S. Francesco, altre quaranta messe da 
celebrarsi fra l’anno obligo della Santa Casa di Loreto legato 
del quondam Sig. e Nicola Giovannini... Ai 6 di febb. 0 Messe 
cinque compresa la cantata gravante la casa Bernaducci di 
Belvedere legato del fondatore Sig. e Taddeo Verri... ai 28. di 
aprile altre Messe cinque compresa la Cantata obligo del 
Sig. e Pievano prò tempore della Parrocchia di S. Pietro di 
Belvedere legato dello stesso Verri. 

* 

* * 

Il Convento di Belvedere avea selva, ed orti verso il 
mezzogiorno cinti di muri quanto solidi, tanto belli nel suo 
ordine, aveano essi principio a levante attaccati al muro 
estremo del coro, ed altresì nell’ampio giro a mezzo giorno 
formando un semicircolo si chiudeano a ponente con il muro 
estremo del Convento presso la porta d’ingresso: avea un’altra 
estesa porzione di selva all’O. senza muri... 

* 

* * 

Fiorirono in diverse epoche distinti per santità, e p er 
dottrina alcuni Religiosi, che ebbero in Belvedere i suoi 
natali, la loro educazione... Fra questi si conta il P. Basilio 
della famiglia Servitori eruditissimo predicatore, zelante oltre 
modo della Divina gloria, della salute dell’anima, e per essa 
dell’esatta osservanza de suoi professati doveri... li PP. Bai'; 
tolomeo Recordati, e Bartolomeo Cardoti nacquero anch’essi 
in Belvedere, anch’essi formarono alla Patria decoro, decoro 
alla Religione come uomini di vago ingegno, e di condotta 
irreprensibile... Il P. Paolo della nobile famiglia Bernabuccii 
Religioso di rara prudenza, e di commendevole eroismo, e 


PICENUM SERAPHICUM 


253 


ue forma testimonianza ingenua la condotta felice da esso 
tenuta in varj governi disimpegnati con ogni lode in diversi 
Conventi della Provincia: li sunnominati PP. fiorirono prima 
che nelle Marche nascesse la Riforma, però non può cono¬ 
scersi il tempo, ed il luogo ov’essi consumarono la fugace 
carriera... 

Dopo l’impianto della Riforma si contano da Belvedere 
il P. Francesco Verri Germano del Sig. Taddeo fondatore del 
Convento, Predicatore chiarissimo, distinto lettore teologo, 
straordinariamente erudito nei Sacri Canoni: per le sue esimie 
virtù fu più volte negli esordi della Riforma nascente pre¬ 
scelto al governo di più monasteri, in che lasciò i più validi 
argomenti del suo alto sapere, e virtuosa condotta : si crede 
terminasse in Belvedere i giorni suoi, ma non se ne conosce 
1 anno... Il P. Ferdinando pure da Belvedere Lettore giubilato 
— tv 6 ^’ C ^ e a P u blica luce un libro di questo titolo 

= Discorsi morali sompra i Simbolici precetti di Pittagora, = 
e morì in Recanati ai 21. di Luglio del 1643... Il R e . mo 
R Vulpio Pacifico ugualmente da Belvedere, di cui ignorasi 
ù luogo della morte, ma a suo meritato elogio si ha nei suoi 
funerali la seguente iscrizione : 

R.MÒ. P. F. VULPIO PACIFICO DE BELVIDERIO 

PICENO 

EX 

CIVILI FEDERICIS PROSAPIA 
CELEBERRIMO, ELOQUENTISSIMO BIBLIOTECARIO 
LECTORI, DOCTRINA, SAPIENTIA INSIGNI 

IN 

FLORENTIA COSMI II. MAGNI DUCIS ETRURIAE 
ÒONFESSARIO EMINENTI, THEOLOGO EXIMIO, BENEVOLENTIA 
TANTI PRINCIPIS INSIGNITO 
TANDEM PLENUS MERITIS OBIIT 
AETATIS SUAE LXXXXI... MDXXV... 

Il P. Teodoro della famiglia Mei, che colmo di meriti, 
ci virtù, che morì l’anno 1637. nel Convento di Caravaggio 
^ qualità di visitatore Apostolico per quella Provincia... In 
o C lae alla sua dottrina ne fanno testimonio le infrascritte 
pere per esso mandate a publica luce = Turris contra 











































































































































































































































































254 


PICENTJM SERAPHICUM 


Damascum, hoc est tutela Civitatis Sancte feion, seu Eccle¬ 
sie Romanae centra Calvinistrarum incursiones obiecta : 
considerationibus cuiusdam Haeretici Ministri P. Gillio sub- 
scripti = Lucerna della christiana virtù per conoscere la 
vera chiesa, e la falsa pretesa Riforma = Modo breve di bene, 
e devotamente orare... = In riguardo alla sua santità avvi 
la giurata testimonianza dei Religiosi presenti al suo transito 

espressa in questo tenore. = 

Essendo il M. R. P. Teodoro da Belvedere della Riforma 
della Marca destinato comisario visitatore della Riforma di 
Milano non solo dai Superiori Generali, ma eziandio dal- 
l’Em, mo Cardinale protettore: arrivato in detta Provincia per 
fare la obbedienza ai superiori s’infermò nel Convento di 
Santa Maria delle Grazie di Codogno, e di là partitosi arrivò 
al Convento di S. Bernardino di Caravaggio, dove essendo 
detto P. F. Teodoro sopragiunto da febre maligna con sche 
rengia ai 29. di 9.bre 1637. essendo diffidato dai medici, e 
non potendo formare parole per il gran male; alle 17. ore 
incirca dopo avere fatte alcune orazioni, all’improvviso disse 
agli infrascritti Padri, che stavano presenti : pregate : dite le 
Litanie, che Regina del Cielo va in processione con la Corte 
del Paradiso; e poco dopo violentando le sue forze pur troppo 
indebolite guardando verso il Cielo cominciò a dire in atto 
lacrimevole le seguenti parole = 0 Maria, o Maria matei' 
o-ratiae, quo vadis, et relinquis me in hac angustia mea. = 
e le replicò più volte per molto tempo facendo dei gesti sopra 
le sue forze quasi che volesse abracciare la Vergine gloriosa 
dopo disse alli Frati: che avea veduta la corte del Cielo con 
Maria Vergine, che non l’avea potuta arrivare: Interrogato 
che consolazione avesse avuta dalla visione rispose con cenni 
che non se ne parlasse... Dopo fece uscire tutti i frati; non¬ 
dimeno si guardava dalla fessura della porta, e si vedev 
gestire con le mani, e con gl’occhi rimirare un Crocifisso- 
che apposta lui avea fatto collocare in luogo eminente, cn 
lo potea vedere sebene stava nel letto: accorgendosi, che 
frati lo miravano dalla porta, la fece chiudere totalmente p e 
non essere visto da nessuno... Pigliò anche uno Reliquiari- 
che aveva al collo, e fece lustrare un imagine della Vergi» - 
che in quello era intagliata, e di continuo mirava in Ess _ 
Dopo le sopradette cose fu interrogato da frati, che stava 


PICENTJM SERAPHICUM 


255 


presenti, che dolore sentiva nella sua persona, rispose, che 
non aveva male alcuno, e la sua faccia era rubiconda più di 
quando era sano, ed in fede della verità si è fatta la pre¬ 
sente, e sottoscritta dagli istessi Padri, che erano presenti a 
tutte le sopradette cose... Firmata di proprio pugno dal 
P. Vincenzo da Milano, P. Bonaventura da Meniglio, P. Sa¬ 
muele da Codogno, Alessandro dal Muss. 0 Paolo Destiedo 
Custode della Riformata provincia milanese.... L’originale della 
detta attestazione munito del suo rispettivo suggello conser¬ 
vasi nell’Archivio dei Convento di Belvedere. 

Ad elogio di un tanto Padre ne suoi funerali fu scritto 
il seguente epigrafe: 

ADMODUM R. P. L. THEODORO DE BELVIDERIO 

EX 

CIVILI MEORUM FAMILIA 
EXIMIO, EXCELLENTI, EMINENTI 
BONITATE, DOCTRINA, SAPIENTIA 
GENERALI, CELEBERRIMO, ELOQUENTISSIMO 
LECTORI, CONCIONATORI, ORATORI 
IN 

LUCERNAE, PRATIGELLATIQUE VALLIBUS 
AD PRAVAS HAERETICORUM CERVICOSITATES 
AB URBANO Vili. PONTIFICE 
PRAEFECTO APOSTOLICO DELEGATO 
LUSTRUM TRIUMPHO CONDUCTO 
TANDEM 

MEDIOLANENSIBUS COMITIIS LUSTRANDIS 
APOSTOLICA AUCTORITATE COMISSARIO 
PRIMA COMITIARIA STATIONE 

VIRTUTIBUS AETERNITATEM DONANTIBUS 
MORS AETERNITATIS INVIDIA 
IN INTEMPESTIVAM AETERNITATEM DONAVIT 
AETATIS SUAE LV. 

ANNO DOMINI MDCXXXVII. 

Nella missione disimpegnata dal P. Teodoro nella Valle 
di Lucerna gli fù per molto tempo compagno il P. Giovanni 
Antonio da Matelica, che ivi faticando per il sostegno della 
Religione del Crocifisso morì l’anno 1641... 





























































































































































































































































































256 


PICENUM SEBAPHICUM 


Nei tempi a noi più vicini morì pure con fama di san¬ 
tità il P. Nicola da Belvedere nato dai Signori Pietro, ed 
Angela Santini, che passò agli eterni riposi nel Convento di 
Civitanova ai 21. di maggio del 1776. di cui si e scritta 
memoria nello racconto di quel Convento... li P. Giovanni 
della famiglia Tiberj di Belvedere cessò pure di vivere ricco 
di meriti, e di virtù nel convento del Massaccio, e le sue 
sesta sono notate nelle memorie dell’Eremita titolo di detto 
Convento. Riposano nel Convento di Belvedere le ceneri di 
f Ruffino da S. Severino laico professo, che risplende straor- 
dinariamente in ogni genere di virtù, e nella sua morte trasse 
molta popolazione, che devota di questo fedele imitatore di 
S. Francesco chiedea a Dio per li suoi menti beneficj e 
grazie: finì la temporale sua vita alli 13. di luglio del 1830. 


* 

* * 


Come tutti gl’altri Conventi della Provincia, aneli’esso 
quello di Belvedere restò colpito dalla determinazione del¬ 
l’Imperatore dei francesi, fù anch’esso soppresso... Vi si lasciò 
dal governo un semplice custode vestito da prete secolai 
nella^persona del defunto P. Tiberio Tiberj da^Belvedere pe 
ufficiare la chiesa dichiarata Soccorsale della Parrocchia, cui 
fù assegnato lo ristretto locale di camere superiori in numero 
di diech dimorando in sua compagnia altri Religiosi da seco 

imi ^ es ^ 1 nvent0) selva) ed orti f ur ono acquistati per compra 

fatta a norma delle leggi allora veglianti dal M. R. Signore 
D. Giuseppe Galli da San Marcello Minore conventuale già mae¬ 
stro in quella Religione, per la somma di scudi romani 2011:3^ 
come apparisce dall’apposito istromento fatto m Ancona ai 
18 di ottobre del 1813: per lire italiane 10739:36 : cornspo»; 
denti alla somma suindicata di scudi 2011: 32: per log. Boc 
lini registrato nella stessa Città di Ancona ai 16. dello stesso 
mese, ed anno medesimo alla Sessione prima Lib. 11 : fogli ■ ' 

protocollo n.° 2552... L’acquirente in tempo del suo posse 
non fece danno notabile al Convento; schiantò per intero 
selva tanto la custodita da muri, che atterrò dalle fonda 
menta, quanto l’altra fuori della clausura, e rese arativo 1 u» 
o l’nlf.rn «nolo: avea egli l’ingresso al Convento pei 


PICENUM SEBAPHICUM 


257 


nuova scala fatta costruire appositamente a quella parte, che 
guarda a Belvedere, ed il locale del custode era separato per 
un nuovo muro dal Galli eretto. 

❖ 

* * 

Nell’anno 1817 alorchè dalla S. M. di Pio Papa VII venne 
ordinata la riunione dei corpi regolari, Ministro Provinciale 
della rinascente Provincia Riformata dalla Marca il P. M. R. 
Sebastiano da Cingoli, l’anzidetto Sacerdote D. Giuseppe Galli 
ad onore di Dio, della beatissima Vergine Maria, ed in osse¬ 
quio del Serafico Patriarca S. Francesco, di cui anch’egli era 
figlio, fece spontanea restituzione a RR. PP. Riformati non 
solo dell’intero Convento, ma per anco di tutto quello spazio 
di terra unito al medesimo, che prima della soppressione oc¬ 
cupava la così detta selva chiusa, riserbandosi solo sua vita 
naturai durante l’uso frutto di detto terreno, tranne una por¬ 
zione della semenza di due coppe di quella misura lasciata 
libera per gl’orti agli istessi Religiosi. Il locale nel Convento da 
esso occupato si riserbò di rendere libero terminata appena 
una nuova sua fabrica anessa alla vicina Chiesa detta la = Ma¬ 
donna del Sole. = Di più si obbligò somministrare al Convento 
sua vita naturai durante titulo charitatis la somma di scudi 
quindici annui, e ciò per supplire alla spesa della legna. La 
religione poi si assunse il peso di pagare l’ultima rata in¬ 
soluta consistente in lire italiane 2680 pari a Se. 593 con la ridu¬ 
zione del diciotto per % in beni del cosi detto, Monte Napoleone 
o ottenere dal governo l’assoluzione. Si lasciò il proprietario 
m perpetuo una Messa cantata nel giorno anniversario della 
sua morte da celebrarsi nella nostra Chiesa. Fu fatta la ces- 
sione nella più ampia forma accettante con le surriferite con¬ 
dizioni il su notato Mro Provinciale P. M. R. Sebastiano da 
ingolfi Nel sudetto anno 1817. dopo la legale cessione si ri¬ 
pristinò la famiglia Religiosa nel mimerò di cinque Sacerdoti 
e due Laici. Nel giorno 26. del mese di Luglio 1831. passò 
p. a ^' a yita il S. D. Giuseppe Galli e dal nobil uomo Sig. 
letrotosi nostro sindaco Apostolico in forza d’istroinento fatto 
a Sig. Antonio Barboni publico notaro residente in Belve- 
eie si riebbe il terreno della ricordata selva a norma del- 
obligo di sopra notato. 

Anno I, 1915 . Fascicolo II. 


17 























































































































































































































































































258 


PICENTJM SEE.APHICUM 


Progressivamente dopo l’assoluto possesso il Convento di 
Belvedere per la cura diligente dei rispettivi ^ardiam u 
riattato ove il bisogno lo ricbiedea e nel 1835. imbiancato, e 
ridotto all’esterno nella più elegante forma, oggi e anche pm 
gaio di quello lo fosse nell’epoca della soppressione. 

* 

* * 

La Comune di Belvedere passa annualmente al nostro 
Convento la somma di Se. 15. E la Religione in contracam¬ 
bio vi mantiene un lettore di filosofia per la scuola del pu¬ 
bico su tale materia ma è peso dei studenti dal paese p - 
tarsi in Convento a ricevere le giornaliere lezioni.... Il g 10 *» 0 
18 Giugno Sacro a S. Antonio di Padova, cui la popolazione 
di Belvedere piofessa devozione particolare, fi magistrato m 
porno ner l’adempimento di un voto, si conduce alla nostr 
Chiesa! assiste alla Messa solenne, ed offre al Santo una hbia 

6 “n Convento di Belvedere ha di sua proprietà tre case m 
forma di Ospizii, la prima in Belvedere lasciata dM fidato 
del Convento Sig. Taddeo Verri; la seconda in San Marcello 

6 la S^n^ a i^r^'^28. nel Convento di Belvedere 

fu tenuto aperto un Professorio con quattro chierici student 

di lg _ Giugnu dell’anno corrente 1837. nello stesso 

Convento fu celebrato con pompa straordinaria fi Ca P xt 
Provinciale presidente il P. M. R. Pacifico da Morva Segr. 
Gle e Presid. nella S. Penitenziaria di S. Giovanni Late 
la cui morte come immatura, cosi improvvisa accadute ne 
rOsnizio di che Egli era Superiore nel corrente mese di 
ottobre si piange da tutta la nostra riformata Provincia Picc 

❖ 

* * 

Circa l’Anno 1616. Nel Convento di Belvedere fu istituita 
la Congregazione del Terz’ordine per le persone secciai , 
da quell’epoca fino al presente sono ascritte donne n. 221 

tra queste si notano le Sig. Antonia Santini Mei, An„e 


PICENUM SERAPHICUM 


259 


Benvenuti, Maria Geltrude Buccolini, Giovanna Buccolini; 
Olimpia, e Teresa Mei... Furono agregati. uomini 94... tra quali 
si annoverano li seguenti Sacerdoti D. Antonio Mei, D. Ago¬ 
stino Canonico Buccolini, D. Giacomo Alessandrini, D. Giro- 
lomo Santini, D. Girolamo libertini, D. Girolamo Buccolini, 
ed il nobil’Uomo Sig. Pietro Benvenuti. 

Nel registro manca l’anno, in che le su notate distinte 
persone furono vestite, e professarono la regola del terz’ordine. 

L’attuale famiglia di Belvedere è di dodici Individui ; 
sette Sacerdoti, tre Laici, e due Terziarj. 

3. - Convento di Forano - S. Francesco. 

Il Convento di Forano è uno dei più antichi, che pos¬ 
segga la nostra Religione nelle Marche. Prima del Secolo 
XIII. apparteneva ai Monaci Benedettini, dai quali fu ceduto 
al nostro Esimio Patriarca S. Francesco l’anno 1219. Come 
può vedersi presso il Vadingo T. 1. pag. 116. Fu esso abita¬ 
zione non solo del Serafico Padre, la di cui Camera di sem¬ 
plici canne formata, e che si vuole dalle sue mani costrutta 
si è sempre conservata sino all’epoca fatale della soppressione 
e serviva di Oratorio al Noviziato, ma fu pure abitazione di 
alcuni de suoi virtuosi seguaci e precisamente di S. Benve¬ 
nuto d’Osimo. del B. Corrado d’Offida, che nel giorno 2 Febb. 
del 1289. qui meritò l’apparizione della Regina del Cielo, che 
depositò per alcun tempo nelle sue Braccia il Pargoletto Di¬ 
vino : del B. Pietro da Treja ; del B. Amato da Montefano ; 
del B. Giovanni da Montecassiano ; del B. Gabriello d’Ancona 
del B. Pietro da Mogliano ; del B. Giovanni da Fabbriano ; 
di S. Bernardino da Siena; di S. Giacomo della Marca; dei 
Ufi- Pacifico da Sanseverino e Bernardino da Feltri. È situato 
d Convento al di dentro di un bosco, quasi in centro alle 
Marche su i confini del territorio di Appignano, da cui a po¬ 
nente dista circa due miglia : quattro miglia all’O. è lontano 
dalla terra di Montefano: due a levante da Montecassiano: sei 
M mezzogiorno da Macerata, ed altri sei al S. E. da Filot- 
b'ano. Fu questo uno dei primi Conventi, che dai PP. Osser¬ 
vanti passasse alla Riforma, e sin dal tempo del Sommo Pon¬ 
tefice Innocenzo X per sua bolla speciale emanata sotto il 





























































































































































































































































































































260 


PICENUM SERÀPHICUM 


giorno 17. Ottobre 1654. vi si stabilì il Noviziato, sebbene vi 
fosse anche nel tempo, che lo abitarono li PP. Min. Oss. Ebbe 
sempre il Convento di Forano Religiosi della più rigida osser¬ 
vanza intesi solo alla preghiera, al silenzio, all assistenza delle 
anime de molti popoli, che lo contornano, e dei paesi anche 
non molto vicini, che tratti dalla devozione a questo Santo 
Luogo si conduceano allo riacquisto della intera pace dell a- 
nima ; a godere la Religiosa Conversazione degli esemplaris¬ 
simi Cenobiti. In specie nel corso della Quaresima di og 
anno li primi nobili, e li più distinti Signori di Mace¬ 
rata, Recanati, Osimo, Filottrano, Montefano, e di aitai hio 
ghi si portavano per qualche giorno a Forano a pascere lo 
Ipirito nel fervore della preghiera, al Sin , d ^° f 
coscienza, alla espiazione dei commessi difetti, e prepararsi 
così con l’anima da ogni macchia npurgata a ricevere n 
Pasquale ^ Sollenità l'Angelico Nutrimento. Tutti parUvano 
da questo venerando asilo di pace con la massima 
lasciando con i sospiri, e con le lagrime li buoni 
augurando ciascuno a se stesso il momento felice di rientrare 
quelle mura, che da per tutto spiravano Santità. Ha il Con 

vento di Forano compresa la Chiesa una circonferenza di circa 

cento passi comodo ad abitarvi anche 40 Individui^ Orti suffi¬ 
cienti, e cinti di muri, che formavano Clausura, ed una. està 
sissima selva, che per la multiplicita, e 1 altezza delle suo 
piante rendeano ancor più venerabile questo solitario Convento. 

* 

* ❖ 

La Chiesa oggi dedicata al nostro Serafico Patriarca, 
prima era Sacra alla Vergine Annunziata Madre del Verbo, 
come rilevasi da una pietra di marmo rozzo situata sopra 
sua porta principale con la seguente inscrizione. 

D. 0. M. 

TEMPLUM HOC SUPREMI NUMINIS = MONACHORUM TEMPO»* 
DEIPARAE ANN. DICATUM ERAT. = POSTEA A PRIMAEV® 
D FRANCISCI FILIIS = EI DICATUM OB INCOLATUM AB® 
HIC FACT. =NICOLAUS IV IN VII* B. M. V. FEST. HUIClECtt* 
SIAE = 1292. INDULGI. CONCES. UNIUS ANNI, ET QUADR. DI 


PICENUM SERÀPHICUM 


261 


= BONIFACIUS IX EXTENDIT HANC INDULGr. IN FER. V. MAJ. 
HEBD. = ECCLESIAM PERYETUSTAM = A. R. P. NICOLAUS DE 
APPINEANO AMPLIAYIT = MDCXXV. 

Da cui apparisce, che fu ridotta dal M. R. P. Michele 
d’Appignano la Chiesa a nuova forma: essa ha volto reale, e 
dell’Antica non resta, che la porta conservata a semplice me¬ 
moria, ma sempre chiusa, e stà al destro fianco della porta 
maggiore. Ha questa Chiesa cinque altari, il Maggiore, e 
quattro laterali. L’Altare Maggiore sotto la invocazione di 
S. Francesco ha il suo ornato di noce di maestosa costruzione 
lavorato da alcuni laici del nostro ordine circa l’anno 1680. 
ewi un quadro di tela ove fu dipinta la Vergine con in brac¬ 
cio il suo figlio Divino, ed ai lati S. Francesco, e Santa Chiara: 
S. Antonio di Padova, e S. Pietro d’Alcantara, e varj genj 
opera di certo Fanelli da Recanati. 

Gl’Altari laterali sono locati entro quattro sfondi con 
simetria disposti. 

Il primo dalla parte dell’Evangelo ha un quadro di tela 
rappresentante S. Francesco Stimmatizzato. Il secondo ha un 
altro quadro pure di tela, ove stà espressa Maria l’Immaco- 
lata, e li SS. Ludovico Vescovo, Giacomo della Marca, Pietro 
d’Alcantara, e Santa Elisabetta Regina d’Ungheria. Il terzo 
altare di fronte a questo dalla parte della epistola è dedicato 
a S. Pasquale, e dentro aposita nicchia si custudisce una sta¬ 
tua di legno esprimente il detto Santo in estasi rapito innanzi 
l’Augustissimo Sacramento. 

L’ultimo Altare è di S. Diego detto pure, l’altare delle 
Reliquie : evvi una piccola credenza con sopra dipinto S. Diego 
Confessore : e dentro le infrascritte Reliquie — degl’Ossi dei 
SS. Sebastiamo, Stefano, Lorenzo, Ignazio, Dionisio, Alessan¬ 
dro, Cosma, e Damiano MM = delle SS. Appollonia, e Lucia 
W. MM = e di S. Diego Confessore. Le autentiche di dette 
Reliquie, non che la chiave della credenza ove si custodiscono 
sono nella Cassa priorale di Appignano. Prima della soppres¬ 
sione la credenza delle Reliquie si apriva il giorno ultimo di 
luglio, e il giorno 12 Novembre giorni, in che veniano pro- 
oessionalmente il magistrato, Clero, e Confraternite di Appi- 
guano. Ma dalla soppressione del Convento fino al presente 
m trasandata, questa pia costumanza; restano però tutt’ora 


























































































































































































































































































































262 PICENUM SERAPHICUM 

nella Cassa di detto Comune la chiave e le autentiche delle 
Reliquie. 

Grl’ornati di ogni altare laterale della Chiesa di Forano 
sono colonne di stucco. Pendono dall’alto delle mure del 
tempio sei quadri di tela non molto grandi, ove sono dipinti 
li SS. Bonaventura D. C., Giovanni da Capistrano, Catarina 
da Bologna, Rosa da Viterbo, Pasquale Baylon, e Giacomo della 
Marca. 

* 

* ❖ 

La Chiesa di Forano fu arricchita da varj Sommi Pon¬ 
tefici di molti, e straordinarj privilegi- Come si vede nella 
di sopra riportata lapide Nicolò IV. concesse la Indulgenza 
di un anno, e quaranta giorni in tutte le festività di Maria SS. 
La Pontificia Bolla in pergamena segnata il di 27. Anno 1292. 
esiste nel suo originale nell’Archivio del Convento. Lo stesso 
Pontefice donò al Convento di Forano circa l’anno 1288. una 
Croce di Argento dorato con varj ornati, e dentro il Legno 
della SS. Croce, di che si servono li Religiosi nelle pubbliche 
processioni. 

Bonifacio IX. con bolla esistente nello stesso archivio 
segnata il primo Novembre del 1401. concesse a questo chiesa 
la indulgenza uguale a quella della Porziuncula nella feria 
quinta della settimana Santa con facoltà al Guardiano prò 
tempore di approvare per detto giorno due Sacerdoti o rego¬ 
lari, o preti per ascoltare le Confession. dei fedeli. Clemente 
XII. con bolla del 7 Novembre 1737 estese per Forano la 
Indulgenza della Porziuncula a due giorni naturali, ed in 
perpetuo, cioè allo spuntare del Sole del giorno primo Ago¬ 
sto sino al tramonto del dì seguente. Ricorrendo l’anno Santo 
Benedetto XIII con suo breve del 9. lug. 1725. concesse la 
solita plenaria Indulgenza dei due giorni primo, e secondo 
Agosto. Ciò pure concesse Pio VI. nell’anno Santo del 1775. 
con suo breve del dieci luglio anno suddétto 1775. Clemente 
XI nell’anno 1703 diede l’Altare privilegiato di S. Francesco 
nel giorno dei defunti, e tutta la ottava, ed in ogni seconda 
e sesta feria dell’Anno. . 

Nelle processioni di S. Marco, e delle litanie maggi 011 
intervengono li Religiosi di Forano in Appignano. Il Superiore 


PICENUM SERAPHICUM 263 

del Convento nella processione di S. Marco canta uno dei 
quattro Evangeli e con la nostra Croce si benedicono le cam¬ 
pagne, ed il popolo ; come pure si canta nella Parrocchia 
prima della processione la Messa da un nostro Religioso. 

Nella Chiesa di Forano non vi sono sepolture gentilizie 
tranne quella della Casa Benigni di Appignano. 

* 

* ❖ 


In questo Convento in diverse epoche sono morti dei Re¬ 
ligiosi con fama di Santità, e sono seppelliti nella medesima 
Chiesa, ma non si conosce come ed il luogo preciso, ove fu¬ 
rono tumulati. Per una relazione fatta da certo f. Pasquale 
d’Appignano al M. R. P. Agostino da Mondolfo M. ro P. le nel 1647. 
vi morirono il Ven. Francesco da Castel d’Emilio assistito da 
S. Giacomo della Marca nel 1463. Il Ven. P. Nicolò d’Appi- 
gnano nobile della casa Filippi Guardiano nel tempo del 
Noviziato del B. Pacifico da Sanseverino morto il 17 febbr. 
1672.. Il P. Michele nobile Angeletti d’Appignano ai 3. di 
ott.bre del 1636.. Il Ven. Basilio d’Ortezzano alli 2. di Ago¬ 
sto del 1652. P. Giovanni Costantini da Recanati ai 19. di 
Apr. del 1664. L’ottimo giovanetto f. Lorenzo da Massa Car¬ 
rara Chierico Novizzo la di cui preziosa morte ebbe luogo il 
giorno 4. Giugno del 1674. Il Ven. P. Bonanentura da Cin¬ 
goli ai 28. febb. 1675. P. Bonaventura d’Appignano ai 12. 
Marzo 1675. Il pietoso laico F. Antonio Malia da Treja al 
primo di novembre del 1760. Nel primo di Genn. del 1779. 
N- Giuseppe da Filottrano laico professo di straordinaria ora¬ 
zione, di edificantissima esemplarità. Nel 1781. ai 13. di marzo 
d P. M. R. Maria da Castel D’Emilio padre di molti meriti, di 
c °i si ha il seguente funebre Elogio. « Forani P. Francisci Ma- 
riae de Castro Aemilii L. The. esc. Def. Presidente R. Monaste¬ 
ri S. Clarae Neapolis M. ri P.vlis, custodis, et actualis Guardiani 
hujus Conventus magnae devotionis viri, divini Cultus, et 
Uegularis observantiae studiosissimi ». Di tutti li suddescritti 
defunti conservasi nell’archivio del Convento una piccola 
Memoria riguardante la loro virtuosa condotta. 

Nel 1507. questo Convento ebbe Guardiano il R. P. An- 
g°lo della Genga nobilissima casa, da cui sortì 1’immortale 
■Pontefice Leone XII. 


































































































































































































































264 


PIOENUM SEBAPHICTJM 


* 

* * 

Nel centro del bosco, che contornava il Convento di Fo¬ 
rano, lontana circa cinquanta passi sta la Chiesa dedicata a 
Maria Vergine sotto il titolo di Regina degl Angeli ed è ap¬ 
punto ov’era una piccola Cella, in che il B. Corrado da Offlda 
orando nell’anno 1289 il giorno due fehb. dedicato alla puri¬ 
ficazione della Vergine gli apparve la Suprema Regina de 
Cieli col suo tenero Pargoletto tra le braccia circondato da 
Sovraumano Splendore ricevendo dalle mani della Donna Ce¬ 
leste quel Verbo Sommo, che sulla terra discese ad appor¬ 
tarci salute: lo tenne stretto vicino al cuore, bagiò il suo 
volto Divino, diffondendosi tutto nel Supremo Amore. Il 
B. Pietro da Treja, che segretamente avea seguito il B. Cor¬ 
rado udì in disparte i suoi dolci Colloquj, e vide il grandioso 
prodigio, prodigio riportato dal Gonzaga nella seconda parte 
dell’origine dell’ordine Serafico, non che dal P. Marco da Li¬ 
sbona nella seconda parte del Lib. 6. della sua Cronica cap. 
27. e da altri scrittori. 

Il B. Pietro, che osservò, ed avea registrato il prodigio 
nelle più dettagliate circostanze seguita la morte del B. Cor¬ 
rado nel 1306 cui avea giurato di non parlare sino, che Egli 
vivesse, lo fece palese al P. Guardiano d allora, e questi fece 
dipingere in tavola la narrata apparizione della Vergine col¬ 
locandola nella divisata Celletta ove stette per lo spazio di 
97 . anni tenuta in molta venerazione. Ma perchè col tratto 
del tempo, e per la umidità del luogo rovinava la tavola, e 
la pittura, quindi fu riedificata da fondamenti una Chiesa 
propria, e devota, per il cui Edilizio la Comune di Appignano 
diede una somma vistosa. Fu chiamato un pittore onde a fi® 
sco nel muro ricopiare la Immagine di Maria, del Bambino, 
e del B. Corrado. Fu data mano all’opera, ma il volto della 
Vergine non era di soddisfazione ne dell’autore, ne del P. Guar¬ 
diano. Diffatto, e rifatto più volte mai riusciva di gradimento. 
Disperava l’Artefice sul compimento dell’opera. La sera del 
19 Maggio del 1403. Cancellò nuovamente il volto della Ver¬ 
gine, e chiusa con sicurezza la Chiesa, si riserbò l’ultima 
prova nella seguente mattina 20 suddetto. Svegliato sullo 
spuntare del giorno và per mettere mano un altra volta a 


PICENTJM SEBAPHICTJM 


266 


suo lavoro trova il sagro volto di Maria espresso in un sor¬ 
prendente, straordinario, e devoto aspetto segnato sul termi¬ 
nare del Collo con una lineetta d’oro, che ancora si vede, e 
che senza tema di errore dee giudicarsi essere il confine, che 
distingue l’opera dell’uomo sin dove giunge il lavoro della 
incognita Angelica mano, che impresse il sagro volto della 
eccelsa Regina. 

L’Artefice trasportato dall’interesse asseriva, essere sua 
propria opera il volto amabile della Sagra Immagine, e così 
potè averne dal Guardiano intera la convenuta mercede. Non 
serve però la menzogna ove sta la mano di Dio. All’improv¬ 
viso infermasi gravemente il poco leale Artefice, ed i mezzi 
umani non sono valevoli a guarirlo. Entra allora in sè stesso 
chiama li religiosi di Forano, gli confessa l’accaduto, resti¬ 
tuisce la ricevuta mercede, la dispone in uso alla Chiesolina 
di Maria, e sul momento guarisce. Si risà il prodigio, se ne 
diffonde la fama, e d’allora la Vergine di Forano è ricono¬ 
sciuta per un lavoro degl’Angeli, e riscuote particolare devo¬ 
zione. Accorsero a folla, come oggi vi corrono pure i veri de¬ 
voti della gran Madre di Dio, dalla cui pietà non solo fu 
ridotta come al pre .ente lo è, la Chiesa formale, ma anche 
vagamente ornata di qualche pittura, ed arricchita di Argenti, 
che la catastrofe di più luttuose vicende distrusse. Intese 
Raffaele d’Urbino, che il volto della SS. Vergine di Forano 
fosse dipinto dagl’Angeli; dilettante, com’era di pittura, ma 
allora poco eccellente, andato a visitare quella Immagine Sagra 
con non minore curiosità, che devozione, vedutala appena, 
confessando anch’egli, non essere opera umana, è tradizione 
oa nessuno contradetta, che dopo avere contemplata più ore 
tal’opera, fosse rapito come fuori de sensi per la meraviglia 
insieme, e la consolazione, per cui gli restò talmente impressa 
quell aria, il modo, il colorito della Divina Pittura, che ritor¬ 
nato al suo soggiorno, e studiando dipingere su quella idea, 
Procurando imitare quella maniera, e servirsi di quel modo, 
oivenne poi quell’eccellente pittore, il cui nome sarà sempre 

nnmortale. 

Fra le molte, e ragguardevoli persone, che mosse dalla 
cvozione vennero in Forano a visitare la Madonna degl’An¬ 
goli si annovera il Sommo Pontefice Innocenzo XI quando 
Prelato era governatore in Macerata, il quale innalzato al 


































































































































































































































266 


PICENUM SEKAPHICUM 


Pontificato concesse in perpetuo 100. giorni d’indulgenza ogni 
sera, e 200. nei sabbati a tutti li Religiosi, ed a chiunque in¬ 
terverrà con essi nella Chiesola alla recita della Litanie di 
Maria, ove li Religiosi ogni sera inalberata una Croce recitando 
il mattutino della Vergine processionalmente si conduceano, 
e terminata la terza lezione del sacra Uffizio cantate le lita¬ 
nie, Tota pulchra, e sua orazione, ripresa la processione pro¬ 
seguendo le laudi di Maria si riconduceano alla Chiesa maggiore. 

Mosso dalla celebrità di questa Sagra Immagini lo R. m0 
Capitolo di S. Pietro di Roma, e replicata per tre volte la 
estrazione a sorte, come è costume di quel Sacro Collegio 
Capitolare, in confronto di altre due Sacre Immagini, sortita 
sempre prima la Madonna degl’Angioli di Forano, la fece 
coronare con diadema d’oro dal Vescovo di Osimo l’Eminen¬ 
tissimo Cardinale Spada gl’otto ottobre 1715 la quale corona¬ 
zione fu proposta al Capitolo di S. Pietro dal Sig. Cardinale 
d’Aste, che l’avea visitata personalmente. Stà a perpetua me¬ 
moria nella piccola Sagrestia della sua Chiesa una pietra con 
la seguente inscrizione: 

HUIC VIRGrINI CORONATAE IN COELIS 
CORONAM AB ILLMO, ET RMO CAPITULO 
S. PETRI DE URBE OBTINUIT, ET IMPOSUIT 
HIC IN TERRIS EM. AC RM. SPADA CARD. 

EPUS AUXIMI 1715. DIE 8. OCTOBRIS 
ET RESTAURAT. 1716. 

Varj Pontefici concessero alla Chiesa della Madonna di 
Forano varie indulgenze e parziali, e plenarie nella festività 
della Vergine, come per li defunti l’Altare privilegiato conia 
liberazione di un’anima dal Purgatorio, e ciò per breve di 
Pio VI. Segnato il dì 27. Lugl. 0 1785. Lo stesso Pontefice ai 
quattro di marzo del 1785. confermò la Indulgenza concessa 
alli Religiosi, ed a tutti quelli, che intervengono la sera con 
essi alla recita delle litanie di Maria applicabile anche perii 
defunti. Pio VII. con breve dei 4. Novembre 1809. concesse a 
detta Chiesa la Indulgenza plenaria nella Natività, ed altre 
feste di Maria di anni sette, e sette quarantene e Leone XU 
dichiarò l’Altare della ridetta Chiesa privilegiato ad istar di 
quello di S. Lorenzo fuori delle mura in Roma per tre volte 
la settimana. 


PICENUM SERAPhlCUM 


267 


* 

* * 

Nella seconda invasione dei francesi sotto il decreto 
dei 25. Apr. 1810. cadde anch’esso il Convento di Forano, 
anch’esso si vide spogliato di quei buoni Religiosi, che lo 
abitavano, e divenne deserto. Le sue Chiese si conservarono 
appena per il titolo di succursali alla Pieve, e Parrocchia di 
Appigliano, ed allo sfratto dei Religiosi, che mesti abbando¬ 
nano il Sagro Asilo, il Superiore d’allora P. L. Leonardo da 
Cingoli è solo permesso restarvi con l’abito di prete secolare 
in qualità di Custode. Inorridisce l’animo nello ridire le ap¬ 
propriazioni, i furti, le rapine, che furono fatte sugli oggetti 
appartenenti al Convento, ed alle due Chiese di Forano. In 
conclusione Forano non potea più chiamarsi allora luogo Santo. 
Altra procella minaccia questo Convento rispettabile: aperte 
le pubbliche aste demaniali sulla maggior parte dei beni ec¬ 
clesiastici, e il Convento, e gl’orti, e la estesa selva di Forano 
restano colpiti dalla rea disposizione, e sono comprati dal 
Sig. Dottore Michele Santarelli di Macerata per la somma di 
Lire Italiane 15951. cent. 65, come risulta dall’istromento sti¬ 
pulato li 80. Giugno 1812. eccettuate le Chiese, e l’abitazione 
per un Custode, che fu in seguito fissato in detto luogo per 
ufficiare la Chiesa assegnandogli dieci camere, una cucina, il 
luogo della libraria, un piccolo orto, ed altri ristrettissimi 
vani, che non furono compresi nella vendita. Il Custode venne 
fissato dalla Curia Vescovile di Osimo stipendiato dal governo 
con la rendita della Prepositura di Appignano allora vacante. 
L Acquirente Dottor Santarelli converte la maggior parte 
fiel Convento in Casino, e specialmente demolisce quella parte 
°v era la cella abitata dal gran Patriarca S. Francesco: 
schianta nella totalità il vasto bosco, chè dal solo ritrarre di 
esso in fascine, legna da passo, o da lavoro acquista la somma 
. scudi 9000. Rende arativo tutto il suo terreno. Non è com¬ 
piuto un lustro ancora dal tristo evento, e comparisce sulla 
cesoiata Italia l’iride della pace. Ritorna trionfatore alla sua 
kede il Sommo Sacerdote Pio VII e questo Monarca incom¬ 
parabile si occupa della ripristinazione degl’ordini regolari. 
Dietro le disposizioni del S. Padre autorizzati, li Religiosi 
alla Segretaria di Stato a riprendere i Conventi, ed i locali 




















































































































































































268 


RICENUM SERAPHICUM 


invenduti, e ripristinarli: il provinciale dei Min. Rif. della Marca 
portatosi in Forano nel f'ebbr. del 1816. e considerando Fin- 
venduto locale, si giudicò sufficiente a collocarvi, nove o dieci 
Religiosi. Stabilì il defunto P. L. Pacifico da Filottrano per 
agire all’uopo di concerto con la Curia Vescovile di Osimo, 
la quale non incontrando difficoltà, dietro rescritto di Mon- 
sig. Delegato di Macerata, oggi Emo Tiberj. Si prese il pos¬ 
sesso di detto locale, e rivestirono li pochi Religiosi dal Pro¬ 
vinciale assegnati il Serafico abito nel 1817. 

Furono avvanzate delle instanze allo riacquisto dell’intero 
Convento, e selva atterata ; instanze munite di quel tutto, che 
la legge rendea invalido l’acquisto fatto dal Santarelli per la 
enormissima lesione del contratto ; ma furono rigettate, ed il 
Santarelli n’è tutt’ora posseditore. Dai superiori del , nostro 
Ordine Riformata della Marca si fanno varie offerte all’Acqui¬ 
rente, alle quali sino a quest’ora in nessun modo quello ac¬ 
cede portando sempre delle cavillose difficoltà, ora appigliandosi 
a discapito d’interesse, ora ad altri pretesti, e quando si crede 
conchiuso un contratto tante volte promosso, e quasi appia¬ 
nato tutto si vede tornare a vuoto, e li rassegnati Religiosi 
in numero di otto, quattro Sacerdoti, un laico professo, e tre 
Terziarj non hanno la proprietà, che di un solo terzo dell’an¬ 
tico locale, e solo nella partecipazione, e per ascendervi, 
privi anche d’ingresso, sono costretti entrare un’angustissima 
porticina laterale, e però ristretti di cucina, refettorio, orti, 
camere, e privi perfino dell’acqua elemento tanto alla vita 
necessario. Spandono suppliche al gran Padre S. Francesco, e 
voti non mai interotti alla Regina degl’Angioli, che un Con¬ 
vento tanto insigne, santificato da tanti Eroi, desiderato eia 
tanti popoli, cangi pure una volta d’aspetto, e se non per in¬ 
tero, torni almeno in parte ad essere quello, che era. 

Nelle passate vicende è per intero perduto l’elenco delle 
persone secolari ascritte al terz’ordine. 

AGGIUNTE. 

Dopo le tante, e replicate instanze fatte dalla Religione 
al Sig. Dottore Michele Santarelli sulla restituzione del Con¬ 
vento di Forano, alla fine s’indusse a cedere per vendita le¬ 


PICENUM SERAPHICUM 269 

gale tutto il Convento, ed uno spazio di terreno ad uso di 
orto situato porzione verso ponente, e porzione a mezzo giorno 
dello stesso locale, terreno consistente in quattro tavole, e 
quattro cent e ciò dietro lo sborso di scudi romani mille 
cinquecento: Se. 1500. 

Il giorno 20 Ottobr. 1838. Dal Sig. Giuseppe Pellegrini 
pubblico notare in Macerata fu stipolato l’istromento alla pre¬ 
senza del suddetto Sig. Michele Santarelli, che per se stesso, 
suoi eredi, successori, ed aventi causa con esso per lo sborso 
dell’anzidetta somma di Se. 1500 cedea spontaneamente, e 
libero da ogni legame il Convento, ed il surriferito terreno in 
presenza del P. M. R. Serafino da Castel d’Emilio ex Prov. le , 
custode attuale, che autorizzato per procura legale dal P. M. R. 
Egidio da Chiaravalle attuale Ministro Provinciale della Rifor¬ 
mata Provincia della Marca accetta, e riceve il Convento, ed 
il contrattato terreno: e dalla presenza del Nobil’Uomo Sig. 
Teodoro Conte Compagnoni di Macerata, che come Sindaco 
apostolico sborsa in mano al Sig. Dottore Santarelli la ricor¬ 
data somma di Se. 1500 ed alla presenza dei testimoni Filippo 
Ambrosini e Girio Canestrari. 

L’Istromento fu registrato in Macerata li 28. ottobre 1838. 
m quattro pagine senza apostille: atti pubblici foglio 15. Voi. 
oO cas. a 4, 5, 6. Archiv. N.° 22913. 

Il giorno 30 ottobre dello stesso anno ne fu fatta in Cin¬ 
goli la voltura Catastale. 

Nel contratto furono di concerto di ambe le parti san¬ 
zionati degli articoli, che sono espressi nello straniente, la 
CUl C0 P ia si custodisce nell’Archivio del Convento di Forano. 

( Continua ). 

•<>• * •<>• * ¥ ^ ^ ^ ^ ¥ * 

<< Nel luogo di Soffiano , fu anticamente uno frate minore di sì grande 
anctitade e gratia, che tutto parea divino, e spesse volte era ratto in Dio. 
stando alcuna volta questo frate tutto assorto in Dio et elevato, perocché 
vea notabilmente la gratia della contemplatione, vernano a lui uccelli di 
J° erse rnaniere, e dimesticamente si posavano sopra alle sue spalle, e sopra 
capo, et in sulle braccia, et in sulle mani, e cantavano maravigliosa- 
d t 6 n - ra C0 ^ M * solitario, e rade volte parlava ; ma quando era doman¬ 
di °h ' C ° Sa veruna > rispondeva sì gratiosamente e sì saviamente , che parea 
e Angelo che uomo; ed era di grandissima oratione e contemplatione: 

1 frati Vaveano in grande riverenza ». ( Fioretti, c. xlvii.) 


































































































































































































































































270 


PICENUM SEBAPHICUM 


COLLEZIONE STORICA 

dai Libri, dai Giornali, dalle Riviste 

XV. — Per la storia di S. Giacomo dalla Marca (!)■ 


« La storia dei grandi Santi francescani del secolo XY non è stata 
scritta ancora, e gli Archivi Comunali di quasi tutte le città d’Italia e 
dell’estero ne custodiscono elementi preziosi che nessuno conosce. Molti 
e molti scrissero le vite di S. Bernardino da Siena, di S. Giacomo dalla 
Marca di S. Giovanni da Capestrano, del B. Bernardino da Feltro, e di 
tanti altri dotti e pii minoriti, che, come astri minori, operavano per 
l’Europa fatti meravigliosi, ma nessuno ha visitato 1 luoghi che essi per¬ 
corsero, ha cercate le tracce che essi vi lasciarono, ha interrogati gli r 
chivi e i documenti publici nei quali influirono, paghi di accennare quei 
tanto che in poche righe ne scrissero i vecchi biografi, dimenticando che 
se gli antichi scrittori rammentarono con brevi parole la presenza di qual¬ 
cuno di quei Santi in alcuna città d’Italia o di altre regioni, m quella 
stessa città debbonsi trovare documenti, notizie e monumenti, che e er¬ 
rore di trascurare. Il eh. Olmi che incominciò a ricercare memorie mu¬ 
nicipali per la Vita di S. Bernardino, ne raccolse tosto ricchissima messe 

quantunque le sue ricerche sieno state limitate assai (2). E della vi a 
stessa di San Francesco, chi può dire che si conosce tutto, e che tutti 1 
luoghi visitati da lui sieno conosciuti ed illustrati come sarebbe da pre- 
tendere ^ 

« Gli è per questo che mi sono proposto di pubblicare qui alcune 
memorie relative alla vita di San Giacomo dalla Marca, vale a dire su a 
presenza di lui nella Città di Foligno, e su ciò che egli vi opero, me; 
morie delle quali gli storici di lui tennero pochissimo conto, e delle quau 
in Foligno stesso si è perso affatto il ricordo. Eppure la di lui presenza 
in questa Città forma epoca nella sua storia ed è uno dei punti piu beh 

della sua vita Municipale ! , , : 

« Di San Giacomo della Marca parlano a lungo, come e naturale, 
biografi francescani, e sulla vita di lui raccontano numerose e notevoli 
circostanze. L’ultimo libro che se ne scrisse è una così detta Vita -storie 
di San Giacomo della Marca composta nel 1870 dal Sac. Giacinto m 
lai (3), il quale, avendo scritto per ultimo, ed avendo dato ai suo imi 


(1) Miscellanea Francescana di Foligno; an. IV, fase. Ili, p. 65-78. 

(2) L’Apostolo dell’Italia nel secolo XV. Siena, 1888. r : tt à 

(8) « Vita storica di San Giacomo della Marca dei Minori, Protettore della C 

< e Diocesi di Napoli, scritta pel IV Centenario della sua morte dal suo ConcittóU. 

« D. Giacinto Nicolai Canonico della Cattedrale di Narm etc », Bologna, tip. Ma h 
giani, 1876 in-8 di pag. XX-330. 


PICENUM SEBAPHICUM 


271 


il titolo di Vita Storica , dovrebbe ritenersi che ne abbia radunate le no¬ 
tizie con una abbondanza notevolissima, e le notizie stesse abbia esami- 
na ^® ?, VagUate liticamente. Pur troppo, malgrado la pomposità del titolo 
quel libro e un lavoro molto mediocre, e di storico non ha che il titolo 
imperocché, oltre il racconto della vita di Ini, che era già nota per an¬ 
tichi e moderni biografi, non vi si trova narrato un fatto nuovo, non vi 
si chiarisce un punto dubbio, e non costa che l’autore abbia fatto ricer¬ 
che o indagini di alcuna maniera. 

« San Giacomo della Marca predicò a Foligno nella Cattedrale la 
quaresima del 1445. Ne vedremo poi i documenti espliciti. Trovò la città 
divisa m fazioni, il lusso esorbitante, gli animi discordi. Da pochi anni 
cioè solo dal 1439, la città era caduta sotto l’immediata dipendenza del 
Pontefice Eugenio IV, che per mezzo del celebre Cardinal Vitelleschi ne 
avea cacciato ì Trinci che la dominavano (1), ma non tutti si acconcia¬ 
vano al nuovo dominio, altri desiderando reggersi a governo libero, altri 
preterendo richiamare i Trinci, altri rassegnandosi di appartenere alla 
Chiesa, ban Giacomo raccomandò la concordia, la pace, la modestia e 
la gente traeva a folla a sentire le di lui amorevoli predicazioni. Leg- 
g ® si i'" Z1 ne - 1 2 P ubllci documenti del Comune, che i Priori della Città 
attaché tutti potessero ascoltare la sua parola, dettero ordine che mentre 
eg ì predicava, nessuno artista potesse aprire la sua bottega, o esercitare 
alcuna arte, sotto pena di cinque soldi per volta. Il Cancelliere del Co¬ 
mune, nè segnò il ricordo cosi : 

« Die primo martij 1445. 

« Vicus tubator magnificorum dominorum Priorum antedictorum eorum- 
" c l ue mandato et impositione retulit mihi Cancellano se liodie preconi- 
« zasse m locis publicis Civitatis Fulginie. Quod nullus artifex apperire 
<! clebeat aliquam appotecham nec exercere aliquam artem donec finita et 
8 annunciata ent predicatio que fit singulo mane in Ecclesia beati et 
" gloriosissimi martiris sa,noti Felitiani sub poena solidorum quinque qua- 
* p et Vlce P ro contrafaciente, que pena applicatur prò medietate ordini 
-rrioratus, et alia medietas Camere Fulginia (2) ». 

, * Terminata la (quaresima, il Santo, che probabilmente avea dimo- 
0 nel Convento di San Bartolomeo di Marano ove erano i frati del 
o-H i 6 da Fo % ao si recò nel vicino Santuario di S. Maria de¬ 
si j j P resso Assisi, ove, per le fatiche sostenute durante la quare- 
uia, cadde malato come vedremo. A Foligno però sebbene egli se ne 
sse allontanato, si pensava molto a lui, e i buoni insegnamenti e le 
i ocomandazioni che avea fatte, stavano per produrre frutti copiosi ed 
Portanti. Egli avea inculcato ai Cittadini di por fine alle discordie, di 

'ialmentlt/ hbro'Tv* “ D ° RI ° D ' deUa Fami 9 lia Trinci. Foligno, 1638, spe¬ 

ra! n r r hivi0 Coraunale di Foligno, lliformanze , 1441-1445, fol. 56. 
dà p er certo VCOBIL,jl ^ ^ Paoluccio de’ Trinci. Foligno, 1627, p. 77, lo 



























































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


tornare in pace, di star unitamente soggetti al dominio della Chiesa, e 
di vincolarsi con un solenne giuramento a sottoscrivere e mantenere un 
patto, che chiamò Santissima Unione , onde vivere di accordo e miglio¬ 
rare il publico stato. Leggo negli Annali dell' Umbria ài Durante Dono (1) 
e più chiaramente in quelli di Lodovico Iacobilli (2), che il 22 Aprile di 
aueU’anno 1445 il publico Magistrato di Foligno mando una deputazione 
dal Consiglio, cioè Ser Averardo di Pietro Averardi Notaio, e Maestro 
Onofrio di Pietro Onofri Medico, Consiglieri ambedue, a trovare « b. Uia- 
como della Marca, che si trouaua infermo nel Conuento di S. Marta degli 
Anaeli, con donargli carta, confettioni e cose medicinali , e pregarlo a tra¬ 
sferirsi in Foligno dopo guarito, et tutto eseguiscono con molta consolatiom 
di esso Beato (3). » Il Dorio aggiunge anche che la spesa del breve viaggio 
fu di tre soli fiorini. Tornati i due Consiglieri m Foligno, il giorno M 
vi giunse pure S. Giacomo, si recò ad abitare in S. Bartolomeo, (4) e pro¬ 
babilmente fu in questa venuta che fra lui e i rettori del Comune si 
presero i concerti pratici per proporre al Consiglio prima, e al popo o 
noi l’approvazione della Santissima Unione. San Giacomo ritorno a Santa 
Maria degli Angeli, e poco dopo, cioè il 21 Maggio seguente, adunatosi 
il pubblico consiglio, Piermarino di Gian Pietro, uno dei Consiglieri 
che in quel trimestre era dei Priori, a nome dei suoi colleglli nel Prio¬ 
rato espose come, avendo tutti intese le santissime predicazioni, e vedute 
le opere egregie del religiosissimo uomo frate Giacomo, considerate an¬ 
che le esortazioni di lui per celebrare la publica unione fra cittadini, per 
lo Stato di Sua Santità il Papa, e per la quiete della Citta e Diocesi d 
Foligno opinava che l’unione suddetta dovesse mandarsi ad effetto, n 
termini 'stessi che il pio francescano l’avea proposta. Ecco la testuale 
proposta che, per usare una frase moderna, il Consigliere Piermarino 
pose all’ordine del giorno : 

« Quod auditis sanctissimis predicationibus ac cognitis optimis ope 
« ribus religiosissimi ac uenerabilis fratria Iacobi de Marchia, ao eto ® 
« intellectis et consideratis bonis hortacionibus ipsius fratns Iacobi quo 
« ad unionem celebrandam inter Ciues huius Ciuitatis prò stata b® 
« d n et Sancte Romane Ecclesie ac quiete pacifica huius Ciuitatis « 
« tocius diocesis. Quod sibi uidetur quod dieta unio executiom manoe- 
« tur secundum quod idem frater Iacobus in suis predicationibus dixit » 

« Sessantaquattro erano i Consiglieri intervenuti a quell’adunanza, e 
alcuni di essi con belle parole manifestarono la loro adesione alla p 
posta ci Priori. Il Consigliere Ser Beninteso di Ser Giacomo propose 
che i Priori e due cittadini per terziere si recassero a Santa Maria 
gli Angeli ove dimorava il Santo, ed avessero piene facolta di deliber 

(1) Bibl. del Seminario di Foligno. MS. A, V, 3, fol. 49. a V 6)- 

(2) Jacobili.i. Annali dell'Umbria, ad aun. 1445 (Bibl. del Seminano, A, V, 

(ri) Jacobili.i, loc. cit. 

(4) J Acculimi, loc. cit. 

(5) Arch. dett. loc. cit. fol. 77. 


PICENUM SERAPHICUM 


273 


come S. Giacomo proponesse. Ser Nicolò della Tacca, saggio ed abile 
consigliere, si dichiarò favorevole a questa unione, la quale egli chiamò 
una cosa santa e gioconda. Yiviano di Luca opinò di rimettersi intera¬ 
mente a quel che San Giacomo volesse fare, e finalmente Rinaldo Ga- 
lassi aggiunse che a San Giacomo si facesse conoscere il carattere degli 
abitanti del Comune, perchè egli potesse proporre una concordia capace 
di partorire buoni risulsati. 

« Non sarà inutile conoscere il testo istesso delle proposte fatte dai 
quattro Consiglieri sulla proposizione dei Priori. Eccole per ordine : 

« Ser Bennintesius ser Iacobi dixit; consuluit etc.... 

« Quo ad unionem Ciuitatis dixit quod domini priores una cum duo- 
« bus Ciuibus prò quolibet terzerio uadant, loquuntur fratri Iacobo pre- 
« meatori de unione fìenda ciuium et hominum Ciuitatis et Comitatus 
« r ulgima, et quicquid per eosdem deliberabitur et fiet, ita obtineatur. 

« Ser Nicolaus Petri de la tacha. dixit; consuluit etc.... 

« Quo ad unionem hominum et personarum Ciuitatis Fulginia se- 
« cundum dictum uenerabilis uiri fratris Jacobi , dixit quod est quid san- 
ctum et jocundum habere Ciuitatem et homines unitos prò conserua- 
« cione eiusdem. 

« Viuianus luce.... dixit, consuluit etc.... 

« Quo ad unionem ciuium et hominum Ciuitatis quod fiat secundum 

* ritum et consuetudinem dandum per uenerabilem uirum fratrem Jaco- 
« bum predicatorem. 

« Raynaldus Curradi gallassi. dixit, consuluit etc.... 

« Quo ad unionem hominum et personarum Ciuitatis et Comitatus 

* dixit et consuluit quod capiatur forma et regula a uenerabili 

* spirituali uiro fratre Jacobo predicatore notificando eidem uitam 

* bommum Ciuitatis et Comitatus Fulginei (1). 

.* ^ Priori, terminata la discussione, avendo facoltà di far porre a 
Partito qualunque proposta credessero, scelsero quella di Ser Benintese, 

ritT!r- 0pmaVa dl inviare a S - Maria de gli Angeli una Commissione di 
«tacimi, per intendersi all’uopo con S. Giacomo. Fatti distribuire i voti, 
in ? ebnero la approvazione con 63 voti favorevoli e 1 contrario : però, 
j. ^ ce di recarsi a parlare con S. Giacomo, cosa che avevano preceden- 
tor 5 e n già ^ a ^ a ’ prima di tutto mandarono a Perugia come ambascia¬ 
li^ a - 1 Card - Domenico Capranica Legato dell’Umbria e Rettore di Fo- 
gn°, il Consigliere Ser Nicolò della Tacca, il quale, a nome della Città 
tran? es P°® e parecchi bisogni del publico, e chiese il parere su molti 
r j 1 2 * 4 5 > 6 principalmente su questo della Santissima Unione. Il Cardinale 
tuttcontento che quel VUnione si facesse, e che facessero pure 
c jj °., 010 cpe frate Giacomo persuadeva e confortava. Anzi, desiderava 
qual Patt ° solenne f° sse sottoscritto da gran numero di cittadini, nel 
l i senso ne avrebbe scritto a messer Troilo dei Yerdolotti da Ascoli 

(1) Arch. dett. loc. cit. fol. 78-79. 

Amo 1, 1915 . p ASOIOOLO n. 





















































































































































































































































































274 


PICENUM SERAPHICUM 


che lo rappresentava in Foligno (1). Eccone quella parte di lettera che 
riguarda questo punto : 

« Spectabilibus Viris amicis nostris carissimi Prioribus Ciuitatis 

Fulgmei^it | j n hierusalem presbiter Oardinalis Firmanus apo- 

« stolice' Sedis legatus. Spectabiles uiri amici nostri carissimi. Hauemo 
« recepute nostre lettere, et inteso quanto per ser Nicolo de la tacha 
« nostro ambasciatore da parte uostra ci e stato exposto Et quanto a a 
« prima parte de li facti del juramento (che) uole frate Jacoho se faccia 
« in quella cità, ue respondemo che omne cosa che lui ne persuade et 
« conforta semo contenti se mandi ad effecto et quanto major numero 
« e tanto più ci è caro, per che semo certi che lui non cercha se non 
« cose che P siano laude ad dio et salute de quella cita et cosmi confor- 
« tamo et pregamo uogliate fare de bono animo per honore de dio et 
« stato de Giostro Segnor et de sancta Chiesia. E1 simile sermento a 

« meser Troillo in omne cosa interuengia secundo e da bisogno. uà 

« tum Perusie die XXVIIJ Maii, 1445 (2). 

« Intanto i Priori della Città avevano nominata la Commissione de¬ 
cretata nell’Adunanza del 21, ed a questa aveano aggiunti altri quatt 
cittadini. Nei publici documenti del Comune, questa commissione 
dovea preparare la Santissima Unione fu registrata cosi : 

« Die XXVJ mensis Maij. 

« Infracripti sunt Ciues positi et ellecti per magnificos dominos Priores 
« antedictos super unione concordia et pace fiendainteromn.es ciu 
« habitatores Ciuitatis Elginei secundum ^ tenorem ? onclìl \^^ v l 0 . 
« formati die uigesimo primo dicti mensis May ut m precedentibus p 
« ximis foleis aperte continetur. Cum additione aliorum quatuoi u 
« ellectorum per ipsos dominos priores cum Concilio nouem. Quoru^ 
« omnium Ciuium super dieta unione ellectorum nomina sunt hoc 
« libet. 

« Magister Johannes de Scopio 
« Sinibaldus Johannis 
« Magister Honofrius magistri Vetri 
« dominus Johannis Moscatellus 
« Grisantius magistri Jheronimj 
« Petrus Francisci doli 
« Magister Nicolaus medicus 
« Dominus Guido de bieijs 
« Raynaldus Luce 
« Auerardus Ser Vetri (3). 

(1) Jacobilli L. Discorso della città di Foligno. Foligno, 1646, p. 45. 

(2) Archivio Comunale. Rifor. 1441-1444, fol. 80. 

(8) Ibidem, ibidem. 


PICENUM SERAPHICUM 


275 


« Essendo, stato tutto disposto pel solenne giuramento della Santis¬ 
sima Unione , si stabilì che nelle ore pomeridiane della Domenica sei di 
Giugno la desiderata giura, come spesso vien detta, sarebbe stata final¬ 
mente celebrata. Nè il palazzo del Comune, nè quello del Podestà, nè 
quello vastissimo già dei Trinci, allora del Rettore dalla Città, nè l’am¬ 
pia Cattedrale erano luoghi capaci per contenere il popolo che numero¬ 
sissimo si prevedeva. Si scelse la piazza del Comune, che era la più 
grande della Città, e si volle che il luogo dove l’atto si sarebbe rogato, 
sarebbe stato la grande scalea della porta laterale del Duomo, conservata 
allora nello stato come fu fatta nel 1201 (1). Non è a dire come all’ora 
annunciata il popolo gremisse la piazza. Sulla scalea del Duomo eravi il 
Dott. Troilo de Verdilotti da Ascoli rappresentante il Cardinal Legato, 
il Vescovo di Foligno Dott. Antonio Bolognini, il Dott. Nicola da Sco¬ 
prì Priore del Duomo, Marinangelo di Simone e Francesco di Pace Ca¬ 
nonici di quella chiesa, il primo incaricato a ricevere il giuramento di 
sottomissione e di concordia, gli altri quattro chiamati come testimoni 
all’atto che dovea compiersi. Presso la bellissima porta del Duomo fu 
eretto un pulpito, ed ivi salì San Giacomo della Marca che predicò an¬ 
cora una volta, raccomandando pace, concordia, rispetto, sottomissione, 
per onore della Chiesa e del Pentefice Eugenio IV, per vantaggio della 
Comunità, per utile di tutti. Quelle parole dovettero destare entusiasmo 
ed uno solo dovè essere il sentimento di quelle migliaia di cittadini, 
cioè pace e concordia. Il Santo religioso chiamò a salire il pulpito Ser 
hernardo de Albrizi da Como che era Cancelliere del Comune, il quale 
esse un lungo proemio, poi i nove capitoli della Santisima Unione, poi 
invitato da un trombetto del Comune, chiamò a nome i capi famiglia del 
Paese, di ogni classe della città, che tutti, meno pochi impediti legittima¬ 
mente, accettarono e giurarono i capitoli stessi. Primi si presentarono i 
priori della Città, i quali giurarono in mano del Dottor Troilo Verdi- 
lotti toccando i Santi Evangeli del Messale, poi gli altri cittadini in nu¬ 
mero di 859. Il Cancelliere del Comune scrive che in quella piazza eravi 
presente quasi tutta la città, che mancavano solo i massari del Contado (2) 
e che infine S. Giacomo dall’atto della scalea benedisse tutti gli adunati. 

« Quello fu veramente un atto solennissimo, e non può non ammi- 
rarsi lo zelo e l’efficacia della santa predicazione del pio religioso, il 
Viale colle persuasioni e colle buone e amorevoli maniere riuscì ad otte- 
e re così mirabile effetto. Invero, nei documenti che abbiamo prodotti, 
m quelli che saremo per produrre, bellissimi sono i termini che si usano 
sn .P c . 0rc ^ are operò egli in Foligno. Una volta si rammentano le 

, predicazioni , le ottime opere , e le buone esortazioni di lui (3): 

h altra volta si ricordano del pari le ottime e santissime predicazioni et 
1 azioni del medesimo (4), di cui pure si lodano i consigli e le per- 

to’VÌ- dise S no dell’antica facciata nel Zcjucacni Orlandini A. Coroarafia 

a>\ (\' ^’ ,an *' e ’ v °b ?• Firenze, 1845, monumenti del medio evo, tav. 2,' n. 1. 
f u A ' lineata mancanza il Cancelliere l’attribuì a mancanza di tempo, una forse ne 
sentimi discordia allora assai viva, fra cittadini e contadini, e il non aver questi 
•ulte le Prediche di S. Giacomo. 

■ih hreh. Comun. Rifornì. 1441-1445, fol. 77. 

(4) Ibid. fol. 82. 



































































































































































































































































276 


PICENUM SERAPHICUM 


suasioni (1) Le sue predicazioni ed ammonizioni vengono ricordate al¬ 
trove ed altrove pure si dice con quanta benignità e con quan a grande 
carUà egli avesse predicato ai Cittadini di Foligno (2) Non e quindi a 
meravigliare se egli ottenne un effetto che nè prima ne poi altri ottenne 
mai quello cioè di pacificare una città divisa in fazioni con intendimenti 
politici differenti, e non ancora assuefatta a sostenere il dominio ponti 
ficaie che da un lustro appena vi avea preso piede. 

« Non crediamo superfluo di riprodhrre tutto intero il lungo docu; 
mento della Santissima Unione con il proemio relativo, con i Capitoli di 
essa col rogito del Cancelliere, e con quelle tre o quattro centinaia di 
firme che lo seguono. Questa parte specialmente a taluno sembrerà poco 
interessante, ma non sembrerà certo tale a chi pensi come ognuna di que e 
firme sia una testimonianza ad onore di San Giacomo, un documento sull 
importanza che ebbe la sua influenza nelle citta che visitava, e come 
complesso di quelle firme costituisca un vero e proprio plebescito poli 
tico^ libero liberissimo, non imposto da minacce, non estorto da promess , 
ottenuto^^ dalla semplice’ parola di un povero frate, che predicava quan 
benigne, et maxima cum cantate. Ecco dunque il testo tu ^ to ,“ ter ° li d ® 1 ^ 
Santissima Unione, il cui dettato contiene parole e forinole dialettali non 
mnllo voliate neirUmbria, perchè il Cancelliere che lo scrisse non era 
Sàli Z&t regioni bensì di Corno in Lombardi». Dobbkmo una pj- 

fola di Encomio 8 alla solerzia od alla diligenza di questo modesto e se» 
vHwinto Cancelliere, Ser Benardo de’ Albnzzi da Como, il quale, aven 
doci conservato con rara esattezza ogni minuto particolare anche su quant^ 
-nrecedè e seguì il giuramento della Santissima Unione , rese ag 
segnalato 6 servigio, tramandandoci un racconto che oggi forse ignoreremmo. 
Ed ecco senza più l’interessante documento (o). 

« Jhesus Christus. Amen. 

« Ad laude et gloria de lo omnipotente altissimo et eterno. dio, de 
« la soa Benedetta et gloriosissima Madre Madonna Sancta Mhria: de 
« soi beatissimi apostoli meser sancto Piero e meser sancto Paulo. 

« glorioso martire et confessore meser sancto Feliciamo capo, gjnd :, P ^ 

« tectore e difensore di questa magnifica cita di I oligno ^ 

« corte celestial. Mediante le optime et santissime predicanone etd 
« peratione de lo Beuerendo uenerabile et religiosissimo padr 
«frate Jacomo de la Marchia religiosissimo et spctissimopredi^ 

« et annunciatore de la sacra senptura e di I ordine de li frati m 
« Con licentia et consentimento et adhortatione de lo Reuerendissim l 
« christo padre et segnor Monsegnor lo Cardinale de Fermo dign 
I legato^ di questa irouincia; Secundo anchora li ordinamenti e refe* 
« matione facte nel consilio de li nouanta. «ia- 

« Li infrascripti Magnifici Signori Priori del populo di questa ^ 

« gnifica cità di Foligno, cioè Pieromanno di Johan di Petro, Cr 

' 

flì Ibid. fol. 85. 

(2) Ibid. Rifornì. 1464-1468, fol. 29. 

(3) Archiv. Com. Rifornì. 1441-1445, foli. 82-87. 


PICENUM SERAPHICUM 


277 


ben di Thomas, ser Antonio Spigati, honofrio d’antonio fulignutij prior 
nouello, Marino di Domenico Ciamfer de Moro prior di Montagna, Ni¬ 
colò Nochi de Marchusetellis prior del piano con altri deci infrascritti 
cittadini ad queste cose per li dicti magnifici Signori priori deputati 
et elletti per possanza et arbitrio a loro concessa nel ditto consiglio 
de li nouanta, cioè, Sinibaldo di Johan de Pagliarino, maestro Johan 
de Scopio medico, meser Salustio per meser Johan Moscatello so pa¬ 
dre, Maestro Honofrio de maestro Petro medico, Grisante de maestro 
Jheronimo, Petro de Francesco de Ciolo, maestro Nicolo medico, me¬ 
ser Guido de Bicijs, Raynaldo di Lucha, Auerardo di ser Pietro, per 
mantinimento del stato di sancta Chiesa, de lo sanctissimo in Christo 
padre e segnore nostro segnore papa Eugenio Quarto, et ad honore 
et trmmpho d’essi e de lo Reverendissimo in Christo padre et segnor 
Monsegnor lo camerlengo, de lo Reuerendissimo in Christo padre et 
segnor Monsegnor. lo legato antedicto, et ad exaltatione acrisemento 
et bona uentura di questa magnifica Comunità con so distretto e con¬ 
tado e di tutti li boni Cittadini et Contadini d’essa seruitori di sancta 
Chiesia et amici et beniuoli del presente pacifico stato : Et a ciò ogni 
homo attenda con diligentia al pacifico et bon uiuere, et che 1 odij 
ranchori et maliuolencie s alchune ne sono siano totaliter extirpate et 
gitate a terra, e che lo inimicho de la humana natura mediante lo 
adiutorio de lo omnipotente nostro Dio non habi a seminare discordie 
ne zizanie per le quale lo stato di nostro Signore e di sancta chiesia 
ne lo ben uiuere di questa cità per l’avenire hauesse ne potesse auer 
alcuno mandi amento ? et a do li boni habiano loco e stato e li pessimi 
et maluagi siano mandati in ultimo exterminio con loro e soi seguaci 
e ciascuno, secundo li soi merti habiano le debite remuneracione, cioè 
che li boni siano exaitati, et repremiati del ben fare e di soa uolunta 
ed li catiui e traditori si alcuno per sugestione diabolica satrouera per 
1 auenire, si faccia tal dimostracione con effetto che in perpetuo questa 
magnifica cità con so districto et contado stia a deuocion di sancta chiesia, 
e del Sanctissimo nostro Segnor e de li altri summi pontifici canonico 
mtrantium e di soi Reverentissimi legati Ambasiatori et Commissarij. 

« Et a ciò questo pacifico stato habia a crescer et durare di ben in 
meglio. In questo felicissimo giorno et in questa beatissima hora in 
presentia de lo Reuerendo padre et religiosissimo meser frate Jacobo 
de la Marca ; del eximio doctore meser Troillo de Yerdilotis in loco 
de lo Reuerendissimo Monsegnor lo legato e di me Bernardo de Al¬ 
arci 8 da Como cancellar di questa magnifica comunità stipulanti et 
receuenti in uice et nome de la sacrosancta Romana chiesia, de lo 
tantissimo in christo padre et segnore nostro segnore papa Eugenio 
quarto, de li Reuerendissimi Monsegnori li Cardenali antedicti e di 
questo magnifico Comune. Yoyano et comandano li magnifici Segnori 
Priori antedicti per inspiratione diurna, per commissione a lor facta, e 
consiglio de quili deci spectabili Cittadini di sopra nominati per 
admonitione del prelibato uenerabile et religiosissimo padre meser frate 
'Jacobo, per consentimento et adhortatione de lo Reuerentissimo Mon¬ 
segnor lo Legato antedicto corno di sopra si contiene. 

































































































































































































































































2^8 PICENUM SERAPHICUM 

« Che prima loro magnifici Segnori priori e di poi li Infrascripti 
« Citadini del ordine del priorato, de le Compagnie, et anchora li Con- 
« snli et sindici del contado li quali sono stati ellecti et descripti et 
« admoniti per unione exaltacione gloria et trrampho, e per lo pacifico 
rS)n Sne P r di questa magnifica Comunità, dauanti a tato lo popu o 
I furano a li sacriVi euangeli con le mane tocando le script» de o 
« sacratissimo mesale, di obseruare et fare obseruare m tutto e per tutto 
« li infrascripti sanctissimi e benedetti Capitali et ordinamenti facti or- 
« dinati et disposti così sanctamente, e di non contravenire ne pensare 
« rimosso amore, timore, prece, pregere, ranchore odio, et cl ^® h ™ a alt ^ 

« humana grada : preponendo dio nanti ali ochi soi, e tuta la corte 

* ^Considerando quanto bene: quanto utile: quanta fama: e qual 
« eternai gloria seguiterà al stato di sancta Chieda, e di questa magnifica 
« Comunifa, secandosi questa sanctissima et benedetta anione cosi s 
« tamente ordinata e disposta, ricordandossi de la grande Cita de Ninni , 
I ta rale /Seta a penitenza fo dal Altissimo nostro Dio, non so a- 
« mente preseruata, ma magnificata grandemente, et receptata m gracia, 

Tr che a penbeicia e ben fare si redasse, per imitamene de la quale, 
I meomenzaremo a legere quisti sactissimi et benedetti statati ordina 

TYìPntl et decreti Lo nome de lo omnipotente nostro dio e io so aai 
I torto to prino^o m«o et fine tempre con gre» denotrone chramand. 

' A TAnnò 1 domini nostri Jesn Ohristi Millesimo qnadringentesimo gu* 
« draeesimo quinto die dominico sexto mensis Junij hora circiter tert , 
« pontificata Sanctissimi in Christo patris et ^“ ^^^dedmo- 
« mini Eugenij diurna prouidencia pape quarti, anno fi 1 ;™ , ■ 

« Astante vniuerso fere populo et ornai turba ma ^°4 i ^ lt e a f "Ssi 
« nia in platea magna ueten ante scalas Ecclesie beatissimi et g 
i martoria dinoti Miriam, de mandato magnifico^ tanmonmr Sj 
« rum et me uocante Religiosissimo ac venerando patre domino f 
« Jacobo de Marchia predicante in suo Aulogio seu pulpito assem , 

« ibi lecto prius proemio alta et intelligibili uoce, publicaui ac § 

prascripta omnia Capitala de nerbo ad uerbum prout supenus contente. 

a Enc uocati et nominati fuerunt ibidem simili modo omnes et sin 
« jmli descripti et anotati in ipsa vmone, prout m sequentibus foleis _o 
« tinetur Quorum maior pars deuotissime vnatim jurauit ad sancta D 
« Evangelia sacris Missalis scripturis ambabus mambus tactiss de ob 
« uantis predictis omnibus singulis Capitalis supradictis. Jn maniDu 

I Stadi doctoris domini Troilli de Yirdilotis legum doctoris et cote 
« missarii Reuerendissimi in Christo patris et domini domini Legat 
« pradicti stipulantis et recipienti nomine et urne sacrosancte Ro u 
« Ecclesie Sanctissimi domini domini nostri et huius pacifici s a 


PICENUM SEKAPHICUM 


279 


« gnifice Cinitatis Fulginei. Et hoc pretentibus prò testibns Reuerendo 
« in Christo patre et domino Antonio de Bologninis decretorum doctore 
« Dei gratia Episcopo Fulginatensi : domino Nicolao Magistri Joannis de 
« scopio decretorum doctore priore diete Ecclesie, domino Mariangelo 
« Simonis, et domino Francisco Pacis ambobus Canonicis diete Ecclesie 
« prò testibus. 

« Ego Bernardus de Albricis Cumanus publicus «Imperiali auctori- 
« tate notarius ac in presenciarum Notarius Reformacionum et Cancella- 
« rius predicte Magnifi.ee Civitatis Fulginei de predictis rogatus fui et 
« ideo in testimonium premissorum signum mei tabellionatus apposui 
« consuetum. 

« Yhs Xptus. 

« «Infrascripti sunt Ciues Fulginei ellecti et deputati prò sanctissima 
« ac ueneranda unione de qua in precedenti prohemio fìt mentio: prò 
« statu sancte Romane Ecclesie, Sanctissimi Domini Domini, nostri Pape 
« Eugenij et prò quiete ac utilitate status populi diete Ciuitatis : Que 
« unio. facta fuit consiliis ac persuasionibus uenerabilis ac religiosissimi 
« patris domini, fratris Jacobi de Marchia predicatoris sanctissimi de or- 
« dine obseruantie fratrum minorum: consensu tamen et licencia Reueren- 
« dissimi in Christo patris et domini domini Dominici titulo Sancte f in 
« Jherusalem presbiteri Cardinalis Firmani in hac prouincia legati di- 
« gnissimi tempore prioratus magnifìcorum uirorum Pierimarini Johannis 
« Petri, Criscimbeni Thomasij : et Antonij Spigati, Honofrij Antonj 
« Folignorj prioris nouelli, Marini Dominici Ciamfer de Morro et Nicolai 
« Nochi de Marcusetellis prioris del plano priorum populi Ciuitatis Ful- 
« ginei » (1). 

« Anno domini nostri Jesu Christi millesimo quadringentesimo qua- 
« dragesimo quarto die dominico sesto mensis Junij: hora tercia etc. In 
« presenzia. fermo uniuersi populi ciuitatis Fulginei, me Cancellano 
(< Comunis infrascripto nominante, vnatim Bartolomeo Quaiola tubeta 
^ Comunis predicti alta uoce uocante Omnes fere descripti et nominati 
« in Ynione et jura predicta: exceptis nonnullis et paucis admodum qui 
(< propter eorum obsentiam ab hac Ciuitate, uel propter suam infirmita- 
tem tam solemni actui et tante sanctissime solemnitati . non interfue- 
« mnt, et exceptis Sindicis^ et Consulibus huius Comitatus qui licet ad- 
<( nioniti fuissent de tali vnione fìenda, tamen propter brevitatem temporis 
<( t or san interesse minime potuerunt, quibus data nihilominus est facultas 
<( jurandi imposterum de tali vnione sactissima servenda, Reliqui omnes 

* P re dicte vnionis deuotissime jurauerunt ad sacra Dei euangelia mani- 
« r. US ^ a ? tis s ^ ris scripturis Missalis, in manibus Eximij Legum doctoris 

* Coniini Troili de Yirdiloctis Reuerendissimi Domini Domini Legati 
« antidicti Commissari], ac nomine et uice Sancte Romane Ecclesie 1 et 

anctissimi Domini Nostri ut supra recipienti: de obseruandis predictis 


illusi 6 urmo UOI citcaami ai ogni quartiere, molte aeile quali hanno note 

om^ ratlv ? ; P er 1° SC0 P° della nostra Collezione non servono, quindi le abbiamo 
tesser cfr. fascicolo citato, p. 70-78. (N, d. R.) 

































































































































































































































































































280 PICENUM SERAPHICUM 

« omnibus et singulis Capitulis et in eis contentis sub penis m eis et 

« quolibet eorum nominatis. . ,, T 

« Acta fuerunt hec Fulginei. In platea magnateteli antes callas Lapi- 
« deas Ecclesie beatissimi et gloriosissimi martiris Sancii Feliciams P re " 

« sentibus Reuerendo in Christo patre domino Antonio de Bclogmnis decre- 
« torum doctore Episcopo Fulginatensi, domino Nicolao Magistn Jolianms 
« de Scopio decretorum doctore Priore diete Ecclesie, domino. Marman- 
« gelo Simonis et domino Francisco Pacis ambobus Canomcis diete 
« Ecclesie et quampluribus aliis personis prò testibus ad premissa uocatis 
« et adhibitis, et etiam presente religiosissimo ac uenerabili frate Jacobo 
« Marchiano predicto omnibus juratis et in vnione predieta nominatis in 
« nomine Jhesu suam benedictionem condonante.. 

« Supradicto anno et die lune septimo mensis Jumj. Vicus de lui- 
« gineo tubator retulit mihi Cancellano infrascripto se bodie vna cum 
« Bartolomeo Quaiola et Paulo de Montefalcone tubicims dictorum domi- 
« norum Priorum et eorum parte et mandato precomzasse P er 
« loca publica et consueta huius ciuitatis Fulgmei et alta et intelligibili 
« noce legisse et diuulgasse de uerbo ad uerbum predieta omnia et-sm- 

« gula Capitala et in illis contenta. . 

« Ego Bernardus de Albricis Cumanus publicus Imperiali auctori- 
« tate notarius, ac impresentiarum notarius Reformationum et Cancella- 
« rius prediate Magnifico Communitatis Fulginei de premissis omnibus 
« et singulis rogatus fui et ideo predicta omnia manu mea scnpsi et m 
« ipsorum fidem et testimonium signum mei tabellionatus apposui con- 
« suetum » (1). 

« Dall’ultima parte di questo documento si rileva che 1 Pnon vollero 
dare ai suddetti capitoli una importanza anche maggiore, e pero ne 
giorno che seguì il giuramento di essi, ne fecero piti volte dar lettura 
publica a suon di tromba in più luoghi della Città, sia perche chi no 
vi intervenne nel dì innanzi ne potesse prendere cognizione, sia perone 
chi li udì e li giurò li potesse anche meglio ritener nella memoria. 

« Saggiamente poi i Priori suddetti ne inviarono copia al Cardinal 
Legato a Perugia, perchè li approvasse, cosa che tosto fu fatta impe¬ 
rocché giunse ai Priori la lettera seguente, con la quale il Legato 
approvava i capitoli, e ne rimandava la copia con le particolari approva¬ 
zioni a ciascuno di essi. Ecco la lettera del Cardinale Capramca Legato 
dell’Umbria e Rettore di Foligno : 

« Spectabilibus uiris amicis nostris carissimis 
« Prioribus Civitatis Fulginei. 

« D. titulo Sancte f in Jherusalem presbiter Cardinalis Firmanus 

« apostolico sedis legatus. . . . ^ . ,. r .. ar0 

« Spectabiles uiri amici nostri carissimi. Reddito sunt nobis htt 
« uestre vna cum capitulis Juris jurandi prestiti per Ciues ìllius Ouu 

(1) Trovasi tutto questo lungo documento nel nominato volume delle Riformane 
dal 1441 al 1445, dalla carta 82 alla carta 88. 


PlCENUM SERAPHICUM 


281 


« tis prò stata Sanctissimi D. N. et sancte matris Ecclesie, que omnia 
« nobis grata admodum et iocunda fuerunt : tam prò stata prefati San- 
« ctissimi D. N. tum prò quiete et salute uestra. Quamobrem ut postulastis 
« Capitala ipsa signauimus manu propria et libenti quidem animo, eaque 
« signata et sigillata ad uos remittimus, hortantes uos ipsos ad huius 
« tam laudabilis propositi perseuerantiam, quod uos facturos speramus. 
« Ex Perusio IX Junij 1445 » (1). 

« Le approvazioni del Cardinale furono limitazioni dei vecchi diritti 
municipali i quali man mano, in Foligno e fuori, venivano cadendo per 
far luogo al nuovo ordinamento politico, che, all’antica autonomia ed alla 
primitiva dipendenza nominale o alto dominio della Chiesa, sostituiva 
quello reale ed effettivo, esercitato per mezzo di un Legato Pontificio 
residente in Perugia, e di un Rettore che lo rappresentava in Foligno. 
Difatto, il giuramento della Santissima Unione fu una vera dedizione della 
città di Foligno al Papa, fu un plebiscito libero e pensato, col quale 
questa città cominciò a far parte realmente del dominio temporale della 
S. Sede. E questo è uno dei punti più importanti per i quali il docu¬ 
mento stesso segna un’epoca nella storia del Comune di Foligno. (2) 

« Nuli’altro rimaneva a fare per questa Unione , e forse S. Giacomo 
quando giunse l’approvazione surriferita era già partito da Foligno. Non¬ 
dimeno nel pubblico consiglio si parlava ancora di essa e si prendeva in 
proposito qualche altra risoluzione. Tutti gli atti relativi furono autenticati 
con molti sigilli del Comune, e per cura del Cancelliere furono trascritti 
tutti nei libri delle Riformanze. Il 15 Giugno però, radunatosi il Consi¬ 
glio dei novanta, i Priori esposero ai loro colleghi, che, avendo pronti 
® sigillati i Capitoli della Santissima Unione , opinavano che si potessero 
deporre e custodire nella Chiesa di S. Francesco, dove era la cassa che 
custodiva le scritture del Comune. Ecco il tenore di quella proposta, dalla 
quale anche si rileva che il progetto di deporre quel documento in San 
Francesco, fu opera dello stesso San Giacomo. 

« Quoniam Capitala Sanctissime vnionis signata sunt et confirmata 
" per Reuerendissimum Dominum D. Legatum, dehinc registrata per 
8 Cancellarium nostrum in libris Cancellane, si placet presenti Concilio 
8 quod reponantur in Ecclesia Sancti Francisci huius Ciuitatis in quadam 
8 Oapsa que ibi est catenata et nomine Comunis, secundum quod uene- 
8 rabilis et religiosissimus uir frater Jacobus de Marchia predicator ordi- 
* nis minorum ordinauit. Yel quid fieri uidetur » (3). 

, « Tre furono i Consiglieri che interloquirono sulla proposta, Maestro 
io vanni da Scopoli Medico, Maestro Onofrio Medico, e Nicolò di Ser 
lacomo. Tutti convennero nell’affidare ai frati di San Francesco quella 

(1) Ibidem, fol. 81. 

del ^ e o U0n0 le approvazioni dei singoli capitoli della Santissima Unione per parte 
cìt eg ~ at0: 8 Datum Perusie die IX lunii MCCCCXLIV ». Gir. Miscellanea, fase. 

' P- <4: = Archiv. detto: Riform. cit. fol. 81-82. (N d R) 

(3) hoc. cit. fol. 89. ' 



































































































































































































































282 


PIOÉNUM SERAPHICTTM 


publica scrittura, anzi, l’ultimo dei tre propose che si chiudessero con 
tre chiavi; se ne desse una ai francescani di San Bartolomeo, un altra 
a quelli di Foligno, e la terza i Priori ritenessero in palazzo. Le parole 
dei tre cittadini suonano plauso per San Giacomo e debbono riferirsi 
integralmente. 

« Mag. Johannes de Scopio Medicus vnus ex dictis Consiliariis in 
« dicto Concilio existens, surgens dixit et consuluit.... Quo ad Capitala 
« Sanctissime vnionis, ipsam vnionem commendauit plurimis uerbis et 
« exemplis et dixit quod Capitala ipsa bene sementar, et lauda.t quod 
« ponantur in Sancto Francisco in dieta capsa cum tribus saraturis. (1) 

« Mag. Honofrius Medicus vnus ex dictis consiliariis surgens dixit 
« et consuluit.... Quo ad Capitala vnionis facte in hac magnifica Ciuitate 
« predicante religiosissimo uiro frate Jacóbo Marchiano ordinis Minorare 
« consuluit et laudauit quod ponantur in dieta capsa Sancti Francisci. (2) 

« Nicolaus Ser Jacobi vnus ex dictis Consiliariis surgens dixit et 
« consuluit.... Quo ad Capitala vnionis Sanctissime.... quod fiant tres cla- 
« ues, vnam habeant fratres Sancti Bartolomei, aliam fratres Sancti Fran- 
« cisci, et aliam Domini Priores » (8). 

« Nei libri del Comune, manca la deliberazione che i Consiglieri 
dovettero prendere in proposito, ma il diligente Cancelliere della Comu¬ 
nità registrò con la solita esattezza ciò che si fece di quei statuti e dove 
furono collocati. Egli registrò che il Consiglio aveva approvata quasi 
integralmente la proposta di Nicolò di Ser Giacomo Consigliere, onde la 
mattina di S. Pietro 29 di Giugno, i Magnifici Priori della Città con il 
Podestà di essa Ciono Orlandi da Siena, accompagnato da molti cittadini 
si recarono nella Chiesa di San Francesco, in tempo che quei frati can¬ 
tavano la Messa solenne, ed entrati nella Sagrestia, aperta una grande 
Cassa, vi chiusero con tre chiavi una cassetta minore che conteneva i 
noti Capitoli e gli atti relativi, e tornati al Palazzo, consegnarono una 
delle tre chiavi al Podestà sunnominato, ritennero presso di essi una 
seconda, e deliberarano di consegnare la terza ai frati di S. Bartolo¬ 
meo presso Foligno. Tutto ciò viene descritto nel ricordo che segue: 

« Die Martis XXYIIII Junij qua die fuit festum beatissimi Petri 
« Apostoli. 

« Magnifici Domini Priores suprascripti prout determinatum et ordì; 
« natum fuit in Concilio nonaginta vna cum spectabili uiro Ciono Orlandi 
« de Senis honorabili Potestate Ciuitatis Fulginei et pluribus aliis Ciuibus 
« huius Ciuitatis in mane dum cantabatur Missa maior iuerant ad Eccle- 
« siam sancti Francisci et cum dictis Potestate et Ciuibus intrauerunt 
« Sacrarium diete Ecclesie et in capsa quadam reposuerant aliam capsetaW 
« paruusculam in qua sunt Capitala Sanctissime vnionis facte tempor 0 

(1) Ibidem. 

(2) Ibidem, fol. 90. 

(8) Ibidem. 


PICENTJM SERAPHICUM 


‘283 


« religiosissimi fratris Jacobi Marchiani de obseruaneia Minorimi: et dieta 
« Capitarla a parte exteriori, signata sunt quatuor sigillis paruis comunis 

« uidelicet a tribus ab vno latere, ab alio latere vno sigillo tantum. 

« Et his factis uenerunt ad palattium ipsorum dominorum Priorum et 

« dicto Domino Potestati assignauerunt vnam clauem ex tribus clauibus 

« cum quibus apperitur dieta capsa magna. Aliam dabunt uenerabilibus 
« Fratribus Sancti Bartolomei extra muros huius Ciuitatis : et aliam 
« ipsi Domini Priores penes se retinebunt (1). 


« Purtroppo così sante ed utili risoluzioni non durarono molto, e 
dopo alcuni anni si tornò alle antiche discordie, e vi furono proscrizioni 
e risse, e tumulti, e uccisioni : ma, come vedremo, S. Giacomo lasciò di 
sè desiderio assai, e il solenne atto che avea compito lasciò lunghe, e 
non lievi tracce. Nel 1489 il Rettore di Foligno che era Giulio Cesare 
Vescovo di Montepeloso, veduta la città in discordia, chiamò dinanzi a 
sè da dugento cittadini, e propose di mandare ad effetto una buona volta 
una publica concordia tante volte proposta, ma mai mandata ad effetto 
sulla forma di quella fatta fare dal beato Giacomo della Marca « ut se- 
pius (per usare le di lui parole) dictum est, et alias factum opera beati 
Jacobi de Marchia. » (2) Ma nel 1489 S. Giacomo era morto da parec¬ 
chi anni : dei 400 cittadini che giurarono la Santissima Unione del 1445 
la maggior parte doveva pure esser morta: il culto però e la venerazione 
per San Giacomo doveva essere ancora grande, se il nome di lui veniva 
posto fuori come argomento di pace e di concordia. 

« Nella sua predicazione quaresimale del 1445 anche un altra cosa 
ottenne S. Giacomo in Foligno. Egli trovò che i Cittadini in occasione 
di nozze e di funeri faceano spese esorbitanti in vesti, cortei, lusso di 
hrnii e di apparati senza fine. Anche qui ammonì e raccomandò modestia 
di abiti e limitazione di spese, del quale avviso si fece organo nel pu- 
hlico Consiglio Giacomo di Gentiluccio, il quale, alla fine dell’adunanza 
del 15 Giugno espose ai suoi colleghi, che a suo modo di vedere, e per 
quanto gli avevano detto parecchi cittadini, la Città riceveva molti danni 
Sla per la superfluità delle spese nuziali, sia per quelle dei funeri, onde 
proponeva che i Priori compilassero statuti suntuari relativi. Piermarino 
di Giampietro che era dei Priori accettò la proposta, confortandola col- 
l’osservare esplicitamente, che la proposta stessa egli la sottoponeva ai 
Consiglieri, memore delle prediche e degli ammonimenti di San Giacomo. 
Ecco il documento relativo : 


« Jn suprascripto generali Concilio, et peractis omnibus suprascri- 
<( ptis, surrexit Jacobus Gentilucci vnus ex dictis Consiliariis dicti Con- 
cilij et dixit ac consuluit. Quod, uidere suo, tam audita etiam aliorum 

* phirimorum Ciuium, hec Ciuitas maxima detrimenta passura est pro- 

* pter superfluitatem expensarum que nouissime fieri incipiunt in uesti- 

, (1) Loc. cit. fol. 88. Oggi in S. Francesco di Foligno nulla si conserva di questi 

documenti. && 

(2) Rifornì . 1488-1484, fol. 33. 





























































































































































































































































































284 


PICENTJM SERAPHICUM 


« bus et iocalibus Mulierum buius Ciuitatis, et similiter m expensis fune- 
« ralium : et rogauit ac consuluit. Quod Domini Pnores seruan facerent 
« et mandarent statuta et ordinamenta ac reformationes buius Ciuitatis 
« loquentes super predictis. Que si executiom mandarentur, esset quid 
« vtilimum Giuibus et artifìcis (sic) huius Ciuitatis. Quibus dictis Perma- 
« rinus Jhoannis Petri Prior antedictus, auditis et mtellectis uerbis dicti 
« Jacobi Gentelucij et etiam memor predicafionum et amonicionum Vene- 
« rabilis fratis Jacobi Marchiani circa predicta, proposuit coram dictis 
« dominis Consiliariis. Quid in predictis fieri sibi uidebitur Et si placet 
« quod Statata et Reformaciones Comunis super his disponentes seruentur 

« nel ne » (1). 

« Come è chiaro, i Priori vollero sentirci il parere dei Consiglieri, 
uno dei quali, il Medico Onofrio propose cbe si nominasse una commis¬ 
sione per questo fine, ita quod res, egli aggiunse, santissime dingantur 
et prò Militate Comunis. Ma un altro Consigliere, Viviano di Luca, osservo 
cbe la Commissione sarebbe stata superflua, e mutile la compilazione eh 
nuove leggi, bastando a suo giudizio cbe si osservassero i vecchi statuti 
suntuari fatti « tempore fratris Bartolomei super predictis , quescripta sm 
in Statuto rubro Comunis Fulginei, manu ser Benedicti de la Kocheta oli 
Cancellarli huius Magnifice Ciuitatis. (2) Difatti nello statuto Comma 
(che dal colore del cuoio col quale è ricoperto, dicevasi lo statuto ossi 
esistono minute e particolari leggi sui funeri e sui maritaggi (3 com¬ 
pilati il 16 Marzo 1426 (4), nel quale anno fu veramente a Foligno a 
predicare la pace e a raccomandare la modestia delle vesti e del lusso, 
un altro Santo frate, Bartolomeo da Giano (5) cbe altre volte eziandi 
crasi recato in questa città. (6) I Priori però dovettero conoscere che 
le leggi suntuarie del 1426, non erano piu buone nel 1445 onde alia 
proposta di far rivivere le vecchie prescrizioni, anteposero di nominare, 
come opinava il Medico Onofrio, una Commissione nuova e questa 
eletta con settanta voti favorevoli e soli cinque contrari (7). 

« Qui termina quanto operò in Foligno San Giacomo nella sua prim 
venuta, cioè dal Marzo al Giugno del 1445. 

❖ 

* * 

« La seconda venuta accadde nel 1464, anzi sembra cbe in quest’anno 
egli siasi recato più volte in Foligno. Forse non c’inganniamo se aW 
miamo che egli vi predicò la quaresima. Risulta infatti da documen 

(1) Riform. 1435-1445, fol. 92. 

(3) Arch/°Com. Statuto del Comune , tol. 122-124. Sono intitolati Ordinami 
super sponsalitiis et corruptis mortuorum et ornamenti mulierum. 

(4) Arch. detto. Riform . 1425-1433, fol. 66-68. . T1 il3- 

(5 JaoobiìjLI L. Vite dei Santi , Beati delV Umbria. Foligno, 1653, voi. Il, P* * g 

(6) Vedili mio studio: Le arti e le lettere alla Corte dei Trinci. Foligno, 1» 

P (7) Arch. Com. Riform. 1435-1445, fol. 92. 


PICENUM SERAPHICUM 


285 


tempo, che nell’anno 1464 predicava in Foligno un religioso che godeva 
molta stima, e che tutti i giorni quasi raccomandava ai cittadini di non 
acquistare più pegni dagli ebrei, con molto nocumento delle anime loro. 
L’11 marzo di quell’anno si radunò il Consiglio Centumvirale, ed eranvi 
presenti settantasei Consiglieri. Gianfrancesco di Ser Nicolò Rampeschi, 
che era dei Priori, a nome suo e dei Colleghi in ufficio rivolse ai con¬ 
gregati un discorso che ci vien quasi conservato testualmente dal Can¬ 
celliere della Comunità in questa forma : 

« Spectabiles Consiliarij. Cause propter quas.... fecimus isto die... 
« cohadunate sunt.... Imprimis. Vos audistis quam benigne et maxima 
« cum cantate in hac proxima quadragesima ille Venerabili Religiosus 
« paedicator noster nos sepe sepius et continue in omnibus pene predi- 
« cationibus suis hortatum est ac monuit quod prò exoneratione nostre 
« conscientie et ne anime nostre amplius in huiusmodi laqueo maneant, 
« scilicet excomunicationis, providere debeamus rei nostre ; idest circa 
« pignora empta ab hebreis per nostros Ciues et forte et per Comitatiuos 
« in preteritum. Ex quo bonum esset quod prouideretur, quod vnus alteri, 
« et alter alteri qui pignora huiusmodi emerunt ad inuicem remissionem 
« faciant liberalem : nec non in Capitalis hebreorum apponi et addi facere 
« capitulum hoc, quod . de inceps elapso tempore quod in eorum capitu- 
« lis continetur de pignoribus deperditis, pignora huiusmodi deperdita 
« retrouendi debeant publicum ad sonum tube ut fit in aliis ciuitatibus 
« et terris. Nec non et bonum esset prouidere de electione fìenda de 
« nonnullis ciuibus bonis super pacibus fìendis inter nostros Ciues in 
« presenti quadragesima ut moris est » (1). 

« Dal quale discorso si rileva che la mente dei Priori era di nomi¬ 
nare una Commissione di Cittadini che provvedesse tanto sull’affare degli 
borei, restituendosi l’un l’altro fra Cristiani quei pegni che aveano acqui¬ 
stato da quelli, quanto sull’affare della publica pace e concordia. E la 
Commissione fu eletta, con 73 voti nella persona di 20 cittadini, sebbene 
qualcuno la volesse più numerosa. (2) Ora, io ritengo che quel uenera- 
oilis religiosus predicator il quale quam benigne et maxima cum cavitate 
Predicava la quaresima, possa esser stato lo stesso S. Giacomo della 
l'iarca, il quale veramente nel Maggio di quell’anno predicò a Foligno 
a Crociata, e in nome di Pio II concesse delle indulgenze. Ecco come 
racconta la venuta il Jacobilli nei suoi inediti Annali di Foligno , 
desumendo la notizia da varii fonti : 

* U gran seruo di Dio Fr. Giacomo della Marca dell’Ordine dei 
(< Minori Osseruanti, essendo fatto Commissario generale della Crociata a 
1 p.^ a §§l°> u iene a 16 detto 1464 a Foligno con un breue di Papa 
Pio II, nel quale concede indulgenza plenaria a tutti quelli... che da¬ 
ranno per il sussidio della Crociata, il ualore di quello che spendereb¬ 
be Arch. Com. Riform . 1464-1468, fol. 29. 

(2) Arch. Com. toc. cit. 























































































































































































































































































286 


PICENUM SERAPHICUM 


« bero in una settimana per essi e loro famiglia in uitto. Ricene molte 
« elemosine che fa conseruare appresso due depositari che furono Bartolo 
« di Gaspare Varcannati, e ser Betto di Ser Andrea Varini, uiuendo esso 
« con molta pouertà et essempio, predicando nella Cattedrale con gran- 
« dissimo spirito. Nell’Auento s’infermò nel Conuento di S. Bartolomeo 
« fuori di Foligno. Fu uisitato e.... da cittadini e fece alcuni mira- 
« coli » (1). 

« E che realmente allora San Giacomo stesse male, si rileva con 
certezza da questo, che cioè il 6 Novembre di quell’anno 1464 il Papa 
fece scrivergli una lettera dal Cardinal Legato di Bologna, nella quale, 
attesa la sua malferma salute, lo esonerò da tutte quelle fatiche che lo 
occupavano dì e notte. (2) Qui è bello inserire il racconto di un gra¬ 
zioso aneddoto del Santo mentre stava ammalato m San Bartolomeo. 
Esso ci viene narrato da tutti gli scrittori francescani, ma ignoro donde 
lo traessero. Noi lo riproduciamo colle parole stesse del Jacobilli : 

« Onde nacque, che la fama della santità di lui fu sì celebre et vm- 
« uersale, che la maggior parte delle persone bisognose ricorrevano alla 
« oratione di questo gran Seruo di Dio. Il quale nel predetto temp 
« infermatosi grauemente nel medesimo Conuento di b. Bartolomeo, si 
« sparse la uoce che se n’era uolato al Signore, et che facea molti mirar 
« coli. In questo mentre, in un Castello di Fuligno, non molto distante 
« dal Conuento, s’infermò a morte un’hvomo secolare, il quale fu persuaso, 
« che per ricuperare la sanità facesse uoto al Beato Giacomo e a 
« Marca: il che dall’infermo esseguito subbito diuenne sano. Volendo 
« poi il Contadino in sodisfazione del uoto adempire a quanto ano» 
« promesso, gli fu detto che il Beato Giacomo non era altrimenti morto, 
« ma che dimoraua nell’istesso Conuento et però l’andò a uisitare, e 
« giunto alla presenza di lui gli rese molte grazie, et gli partecipo i 
« uoto, ch’auea fatto di portargli una torcia di cera la quale gli 
« consegnò con pari gratitudine et pietà. Ammirata dal Beato la tede e 
« bontà di colui, gli disse eh’essendo Idio origine d ogni gratin, a m 
« rendesse i ringratiamenti della sanità ricuperata; et con la benedittiou 
« del Signore lo licentiò dalla sua presenza (3). 

« Questo racconto così semplice e naturale, non può sospettarsi ® 
modo alcuno che sia stato inventato, quantunque non conosciamo 
qual fondamento il Jacobilli, il Waddingo ed altri fino al Nicolai 
abbiano ricordato. Aggiunge anzi il Nicolai un altra circostanza, eh 
mentre il Santo dimorava in S. Bartolomeo, gli fu condotta dinanzi 
vecchia indemoniata, la quale lo gettò a terra con una forte guancia 

(1) Jacobilli. Annali di Foligno , ad an. 1464. Ivi indica i fonti del: suo rac«o 
così- Monumenta Fulginei, Vitelleschi Catelma (che forse scrisse qualche cronaca 
suo tempo), Dorius lib. 9, 1464, Acta b. Iacobi de Piceno. 

(2) Vedila nel Wadding, Annales Minorimi, ad an. 14fa4, n. aavii. 

(3) Vita del Beato Paolo Trinci. Foligno, 1627, p. 78. 


PICENUM SERAPHICUM 


287 


Ai che egli provvide liberando la malata col segno della Croce, e col 
nome di Gesù. (1) Il Nicolai avrà certo avute le prove di questo fatto. 

« Intanto nell estate del 1464 erano succedute in Foligno novità 
assai, e malgrado la pace fatta più volte, furonvi risse, occisioni, confi¬ 
sche, causate da una classe di cittadini che volea reggersi a republica e 
non riconoscere, il Pontefice. Fu una vera sollevazione, nella quale pre- 
sero parte molti di quei stessi cittadini che nel 1445 avevano giurata la 
tantissima Unione. La piazza grande, le scale e la chiesa stessa di S. Fe- 
liciano dove venti anni prima aveva risuonato la voce di San Giacomo, 
e dove il popolo aveva giurata la pace, furono teatro di scene sanguinose. 
JN on.si rispetto fede giurata, non santità di luogo, e frale immagini dei 
banti, © a piè degli altari si uccisero pacifici cittadini, e gli agonizzanti 
stessi si tolsero di vita. Fu un momento di pazza frenesia, che disonorò 
e offusco la bella memoria della Santissima Unione. (2) Ma la calma 
torno, e la Città, che in un momento di pazzia erasi levata in arme, 
orno alle antiche consuetudini. Gli animi però erano sempre esaltati, ed 
eravi bisogno di chi li rappacificasse veramente. I priori della Città ri¬ 
pensarono a San Giacomo della Marca, alla lega fatta fare in Città ven- 
anm prima, al nome che godeva, alla venerazione che riscuoteva e 
perciò ne scrissero al Papa, pregandolo di mandar loro per predicatore 
Giacomo. Il Papa assentì, e per mezzo del Vescovo di Treviso Refe¬ 
rendario Apostolico, che ne scrisse una lettera al Magistrato, fece cono¬ 
scere il suo gradimento per la scelta fatta. Digraziatamente mancano 
ocumenti e circostanze su questo fatto, e noi non possiamo far altro 
?, 6 pnblicare la lettera del Vescovo di Treviso, che in questo punto è 
1 unico documento che si conosca. 


« Venerabili ac religioso uiro Patri in Christo carissimo , frati Jacobo 
eie Marchia , uerbi Dei predicatori eximio. Supplicarunt Communitas et 
ciues Fulginenses Sanctissimo Domino nostro, dignaretur suaSanctitas 
de gratia speciali ei prò isto anno concedere' ut paternitas uestra ad 
predicandum Dei uerbum ibidem accederet, de cuius uita et doctrina 
plurimum confidentes, animarum suarum saluti bene consultum putant. 
Quorum deuotioni Beatitudo sua gratiose annuit, nobisque uiuae uocis 
oraculo commisi!, hortaremur Vos in Domino pariter et moneremus, 
ut ad Ciuitatem istam uos conferretis, ipsumque Dei uerbum juxta peti- 
tionem eorum ac deuotionem, et quantum creditum uobis a Dio talentum 
suppetet predicaretis, et ita per praesentes uos hortamur atque mone- 
uius, namque et Sanctitati suae rem gratam efficietis. Valete in Domino 

MOCCCLXIV 1 Pr ° n ° bÌS ’ R ° mae ’ 6X Palatio Apostolico, XVI Octobris 


« 'lheodoricus Episcopus Treuisinus a S. D. N. Papae referendarius ». (3) 

W Ffta Storica di S. Giacomo. Bologna, 1876, p. 119. 
lamini V? di racconto fattone dal Cardinale di Pavia (Ep. et Comm. Iacob. Picco- 
Famiàu Milano, 1506, fol. 345-446) e da Durante Dorio {Storia della 

duglia Trinci eco. pag. 169 e segg.). 

0>) Wadding. L. Ann. Minor . ad an. 1464, n. XXV-XXVI. 













































































































































































































































































288 


PICENUM SERAPHICUM 


« Fu in questa venuta che San Giacomo si ammalò, e fu allora che 
accadde l’aneddoto del buon villano che ottenne di guarire credendolo 
morto non che quello della vecchia che lo gitto a terra. E a deplorare 
che di tanto bene che fece San Giacomo in Foligno nessun ricordo o 

scolpito, o inciso, o dipinto ci sia rimasto Le scritture della OMesa di 

S Francesco sono andate smarrite da secoli ; il Convento di S Bartolo¬ 
meo è stato rinnovato da capo a fondo ; fu modificata la grande scalea 
di S Feliciano, e inutilmente si cerca un marmo che ricordi 1 opera sa¬ 
lutare del pio, del dotto, del grande minorità marchigiano, mentre questo 
ricordo, sia pur modesto, non solo sembra opportuno, ma e veramente 

doveroso^ ^ ^ ^el giorno di primavera, salisse quell’amena collina 
presso Foligno, ove sorge il Convento di S. Bartolomeo di Marano dei 
Minori Osservanti, entrando nella Chiesa, trova presso la porta una sta¬ 
tua di assai mediocre valore che rappresenta San Giacomo della Marca. 
Dinanzi a quella statua tomi il lettore colla memoria a quattro seco 
indietro, ed evochi nella sua mente la figura scarna e pensosa di biffi 
Giacomo, che dal tumulto della sottostante citta saliva sulla verzura m 
quel colle a rinfrancare le membra e lo spinto, elevando il pensiero alla 
contemplazione delle divine cose » (1). 


(1) Michele Faloci-Pulignani. 



« Al tempo che frate Jacopo da Fallerone, uomo di grande sanctitade, 
era gravamente infermo nel luogo di Moliano nella Custodia di Fermo, 
frate Giovanni della Vernia, il quale dimorava allora al luogo della Massa, 
udendo della sua infermitade, imperocché lo amava come suo caro pa 
si puose in oratione per lui, pregando Iddio divotamente con oratione men 
tale, che al detto frate Jacopo desse sanità del corpo, se fosse il meg io 
dell’anima. E stando in questa divota oratione, fu ratto in estasi, e vi e 
in aria uno grande esercito d’Angeli, e Santi sopra alla cella sua eh * 
nella selva, con tanto isplendore, che tutta la contrada dintorno n’era am 
minata: e fra questi Angeli vide questo frate Jacopo infermo, per cui eg 
pregava, istare in vestimenti candidi tutto risplendente ». 

(Fioretti, c. li)- 


Con. l’approvazione dell’Ordine e llelFAutoritò^ ^ 

Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile . 

MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AVV. FILIPPO GIORGETII& 


Fascicolo l\l. 3. 


TREIA (Macerata) 


25 Giugno 1915. 


PICENUM SERAPHICUM 

PERIODICO BIMESTRALE FRANCESCAIO-STOBICO-CBITICO-REEIONALE 

Anno XU -5erie Seconda del “Crocifisso Redentore,, 


« Proferet de tliesauro suo 
nova et vetera ». 

Matth. XIII, 52. 


INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO 


!• Per il « Picenum Seraphicum » * La Direzioni*! . p a „ 289 

2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia (Contili.) . . , 299 

• Beato Angelo Clareno dei Minori (Contili.) - Il Direttore ...» 312 

^d^Forano ' ** ^ ^ ® Cormdo d ’°ffl da nel nostro Convento 

5- Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 23/ del 

sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi O. F. M. (Contili.) ...» 335 

•IP. Giovati Battista da Pesaro: Grande Viaggiatore, e Missionario 
Francescano del Secolo XVI - Fr. Candido Mah,otti dei Minori. . 351 

/isita Triennale „ del P. Orazio Civalli (Contili.) .. 381 

I Nostri Santi: Martirolo/io Piceno ... QO , 

lo V ezl0ne Storica: dai titoli, dai giornali, dalle riviste, . 402 

• varia: Statuti del Monte di Pietà di Cingoli ......... 423 


Bar Si prega di leggere le Notificazioni 
n Quarta pagina delia copertina "S£q 


MACERATA 

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invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi l’abbo¬ 
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PER “ IL PICENUM SERAPHICUM 

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Non per la facile smania di far noto a tutti, quella na¬ 
turale compiacenza che si prova nel ricevere congratulazioni 
o nel leggere encomi sui giornali e sulle Riviste, ma solo 
per compiere un dovere di gratitudine pubblichiamo alcuni giu¬ 
dizi pervenuti a questa Direzione, circa l’importanza del Pice¬ 
num Seraphicum, dando così ai nostri cari lettori una prova del 
largo favore incontrato dal medesimo nell’ambiente degli stu¬ 
diosi in fatto di francescanesimo. 


Procura Generale 
dei Frati Minori 
Roma 

Carissimo P. Ciro, 


Li 21 Febbr. 1915 


Gradisca ì miei augurii per l’ottima riuscita del primo fascicolo del 
Picenum Seraphicum » 

Prego il Signore conceda a Lei ed ai suoi Collaboratori tutte le 
grawe necessarie perchè la Rivista continui sempre in melius a gloria 
«eli Ordine nostro. 

Con affettuosi ossequi mi creda 


Suo Devotissimo 
Fr. Placido Angelo Lemos 
Proc. Gen. dei Minori 


Provincia di S. Pacifico 
dei Frati Minori 
Matelica 

14 Marzo 1915 

Molto R. Padre Ciro, 


S*° letto con vero piacere il primo numero del nostro « Picenum 
P icum » dalla P. V. sapientemente diretto, e l’ho trovato conforme 

Anno I, 1915 . Eascicoi.o in. 


19 














































































































































































































































































290 


PICENUM SERAPHICUM 


ai desideri della nostra Provincia e sovrabbondantemente ricco di sto¬ 
riche notizie del Serafico Istituto in questa nostra bella regione, ben di¬ 
sposte ed opportunatamente documentate. Me ne congratulo vivamente 
con la P. V. M. E. che non ha risparmiato fatica e sacrifici, perche il 
desiderato periodico, non solo rispondesse all’aspettazione di tutta que¬ 
sta nostra Provincia, ma anche di molto la superasse. 

Le giunga la presente come un piccolo attestato della mia doverosa 

riconoscenza. 

La benedico di cuore e con ossequi mi professo 
di V. P. M. E. 

Affezionatissimo in G. 0. 

Fu. Pietro Mora 
Min. Prov. dei Minori 


M. R. e Carissimo P. Ciro, 

Il « Picenum Seraphicum » è stata una bella idea e menta il plauso 
e la riconoscenza di tutti i francescani veri amatori delle glorie della 
propria Istituzinne. 

Einnovo gli auguri e ricambio affettuosamente 1 saluti fraterni. 
Pesaro, 21 fébbr. 1915 

Suo Afif.mo Confr. 

P. Pacifico da Sanseverino 
Guarà, da Cappuccini 

Molto Rev. P. Ciro, 

Ho ricevuto il 1. numero del « Picenum Seraphicum » e le invio 1® 
mie più sincere ed entusiastiche congratulazioni per la splendida e intere 

sante pubblicazione. 

Eingraziandola di cuore la ossequio 

Camerino, SI fébbr. Ì915 


Suo Devotissimo 
P. Eaimondo Gabbianelli 
dei Minori 


PICENUM SERAPHICUM 


291 


P. Ciro Carissimo, 

Mando la presente per abbonarmi all’importantissimo bimestrale 
« icenum Seraphicum » Sono del tutto persuaso che farà incontro non 
solo fra noi Eeligiosi Francescani, ma ancora presso quanti sono amatori 
di stona. Bravo, P. Ciro, me ne rallegro di vero cuore ! 

Fraterni saluti dal sempre vostro 

Fermo, 23 fébbr. 1915 

Aflf.mo Confratello 
P. Nazareno Menicucci 
Ofm. 

M. R. P. Ciro Stimatissimo 

Ebbi il primo fascicolo del Periodico: lo lessi subito tutto, ed in ge 
nera e con piacere. Per me l’articolo più importante, e, non fo per adu- 
ar a, meglio condotto, è quello sul Clareno: onde quando l’avrà condotto 

a ne, riuscirà una bella monografia e spero, come oggi suol dirsi, esau- 
nente.... 7 

La saluto e mi creda suo 

Iesi, 27 febbraio 1915 

Afif.mo Confr. ed Amico 
Fu. Candido Mariotti 0. M. 

Il numero ricevuto mi è riuscito di pieno gradimento, e mi congra- 
• 0 con gl intraprendenti iniziatori e compilatori. Auguro vita prospera 
Uftga con saluti cordiali al Direttore P. Ciro. 

Pesaro, 10 marzo 1915 

D. Romolo Molaroni 
Proposto della Cattedrale 

Molto Rev. Padre, 

iute H ° lett ° n Picenum Seraphicum e se seguita, riuscirà una delle più 
y p osanti pubblicazioni francescane d’Italia. Mi rallegro di cuore con 
aternita e faccio i migliori auguri.... 

Ossequi cordiali. 

Vivaio-Incisa , 11 mano 1915 

Devmo Suo 

P. Saturnino Menoherini 

0. F. M. 























































































































































































































































































292 


PICENUM SERAPHICUM 


R.mo Padre, 

Le mando l’importo dell’abbonamento al Suo importantissimo Pe¬ 
riodico di cui bo gradito assai il primo numero di saggio. 

Mi creda con distinta stima. 

Sanginesio , 24 marzo 1915 

Dev.mo in Cristo 
P. Giovanni Zaffrani 

Provinciale del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco 

Gentilissimo P. Ciro, 

Ho letto il primo Fascicolo e mi ha piaciuto assai perchè non l’ho 
trovato partitante, come succede spesso a qualche scrittore di cose Se¬ 
rafiche. 

Con sensi di parzialissima stima e sincero affetto fraterno ho il bene 

dichiararmi. 

Della P. Y. M. E. 

Osimo, 2 4 marzo 1915 

U.mo Dev.mo Confratello 
Fr. Francesco Carassai 
Guard. dei Min. Conventuali 

M. R. P• Stimatissimo, 

Le spedisco l’abbonamento al suo pregiato Periodico Picenum Sera- 
phicum. Continui pure alacremente il suo cammino, chè farà molto bene 
agli studiosi di storia francescana. Il Picenum Seraphicum è opera degna 
d’ogni encomio. 

Lanciano, S. Antonio, 14 maggio 1915. 

Suo Aff.mo Confratello 
F. Giacinto D’Agostino 0. F. M. 

“ Il Cittadino „ 
di Macerata An. Vili 
N. 11 - 13 marzo 1915 

“ PICBNUM SERAPHICUM „ 

« E’ il tilolo della magnifica rivista succeduta al Crocifisso 
tore di Treia, che si pubblica bimestralmente sotto la direzione del P- 1 


PICENUM SERAPHICUM 


293 


da Pesaro, al prezzo di L. 7. Nè abbiamo esaminato accuratamente il 
primo numero, che ci è sembrato sotto ogni aspetto ricco ed interes¬ 
sante. Felicissima idea, a parer nostro, è stata quella d’iniziare in esso 
la pubblicazione della preziosa Visita triennale del maceratese P. Civalli 
divenuta oggi così rara. 

« Concepito su di vasto piano, diretto ad illustrare le glorie fran¬ 
cescane di questa nostra regione, nella quale come su poche altre, l’ideale 
del Poverello d’Assisi rifulse nel suo pieno splendore Picenum Seraphicum 
incontrerà il plauso di tutti gli studiosi, e sarà accolto in tutte le nostre 
biblioteche pubbliche. 

( ^ promotori dell’ottima rivista ed allo Stabilimento Tipografico 

dell Avv. Filippo Giorgetti, che con grande amore e con vero intelletto 
d’arte ne cura la splendida per quanto difficile edizione, i nosti auguri 
più vivi e sinceri. » 

“ La Voce di S. Antonio „ 

Roma 

Anno XX-13 marzo 1915 

« Salutiamo con vera gioia questo novello Periodico di storia fran¬ 
cescana nella Marche, il quale, tutt’altro che invadere il campo altrui, 
a dita a tutte le Provincie dell’Ordine una miniera inesaurabile di studi 
propri ed interessanti, i quali non possono non contribuire in modo splen¬ 
do ed efficace alla storia generale della grande Famiglia Francescana 
e della Chiesa. Siamo certi che se in tutte le regioni (e nel mondo sera- 
co ve ne sono ancora molte) si facesse il medesimo che promette di 
are il Picenum Seraphicum col suo indovinato programma, tante belle 
g orie dell’Ordine e dei luoghi non resterebbero ignorate o svisate, come 
Purtroppo è accaduto fin qui. I tesori immensi e preziosissimi che rac- 
° [* d . ono tante biblioteche regionali non verranno mai per intero dissep- 
P e hti e collocati nella loro vera luce, finché non si terrà la via che in- 
e ftde tracciare il Picenum Seraphicum, 

« Abbiamo data una rapida scorsa al primo numero dell’ottimo Pe¬ 
riodico e ci siamo subito accorti che non solo il programma è mante- 
mit °’ ma che L pubblicazione, modesta in apparenza, serve mirabilmente 
a completare e correggere tante altre pubblicazioni del genere più vaste 
6 Poderose. 

dell * Cl rallegriamo Pertanto vivamente con i buoni e laboriosi Padri 
a Provincia di S. Pacifico da Sanseverino, i quali con idea veramente 
e uiale, si son proposti d’illustrare storicamente l’Ordine Serafico in tutto 









































































































































































































































































































294 


PICENUM SERAPHICUM 


il territorio marchigiano, che abbraccia le provincie civili di Pesaro, An¬ 
cona, Macerata ed Ascoli Piceno, non esclusa la Repubblica di S. Ma¬ 
rino ». 

“ Miscellanea Francescana „ 
di Mons. Michele Faloci 
Assisi 

Anno XVI - Fascicolo I. 

« Picenum Seraphicum ». — Si è pubblicato il primo fascicolo di 
questo nuovo periodico, il quale si propone, come abbiamo accennato 
{Misceli. XY, p. 160), di radunare nelle sue pagine tutto quanto può in¬ 
teressare la storia francescana della Marca di Ancona. Ne è benemerito 
fondatore e direttore il Rev.mo P. Ciro da Pesaro 0. M. che possiamo 
chiamare nostro collaboratore. Questo fascicolo di p. 144, fra le altre 
belle cose, contiene la stampa della celebre Visita triennale del Conven¬ 
tuale P. Civalli, documento molto interessante della fine del XYI secolo. 
Il Picenum poi ripubblica, con grande larghezza, articoli di altri perio¬ 
dici, purché di soggetto marchigiano, e dai volumi della nostra Miscel¬ 
lanea, ha anche riprodotto le bibliografie di ben 47 libri di soggetto 
francescano piceno, che abbiamo pubblicato dal 1883 in poi. 

« Al nuovo Confratello i nostri auguri. » 

Sono parole di encomio, espressioni di simpatia, giudizi 
benevoli sul merito del nostro lavoro, ringraziamenti ed au¬ 
guri i quali non solo ci servono di geniale incoraggiamento e 
di forte sprone a proseguire con slancio la via intrapresa, ma 
per noi sono ancora prova indubbia di aver posto mano a 
un’opera rispondente ai bisogni degli odierni studi francescani 
e alle giuste esigenze della critica moderna; ad un’opera eh 
è sommamente necessaria per completare la storia de e 
nostre Marche e venire in aiuto a quella della grande 
benefica Famiglia del Poverello di Assisi. Pertanto, fidu¬ 
ciosi nel valido appoggio dei nostri collaboratori e lett°r > 
sicuri delle nostre vere glorie passate, il Picenum Sevap tc 
narrerà tutta intera la storia del francescanesimo regionai , 
illustrando luminosamente lo studio assiduo, la virtù eroica, 
le sante imprese, il lavoro instancabile e tutto il bene °P 
rato per il lungo corso di sette secoli nell’Ordine, nella Cfims - 
nella società dai Francescani delle Marche. 


picenum seraphicum 


295 


* 

* * 

Questa franca affermazione, spontaneamente caduta dalla 
penna per la certezza del nostro ingente patrimonio storico, 
potrebbe, forse, far sorridere il mondo degli increduli i quali 
quando si tratta di una pubblicazione avente in modo esclu¬ 
sivo per soggetto la storia dei poveri ed umili frati, non sanno 
o non vogliono riconoscere in essa interesse alcuno, poiché 
prevedono di non trovarvi una sola pagina infiorata di tutti 
quei luoghi comuni che costituiscono per essi e rimangono 
sempre il fondo di ogni loro rettorica. Alle varie famiglie 
francescane della nostra Regione, a queste milizie umili e 
grandi che in tempi miserevoli seppero consolare e tenere 
alto il vesillo della vera fratellanza e della vera civiltà, a 
questi assidui pionieri dell’ideale cristiano fra i rottami am¬ 
massati dal delirio di basse passioni, dalle negazioni triviali 
del più ributtante pessimismo, essi, gl’increduli, sono capaci 
di chiedere: Qual’è l’opera vostra ? in che vi rendeste utili ? 
Potremmo rispondere subito che per vedere l’opera benefica 
dei Francescani nelle Marche attraverso sette secoli di vita, 
per constatare la loro utilità religioso-sociale a vantaggio dei 
popoli bisogna seguire passo passo la nostra pubblicazione 
bimestrale e leggerla senza preconcetti, senza passione, senza 
ostili giudizi, ma solo alla stregua di documenti irrefragabili : 
adora solo si vedrà, gustandola, la verità storica di queste 
milizie irrompenti da ogni angolo piceno, per combattere la 
battaglia santa della virtù, della giustizia e della cristiana 
fratellanza. 

Infatti, la storia di queste pacifiche ed umili milizie narra 
Cle ne i tempi dell’oro e del ferro i nostri popoli forsennati 
n °u ebbero, fra la crudele tirannide di pochi e l’abiezione 
servile delle plebi, che l’ombra austera del convento, minac- 
Cla ai primi, sollievo e conforto agli oppressi. Che se la pre¬ 
potenza, resistendo alla libera parola della carità francescana, 
£l faceva audace nella turpitudine delle sne opere, da questi 
poveri chiostri salmodianti e preganti non cessavano di venir 
Jioii i robusti soldati della Croce i quali sul pulpito, dalle 
So.1 6 ^ 16 ’ in mezzo a * popoli, nel governo delle diocesi, sul 
°gfio pontificio, tra gli stessi barbari, predicavano la pace, 


































































































































































































































296 


PICENUM SERAPHICUM 


difendevano la giustizia, guidavano le moltitudini sulla via 
della vera morale e della soda civiltà cristiana. E Pellegrino 
da Fallerone, Pacifico. Re dei Versi, Francesco Venimbeni, 
Girolamo d’Ascoli, Gentile da Matelica, Tommaso da Tolen¬ 
tino, Giacomo dalla Marca, Pietro da Mogliano, Giambattista 
da Pesaro, Felice Peretti, Pacifico Divini e cento altri cam¬ 
pioni di sapere, di carità, di eroismo consolarono con la loro 
benefica azione sociale le genti italiche e straniere. 

Le pagine del Picenum Seraphicum diranno che nel nome 
di Dio e del sentimento cristiano si accesero anche nei no¬ 
stri numerosissimi conventi non poche scintille dalle quali 
doveva venir fuori la nuova civiltà, l’idealità nuova delle 
città guelfe, l’arte nuova, la vita nuova : diranno come nelle 
corti di Urbino, di Camerino, di Pesaro è nella stessa Re¬ 
pubblica di Sammarino i francescani abbiano cooperato per 
rendere più umanitarie le leggi, meno procace il lusso, più 
accessibile la giustizia, più larga e benefica la carità: diranno 
come, nella fierezza dei secoli, innumerevoli bisognosi di pane 
e di conforto bussavano alle porte dei nostri conventi le 
quali si aprivano sempre pronte al soccorso materiale e spi¬ 
rituale dei corpi straziati dalla fame, delle anime dilaniate 
da infiniti dolori. 

La miseria e l’usura gettavano i nostri popoli nella piu 
profonda desolazione, e il secolo XV favoriva la prepotenza, 
l’affarismo, l’ingordigia flemmatica e sistematica degli ebrei: 
in che si resero utili i francescani piceni ? essi chiedevano la 
elemosina nel nome santo di Dio ed i loro conventi si tra¬ 
sformavano in vere cucine economiche le quali, a differenza 
di quelle fondate dalla moderna civiltà, erano distribuite gra¬ 
tuitamente. E siccome ogni angolo delle Marche aveva un 
convento dei poveri seguaci di S. Francesco, così ogni angolo 
delle Marche aveva la sua cucina per i bisognosi di pane. 
Ma l’impronta caratteristica lasciata dai francescani in questo 
tristissimo secolo fu l’opera dei Monti di pietà contro l’usura 
dissanguatrice dei popoli. Lodovico da Camerino, S. Giacomo 
dalla Marca, Antonuzzo da Monterubbiano, Francesco dub¬ 
bino, Gabriele da Iesi, Marco da Montegallo, Francesco da 
Santelpidio, Giovanni da Fermo, Marco d’Urbino, Anonimo 
di Ancona, Francesco da Caldarola, Antonio da Pollenza, L° 
renzo d’Arcevia pieni di amor di Dio, esuberanti di vero pa¬ 


PICENUM SERAPHICUM 


297 


triottismo diedero a Monterubbiano, a Recanati, a Macerata 
Cagli, Pesaro Sanseverino, Fabriano, Osimo, Fano, Tolentino, 
Ripatransone, Sassoferrato, Iesi, Arcevia, Fossombrone, Calda¬ 
rola e a Cingoli i frutti del loro amore, gli effetti del loro 
umanitarismo, fondando in quelle terre l’istituzione santa dei 
Monti di pietà. 

Accanto a questi superuomini della carità benefattrice 
non devesi dimenticare i superuomini della robusta intelli¬ 
genza. Le Marche francescane possono indubbiamente presen¬ 
tare una ricca biblioteca di svariatissime opere attestanti la 
feconda produzione scientifica e letteraria dei suoi figli, 
quando nei secoli di ferro e d’ignoranza le tenebre sinistra- 
mente avvolgevano la verità, nascondendola ai grandi e molto 
più alle plebi. Il nostro Repertorio Bibliografico continuerà a 
mettere in piena luce i frutti abbondanti di uno studio pro¬ 
fondo ed intenso, continuato in mezzo a tante lotte ed al 
succedersi affannoso di tanti sconvolgimenti cittadini. Fran¬ 
cesco Venimbeni, Corrado Miliani, Francesco e Giacomo 
d’Ascoli, Giovanni da Ripatransone, Giacomo dalla Marca, 
Angelo Lucido da Fermo, Antonio da Matelica, Costanzo 
Suttafoco, Minio da Morrovalle, Simone Gaucci, Giovanni da 
Serravalle, Orazio Civalli, Felice Gabrielli, Gentile da Monte- 
fiore, Giambattista Chiodini, Mauro Saraceni, Agostino Gal- 
lucci, Maurizio Centini, Venceslao Pieralisi ed una serie lun¬ 
ghissima d’illustri scrittori rimarranno nella nostra storia e 
nel nostro cuore quali indistruttibili monumenti di sapere e 
di dottrina, per una doverosa e santa emulazione di studio. 

E le pagine del Picenum Seraphicum diranno che le 
chiese dedicate al Serafico Patriarca dei poveri e degli umili 
nelle città di Ascoli, di Fermo, di Ancona, di Pesaro, di Ur- 
bino, vera rinascenza dell’arte, lanciate dagli artefici cristiani 
verso il cielo come aspirazioni dell’anima, rispondono a quel 
tnovimento francescano il quale, dalla silente chiesetta di 
Valle Eremita e di Forano al classico S. Francesco di Ascoli 
f vii •^ ncona hm segnato un progresso ascensionale anche 
nell architettura delle terre picene, tra le genti italiche, nel 
’nondo universo. 

, Ala tutto ciò non basta; anzi tutto ciò è poca cosa. Alle 
. e degli increduli del mondo sfiorenti in un piccolo riso malva- 
§ 10 , da cui stilla non il brio caustico ed emendatore, ma tutto il 


















































































































































































































































































































298 


PICENUM SERAPHICUM 


fiele di anime disperanti, le pagine del Picenum Seraphiam 
manifesteranno le milizie di Dio con le schiere dei loro santi 
e dei loro beati, schiere sfavillanti di luce e di vittoria, schiere 
che formano la grandezza e la gloria della Marca francescana. 
Poiché sembra che l’Altissimo ai poveri nostri conventi per¬ 
duti negli angoli remoti delle città, o fra le rupi inaccessi¬ 
bili delle montagne, od ove più fitte intrecciano i boschi le 
loro liane, abbia affidato, come la leggendaria coppa ai cava¬ 
lieri del Sangraal, il calice prezioso dell’eroismo umano, della 
sovrumana completa dedizione di sé agli altri ed al cielo. E 
quel calice prezioso stillò sangue di martiri, lacrime di peni¬ 
tenti e di asceti, balsami, nei quali il Creatore infuse l’opera 
della grazia e del miracolo. 

Ed il numero grande dei santi e beati francescani è una 
gloria incontrastabile delle nostre Marche. Il nostro martiro¬ 
logio è un campo fiorito, in cui le virtù tutte del mondo, 
innalzate al grado eroico, formano un’aiuola dai colori e dai 
profumi svariatissimi. Accanto al candore liliaceo dell’olezzante 
verginità, tende al cielo i forti suoi rami la palma del mar¬ 
tirio, si nasconde l’umile viola, vegeta il lauro severo. Mentre 
santa Veronica Giuliani e le beate Battista Varani e Mattia 
Nazarei, serbano intatta nell’estasi della preghiera e della 
contemplazione la verginità dell’anima e del corpo, sì che 
nessuna bassezza umana neppure la sfiora, San Nicolò da Sas- 
soferrato, il suo concittadino beato Pietro ed i beati Gentile 
da Matetica e Tommaso da Tolentino tingono del loro sangue 
il saio francescano. San Giacomo della Marca ed i beati Fran¬ 
cesco Venimbeni, Corrado d’Ascoli, Pietro da Mogliano e 
Marco da Montegallo parlano la viva parola della fede e del¬ 
l’amore, piegano al loro cenno indurate volontà, estinguono 
gli odii, riuniscono gli animi e ridonano alle città la pace 
bramata. I Santi Benvenuto d’Ancona, Liberato da Loro, Se¬ 
rafino da Montegranaro, Pacifico Divini e molti beati e beate 
rendono l’umiltà loro mirabile, il loro silenzio virtuoso, » 
loro pazienza eroica, la rigida loro mortificazione un veio 
spettacolo presso Dio e presso gli uomini. 

Tutto questo diranno le pagine del Picenum Serapracw 
e tutto questo sarà la risposta eloquentissima al mondo deg 1 
increduli, sarà la prova indiscutibile della nostra franca afiei- 
mazione. 


La Direzione 


Picenum seraphicum 


299 


CONVENTO IHOBIIICO DEL SS,MO CROCIFISSO IN TREIA (l) 

('Continuazione : vedi p. 149-162) 


Treja antica fu nobilissima Città del Piceno rammentata 
da Plinio — Ist: nali, lib. 8. Cap. 18. Fù essa illustre Mu¬ 
nicipio dei Romani per testimonio di due inscrizioni erette 
dai Trejensi in onore di Mario Capitone, e di Cajo Camucio 
Clemente suoi difensori, e Patroni. Seguì la destruzione di 
questa città sotto le armi dei Goti, che devastarono le pri¬ 
marie città dell’impero Romano. Cessato l’impeto di queste 
armi nemiche, quei pochi cittadini sovravvanzati alle rovine 
della Patria si studiarono riedificarla, ed allora fabbricarono 
dalle macerie della distrutta la nuova Treja nella distanza di 
un miglio circa dagli avvanzi di quella, cui si diede il nome = 
Montecchio = Ma dalla S. M. di Pio VI. ripristinata all’onore 
di Città, riprese l’antica denominazione di — Treja = cui il 
Sommo Pontefice Pio VII restituì la Cattedra Vescovile fat¬ 
tone amministratore perpetuo l’Arcivescovo di Camerino. Stà 
la nuova Treja nell’alto di un colle in clima temperato, e sa¬ 
lubre : gode un ameno, ed ubertoso territorio diviso in colli, 
v alli, e spaziose pianure bagnato dal fiume potenza al mezzo 
giorno. Sta dentro la sua giurisdizione alcune ville, e nell’interno 
varie Chiese, e corporazioni Religiose dell’uno, e l’altro sesso. 

Sta nel temporale sotto la giurisdizione Apostolica di 
Macerata, da cui dista all’O. circa nove miglia. 

* 

* * 

Un miglio lontano dalla nuova Treja al N. stà la Chiesa 
( G SS. Crocifisso, che anticamente chiamavasi = la Pieve 

rR , G) Facciamo seguire al testo del documento, già pubblicato, la 
--one Ms. del 1887, la quale completa in parte i principali punti 
Ve T ^ f l u esto convento. Naturalmente alcune notizie contenute nel 
echio documento sono qui ripetute, ma ciò non toglie il valore della 
Presente relazione. ' (N. d. R.) 




































































































































































































































































800 


PÌCENUM SERAPHICUM 


di Treja = e può congetturarsi, che questo fosse uno dei siti 
migliori di Treja Antica, e ciò rilevasi da varie lapidi, medaglie, 
frantumi di statue, ed altri antichi monumenti, che d’intorno 
vi furono ritrovati. Verso il finire dell anno 1400, fù dal. pub¬ 
blico restaurata la detta Chiesa, e dedicata al SS. Crocifisso, 
e perchè fosse custodita, ed ufficiata con decoro ai 4 di Api* 
del 1512 fù deliberato dal pubblico consiglio, che si elegessero 
quattro dei primari cittadini ad oggetto, che detta Chiesa 
restasse governata, e la immagine del SS. Crocifisso tenuta 
con più venerazione. Ai 22 di Luglio del sudd. anno 1512 
dai priori stabiliti dalla Comune, e da quattro confratelli eletti 
della Compagnia dei disciplinati fu stabilito affidare la cura 
di questo tempio ad una corporazione Religiosa, e fù scelta 
dal generale Consiglio quella di S. Girolamo di Fiesole. Non 
potè però condursi sì presto alla esecuzione del progetto, e 
ciò forse, perchè Treja, anzi tutto il Piceno era dalla, peste 
travagliato, non che dal passaggio, ed alloggi di milizia stra 
nieri, e solo il giorno 21 marzo del 1519 si fece apposito 
istromento, che conservasi nell’archivio della Comune, e dal 
1619 = sino al 1668 = dai PP. di S. Girolamo di Fiesole fu 
abitato il Convento edificato a contatto della Chiesa de 
SS. Crocifìsso. 

* 

* * 

Soppressa questa Congregazione di S. Girolamo dal Sommo 
Pontefice Clemente IX. per decreto emanato sotto il 6 decem- 
del 1668. il popolo di Montecchio nutrendo particolare vene¬ 
razione verso li seguaci del Santo di Assisi fin da quan ° 
furono ricevuti in centro al paese li PP. Min. Conventuali, 
e dal tempo, che li PP. Clareni, e successivamente i PP. Min- 
Oss. tì abitavano il Convento di Santa Maria di Valcerasa 9U 
territorio Trejense, che poi abbandonarono questo luogo n e 
1629 Come pure acceso l’amore ai figli di S. Francesco nel a 
popolazione di Treia per li frati, che abitavano il convent 
di Forano, che con edificante condotta capitavano nel P ae 
e nel territorio mendicando giusta il suo povero istata < 
fu stabilito di dare il convento, e la Chiesa del SS. 
cifisso ai PP. Min. Rif. di Forano. Furono molti gli oSt 
coli superati dalla Comune di Treia su questo pioposito, e 


PICEHUM SERAPHICUM 


301 


per una decisa contrarietà del Sig. Cardinale Fransoni Vescovo 
di Camerino: pure il di 30 Agosto del 1671 furono superati 
gl’ostacoli, e fu il Convento, e la Chiesa del SS. Crocifisso 
ceduto alla nostra Riforma, e la S. M. di Clemente X. ad in¬ 
stanza del Magistrato Trejense si degnò approvare una tale 
concessione ; e l’Eminentissimo Fransoni il giorno 21 dello 
stesso mese anno suddetto fù costretto darne legale possesso. 
L’accennata concessione di Clemente X. stà incoporata con 
l’istromento di possesso : Rogato dal Sig. Paolo Ricci Cancel¬ 
liere in Treia, inserito tra gl’atti della Cancelleria Vescovile di 
Camerino. 

Si ha per autentica tradizione, che mentre vertevano li soprac¬ 
cennati torbidi erasi a rumore sollevata la popolazione e sentiasi 
una voce uscita dalle labbra di tutti = Li frati di Forano = 
quei di Forano = non altri = al Crocifisso = Adunato apposita¬ 
mente il pubblico consiglio quelli istessi, che erano contrari 
vuotando videro, come per un prodigio, che il voto da essi 
gittato, che teneano contrario, con gl’altri sortiva dall’urna 
bianco e favorevole. Furono poste delle Guardie al Convento 
sicché venissero, e vi restassero sempre li Religiosi di Forano. 
Dal Magistrato fu spedito un deputato a Roma, che appia¬ 
nasse ogni difficoltà che di fatti ogni difficoltà fu appianata. 
Questo Convento discosta, come si disse, un miglio dalla 
Città: è in ottima situazione; è comodo anche per trenta indi¬ 
vidui: forma un quadro perfetto: maestosi, e belli sono gl’archi 
del Claustro : sta il suo aspetto a mezzo giorno verso la Città: 
m un’orto sufficiente cinto da muri, che formano clausura. 
Dii fu assegnato un esteso bosco alla montagna distante circa 
nue miglia dal Convento; bosco, che fu perduto in tempo di 
soppressione. 


* 

* * 


, . Da Chiesa restaurata, ingrandita dietro la cura sollecita 
rr l pietosi Trejensi oggi è straordinaria nella sua bellezza. 

a tre navate, tutta a volto reale: è molto grande, e può 
riAif Una P rime Chiese, che vanti la nostra Riforma 

I e . Provincia della Marca. Elegante e maestosa è la sua 
acciata, facciata resa maestosa così circa il 1781, epoca, in che 

II pure rialzata la navata di mezzo, non che il coro, e la 































































































































































































































302 


PICENUM SERAPHICUM 


Comune fattane instanza alla Congregazione del buon governo 
contribuì la somma di so. 134. = Ha questo magnifico tem¬ 
pio nove altari, il maggiore, ed otto laterali. Nel maggiore 
entro una nicchia corrispondente coperta da una tela, ove 
sta dipinto un genio avente tra le mani una Croce, sta 
in venerazione particolare un’antica Immagine di Gesù Cro¬ 
cifìsso di legno. A rilevare questa Immagine si applicò, io 
credo, uno scarpello animato da un genio Divino. Tante belle 
cose su questo simulacro si veggono espresse: quel dolce, e 
commovente abbandonamento del Sacro Capo, che si ripiega 
sul corpo, mentre esprime la soprabbondanza del dolore, che 
lo spiomba più vivamente, figura l’abbandonarsi, che Ei fa 
al dolore senza impazienza, e senza contrasto. La fronte Ce¬ 
lestiale, intorno a cui rapprese stanno con accordo ineffabile 
la morte, le agonie e la calma del Paradiso : le pupille lan¬ 
guide, e semispente, che fanno strada al più intimo dei suoi 
affetti • le pallide labbra che restano chiuse al lamento, e 
mezzo aperte alle languide effusioni dell’appannato cuor suo. 
Tutto insomma il Volto Divino sparso di tranquilla Maestà, 
e tinto dai segnali di morte, è proprio uno specchio, m che 
si scorge avicenda l’uomo dei dolori, e il Dio della virtù, e 
l’anima fedele, che ferma su di esso attento lo sguardo della 
Religione trovasi in un sacro commovimento perplessa, ed in 
decisa, se l’alta pace dello spirito sopprima, o vinca in Gesù 
gli spasimi della natura ; se la dolcezza degl’atti superi 1 atro¬ 
cità delle pene; se l’inimitabile profilo dell’Uomo-Dio mo¬ 
ribondo sia così espresso a far meglio conoscere la eccessività 
dei tormenti, o il naturale atteggiamento della rassegnazion 
e divina mansuetudine. Tanto sudò quell’ingegno per tare 
presente anche ai sensi, che l’Uomo Dio sulla Crocè è som¬ 
mamente grande, sommamente tranquillo. 

L’Altare del suddescritto SS. Crocifisso è altare Greg 
riano quotidiamente, e in perpetuo. 

Il nostro attuale Procuratore G!° P. M. Rendo Tomma 
da Treja ottenne, che nella Chiesa del SS. Crocifìsso si cele» 1 
ufficio, e messa del SS. Redentore la terza Domenica di lu 
glio collo rito di prima classe con la ottava, e la Domem 
della Solennità la Indulgenza Plenaria. , 

Il primo Altare laterale di questa Chiesa dalla parte 
l’Evangelo racchiude entro una nicchia di legno dipinto 


PICENTJM SERAPHICUM 


303 


Immagine di Maria sotto il titolo = Vergine delle grazie = 
statua in legno rilevata, e riccamente vestita. 

L’Altare secondo da questa parte è Sacro alla Concezione 
di Maria, ed ha un quadro di tela ove si vede dipinta la Ver¬ 
gine Immacolata, cui formano ornato due colonne di stucco 
a guazzo dipinte. 

Il terzo Altare ha un quadro pure di tela esprimente la 
Vergine del Rosario, S. Domenico Patriarca, e Santa Rosa 
di Lima: due pilastri di legno gli sono di ornato, aventi so¬ 
pra dalla parte della Epistola la statua di S. Francesco di 
Paola, e di S. Antonio di Padova dalla parte dell’Evangelo, 
statue ambedue di legno. 

L’Altare quarto da questo medesimo lato è sacro a S. Anna 
Madre di Maria espressa in un quadro ugualmente di tela insieme 
con S. Gioacchino suo sposo, S. Elisabetta Regina d’Ungheria, 
ed il B. Pietro da Treja: ha per ornato due colonne di stucco. 

Il primo Altare dalla parte della Epistola sta in sime 
fila con quello della Vergine delle Grazie, e dentro di un- 
urna a quella simile rilevato in una statua di legno si custo¬ 
disce S. Pasquale Bajlon. 

Il secondo è di S. Francesco d’Assisi espresso il Santo 
m atto di ricevere le sacre stimmate in un quadro di tela, e 
come nell’Altare secondo alla parte dell’Evangelo due colonne 
uguali formano l’ornato di questo. 

L’Altare terzo ha dentro uno scavo formato a modo di 
grotta il Presepio di nostro Signore coperto da un quadro 
ove 90no dipinti li SS. Antonio Abbate, Biagio v. m. 
bmidio m. e Rocco Confessore con ai lati due colonne di 
kcajola intonacate. 

L’ultimo Altare ha in un quadro di tela dipinta la Santa 
-'asa di Loreto, S. Vincenzo Ferreri, e S. Patrizio V. Patrono 
1 Treja, e due colonne di stucco gli formano ornato. Fu 
a » 08 tra Chiesa di Treja, solennemente consegrata nel giorno 
di Marzo 1727 e ciò rilevasi dalla seguente inscrizione: 

D. 0. M. 

ILLMUS RMUS D. COSMUS TORELLI 
PATR. FORLIYEN: EPUS CAMERINENSIS 
AG SOLIO PONTIF. ASSIS. DIVINO IMPULSU 
DIE 1. MENSIS MARTII MDCCXXVII 
ALTARE MAIUS, ET EGCLESIAM HANC 
PARI, AC SOLEMNI RITU GONSEGRAVIT. 












































































































































































































304 


PICENTJM SERAPHICTJM 


Gode questa Chiesa la indulgenza dei sette altari ad se- 

ptenmum. Domenica di Pentecos te, e nella Domenica prece¬ 
dente viene pubblica processione alla venerazione de bb. Cro¬ 
cifisso dalla Città. Nella Domenica di Pentecoste con le con¬ 
fraternite, corporazioni Religiose, e clero secolare interviene 
pure il Magistrato vestito degl’abiti secolari, e ciò in ringra¬ 
ziamento per la liberazione della peste del 1745 con la spon¬ 
tanea, e gratuita oblazione di se. 3. Nella Processione della 
Domenica precedente la Pentecoste, processione di voto, inter¬ 
vengono le confraternite, ed il Clero secolare. 

❖ 

* * 

Con il Legno della SS. Croce entro due credenze si con¬ 
servono queste poche Reliquie = Degl’Ossi di S. Esuperan- 
zio = Di Santa Christina M. = Di S. Secondo M. = Di S. Ur 
bano M. = Di S. Valentino M. = Di S. Felicissimo M. = Di 
S. Patrizio V. In Sagrestia entro teche di stagno vi sono 
altre reliquie da esporsi nelle rispettive feste. 


* 

* * 

Hanno nella Chiesa del SS. Crocifisso di Treja sepoltura 
Gentilizia le nobili case Grimaldi, Paladini, Sala ; non oheG 
famiglie Tomassoni, Cola, Giava, Buratti, Petrocchi, Teloni 

Domenico, e Pettarelli Giuliano. . 

La sepoltura di casa Grimaldi e chiusa da una p 
di marmo bianco con la seguente inscrizione. 

A. £. fl. 

MEMORIAE. FAMILIAS. GRIMALDI 
APUD. LIGURES. ET PICOENOS. EX. ORDINE. PATRIT. 
QUORUM. HIC. MORTALES. EXUYIAS 
MICHAEL. ERANCISCI. NICOLAI. FIL. GRIMALDI 
PRIMUS. EFFERRI. YOLUIT. ANNO MDXLVIII 


PICENTJM SERAPHICTJM 


305 


Siegue poi un altra inscrizione riguardante lo ristauro di essa 
sepoltura 

ROMOLUS GRIMALDI 
VETERI AMOTO LAPIDE 
PIETATIS MONUMENTUM 
L. L. P. C. 

ANNO A VIRGINIS PARTU 
, CIOIOCCXCII 

Chiude il sepolcro del Sig. Angelo Paladini, e suoi eredi una 
lapida con questo epigrafe: 

ANGELUS. PALADINUS 
NOBILIS. TREJENSIS 

s. s. s. s. 

FUI. NON. SUM 
ESTIS. NON. ERITIS 
NEMO. IMMORTALIS 
MDCCLXXXXII 


* 

* * 

Nella Chiesa del SS. Crocifisso di Treja si soddisfano li 
seguenti legati. Messe N. 33 per il quondam. Giulio Scala 
i altare della Madonna delle Grazie : due in ogni mese da 
enn. a tutto Marzo, e tre in ogni mese da aprile a tutto 
ecembre. — Messe 33 annue per la quondam Elisabetta 
umiani : due in ogni mese da Genn. a tutto marzo, e tre 
°| ni mese da Apri, a tutto_ decembre =. Altre messe 33 
lo stesso ordine per la q.m Giacoma Lombardi = Messe 
annue per il q.m Pompeo Navarini all’altare di S. Francesco : 
in 6 ln . mese da Genn. sino a Marzo inclusive, ed una 
°gm mese da Apr. sino a Decembre pure inclusive. == Messe 
J C£ ®tate annue per il quondam Baldo Brini, una in ogni 
e da ^maggio sino all’ottobre inclusive. 
f e3 t ,. -“di tutte le messe del Convento il giorno 16 Maggio 
Una M Pasquale per devozione della Nobil Casa Fusoja = 

Pern t 6 - SS ?- Ìn ogni settimana P ro singulis Defunctis = Obblighi 
P e m di messe spettanti ai signori de Conti Vecchi : una 

Ar *° I, 1916 - Piccolo ni. 





































































































































































































































































306 


PICENUM SERAPHICUM 




Mpssa in tutti li venerdì di Marzo; nei giorni di Lunedi, mar¬ 
tedì e mercoldì della settimana Santa : altra messa ll S 1 ': ,rn ° 
delle Pentecoste, come pure nel giorno dell ascensione — e ^ s 
tre nella Domenica della SS. Trinità: tre nella testa di tutt 
i qnnti • altre tre nella Natività del Signore : Cinque nelle 
feste della Concezione, Natività, Annunziazione, dolori, ed As¬ 
sunzione di Maria... Tutte le sunnotate messe all altare del 
SS Crocifisso. = Altre messe 10 infra annum all aitai e dell 

roco della Parrocchia di Paterno. 

* 

* * 

Sono straordinarie le grazie, che il popolo di Treja riporta 
dalla Dio delle misericordie invocato dalla Immagine del SS. 
cffìsso venerato nella nostra Chiesa. In ogni circostanza- 
quando spandea innanzi a questa Immagine pubblio e $^ | 

si vide nelle sue richieste esaudito. Nell anno 1746 1 
sione di pestifero morbo fu estratta la sacra Immagi , P 
S nellf Chiesa principale di Treja. ” 

nacquero dei disturbi, e perche il veneiato Simulacro i 
portasse alla nostra Chiesa fu necessario venire adattile» 

emanati da Tribunali di competenza. 

Nell’anno 1781 ai 14 di Giugno suite ore 15 Itahan^ ^ 
rono sentite delle gravi scosse di Terremoto . fu s p 
oc r- r ori fìsso - e rnimo Magistrato, e capitolo per tie gio 
continui : 7i portò a cantare nel Suo Altare Messa Solenne co» 

la offerta di libre 27. di cera. francesi f u pure 

Nell’anno 1796. per la invasione dei Francesi tu P 

estratta la SS. Immagine dietro risoluzione consigliai A 
magistratura, e fu trasferita nella insigne Colleg; ^ 

cattedrale) celebrandosi m essa un devoto Tiaduo. P l0) 

andasse in ordine si fece una scrittura solenne tra il C«P 
ed i nostri Religiosi. Successe la solenne Processione fi g 


PICENUM SERAPHICUM 


807 


20. Giugno dell’anno suddetto locata la sacra Immagine sotto 
maestoso Trono coperto da damaschi cremesi con intrecci 
doro, e cascate di 16 fiocchi, con l’intervento delle Confra¬ 
ternite, corporazioni Religiose, e clero secolare, facea funzione 
il Guardiano del nostro Convento giusta il concertato cere- 
moniale. Era la SS. Immagine portata da otto uomini vestiti 
di sacco : ed all’intorno otto Religiosi vestiti di Tonicella : 
Incominciò la funzione allo spuntar del sole. Nella piazza 
era alzato un maestoso padiglione, ed in fondo a questo un 
altare corrispondente ove fu posto il S. Simulacro. Eu fatto 
analogo discorso da un P. delle Missioni di Macerata, e data 
la benedizione al popolo si proseguì alla Collegiata. Nel giorno 

21, 22 e 23 fu celebrato un devoto Triduo, ed il giorno 24 
tu riportata la SS. Immagine con lo stesso ordine. Fu fatta 
predica sopra un palco eretto innanzi alla Chiesa, e benedetto 
d popolo. In tempo della sua assenza la statua non fu mai 
abbandonata dai Religiosi, e ricondotta fu stipulato il secondo 
istrumento. 

Nell’anno 1817. quando il Convento non era ancora ripri¬ 
stinato, anzi della sua ripristinazione parea perduta ogni spe¬ 
ranza, il Ven. Seminario di Camerino credea di avere qualche 
^gione sullo stesso Convento, però la sera dei 28 febbr. dello 
8 esso anno 1817. venuto l’Economo di esso Seminario per gli 
p. ! ^ un notaro, che seco condotto avea, prese possesso della 
_ nesa del SS. Crocifisso, non che di quella piccola porzione 
, 11 Convento lasciato al Custode. Una Sig. a Treiese, che era 
Chiesa sentì l’atto di questo possesso, e ne fece correre 
j 0ce * n Città. La voce in poco tempo si propagò e credendo 
P°polazione, che li Camerinesi volessero togliere dalla no- 
ra * a SS. Immagine del Crocifisso, nacque una sommossa 
po are : circa un’ora di notte si adunarono centinaia di 
Risone erroneamente credule su quanto in mente fissato 
* a *o, cioè, che potesse essere dai Camerinesi rapito il SS. Cro- 
,jj Ssc j- accorsero a folla alla nostra Chiesa con la decisa risoluzione 
Deli n SU0 tem P̰ rimossa la S. Immagine e collocarla 

Se a Chiesa principale della Città. Al popolo tumultuante non 
Ppero fare ostacolo alcuni nostri Religiosi, che erano in 
e a ^ en f° come Custodi; che però entrata la folla in Chiesa, 
in sua nicchia il SS. Crocifisso lo trasportarono 

dtà circa la mezza notte accompagnato da uno, o due 













































































































































































































































308 


PICENUM SEBAPHICTJM 


Sacerdoti, e da vari soldati accorsi a sedare il tumulto. Nel 
giorno appresso la Immagine dell’Uomo Dio Crocifisso“ “ 
sua Chiesa a forza strappata, si vide esposta nella Cattedrale 

nella Cappella del SS. Sacramento. Si ebbe poi ordine espresso 

da Roma che il SS. Crocifisso fosse restituito alla sua Chiesa, 
e ctò dovette eseguirsi la mattina dei 27 Giugno dello stesso 
anno 1817 dopo quattro mesi, ed un giorno dal tumultuoso 

rapimento. 

* 

* * 

Nel tempo della soppressione li Signori Trejensi s’impe- 

o-narono, che la nostra Chiesa fosse dichiarata soccorsale della 
Parrocchia; però vi furono sempre in qualità di custodi, ma 
coll’abito di Preti secolari alcuni dei nostri Religiosi, a 
a fronte di molte contrarietà per parte del Demanio. Il Con¬ 
vento ed orti, nonché la selva situata sul monte si vendetter , 
e furono acquistati dal Sig. Passerini di Camerino causidico m 
Ancona per persona da nominarsi, la quale fu nominata nella 
persona del Sig. Conte Filippi di Treja. Ma il magistrato ri- 
comprò dallo stesso Filippi il Convento e gl orti con il pr 
testo di fare entro i recinti degl orti istessi il pubblico Cerne 
tero, ma con la intenziqne dei buoni, restituirlo un g 10 
alli nostri Religiosi, fu dalla Comune sborsato allo nacquis 
la somma di Se. 1200. 

Dopo lo ritorno di Pio VII alla sua Sede volevano li buoni 
Treiensi restituire alla Religione il Convento, ma alcuni «la¬ 
vaggi si opposero volendo invece il progettato Cemeteio. 
fatti da Roma ne ottennero permesso : allora si portar 
alcuni tristi in Convento; schiantarono ogni pianta fruttiter , 
mano misero ai muri dell’orto per ridurlo allo stato di Oem 
tero. Dai buoni fu staccato un contr’ordine, ed 1 pumi 
tero desistere dall’intrapreso progetto. 

* 

* * 

Alla fine piacque all’altissimo, ed al nostro P. S ; Fra» 
cesco, che il Convento, Chiesa, ed orti del SS Crocifi- 
Treia ritornassero alla nostra Riforma. Inspirato dall a 
pietoso Sacerdote D. Domenico Cola possidente nella conti 


BICENUM SERAPHICUM 


809 


di S. Lorenzo, e curato nella Parrocchia di Paterno, per un 
impulso straordinario di carità, ed affetto singolare alla no¬ 
stra Religione riacquistò per compra legale lo ridetto Con¬ 
vento, ed orti con lo sborso fatto alla Comune di Se. 1200. 
con la virtuosa intenzione di restituirlo ai nostri Riformati; 
come di fatti il suo magnanimo cuore, dopo fatto l’istro- 
mento di compra con la Comune, ne fece in mano del 
nostro Sindaco Apostolico il defunto Sig. Romolo Grimaldi, 
governando allora la Provincia il fu P. M. R. Sebastiano da 
Cingoli ne fece la formale cesione il giorno 21. Ottobr. 1817. 
riservandosi per se sua vita durante il comodo di una camera, 
ed un uffìzio di Messe cinque compresa la cantata in perpetuo 
nel giorno 21 ottobr. D’allora fu ripristinata la famiglia, i 
nostri Religiosi vi entrarono al pieno possesso del Convento, 
e lo godettero pacifici, come pacifici lo godono ancora. 

Al surriferito Benefattore S. D. Domenico Cola, la Reli¬ 
gione sempre riconoscente, e grata nell’interno del Chiostro 
di fronte all’ingresso, poco lontana dalla porta del coro eresse 
nna lapide con la presente inscrizione 

DOMINICO. COLA. TREIENSI 
S. MARIAE. IN. PATERNO. PAROCHO 
QUI 

INSTINCTU. PIETATIS. EXIMIAE 
PRINCIPUM. LIBERALITATEM. AEMULATUS 
COENOBIUM. HOC. DIRA. TEMPORUM. VICISSITUDINE 

EREPTUM 

PECUNIA. SUA. REDEMIT 
ET. ORDINI. MINORUM. PATRIAE. DEO 
SINGULARI. MUNIFICENTI^ REDDIDIT 
DIE. XXI. OCTOBRIS. ANNI. MDCCCXVII 
F. THOMAS. A. TREIA. DEFINITOR 
ET UNIVERSA REFORMATA PICENI. FAMILIA 
BENEFACTORI. INCOMPARABILI 
M. P. 

Questo magnanimo generoso Sacerdote cessò di vivere il 
str° ln< ni5^ luglio dell’anno 1822. Si eressesepolturanella.no- 
g Chiesa, e fu il suo cadavere tumulato fra l’altare di 
asquale, e l’altro di S. Francesco. Fu sommo il dispia- 



















































































































































































































































PlCEìlUM SERÀPHICUM 


BiO 

cere provato dalla nostra Religione per la perdita di questo 
amorevole benefattore; egli trovava ogni contento quando si 
trattenea in Convento : era proprio dei Religiosi la delizia, 
ed il conforto, e venia considerato come uno dei nostri piu 
intimi amici, e dei confratelli nostri. A memoria della sua 
straordinaria carità sopra il suo sepolcro fu nel muro eretta 
altra lapida con queste espressioni: 


DOMESTICO. COLA. TREIEFSI 
S. MARIAE. IN. PATERNO 
PAROCHO. PERVIGILI 
SERAPH. RELIGIONEM 
SINGULARITER. DEAMANTI 
QUI. COENOBIUM. HOC 
ADVERSU. TEMPORUM. CASU 
DIREPTUM 

AERE. PROPRIO. REDEMIT 
RELIGIONIQUE RESTITUIT 
XII. KAL. NOVEMB. MDCCCXXII 
HIC. HUMARI. MANDAVIT 
PAUPERRIMA. HAEC 
MINOR. REFORM. FAMILIA 
MUNIFICI. SUO. LARGITORI 
PAUPERRIMUM. HOC. MONUMENTUM 

P. 


* 

* * 

Il nostro Convento di Treja avea una sufficiente libreria, 
ma il di 29 Genn. del 1799 furono tutti i volumi e gli » 
mari trasportati in Treja dietro una risoluzione dell arami 
strazione dipartimentale tenuta il giorno 16 Deoembre 1 
1798 = Cessato il governo Repubblicano e caduto sotto 
armi Tedesche, il fu P. L. Felice da Montecassiano fatta > 
stanza alla R. ed I. Reggenza, furono ricuperati alqua 
libri, ma molti, e le opere migliori perdute, e ciò pei i 
tivo nascondimento del suo in ventai io. 


PlCENUM SERAPHIGUM 


su 


In questo Convento vi fu ordinariamente lo studio di 
Filosofia, come vi si tiene anche al presente riaperto poco 
dopo il suo riacquisto. 

La famiglia attuale di esso è di 8 Sacerdoti, quattro 
Chierici, tre laici, e quattro terziari. 

Lo registro del Terz’Ordine è mancante di molto, e non 
si è potuto raccogliere, che le qui segnate persone nobili, e 
distinte. 

La Illma Sig. Orsola Pellicani Trejese nel 1769 = La 
N. Sig. Marianna Benigni nel 1775 = La N. Sig. Margarita 
Santa Lucia nel 1788 = La N. Sig. Modesta Tommassetti 
nel 1805 = La N. Sig. Settimia Teloni nel 1807 = La N. 
Sig. Angelica Meloni nel 1809 = La N. Sig. Nicola Perse¬ 
chini Dionisi nel 1823 = Il N. Uomo Sig. Benvenuto Per¬ 
sechini nel 1828. 



« Una volta, essendo venuto al luogo d’Offida forestiere [il B. Corrado 


da Offida], li frati il pregarono per Vamor di Dio e della caritade, ch’egli 
ammonisse uno frate giovane ch’era in quello luogo, lo quale si portava 
Sl fanciullescamente e disordinatamente e dissolutamente, che li vecchi e li 
giovani di quella famiglia turbava dello ufficio divino, e delle altre rego¬ 
lari osservanze o niente o poco si curava . Di che frate Currado, per com¬ 
passione di quello giovine et alli preghi de’ frati, chiamò un dì a sparte 
il detto giovine : et in fervore di carità gli disse sì efficaci e divote parole 
di ammaestramento, che con la operatione della divina gratia, colui subi¬ 
tamente diventò, di fanciullo, vecchio di costumi, e sì obbediente e benigno 
e sollecito e divoto, et appresso sì pacifico e servente, et ad ogni cosa 
virtuosa sì studioso, che, come prima tutta la famiglia era turbata per 
lai, così per lui tutti n’erano contenti e consolati, e fortemente l’amavano ». 


{Fioretti, c. xliii), 





























































































































































































































































312 


PICENUM SERAPHICUM 


BIATO ANGELO CUIffl MI 1IN0R 


^FFTJIsrTX STORIGO-GBITIGI. 

(Continuazione: vedi n. 2. pag. 163) 


IV. — Quarto equivoco. — Le condanne. 

Dalla soluzione dei tre precedenti equivoci siamo riusciti, 
almeno ci sembra, a diradare non poche tenebre sinistramente 
avvolgenti la figura storica del nostro Clareno. Il presente 
equivoco, però, è uno dei più forti, dei più spinosi, quindi è 
il più difficile. Infatti esso presenta tale aggrovigliamento di 
date, di nomi e di sospetti da richiedere non poca prudenza 
in chi volesse tentarne la vera soluzione. Non è un solo equi¬ 
voco, ma una lunghissima serie di malintesi e di errate ap¬ 
plicazioni la quale rende assai scabrosa la via da seguire. 
Non nascondiamo, pertanto, la nostra vera trepidazione nel- 
l’addentrarci in questo pericoloso laberinto di storia : se ci 
sarà dato uscirne sani e salvi, potremo dire con sicurezza 
che il Clareno rimane trionfalmente liberato da tutte le ac¬ 
cuse sollevate contro di lui e contro l’opera sua, rimanendo 
appianata la via per descriverne con sicurezza storico-critica 
la vita ed ammirare con vero entusiasmo spirituale quell’au¬ 
reola luminosa di santità che brilla di fulgentissima luce sul 
suo capo da quasi sei secoli. Confidiamo, dunque, nella bontà 
della causa che abbiamo preso a difendere ; nell’ordine e nella 
verità dei fatti che dovremo esaminare ; nella stessa santità 
del nostro Beato cui domandiamo aiuto e protezione diretta 
per dire di lui tutto e solo ciò che è storicamente vero. 

Si è cercato di persuadere, specialmente in questi ultimi 
anni, che il Clareno per la sua pertinace disobbedienza e per 
le sue eresie, non solo era caduto in disgrazia deH’Ordine, 
cui in realtà ha sempre appartenuto, ma fu ancora inquisite) 
minacciato, condannato dalla santa Sede come vero eretico e 
come uno dei più terribili nemici della Chiesa. Tutta la forza 


PICENUM SERAPHICUM 


313 


dello studio storico-critico circa una tale accusa è risposta, 
secondo noi, nell’esame severo e spassionato dei documenti 
pontifici emanati contro gli esagerati od eretici Spirituali, co¬ 
nosciuti in seguito sotto il nome di Fraticelli. Da questo esame 
analitico dovrà emergere la verità, cioè si dovrà vedere se 
realmente le dette condanne tocchino il Clareno in modo di¬ 
retto, o per lo meno quale e quanta relazione abbiano con il 
medesimo. 

Purtroppo sono stati generalizzati gli atti energici della 
S. Sede contro la sètta dei beghini, dei begardi, dei bizochi 
e dei fraticelli, estendendoli quasi sempre al Clareno ed a’ 
suoi fedelissimi compagni di sventura, senza badare tanto per 
il sottile se in realtà i detti atti lo colpivano o no personal¬ 
mente. Da ciò ne è seguito che il Clareno è stato quasi sem¬ 
pre coinvolto nel sospetto che appartenesse alla sèttà dei Fra¬ 
ticelli e ne fosse non solo il fautore, ma l’anima e la vita. 
Noi siamo i primi a concedere che i sospetti e le accuse con- 
h'o di lui non furono nè poche nè leggere ; anzi ammettiamo 
G 1 ® in forza dei gravi sospetti e delle terribili accuse presso 
fi Papa, il Clareno sia stato preso di mira a preferenza di 
molti altri veri settari: però da tutto questo e dal sostenere 
che egli sia stato realmente colpito dalla scomunica, come 
eretico, ci passa una enorme distanza. 

r . Poggiati, pertanto, sul fatto indiscutibile che il Clareno 
tt>ai è stato un ribelle colpevole contro l’Ordine e contro la 
. kiesa, noi ammiriamo ed ammireremo sempre la sua vera 
innocenza ed il suo grande eroismo di fronte alla guerra con- 
mua, sostenuta da lui con tanta forza e coraggio: rigettiamo 
ino tre con sentito ribrezzo gli attacchi e le violenti censure 
che in questi ultimi anni alcuni scrittori gettano in faccia a 
questa veneranda figura di apostolo, di martire, di santo. 

Non è più qui il caso di ripetere ciò che abbiamo diino- 
lato ne g li equivoci precedenti, cioè che frate Angelo Cla- 
eno si trova proprio agli antipodi con la nefanda sètta dei 
aticelh. Affermiamo anche una volta che egli apparteneva 
j]] Vei ^ Spirituali, ai frati della povera vita nel puro senso 
c la, parola,, ai soli compagni di fr. Liberato, ed era fervido 
J at ° re dell’osservanza rigorosa della Regola, invitto sosteni- 
Sl 6 < e ^ a Sua f 11 t e gi'ità. La santa Sede ha colpito il settari- 
0 spirituale, cioè quei frati della povera vita i quali in 






















































































































































































































































314 


PIOENTJM SERAPHICUM 


realtà tralignarono e furono veri eretici. Se non si vuole ac¬ 
cettare questa precisa e netta distinzione, sara assolutamente 
impossibile entrare in argomento e sciogliere in qualche modo 
il presente equivoco. Si rifletta poi che il nome con il quale 
venivano indicati ed inquisiti i ribelli era identico a quello 
sotto il quale militavano i buoni Spirituali ed i veri frati 
della povera vita : qui è risposto in gran parte il nocciolo 

della quistione. . , ,, 

Dalle delazioni fanatiche, dalle accuse incalzanti, dalle 

ricerche sommarie, dagli affrettati giudizi e pei sino a e mo 
teplici condanne in quel tempo di lotte e di tristissimi fatt 
ner l’Ordine e per la Chiesa è nata tale e tanta confusione 
di nomi che perfino alcuni antichi biografi non sono riu¬ 
sciti a distinguere persone da persone, sospetti da sospetti, 
giudizi da giudizi : ond’è che il Clareno, emergendo pei 
la sua ferrea volontà nel sostenere tutti 1 dii itti della 
gola professata ed essendo stato sempre preso di mira, per- 
chè riconosciuto come uno dei più tenaci intransigenti, 
dai medesimi biografi spesso confuso nei processi e nelle con¬ 
danne. Qual meraviglia, pertanto, trovare> qualche documento 
anche antico, nel quale si parli di lui, della sua colpe 
pertinacia, della sua travagliata società presa come setta e 
quindi delle sue condanne ? Tanto è vero che oggi pure 

cuni eruditi scrittori, basati su quelle antiche testimonianze, 
non sanno se assolverlo o condannarlo, temendo di dareip 
o meno valore storico alle affermazioni dai medesimi trovai 
o citate. Non rimane, dunque, altra via che prescindere 
tutte le testimonianze antiche, da tutti 1 giudizi modem , 
analizzare spassionatamente i soli documenti pontifici 

Il chiarissimo P. Corrado Eubel, continuatore del * & 
larium Franciscanum », al tomo V, pubblica dai Reges 1 
ticani i documenti pontifici riguardanti le inquisizioni, le ■* 
chiarazioni, le minacce e le condanne emanate contio s 
dei Fraticelli. Chi legge l’indice del detto volume, trova 
nome del nostro Clareno con le citazioni dei documenti 
lo riguardano (1). I documenti ivi citati sono cinque . 1 P 

(1) p. Conradus Eubel : BuUarium Fraciscanum, tomus ^ 

typis vaticani, 1.898: - Index Personarum, pag. 621 - « Ange* 
Clarino seu de Valle Spolel, caput Spintuahum, 266, 29 q 

948, 1058. » 


EÌCENUM SERAPHICITM 


816 


tre hanno l’asterisco, e ciò vuol dire che nel documento il 
nome del Clareno non si trova, ma solo nelle note poste dal¬ 
l’autore al documento stesso: gli altri due, indicati senza l’aste¬ 
risco, contengono il nome del Clareno. 

I tre documenti con l’asterisco sono i seguenti: 

1. — * 266: « Officiali Narbonensi [Ioannes XXII] 
mandat, ut citet quosdam fratres Minores « Spirituales » nun- 
cupatos. » (1) 

2. — * 297 : « Contra Fraticellos et alios id genus 
pseudo-religiosos [Ioannes XXII] procedi iubet. » (2) 

3. — * 894 : « Respondet [Ioannes XXII] Philippo de 
Maioricis, fratri germano Sanciae reginae Siciliae, ad ipsius 
petitionem de concedenda observatione regulae unacum testa¬ 
mento s. tranciseli ad. litteram sine glossa. » (3) 

I documenti senza asterisco sono questi, cioè : 

1- — 948: « Contra Angelum de Valle Spoletana tra- 
ticellorum ducem [Ioannes XXII] procedi iubet. » (4) 

2. — 1058: « Guardiano (conventus Aracoelitani) de 
Urbe ord. Min. atque inquisitori haer. prav. in prov. Rom. 
[Ioannes XXII] mandat, ut capiant illum (Angelum de Clarino), 
qui se ministrimi Fraticellorum facit. » (5) 

Ognun ben vede che da uno studio analitico di questi 
cinque documenti dipende la sicura soluzione della nostra 
tesi circa il Clareno. Tutti gli storici, compreso il P. Luca 
Waddingo, non possono aver avuta altra base su cui poggiare 
e loro affermazioni, poiché se il Clareno fu realmente condan¬ 
nato di eresia, la condanna doveva essere emanata dal Papa 
p lesa di pubblica ragione. Noi abbiamo troppa stima del 
P- Eubel per dubitare che possa esistere nei Regesti Vaticani 
oltre i cinque documenti notati, e senza che egli l’abbia sco¬ 
perta, altra condanna contro il Clareno più esplicita, più di¬ 
retta, più determinata. Nessuno pertanto si meraviglierà se 
nella difficile soluzione del presente equivoco seguiamo solo 
l Eubel, cioè se analizziamo i soli cinque documenti posti 
a lui sotto il nome di fr. Angelo Clareno e ne esaminiamo 
Se renamente le note illustrative. 













































































































































































































































316 


PICENTJM SERAPHICUM 


266: « Dudum ad nostri apostolatus etc. » (1) 

Già sappiamo che l’illustre P. Ehrle divise gli Spirituali in tre 
gruppi, cioè quello di Angelo Clareno, quello degli Spirituali di To¬ 
scana e quello degli Spirituali della Provenza. Il documento 266, 
indicato dal P. Eubel sotto il nome di Angelo Clareno, riguarda di¬ 
rettamente e solo il terzo gruppo U quale, come afferma an¬ 
che F. Tocco, abbraccia i dissidenti di Narbona e di Bèziers. (2) 
E’ una citazione con la quale il Papa intima, per mezzo del- 
l’Inquisitore di Narbona, ai ribelli di presentarsi in Avignone 
per essere giudicati. Il colpo energico della santa Sede era 
sicuro, nè poteva dar motivo ad equivoci o a confusione di 
sorta poiché nel documento sono espressi nominatamente 
tutti'gli Spirituali dissidenti e ribelli di Narbona e di Bèziers 
chiamati al redde rationem. (3) Le note illustrative, poste dal 
P. Eubel a questo documento, descrivono chiaramente tutti ì 
punti che si riferiscono alla citazione, all’arrivo in Avignone 

(1) Op. cit. t. c. 118-20: « 1317, aprilìs 27, Avinione — V Tcal. man 
anno primo. » 

(2') F. Tocco, op. cit. 380-85. 

(3) Cfr. P. Eubel, op cit. t. c. 119: i citati nel documento sono. 
« Guillelmus de sancto Amantio, Raymundus Crivelerii, Germanus de.... 
« Bernardus Parasolis, Berengarius Tortelli, Guillelmus Laurentu iacob 
« de Portali, Iacobus de Rivo, Laurentius de Salsis, Raymundus, tarlati 
« Bernardus Durandi, Petrus Fabri, Bernardus Francisci, Guillelmus ban 
« tonis, Ioannes Barravi, Guillelmus Rogerii, Raymundus Borditi, Arnae 

« dus Raymundi, Bernardus de Alzono, Franciscus Sysmi Pontius Roca, 
« Ioannes Raserii, Bernardus Antini haci, Guillelmus Amaudi, Raymundus 
« Bels Berengarius de Ferrantibus, Guillelmus Tholosani, Bernardus 
« Bonèti, Bernardus Tomerii, Bertrandus Grancarota, Joannes Oorv , 
« Petrus Austensii, GuillelmusPorcelli, Joannes Ecclesiae Raymun . 

« Ferrerii, Joannes Pruni, Raymundus Borditi, Gentilis de March t 
* Bernardus de Savarduno, Raymundus Joanms, Raymundus Mag ari, 
« Guillelmus Rosseti, Guirandus Martini, Petrus Vitalis, Guilleim 

« Yesiani, Iacobus de Monteesquino ». 

A questi quarantesei di Narbona si devono aggiungere gli altri s 
dici di Bèziers, cioè : « Bernardus Martini, Petrus Dominici, Vincente 
« Guiraudi, Berengarius Julioli, Petrus Bayssi, Petrus Raymundi G 
« tardi, Petrus Raymundi de Mayraco, Bernardus Andrene ®? rna T r ac0 . 
« Polherii, Bernardus Guille, Berengarius Cofi, Deodatus Michaelis, J ^ 
« bus Seguini, Pontius Portanovae, Joannes Fabri, Guillelmus Radulpu 
Cfr. pag. 120, docum. 267. 




PICENTJM SEKAPHICUM 


317 


dei ribelli (22 maggio 1317) e alla presentazione dei medesimi 
al Papa, tre giorni dopo. Rimandiamo il lettore al volume 
dell’opera citata per la completa notizia del latto. (1) 

Qui si presenta spontaneamente la necessità di doman¬ 
dare : quale relazione ha il nostro Clareno con il riferito do¬ 
cumento? Diciamolo subito: direttamente e indirettamente 
nessuna. Egli trovavasi già in Avignone presso il Cardinale 
Colonna ed aspettava il desiderato momento di essere chia¬ 
mato dal Papa per esporre al medesimo il proprio stato e 
quello dei poveri suoi compagni di sventura per giustificare sè e 
i suoi da tante accuse mosse contro il loro operato. Infatti, 
era stato riferito al sommo Pontefice che egli aveva apostatato 
dall’Ordine, e pur tuttavia continuava, sotto mentite spoglie 
di frate minore, la sua eretica propaganda a danno dell’Or¬ 
dine e della Chiesa ; che, senza alcuna potestà, egli ascoltava 
le confessioni dei fedeli, assolvendoli dai loro peccati ; che, 
abrogata la Congregazione dei Celestini da Bonifacio Vili, 
egli non aveva voluto obbedire di ritornare all’Ordine ; che 
pesava sopra di lui e de’ suoi compagni la scomunica comu¬ 
nicatagli dal Patriarca di Costantinopoli con lettere apostoli¬ 
che del medesimo Bonifacio Vili (2). 

Il nesso, pertanto, tra la pontificia citazione dei ribelli 
di Narbona e l’udienza del Papa accordata al Clareno non 
consiste che nella sola coincidenza del tempo in cui si svol¬ 
sero i due fatti e della quale sembra che il P. Eubel e, dopo 
di ^ u b il P. Holzapfel vogliano servirsi per mettere il Cla- 
reno in stretta relazione con i ribelli di Narbona e di Bè¬ 
ziers. Procediamo cautamente. 

Il P. Eubel dice che il Clareno fu chiamato alla presenza 
. Giovanni XXII insieme a fra Ubertino da Casale, mentre 
O) pubblico concistoro si agitava la quistione gravissima dei 
raticelli dei quali era capo fra Angelo Clareno, facendolo 
apparire precisamente come causa principale dei dissidenti già 
citati, i quali, formando il vero e proprio status Fraticellorum, 

* Ovev ano fra breve essere severamente condannati. (3) Il 

(1) Cfr. ancora il P. Holzapfel op. cit. 56. 
in interrogazioni rivolte al Clareno dal Papa, come vedremo 

seguito^ appariscono chiaramente questi principali capi di accusa. 

(3) Cfr. op. cit. t. c. 119 nota. 



















































































































































































































































B18 


PICENUM SERAPHICUM 


P. Holzapfel, seguendo il P. Eubel, fa di piu e di meglio. 
Egli descrive la citazione pontifìcia per i ribelli di IN ar bona 
e di Bèziers ; nomina il Clareno immediatamente prima del 
documento e immediatamente dopo ; fa vedere che la cita¬ 
zione è stata motivata dalla inefficacia di un ordine emanato 
dalla Commissione cardinalizia, dopo che il Papa aveva chia¬ 
mato alla sua presenza i capi degli Spirituali dissidenti, cioè 
Angelo e Ubertino : riversa in gran parte sul Clareno la stessa 
inefficacia dell’ordine cardinalizio contro i ribelli di Sicilia e 
della Provenza. Ordita così la tela storica del fatto, egli dice 
che, quando i citati di Narbona e di Bèziers entrarono m 
Avignone e si presentarono alla Curia, furono traditi in custo- 
diam, usquedum Papa ampliava decerneret ; e subito aggiunge. 

« Interim Angelus ante concistorium est citatus etc. » (1) 

Da ciò chiaramente ne segue che gli autori citati, diret¬ 
tamente o indirettamente vogliono confondere 1 due fatti, cioè 
la citazione dei ribelli e l’udienza pontificia accordata al Cla¬ 
reno il quale, secondo i medesimi, essendo assolutamente u 
generale dei Fraticelli, non poteva nè doveva essere dimenti¬ 
cato o lasciato in disparte nel processo di Avignone. La coin¬ 
cidenza dei due fatti in un medesimo periodo di tempo e m 
luogo si presta moltissimo ad una forte confusione, sempre 
però a danno del Clareno, dalla quale difficilmente si libere¬ 
rebbe chi non avesse in animo di approfondire questo punto 

Mettiamo subito in evidenza due ragioni per escludeie 
qualsiasi relazione tra i due fatti. La prima è che il Clareno 
si trovava allora in Avignone, non perchè citato dal Papa a 
presentarsi a quel concistoro, ma precisamente perche, come 
abbiamo veduto altrove, vi andò da sè con il vivissimo desi¬ 
derio di parlare al Pontefice riguardo ad uno stato di co 
che non potevano nè dovevano essere più tollerate, tratta 
dosi di accuse e di calunnie infamanti il buon nome ed n 
buon costume, ledenti ogni forma di giustizia umana e divina. 
La seconda ragione facilmente si desume dal medesimo inte 
rogatorio rivolto al Clareno dal Papa. Sappiamo infatti 

(1) Cfr OD cit. 1. o. — Chi legge attentamente questa pagina, ^ 
vrà convenire ^che fAutore coinvolge il Clareno nel fatto dell» c.i»«»» 
dei ribelli, facendone causa comune. 


PICENTJM SERAPHICTJM 


319 


che cadessero le domande di Giovanni XXII, quali fossero le 
risposte del Clareno e quale effetto sortisse l’udienza ponti¬ 
ficia. Non è inutile delineare con chiarezza il detto interro¬ 
gatorio per renderne informati i lettori del presente lavoro e 
per giustificare la nostra tesi. 

Le fortissime accuse contro questo povero reietto avevano 
fortemente esacerbato il Pontefice, disponendolo assai male 
contro di lui. Frate Angelo, dopo tanto soffrire, si trovava è 
vero dinanzi alla suprema autorità cui era pronto aprire tutto 
intero l’animo suo; ma dall’aspetto del Pontefice comprese 
subito che o non sarebbe stato ascoltato, o non sarebbe stato 
creduto. Le insurrezioni dei ribelli di Narbona e di Bèziers 
occupavano troppo in quel momento la santa Sede : non gli 
erano ignoti i forti sospetti che pesavano su di lui circa la 
causa di quel movimento reazionario : la stessa ospitalità, go¬ 
duta da oltre sei anni in casa del Cardinale Colonna, poteva 
essere un motivo di diffidenza da parte di Giovanni XXII. 
Peraltro egli aveva ottenuto ciò che, dopo il processo di 
Roma (1308-10) e dopo l’interrogatorio del concilio di Vienna 
(1311), formava l’unico suo desiderio : ora poteva dire franca¬ 
mente il fatto suo. Era una doverosa giustificazione la quale 
8 imponeva alla sua retta coscienza e dalla quale doveva di¬ 
pendere la propria vita morale e quella dei poveri suoi com¬ 
pagni. 

La prima domanda che gli rivolse il Papa fu se egli era 
^'ate minore : naturalmente la risposta del Clareno non po- 
eva non essere affermativa. Sebbene oppresso da tante tribo- 
azioni, da essere in seguito costretto a scriverne un libro, 
s mo a Celestino V, nessuno poteva mettere in dubbio il suo 
stato strettamente francescano : Celestino V lo sottrasse all’ob- 
e dienza dell’Ordine per gravissimi motivi di persecuzione, 
ma non lo dispensò dalla più rigorosa osservanza della Regola, 
e neppure rese nulla la solenne sua professione religiosa. Da 
‘Dell’anno (1294) sino al presente momento il Clareno era 
8 ato ramingo, in continuo e forzato esilio dall’Ordine solo 
perchè i Superiori della provincia non vollero mai riceverlo 
convento. (1) Fra tante vicissitudini ed infiniti contrasti 
S 1 si sentiva più intimamente unito di mente, di cuore, di 

(1) Cfr. P. Holzapel, op. cit. 46. 




















































































































































































































































320 


PICENUM SERAPHICUM 


coscienza a quell’ordine cui tutto sè stesso aveva sacrificato 
e per il quale era pronto versare il proprio sangue, dare la 
vita intera, morire. 

Aveva eroicamente combattuto per la pura, per 1 mtegia 
osservanza della Regola, non già per un vuoto, ambizioso e 
settario idealismo di povertà; voleva che l’Ordine si mante¬ 
nesse e prosperasse sulla granitica base posta dal serafico 
Fondatore, allontanando, distruggendo tutto ciò che si oppo¬ 
neva a questo spirito virtuoso. Si comprende quindi la sua 
franca e risoluta risposta al Papa, di essere cioè vero Irate 
minore. Il P. Holzapfel chiama, a questo riguardo delia po¬ 
vertà, idealista il nostro Clareno e fanatico sognatore di una 
Chiesa futura, modellata sullo stampo di un pretto gioacc i 
nismo (1). E’ una ingiusta insinuazione la quale ci attesta 
sempre più e meglio l’errato preconcetto che il giovane scrit¬ 
tore ha di questo invitto e santo campione della vera po¬ 
vertà francescana. . VVTT 

Dalla prima risposta del Clareno, Giovanni XXII resto 
impressionato e comprese che affermava sinceramente la ve¬ 
rità poiché gli domandò subito la ragione per cui, essendo 
frate minore, si era distaccato dai minoriti. A questa seconda 
interrogazione il Clareno non poteva che rispondere in modo 
indiretto, avendo compreso assai bene da che era stata mossa 
tale domanda. I suoi nemici e persecutori lo avevano dichia¬ 
rato apostata fin dal 1294, accusandolo come ribelle pertinace 
ai comandi di ritornare all’obbedienza e denunziandolo coni 
generale della nuova fazione settaria. Il terreno era stato a* 
funga data accortamente preparato contro di lui ; perciò q u 
lunque risposta diretta avrebbe potuto comprometterlo : egn 
pertanto si accontenta di dire puramente e semplicemente c 
che è vero, pregando il Pontefice di appellarsi piuttosto a cm 
non poteva essere ignota la verità delle cose e dei tat 

(1) « Pugnabat enim [Clarenus] prò idea quadam religiosa, P r0 
« tissima scilioet paupertate, quam ipse mente conceperat tamquam 
« ducentem ecclesiae reformationem m sensu Ioachimi_ abbatis. 0 

« pugna prò ecclesia futura non dubitabat negare obedientiam eccie ^ 
« praesenti, quandocumque ei videbatur necessanum » Cfr. op. ca¬ 
per ciò che riguarda il senso del gioacchmismo, può aversi xm & 
cognizione, leggendo l’opera citata di F. Tocco sul capitolo « 
gelo eterno », 191 ss. 


PICENUM SERAPHICUM 


321 


« Padre santo, disse il Clareno, io non mi sono allontanato 
dai miei confratelli ; interroga i medesimi, poiché furono essi 
che mi hanno respinto. » (1) 

una Lf/ Pa taCqUe per alcuni istanti - Ricordandosi poi di 
una forte accusa mossa contro il Clareno circa il magistero 

df dìrgirsTHò f C ° nfeSSÌOne ’ f comandò imperiosamente 
di dirgli se ciò fosse vero. « Padre Santo, rispose subito io 

on sono sacerdote, e il principale motivo per cui non volli 

ascendere al sacerdozio fu proprio per evitare l’occasione di 

Questa 0 frfne 0 dair ° bbedienza ad ascoltare le confessioni. » (2) 
Questa franca affermazione non poteva lasciare alcun dubbio e 

credptt m b n0m ° motlvo ad una replica qualsiasi. Giovanni XXTT 
credette bene rievocare allora il fatto delle severissime mi 

pagni^Era * B “ ^ dÌ lai e “T co^' 

Pana-'rSiPb^ UeSt Ti Un e PUnt v 7 dl a PP°gg io assai forte per il 
cato e P da e e i Se Bonifaci ° VI11 10 aveva realmente scomuni- 
nedètto XT n! scomunica non fosse stato assolto nè da Be- 
il niA. X1, ne da Clemente V, il che non appariva davvero 
eno non avrebbe trovata alcuna ragione di difesa. 
s-pnoK equivoco precedente abbiamo esaminato la ragione 
Ciò VTTT 1 H?° Vente esclusiv0 dePe severe misure di Bonifa- 
F Tocco l bl T pure , 7 eduto ’ riepilogando la descrizione di 
tiuonnf Ò Che aCCadde m assenza del Patriarca di Costan- 
La risposta di] ^? mmessa l’esecuzione degli ordini del Papa. 

canili XXTT 1 ' 1 - 01 A alla nevocazi °ne fatta ora da Gio- 
nìunic« 11 ! + 1V1 Perfettamente compresa. Infatti questa sco¬ 
stassi inS a r fp ta , fulr T ata contro c l uei Poderi eremiti negli 
senza averli^ loro Congregazione approvata da Celestino Y, 
fu ni 1 sentltl P rima > nè voluti ricevere dopo ; il che 

v eva n J a n m anif + Sta 1 mal 1 animo da P ar te di coloro che l’a- 
provocata a base di una nerissima calunnia, e di vera 


* SOS, Pater^nAngelus, . non reces si ab eis, potius interroga ip- 
" TÙtto llr V ipS1 re P ulerunt - » Cfr. P. Wadi, an. 1318, XXIII 

Str ° Annali^ a f 6 16 ” 8p ,? st ® SOno blamente riassunte dal no- 

|Rnahsta e «portate quasi alla lettera dagli storici dell’Ordine. 

* &olui L PatGr S ^ ncte ’ non sum sacerdos; et una de racionibus ornare 

We, 0 p citTlS GSt ^uia nolebam audire confessiones. » Cfr. P. 
8 fisima ratin ‘ ‘ “ Nel /-. WADD - vi è questa variante: «... et po- 

< ^z:;i\r: e v 3acerdoti ° <*■*»* ** ne ad x_ 

* as a kupenoribus possem compelli. » Cfr. 1. c. 

^ NN ° 1916 - Fascicolo III. 

21 


21 








































































































































































































































































































322 


PICENTJM SEEAPHICTJM 


lesione delle norme più elementari del diritto canonico. Il 
Clareno era sicuro di ciò, quindi non gli potevano mancare 
parole per esporre il caso con tutta franchezza, e non gli 

mancarono^ diserto ero necessarie le prove; ed il Cla¬ 
reno voleva in sul momento avvalorare le sue asserzioni con 
argomenti convicentissimi ; ma il Papa gl impose• «temo, 
nerchè l’ora era tarda e sentiva il bisogno di ritirarsi II Cla¬ 
reno obbedì, ma rimase molto male : temendo forse > ohe non 
o-li sarebbe più permesso di presentarsi al Papa, nell usci 
dall aula pontifìcia rivolse a Giovanni XXII queste brevi ma 
vibrate parole : « Padre Santo, se voi avete pronamente ascob 
tato i miei accusatori che vi hanno narrato il falso, siete m 
dovere di ascoltare pure me che vi dico ^verità > 
tefice ordinò allora di trattenere in custodia il Clareno. s 
a che non fosse assolto dalla scomunica che secondo lui, av 
realmente incorsa. Così ebbe termine quell;udienza (2) 

L’epilogo di questo fatto è importantissimo. La ver V. 
doveva finalmente trionfare sul Clareno, manifestand 
l’innocenza, sebbene presa di mira e combattuta f ^ oce ^ na 
ha una forza segreta per reagire contro ogni prepotenza um 
e far valere i suoi diritti ; che la forza della giustizia presto o 
tardi s’impone a tutti coloro i quali scaltramente riescono p 

qualche tempo ad imperare sui deboli reietti. Da venti anni 
il povero Clareno soffriva sotto il peso schiacciante d u 
presunta censura ecclesiastica : nulla gli si era concesso p 

(1) Ofr. F. Tocco, op. cit. 259. - Il Vadding. 1. o. seguendo b 

Cronaca del Clareno, riassume la rispostaeomunicabilexn esse, 
« ait se nullatenus excomumcatum, neque item excomunmaui 
« rum nullo unquam tempore voluent, nec excogitaverit contra P 

fife* ut tacerei Ille hoc aegre tulit, et dixit, suam Sanctitatem ^ 
I sarios falsa crimina obiicientes plenius audmsse, se vero veri 0 i u i- 
« rantem debuisse auscultare. Erat tunc hora pomeridiana sexta 
. tìque Pontifex se a negotiis retrahere, et mssrt ctoga >• 

* donec ab excomunicatione, quam incanisse mdicabat, abso 


PICENUM SERAPHICUM 


323 


rendere meno triste, meno accasciante la sua già troppo 
infelice condizione; tutto si era adoperato perchè apparisse 
veramente reo di apostasia, di pertinacia, di ribellione di 
settarismo e di eresia! Simile ad un turbine spaventoso e deva- 
statore, la persecuzione più accanita, più feroce non lo aveva 
abbandonato un momento solo. Dalla silente e pacifica soli¬ 
tudine del Chiarino presso Ascoli alla dolorosa fuga in Gre- 
cia ; dalla Grecia al forzato e travagliosissimo ritorno nelle 
Marche ; dalle Marche alla volta di Viterbo, da Viterbo a 
orna, da Roma a Vienna, da Vienna in Avignone, abban¬ 
donato, solo, profugo e rammingo, passarono questi venti anni 
attraverso le angoscie della sua intemerata coscienza, attraverso 

lacrime ePldaZ1 ° ni dl amm °’ attraverso infinite ed amarissime 

trovava lì, nella Curia pontificia di Avignone, 
attenuto da quella stessa suprema autorità tante volte in- 
ocata, affranto dal dolore nel pensare che il Papa lo credeva 

dallJ°ru^ nSSir -ivr r ^ e ^ e e P er giunta anche uno scomunicato 
dalla^ Chiesa. Ma Giovanni XXII, il giorno seguente, mentre 

Alarono si abbandonava alle sue tristissime considerazioni 
riprese in seno esame il caso dell’infelice detenuto. Volle nuove 
formazioni sul suo conto, studiò il fatto concreto della scomu- 
u-j. a ’ sc ,°P n pienamente la verità delle cose : quindi diede su- 
tpln™* lr ? e ^ mandar libero il Clareno, assolvendolo ad cau- 
J ale a dlre ’ dato il caso che direttamente o indiretta- 
ment e fosse stato in qualche modo colpito dalla censura, ora 
zLlT 86 dubbiamente liberato. Fu una prudente precau- 
lo «1 a Sf rte Peutefice; fu una maggiore sicurezza per 

quelL 890 *?™ 0 ’ fu rultima risposta a tutti i denigratori di 
q ella vittima innocente. (1) 

darin ^ 0ac 1 Iu d endo questo primo paragrafo sulle presunte con- 
sottn ii Clareno > dmiamo che il documento * 266, posto 
P IP, k ? U ° ” ome ’ non lo riguarda affatto e che le note del 
della nelle qUali è nominato, nulla dicono in sfavore 
nostra tesi. La citazione dei ribelli della Provenza con 

* propter^ìl^, Ehele ’ °P; ci . t - 1 c - * Et mandavit summus Pontifex 

* audL nli. excommumcacionem detmeri fr. Angelum, donec postea 
— p ■m j’ ® ventate precipit eum dumeti et absolvi ad cautela.ni » 

« data ad oLÌ'J' se . d die sequenti re omni discussa, pacifice dimisit' 
ci cautelam absolutione a censuris. » 


















































































































































































































































824 


PICENTJM SERAPHICUM 


il loro processo subito in Avignone e 1 udienza accordata dal 
Papa al nostro Clareno sono due fatti assai distinti, x quali 
non hanno tra loro altra relazione che quella del tempo e 
del luogo nei quali si svolsero. Ciò e chiaramente adde¬ 
strato dalla stessa natura dell’interrogatorio che 
rivolse al Clareno e dalle risposte di questi al Papa, interi o 
s-atorio del tutto estraneo al caso dei dissidenti di Narbona 
f di Bèziers. Non si dimentichi poi che il P. Eubel, m que¬ 
ste sue note al documento, descrive le cinque proposte che si 
dovevano discutere in quel concistoro contro i issidenti cn 
tati al redde rationem, prima delle quali era proprio cont 
Clareno, considerato e ritenuto ministro generale della sette 
dei Fraticelli, (1) mentre, invece, nessuna di esse ha rela 
zione con l’interrogatorio subito da lui. 

§. 2. — * 297 : « Banda Romana » (2) 

E' la forte Costituzione di Giovanni XXII contro i Fra¬ 
ticelli propriamente detti e comprende 1 frati della por 
•i„ • Vyi 7 ochi i beghini e tutti i ribelli d Italia e della 

venia, in modo spedalo quelli di Sicilia di Narbona e * 
Tolosa I colpiti da questa Costituzione hanno specialissu 
Steri per cui sarebbe impossibile confonderli con .alti** 
quali, pur appartenendo alla generica categoria deg i P 111 ’ 
non devono essere compresi in tale condanna. I colpiti sono. 

\ _ Lupi rapaci in veste di pecora ; 

2 . _ Seguaci di eretica pravità ; 

3. — Simulanti una vita angelica ; nì . • • già 

4 . _ Pretesi aggregati alla Congregazione dei Celestini, g 

soppressa da Bonifacio Vili ; . 

5. _ Presuntuosi di speciali permessi per vestire un a» 

diverso da quello dell Oidine, 

« conistorio^uEVuqu^res peteban™ status Fraticelle-rum, 

nus pseudo-religioso* [Ioannes XXII] procedi miei. - 1317, dee 
30, Avinione. » 


PICENTJM SERAPHICTJM 


325 


6 . - Asserenti di appartenere al Terz’Ordine francescano j 

7. — Frivoli difensori del loro stato e della loro sètta ( 1 ). 

Da quanto è detto nel paragrafo precedente chiaro appa¬ 
risce che il Clareno ed i suoi veri compagni non presentano 
alcuno dei caratteri indicati nella Costituzione ; anzi l’assolu¬ 
zione ad cautelam , che il Clareno ottenne dal medesimo Pon¬ 
tefice, pochi mesi prima ( 2 ), sembra escluderlo del tutto. Di¬ 
ciamo sembra , perchè non abbiamo la presunzione di affermare 
peientoiiamente una sentenza, la quale potrebbe presentare 
non lievi difficoltà per i meno informati in una quistione 
tanto spinosa. 

La « Sancta Romana » non porta alcun nome dei con¬ 
dannati : essa è generale e si estende a tutti i Fraticelli in¬ 
distintamente e a tutti quelli i quali hanno vero carattere di 
settarismo, non esclusi i falsi frati della povera vita, i pre- 

ii>A Se , gUaCÌ dei Cele . stini e g 11 Spirituali apertamente ribelli 

.ine e alla Chiesa. Ora il nostro Clareno, come ci siamo 
studiati di provare fin dal principio della nostra tesi, non fu 
ae fraticello (nel senso più odioso della parola), nè eretico, 
fle falso frate della povera vita, nè preteso seguace dei Cele- 
8 (poiché dopo la soppressa Congregazione fu solo un po¬ 
sero reietto, cercante la legittima difesa dalle accuse calun¬ 
niatrici che piombavano da ogni parte su di lui), nè un ri- 
elle alle autorità : dunque la presente Costituzione non lo 
riguarda affatto. 

Il P. Eubel, nelle sue annotazioni alla « Sancta Romana » 
ice che Giovanni XXII con due Costituzioni apostoliche ha 
oipito tanto gli Spirituali in genere, come i Fraticelli in 
pecie : la prima, « Quorundam exigit » ( 3 ), riguarda gli Spi- 
uaii ; la seconda, « Sancta Romana » , riguarda i veri Fra¬ 
telli, cioè tutti i seguaci (sic !) del Clareno ( 4 ). Questa aflfer- 

d<uJ 1 ' ) S uesti sette caratteri speciali risultano evidentemente dall’analisi 
ua medesima Costituzione. 

7ale (2) , L,aSS ° luzÌOne ad c , au ^ am h Clareno l’ebbe nel maggio del 1317 
rao-raP lre se ^ e mes i prima della « Sancta Romana. » Cfr. tutto il na- 
8 ra io precedente. ^ 

2\ a Eu . bkl > °P- cit - t- c. 128, doc. 289. 
deve « i c ' nota !• ~ F’ inutile ! Il Clareno, per il P. Eubel, 

te nga! SS ° 1Utamente essere ca P° 6 guida dei Fraticelli; non c’è verso che 































































































































































































































































326 


PICENUM SERAPHICUM 


inazione, circa la seconda parte, è assoluta ; al P. Eubel non 
rimane che illustrarla, e lo fa sulle tracce delle pubblicazioni 
del P Ehrle (lì. Riepilogando tutta la storia del Clareno, 
incomincia dagli anni 1260-1270 ed arriva al 1317 per far 
vedere che la « Sancta Romana » lo colpisce direttamente, 
perchè capo di quella fazione settaria, cioè i veri Fraticelli, la 
quale è condannata dalla presente Costituzione in modo definitivo. 

Siamo pienamente d’accordo nel dire che la « banda 
Romana » riguarda i veri Fraticelli, poiché ciò è un fatto 
evidente ed assoluto ; saremmo anche d accordo nell amme 
tere che il Clareno ed i suoi infelici compagni di sventura 
restano condannati in forza di questa Costituzione, qua ora 
però possa provarsi con evidenza che essi erano m realta i 
veri Fraticelli. Si portino, dunque, documenti chiari, evidenti, 
sicuri, indiscustibili che il Clareno fu un settario un eretico un 
ribelle uno scomunicato, un pertinace, un apostata dall Ordm 
e dalla Chiesa, ed allora noi piegheremo il capo, sospende¬ 
remo immediatamente la nostra difesa, riprovando e condan¬ 
nando quanto abbiamo scritto fin qui. ... 

Non si dimentichi che i Fraticelli propriamente detti fi¬ 
acchi, beghini, begardi, falsi frati della povera vita) non pos¬ 
sono essere considerati come veri francescani, poiché o 
lo furono, od erano semplici terziari secolari, fatta eccezione 
di coloro che, perduto il vero spirito di vocazione, traligna¬ 
rono in modo obbrobrioso. Il Clareno, invece, fu vero france¬ 
scano del primo Ordine, e nessuno avrà 11 coraggio di after 
mare che fosse caduto così in basso nella fede e nel co 
da classificarlo per un eretico pertinace e per un volganssim 
debosciato. Si potrà magari, volendo, chiamarlo tenace 
sue idee circa il rigore dell’osservanza della Regola protes 
sata ; si potrà anche dirlo esagerato in questi suoi pnncip 
un assoluto rigorismo ; mai però un settario delmquen 
molto meno capo e guida di una sètta di eresie, e d im 
ralità. In poche parole: o i Fraticelli non furono eretici e 
immorali, e allora cadrebbe da sè la presente quistione ,o« 
lo furono, il Clareno non poteva assolutamente essere ae 

loro sequela. 

(1) P. Ehrle : op. cit. t. I, 519-521-669 ; t. II, 108-316-317-327 ; t. I V > 

8-25. 


PICENTJM SERAPHICUM 


327 


Siamo convinti che per sostenere l’applicazione diretta 
della « Sancta Romana » al Clareno, bisognerebbe o attenuare 
di molto la reità dei Fraticelli, il che non lo acconsente la 
storia ; ovvero trasformare il Clareno in un soggetto della 
peggior risma possibile, il che non è facile sul serio. Il P. 
Alvaro Pelagio, scrittore contemporaneo e penitenziere di 
Giovanni XXII, quando a proposito della detta Costituzione, 
descrive la perfida vita dei Fraticelli ed il loro immoralissimo 
costume, non si perita di chiamarli gente di bassa condizione 
per lo più guardiani di mandrie, muratori, carbonai, fab¬ 
bri ecc. (1) Ed è precisamente da questi bassi strati sociali 
che i Fraticelli sorsero e furono trascinati da scaltri mesta¬ 
tori ad un stato in apparenza più alto e più dignitoso. Se¬ 
dotti dall’aura popolare di un francescanesimo sui generis, in¬ 
dossarono una stranissima foggia di abito penitente per im¬ 
porsi alle moltitudini volgari e far numero ; inbevuti di facili 
e comode dottrine, ebbero la pretenzione di una riforma ge¬ 
nerale della società e della Chiesa. 

Non paghi di commettere disordini e corruttele dove si 
presentavano ad essi propizie occasioni, vollero approfittare del 
dissidio che regnava nell’Ordine Minorità tra gli Spirituali 
& d i meno zelanti della rigida purità della Regola. Aiutati 
! n gran parte dagli scontenti e dai turbolenti, che non pote¬ 
rono mancare, e davvero non mancarono in quel tristissimo 
periodo, invadevano i conventi dei veri francescani, distur¬ 
bando tutti, ingannando molti, non rispettando alcuno e di¬ 
chiarandosi padroni assoluti dei locali da essi profanati. Ecco 
Peichè troviamo in alcune comunità e provincie d’Italia e di 
rancia conventi francescani invasi e diretti dai Fraticelli, ed 
ecco la ragione per cui l’Ordine sembra aver avuto spiacevo¬ 
lissimi contatti con i medesimi e funeste relazioni con le con- 
anne emanate dalla Chiesa contro quella sètta di facinorosi. 
a no, conclude il detto P. Alvaro, la Costituzione < Sancta 
°mana », come del resto tante altre, fu emanata contro i 

Depldnctu Ecclesiae: lib. 2. c. al. art. 61. — Questo Scrittore è 
p 0c ,° dal Wadd., dal P. de Latera, dal P. Panfilo e da altri non 
stori 11 storicl . dell’Ordine .- alcuni hanno voluto indebolire alquanto la sua 
che Ca aU j° r ^ ' non e ’driaino in merito della quistione ; diciamo solo 
Gi ’ e88 «*do contemporaneo ai fatti di cui ci occupiamo, ed al fianco di 
anni XXII, le sue affermazioni possono avere un indubitato valore. 

























































































































































































































































328 


PICENUM SERAPHICUM 


veri Fraticelli e contro i loro fautori che nulla hanno a ve¬ 
dere con i francescani, compresi il Clareno ed i suoi com¬ 
pagni. (1) 

* 

* * 

Chiudendo la sua nota alla presente Costituzione il P. Eubel 
mette in chiaro la quistione circa la disobbedienza del Cla¬ 
reno al comando fattogli dal Papa di rimanere e sottostare 
alla eremitica congregazione dei Celestini. Qui sorge una dif¬ 
ficoltà abbastanza grave: si tratta, infatti, di mettere, se saia 
possibile, in accordo quattro dottissimi scrittori, cioè lo stesso 
P Eubel, i PP. Holzapfel e Golubovich ed il prof. F. Tocco 
i quali non dicono affatto la stessa cosa circa il medesimo 
punto. Premettiamo che tale quistione per nulla riguarda la 
» Sanata Romana » : siccome, però, il P. Eubel la pone in¬ 
cidentalmente in questa nota, crediamo bene di scioglierla qui. 
Ecco ciò che i detti scrittori affermano in proposito. 

I' _p. Eubel : « Qua quidem epistola [Escusatona\ 

id effecit Angelus, cui cardinales Iacobus de Columna et Nea- 
poleo de Ursinis favebant, ut pontifex persuasila, eum verae 
fidei adhaerere, libertatem ipsi donaret, conditione addita, ne 
iam fratrem Minorem, sed eremiticam congreg. Coelestmae 
ageret vel gereret, quod sane simulare utrumque consueverat. 
Tamen idem agere neque tum desiit, cum eius pars, quae 
« Fraticellorum » nomine dicebatur, item ac Beguinorum e 
Bizochorum factio constitutione « Sancta Romana ecclesia » 
suppressa esset. Atque tantum aberat, ut sociis relictis a 
Coelestinos transiret, ut in Italiani reversus fratres suos asse- 
clas sicut antea congregaret ac dirigeret. » (2) 

2 _ P. Holzapfel : « Angelus Clarenus perfida agenui 

ratione reditum ad oboedientiam evitavit. Cum enim hucusque 
semper regulam et testamentum praedicasset tamquam sua 
suorumque asseclarum normarn vitae et semper professa 
esset se esse verum Fratrem Minorem, nunc mandanti 
fici, ut ordinem iam approbatum ingrederetur, respondit 
pertinere iam ad quendam eorum, ad ordinem scilicet c 

(1) Op. cit. 1. c. art. 67. — Cfr. P. Wadd. ad an. 1318, XIV. 

(2) Op. cit. t. c. 136 in nota, 2. col. 


PICENUM SERAPHICUM 


829 


lestmorum. Cumque Papa instaret, ut reciperet quoque habi- 
tum Uhus religioni viveretque secundum eius regulam prò- 
misit Angelus utrumque, quin tamen postea impleret. » P (1) 
o. P. Golubovich : « Il Clareno non ostante abbia 

SOlenne T nte a Giov - XXII di obbedire alla bolla 
Sancta Romana , che sopprimeva il sodalizio de’ frati della 
povera vita o eremiti, riconosciuti da Celestino V, e per giunta 

dienza V dell abate^r ^ m ° naCÌ Celestini sotto l’obbe- 

enza^ dell abate di Subiaco, pur non di meno volle celata 

tamente continuare e continuò in fatti le funzioni di generale 
del soppresso sodalizio. » (2) S 

risDostp 4 drrru ELICE i T i 0( S 0: * Da q ueste buone ragioni [dalle 
ìap ., Clareno] il Papa si lasciò convincere, e rimandò 

dLentl CaP °^ eÌ - dÌSSÌdentÌ P 1 Clareno ^esso], a’patto però 
rebh! * ! addinttUra neJl or dine dei Celestini, coi quali sa- 

rasseo-natn Ut0 mig J 10re armonia che coi Minoriti. Ed egli, 
rassegnato ma non domo, svestì l’abito e seguitò a stare in 

Bonflaci^' VII^T ( 3 ) 1 Cardlllale CoJonna antico avversario di 

medetmf T VÌSta ® embra , che 1 quattro scrittori dicano la 
tendole fn TV a ^ all f zai ] do P erò le ^tte affermazioni e met- 
solite confi fronto tra lor °’ esulta evidentemente una delle 

inetftabffi * f^ no del Clareno ’ s ’ intende - quasi 

concetto L P pl /° g ^ a 8tudiare COn qualche sinistro Vre- 
«enza ac Z f e8t , a in ^ssima quistione. Prendiamo come base, 
aza accettarla per intero, ciò che dice il P. Eubel. 

al rn, ÌCUr ° ^ cattolicità d el Clareno, « pontifex per- 
ooi è [° larenum ] ™™e fidei adhaerere », il che per 

as sai chiaro “^ S ì ma ™P° rtanza ’ 11 P - Eu *>el attesta in modo 
Clareno a- ' ' ! C0ndlzl0ne posta da Giovanni XXII al 

manere tÌii* 1011 nto . rnare all’obbedienza dell’Ordine; b) di ri- 
Clareno „ & eremi ^ lca congregazione dei Celestini : c) che il 

a Qche rlntTT aaP o U ° simuIare runo e l’altro stato; d) che, 
scoi c(lf° a . " Sa l lGta Rùm ana », non ha abbandonato! 
direziono P u gni ’ 6 Ì Cbe .’ ntorna to in Italia, ha continuato l’alta 
ei medesimi, non ostante che fossero soppressi. 































































































































































































































































330 


PICENTJM BERAPHICTJM 


Il primo e secondo punto sono indiscutibili ; essi, più che 
in altri documenti, poggiano sulla stessa Cronaca del Clareno.. 
Il terzo punto contiene una gratuita asserzione: si consi eri 
attentamente il periodo che corre dalla soppressione dei P- 
veri eremiti Celestini, fatta da Bonifacio Vili, sino alia data 
711, Sanata Romana », e poi si provi come e quando 
Clareno abbia simulata la sua condizione. Il quaito ed 
quinto punto sono stati da noi completamente discussi nel 
terzo equivoco. Dobbiamo solo aggiungere che 1 veri compa¬ 
gni docciarono, dei quali egli avrebbe continuata una cert 
direzione dopo il suo ritorno in Italia, non erano affatto Fia 
ticelli, quindi neppure essi furono colpiti dalla Costituzione 1 

° U1 Holzapfel, non smentendo se stesso nel forte ed 

ostile suo preconcetto contro il Clareno, incomincia a sua 
affermazione con un grave insulto , perfida agendi vallone », 
quindi fa vedere l’incoerenza del Clareno nell amore 
l’Ordine e nella disobbedienza al Pontefice di ri or ” ’ 
quasi che Giovanni XXII gli avesse 3 imposto un tal enfino, 
conclude poi, dicendo che, non ostante la formale W om 
di vestire l’abito e di vivere nella Congregazione dei Cele 
stinT il Clareno non ha fatto nè l’uno, nè l’altro. Domandiamo 
al P Holzapfel se sia vero che il Clareno non abbia ese S T 
l’ordine del Papa; e, poiché sappiamo che il Clareno si sv^ 
realmente dell’abito francescano e visse in seguito ne - ^ 

a Subiaco, desideriamo sapere quali fossero 1 abit . 

ed il romitorio posto sotto la vigilanza di quell abate Se P 
il Papa aveva messa la condizione al Clareno di n . 

nare all’obbedienza dell’Ordine dove sta. 1 incocrenza . 
non potendo ritornare all’obbedienza dell Oidine, a 

ha mantenuta la direzione della travagliata società , vale 
dfre hTcontinuato ad essere il consolatore dei poveri reietti, 

' poiché a questo solo si riduceva tutta ladecantate 11 ezj e ^ 

perchè l’Holzapfel chiama questo un perfido modo di a 
Pertanto, ci sembra che egli devn alquanto da eie bbe . 

l’Eubel e confonda non poco il comando del Papa e 

dienza del Clareno. , -emesso 

Il P. Golubovich afferma : a) che il Clareno ha pi j a 

a Giovanni XXII di obbedire alla « Sancta Roma1 ^ "^ 
quale sopprimeva la Congregazione eremitica, ncono 


PICENTJM SERAPHICUM 


331 


(sic) da Celestino V ; b) che il Clareno aveva vestito l’abito 
dei monaci Celestini sotto l’obbedienza dell’abate di Subiaco- c) 
che celatamente volle continuare le funzioni di generale del 
soppresso sodalizio. Veramente quando il Clareno ricevè il 
comando pontificio di non ritornare all’obbedienza dell’Ordine 
la Costituzione « Sancta Romana » non esisteva ancora • 
quindi non sappiamo su quali documenti sia basata la pro¬ 
messa di obbedire alla detta Costituzione. Notiamo poi ohe la 
Congregazione dei poveri eremiti Domini Coelestini non fu 
soppressa da Giovanni XXII con la « Sancta Romana », ma 
da Bonifacio Vili; lo dice aperiis verbis la stessa Costitu¬ 
zione : aggiungiamo che non è esatto il dire che la Congrega¬ 
zione soppressa fosse solo riconosciuta da Celestino V poiché 
sappiamo, invece, che egli ne fu il vero fondatore’. (1) Il 
tatto di avere il Clareno vestito l’abito dei monaci Celestini 
sotto 1 obbedienza dell’abate di Subiaco è posto qui dal P Go- 
ubovich come già avvenuto prima della « Sancta Romana » 
che e assolutamente falso ; la Costituzione porta la data del 
30 d'cembre lim ; il Clareno si ritirò a Subiaco dopo la 
molte del Colonna, cioè verso la fine del 1318. Il terzo punto 
concorda con le conclusioni dei due surriferiti scrittori. 

Donti-fì ? r °J', f piamente la ragione del comando 

P ntihc 10 fatto al Clareno di non ritornare al propio Ordine; 

„ c , 1 entrare in ff ue ll° dei Celestini « coi quali sarebbe vis- 
r 10 m migliore armonia che coi Minoriti », e fa vedere la 
orzata rassegnazione del Clareno (che noi chiameremo vir¬ 
oosa) a togliersi quell’abito tanto da lui amato e per il quale 

rima aVeV * soflferto ’ aggiungendo solo che, svestito dell’abito, 
“r ^ Avignone in casa del Colonna. Qui neppure una 
del P i a Slmulazi0ne 0 dell’incoerenza, ma solo il comando 
obwBf' la / ag ^ ne del m edesimo, la rassegnazione, la pronta 
razion en a a n de f CIaren °- Tocco lia seguito iasemplicenar- 
ammtv.un 3 , Cronaca scritta dal Clareno stesso, la quale con 

sol,™ ablle chiarezza e brevità dice : «. et tunc [dopo l’as- 

hab,h 'n d cautelam ì mandavit [Giovanni XXII] ei quod 
m worum fratrum assumeret. Assumpsit ergo habitum 

bareno j fr ' ^ P rima P arte del secondo equivoco sul Generalato del 
Ostini. ° Ve 6 descritta la fondazione dei poveri Eremiti Domini Coe- 



































































































































































































































332 


PICENUM SERAPHICUM 


illum et promisit vitam sequi domini Celestini seu S. Tetri de 

Morone^ de tanta diversità nel descrivere un fatto 

così semplice? Ammettiamo che sostanzialmente le dette nar¬ 
razioni non lo travisano, ma notiamo la grande imprecisione 
che vi domina; segno questo che le fonti, se si vuole esclu¬ 
dere la Cronaca clarenitana, non sono cosi chiare, precise, 
evidenti da dare una notizia perentoria e indiscutibile. Uò 
che vi è di vero nei quattro scrittori si riduce solo a tre 
capi : a) il comando di non ritornare all’Ordine a motivo dei 

grandi dissensi; b) la pronta obbedienza del Clareno; c) 1 ese¬ 
cuzione di ritirarsi in un eremo, come di fatto si ritirò a S 
biaco sotto la direzione di quell’abate. Riguardo poi a a 
clusione dei PP. Eubel, Holzapfel e Oolubovich crediamo di 
aver detto abbastanza nei capitoli precedenti. (2) 

Forse a qualcheduno sembrerà che la nostra tesi proceda 
solo in via di esclusione, e che tutta la sua forza consista 
proprio nel partito preso di non voler ammettere che ì 
reno sia stato un vero seguace dei Fraticelli, anzi il capo 
medesimi. Non neghiamo tale esclusivismo, negiiamo 
mente che esso sia privo di base. I documenti studiati hn 
qui sono insufficienti per una seria applicazione al Glaren 
delle condanne emanate dalla Chiesa. Perche . pere ìe 
una prova assoluta del fraticellismo clarenitano, mentre. 1 
dette condanne colpiscono proprio la setta dei Fraticel . 
si è forse riconosciuto che il Clareno non può essere acca 
sato di eresia? (3) non si è forse sicuri della moralità 

(1) Ofr. P. Ehrle : Hist. trib. Archiv. I. 148. 

(2) Cfr. in modo speciale tutto il terzo equivoco. - Non o 

sfuggire che principale interesse di questa conclusione sarebbe di P 
vare il generalato del Clareno, e per questo suo generalato provare ^ 
egli realmente apparteneva alla vera setta dei Fraticelli. Cosi lo 

tati scrittori avrebbero potuto concludere che la « Sancta Romana 

colpiva in modo diretto e sicuro. . pnuivoco 

(3) Sebbene riportate in nota nella prima parte del terzo eq ^ 

crediamo utile ripetere qui tre sole testimonianzeapprovantilano ^ 

ticità del Clareno: 1. - « Pontifex [Giovanni XXII] P^uas ’ 0> 186 
[Clarenum] verae fidei adhaerere etc. » Cfr. P. Eeubel cp. cit. • 
in nota • 2 — « Nullum haeresis vestigio,m et [Clareno] obici P osslt > u 

Avi™» Ol», op. cit. XXXI: 3. - . Il Clareno —« °"J,. 
eretico in dottrina, co. . Ofr. P. Goiototob i »P- et. t. Il, 468 m 


PICENUM SERAPHICUM 


333 


sua vita? (1) come basare, dunque, una sua colpabilità me¬ 
ritevole di scomunica ? Non si dimentichi che la fede ed i 
costumi sono presi di mira in modo speciale dalla « Sancta 
Romana »: dunque se prima non si prova l’eresia o l’immo¬ 
ralità del Clareno, mai potrà provarsi che quella Costituzione 
Jo colpisca ! 

(Continua) 

(1) Per esserne persuasi basterebbe solo leggere la Vita del Clareno 
negli Annali del P. Wadd.; la Djfesa del P. da Latera; le lettere, la 
Cronaca e 1 Esposizione della Regola scritte dal medesimo Clareno e 
cento altri storici che si sono occupati di lui. Il candore del costume, 
muto al rigoroso regime di sua vita, fu l’aureola luminosa che continuerà 
sempre a rispondere sul capo del Clareno. 

ai. y- -e- ■<>■ .<>. -e- .<>■ <»• ■» -y •<>■ •». -v- <>• v- .<>. — 


PAGINA D’ORi 


Piefro òa Treia e Corrado ò’Offiòa 
nel nosfro Conuenfo òi Forano. 

da nmi 1 te y P ° di quest0 mnct0 f rate Pietro f u frate Curado 
1 qUole essendo insieme di famiglia nel luogo di 
erano [Forami] nella Custodia di Ancona, il decto frate Chur- 

frat S d- n and ° un dl ne H a selva a contemplare di Dio, et 
c he r tr ° f ecretamente andò dietro a llui, per vedere ciò 
tion dU avvenisse l et f rate Churrado cominciò a stare in ora- 
orala pregare divotissimamente la vergine Maria, et con 
dJtnJ n ? nt °’ ch ’ ella dii acattasse questa gratta dal suo bene- 
ovai tghuolo > ch’egli sentisse un poco di quella dolcegga la 
e 0 h JJf 1 2 3 . sanct0 Simeone il dì della Purificatione, quando 
Quest ° m braccw Gesù Christo salvatore benedecto. Et fatta 
et Pr ,° ratWne ’ la misericor diosa vergine Maria sì Ilo exaldì • 
ccou apparire la Reina del cielo col suo Figliuolo in braccio 
Grandissima chiarità di lume, et appressandosi a frate 




































































































































































































































334 


PICENUM SERAPHICUM 


Currado, sì gli puose in braccio quel benedeclo Figliuolo, 
il quale e’ ricevette divotissimamenie et abbracciandolo et strin¬ 
gendolo poselosi al petto , e tutto si strugea e risolveva in amore 
divino et inesplicabile consolatione. Et partendosi la vergine 
Maria da frate Currado, frate Pietro in fretta si ritornò al 
luogo, per non essere veduto da lui: ma poi, quando frate 
Currado tornava tutto allegro et giocondo, gli disse frate Pietro. 
0 celico, grande consolatione hai avuta. Diceva frate Currado. 
che è quello che tu dì, frate Pietrof che sai tu quello ch'io 
m’abbia avuto? Ben so io, ben so io, dice frate Pietro, che Ila 
vergine Maria col suo Figliuolo Va visitato . Allora frate, Cut 
rado (il quale), come veramente humile, desiderava d’essere 
segreto nelle gratie di Dio, sì ’l pregò che noi dicesse a per¬ 
sona; et fu sì grande amore d’allora inanzi tra loro due che 
uno cuore et una anima parea che fosse tra lloro in ogni 
cosa » (1). 


(1) Dal capitolo XLI Fioretti: ediz. a. L. Passerini, Firenze 1903, 
tip. Camesecclii, p. 113. — Bartolomeo Pisano riassume il fatto m questi 
termini precisi: « Hic frater Petrus vidit beatam Mariam summo fulgore 
radiantem in festo Purificationis Filium suum parvulum Dominum Iesum 
ponentem in ulnas sancti fratris Conradi de Offida, et hoc, dum staren 
ambo de familia in loco Forani de custodia Anconae ». Cfr. m « Anaiecm 
Franciscana », Quaracchi 1906, tip. S. Bonaventura, tomo IV, p. 


-^r -%r 

« Al tempo che frate Iacopo da Fallerone, huomo di grande sanctità, 
era infermo gravemente nel luogo di Mogliano della custodia di Feì > 
frate Giovanni detto della Vernia, il quale dimorava allora nel luogo delti 
Massa, udendo della sua infermità, imperò che l’amava come suo caro 
padre, si puose in oratione per lui, pregando Idio divotamente con ovatti ^ 
mentale che al decto frate Iacopo rendesse sanità del corpo, se fosse 
meglio dell’anima ». 


(Fioretti, cap. u) 


PICENUM SERAPHICUM 


335 


iSMftlS iflMtfiCM 

dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII 

CAPO II. 

Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie 


CUSTODIA -A-SOOL-A^lsrjA. 

(Continuazione v.n. 2, pag. 183) 


§ IIP - MONTEFIORE. (1). 

S. Bonaventura mentr’era Generale dell’ordine l’anno 
la Chiesa ^ ^ lu ° g °’ 6 Papa Urbano IV l’anno 1264 benedl 

UOMINI ILLUSTRI. 

nifa TTTTr^lf Partini , che fu creato Cardinale da Papa Bo- 

stnl - e* VIII TT 1 ann .o 1295, celebre per le sue Legazioni Apo- 
«toiiclie in Ungaria. r 

felice Vescovo Gobonese 
■•Tommaso Vescovo Vergolese 


creati da Bonifazio Vili 


RELIQUIE. 

del l^ 1 ven , era una Croce di nobil lavoro dentro cui è parte 

con ?° la salutifera Croce, donata da Papa Niccolò IV 
Con altre Sante reliquie. 

In Montefiore si tenne Capitolo l’anno 1467. (2) 

0 jdontefìore è della diocesi di Fermo. 

(*) Quello che segue è nell’aggiunta. 













































































































































































































































386 


PICENUM SEBAPHICUM 


Sopra la porta maggiore — Annis fuit mille trencentis 
hoctibus actum me videas PP. mente colas qui limina cerms 
Pulohrior in domibus licet anxia porta supernis. 

In Coro nell’ingresso in Chiesa = F. Elia Ephiscopus (sic) 
Gobenensis de Monte Florum Ordinis Minorum tempore Bo- 
nifacij Pape Vili creatus fuit. Et F. Thomas Episcopus Vir- 
golensis de Monte Florum Ord. Min. a Bonifacio Papa Vili 

Crea Gentilis Partinus de Monte Florum Ord. Minorum ad 
Cardinalatus apicem evectus a Bonifacio Papa Vili anno lV 
sui Pontificatus nonnullis in Orbis Terrae partibus legatiombas 
perfunctus ex hac vita migravit anno MCCCXXV11. 

Sopra la Porta maggiore — Sanctus Bonaventura Orai 
rnq Minorum S. R. E. Cardinali dum sui Ordinis Generalati 
officio fungeretur anno MCCLVI hoc quod extat temp um 

eimt AUa Porta laterale che guarda il Chiostro sopra un pic- 
col sasso leggesi: D.”" s Urban. PP. IIII me benedixit anno 

Domini MCCLXIIII- ^ 

In una finestra di vetro all’antica leggesi = Beatus f ra 

ter Gentilis de Monteflorum- i. m „ rm0 

Dentro alla stessa Chiesa v e un bel deposito di marm . , 

ove nella parte superiore leggesi = MCCCX Dommus 
tilis de Monte Florum Cardinali Ordinis Minorum tempo 
Bonifacij Pape Vili titulo S. Martini in Montibus: e poco p 
sotto — Frater Gentilis cum duobus Episcopis Fratre Fe 
Episcopo Gobonensi, et Fratre Thoma Episcopo Virgulen». 

§ IV. — FORCE (1). 

Nell’archivio si conserva memoria essere stato fondato 
Questo Convento il giorno 8 ottobre MCCXLXXVI nel r 
?£to di ffiov. XX con licenza del P." D Marco Abate* 
Farfa, nella di cui giurisdizione Nullius era la Terra 

F. Lodovico da Fermo dell’Ordine dei Minori V ^ 
Castimenense consacrò la Chiesa sotto il titolo di M. 

(1) Diocesi di Montalto, e prima del Pontificato di Sisto V. era V 
lius di Farfa. 




PICENTJM SEBAPHICUM 337 

braTO^l 368 ^ ^ SlSt ° Abate Par fense il giorno due di Fe- 

is C ri Z fon P e ie - d Gnpn 8< ? la ^ dormitorio si conserva un’antica 
tis MCCLXXVI (l) 1Um C ° nStrUÌ ÌnC6ptUm fuit anno salu - 

UOMINI ILLUSTRI. 

nel Hsffa ££& ^reni" S ' T ’ ^ delIa Marca 

Firenze B nTl466 e ° ^ F ° rC<i Mae8tK> “ S ’ T ’ Io 1”isitor di 

vento F d, E F„rf 1ÌS p a , PeUeÌ a aU ° Staffol ° OTa Agli» del Con- 
quisitore mnfro ? ‘? I08 ° * meriti n «l 1684 & destinato In- 
ConMrdia Nel ?V^ aV! ,r “ elle 'Diocesi di Aquileia e 

l’Ordine e nel 1 SS 7 c '‘.'TJ .' 0 Geiler ale Apostolico del- 

ve„nè !i,l l-- 7 oelebrandosi il Capitolo Generale in Ascoli 

«O L’anno i™’c! n cln . 1 uantesim o nono dopo S. France- 
de Goti! Sisto Quinto creò il Pellei Vescovo diS. Agata 

RELIQUIE. 

si venerano 1 delIa ?+' Cr0ce donato da Pa P a Niccolò IV 

nioite insigni reliquie, e^ si tengono 

popolo. 1 p Domenica di Agosto con gran concorso di 

^■utrdS’Sr^r 06 i] Ter2 ’ 0rdine di ~ di ™ te 

§ V. — MONTALTO. 

da S V l?l e la C 08 tan .i e L'edizione cbe abbia i suoi prinoipii 

inori dfm«„ CeS00; 6 11 8lt ° di8tante dalla Città circa un ungilo 
mano e in mezzo a una selva (costume del Santo nel 

! lia /perchè r SS n U68te dall ’ a ^ mnta « appendice che dir si vo- 

da Ferni,) r j a P p P P6clse - Ne ( la P™a copia il vescovado di F. Ludovico 

L « momorie'se- 

Alm ° I, 1915 - Fascicolo III. 


22 



















































































































































































388 


PICENUM SEBAPHICUM 


fondare le sue case) avalora la tradizione. Vi si venera un 
imagine in tavola di Gesù Crocifisso, dinanzi a cui si dice 
che ^orasse il Santo. La pittura è antichissima Sisto Y. 
chiarò Città Vescovile Montalto sua Patria. (1) F 

Racconta il Galli nella sua stona ms. che S Francesco 
fu in Montalto, e recitando orazioni all ombra dei faggi che 
sono vicini al nostro Convento infastidito dal numero dei pa- 
seri ordinò loro che se n’andassero, e non tornassero mai p • 
Si vuole che duri il prodigio di non radunarsi mai p 
nasceri in quel luogo. Vi è una campana fusai annoMCCLXill. 
P " Unitaria nostra Chiesa v’è una cappelletto, 0 ^ e sl 0n ° 
nn imagine di M. V. che ha in fronte sopra il ciglio destio 
R segno S dT colpo dattole con uno stilo da un Empio Mon • 
Mainati la rifece, e Mone, Magalotti la nrtorò (come a 

arguisce dall^s^nente^ epigrafe) Mediolanensis | utr. Sig. 

Eef. Sommo Pont. Sixto V | Preaid. ««bemator | snae m 

Deiparam piotati a 1 Monumentum | sa ]a ®, . i utr. 

Anno MDLXXXVII. Lanrentiue Mmgalottu» Florent. ^ U 
Sign. Ref. eadem sibi l’i-ov.’ A Paulo V Pont. O. • 
mandata Incoiavate Religioni | Deano maembns mumvtt. or 

navit I Anno MDCXVIII. (?) . . fA i a 

In Chiesa v’è un’imagine del Salvatore dipm * ^ 
alla greca assai consumata, che dicesi portata da S. Fr 

UOMINI ILLUSTRI (2). 

F Felice Peretti che salì al Sommo Pontificato col nome 
4Ì Tslvlra rioTas“°e vien nominato in P» 

1U ° S P. Francesco Mro (in) S. T. intorno al VOratore della 
F. Flaminio Benedetti Maestro in S. 1. e Oia 

Provincia a Papa Sisto V. « Tpn1oo . ia ohe 

F. Francesco Maria Lucidi Maestro m S. Te 0 , 
dal Vicariato del S. Uffirio di Livorno l'anno 1689 fu P 

(1) Dalla prima copia; il seguente è ricavato dall’aggiunta. 

(2) Il seguito è della prima copia. 


PICENUM SEBAPHICUM 


389 


mosso all’Inquisitorato di Belluno, e nel 1694 fu trasferito al- 
l’Inquisitorato di Ceneda. 

In Montalto si tenne Capitolo Provinciale l’anno 1568. 


RELIQUIE. 

Del legno della S. Croce donato da Papa Niccolò IV, e 
in oltre si venerano altre insigni reliquie. 


§ VI. CASTIGNANO. 


Il luogo vecchio posto sopra un colle fuori della Terra 
moggi diroccato in gran parte si vuole dalla tradizione inco¬ 
minciato da S. Francesco. Alessandro IV in una sua Bolla (1) 
del 16 Aprile 1255 concede Indulgenza a chi sovviene i FF. 
Minori di Castignano per compiere le loro labriche. (2) 

Rainaldo Vescovo d’Ascoli per proseguire la fabrica son¬ 
tuosa incominciata dai FF. Minori di Castignano concede loro 
il poter ricevere fino a cc lire di denari vulterani dei mali 
acquisti. 

In un’autentica di bolla di Clemente v’è il sigillo di Hu- 
gone(?) Vescovo di Iesi del 16 Luglio 1282. 

Papa Niccolò IV Vite perennis ecc. Datura apud TJrbem 
veterem X cal. Februarij anno VI (?) d’indulgenza alla Chiesa 
dei FR Min. di Castignano nelle feste di M. V. Annun. Na- 
Purif. ed Assun. di S. Francesco, S. Michele, S. Croce, 
e loro ottave. 


Le Monache di S. Chiara di Castignano conservano un 
reve d’Innocenzo IV che vuole sieno governate le Monache 
ai k. Damiano dai FF. Minori. (3) 

In Castignano si tenne Capitolo Provinciale l’anno 1575. 
astignano inoggi appartiene alla Diocesi di Montalto. Il Fiume 
f. roc ^ e d colle, sopra cui era il primo Convento, ci ha obli- 
s a ti a passar in miglior sito nella Chiesa di S. Egidio. 


d) Ottomani. Dat. Naopoli anno 4. 

(2) Dalla prima copia. 

(3) Dall’aggiunta. 












































































































































































































340 


PICENUM SERAPHICUM 


UOMINI ILLUSTRI. 

F. Marino Maestro in S. Teologia Provinciale della Marca 
nel 1481. 

RELIQUIE. 

Del Legno della S. Croce donato da Papa Niccolò IV, 
della Colonna, cui fu legato N. S. G. C. ed altre insigni (1) 


§ VII. — S. VITTORIA. 

Adi 13 Febraro MCCLXXIX D. Morino Abate del Mo¬ 
nastero di Farfa col consenso dei suoi Monaci ad sonum ta- 
bulae et maliori dona a Fra Assalto, e Roggero Tonti da 
Firenze Sindaco la Chiesa di S. Giovanni posta nel castello 
di S Vittoria affinchè i FF. Minori possano fabricarvi Chiesa 
e Oratorio a onore di S. Francesco e di porvi la prima pietra 
benedetta. Inoltre vendette al suddetto Sindaco due pezzi di 
terra l’uno e l’altro posti nel vicolo chiamato Floriano perii 

prezzo di C fiorini d’oro. , . _ _ m/v 

Adi 16 Settembre MCCCLXVIII F. Lodovico da Ferm 
Vescovo Casturenense consacrò la Chiesa di S. Francesco del a 
Terra di S. Vittoria, e per il giorno della consacrazione, e 
annua dedicazione dispensò molte Indulgenze, e similmente 
per le Feste di quei Santi cui furono dedicati gli altari. (// 

§ Vili. — APPIGNANO. 

Il luogo vecchio, che si suppone eretto da S. Francesco 
è posto in una solitudine discosto assai dalla Teira. Succe 
sivamente fabricammo nel nostro secondo secolo Minori! 
altro Convento appena dentro la Terra. Il vicino Torrente i 
ha spiantato dai fondamenti. Cadde il Convento sotto la V 

(1) Dalla prima copia. 

(2) Dall’appendice. 


PICENUM SERAPHICUM 


341 


pressione. Vi tornammo, e stiamo inoggi dentro il paese a 
S. Angelo Chiesa parrocchiale. Vi si fabrica Convento nuovo. 


RELIQUIE. 

Si venera da quel popolo una S. Croce donata da Ni¬ 
colò IV. 

UOMINI ILLUSTRI. 

F. Felice Caserta d’Appignano M. ro in S. T. Vie. G. le del 
S. U. d’Adria 1655. 

§ IX. — ACQUAVIVA. 

Per tradizione si tiene fondato da S. Francesco. Il sito 
è lontano dalla Terra, la quale è in Diocesi di Ripatransona. 
Si tiene, che vi siano seppelliti molti Santi Frati dei primi 
tempi. Anni sono sotto l’altare di S. Antonio furono trovate 
delle ossa, ma senza veruna memoria. A questo luogo Ales¬ 
sandro IV l’an. 1260 concede Indulgenza. Cadde il Convento 
nella soppressione. Clemente XI l’anno 1713 ce lo restituì 
mosso dalla fama di vari prodigi, sopra dei quali si fabricò 
processo. La Chiesa fu consagrata prima del 1260. 

In Aquaviva si celebrò Capitolo Provinciale l’anno 1569. 


RELIQUIE. 

Si venera una Croce donata da Papa Niccolò IV. (1) 
Fra i primi Conventi dell’Ordine Francescano si conta il 
piccolo Conventino di Aquaviva. Si vuole che Papa Niccolò 

gli mandasse in dono una Croce arricchita di molte re¬ 
liquie. 

scorrere degli anni fu aumentato di fabriche, acqui¬ 
lo beni stabili, e vi furono celebrati due Capitoli Provinciali. 
e o scaduto secolo egli cadde sotto la soppressione Inno- 

fi) Dalla prima copia; il seguito dall’appendice. 

































































































































































































































842 


PICENUM SERAPHICUM 


Genziana, e vi furono posti due Preti a ufficiare la Chiesa. 
Indi passò sotto titolo di Badia al Piovano di S Benedetto, 
onde non facendovi questo la residenza la Ohiesota restò ab¬ 
bandonata. Per la qual cosa sotto il X Decembre MDCLXXI1 
Iddio con prodigi straordinari dette a conoscere quanto gn 
dispiacesse l’abbandonamento di quel Santo Luogo. I prodigi 
sono stati la comparsa di fiaccole accese in diverse forme, e 
in diversi siti. Si aggiravano talora dinanzi la porta della 
Chiesa alle volte intorno al Convento, ora in gran numero 
ardevano sul campanile, altre volte come globi strisciavano. 

Sono stati veduti quattro o cinque lumi unirsi e farne 
un solo, o da uno distaccarsene quatro o cinque Una volta 
da un sol lume ne nacquero più di cento ponendosi a due a 
due in ben ordinata processione. Ora folgoreggiarono come 
lampi più volte arrivarono come facolli ardenti dentro la 
Terra' fino sopra la Chiesa parocchiale. Talvolta si spiccarono 
come stelle da varie parti che in un istante si presentavano 
dinanzi la Chiesa, e da quella indi dilungavate. Ora mostrando 
di precipitare dal Cielo si posavano sul tetto della Chiesa, e 

poi tornavano verso il Cielo. 

Nel giorno di S. Tommaso Apostolo essendo una foltis¬ 
sima nebbia all’improvviso più di trentacinque persone resta¬ 
rono circondate da chiarissima luce. La vigilia del Nata! 
videro le mura della Chiesa e Convento piene di splendore, 
e altre volte senza comparsa di lumi parvero di finissimo al¬ 
lento. La sera dei XIV Febraro andò a lanciasi sopra il Con¬ 
vento dei PP. Agostiniani scalzi, ove sino a tre volte si a 
cese, e si spense. Il giorno di S. Giuseppe fu chi vide per 
due volte accendersi e smorzarsi come d una fiaccola il 
che ardeva alla Statua del S. Patriarca. Comparve una volta 
un Fraticello vestito berettmo sul pulpito col capo scope » 
e mani giunte, che sparì come un lampo al terminarsi la- 
messa. cantata. Altre volte è stato veduto un Frate pel Con 

vento da bambini innocenti. Si sono sentiti odori per la Chies 

senza comprendersi da che provenivano. L olio della lampa 
di S. Francesco si è aumentato.. Quasi ogni notte pm 
anno furono udite suonar le campane da se. Nella Chiesa 
una statua di terra rappresentante S. Francesco tenu a 
grandissima venerazione, dinanzi alla quale ha operato 1 
molti miracoli. 


PICENUM SERAPHICUM 


343 


Si conserva una Bolla d’Alessandro IV anno VI d’indul¬ 
genza alla Chiesa dei FF. Minori di Aquaviva per le Feste 
di M. V., SS. Francesco, Antonio e Chiara, e per la Dedica¬ 
zione della Chiesa. Fu restituito alla Religione questo Convento 
l’anno MDCCXIII da Papa Clemente XI. 


EPIGRAFE. 

Divo Francisco Assisiati Peuceticam Apuliae oranti appulso 
Antonius Ioviee (?) Comes Princeps Aquavivae pauperrimo di- 
tatus hospite hoc coenobium extruxit, quod labentibus annis 
in usum secularis Cleri conversum Francisco S. R. E. Cardi¬ 
nali de Aquaviva exortante cum nuper Seraphicis filiis fuerit 
restiti!tum iidem grati animi monumentimi posuere an. sai. 
MDCCXIV. 


CUSTODIA DI FERMO 


§ I. - FERMO. 

Il primo monumento di questo Convento è una bolla di 
Gregorio IX del 1240 che approva la donazione della Cap¬ 
pella di S. Leone fatta ai FF. Minori. Allo stesso Convento 
e stato incorporato un antico Convento di Clarisse, di cui si 
conservano alcune bolle mancanti al nostro Bollario Minori¬ 
lo. U Monastero della Clarisse aveva la Parrocchia inoggi 
trasferita alla nostra Chiesa di S. Francesco, la quale è di 
nobile antica struttura a tre navate. V’è lo studio di Teolo- 
e per l’addietro vi fu il Collegio di Praga, il Professato 
e il Noviziato. Il Convento è rifatto nel corrente secolo ma 
non compito ancora. 

UOMINI ILLUSTRI. 

Sotto l’altar grande si venera il Corpo del B. Adamo da 
erm ° morto nel 1283. Fu zelante Predicatore. 




























































































































































344 


PICENUM SERAPHICUM 


Il B. Giovanni sopracchiamato Alvernicola dal lungo sog¬ 
giorno sul monte della Verna appartiene a questo Convento. 
Nacque egli in Fermo, e la grazia avendo prevenuto la na¬ 
tura nella tenera età di bambino si mostro inclinato al digiuno 
alla mortificazione di se stesso, all’orazione ed alla solitudine. 
In età di dieci anni prese l’abito di Canonico regolare, tra 
i quali vedendosi impedito a praticare le amate austerità con 
l’aiuto di F. Giovanni da Muro, che fu Generale dell’Ordine 
dei Minori, e poi Cardinale, in età di tredici anni nel 1272 
dai Canonici regolari passò al nostro Istituto, e fece il novi¬ 
ziato sotto il Servo di Dio Iacopo da Fallerone. Dopo la pro¬ 
fessione fu mandato a dimorare sul monte della Verna luogo 
conforme al suo spirito, dove gli si aprì la strada facile al¬ 
l’esercizio dell’umiltà della povertà dell’astinenza della mace¬ 
razione del corpo e della continua presenza e raccoglimento 
in Dio. Da ogni cosa prendeva motivo di lodare il Signore e 
di pensare bene del suo prossimo, e quando i pretesi zelanti 
dell’Ordine biasimavano la sontuosità della nostra Chiesa e 
Conventi Giovanni giudicava religiosi buoni quei Frati che 
con le loro virtù guadagnavano gli animi dei benefattori a 
inalzarle e provederle. Digiunava sei quadragesime ogn’anno 
la maggior parte in pane e aqua. Vestiva una tonaca rozza 
e aspra ; dormiva o sul nudo pavimento o sopra un tavolato 
coperto di pelle d’orso. Per tre anni dormì in piedi o appog¬ 
giato al muro o a un tronco. Ebbe il dono dell’orazione della 
contemplazione dell’estasi e della scienza infusa, per cui a 
maraviglia spiegava la Santa Scrittura, e scioglieva le dim- 
coltà. Fu da celesti apparizioni di Gesù Cristo della Vergine 
degli Angeli e de’ Santi favorito. Zelò la gloria di Dio e la 
salute delle anime nel ufizio della predicazione. Ardeva d sU ° 
cuore d’amore verso Dio, e nudriva una tenerissima divozione 
al Santissimo Sagramento. Esercitò un ampio potere sopra 1 
Demoni, penetrò i segreti dei cuori, e predisse il giorno della 
sua morte, alla quale si preparò con i Santissimi Sagramen i 
e dopo aver esortati i Frati all’imitazione di Gesù Cristo re¬ 
citando salmi e orazioni placidamente spirò il giorno di San 
Lorenzo l’anno 1322. Il suo Corpo riposa alla Verna ed 
suo capo si venera tra le reliquie della nostra Chiesa 
S. Croce di Firenze. Si vuole, che il B. Gio. sia l’autore 
Prefazio, che recitiamo in onore di S. Francesco. 


PICENUM SERAPHICUM 


345 


F. Lodovico Vescovo Casturicense nel 1368. 

F, Francesco Castelli M. ro in S. Teologia Provinciale della 
Marca nel 1464. 

F. Francesco Antonio Troellieri M. ro in S. Teologia 
nel 1731. & 

CAPITOLI PROVINCIALI. 

^' 0 ^ lven ^° di Fermo si fece Capitolo per l’elezione 
del Provinciale nel 1478, nel 1548, nel 1591 e nel 1658, in 

cui fu eletto il P. M ro Vincenzo Fratacozzi da Fermo, e nel 
1661. 

Di altri Capitoli Provinciali celebrati in Fermo si trova 
memoria cioè nel 1305, e nel 1349, 1369, 1440, 1584. 


§ II. — MONTEDELLOLMO. 

Adì 4 Febraro 1266 D. Iacopo Abate di S. Croce di 
Uento (1) dà e concede per amor di Dio a onore, commodo, 
di S. Francesco per abitazione dei suoi 
„ ™ ori la Chiesa di S. Maria di Castello posta nel Ca¬ 
stello di Montedellolmo rogato F. Bartolomeo. 

Adi 9 Marzo 1270 lo stesso Abate Iacopo con altro suo 
FÉ' 1 ^ en ^.° ra ^dca a F. Gullielmo Guardiano del luogo dei 
-Minori di Montedellolmo la donazione fatta all’Ordine di 

• Francesco della Chiesa di S. Maria di Castello, e suepos- 
sessioni. r 

doli. s ^ esso gimmo e anno si stabilisce la vendita 

sud^Ai 6Sa ^ di Castello e sue possessioni tra il 

‘ Abate 6 F. Gullielmo Guardiano per il prezzo di 300 
c raven. e anconitan. 

zinn Sl r aumenta il lu °g° medesimo l’anno 1266 con la dona- 
casp G a ^ at,teo da Monteurbano Guardiano, di alcune 
d a k M 6 P lazza ’ e 11 donatore fu Gerardo D. Berardo Raiulini 
ua Montedellolmo. 

D p Altre case > e piazze acquistò il Convento l’anno 1273 da 

solri- asc 1 lanella q. m Gerardo Maneuti pel prezzo di 122 lire, 20 
1CU volterran. 

(1) Nella prima copia vi è Chienti. 
















































































































































































































































































346 


PICENTJM SERAPHICUM 


Antonio Vescovo e Principe di Fermo da facoltà a F. Gio¬ 
vanni da Montelupone Arcivescovo Neopatrense (1) di con¬ 
sagrare la Chiesa di S- Maria di Castello di Montedellolmo 
dell’Ordine de Minori; dat. il di 21 Maggio 1392: e concede 

perciò la sua indulgenza. , ,, 

In Chiesa vicino al Presbitero dell aitar grande v e que¬ 
sta inscrizione. 

D. 0. M. 

R mo P. Mag. Bonifacio Augustini M. Con. de Monteulmi 
Romanae Sapientiae Theologo Viro religiosissimo doctissimoque, 
qui ardens innocentiae ac scientiae lampades e manibus num 
quam deposuit Firmanse, Cesense, Viterbij, Fiorenti», Bono- 
niee Romanse per annos XV cathedras Prefectus, et pei XV 
Episcoporum exaraini, Primo sententiarum libro in lucem 
edito, aliosque iam iam paratos seternitati si vixisset, conse- 
craturus, Conventu Patrio erogata pecunia locupletato, Ordi- 
nis Prefecturas, et Episcopatus sponte oblatos recusavit, Man- 
surus in gevum memoria, fama, gloria, obijt in Patria setatis- 
su* annorum LXVIII Salutis nostr* MD.IIC dieIHI^- 
bris hoc in lapide revixit immortalitati Ari. MDìjLaaaa 
industria, opera, et huius Ccenobij gratitudine sub Gubermo 
Ad. Rev. P. Mag. Nicolai Columbari Discipuli dolentxs. v 4 / 


UOMINI ILLUSTRI. 

B. Pietro, che fu seppellito in quella Chiesa. 

F. Pierangelo Fausti Maestro in S. T. fu Provincia 

della Marca nel IBI9. . . r e . 

F. Angelo Guidoni Maestro in S. T. Commissario u e 

rale della Provincia l’anno 1587. i 

F. Fausto Fausti, che ricevè la laurea di Maestio 
Capitolo Generale di Siena l’anno 1574, religioso di nio 
prudenza applicato ai governi e all’esercizio della predicalo _ 
F. Bonifazio Fausti Nipote Maestro in S. Teologia albe 

(1) Dell’Ordine dei Minori. 

(2) Fin qui dall’appendice, il seguito dal testo o prima copia. 


PICENUM SERAPHICUM 


347 


nella predicazione di Monsignor Cassandri, nella quale il 
Fausti riuscì assai, e fu ascoltato nelle più insigni Città d’Italia 
con applauso. Morì in Assisi. 

F. Bonifacio Agostini insigne nella pietà e dottrina, che 
insegnò dalla cattedra e publicò con le stampe. Fu Lettore 
della Sapienza romana Esaminatore de Vescovi e Provinciale' 
della Marca nel 1691. Mori nel 1692 in età d’anni 68, avendo 
rinunziato il Provincialato. 

In Montedellolmo si celebrò Capitolo nel 1552, 1581. 


§ III. - MONTEGIORGIO. 

Innocenzo IV con doppio breve Quoniam, Dato il primo 
Lugduni cab Iulij anno IV ed il 2. Dat. Assisij 11 nonas 
iuli J XI concede indulgenza a quei che daranno mano, 
e aiuto ai FF. Minori di S. Maria in Giorgio e li solleva- 
ranno nei loro bisogni per compiere le loro fabriche. 

Adi VII Xbre 1263 D. Peregrino Abate di Farfa consi¬ 
derando i meriti ed il buon servizio prestato dai FF. Minori 
al detto Monastero, e considerata inoltre la disubbidienza, la 
contumacia, il dissipamento, e la vita insolente, e poco one¬ 
sta dei suoi Monaci e Conversi, e lo sciupamento delle cose 
della Chiesa del Monastero posta in S. Maria in Giorgio Dio¬ 
cesi di Fermo, ove era la Prepositura, spoglia il Proposto, i 
onaci e Conversi dell’amministrazione del luogo, e da, con- 
Rm 6 C0 . nse S na al Sin daco dei FF. Minori la Chiesa di 
p M ar la in Giorgio con la Prepositura, reliquie, cose sacre, 
alazzo, Case, piazze, cemeterio, orto, Chiostro, campane, libri,. 
Paramenti, calici, croci, turiboli, privilegi, dignità, e onori 
gettanti a detta Chiesa, riservando al Monastero il gius so- 
P r a alcune cappelle, il gius e giurisdizione episcopale goduta 
J ai Monastero di Farfa nel Castello e fuori di Monte S. Maria 
111 Giorgio. (1) 

v 9 uesta donazione essendo contrastata dai Monaci, Gio- 
na^xT con suo bfeve Petitio, Dat. Avenione pridie no- 

S ^ ove mbris anno XVII la confermò a nostro favore. 

Clemente IV con suo breve Pertulerunt, Dat. Perusij XIV 

(1) Cosi appellavasi allora Montegiorgio. 







































































































































































































348 


PICENUM SERAPHICUM 


Cai. Aprilis an. II scrive al Vescovo d’Ascoli, che difenda la 
libertà della sepoltura dei FF. Minori di S. Maria in Giorgio. 

Altra conferma di Gio: XXII è data in Avignone IV 
nonas Octobris anno XIX. 

Sotto il di 28 Xbre 1263 D. Peregrino Abate di Farfa con¬ 
tratta la vendita di alcune terre della Badia per il prezzo di 
mille e novanta lire e dugento minuti con Benedetto Cristiani 
Sindaco dei FF. Minori di Monte S. Maria in Giorgio. 

Il mede" 10 Benedetto Cristiani avendo preso l’abito dei 
FF. Minori, avanti la sua professione sotto il di Vili Febraro 
MCCLXVIII cede e dona tutti i suoi beni mobili, e stabili (1; 
al Sindaco della Chiesa Romana per i Frati Minori prò ma- 
randa Ecclesia S. Maria* Montis S. Maria* in Georg* et 
complenda, nec non emendis, murandis, compiendo, domibus, 
ceterisque rebus necessariis Fratribus dicti loci. . 

Nello stesso archivio conservasi un breve di Gio: XAii 
Dat. Aven: XVII Hai. Iulii anno Vili con la facoltà reei- 
piendi locum unum in terris Nobilis Viri Pandulphi de Ma- 
latestis Pisauriensis Diocesis ad nomen, opus, et usuili M. 1 2 
norum. (2) 

RELIQUIE. 

Nella Chiesa si venerano molte insigni reliquie, della 
S. Croce, del velo di Maria Vergine, altre di S.^ Francesco 
ed altre assai, che si espongono la Domenica fra l’Ottava de- 
l’Ascensione. 

UOMINI ILLUSTRI. 

B. F. Giovanni da Monte S. Maria intimo confidente del 
B. Corrado da Offìda. (Vad. an. 1289 t. 5) 

F. Ugolino da Monte S. Maria vivea nel Pontificato 

(1) Cioè i seguenti beni: La sua Terra o terreno, posto nel luog 0 
detto Pelletterie; altro terreno posto sulla strada pubblica e lire c 
quatordici; i quali beni aveva il Donatore comprati dall Abate, e m 
stero di Farfa, e che appartenevano alla Chiesa di S. Maria, m cu 
stati introdotti i FF. Minori, ma dall’Abate eransi riservati pel suo 
nastero. (Da una seconda aggiunta.) 

(2) Dalla seconda aggiunta, il seguito dal testo. 


PICENUM SERAPHICUM 


349 ^ 


Gio: XXII; scrisse la Vita di S. Frane, e del B. Gio: da 
Fermo — Un Trattato della Provincia Picena, di cui ha fatto 
uso il Vadingo. 

F. Mario Orpinelli dotto religioso, Reggente di S. Bona¬ 
ventura, da Paolo V fatto Vescovo di Montalto. 

Vive in questo Convento il P. Maestro Domenicantonio 
Baldassarri religioso di polite maniere, che ha publicata una 
dissertazione a favore dei PP. della VI Sinodo, e attende a 
rifare dai fondamenti il Convento. 

In Monte Giorgio si tenne Capitolo Provinciale l’anno 
1320, 1585. 

§ IV. — MONTEGRANARO. 

Si fabbricava questo Convento a tempo d’Innocenzo IV 
anno 1247, come costa da una sua bolla, e la tradizione 
pretende, che vi siamo andati nel 1226, in sito diverso da 
quello che occupiamo presentemente. Infatti l’anno 1259 Ge¬ 
rardo Vescovo di Fermo perchè non avevamo luogo idoneo, 
ue forze a compiere l’incominciato luogo ci dona la Chiesa 
e a . Veigine e S. Barbara con le case piazze e campane 
possessioni ragioni calici libri e paramenti. Questo luogo era 
similmente fuori del paese. Finalmente l’anno 1431 si 
° p G ? e . ® u g en i° IV il poter abbandonare il luogo vecchio, 
? tabric arne un nuovo dentro il paese, e l’anno 1435 con suo 
oreve Eumilibus ci da la facoltà di comprare dagli Agosti- 
ulani la Chiesa di S. Maria delle Grazie. Alessandro IV spedì 
Parecchie bolle a favore del Convento di Montegranaro; la 

Puma incomincia Sanctorum mentis dell’anno 125. con cui 

oncede Indulgenza nella Dedicazione della Chiesa e suo An- 

e q nm°’ P er ^ esbe e °ft’ ava di S. Francesco, S. Antonio 

Chiara; la seconda Vitce perennis dell’anno 125... d’in- 
genza per la Festa di M. V.; la terza Vestrce meritis di 
f. e r ricevere sopra le usure e rapine fino alla somma di 

dor| Cent0 ° ncie d oro; con altro Iustis petentium approva la 
* Zl0 » e di Gerardo Vescovo di Fermo, con altra Paci et 
\ e « vieta di fabricare Chiese e Monasteri dentro lo spazio 
nar Cento Passi vicino al Convento dei FF. Minori di M. gra¬ 
ppi 0, C0K Un a ^ ra Postularunt dichiara libera la nostra se- 
Ura - Niccolò IV con sua bolla Vitce perennis concede In- 
































































































































































































350 


PICENTJM SERAPHIOUM 


duleenza nelle Feste di M. V. Gregorio XI concede 50 giorni 
d’indulgenza a ehi visita la Cappella di S. Barbara, i ri a- 
brica questo Convento dai fondamenti. 


UOMINI ILLUSTRI. 

Nel 1580. Fioriva il P. Maestro Antonio da Monte- 

^T'Francesco Mauri Maestro in T. Teologia fu Segretario 
dell’Ordine e nel 1585 nel Capitolo celebrato m Montegranaro 
fu eletto Provinciale della Marca. L’anno 1603 ebbe 1 Inqui- 
litotto df pL, e nel 1604 quello di Firenze, dove mon 

1 Francesco Pacifici Maestro in S. T. Inquisitor d’Adria 

nd Nef corrente secolo (XVIII) fiori il P. Maestro Felice 

Conventati (?) . 1 - aa 

Altro Capitolo fu in Montegranaro nel 1566. 


[Continua) 


P. Gregorio Giovanardi 

0. F. M. 


« Morì frate Iacopo da Fallerone la vigilia di sancto Iacopo apo 
nel mese di luglio, nel sopradetto luogo di Mogliano; nel quale, per 
suoi meriti, la divina bontà adoperò, dopo la sua morte, miracoli ». 

( Fioretti , cap. &•) 


. Era frale Giovanni [da Penna] uno Uomo con animo alleg 
riposato, e rade volte parlava, et era Uomo di grande or ottone et *•» 
et spetialmente dopo Maialino mai non dorsi,a nè tornava alla su 
ma stava in chiesa in oratione insino a dì ». 

(Fioretti, cap. xli'V.) 


PICENUM SERAPHIOUM 


351 


IL P. GIOVAR BATTISTA DA PESARO 
He Viaggiatole e Missionario Frano lei Setolo IVI 


I. 

«• J Abbiamo indubbie prove, scriveva nel secolo passato il 
dp? p r ? r ^ 6r benche Protestante, dell’infaticabile attività 
rrmn iatlMin °n come viaggiatori e come Missionari; essi fu¬ 
rono inoltre diligentissimi nell’osservare le notevoli cose dei 
paesi dove passavano, ed accurati nel registrarne la memoria, 
nnfn espertl . de ,f h uommi P oi chè eran usi a vivere tra il po- 

disl aVV ? Z1 alk P °I ertà 6d alla soffere nza d’ogni maniera 
v - 5 ’. P° ter ono penetrare in paesi dove niun altr’Ordine, o 
viaggiatore moderno, avrebbe osato arrischiarsi. » fi) E così 
presso a poco la sentono il Cantò, l’Humboldt ed altri, re- 

o m ° i A? Sempi ° n ^ n pochi di ^ nesti magnanimi Viaggiatori 
trino^ 10 ^!r S ˡ j an francescani, massime in Oriente, e fin dal 
temS P ̰ ddl ° rdir f‘ Sì magnanimi, lo ripetiamo, poiché nei 
i mezzo ’ ed an °he dopo sino ad un secolo fa e meno, 

cosici l - Viaggl ! c om e accenna il citato Scrittore, erano fati- 
aon\- mi 6 P enc olosissimi sia pe’ mezzi di trasporto, che o 
Per Al 6ran ° ° d eran ° imperfettissimi, e perciò disadatti tanto 

senmrf » ^ PG1 ' mare ) Sicchè dovean Raggiare quasi 
bar/A i piedl .’ e P er strade e luoghi, spesso tra popoli bar¬ 
coni- agg1 ’ senza guida ’ senza conoscenza di lingua e di 
non v^ 11 ’ senza sapere alcune volte neppur ove s’andassero, e 

ciò «A rad ° r ncand0 anche del necessario alla vita; e per- 
E? P uV° l a paura addosso e la morte avanti gli occhi, 
di ro m 11 “ne primario di tali viaggi non era mica l’acquisto 
insomm’a °f A fama ’° P e ggio d capriccio e lo svago, un fine 
altri vi! 1° mondai*o e terreno, come purtroppo è di tanti 
laggiaton antichi e moderni, cristiani e non cristiani. 

LfaAA ^Portato dal P. Teofilo Domenichelli dei Minori - Sovra la 
1 viaggi del B. Odorico da Pordenone ecc. pag. 20. 





























































































































































































































































352 


PICENTJM SERAPHICTJM 


No davvero, ma bensì la gloria di Dio e la salvezza delle 
anime Yale a dire, obbediano a quel precetto del divin Mae¬ 
stro agli Apostoli, dei quali eran essi i seguaci eo. i conti¬ 
nuatori nell’opera dell’umana redenzione: Andate per tutto il 
mondo, predicate il Vangelo a tutti gli uomini Chi crederà 
e verrà battezzato, sarà salvo, chi poi non crederà, sara con¬ 
dannato (1). Rinnovato poscia tale precetto, quanto a noi 
Francescani, dal nostro Serafico Padre, prima colla parola: bu 
miei figli carissimi, dicea loro un dì che se ne vide attorno 
un buon numero, andate a due a due per le diverse parti del 
mondo, annunziando agli uomini la pace e la penitenza per 
la remissione dei peccati (2). E poi coll esempio, recando 
egli medesimo, e per due volte, in Oriente, ed in altre parti 
fuor d’Italia; sempre al medesimo ed altissimo scopo, ed an¬ 
che a cercarvi il martirio. Nè questa parola, quest esempio 
d’un tanto Padre furon vani, poiché codesti suoi fagli lo ri¬ 
petiamo, fin d’allora in tutti i tempi, in tutti i luoghi furon 
i primi e forse i più numerosi appetto di altri Religiosi he 
desistici a recarsi alle Missioni in ogni parte di mondo, sicché 
si potrebbe in qualche modo ripetere eziandio di essi ciò eh 
il santo Re Davidde prediceva degli Apostoli: La loro 
si è diffusa per tutta quanta la terra, e le loro parole sino 
confini della medesima (3). Ed è questa per avventura la pi* 

bella gloria dell’Ordine nostro. . . n r ra . 

Fra codesti più grandi Viaggiatori e Missionari Co 
telli è d’annoverarsi, nella seconda metà del secolo decimose- 
sto il P. Giovan Battista da Pesaro; poco conosciuto nell v 
dine e meno fuori di esso. E da ciò la ragione prmcipa e 
questo nostro cenno storico-biografico su di esso, affane F 
punto di farlo meglio conoscere e renderlo, se fosse possihi - 
anche popolare; oggi, giova ripeterlo, che si da importane 
Viaggiatori, i quali sia per mare sia per terra se ne van . 
con tutta commodità, e sovente con tutt altro SC0 P° c ^ ug6 
giovare alla vera civiltà, alla vera religione. Una dell ° 
per cui il P. Giovan Battista è poco noto si e che la sua 
pubblica è quasi tutta comune con quella di altri suoi 

(1) S. Marc. cap. 16, vers. 15-16. 

(2) Il B. Tommaso da Celano — Vita Prima, cap. 1~. 

(3) Sai. 18. 5. 


PICENTJM SERAPHICTJM 


353 


S'vemS^T 10116 a dÌ missione - Ed un’altra che assai tardi 
sono venuti a luce ì documenti che lo riguardano direttamene 

" 0,am ° S ui “ 6 ««* P® opera specialmente^del 

noir a 10 p. Continuatore del Waddingo, e più del P Mar 

ria Franoes^D e a ZZ E S“*° b ™T eriti ] ’ unu e Miro delia Sto- 
virpmn ! !? ; E d questl docum enti specialmente ci ser¬ 

viremo a compilar questo cenno, senza la pretesa di farlo 

mpieto, che a ciò si richiederebbe uno studio più lungo ed 

“òpera 9 ”) 6 ’ ^ è 

II. 


Vita lVp.!f 0 r? adre ^ C0SÌ abbiamo da l Ristretto della sua 
castello ^ Pesare 0 nel r Sta Lu ^ Ui di Monte le Vecchie, 
1540 nel mese di qp f+ 1 Co “ uae dl Tomba —, nacque l’anno 

della suddetta antica^^r^ G J e ^ rio % lio di C. Battista 
essendogli on i 1 £ amiglia > e da donna Camilla Perii. Ed 
passato fi £° stod detto nom e, come in memoria del suo Avo 

d i padre l dUnadre™ 0 aM ° ® tà ’ ~ già rimaso orfano 

dal M R p m p dl S “r 61 medesimo ~ f u vestito 

te n>po Guardiano di S 1C F Lucarelh .? uo Zio P a terno, a quel 
diocesi S r ^ Francesco nella terra di Mondaino - 

stessa Religione cioè “ edesi “° ® uo ablto > e fu fatto fare della 
portò queslabitò 98 d • Padn Trancescani Conventuali ; e 
quest abito 28 anni ». - Ove facesse poi i suoi studi, 


Wlne Q d? t L̰X^ ti fS°W dU i e • Prin ? 1 ipalmente > vale a dire La breve 
poi Sommo Pontefice !nl d lui medesimo.al Cardinale Medici che 
Marcellino da Civezza nell ° m6 dl Le 0 p 6 XI ’ portata per intero dal 
ce *c ana eC e sotto u T n , ell ^ sua opera Saggto di Bibliografia Sanfran- 

>o d’incerto A n o/ ar a Pe T°’ pag ’ 452 ’ ed una Breve Vita defio 
Bìblìoq ratìcn ^ + manoscritta, riportata pure per intero ne\VAppetì- 

*• he Gubematìs Lria fàìOrbu Seraphicus etc. De Missionibus del 
P ar la altresì ha so ^° stessa parola Pesaro , pag. 787. Se ne 

P ' Arturo ai 7 1^1 su< ? cmto > nel Martyrologium Franciscanum etc. del 
1111 sa nto storL h 6mb " e ’ pag b B ° 9 - Ed a ’ te “PÌ nostri ne abbiamo 
Minorum etl “ì? a ® u oi Compagni nei tomi 21 e 22 degli An- 
na *Be Sion?» 1 dal d ? tt0 R Melchiorri; e nel voi. 7 Sto- 

r e ne fa cenno Fra , nce ' <<cane ì ecc -> del P. Marcellino; senza contare che 
H Spiali e p’Stgh™ i n ° SW “ tichi 6 mod6mi S « ri «»ri iL 

NNo I, 1915 - Fascicolo III. 

23 


23 



















































































































































































































































































354 


PIOBNITM SERAPHICTJM 


non sappiamo; alcuni vogliono, come il P. Huerta, cui ade¬ 
risce il P P. Marcellino da Civezza, ch’egli avesse avuto compa¬ 
gno ne’ medesimi il gran Pontefice Sisto V suo Confratello 
ciò che non può essere giacché il Peretti era nato 19 anni 
prinm di° J, vale a dire nel ^21 Probabilmente però 
ne fu discepolo o in Rimmi, o m Siena, od m lerm 
ove questi insegnò; il che appare anche da quello si dira m 

9egUÌ <!°Dalla felice memoria, seguita il Biografo, del Pontifico 
Pio Y fu mandato a quella sì bella e venerabile impresa della 
guerra navale, fatta nel 1571, nella quale serviva egh come 
Confessore al nostro Serenissimo Duca quando da Principe 
rò a quella sì grande impresa ». - S’intende qui senza. dub¬ 
bio la famosa battaglia navale, combattutasi nel golfo di Le¬ 
panto, ove venne prodigiosamente distrutta la grande 
dei Turchi da quella piccola dei Cristiani;. e lfia ccatol 
smisurato orgoglio di questi giurati nemici della Croce Onde 
da qui incominciò pel nostro P. Giovai Battista quella sua 
vita piena d’avventure, di pencoli ed anche di tatti eio 
alla gloria di Dio ed alla salute delle anime. Tornato sano 
salvo da là, e desideroso, dice qui il Continuatore del Wa 
dino-o di osservare la santa Regola francescana con maggior 
strettezza e perfezione, se ne andò in Ispagna. e s’aggr^ 
alla provincia di S. Giacomo dei Francescani Scalzi, istittnt 
già da un 50 in 60 anni prima del P. Giovanni 
lupa- detti poscia anche Alcantarim da S. Pietro dA ^ 
che fu il più bell’ornamento di questa Minontica fiorm • 
secondo l’Arturo, ciò avvenne in Madrid. « I quali h rati, 
gue il Biografo, già avean fatto molto progresso e e 

per le rigorose penitenze che esercitavano, e pei il 
raro esempio che davano di se stessi. » . -, ita 

E, bene appresa la lingua ed eletto Predicatore, fi d ^ 
tosto con grande zelo e fervore a questo santo mi 
emulando in ciò, ed anche superando, i nuovi Oonfrateih. P, @ 
però si rimase in Ispagna, poiché per la sua molta te 

capacità venne presto destinato ad altra ben P 1 " 1 P he ci 
e difficile missione nel nuovo mondo; ma qui ^ sciam ° s0 lo 
narri tutto ei medesimo nel breve ragguaglio che ne fece, ^ 
ci permetteremo di raddrizzare qua e la qualche esp 
o storpiata o non più bene intesa. 


PICEXUM SERAPHICUM 


355 


III. 

dcdAAH 8 * 0 gi0ra ^. 16 di « ennai0 di quest’anno 1693, 
!n» ,! V" C ? ria * santo Paolo primo Eremita, che 60 
anni fu nel deserto, vissuto con mezzo pane — al giorno — 

che per il mansueto corvo gli mandava il Signore Dio- non 
adendo io potuto riavere il libro che detti al Papa delle’ cose 
fili gian . r f. g ^ della China, ho voluto dare a gustare alli gen- 

che fiSiVn 1 V °n ra Alt6 A Za Serenissima le molliche del p g ane 
vob 1-^T 6 ^ 0 mandÒ a quelle P° vere creature ragione- 

e di vZrl\ H- ndie C Q n grande onore di sua divina Maestà 
e ài Vostra Altezza Serenissima, che allora era Protettore e 

Oovernatore di questa sua Serafica Religione. Della quale es- 
y 11 in degmssimo Professore, ed avendo col merito del- 
almeun lenza fatt , a SÌ ^ nga P eri grinazione e viaggio, devo dare 
Parte d ì lagguagll ° a11 Altezza Vostra e scoprire al mondo la 
vina m 1 5 ° che ne avrà in paradiso quando per la di- 

cum * senc S rdia verrà l ora di andarvi a sedere e regnarvi 
cura pnncvpibus populi Domini Dei nostri. E per proledere 

Cello eb' ameilte 6 °°? la maggi0r brevità, ch e P io P Srò db ò 
arrivammo ™ ° CCOrrerà alla memoria m ciaschedun luogo ove 

gorioVTTT° m lfr d0 ; , die0 C 5 e ’ essen do Sommo Pontefice Gre- 
e Protetto ’ 6 Serenissima amplissimo Cardinale 

desimi Ir T l i ° rdine nostro > e Ministro Generale del me- 
rfcSL 1 \ C T f° m U Tr ~ Cristoforo da Chefontaine -, per 
l’0?dinp le ? Ste ^ Sa Vostra Altezza un grande Religioso del- 
gnuoln nostro ’ Frate Laico, Antonio cioè di S. Gregorio Spa- 

i Vo4™ A U ,f dal P 7V ? Eoma ’ Ìm P etrò dal Papa, 

Gissimo Va, A t f ZZa e d n 1 G_enerale dl condurre operai del San- 
aecessitatp !f C i °i & paiti; essen do quelle creature sì 

le Lettera ? 1 ^ SanU fede cattol i ca - Onde, avute 
i RelioS Ap0St0hche ’ venne in Spagna, e quivi aggregati 
P iù inde^n Pe L q T S Ci- grande impresa ’ tra ’ quali essendo io il 
altrimeuH ’ • u « Rell g 10 so ca P° P erò la pensava di lui ben 
tenerlo rl^’- ^ 01c ie j be n conoscendolo, fece il possibile per ot- 
era pL a * Superiori, col beneplacito del Re Cattolico, — che 

Per el P ;? P ° 11 ~ andamm c alla città di Siviglia. E quivi 
cleztone canonica fatto nostro Superiore Frate Pietro 








































































































































































































356 


PICENUM SERAPHICUM 


d’Alfaro della stessa Siviglia, Religioso d’angelico aspetto; 
dono d'aver noi quivi predicato il Vangelo more apostolico nelle 
mazze per il gran concorso dei popoli, che ci venivano a ve¬ 
dere, essendo cosa nuova in quella città il vedere Frati scalzi 
_ c i 0 è _ colli piedi nudi per terra — e dopo essersi convertita 
una Turca alle nostre prediche come un segno del frutto che 
il Signore pretendeva cavare da tale missione, 1 anno 15//, 
la notte di S. Giovan Battista facemmo vela e partimmo da 
santo Lucar de Barrameda, porto molto celebre edimportante 
ove arrivano le flotte del Re, che vengono dal Peiu e dalla 

NU ° V < a Ecco quel che successe nel primo viaggio del suo pic¬ 
colo ovile, dei 13 Religiosi cioè eletti per memoria dei 
sacro numero apostolico, secondo che il Papa aveva voi . ^ 

e sua Maestà Cattolica vi mento tanto, dandoci tutto quello 
ch’era necessario per sì gran viaggio ». — Il da Civezza, c 
avea in mano anche altre Storie e Relazioni di quest* epe 
dizione, specialmente quella del P. Martmez dice eh era cmm 
posta di 15 Religiosi, 11 Sacerdoti cioè, 2 Chierici e 21 Lai _ 
Conversi, e ne specifica i nomi, i cognomi e la patria ma 
forse il nostro P. Giovan Battista, che dice essere stati 1* 
non vi comprendeva i Fratelli Laici (1). 

IV. 

« Si partì adunque, prosegue il nostro Missionario, ed m 
10 giorni arrivammo alle isole Canarie, dove ste e i 
Frate Dieco, che Sisto V. ad istanza del Re Cattolico ca 
nizzò, e Vostra Altezza, essendo allora Protettore di Spag ' 
ne trattò l’affare -. « E qui ci racconta qualche 
di queste isole; ma a noi non interessa punto molto piu c 
ben conosciute prima -. « Poi partimmo ed entrammo p* 

quel golfo sì tempestoso di quel mare Oceano —, Atlantic 
detto Alagli Spagnuoli il golfo de la Sieguas, non ^ 
timore grande, essendoché le onde sogliono passar s 'P ^ 
navili da banda a banda, acciocché conoscessimo essei 
quel detto : Qui navigarli mare, narrent pencula ejus. r 

886 , 

(1) Storia Universale delle Missioni Francescane ecc. voi. 8 pag. 


PICENUM SERAPHICUM 


357 


meglio pio vare il Signore Dio li suoi Servi, volse che in quella 
flotta —— forse che allora, almeno secondo lui, anche una sola 
nave diceasi /lotta, ovvero viaggiavano insieme a qualche altra 
nave mercantile — entrasse la peste, e 6 dei nostri passarono 
a miglior vita con segni evidenti, poiché l’uno diceva mo¬ 
rendo : Introibo ad altare Dei; l’altro : Videbo Dominum ; l’al¬ 
tro : Complacuit Patri vestro dare vobis regnum. Ad un’altro 
trovammo nel petto, sulle nude carni, una croce con acuti chiodi 
che lo aveano ferito ; alla morte d’un altro apparve di notte 
una colomba bianca sopra della gabbia — cabina —, essendo 
egli stato devotissimo della Regina del cielo, digiunando 18 
anni ogni sabbato a suo onore. Ed un altro, ch’era il più 
robusto e gagliardo di tutti, convenne risolversi a partir di 
questa vita con più prestezza degli altri, e diceva : Muoro 
volentieri, essendo che sia meglio la carne mia esser cibo di 
pesci che di vermi; e sapendo noi che Iona Profeta, il quale 
tu cibo di quel gran pesce, ora crediamo che regni glorioso 
in paradiso. Solo io ed il Superiore ed il buon Frate Laico 
restammo senza peste; gli altri che furono tocchi, poi risana- 
■ ~ fecondo il P. Martinez, lo Storico addotto sovente 
. Marcellino, ne sarebbero morti solo 4 di peste, e li no¬ 
mina ; ed altri 3 nell’arrivare alla Nuova Spagna (nell’opera 
sopra citata a pag. 887); ma ciò al nostro scopo poco importa 
°hi de’ due dica il vero. 

« Ma, prosegue il Pesarese, acciò non ci potessimo glo- 
iare d aver passato quel gran golfo senza gran timore di 
n<ni 6 ’ P erm ^ se il Signore Dio che si appiccasse il fuoco 
Afa nave il giorno di S. Anna; e già abbruciata da un canto 
e d i 01 f Z10ne della Madre di Nostra Signora e del Figliuolo 
fnn . S .‘ Fra ncesco e di quel nostro angelico Superiore, il 
g- 00 8 attinse subitamente. Prima però di arrivare, scontras¬ 
si 0 un isola detta in lingua spagnuola la Descade, che poi 
dpli 110 ? 111 .^ di Santo Domenico; — S. Dominco, la più grande 
sol/fo^ 6 nell’America Centrale dopo Cuba—ove i primi 
Dori . bpagnuol i’ che vi arrivarono al tempo di Carlo V, si 
ai °ne tanto male con que’ naturali (indigeni), che quando 
fors aSSamm ° n0Ì ’ ne PP ure un «ole ve ne trovammo vivo; e 
t e . 6 .P er flnesfa causa li Spagnuoli presenti vi sono stati a’ 
der» Pl n ° StrÌ SÌ nialtrattati dal Drucco, perchè sta scritto : Da- 

mensura, qua mensi fueritis, remetietur et vobis. E’ 
































































































































































































































358 


PICENUM SERAPHICUM 


isola fertilissima, e in un porto, ove ci fermammo, detto Ochoa, 
vi fa il buon zucchero come nelle Canarie. Poi in pochi giorni 
cioè la vigilia della Madonna di settembre, arrivammo al primo 
porto di Nuova Spagna, detto S. Giovanni Deiva »; — cioè 
il Messico, che fu scoperto e poi conquistato da Ferdinando 
Cortez tra gli anni 1519 e 1521 — e quivi, laudato il Signore 
e baciata la terra in segno di gratitudine, ci animammo a 
seguitare il viaggio, ed arrivammo ad un luogo di mal’aria, 
detto Vera Croce. -- Vera Cruz, oggi porto principale dei 
Messico da questa parte —, ed in vero che gli quadra il nome 
essendoché come li Giudei cavarono per mezzo della Croce il 
sangue al nostro Redentore, così rinimico pare faccia colli 
Cristiani per mezzo di certi moschetti, i quali sono tanto cru¬ 
deli, che, mordendo i nuovi arrivati a quella terra, cavano 
loro il sangue. Ma i naturali vi pongono rimedio con certo 
bagno o tinta, quale posta sopra i nostri piedi e gambe, più 
non ci potettero dar noia. Poi arrivammo a miglior terra 
detta Sciologa, poi a migliori paesi, com’è la Scala, la città 
della Popola, e finalmente a Messico, sì rinomata città, — 
oggi capitale di questa grande Repubblica con 350 mila abi¬ 
tanti e più — fummo ben ricevuti con onore e dagli Spagnuoh 
e dai naturali; e quivi evangelizzammo sino al mese di de- 
cembre con tanto concorso ch’era necessario ascender sopra 
delli tetti perchè que’ naturali vedessero almeno il Predicatore 
non potendo ascoltare. E questo viaggio fu terminato ^col- 
l’arrivare al porto di Acapulco, passata tutta la Nuova Spa¬ 
gna; e qui ci fermammo ». — Passata tutta la Nuova Spa¬ 
gna, ei dice, vale a dire da Vera Crux a Capulco sul Pacifico, 
buon porto anche al presente, andando per terra ove questa 
regione è assai poco estesa. Sicché tutto questo suo viaggi 0 
dalla Spagna a tale porto fu di circa 5 mesi. 

Y. 

— Qui dobbiamo fare un passo indietro per dire al 1°*' 
tore in poche parole ciò che il P. Giovan Battista non ci ha 
detto; vale a dire che quando i nostri Missionari P artir0 “ 
da Siviglia, partirono sì per questa Nuova Spagna, come di 
ei medesimo; ma la meta non dovea esser questa, alme 


PICENUM SERAPHICUM 


359 


nella mente de’ Superiori, bensì le isole Filippine. E siccome, 
osserva qui il P. da Divezza, si riteneva ornai con sicurezza 
che si potesse andare alle Indie Orientali partendo dalle Oc¬ 
cidentali, come avea già divinato l’immortale Cristoforo Co¬ 
lombo, e praticato il Magellano nell’andare appunto nel 1521 
alla scoperta delle stesse Filippine, fatto forse ancora igno¬ 
rato dai nostri Missionari, risolsero essi di tener questa via; 
e vi riuscirono e bene. Ma più, quando giunsero alla detta 
città di Messico, essendo stato il loro drappello decimato dalla 
peste, come sappiamo, si pensò tosto di reintegrarlo. « Nè 
ciò fu difficile, dice qui il sopraddetto Storiografo, essendosi 
offerti parecchi di que Confratelli che qui evangelizzavano 
a riempire il posto de’ caduti; come il celebre P. Giovanni 
d’Ayora, il P. Bartolomeo Ruiz, che fu poi il primo apostolo 
dei regni del Tonkino e della Concincina, il P. Stefano Or- 
bz, il P. Giovanni Porras, il P. Pietro Munique e il Fratello 
Converso Giovanni Clemente, che poi avrebbe fondato il primo 
ospedale per i nativi delle Filippine in Manilla. Se non che 
a supremo capo della Missione, Pietro Alfaro, parvero pochi 
per il gran campo apostolico a cui si recavano, e stimò bene 
rinviare alla Corte di Spagna e di Roma Frate Antonio da 

Gregorio per sollecitarne di là un numero maggiore. Ri¬ 
partito questi per la ricevuta commissione, quelli di Messico 
“ avvi arono frattanto al porto di Acapulco, da cui, essendo 
s ata allestita la nave che dovea trasportarli, fecero vela pieni 
di straordinaria allegrezza » (1). 

Dopo ciò lasciamo che prosegua il racconto il nostro 

yi°van Battista. « Alli tanti di marzo, l’anno 1578, ci 
Partimmo da quel porto, e cominciammo quella seconda na- 
g^ione, e per me terza; ed in quel mare, detto mare del 
u i navigammo come per acqua dolce, senza mai aver mal 
°inpo nè vento contrario, onde in breve, cioè la vigilia della 
isi azione della Madonna — 1 luglio — arrivammo alle isole 
1 ippine. E prima lasciammo le isole Learbute a mano manca, 
e me avevamo lasciato il Perù dall’altra ». — Non possono 
** queste isole che le dette oggi Galapagos, piccolo arci- 
9 ago innanzi alla Repubblica dell’Equatore e sotto l’Equatore 
e desimo appartenenti presentemente agli Stati Uniti d’A- 

(1) Storia Universale delle Missioni Francescane ecc. voi. 8 pag. 888. 




































































































































































































360 


PICENUM SERAPHICUM 


merica —. « E giugnemmo alle isole Ladrone, dette dai Porto¬ 
ghesi delle Vele. Sapemmo che erano 12 o 13, isole incolte, 
piene d’uomini selvaggi, che vanno nudi come si nasce, benché 
le donne con una foglia grande si cuoprano le parti naturali. 
Hanno gran timore delli tiri di archibusi, e però gridano 
eripec , che in quella lingua vuol dire: non con l’archibuso. 
Tirano con fronda, e fanno tanto male che ammazzano 
i loro nemici con quadrelli di pietra che tirano. Non vogliono 
oro nè argento, ma il ferro sì per lavorare la terra. Sono uomini 
di gran forza, con un pugno rompono una di quelle noci 
d’india. Quivi, non essendo l’ora di farvi frutto, fummo sti¬ 
molati a lasciar quest’idolatri come eran prima; e, lasciando 
questi indegni, in breve tempo si arrivò alle isole di Ponente 
dette Filippine ». — Furon chiamate Filippine dallo Scopri¬ 
tore Magellano, come s’accennò sopra, ad onore del Sovrano 
Filippo II che allora regnava; formano esse un grande arci¬ 
pelago, abbastanza coltivate e popolate, state sempre sotto la 
Spagna sino a pochi anni sono, quando, vinta questa in guerra 
dagli Stati Uniti, caddero sotto di questi. 

Non ci dice su quale di queste isole approdarono, proba- 
bilissimamente però tu su Luzon, che n’è la principale, e nel 
porto di Manilla, città capitale ed assai importante anche al¬ 
lora. E neppur ci dice nulla in fondo di questo lunghissimo 
loro viaggio, ad eccezione del cenno sulle isole dei Ladroni, 
quasi fosse stata una semplice traversata; giova per ciò udirne 
qualche cosa di più da uno d’un’altra spedizione di Missio¬ 
nari Confratelli, fatta un 18 anni dopo, molto più che questo 
viaggio fu identico a quello : eccola. « Ai 25 di marzo ® 
1596 spiegammo le vele d’Apulco, e dirigemmo il nostro viag¬ 
gio verso Occidente, di conserva con un’altra nave ch’era la 
capitana. Ma questa compagnia durò poco, perchè al principio 
della navigazione la perdemmo di vista, e non la rivedemmo 
più se non dopo che fummo arrivati all’isole Filippine. Nc> 
solcammo quell’immensità di mare, ch’è più di seimila migha 
di golfo, camminando sempre pel medesimo parallelo tra 11 
ed i 15 gradi di latitudine boreale; con prospera e felicissima 
navigazione, senza mai muover vele, nè volgere antenne, 
con vento a poppa, per esser sempre il medesimo, che soave- 
mente e continuamente spira per tutta quella zona Torri 
dall’Oriente verso l’Occidente; talché sarebbe impossibile r 


PICENUM SERAPHICUM 


361 

tornare per quel parallelo. Ed è bisogno uscir fuori dei Tro- 

di?™*L V ° ler ri m Vare / entÌ settentrionali, o australi, che con¬ 
ducano verso 1 Oriente, per ritornare al Messico, o per dir 

Sffndaf P0 f t0 dl Acapu ì°°\ ch ’ è via gg io di 6 mesi; sebbene 
all andare si fa m poco piu di 2, siccome facemmo noi che 

lo facemmo in 76 giorni, dopo de’ quali arrivammo alla vista 

i P n 5* e lsol | e ’ P oste a ii a latitudine boreale da 7 a 15 gradi 

Vela? 1 » ^ no11 ciliamano de los Ladrones, ovvero de las 

vari IL JL? U1 a 1 “ arrat 1 ore si ferma a lungo a descrivere sotto 

nostro p fc p deSte 1S ° le ’ ° 0me avea fatt0 in P° che Parole il 
nostro F. Giovanni ; a noi però basta sin qui 


VI. 

stinnLL^. cc< ^ a dunque il nostro Missionario giunto al suo de- 

tempo d non f ? 0Ve Cert ° dovette fermarsi per qualche 
poli^ T t0S f f tro P er apprendere la lingua di que’ po- 
tuttóri h m f °, nd ° 01 Vien dett0 da lui medesimo. Si conserva 
2£!^ra diretta*' suoi paesani, parenti ed 

zi 0n i ’d ni qUale f a + °!° Sue notlzie > fa delle raccomanda- 
nar! » • li F e r 1Q dl testame nto, quasi certo di non più tor- 
ed il 1 nvede J ll - La ^le lettera, secondo la data 27 luglio 1578 
dall? r°f° , de a data ’ del Ponente, (altri leggono • 

noni?t e - del P Tu\ e f ° rSe meglio ) non Può dubita?! che 
Per chi e?r e8Se t-f dal f inA ÌppÌne P ° C ° dopo giunto colà; poiché 
ad Occidp t Par f° daU America ’ q ueste gH stavano sempre 
luogo Zj 3; f con frano però secondo la descrizione del 
ditoima TO d °I e a s P edlsce , Che chiama mondo nuovo, e gran- 

MemanZ^’ * tu ! ta ltalia ’ Spagnai rancia, ed 

inerir? a ms \ eme > parrebbe che volesse indicare piuttosto l’A- 
lippi ’ a S ° la Nuova Spagna, il Messico, poiché le Fi- 

Pare LT hanno , ne PP ure l’estensione della sola Italia, nè 
andato f deSSe x Par are della Cina ’ alla d uale non era ancora 
mondo U ? n P ° tea averne cognizione, nè chiamarla 

vo. Fasta, sia come si vuole, noi porremo qui que- 

(1) 11 P. Marcellino eco. Storia delle Miss. Frane, eco. 























































































































































































































862 


PICENUM SEBAPHICUM 


sta lettera nella sua integrità, essendo non PO c ^ interessante 
non fosse altro a conoscer sempre meglio la sua ìndole e pa 
della sua vita. 

lesus, Maria, Franciscus. 

« Popolo e Comunità mia nelle viscere di Cristo molto 
amata: Pax Ubi semper. Se bene mi ricordo dal di chic 
nacqui al mondo cieco, e dopo nato restato orfano senza pa 
dre^e senza madre, nudrito ed allevato fra gli altri suoi fi 
gliuoli sino al quarto decimo anno dell’età mia, quando mi _ 
Zio Fra Nicolò mi vestì dell’abito, e sino al di d oggi, mai 
tì ho dato buon consiglio, nè buon ricordo, e nè manco ades o 
che sono lontano da te 15000 miglia — un po troppe 
auesto mondo nuovo, fra il numero dei Predicatori, mand 
a convertirli da Sua Santità e dal Re Cattolico, 
frno- non sapendo se un giorno — questi popoli — mi taranti 
mercede e grazia di cavarmi da questa misera V lì f 10n 
Questo terreno e fragil corpo mio, come sempre e per la 1 g 
gior parte è successo agli altri che sono stati mandati a 
desimo effetto, che cioè sono volati martiri al cielo, m è pa 
dar questo av^so e consiglio, acciò col sangue mio, essendo 
ancor io nato in codesto Castello, per essere stato io i mag 
gior peccatore del mondo ». - Qui seguono un paio di ugbe 
dalle Squali lo stesso copiator della copia .antica ^nomne topo 
tuto cavare alcun costrutto; par voglia dire che, dando eg 
onnOTie ner la fede di Cristo, soddisfarebbe in qualche 
a Dio ed alla Vergine dei peccati fatti e dei benefìci rmev ^ 
e poi conchiude il periodo -, « m questo nuovo e grand* a 

mondo, maggiore di tutt’Italia S P a gf a ’IXcnttolita tì rac- 
insieme. E se sarò morto per la Santa Fede Cattolica, 

comando li miei parenti che siccome lasciai il 
infermo, forse saranno nelli orfani. E addimando 
qualsivoglia mal esempio ch’io t’abbia dato, e bp. 6 , gi 
dichi alli Frati da mia parte quando faranno capitolo, ^ 
degnino parlare con questa mia lettera, e pregaie 
Ministro di farmi perdonare il pane che fra loro ma g l 
tutto il tempo senza aver fatto professione che anco q^ _ o 
fu per mia negligenza, e qualsivoglia mal esemp 


mio irab^- 

perdono di 
i rvrp,2*0 


PICENUM SEBAPHICUM 


diedi ai maggiori, eguali ed inferiori, sì in parole come in fatti 
ed a mio fratello Francesco, quale fu meco in Ispagna, e mai 
pm comparse, gli dimando perdono che per mia occasione 
resta senza i figliuoli suoi e parenti. Oggi mi obbligo tuo • 
voglio sempre pregare Iddio benedetto che ti sia propizio e. 
avorevole, e confidato nel tuo amore verso di me senza niun 
mento mio: Farò fine, ma non di amarti. 

Dal Sole... del Ponente quest’anno 1578 di luglio alli 27. 

Tuo Oratore F. Giovanni Lucabelli 
da Monte le Vecchie 

nri w ì n , bl ’ e Tf te ™£ 0 ’ ~ P ros egue egli il racconto — avendo 
pigliato altri 6 Frati in Nuova Spagna in luogo dei pas¬ 
sati a miglior vita, ripartiti more apostolico, — vorrà dire 
1 ,. , a r*e . ed in bieve tempo saputa la lingua di quel- 
p ° a prmcipale detta Luzon, vi piantammo l’Ordine nostro, 
nnl Ì a r zammo innumerabili anime, che in 3 mesi con 
quelle che prima avevano battezzato li Frati di S. Agostino 

nume^K-r nume ^° dl 600 °; ed ord saranno senza dubbio in- 
merabdi essendo tanto tempo che partimmo. E’ ben vero 

solo u? 1 ’ Ch f “damino al gran regno della China, avendovi 

stru7 r rat ° 3 .f®?’ da 9 chiese ~ fi ui è confusione di co¬ 
lini one . e . perciò di senso, colpa forse il copista — per il 

uSo V wf ter ° Vi Si fondarono solamente, 4 mill’anime per 
Zi • attezzammo - E n °n è vero che le battezzammo more 
come d ° 0n y n as P er sono, spargendo acqua sopra di loro 
loro i q T!!° a cum; ma catechizzandoli prima ed insegnando 
Lu Z nn Tr° ttnna cristiana in quella lingua di quell’isola detta 
nio" f' E P 01 ammims trammo loro il sacramento del Matrimo- 
donno aC i end0 t l01 ° f ° rza dl Pillar® P er loro consorte, di tante 
st’isola n- solevano avere, la prima da essi pigliata in que- 
per vt a- Z enUer0 a P0i gH Padri della Compagnia di Gesù 
§iugnSn? 1 Nu ° Va ? pagna -/ ~ Eppure le Filippine, sog- 
s Pidtn.,i n01 anche qu1 ’ ben chè promettenti copiosi frutti 
‘lupo o-in sicc °“ e accenna egli medesimo, non era, almen 
quasi fi t0 cola ’ la sua m eta; un campo ben più vasto, e 
sua e dTn nS °; P 6 n n P, lla ancor diss °dato, aspettava l’opera 
lontano t Confratelli Compagni, già ce lo ha detto, il non 
utano Impero Celeste, la Cina. 























































































































































































































































364 


PICENUM SERAPHICUM 


VII. 

_ Sanno già i lettori, massime se Confratelli, che l’Or¬ 
dine Serafico ha il vanto d’avere introdotto in Cina per primo 
sul principio del secolo decimo quarto, se non il cristianesimo, 
predicatovi, come si crede, dall’Apostolo S. Tommaso, e con- 
servatovisi in parte da non pochi Nestonam almeno il Oat- 
tolicismo, e nella stessa sua capitale Cam-balik, oggi Pechino; 
per opera sopra tutti di due grandi Viaggiatori e Missionari, 
il P. Giovanni da Monte Corvino ed il B. Odonco da Porde¬ 
none al tempo della dominazione Mangolica, assai favorevole 
al cristianesimo. Tantoché in breve vi si potè formare una 
numerosa cristianità e la Gerarchia cattolica, a capo delia 
quale fu messo dalla Santa Sede lo stesso P. Giovanni qual 
Primate ed Arcivescovo, e parecchi Vescovi tutti Francescani, 
Onde per un momento si potè sperare dal Sommo Pontefice, 
da codesti Vescovi e Missionari che in breve, tanto solo ci 
non mancassero operai, tutto l’Impero Celeste sarebbesi co 
vertito alla fede cattolica. Ahi però che non fu cosi! Dopo un 

sessantanni circa, scacciata dagli stessi Cinesi la detta dinasti 

e tornati a comandare essi medesimi, ne scacciarono eziana 
tutti i Cristiani perchè amici dei loro nemici; e cosi si cfiiu 
sero in faccia le porte della Cina ai Missionari Cattolici, anzi 
a tutti gli Europei. E rimasero chiuse agli uni ed agii alt 
per circa due secoli, vale a dire sino al famoso . i 1CC1 aila 
Macerata, Gesuita, il quale dopo ripetute prove e ripulse ai 
fine nel 1595, colla piena cognizione della lingua, a PP re ® • 
Macao, degli usi e costumi, e portando seco tutte le c g 
zioni scientifiche ed artistiche dell’Europa, e sopra tutto g 
nio qual era, potè sì riaprirle, entrarvi e stabilirvisi sicuro,^ 
altamente stimato ed onorato massime dai savi; seguito po 
da’ suoi Confratelli e dai Religiosi di altri Ordini Regolari i / 


( 1 ) Fin dal 1565 i Gesuiti aprirono m Macao _ un gran 0^578 ; 
Missionari. Il P. Ricci arrivò a Goa nelle Indie ai 18 di febb . al 
fu chiamato a Macao circa la Pasqua del 1582 ove stette u m 
10 di 7bre 1583 mise piede la prima volta m Cina nella citt ^ fu 

King, provincia di Canton; dopo 6 anni che vi dimorava, ne . 3 

discacciato; solo nell’aprile 1595 parti per Pechino, i^mmidosx P ^ gl 
anni in Nanchino; e finalmente giunse a Pechino nel 7bre lo» ^ 
stabili definitivamente e vi mori — (Il P. Tacchi Venturi Ct 
lica ecc. maggio e giugno 1910. 


PICENUM SERAPHICUM 


365 




Q i f • TVT- • • ; TA r V1 ai P 1U vissero tanti 

a ;f Missionari; di fatto, dopo che Vasco di Gama nel 1497 

ebbe scoperto il Capo di Buonasperanza, e quindi il passag- 
g a e Indie ed alla stessa Cina, poiché prima bisognava 
andarvi pel centro dell’Europa e dell’Asia, si provarono sì a 
rientrarvi e predicarvi di nuovo la fede cattolica non pochi 
zelantissimi Missionari di vari Ordini Religiosi; ma 0 non vi 
riuscirono affatto, o, appena entrativi furtivamente, ne dovet- 
tero uscire. La gloria d’essere stato il primo in tale tentativo 
dove dice qui il nostro Confratello P. Marcellino da Civezza 
sulle relazioni dei Sarai va, a Frate Gaspare da Croce Dome- 

Gesmfiu 1666 i (1); sebbene il P - Pietro Tacchi — Venturi, 
simn d ’ a 2T- ? b ? ua anno P rima avean tentato il mede- 
ahr, r ? ad r ri dell f Com P a gnia, e li nomina (2). Più tardi 
altri G e8Ultl f lo stesso; nel 1579 due Padri Agostiniani 

nostri K me Flll PP ine ; e ’ P er venire a noi, due anni dopo i 

almpm Flan ^ eSCam ’- P are dalle det te isole, i quali potettero 

P iedea da rvi nn saggio della loro missione: 

muto ° “ì br / V f dal nostro P> Giovan Battista, che fu ap¬ 
punto uno de’ fortunati. 1 

eran <<Fa quarta “ ia navigazione fu dalle isole Filippine al 

cioè Fr g f n °-D de l la 0ve andammo 4 Religiosi l’anno 1579, 

Battift? Q ^ d Alfar ° ~ Superiore -, Frate Giovan 

di T 0lT h ‘ S n a Z ° Pesare ® e > egli medesimo —, Frate Agostino 

cesoo T? l a e J mte Seba stiano di Baezza; due soldati, Fran- 

Spaena ' Th ° Piana Pardo > con un altro di Nuova 

zon^TV? tt0 Pietr ° dl Migliavoel, con alcuni naturali di Lu- 
sen^ attl , in una P lccola fregata senza sapere arte di mare, 

seo-uitar! CC i hier ° + 6 S o DZa Sapere 11 via ^ io - Ci animammo a 
dì di I n? nostro Superiore, ed in 3 giorni arrivammo pel 
due am v l0vaam Battista al gran regno di China, siccome 
a diro u aV f nt ì eravamo Partiti da Siviglia. Ed ora, venendo 
relasnov, 1 ® sba ute, saprà Vostra Altezza Serenissima per vera 

a °mina gmn r6g 1 n ° della Cbina ’ in 9 uelIa lingua si 

cameni. aibin ’ 6 Un 80 0 regno sebbene affermino che anti- 
ridusZ Z 6ran0 tre; , comb attendo però tutti e tre fra loro si 
ad un solo. E sebbene sia un solo, nondimeno è 

lo! delle Missioni Francescane ecc. voi. 8 paq. 962 

{ ) Cmlf à Cattolica, mesi ed anno sopra citati. 
































































































































































































































366 


PICBNUM SERAPHICUM 


diviso in 15 regni, o provincie, di tanta grandezza ch’è in¬ 
credibile; e benché affermino essere il suo circuito 3 mila mi¬ 
glia, io credo che sia maggiore — altro che maggiore ! —, 
sia per la relazione de’ loro libri, sia per la, relazione de 
Mercanti co’ quali ragionai, sia anche perchè non vogliono 
conquistare altri paesi, ciò è segno della grandezza di quel 
regno ecc. ecc. » — E così seguita egli la sua relazione, ab¬ 
bastanza lunga, sulla religione, sulla lingua, su gli usi e co¬ 
stumi, sul prodotto della terra e va dicendo, ma oggi per noi 
e pel ’nostro scopo son cose di poca o nessuna importanza, e 

perciò non le riportiamo. . , 

_Egli non cel dice, ma sappiamo da altre relazioni cne 

approdarono a Canton, grande città anche allora, come tutti 
sanno, gran porto e porta ad un tempo della Cina, oggi d un 
milione e mezzo d’abitanti. Buon pe’ nostri Missionari che al 
loro arrivo s'imbatterono in un Cinese, il quale aveva nce 
vuto il Battesimo in Manilla, e stava colà per ragione di com¬ 
mercio- onde li accolse benevolmente e fece loro da interprete 
e da guida presso le autorità cui dovettero presentarsi senza 
che venissero riconosciuti per que eh erano. Quasi subito per 
vi morì, consunto da tanti patimenti e disagi, il P. ? 
stiano da Baezza; onde il loro Superiore, veduta la gran e 
difficoltà d’iniziarvi una vera e regolare Missione, massim 
per la ignoranza della lingua, risolse di tornare indietro e 
passare cogli altri alla vicina Macao, sulla piccola P emS0 
omonima, colonia portoghese, appunto per apprendervi 
lino-ua cinese. Tre mesi, secondo ci ha detto lo stesso P. Giova 1 
Battista, si fermarono entro la Cina, forse errando qua e 
ed in continuo timore » (1). 

Vili. 

Però nel tempo stesso che qui in Macao apprendevano 
la lingua cinese, non ismisero mica il loro santo nume ’ 
tutt’altro. « Dirò a Vostra Altezza, prosegue il nostro resa 
ciò che vi successe — o meglio si fece — in Macao, primo p 

(1) Dal P. Marcellino da Oivezza — Storia Universale ecc. 
sopra citato pag. 964. 


PICENUM SERAPHICUM 


367 


di questo regno, s’è principiato l’Ordine nostro per il mio indegno 
ministero si son fondate cioè due chiese a onore del Signore 
Dio e della Madonna degli Angeli. I pagani si misero una 
volta avanti ad una di queste chiese a celebrare la loro festa 
. a Duna, ed erano innumerevoli; non volendo essi tener 
rispetto al Sacramento ed alla chiesa nostra, montai sul palco 
e colla disciplina, aiutato dal Signore Dio, ne mandai dis- 
persi migliaia, sicché non seppero altro dire ». — Saggiugne 
qui un altra relazione che fu tanta la buona impressione della 
penitenza e santa vita di questi Religiosi, che 5 giovani no- 

lorn l r l° g ^ S ìl 1 qUa Ì Ì 6ran Jà a merca nteggiare, chiesero il 
S ablt0 ’l el J ero ed ivi stesso fecero il noviziato sotto del 

maiTi 3 ? 0 ( f. 10vanm - Ma che? in questo frattempo per la 
tn ì? Ce a nva ^ a e discordia tra il governo spagnolo e por- 
toghese, questo vedeva assai di mal occhio codesti Frati Spa¬ 
gnoli, perche li riteneva quali spie di quello; ond’essi vro 
ono p a a s abbandonarono Macao e se ne andarono altrove, 
landò ivi per custode della chiesa e del convento il P 

cSrpm Batti9ta Pdhè Italiano. Ben presto però gl’impiegati 
.el Governo portoghese fecero il medesimo e peggio anche 

Macao Str ° Pesarese e tutti altr b scacciandoli del tutto da 

in bri E f° SÌ ’ 6i P™ se S ue > l’ a nno 1581 partimmo e venimmo 
tutto temp ° r - ; dlce m breve tempo, ma questo viaggio, 
l’Inrìn n* r mare ’ e Inngo assai — al regno di Malacca, — ncl- 
dio fll °; Cl ? a preSS ° l’I^finatore, vicino a Sumatra —, ove pre- 
fondò d ° 1 Evan ^ el 1 ° in 1 uella lingua, imparata in breve, vi si 
di D,v. Ur ^ prinCipale conv ento dell’Ordine nostro, detto Madre 
gno di’ -d ? 01 ’ essendoché il Re Cattolico guadagnossi il Re- 
_ Portogallo e 1 Indie, fu necessario tornare alla China; 
_ ntende a Macao — e vi tornai con i 6 Fratelli Novizi 

chiesi fo[ dettl s °P ra ~ a dar decorso a quelle due prime 
corno ° hma Q U1 Però ascoltiamo un po’ meglio da altri 
giorp avvenne questo ritorno a Macao, poiché è tutto a mag- 
qu a lr.n° n0re ’ chiamiam °lo così > d el nostro Eroe, a costo di 

del P at f , unes l e gelosie, scrive il Da Civezza sulle traccie 
lardarn iVlartinez ’ che aveano cacciato il Padre Alfaro, non 
faccia? 110 a rom P ere a nche contro il Padre da Pesaro, mi- 
°) se non si affrettasse a partire, di venire allontanato 
















































































































































































































_m—nrnrTHrmu— 


368 


PICBNUM SEEAPHICUM 


da Macao colla forza, come di fatti ne lo allontanarono, im¬ 
barcandolo con Frate Antonio da S. Tommaso sopra una nave 
che partiva per Malacca, dove ricevettero ospitalità dai loro 
Confratelli Domenicani. Fortunatamente vi arrivava in quel 
momento (maggio del 1581), un vascello da Cauchin col ca¬ 
pitano generale Arias Comez di Miranda, recando la novella 
che Filippo II era divenuto Re anche del Portogallo; e sa¬ 
puto del Santo Missionario quivi confinato, lo fece subito 
chiamare, e prodigategli mille finezze, lo pregò che vi aprisse 
un convento sì per l’assistenza della colonia come per la con¬ 
versione de’ nativi, e si tenesse sicuro della sua protezione. 
Il convento fu immediatamente costruito, e frattanto 1 Arias, 
proseguendo per Macao (ma crediamo che ciò avvenisse molto 
tempo dopo), volle esservi da lui accompagnato. Vi fu rice¬ 
vuto in trionfo; per lo che al convento, che già quivi era 
stato aperto, aggiunse un Seminario per numerosi fanciulli 
di diverse nazioni, affine di ammaestrarli nella fede cristiana, 
mentr’egli da essi veniva imparando il cinese : Ma riprova¬ 
tosi ad entrar nell’Impero, questo non gli fu mai consentito (1> 

« Tornato adunque a Macao, ripiglia il racconto, il ; 
Giovanni, si riscattarono con il favor divino dalle mani delii 
Cinesi, che non ammettono forastieri, li Frati da loro dete¬ 
nuti venuti dopo noi; fra i quali fu Frate Martino Ignazio, che 
scritto l ’Itinerario di China. E poi fu necessario per obD - 
dienza di lasciar loro l’acquistato, essendoché sia usanza 
Spagna con li nostri farli acquistare e loro pigliarne il P 
sesso; e con ragione essendo il Re sì cattolico e sì en 
merit0 ». __ Sebbene questo passo sia un po’ oscuro. 
si è che o per una o per altra ragione, sempre però a cau 
del Governo spagnolo, il nostro povero P. Giovanni, cou 
straniero, se ne dovette andare di nuovo da Macao e da 
Cina. Quindi possiamo considerare questa sua partenza co 
il principio del suo viaggio di ritorno in Europa dalle P 
più remote dell’Oriente; viaggio però non diretto, ma, F 
così dire, a tappe, essendoché ovunque approdava, segum*. 
come meglio gli era dato ad esercitare il suo apostolico 
nistero: tanto era in lui lo zelo della gloria di Dio e 
salute delle anime. 

(1) Opera e voi. sopra citati, p&g. 966. 


PICENUM SEEAPHICUM 


369 


yr ciZk 8iova 9ai 

l’Ufficio di Superiore della caT T T’ a - lui V T ne com messo 

cura degli infedeli, ed altre edlltL cosT^Né ^ ^ 

stanco di tante hrLh* 1 I, \ ' Ne mostr °ssi mai 

accresc^sero 3 forz^^cora^io^ in ^ aiea anz * c ^ e ^este gli 
sempre superiore a tutte lT difficoltà*edTtffiti* 0 r*“T 

Xst? *r eniett ° 

«ore aCi P / lrtÙ 6 " eI1 ° 26l ° A '^nierL ge “’ 

dale degli toferni dX? “.“‘“““f!?’ frequentava Pospe- 
oe-nì 2 ’ n P ia gati e dei lebbrosi, e li serviva con 

SeT ’• ™™ d r e le P ia ® he . rifacendone i lett7Tre “ 
i, 1 ™;. olbl ed “Che mendicandoli quando ne manca' 

l«™ Vrt r ggi r va°’dr„T re * GeSÙ °* tu ’ cl >c vedeva te 
bietta ella fosse E tutti lT" °° Sa PCT 9uant<> vile ed ab- 
fervore, con totaTietà e ITI ?” com P iva con tanto 
con solo i fedeli nfa ■ . e ? C H - rapiva in ammirazione 

mirahilì„ J ; ma , eziandio i gentili. E, quel ch’è niù am- 
giammai ” cora ’ benobe occupatissimo in tutti questi Esercizi 
ecntempTionf O e P rasenza di Di ». dall’orazione e dalla 
'ita privata? Pillava'^ C0sa ? lre ..P“ dell’austerità della sua 
«te elùde * se TZ PCr 10 P1 ? di so!e erbe destri e que- 
«tuoia; 11 dormiva sdla mX? ^ VeStÌVa d ’“ a a Pecte di 
sotti nsoùne fh A d ? terra ’ 6 80vente Passava le intiere 

»on sùrz u ( n Tandù M 6Ve ’ CTa ritenuto ’ ed era di fatto, 
Dello strclir, ^ -^• lsslonano > ma eziandio per un santo 
guarlo 6tt ° SenS ° ddla P arola: ora ad accompa- 

IX. 

la India 1 “Ù >a T7 m< l adUn ' ÌUe di nuovo - da Macao- per 
fomento | a ]„?„ A “ bascla ton Giapponesi; ed arrivate a lai- 
nto la loro e la nave nostra, cli’erano della China, si 

1 etc ■ tom. 21, ad annum 1579 pag 9 19 7 ’ * 0rrftóf Min(h 

^ NN ° I » 1916 - Fascicolo III. 


24 















































































































































































































































































































370 


PICENUM SERAPHICUM 


perse a vista de’ nostri occhi una grossa nave di Portogallo 
fa quale doveva portare un milione d’oro, presso lo stretto di 
Malacca; ma gli uomini non si annegarono perche furon ri¬ 
cevuti nel nostro naviglio di China, ed erano un mi e, 1 
Capitano però della nave delli Giapponesi per paura non volle 
accettarne nessuno; e mille eh’eravamo vedrà Vostra Altera 
Serenissima che navilii sono quelli di China — » . Certo eh e 
da maravigliarsene, poiché, se abbiamo ben capito, ques a or 
nave conteneva in tutte un due mila persone, e P e ^ cl ° ^ 
ch’oggi si terrebbe per grande assai, poniamo pure che allora 
non fossero in tali navi tutti que’ locali e que’ commodi eh 
vi sono al presente onde occupano maggiore spazio - »• 
venimmo, ei seguita, a certe isole Malduce - vorrà dire 
Nicobari nel golfo di Bengala, che s’incontrano a destra 

quando s’esce fuori sulla punta di Sumatra - poi all isokd 

p pvlao _ Ceilan — ove nasce la cannella. E qui tummu 
combattuti da 18 fusto di Mori perle.spazio di 3 0>^S 10 ™ e 
di 8. Benedetto; ed il Signore ci dette vittoria ». b * 1 *' 
in quest’isola, grande un 2 volte la nostra Mia, beliato no 
nel mare Indiano, con una popolazione di piu di 2 mino 
non sostassero per la ragione forse che allora a PP ar ^” e J atta 
Portoghesi; oggi l’hanno gl’inglesi, che, al solito, 1 hann 

molto progredire in tutto. T ,. • nua l 

« Poi nell’anno 1584 arrivammo ah Ma; — m q 
luogo? non cel dice - e quivi, evangelizzato il Signore t 
l’Avvento nel gennaio dell’anno seguente partimmo peljo 

oglho e’versoi Capo di Buona Speranza, lasciando a 

dritta l’isola di santo Lorenzo - Madagascar^ - e vemrn^ 
in breve tempo a salvamento all isola di S. Elena, a « 
tanissima da Terra e fertilissima ma spopolata; vi sono g _ 
giardini a proposito per pigliar fresco e grandi a “ 1 ^ a . 
piacque al Signore ch’io v’istituissi la fraterni p i0 

donna del santissimo Rosario, e vi restarono 3seivi ?o . 
ad averne cura per quando vi arrivassero le navi non 
fondo il Re - di Portogallo - che tale isola si abiti ^ 

— Quest’isola, che può considerarsi come un oasi m m 
al grande deserto di acque, qual’e l’Atlantico, ed un § ie 
ed un momentaneo riposo alle navi che vengono dafi 
Orientali; specialmente dopo la dimora e la rinieD^o 

Prigioniero, che vi scontò la pena dovutagli pe 


_ 


PICENUM SERAPHICUM 


871 


suo orgoglio, ora è tutt’altra cosa da quando vi si fermò l’il¬ 
lustre nostro Missionario, poiché è popolata da 6 in 7 mila 
abitanti d’origine diversa, coltivata e ben tenuta dalla Com¬ 
pagnia Inglese delle Indie Orientali. Ha una circonferenza 
di circa 30 chilometri. 

— E seguita: « Indi venimmo all’isole di San Iosuè, ed 
a Capo Verde ed alle Canarie; e finalmente a Lisbona ». — 
Sicché, arrivato egli alle Canarie, ove pure, se ben se ne ri¬ 
corda il Lettore, sfora fermato nell’andare all’America e Nuova 
Spagna, aveva compiuto perfettamente il giro del globo, e 
perciò avea fatto un viaggio di ben 40 mila chilometri, poi¬ 
ché sfora contenuto quasi sempre nella zona torrida e non 
lontano dall’Equatore. Se si considera però ch’egli non era 
andato sempre dritto, ma su e giù, di qua e di là, e spesso 
avea rifatto e per lungo tratto, massime in Oriente, alcuni 
vjaggi, può affermarsi che questo suo giro quasi si raddop¬ 
pia. E sempre scalzo, mal vestito, mal nudrito, tra mille con¬ 
trasti e pericoli, col timore e colla paura sempre avanti gli 
occhi. Questo è sì sacrificio, questo è vero eroismo, poiché fu 
m tutto sempre mosso, come si disse fin da principio, dall’a- 
mor di Dio e dalla salvezza delle anime ! e poi non finiscono 
ini le sue apostoliche fatiche e perciò le sue sofferenze. 
Li fatto, seguita il suo racconto « da Lisbona venni per 
terra — e certo non in carrozza —, a Barcellona, ove l’anno 
585 predicai in lingua spagnuola quando vi venne il Re, e 
ece giurare per Principe il suo Figliuolo, e dette al Duca 
i Savoia la sua figliuola. E finalmente venuto e tornato a 
orna, Vostra Altezza Serenissima mi favorì sempre, e le 
piaceva il rigor nostro dell’andare scalzi ». — Ci dice che da 
nbona andò a Barcellona, e pare direttamente, secondo leg- 
^ lam ° Però nel Continuatore del Waddingo, sarebbe passato 
P ei Madrid, che in fondo trovasi in istrada, e si sarebbe fer- 
a o nello stesso convento ove sfora ascritto agli Scalzi : certo 
p. e ln questa o in un’altra occasione, dopo il suo ritorno dal 
r ° del mondo, vi si fermò e trattò a lungo coll’istesso Sovrano. 


X. 

.9 ~~T Beco adunque il nostro P. Giovan Battista dopo 8 in 

1 di viaggi come Missionario alle varie nazioni del mondo, 





















































































































































































































372 


PICENUM SERAPHICTJM 


tuttavia in gran parte barbare ed infedeli, rientrare in Italia 
anzi in Roma; colla intenzione però non già di riposarsi e 
molto meno di finirvi i suoi giorni, anche perchè è tuttavia 
nella sua virile età di 45 in 46 anni, ma per trovare e pre¬ 
parare novelli operai da condurli poi ei medesimo quanto 
prima potrà a quella sterminata vigna del Signore, benché 
questo santo suo proposito venisse poi reso vano da altri. E 
che di fatto egli avesse quest’ardente desiderio, ed avesse già 
tutto disposto e preparato, appare chiaro da due Rescritti del 
Sommo Pontefice Sisto Y, cui egli medesimo aveva già data 
relazione della sua compiuta missione, e pregatolo del per¬ 
messo appunto d’una seconda, con tutt’altro che fosse neces¬ 
sario per mandarla a compimento con felice riuscita. Il primo 
è in data 28 settembre, anno secondo del suo pontificato, cioè 
del 1586, col quale concede a lui ed ai Compagni Missionari 
molti privilegi e molte facoltà a vantaggio e salute spirituale 
dei popoli che evangelizzerebbero; e coll’altro, diretto a lui 
medesimo, dopo di averne fatto bell’elogio, lo raccomanda vi¬ 
vamente nel lunghissimo viaggio, che dovrà fare, alle rispettive 
autorità ed a tutti i fedeli: questo è in data 1 settembre del¬ 
l’anno medesimo ( 1 ) — : proseguiamo con lui. 

« Dopo che il Signore richiamò Vostra Altezza a tener 
cura del suo Granducato, fui tribolato; e Sisto V estinse il 
nome degli Scalzi in Italia, facendoci Riformati — Conven¬ 
tuali, perchè i persecutori e gl’invidiosi gli dissero ch’io 
non aveva voluto ritornare all’India, ciò ch’è falso; ma fu che 
non mi lasciarono tornare quei del Consiglio — s’intende di 
Spagna —, perchè il Papa non aveva posto nel Breve : Dwrti- 
modo eonsentiat Rex Catholicus —; onde, accorgendosi di ciò, 
mi rimandarono in Italia ». — Sicché, come si vede chiaro, 
il P. Giovanni da Roma s’era condotto di nuovo in Ispagu a 
col Breve a lui diretto, presso il Re ed il suo Consiglio; so o 
non sappiamo se con intenzione che, ottenuta la richiesta ap 
provazione, avrebbe proseguito per le Filippine, ovvero aa 
rebbe tornato tuttavia in Italia a meglio preparare questa su 
nuova spedizione; il fatto si è che tornò, onde prosegue^ 
« E così ho speso il tempo finora in predicare due quaresima 

22 

(1) Il Continuatore del Waddingo - Annales Ord. Min. ecc. tom. ’ 
pag. 60. 


PICENUM SERAPHICTJM 


373 


a Genova, tre a Venezia, una a Roma ed un’altra in Lom¬ 
bardia. E così se Vostra Altezza Serenissima vorrà aiutarmi, 
la supplico umilmente e mandarmi una lettera a questo pro¬ 
posito, acciò nostro Signore mi confermi le Lettere Apostoli¬ 
che, e di più vi aggiunga di poter pigliare in Italia questi 
luoghi per aver col tempo copia di Ministri per tale impresa; — 
voleva dire luoghi in Italia ove formare appunto Missionari 
per la Cina — ne dicat inimicus; coepit aedificare, et non po¬ 
tuti consumare. E d’ogni cosa ne sia laudato il Signore Iddio 
e sua santissima Madre, e riverito il Padre Nostro Santo 
Francesco, e Vostra Altezza Serenissima, conosciuta per par¬ 
ticolare Principe geloso della salute di tante anime, da chi 
cominciò dopo il Signore Iddio il loro rimedio ». Di Roma alli 
5 di gennaio 1593. 

— E qui dobbiamo tornare un tratto indietro: egli ci ha 
detto poco sopra che « Sisto V estinse il nome degli Scalzi 
in Italia, facendoci Riformati »; — questo passo ha bisogno 
di spiegazione, e questa l’abbiamo specialmente dal Continua¬ 
tore del Waddingo. Egli, il P. Giovanni, come già ben sap¬ 
piamo, apparteneva agli Scalzi di Spagna, or bene, tornando 
egli dalle Indie, e passando per la medesima Spagna, spinto 
dall’amore grande pel suo Istituto, condusse seco da là alcuni 
di questi suoi Confratelli, allo scopo d’introdurlo anche in 
Italia, non fosse altro, come s'accennò sopra, a formare Mis¬ 
sionari. E di fatto pian piano riuscì ad aprire, o meglio ad 
avere, 3 conventi, uno in Genova, detto il Monte Calvario, 
uno in Roma dal titolo la Madonna del Miracolo ed uno in 
Napoli chiamato S. Lucia in Monte, il quale certo già appar¬ 
teneva ai Conventuali Riformati; ma senza il necessario per- 
taesso pontifìcio. E perciò Sisto V, venuto a cognizione, di 
Clò > benché gli volesse tanto bene, soppresse detti con- 
venti, ed obbligò lui stesso, anche perchè non gli era 
Piu dato, almen per allora, di tornare alle missioni estere, 
1 abbracciare la Riforma dei Francescani Conventuali; 
a quale in fondo avea in Italia il medesimo scopo che 
l a I? Scalzi in Ispagna, vale a dire di osservare 

tegola Fi-ancescana a tutto rigore; e mise a scelta a quei 
^ fiuti da là o di tornarsene in patria, o di seguire pur essi 
eh ° r0 ^ a P 0 ’ e senza più 1° seguirono. Per tal modo Sisto V, 
e non potea dimenticare il suo Istituto, con quest’atto lo 

















































































































































































































374 


PICENUM SERAPHICUM 


favorì non poco; il P. Giovan Battista però, in questo ezian¬ 
dio più accorto, ottenne pian piano il suo scopo primiero 
prima parzialmente sotto lo stesso Pontefice, poi 1 ottenne 
completo sotto altri. Vogliam dire che questa Riforma de’ 
Conventuali, incominciata già da alcuni de’ piu zelanti fra 
loro circa il 1557, al tempo di Sisto V contava già vari con¬ 
venti in vari luoghi d’Italia; non era pero cosa veramente 
stabile e ferma. Che cosa fece allora il nostro Pesarese ? fece 
sì che questa Riforma adottasse presochè tutti gli usi e gli 
Statuti degli Scalzi o Alcantarini Spagnoli; di maniera che 
da Riformati Conventuali addivennero in sostanza Alcanta¬ 
rini. E, quel eh’è più e meglio, n’ebbe approvazione dallo 
stesso Pontefice Sisto con atto pubblico in data 15 ottobre 
1587; colla condizione però che rimanessero tuttavia soggetti 
al Ministro Generale degli stessi Conventuali. Ma pian piano 
questi Conventuali Riformati, almeno come tali, finirono, es - 
sendo stati soppressi dal Papa Urbano Vili nel 1626. Il P- 
Giovan Battista però, ch’erasi ritirato nel detto convento di 
S. Lucia in Monte di Napoli, sotto nome ormai senz’altro di 
Alcantarini, potè continuare la sua Riforma recata dalla Spa¬ 
gna e dilatarla; onde col tempo e per opera di altri, se ne 
formarono due fiorenti provincie, le quali dettero in ogni 
tempo ottimi e Santi Religiosi, fra i quali S. Giovan Giu¬ 
seppe dalla Croce, redivivo in tutto S. Pietro d Alcan 
tara (1). 

XI. 

— Dopo ciò riprendiamo la narrazione della sua vita 
coll’Autore con cui l’abbiamo incominciata, almen per cono¬ 
scere sempre meglio in quanta stima, anzi in quanta vene 
razione foss’ei tenuto, massime in Roma, dopo il suo ritorno 
dall’estere Missioni, dagli uomini più illustri del suo tempo- 

(1) Il continuatore del W addingo — Annales Ord. Min. etc. tom. • 
pag. 158 etc. E P. Heribertus Holzpfel Ord. Min. etc. — Maiw 
Historicum Ord. Frat. Min. pag. 297. — Questo punto andrebbe ra_^ 
con più ampiezza ed accuratezza, pel nostro scopo pero ci pare c e & 
non facendo noi una Storia, prapriamente detta, ma un semplice c 


PICENUM SERAPHICTJM 


375 


« In tutte le città ove andava giornalmente predicando la fede 
di Cristo, senza mai stancarsi, avea un concorso incredibile 
di gente dell’uno e dell’altro sesso. Anzi di più, nel ritorno 
ch’egli fece da là, fu molto accarezzato da Filippo II, Re di 
Spagna, come altresì per goderselo meglio, e poter seco fa¬ 
vellare a suo gusto e piacere e voglia, lo fece fermare in pa¬ 
lazzo, e gli diede stanza appartata, benché facesse ogni resi¬ 
stenza per non rimanervi, perchè, rimanendovi, di quando in 
quando gli dava soddisfazione secondo che richiedeva e diman¬ 
dava; e che forse solamente il Re di Spagna ebbe gusto a 
favellar con lui ? Ecco che anche Arrigo IV Re di Francia, 
detto anco Re di Navarra, bramando di fare largo per tutto 
ove passava, era guardato per meraviglia e accarezzato ». 
— Qui, come dice anche il Copista dell’originale, non si com¬ 
prende bene il vero senso —. « L’anno 1593, venendo egli alla 
sua patria Monte le Vecchie nel principio del mese di luglio, e 
trattenuto per alcuni giorni nella paterna casa più forzata- 
mente che altro dai due suoi fratelli, fu chiamato dal nostro 
Serenissimo Duca Francesco Maria II, che allora si trovava 
in Urbino, e ragionando seco delle cose del detto Mondo Nuovo 
e del profitto che vi aveva fatto, non lo godè tanto quanto 
lo volea lui, conciosacchè, essendo chiamato dal Papa Cle¬ 
mente Vili, nel partirsi che fece da casa sua ossia patria, in 
eterna sua memoria e di Gesù Cristo, le lasciò una Croce 
piena di sante Reliquie, le quali con libero dono ripose nella 
chiesa di S. Donato, titolare e protettore di quel luogo; e 
affinchè fosse conservato sempre con ogni riverenza, sì per 
le grandi Reliquie che vi erano, com’anche del preclarissimo 
d°no, Giovanni suo fratello, che gli anni addietro viveva an- 
COr a, ed era di 91 anni, ne fece fare e rogare istrumento 
pubblico per mano di Notario; ed il Molto Rev. Signor. Don 
Costanzo Lucarelli, al presente Rettore di S. Clemente delle 
Gabiccie, suo benemerito Nipote, acciò sia tenuto in suo pre- 
§1° e venerazione, l’ha fatto riporre dentro a un bellissimo 
ornamento di pietra, vicino all’altare della loro cappella di 

storico. Ad averne più esatta cognizione, gioverebbe veder pure P. Fr. 
'Rimiro di S. Maria Maddalena ecc. Custode attuale della Provincia dei 
inori Osservanti Scalzi di S. Pietro d’Alcantara nel regno di Napoli, 
° m ° h nel capo 2. ecc. Napoli 1729. 


































































































































































































































































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PICENUM SEEAPHICUM 


detta chiesa, erettavi in onore de’ Santi Giacomo e Filippo 
Protettori di detta casa Lucarelli ». — Se, come qui è detto, 
la famiglia Lucarelli aveva davvero nella chiesa del luogo la 
propria cappella, che suol dirsi gentilizia, e più il proprio altare, 
vuol dire ch’era davvero nobile, o almeno signorile, benché 
forse decaduta. 

« Arrivato che fu a Roma, subito andò a baciare il piede 
al predetto Papa Clemente Vili, il quale l’aspettava con tanta 
gran brama e desiderio, che gli andò incontro a riverirlo con 
soverchia gratitudine, e lo fece sedere ed anche coprire. Par¬ 
lò con lui alla lunga più e più volte, accarezzandolo; oltre 
di ciò quasi per forza lo fece rimanere e stare in palazzo, 
non saziandosi di favellare con lui e di farsi dire il profitto 
che lui con li suoi Compagni fecero in quei paesi della Cina 
e delle suddette Indie Orientali. Anzi detto Pontefice ascol¬ 
tandolo volentieri e servendosi del suo consiglio nelle cose 
gravi, fu anche cagione e consiglio a benedire Enrico IV Re 
di Francia, come benedisse, e lo restante, che si fece in Roma. 
A che cosa poi detto Papa l’adoprasse, l’Autore della Storia 
e Relazione non dicendo, non lo posso dire nemmen io; ma 
dirò ben questo, secondo ch’egli narra e dice; si rese così am¬ 
mirabile nel cospetto delle genti che da tutti, secondo che o 
vedevano e conoscevano, era stimato e riverito per Santo, 
per fino dai Sommi Pontefici Paolo IV, Pio V, Gregorio XIII, 
ed il suddetto Clemente Vili » — Da Paolo IV ci pare di 

di no, poiché questi morì nel 1559 quand’egli, il P. Giovanni, 
non aveva neppur 20 anni; piuttosto, saggiugniamo noi qui 
con un altro Storico di quel tempo, il P. Huerta, Sisto V ne 
avea pure sì tanta stima che quando tornò dalle sue missioni 
volea crearlo Cardinale; ma egli, umilissimo qual era, rifiuto 
sì eccelsa dignità e contentossi di avere il titolo, o meglio di 
conservarlo, di Predicatore Apostolico, ed al solo scopo di po 
ter darsi con sempre maggiore autorità e libertà a questo 
santo ministero, come di fatto egli fece. 

«Di più fra’ Cardinali Agostino Valente Vescovo vero¬ 
nese, Gabriele Paleotto Arcivescovo di Bologna, Agostino Car¬ 
dinale Cusano, diceano, sempre che ne ragionavano, non abbiam 
conosciuto niun Religioso, nè secolare in maggior venerazion 
presso ogni sorta d’uomini tanto privati quanto Principi 
Frate Giovan Battista. Federico Cardinale Borromeo, quan 


PICENUM SEEAPHICUM 


877 


una volta s’era partito da lui, disse queste proprie parole: In 
questi pochi giorni che meco ha praticato quest’uomo da bene, 
e buon servo di Dio, Fra Giovanni Battista da Pesaro, m’è 
parso di stare in Paradiso, perchè l’ho trovato molto eccellente 
nelle virtù e pieno dei doni di Dio. Disse quelli pochi 
giorni imperocché, tornato che fu dalle Indie e dalla predetta 
Cina, lo tenne seco 8 giorni, non saziandosi neppur egli di 
favellar con lui delle cose occorsegli in que’ paesi, e della 
piantata fede che vi avea fatto. Fu anco stimato di più per 
uomo molto santo, d’inestimabile bontà, imperciocché S. Fi¬ 
lippo Neri quando il detto Padre ritornò dalle dette parti e 
andò a Roma, secondo che ho detto di sopra, quasi ogni giorno 
l’andava a trovare e visitare, e non era contento di goder 
seco le cose spirituali e del Signore lo spazio d’un quarto ov¬ 
vero di mezz’ora, ma vi stava le quattro, le cinque ore intiere. 
E di più fu veduto alcune volte per la gran bontà e somma 
semplicità di detto Santo inginocchiarsegli davanti e baciar¬ 
gli le mani con gran copia e abbondanza di lagrime; com’anco 
lo stesso faceva il Beato Felice Cappuccino, la Beata Caterina 
da Prato, la quale, scrivendogli più volte, scrive vagli come a 
Santo. E che solo i suddetti ? Anzi di più tutti quelli ch’e- 
ian di Dio, scrivendogli come a sommo privilegiato e parti¬ 
colare del Signore, l’onoravano con tal nome, nominandolo Santo 
se non per altro, almeno per la santità dei costumi, delle 
opere e del parlare... ».— E qui seguita il Biografo a narrare 
come, tornato egli dall’estere missioni, cercò d’introdurre in 
“alia, anzi neU’istessa Roma, la Riforma degli Alcantarini, 
n on vi riuscì che in parte, ed altre cose che già sappiamo; 
piuttosto lasceremo che ci narri il seguente aneddoto della 
sua vita, perchè ci mostra sempre meglio la sua umiltà in 
aperto contrasto, ma apparente, colla grande stima di cui 
godeva presso tutti. 

« Viveva in quel tempo in Roma Federico Zuccaro, Pit- 
°ie di raro merito, come tutto il mondo sa e dicono le opere 
il quale, vedendo il conto che ne faceva il Papa con 
atta l’altra corte dei Cardinali e Principi, dovendo fare il qua- 
5? della Venerabile Compagnia della Concezione, situata nella 
!esa di S. Francesco di Pesaro, un dì l’invitò a casa sua, 
e “endose] o a ritrarre e ad efficiarlo di naturale dalla parte 
estra i cioè dell’Evangelio, da quasi la cintola in su; egli 





































































































































































































































B78 


PICENUM SERAPHICUM 


quando vidde che lo voleva, come ho detto, ritrarlo, si levò su r 
e disse non voler per niente essere effigiato, riputandosi più 
peccatore d’ogni altro, e che non voleva esser veduto nè ve¬ 
nerato da niuno. Detto Zuccaro però gli seppe tanto ben dire 
con dargli ad intendere che non vi dipingerebbe la faccia 
sua, ma che voleva servirsi de’ suoi gesti per efficiar S. Fran¬ 
cesco, e così contentossi quando 1 ebbe ricavato tutto al na¬ 
turale, ed egli vidde d’essere stato ritratto, mostrandone gran¬ 
dissimo dispiacere, subito lo racquetò con dirgli: contentatevi 
e non temete, domani, tornando quà, voi non vedrete più 
questo volto. E disse il vero, conciosacchè quando l’ebbe ri¬ 
tratto tutto al naturale secondo che voleva lui, dipingendovi 
un altra volta sopra, il dì seguente vi tornò, e vidde non esser 
più lui com’era il dì avanti; onde restò tutto contento e sod¬ 
disfatto, e per allora non fu più altro. Senonchè a suo tempo 
mandando il suddetto Quadro qua in Pesaro a la predetta 
Compagnia, ed essendo messo su come si vede, nel venire a 
morte, il che avvenne l’anno 1604, detto Signor Federico scrisse 
che si andasse colà al quadro ch’egli aveva già dipinto, si 
guardasse bene appiedi dal lato dell’Evangelio, e comincian¬ 
dosi da quel segnale che diede lui, si levasse via tutto quei 
volto, poiché levandosi via senza offesa alcuna di detto qua¬ 
dro, si scoprirebbe il viso del Beato Fra Giovanni Battista da 
Monte le Vecchie, Frate Francescano che di fresco era morto 
a Napoli; ma quelli che ne avevan cura, temendo di non 
guastare il quadro, non l’obbedirono altrimenti. Ed egli, sapen¬ 
dolo, di nuovo istando con buone ed efficaci lettere assicurava 
ognuno che quando levassero via detta tela, e facessero tutto 
quello che egli ordinava, se il quadro rimanesse offeso in cosa 
alcuna, egli s’offriva di rifarlo. Di maniera che, assicurati 
che furono, lo levaron via ed Scoprirono sì bene che non 
conoscendo esservi stato altro volto sopra, ciascuno ne rimase 
attonito e maravigliato; onde questa città vostra, quando meno 
si sperava, senza veruna sua spesa e fatica, rimase erede e 
fu arricchita del suo ritratto, e ne può anche gir tanto p 11 * 
festevole e baldanzosa quando che fu fatto per tanto rara 
valente mano ». 


PICENUM SERAPHICUM 


379 


XII. 


— Senonchè il nostro buon P. Giovanni, sebbene non 
ancor vecchio d’anni, ma più che vecchio di apostoliche fa¬ 
tiche, di patimenti e di penitenze, è già prossimo alla sua 
fine; o meglio è già maturo pel cielo, ove certo gli stà appa¬ 
recchiata una immarcescibile corona di gloria, qual premio 
condegno di tanti suoi meriti acquistatisi su questa terra. Ed 
ecco come questa sua fine ci viene narrata dal medesimo suo 
Biografo—. «L’anno 1604, volendo l’alta Maestà Divina premiar 
del cielo e della vita eterna il suddetto Beato Frate Giovan 
Battista Lucarelli da Monte le Vecchie, Castello qui di Pesaro, 
nel trovarsi in Napoli nel suo convenuto, quasi nel principio 
di Quaresima, nell’età sua di 64 anni, s’ammalò d’infermità, 
mortale, e così armandosi di tutti i Sacramenti ecclesiastici 
— siamo già entrati nel seicento —, avanti che morisse, esortò 
tutti li suoi Padri, che intorno al suo letto faceano cerchio 
e corona, a perseverare nell’incominciato bene, a servire Id¬ 
dio ; finalmente raccomandando l’anima sua al medesimo Dio 


rese l’anima al suo eterno Creatore. Ed il Signore, subito 
morto, ne lo volse glorificare ed illustrare, poiché subito spi¬ 
rato apparve a molte devote sue persone tanto in Napoli 
quanto fuori, particolarmente a S. Filippo Neri in Roma, uomo 
di tanto grande spirito e santità che dopo morte, avendolo 
•'ho glorificato pure assai con miracoli, ora degnamente da 
tutto il Cristianesimo si riverisce ed onora come Santo. La¬ 
vato che fu il glorioso corpo e vestitolo de’ suoi panni peni¬ 
tenti come costumano i Religiosi, fu portato in chiesa, accom¬ 
pagnato da tutti i Padri, e spargendosi per Napoli la fama 
uella sua morte, essendo già conosciuto da ognuno per uomo 
uono e molto gradito servo di Dio, corse ognuno per ve- 
eri °, e spirando più che soave e mirifico odore, le genti non 
Sl saziavano di mirarlo, tanto risplendea ed era bello il suo 
otto. E benché i Padri disegnassero di seppellirlo la sera, il 
unaulto però del popolo che instava a tenerlo sopra terra, fu 
e uuto anco l’altro giorno; e sebbene per ogni ragione pas- 
e 24 dovea fetire, odorando tuttavia più, fu tenuto così 
in chiesa ad istanza e consolazione del popolo ancora due 
° 0ln i...; tanto più che ne seguirono le infrascritte cose ». 
































































































































































































































880 


PICENUM SERAPHICUM 


« Mentrechè il santo corpo stava in chiesa così esposto 
ad ognuno, volse Iddio illustrarlo e glorificarlo con l’infra- 
scritte grazie e miracoli; conciosiacchè due spiritati si libera¬ 
rono con esservi menati alla presenza di 2000 persone. Oltre 
di ciò, concorrendovi infiniti altri e consumandosi dette gra¬ 
zie e miracoli, vi si liberò una donna cieca, un sordo ed un 
altro putto spiritato, con molti altri de’ quali il M. R. Signor 
Don Costanzo suo Nipote, Rettore di S. Ermete delle Gabiesie, 
l’anno 1625, andando a Roma a l’Anno Santo, si estese sino 
a Napoli apposta, non tanto per visitare e vedere il luogo 
dove era seppellito, ma anco per pigliare pieno ragguaglio di 
tutta la sua vita; trovando però che facevasene pubblico ed 
autentico processo per mettere la sua vita a stampa, e con¬ 
tentandosi di quanto ho io di sopra esposto e narrato, dico 
che la sera del 20 del suddetto mese, volendo i Padri sep¬ 
pellirlo nella loro sepoltura, fu fatta istanza dal popolo stesso 
che fosse messo in appartato luogo; e così fu posto nel primo 
arco della navata della chiesa dal corno dell’Epistola con l’in- 
frascritte lettere : In tandem Fratris Ioannis Baptistae Pisaun 
Ordinis Minorum ac Reformatorum Conventualium qui sanditatis 
nomine vixit et obiit. — E qui il Biografo, dopo d’aver detto 
d’un distico apposto al sepolcro del servo di Dio, soggiugne 
e conclude —. « Nel resto non mi occorre dir altro, solo 
che, incominciando da quell’ora in qua, che fu morto e quivi 
sepolto, a concorrervi il popolo a furia, secondo che vi 
furono portati molti voti per grazie ricevute, favori e miracoli, 
così continua ancora fino al di presente. E non dovendo dir 
altro de’ Beati, mi scuso in questo e protesto. Ed avendone 
ragionato, come si vede, non intendo nè pretendo di far cosa 
contro l’Editto di S. Chiesa venuto fuori ultimamente; il quale 
non vuole si nomini niuno per Beato se non quando viene 
canonicamente beatificato e così dichiarato da Sua Beatitu¬ 
dine ». — Trattasi qui del famoso e ben noto decreto di Ur¬ 
bano Vili, in data 16 marzo 1625, col quale si proibiva sl 
in seguito di dare il titolo di Reato., e molto più di prestare 
pubblico culto ecclesiastico a Servi e Serve di Dio, che n° n 
godessero pacificamente da -100 anni del detto titolo e cU f’ 
sino alla solenne e canonica beatificazione —. « Imperocché, 
ei prosegue, rimettendo io il tutto alle suddette sante ^ e ^ 
minazioni, ho dovuto camminar per le vie antiche, s i° 


PICENUM SERAPHICUM 


381 


voluto stender bene le loro istorie, — di quali? — e degnamente 
ad ognuno lasciarne in perpetuo dipinte in carta le loro degne 
memorie » ( 1 ). 

Fr. Candido Mariotti dei Minori 

(1) Il nostro P. Arturo nel suo Martyrologium Franciscanum etc. 
nel dì 7 novembre ne fa questo bell’elogio: « Neapoli in Campania 
Beati Ioannis Baptistae Pisaurensis, Confessoris, et Concionatoris eximii; 
qui Chinense regnum mirabili vitae sanctitate, et ferventissimis suis 
praedicationibus, multis extitit causa salutis ; tum Reformatorum a Con¬ 
ventualium Congregationi initium dedit (ciò non è esatto); et post multos 
exantlatos labores ad superna conscendit ». E dopo un cento venticinque 
anni circa scriveva pure di lui il sopra citato P. Casimiro Alcantarino 
nel 1° tomo delle sue Cronache Alcantarine, capo secondo : « Il P. G-iovan 
Battista menò ivi (in S. Lucia in Monte) una vita assai esemplare, come 
aveva fatto sempre dal tempo che prese l’abito di Scalzo... Attendeva 
di continuo alla predicazione evangelica, e nell’ultima predica che fece, 
predisse la sua morte. Dopo di essa si compiacque il Signore _d’illustrarlo 
con molti prodigi, ed il suo corpo dopo alcuni anni fu trovato incorrotto ». 


(ISIIIIIIIEMEE. DEE 111UI0 [MIEI 

(' Continuazione: vedi n. prec., p. 214 222 ) 



Offìda. a> 


Terra delle più grandi, ed onorate di quante ne sono nel 
Uresidato, e in lei hanno fiorito sempre uomini e nelle armi 
e nelle lettere. In armi per non andar molto vagando, ba¬ 
sterà rammentare il fatto, per il quale è anco molto nominata 
la Terra: quando, dico, l’anno 1557 alli 11 di Maggio diede 
a fotta a Francesi, facendoli precipitare a cavallo da ripe 
altissime, e meritamente, perchè per quanto dicono, voleano 
dar sacco alla Terra. Cornelio Tacito nel primo degli Annali 
scrive di un Soldato chiamato Ruffo da Offida, che arrivò 
Passando per tutti gli ordini militari ad essere Maestro di 

— Wadd., t. II, 424-XXXI; t. XV, 477-XXXII. 


(1) Pisano, 1. c.: 






























































































































































































382 


PICENUM SERAPHICUM 


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campo, e fu della antica milizia ristoratore e delle fatiche e 
disagi militari pazientissimo, ma conchiude di lui « et eo ini- 
mitior quia tolleraverat » perchè era cogli altri spietato per 
aver egli tanti disagj sopportato. Gio. Simonetta commemora (1) 
un Baldassar d’Offida, che fu commissario della Chiesa: le 
operazioni di questo, e la sua morte si potranno vedere nel¬ 
l’opera intitolata Sforziade, e varj successi di questa Terra (2). 

V’è la nobil casa de’ Boldrini, e vive con esso noi il 
Sig. Priore di S. Maria gentiluomo molto compito. In lettere 
ebbe un P. Francesco Osservante, detto il Borgia, questo scrisse 
sopra le questioni nelle sentenze del Dottor sottile: l’ho ve¬ 
dute manoscritte; e morì finalmente a Perugia. Vi fu un’al¬ 
tro Padre dell’isteso Ordine, chiamato F. Francesco , e per 
altro nome il Borgetta , questo mentre andava emulando il 
primo, morì Regente nel Convento di Bologna (8). 

Ornano non poco questa terra i due Reverendis. Monsi¬ 
gnori Silvestro Branconio Vescovo di Monte Marano Prelato 
di molte lettere, e Monsig. Fabrizio Perugini Vescovo di Ter¬ 
ragna Prelato di molto governo. Il Sig. Gio. Battista Peru¬ 
gino Segretario di Paolo V morì nell’officio della Segretaria 
nel mese di Decembre 1618. questo chiamò per sotto Segre¬ 
tario Gio. Battista Lucido da Macerata, il quale dopo la morte 
di lui, e con gusto di N. S. perseverò molti mesi in detto 
luogo: morì anch’esso finalmente l’anno 161C. del mese d’Agosto. 

Agli anni andati visse Monsignor Gio. Battista d’Offida 
di casa Benedetti Vescovo di città di Penna ed Atri. Fiorì di 

fi) Istorie, lib. Ili, c. 11; lib. IY. c. 3. 

(2) Lib. IY; lib. VII. 

(3) Di questi due religiosi non possiamo dare un vero sunto biblio¬ 

grafico, poiché finora nulla abbiamo trovato di preciso. Nel Compendioso 
Racconto Ristorico, compilato nel 1654 dal cappuccino Fr. Andrea Rosini, 
e pubblicato in Offida nel 1908, tip. Anseimi, a p. 117 si legge: « Oj 
questo stesso Monastero [S. Francesco in Offida] furono dignissimi ng 
due famosi Franceschi, l’uno detto il Padre Borgia, l’altro BorgetW, 
entrambi lettori Generali di tanto grido, così vivi d’ingegno, tanto affi¬ 
nati nella dottrina di Scoto, che furono celebrati per gli più eruditi, 
speculativi, che a’ tempi loro honorassero le Cathedre, sormontassero g 
Pergami d’Italia; scrisse il primo sopra Scoto così dottamente ohe 
Cardinale Samano, perchè non restasse sepolto il parto speculativo d 
ingegno così sottile, hebbe ambitione d’havere nelle mani gli d 1 . 
manuscritti, perchè mediante le stampe ne restasse herede il Mondo se 1 ® 
tifico; ma la morte all’uno tolse lo spirito, all’altro la vita ». (N.d. • 


PICENUM SERAPHICUM 


383 


questa patria un Beato fra Bernardo dell’Ordine de’ Cappuc¬ 
cini, il quale come testifica una Cronica scritta a mano degli 
stessi Padri morì con molta Santità nel luogo di Ca¬ 
merino (1). 

Nominatissima è non dimeno questa terra per il miracolo 
del Santissimo Sacramento dell’Altare tripartito in ostia, carne 
e sangue di N. S. Intorno al qual miracolo si potrà vedere 
un elogio spirituale del Foretti Eremitano d’Offida, nel quale 
si restringe l’istoria del fatto succintamente ed è questo mira¬ 
colo nella Chiesa de’ Padri Agostiniani. Alla S. Croce di 
Maggio vi è un grandissimo concorso. Bartolomeo Cassaneo (2) 
narra come nel Ducato di Bologna in una Chiesa vi è riposta 
l’ostia non corrotta, la quale da un scellerato Giudeo fu passata 
con il coltello, e miracolosamente mandò fuori sangue, e sino 
a questo giorno si vedono i segni, ed opera molti miracoli. 
Altri miracoli somiglianti scrive Gio. Bolero essere stati fatti 
in diverse parti del mondo intorno a questo SS. Sacramento (3). 
Di questo miracolo d’Offida ne tratta anco D. Niccola Laghi 
da Lugano nel suo libro intitolato i Miracoli del SS. Sacramento. 

In questa terra abbiamo il Convento di sito grande ; la 
Chiesa è un tempio magnifico d’una navata sola a compara¬ 
zione di quanti n’abbiamo in provincia della Francescana 
Religione ; per la povertà del Convento non è offiziata da 
finel numero de’ Padri che si converebbe. Vi sono molte 
reliquie in particolare una spina di N. S. molto bella. Vicino 
all’altare maggiore della Consolazione della Chiesa vi è questa 

memoria. 

Anno Domini 1359 tempore Domini Innocentii Papae VI. 
tndictione prima Mensis Maii consecrata fuit haec Ecclesia per 
fìev. Dominum Fratrem Nicolaum Argoliae Episcopum tempore 
Proiincialis Capitali. 

Fiorì in questo Convento il B. Corrado d’Offida il quale 
e ntrò in Religione di 14 anni: morì alla Bastia mentre ivi 

(1) BIBLIOGRAFIA: Cronache di Marco da Lisbona, parte III, 
o ] hX, cap. 26: — Annali del Boverio, t. I, an. 1528, § 29; an. 1531, 
| *“! an. 1558, § 6: — Martirologio del P. Arturo, ediz. 2*, p. 244, 
’ Smgno: — Compendioso Racconto Historico del Rosini, ed. cit., 
p ',F n > P-1B1. 

vj) Catalogo della Gloria del Mondo; par. XII 7 consideraz. 63. 

(3) Relazioni d’Europa ; par. I, lib. X. 




































































































































































































































884 


PICENUM SERAPHICUM 


predicava, fu il suo corpo portato a Perugia nella nostra Chiesa, 
Monsignor Fabrizio Perugini impetrò di poter levare un brac¬ 
cio, e portarlo a questa patria. La vita del Santo fu descritta 
da Monsignor di Sinigaglia nell’Itoria Serafica lib. 1. L’Au¬ 
tore delle Conformità al f. 150 vuole che il b. Corrado rivo- 
casse cinque uomini da morte a vita (1). 

Oltre due Padri Baccellieri Cesare e Giacomo Padri let¬ 
terati e Predicatori di qualche nome, visse il P. M. Giovanni 
il quale per le sue virtù fu fatto Vescovo di Nicopoli, come 
di ciò fa fede una scrittura antica nel nostro Convento di 
Fabriano, ove si fa menzione della sacra di quella Chiesa con 
questa forma di parole : Ecclesia Fabriani fuit consecrata de 
mense lunii Dominica praecedente Nativitatem S. Ioannis Ba- 
ptistae anno Eni 1398. Episcopi fuerunt Eeverendus Dominus 
loannes de Offida Ord. Min. Episcopus Nicopoliensis. D. Be- 
nedictus de Escalo de Ordine Eremitarum et D. Episcopus de 
S. Natana tempore Guardianatus Fratris Martinutii Martinae 
de Fabriano (2). 

In questo Convento d’Offida fu fatto un Capitolo Provin¬ 
ciale alli 8. di Maggio nel 1359. essendo Provinciale Fra Gio¬ 
vanni dalla Ripa. La visita fu molto utile alla Chiesa ed al 
Convento ; fu ordinata una custodia d’argento per il SS. Sa¬ 
cramento, furono riparate alcune stanze che andavano pe r 
terra. Predicando qua una Quaresima, mediante il Divino 
aiuto racquistai un bellissimo Giardino per il Convento, e por 
congiungere il fine con il principio, i vari successi di questa 
terra si potranno vedere presso Giovanni Simonetta, e Fran¬ 
cesco Adami (3). Qua sono molto nominate le due arti delle 
fabbriche d’Archibugio, e Sapone, delle cui varie sorte vedasi 
quello, che ne scrive il Garzoni (4). 

(1) BIBLIOG-EAFIA : Bart. Pisano, ed. cit., pagg. 233-284-276-4B0- 

451-504: — Chronica XXIV Generalium, ed. cit., pagg. 253-410-41' 
422-430: — Fr. Rosini, op. cit., oap. XII, p. 84: — Paul Sabati® > 
Actus ; Paris 1902, Libr. Fischbacher, pagg. 150-160-189-212 : A 

logus sanctor. fratr. minor, ed. P. Lemmens, p. 8: — cfr. il sega 
bibliografico: Picenum Seraphicum, fase. II, p. 224, nota 9. 

(2) Giovanni Cocchi d’Offida, fu creato Vescovo di Nicopoli 
10 gennaio 1396 da Bonifacio IX: cfr. P. Eubel, HierarchiaeCa-i 
Medii Aevii, ed. cit., p. 365: — P. Wadd., ed. 2 a , t. IX, p. 131-III. (V • ^ 

(3) Fragmentorum de reb. gest. in civit. Firmi, lib. II, cap. 6», *• 

(4) Piazza universale , fol. 823. 


PICENUM SERAPHICUM 


885 


Lontano da questa terra nove miglia in circa è un luogo 
nominato Mfonte Brandone. Fatria del B. F. Giacomo del no¬ 
stro Ordine uomo miracoloso, e gran Predicatore ( 1 ). L’anno 
1442 predicò la Quaresima nella Città di Fermo: un’altra in 
Ancona dove operò alcuni miracoli. L’anno 1463 predicando 
nella Città di Brescia il giorno della Resurrezione di N. S. 
disse, che il Sangue di Cristo mentre stette sparso in terra nel 
giorno della Passione non si doveva adorare di culto di La¬ 
tria, non essendo unito al Verbo in unione ipostatica; sopra 
di questo nacque disputa a Roma alla presenza di Pio II. es¬ 
sendo per ordine di sua Beatitudine congregati i Padri del 
nostro Ordine, ed i Padri Domenicani. Le ragioni addotte 
sono state raccolte da Monsignor di Sinigaglia nella sua isto¬ 
ria Serafica ( 2 ) ove si ragiona della Vita del B. Giacomo, 
-«.vendo Pio II. udite le ragioni prò utraque parte non li parve 
determinar cosa alcuna, scrisse al b. Giacomo: ne assertive 
predicaret amplius, quousque a Sede Apostolica fuerit provisum. 

, cnsse sopra questa materia Sisto IV un volume intero, ed 
e opera molto degna. 

Morì finalmente in Napoli ed e sepolto in S. Maria nova. 
Gonciosia cosa che per la sua santimonia, come dice Giacomo 
J ilippo (3) il Re Ferdinando avesse chiesto in grazia a Sisto IV. 

1 P oter lo aver seco per potersi consigliare nelle occorrenze, 
e per sua satisfazione particolare. 


Monte fiore. ( 4 ) 

e v f ntonio Rivobuono (5) fa onorata menzione di Rocco Luzi 
di pi’ Che lanno 1567 - leggesse: filosofia morale nello studio 
nonv i a - Vive °ggi liberato Andrioli Dottor di Legge molto 
mato in questi contorni. In questa Terra ebbe la Religione 


sul noi ;? UeSto gran Santo avremo occasione di parlare tante volte, 
c °mr)en4 0 r lCmum ‘ una ricca bibliografia a commodo degli studiosi sarà 
6 Penati ■ 9o and 0 tratteremo di lui nelle due rubriche : 1 nostri Santi 
fertm-io bibliografico. {N , (L R) 

/q< Rodolfo Tossivano, Storia Serafica, 1. I, f. 108. 
supplemento delle Istorie, lib. 14, f. 303. 

(5) 1 c - ~ Wadd., t. XXI, p. 254-XXXIV. 

V ) JJe Gymnasio Patavino, 1. I. 

Alm0 I ’ 1916 - Fascicolo III. OE 



































































































































































































































386 


PICENUM SERAPHICUM 


due conventi, uno fuori, del quale n’appariscono 1 vestigj. 
Questo ch’ora possediamo di dentro, è stato edificato d ele¬ 
mosine essendo Pontefice Innocenzo IV. l’anno 4. del suo 
Pontificato, e sono anni che visse detto Innocenzo, 328; e cosi 
si raccoglie da un breve di lui. La Chiesa è bella assai grande 
il quadro dell’Altare Maggiore è di buona mano, un piede 
della Madalena è fatto con qualche artificio ; in un muro 
dentro d’essa Chiesa v’è una finestra rotonda con queste parole 
B. Fr. Gentilis de Monte Florum. Dicono che fosse Laico, 

e che ivi riposi il suo corpo ( 1 ). . . . ,, 

Nell’istoria. Seraf. di Monsig. di Sinigaglia (2) e I au¬ 
tore delle Conformità dicono, che il Corpo del B. Gentile 
che fu martire, e che oprò molti miracoli nella terra di bai- 
mastro nella Vicaria d’Oriente riposi in Venezia nella Chiesa 
de’ nostri Padri. Per tor via questa difficoltà si potrebbe dire, 
che siano stati due i Beati Gentili, poiché di questo Martire 
non si pone la Patria ma si dice semplicemente de Marchia {*h 
E ritornando alla Chiosa, a in ano manca doli Aitar &§ 
odore, v’è una cappella di pietra bella per cosa antica, ove 
sono sepolti il Padre e Madre del Cardinale Gentile come 
dimostrano due statue di Pietra a giacere con questa memo¬ 
ria Anno Domini 1310. D.nus Gentilis de Monte Fiorum i 
dinalis Ord. Min. tempore Bonifacii Vili. Titilli S. Martini n 
Montibus. In questa Cappella vi è la memoria di due altr 
Vescovi, i quali dicono essere stati nostri Frati e dellist 
Patria, i nomi così si leggono = Elias Episcopus Gobon 
sis: et Fr. Thomas Episcopus Vergolensis. 

Ilustrò questo Convento il sopra citato Cardinal Gentn 
Teologo esimio, Dottor Parigino: lesse molt’anm nei F 1 
studi della Religione con frutto non poco de 3 ™ 1 ™, t0 
Essendo Lettore del Sacro Palazzo da Bonifacio Vili, fu ci 


m Le nostre ricerche non sono ancora arrivate a scoprire chi s 
questo B. Fr. Gentile da Montefìore: se sarà il caso, ne riparleremo. ti v - 

(2) Rodolfo da Tossignano, 1. I, f. 104. ^ 

(8) BIBLIOGRAFIA, Pisano, op., cit., pagg. 274-275-625 o 
Archiv. Frane. Hist, an. Ili, p. 296: - Orbis Seraphtcus t I, P- ^ 
n. 10, ss.: — Marco da Lisbona, Cronache, par. II 1. Vili, ^ 
n. 95 ; _ Martirologio Francescano, 5 settembre: — I. w Am ’> Mm0 rk 
t. II, p. 122-XXV; t. VII, p. 236-XVIII: — Camillo Acquacott , rt o 
di Matetica , t. I, p. 128; t. II, p. 35R - Il P. CivaUi non m e a ; 
che questo B. Gentile Martire non è di Montefìore, ma di Matelica. ti 


PICENUM SERAPHICUM 


387 


Cardinale col titolo di S. Martino in Montibus l’anno 1298. 
nella seconda promozione che fece Bonifacio in Roma nella 
prima Domenica dell Avvento, come vuole Onufrio Panvinio 
nelle sue annotazioni. Lasciò molte opere degne alla posterità, 
morì finalmente in Avignone l’anno 1312 ( 1 ). 

Vivono al presente di questo Convento Padri molto ono¬ 
rati : il P. M. Tullio Regente in molti Conventi, ed il P. M. 
Francesco Ricci Teologo della università di Fermo. 


Acqua Viva. ( 2 ) 


Il Biondo e f. Leonardo degli Albertini nella descrizione 
d Italia chiamano questo Castello Nobilissimo, e vogliono, che 
. quà tragghi origine l’Illustrissima Famiglia degli Acqua¬ 
tivi, dalla quale, come da un cavallo Troiano sono usciti tanti 
Fuchi d’Adria, Cardinali, ed altri Prelati di S. Chiesa. Ornò 
questo Castello non poco Monsig. Vescovo Megliori Cappel¬ 
lano già di Sisto V. Morì questo Prelato nel Mese di Feb¬ 
braio 1601. lasciò al Convento la sua libraria. 

, P° co lontano dà quà abbiamo il nostro luogo, il cui sito 
p m °lfo bello, e alla Chiesa viene a seppellirsi la nobiltà del 
.. aes , e > come di ciò danno segno manifesto le molte memorie 
ln Pidra che vi sono. Vivono di questo Convento giovani di 
molta espettazione in particolare il P. M. Francesco, e il 
• M. Paolo Vivani Regente in alcuni Conventi della Reli- 
f 10 j e ' Q ua fu fatto un Capitolo Provinciale l’anno 1569, es- 
eudo Ministro M. Cesare Nardi di Fano. 


d (1) ^BIOGRAFIA: Tossignano, op. cit., lib. II p. 219 b ; lib. Ili 

p nVvvTT 0 / 5 *'* Seraph., t. I, p. 128, n. 131; — Wadd., ed. 2 a , t. V 
Sba»! 9 ~ XXIV ’ 398 - IV ; I- VI > P- 27-XXVI, 101-1, 169-11, 199-X: - 
p. fSfi GLU ’ n° P ' cit ' ! p - 3 9 2 ’ n - 1699: ~ Archiv. Frane. Hist., an. II. 
p 27 Gonzaga, op. cit., p. 76: — Miscellanea Francescana, voi. V, 

sècon’i n ' XXXVL — ba creazione di questo Cardinale non fu nella 
a ella a promozione 3e i 1298, come afferma il Civalli, ma precisamente 
p - g ^arta del 1300: cfr. Hierarchia Cathol. Medii Aevi, compilata dal 
andò T ec K P* ivi 0 detto ancora che Gentile da Montefìore 
a r 6 ^ 0 } n Ungheria il 19 ottobre 1807 e morì, non in Avignone 
Eur ^ ^ °^obre del 1812. In base alla critica edizione dei 
■e dì l, devono essere corrette le date del P. Waddingo, del P. Cival li 

, (N - d - R -> 
















































































































































































































388 


PICENUM SERAPHICUM 


Forci. ( x ) 

Della fondazione di questo Convento non trovo cosa ve¬ 
runa (2). Qua fiorì il P. M. Francesco da Forci, i.quale ju 
Provinciale della Marca l’anno 1486 (3). Visse di questa 
terra il P. M. Evangelista Pelleo Inquisitore d Istriane Vicario 
Apostolico fatto da Sisto V, l’anno 1586 nel mese di Luglio 
e nel capitolo Generale celebrato nella citta d Aiscoli ^ 168 
nella vigilia delle Pentecoste fu creato Generale deli Ordine e 
finalmente dall’istesso Pontefice fu fatto Vescovo di S. Agate 
ove lasciò memoria di sè con molte fabbriche Fece mAscofi 
essendo Padre di quel Convento un appartamento di Camme» 
Paternali molto nobile. Spese in un Claustro del suo Con 
vento nativo da 600 scudi, e se Dio gl’avesse prestata maggi 
vita, questa casa avrebbe altra forma di quella che al prese®, 
si vede (4Ì. Visse un M. Bernardino da torci, e fu Provinc 
di Romania (5). Quà fu fatto un Capitolo Provinciale 1 ann 
1486 essendo Provinciale M. Francesco da torci. 


Cosignano. 


Il primo luogo, che qui ebbe la Religione era poco kn 
tano dalla terra in un bellissimo sito, come oltre la Ch 
che è in essere, ne appariscono vestigj manifesti questo ^ 
destrutto da Balduccio Firmano, e da Rinaldo suo Tato 
credo che fosse nel 1388. affi 7. di Maggio, nel qual tem^ 
Cosignano si ribellò da’ Fermalii come narra Fran 
Adamo (7). Ora questo che abbiamo di dentio, nt P 

(2) I Stonaci' di' San Salvatore soggetti all’Abb. di Farla donar 0 »^ 
la Chiesa di loro giurisdizione, ed il sito per il Convenga tempo 

(8) Cfr. P. Sbaraglia, op. cit. p. 254, n. IMó. __ WaD d, 

)a\ BIBLIOGRAFIA: Tossignano, op. cit., li», hi, P- iyy ' oT vxJV 
t XXII, p. 74-LXX, 151-CLXVIII, 197-XXIII; t. XX ,P_ gestro. 
Finora nulla abbiamo potuto trovare di questo Padw M ^ 


(5) Finora nulla abbiamo potuto ^ u—— ^aZyTT- t. 

(6) Pisano, 1. c. - P. Wadd, ed 2», t. V, p. 104-XU, 

(7) Fragni, de reb. gest. m Cimi. Firmi, cap. oi. 


PICENUM SERAPHICUM 


389 


forma d’ospizio, che di Convento, è insomma di pochissimo 
rilievo. 

Quà fiorì il B. Alberto da Cosignano , il cui corpo riposa 
a Morro di Valle (1). Visse anco gli anni passati t. Antonio 
Padre di molta bontà, e di molto zelo. Questo fu molti anni 
a Perugia Confessore di Monache ad istanza dell’Ill.rao Gallo. 

Il Poggio della Canosa. 

Conventino alla campagna preso dal P. S. Francesco : è 
di sito conveniente per essere fra monti: vi sono due fontane 
d’acqua molto buona, una nel Claustro, e l’altra vicino al Ci¬ 
mitero. A questo luoghetto Papa Niccola IV. non solo donò 
della Croce Santa, ma anco un Calice tutto d’argento assai 
bello (2). 


Capradosso. 

Ospizio, e luoghetto nuovo posto alla foresta: la Chiesa 
e dedicata alla Madonna, e v’è molta divozione. Loco proprio 
per darsi alla quiete della mente fuggendo lo strepito, e le 
cure delle cose secolari. 

Marano. 

Terra vaga e deliziosa posta alla riva del mare piena di 
.ranci, copiosa d’acque, le quali scorrono con bellissima 
Vista. Fu di questa Patria Giov. Battista Evangelista Gramma- 

. (1) Vedi in seguito nella rubrica: 1 nostri Santi: è il secondo della 
Pnma serie. (A. d. R.) 

che ir" P resen ^ e resta presso a poco nella stessa forma sì la chiesa, 
n Convento. La Croce di ottone dorato è semplice, ornata solo di 
^nque sonagli d’argento, e pochi coralli. Il quadro di S. Francesco è di 
Ver°* assa ^ buona, e non inferiore è un quadro più piccolo della B. ma 
Da ^ me ’ ^ ^ . un Cappellano obbligato a dimorarvi, ed ufficiar la Chiesa, 
con ^ Ues ^° s ^° scende al Castello per una rupe orrida a vedersi 
lam n °f P oca f a tica. Il Castello verso questa parte è rovinato per una 
^ fosso vicino. Il Marchese Massei d’Ascoli è padrone della 
sono ° r ìP. ar ^ e terreni coltivati e delle case del Castello. Gli abitanti 
pochi, miserabili, e poco uniti fra di loro. CN. d. A.) 


























































































































































































































390 


PICENUM SERAPHICUM 








tico e Poeta di molto nome, siccome mostra chiaro l’opra di 
varie poesie latine, dedicata all’Emo Cardinale Montalto stam¬ 
pata in Venezia l’anno L589. . 

Quà fuori della Terra abbiamo un Conventmo sotto titolo 
di S. Basso, preso e edificato in gran parte da un Padre 
chiamato F. Sìmone Ricci da Marano, morì il primo anno 
dell’offizio di colui, che scrive le presenti cose, e lasciò alcune 

elemosine. . , 

In questa nostra Chiesa non sono molti anni sotto J ai¬ 
tar maggiore fu ritrovato il corpo di S. Basso, e vogliono 
alcuni, che qui fosse anticamente la Città di Nicea, della quale 
fosse poi Vescovo S. Basso; il cui corpo è bellissimo da ve¬ 
dere ed ora per maggior sicurezza l’hanno trasportato alla 
Cattedrale della Terra. La sua festa si celebra alli cinque di Di¬ 
cembre. Pu martirizzato l’anno 326 sotto Decio, e Valeriano ( )• 
Nella nostra Chiesa vi è una pietra antica di marmo a 
guisa di deposito con queste parole 

D. M. 

P. SENTIO. FELICI. AVO 
RAVENNAE. NEGOTIATORI. OLIARIO 
SEXTILIA. ADIECTA. MARITO 
OPTIMO 

Desinamo fuori ad un Giardino pieno di vari frutti, come 
Naranci, Pomi Adami, Cedri, ed in alcuni alberi si vedevano 
insieme fiori e' frutti, era anco poco lontano dalla Mensa una 
peschiera piena di varj pesci allevati con tanta domestichezza 
che venivano a mangiare il pane alle mani. , 

Non molto lontano è la terra delle Grotte, e un alt 
chiamata S. Benedetto. Questa Piaggia dice il Biondo nei 
sua Italia illustrata, fuor che quella di Surriento, e di Gajei 
è la più amena e dilettevole di tutta Italia: pienissima i 
ranci, di Vigne, d’Oliveti, e di altri bellissimi e fruttiferi a 
beri. Vedi quel che dice Francesco Petrarca (2). 

( Continua) 

(i; Vedasi di questo Santo quello che è scritto nel Nartirolog 10 

dell’E.mo Card. Baronio. ( N - d ' ' J 

(2) De remed: utriusq. Fort., dial. 38. 




PICENUM SERAPHICUM 


391 


I NOSTRI SANTI (1) 

Martirologio Piceno 



Una critica difesa del Martirologio Francescano s’impone, 
specialmente oggi che la storia ha delle forti esigenze che 
ieri non aveva, a tutti gli studiosi in fatto di antiche biogra¬ 
fie. Le semplici affermazioni, basate su documenti che distano 
parecchi secoli dai soggetti che si vogliono illustrare e far 
rivivere nell’età nostra, non bastano più: bisogna ordire la 
tela di nuovo e tessere con tutte le risorse della critica mo¬ 
derna la grande tela storica di tutti quelli eroiche hanno prece¬ 
duto le nostre generazioni. Ma questo utile rifacimento non può 
compiersi se non risalendo alle sorgenti della storia medesima, 
analizzando con criteri indiscutibili le stesse sorgenti. E’ una 
giusta esigenza che deve non solo essere rispettata, ma anche 
soddisfatta quando si mette mano a descrivere le gesta ma¬ 
gnanime, le eroiche imprese di quelli che sono vissuti tanto 
tempo prima di noi. 

L’autore del Martirologio Francescano non si occupa solo 
dei suoi contemporanei: esso descrive tutti i grandi seguaci della 
serafica milizia che si distinsero per l’eroismo delle virtù cri¬ 
stiane, per la santità di vita, per la morte preziosa e per il 
Potere taumaturgo di operare miracoli, movendo dalla prima 
m età del secolo XIII ed arrivando alla prima metà del XVII: 
sono quattro secoli di storia che egli passa in rassegna, de¬ 
scrivendo con ricchezza di particolari tutte le loro biografie 
e dandoci di ciascheduna il frutto delle sue ricerche biblio¬ 
grafie. E’ un lavoro poderoso che merita stima e gratitudine. 
e rò, sono quattro i secoli che ci dividono dal P. Arturo da 
onasterio, e quattro secoli costituiscono un lungo periodo 
61 fi Ua le gli studiosi di storia hanno scoperto nuovi criteri 
* ei giudicare le antiche biografie. Chi prende oggi in mano 

(1) Continuazione vedi fascicolo 1. p. 99-108. 





















































































































































































392 


PICENUM SERAPHICUM 


l’opera dell’Arturo rimane assai indifferente e non sempre circa 
la medesima esprime un benevolo giudizio: per alcuni le sue 
narrazioni hanno poco valore storico; per altri manca alle 
medesime una solida base critica: per molti esse sono pura¬ 
mente leggendarie ed esagerate sia nella loro sostanza come 
nel loro numero. Questi giudizi poco benevoli ed assai severi 
riguardo al Martirologio Francescano ci sono stati espressi 

non una, ma ripetute volte. . _ , 

Crediamo, peraltro, non offendere 1 lettori del Picenum 
Seraphicum , affermando che tra i medesimi pochi sono che 
hanno in mano l’opera del da Monasterio : essa infatti non e 
un semplice libro di lettura alla portata di tutti, e fuori delle 
biblioteche è assai difficile vederne una copia. E’ nostro do¬ 
vere, quindi, presentare su queste pagine quella parte che ri¬ 
guarda la regione marchigiana, studiare le fonti alle quali ha 
attinto il P. Arturo, vedere cosa dicono relativamente al beato 
per il quale sono citate, correggere gli equivoci se vi saranno 
e completare lo studio bibliografico. Per facilitare poi il lungo 
e difficile lavoro ci serviamo dell’ordine alfabetico come lo 
abbiamo già pubblicato, essendo quasi impossibile seguire 
quello cronologico. 

1. — B. Adamo Adami da Fermo (1). 

« Firmi in Picoeno, Beati Adami Confessoris: qui potens 
verbo et opere signis admirandis enituit. = Obiit circa an. 
1285 apud Conventum Mrmanum: concionator famosissimi^, 
qui praedicando Hirundinibus silentium imposuit: et a lupo, 
ad rectum iter quod amiserat, secure deductus est. Obnt sancw 
fine , illicque sepultus est, ubi claret miraculis. » (2) 

Sono sei gli scrittori sui quali il P. Arturo poggia q _ 
sta sintetica biografia, cioè: Marco da Lisbona (3), Kodo 

(1) Antichissima e nobile famiglia fermana : cfr. Trebbi e Filoni 
Guerrieri, Erezione della Chiesa Cattedr. di Fermo a Metropolitana. * eri 

tip. Bacher. 1890, p. 142. . 9 fl( jiz. 

(2) P Arturo da Monasterio : Martyrologmm 1 ranciscanum, « 

Parigi, tip. Covterot, 1653. p. 211, 16 maggio a fl i a manc» 

(3) Cronaca scritta in spagnolo circa il 1550: apparve a Salaman^ 
nel 1626; tradotta in italiano, a Napoli nel 1680; m tedesco, a M 7 
di Baviera nel 1720; cfr. Parte 2., lib. 5, cap. VI, § I, sotto lanno 


PICENUM SERAPHICUM 


393 


da Tossignano (1), Abramo Bzovio dei Predicatori (2), Luca 
Waddingo (3), Mariano da Firenze (4) ed il servita Filippo 
Ferrari (5). Il più antico, quindi il più autorevole dei citati, 
è indubbiamente Mariano da Firenze cui per autorità storica 
fa seguito Marco da Lisbona. Queste due fonti non risalgono 
che alla prima metà del secolo XVI e alla seconda del XV: 
le altre testimonianze, eccettuato il Waddingo, sono molto 
posteriori e copiano quasi alla lettera le due precedenti. 

Di Mariano da Firenze non ci è dato portare il testo 
genuino, perchè le sue Cronache, fino ad ora, sono irreperi¬ 
bili: però dal suo Compendium circa le medesime quel testo 
in parte ci risulta, ed è il seguente : 

« Frater Adam Rufìus (sic), eximius predicator, in vita 
« et in morte miraculis plurimis corruscans, apud Firmum 
« requiescit. » (6) 

Marco da Lisbona, elogiando il Beato, si esprime così : 

« Nel Convento di Fermo è sepolto il corpo di Frat’A- 
« damo, che fu Predicatore famosissimo di quel tempo ; il 
« quale predicando una volta e dandogli molto fastidio le 
« rondini col garrire, lor comandò, che si levassero di quel 
« luogo, e subito se n’andarono fuori di Chiesa : Caminando 
« egli un giorno, smarrì la strada ; nè sapendo a qual banda 
« voltarsi, se gli avvicinò un lupo, e presolo co’ denti mode- 
« stamente per l’habito a guisa di domestico cane, l’indrizzò 
« verso il suo camino. Questo Religioso Santo dopo la sua 
« morte risplendè con molti miracoli. » (7) 

Sebbene l’anno di morte del B. Adamo sia alquanto di- 


p. ^ (1) Historia Seraphicae réligionis, Venezia 1586: lib. 2., in Custodia 
(2) Cfr. tomo XIII, ad annum 1287 - 

o ,. Annales Minorum, Roma 1625: cfr. tomo I, ad annum 1234. 
s ■ ~ Questo assiduo ricercatore e lavoratore instancabile, nella pre- 
11 6 biografia si è servito di fr. Mariano da Firenze in modo esclusivo, 
arr' ' . Cronaca, lib. 2. cap. 7. — La Cronaca di Mariano da Firenze 

irrepe Vl° ^ maa & s ^ a * a pubblicata; ed il prezioso ms. finora è 

irI * ' a ^ la l°gus sanctorum Italiae, 16 maggio, 
jp > ' Compendium Chronicarum Ordinis fratrum minorum, auctore fr. 

Florentia : cfr. in « Archiv. Frane. Histor », anno II, p. 101. 

270 ) Edizione di Napoli 1680: parte 2., lib. 5., cap. VI, n. 11, pag. 

/U ’ l’anno 1287. ’ 1 S 
















































































































































































































394 


PICENUM SEBAPHICTJM 


scutibile, è certo però che egli morì nella seconda metà del 
secolo XIII: quale valore dunque potranno avere e dette 
narrazioni alla distanza di quasi due secoli ? L Arturo nella 
prefazione del suo Martirologio, oltre un lungo studio storico, 
ci dà l’elenco degli autori sui quali ha basata tutta 1 ope , 
e tra questi vi è pure il Chronicon ms. del B. Francesco Ve¬ 
nderli, quasi contemporaneo del B. Adamo; però m questa 
biografia non citandolo allatto, e neppure citando altri scrit¬ 
toi? anteriori a fra Mariano da Firenze, si e addimostrato 
impotente a colmare la non trascurabile lacuna di due secoli. 
Non si creda, peraltro, che tale impotenza tolga tutto il va 
lore storico alla concisa narrazione del nostro Martirologio. 
Mariano da Firenze e Marco da Lisbona non sono scrittori 
disprezzabili: essi avranno avuto senza meno il loro appoggi 
autorevole e di questo si saranno giovati per riepilogare a 
biografia di quei beati che con la loro vita eroica, con a 
loro morte santa, con la potenza dei miracoli hanno creato 
una forte e viva tradizione la quale attraverso i secoli nes¬ 
suno mai è stato capace di soffocare o di spegnere comp 

Ma la critica non resta soddisfatta di questa semplice 
congruenza. Essa vuola, e con ragione qualche cosa di W 
nositivo Perciò si domanda: i due primi scrittori, dei quali 
si è servito l’Arturo, oltre la probabile tradizione orale av^ 
vano altri storici sui quali basare la loro biografia? Sen 
dubbio: la Cronaca dei XXIV Generali esisteva da lunga 
ed era assai conosciuta; quindi non è verosimile che fo» 
ignota ai due scrittori citati dall’Arturo i quali per le loro 
compilazioni si trovavano nella necessita di raccoglie! e t 
le produzioni storiche più accreditate m quel tempo. W 
sta Cronaca era stata compilata nella prima me^d^ 
colo XIV, vale a dire poco più di mezzo secolo dopo la mo 
del B. Adamo, ed ecco ciò che narra di lui. 

« In conventu Firmano claruit frater Adam, ma 
« praedicator. Qui cum semel praedicans ab hirund 

« garrientibus turbaretur, praecepit eis, u 8 a statini 

* et eius praedicationem ulterius non turbarent. Quae sta 
« extra ecclesiam avolantes ex tunc non redierun • 

« etiam semel per viam pergens [transiens] de via a 
< afifuit lupus quidam, qui eum quasi cams domestici P 


PIOENUM SEBAPHICTJM 


395 


« vestes trahens ad pontem, a quo deviaverat, eo sequente 
« perduxit [reduxit]. » (1) 

Non possiamo comprendere perchè l’Arturo non citi un 
sì importante documento il quale empie in modo esaurientis¬ 
simo la deplorata lacuna dei due secoli, mentre nell’elenco 
delle opere da lui consultate si trova precisamente anche 
questa Cronaca dei XXIV Generali. Del resto a noi ciò poco 
interessa; ci basta di aver trovato un sicuro appoggio per 
concludere che le affermazioni del Martirologio Francescano, 
riguardo a questo primo Beato, reggono assai bene alla cri¬ 
tica della, storia. 


* 

❖ * 


Assicurata l’antichità delle fonti alle quali ha attinto il 
P. Arturo per compilare l’importante opera sua, si presenta 
subito la quistione dell’appellativo « Rufo >. dato dallo scrit¬ 
tore del Compendium Chronicarum, fr. Mariano da Firenze, 
al nostro B. Adamo, appellativo che in seguito ha creato non 
poca confusione tra gli storici dell’Ordine. Il B. Adamo da 
Fermo è il medesimo B. Adamo Rufo ? no ! Marco da Lisbona e 
1 Arturo da Monasterio li distinguono in modo assoluto (2). 
L equivoco di fr. Mariano da Firenze ha tratto in inganno il 
P- Waddingo il quale sotto gli anni 1234 e 1240, parlando 
del B. Adamo Rufo e del B. Adamo senz’altro appellativo, 
dice le medesime cose, sebbene con diverse parole. Riportiamo 

1 due testi : 

« 1234. — Clarebat etiam istis temporibus in eadem 
" P r °vincia [Marchiae] fr. Adam Rufus maximus praedicator 

* et vir sanctissimus, qui inter plura mirabilia, et illud pa- 

* tra vit, ut cum concionaretur in vasta et derelicta Ecclesia, 

* ln qua hyrundines nidificabant, atque illae nimio garritu 

* essent molestae, iussit ut evolarent; cui ex tempore parue- 
li: >nt; nullo unquam tempore illue redeuntes. Positus in 
vasta solitudine cum in itinere aberraret, accurrit lupus 

toirio 'nP'' Franciscana; Quaracchi, tip. S. Bonaventura 1897, 

2 P Primo parla di fr. Adamo Rufo sotto l’anno 1862; cfr. parte 
settp V^ ' n- P- 525, ediz. cit.; il secondo nè fa l’elogio ai 22 di 

nibre e d afferma che visse nel 1860; cfr. ediz. cit., p. 466' 

























































































































































































































































396 


PICENUM SERAPHICUM 


« cauda blanditus, qui per vestis fimbriam apprehensum ad 
« v ìa in rectam reduxit. Magnis prò animarum salute peiiun- 
« ctus laboribus tandem obiit in custodia, et oonventu JJir- 
« mano, multis corucans miraculis etc. » (1) 

« 1240 — Hoc anno in civitate Firmana... in monasterio 

« patrum Oonventualium, conditae sunt reliquiae Beati Adami, 

« qui fuit concionato!- illustris, de quo narratur cum semel 
« praedicaret et suo garritu hirundines impedimento essen , 

« praecepit eis i nomine Christi, ut abscederent statirnque 
« avolaru nt. Semel ambulanti per devia, occunt lupus divi- 
« nitus, qui more canis domestici, viam ei praemumvit. » (2 
Qui «orge spontanea una domanda : le due narrazioni de 
P Waddingo appartengono all’identico individuo ? ed in caso 
negativo: come si spiega la perfetta identità dei nlievi bio¬ 
grafici con la sola variante degli anni e del ]^P p ® n ^ f 
« Rufo » ? Bartolomeo Pisano, parlando del B. Adamo Rum 
dice così : « In Barulo iacet frater Adam Rufus, qui multis 
« coruscat miraculis: » (3) « Custodia Barolitana ia 
« cum Barulum, in quo praedicat suis exemphs et miraculis 
« frater Adam Rufus. » (4) Dunque il B. Adamo Rulo 

distinto dal B. Adamo da Fermo. . 

Anche il P. Waddingo, però, sembra che li abbia voluti 

distinguere, ma non vi è riuscito : infatti, al a prima narra 
rione egli fa due aggiunte, quella dell’appellativo « Wj 
e l’altra dei miracoli; ma ciò non lo salva dallequrvo 
quale è caduto, seguendo fr. Mariano fiorentino poiché i r 
lievi principali delle due biografìe sono, come abbiamo vedut , 
perfettamente identici, sebbene i miracoli descritti nella pnm 
debbano attribuire solo al B. Adamo Rufo morto a.Bari ( )■ 
si rende ancor più manifesto dal Dialogus * 
fratrum minorum in cui sono narrati dieci miraooh del B. » ^ 

Rufo, erroneamente attribuiti da fr. Mariano da Firenze 


(1) Annali, ediz. 1., 1. c. p. 517. 

(8) ^DeConformitate, in « Analecta Frandscana », Quaracchi l9 ° 1 * * 4 5 6 ’ 

tomo IY, p. 298. 

(4) ibid., p. 531. .. f Mariano 

(5) Il P. Waddingo ha seguito senz altro il racconto di t • 

da Firenze il quale, descrivendo ì miracoli operati dal B. Bu , 
che questi è morto nel convento di Fermo: di qui 1 equivoc . 


PICENUM SERAPHICUM 


397 


B. Adamo da Fermo. (1) L’evidente equivoco del Waddingo 
è stato poi corretto nella seconda edizione de’ suoi Annali. (2) 

Non crediamo cosa molto facile e troppo interessante tro¬ 
vare la ragione dell’equivoco nel quale è caduto fr. Mariano 
da Firenze: bisognerebbe avere sott’occhio le sue Cronache 
e fare uno studio analitico sulle fonti delle quali si è 
servito. Ci basta la difesa sul valore critico delle affermazioni 
del Martirologio Francescano riguardo al nostro B. Adamo 
da Fermo (3). 

2. — B. Alberto da Cossignano (4). 

« Muri-vallis, in Picoeno, Beati Alberti a Cossignano,. 
Confessoris; signis admirandis, et meritis eximiis Celebris. 
= Cognominatur de Cossignano in Picoeno, miraculis clarus 
apud Murum-vallis — (5). 

Il P. Luigi Tassi dice : « E’ incerto l’anno, in cui que¬ 
sto gran Servo di Dio passò di vita dal convento di Morro- 
valle, ove conservasi la salma di lui : » (6) noi aggiungiamo 
che non solo l’anno, ma perfino il secolo nel quale egli visse 
è sconosciuto. Il P. Waddingo non ne parla affatto, sebbene 
qui nelle Marche fosse abbastanza noto, almeno un secolo 
prima che egli scrivesse i suoi Annali. 


(1) Questo Dialogus, scritto circa il 1245, e pubblicato per la prima 
volta dal P. Leonardo Lemmens, Roma 1902, tip. Salustiana, sotto il 
titolo « De Adam Rufo » narra dieci miracoli ottenuti per intercessione 
del detto Beato : cfr. p. 96-97-98. 

(2) Cfr. tomo II, p. 371: « Miracula haec omnia tribuit Marianus 

* P. Adamo, qui apud Firmanos iacet, eumque Rufum nominat. At Ada- 

* munì Rufum non in coenobio Firmano, sed in Barolitano in Provincia 

* S. Nicolai constituunt Bartholomeus Pisanus, Rodulphus et Marcus, 
" atque Adamum simpliciter dictum, ignoti scilicet cognominis, in Fir- 

* mano etc » Cfr. Gatalogus sanctorum fratrum minorum , ed. P. L. Lem- 
^mis, Roma 1903, tip. Salustiana, p. 19, nota b. 

(3) Per la biografia di questo Beato si hanno scarsissime notizie, 
suo corpo riposa nella Chiesa di S. Francesco, a Fermo, sotto l’altar 

Maggiore, in una antica urna di marmo rosso. 

-p (4) Piccolo Comune nella diocesi di Ripatransone, circondario di 
ermo. Provincia di Ascoli Piceno. 

(5) Martirologio Francescano, ediz. cit. p. 92-93, al 1 marzo. 

(6) Cenni cronologico - biografici della Osservante Provincia Picena / 
baracchi 1886, tip. S. Bonaventura, p. 92. 












































































































































































































398 


PICENUM SERAPHICUM 


L’Arturo cita tre autori; Rodolfo da Tossignano (1), Al- 
eezira (2), Piqueto (3): la testimonianza, però, sulla quale 
poo-gia in modo speciale questo brevissimo cenno biografico 
è del Tossignano il quale ha quasi le medesime parole : 

« B. Albertus de Cossignano in Piceno miraculis clarus apua 
« Murano. Vallis. » Grli altri due autori, citati dal nostro Mar- 
tirologio, sono posteriori al P. Rodolfo da Tossignano e nulla 
aggiungono di più: tutta la base storico-critica per questo 
Beato consiste unicamente nell’asserzione del Tossignano. Per 
tanto non potendosi trovare altro valido documento piu antico 
di questo, nè avendo dagli autori citati una data certa per 
stabilire in che tempo fiorì il B. Alberto, è necessario accon¬ 
tentarsi, sino a nuove scoperte, di affermare semplicemente 
che egli è vissuto prima della seconda meta del secolo 

A semplice notizia bibliografica, oltre gli scrittori già 
notati, aggiungiamo la Visita Triennale del P. Orazio Civalli (4), 
e la Vera Prosapies del P. Cleto Calcagni (5), i quali, pe¬ 
raltro, essendo posteriori al P. Arturo, non accrescono ne U 
valore critico del Martirologio, nè lo scarsissimo materiale 
biografico del quale il Martirologio si è servito. 


8 . 


B. Amato d’Ancona. 


Pi- 


« Anconae, B. Amati, Confessore; miraculis clari. 

« cenum miraculorum gloria illustrava » (6) 

E’ indispensabile premettere una breve osservazione 
servire non solo allo studio della presente biografia, ma a 
che in seguito. L’Arturo si serve in modo speciale degli » 
tori o a lui contemporanei, o vissuti poco prima di un se > 
mentre spesso fa sfoggio di una larga bibliografìa a .i 0 

verità poco giova alla prova critica che egli vuol dare 

(1) P. Pietro Rodolfo da Tossignano, op. cit. lib. I. p. 73 - 

(2) P. Vitale da Algezira: Arbor Epilogica totius Or din. h 

3) P. Giovanni Piqueto: Catalogus virorum illustnum 

4) E’ l’opera in corso di ristampa sul nostro Picenum be,a P, Q 0 . 

E J la semplice biografia: . Coskmano. Quà fiorì il B. Alberto io 
signano, il cui Corpo riposa a Morro di Valle. » , è sta ta 

(5) Il P. Cleto Calcagni e morto nel 1672 e la sua operett 

stampata a Macerata nel 1650. . 

(6) Martirologio , ed. cit. p. 60, 8 tebbraio. 


PICENUM SERAPHICUM 


399 


sue concise descrizioni: qual’è la ragione plausibile di questo 
suo sistema ? crediamo non andare lungi dal vero affermando 
che il criterio generale seguito da lui sia questo : presentare 
ai lettori del Martirologio solamente le opere già stampate e 
quindi più accessibili per una comoda e facile consultazione. 
Quando egli compilava il suo Martirologio, le opere più alla 
mano ed anche più accreditate erano indubbiamente gli An¬ 
nali del P. Waddingo, la Storia Serafica del P. Pietro Ro¬ 
dolfo da Tossignano, le Cronache di Marco da Lisbona, VAl¬ 
bero epilogo del P. Vitale da Algezira ed il Catalogo del 
P. Giovanni Piqueto. 

Questi autori presentavano al tempo del P. Arturo da 
Monasterio quanto mai di buono e di ottimo, in fatto di 
storia critica, si potesse desiderare dagli studiosi: pertanto, 
servendosene l’Arturo con ogni esattezza, dava al suo Marti¬ 
rologio un vero ed indiscutibile valore. Questa, secondo noi, 
è la vera ragione per cui egli assai raramente cita quei codici 
nfiss. che pur avevano formato il ricchissimo materiale del suo 
grande studio preparatorio e del quale, in principio dell’opera, 
presenta un’indice copioso. Ora si comprende con la massima 
facilità che, seguendo un tal criterio, le biografie dei beati 
vissuti nei primi tre secoli dell’Ordine presentano alla critica 
moderna un fondamento assai deficente e quasi sempre incofn- 
pleto. La premura, pertanto, che dobbiamo adoperare nel no¬ 
stro lavoro sta tutta nel colmare le grandi lacune bibliogra¬ 
fie, facendo vedere che, sebbene l’Arturo taccia le fonti più 
sufiche, pure nel Martirologio francescano vi è quanto basta 
per sostenere la verità storica del sue molteplici e svariatis¬ 
sime biografie. 

Pi-emessa questa osservazione di non lieve importanza 
Per la difesa iniziata con il presente studio analitico, esami- 
mamo subito la base critica posta dall’Arturo alla biografia 
e f B. Amato d’Ancona. 

Lue soli sono gli autori citati: il Tossignano (1) e il 
Waddingo (2). Il Waddingo segue il Tossignano, ma è al¬ 
quanto più diffuso e più completo. Sotto l’anno 1289 ha la 

B) tùr. op. cit., lib. II, in Custodia Anconitana. 

W Annali, 1. ediz., t. II, 1289-XXVII, p. 560; t. Ili, 1323-XLIV, 
1 * 11 - — Cfr. 2. ediz., t. V, 215-XXXI; 225-XLIX: t. VII, 21-XLV. 

























































































































































































































400 PICENUM SERAPHICUM 

seguente biografia: « Fr. Simon et F. Amatus sanctitate con- 
« spicui, lequiescunt in Monasterio Anconitano, quod locum 
« novum et S. Franciscum scalarum vocant, e quibus hic 
« fF. Amatusl dum in feretro iaceret Ancomtanum quendam 
« manu contracta cadaver devote attingentem perfecte sana- 
« vit- Puero a nativitate coeco, alij de Romandiola, tertio de 
« Perusio cui nomen Lelius visura contulit; quamplures a 
« daeraon’e possessos liberavit; a ruptura pluriraos sanavi ; : 
« Medioianensem omnium membrorum usu destitum sanum 
« fecit, et quod his maius est, puerum Ancomtanum per tre» 
« horas mortuum ad vitam revocavit » (1). . , 

La chiesa di S. Francesco alle scale e stata costruita nei 
1323, ed i corpi dei BB. Simone ed Amato sono ivi sepolti, 
ciò vuol dire che la loro morte è avvenuta dopo ll l323 ' e 
non nel 1289, come potrebbe sembrare dall anno sotto cu 
l’Annalista ne parla: infatti il Waddingo stesso riporta fP® 1 2 3 4 * 1 
iscrizione lapidaria la quale trovava» in una parete delqmmo 
chiostro di S. Francesco alle scale : « Anno Domini 1323 
« testo Assumptionis Dominae, ista Ecclesia constructa ^ 
« per Dominum Nicolaum Episcopum Ancomtanum, ad 
« rem sanctae Mariae Majoris, tempore Domini loannis 
« Papae XXII. In hac Ecclesia sepulti sunt beati Fra 
« Simon et Amatus sanctitate conspicui, etc. » (2). 

Tutto il valore critico storico su cui poggiamo le ■ 
inazioni del Tossigno, del Waddingo e dell Arturo circa 9^ 
sto Beato si desume dal Compendium di fr. Mariano da 
renze, dalla Chromrn XXIV Genemlium :e dal Cataloga 
rum fratrum minorum, cioè risalendo dalla puma m y 
™c“lo XVI alla prima metà del XIV. Mettiamo sotto gl' 
occhi del lettore i tre importantissimi documenti. 

1. Compendium: « Amatus, etiam de Anchona, 

« humatus cura gloria miraculorum (3). 2. Chroilica g 

Generalium : « In Ancona ftater Simon et frater 
« sanctitate conspicui requiescnnt. >> (4) CatalOgOS- ^ 

« Amatus de Ancona sacerdos post mortem suam, an q 

(1) Op. cit., 1. c., 1. edizione. 

(2) Op. cit., 1. o., 1. edizione. . TT „ 469. 

(3) Cfr. Archivum Franciscanum. Histoncum, anno II, p- 

(4) Cfr. Analecta Franciscana t. Ili, p. 410. 


ibidem 

\M> r 


PICENUM SEEAPHICUM 


401 


« sepeliretur, unum virum de Ancona accedentem ad ejus 
« corpus cum manu contracta integre curavit coram multis 
« fratribus et saecularibus. Item illuminavit unum puerum 
« de eadem civitate a nativitate caecum. Item unum alium 
« caecum de Romandi ola illuminavit coram fratribus et sae- 
« cularibus. Item unum alium caecum de Perusio nomine 
« Lellum. Item quam plures liberavit a daemonio vexatos. 
« Item resuscitavi unum puerum de Ancona, qui jacuerat 
« mortuus per tre horas. Item a ruptura quam plures libera- 
« vit. Item quemdam alium de Mediolano omnibus membris 
« destitutum piene suis meritis restituit sanitati. Et multa 
« alia miracula Deus per ipsius merita fecit et facit continue » (1). 

Questi due ultimi documenti costituiscono la vera base 
storica della presente biografia, poiché sono contemporanei 
allo stesso Beato, il quale, come si è veduto, è morto preci¬ 
samente nella prima metà del secolo XIV: dunque il nostro 
Martirologio presenta, anche per il B. Amato, tutta la cer¬ 
tezza circa la sua veridicità storico-critica. 

Nella cripta della Cattedrale di Treia si ammira nn di¬ 
pinto del quattrocento in cui tra molti santi e beati vi è 
ancora l’immagine del B. Amato. E’ una tavola che misura 
2)04 X 2,26 : il fregio della lunetta è alto cm. 30: la tavola, 
formata di cinque pezzi di legno d’olmo e di betula, è inges¬ 
sata; ha il fondo d’oro ed è dipinta a tempra : le iscrizioni, 
aventi le iniziali rosse e molte abbreviature, sono a caratteri 
gotici. Sotto l’immagine del nostro Beato, con l’aureola, si 
legge: « B. Amatus de Anchona » (2). 


(1) # Scritto circa il 1335; pubblicato dal P. L. Lemmens, Roma 
yd, tip. Salustiana, p. 19 in nota c): il brano è tolto dal codice di 
nburgo ; vedi Introduzione , op. cit. p. XIY. 

, (2) Questa tavola apparteneva al nostro convento di Forano: è 

quanto logora e rosa dai tarli: i cinque pezzi di legno sono legati 
sieme da tre assi trasversali di. quercia. 




▼ 7IV ▼ ^Iv ▼ ^ 


uvea * ^ Tate Giovanni dalla Vernia [da Fermo], imperò che perfettamente 
et anegato [represso], ogni diletto et consolatione mondana e temporale, 
bontà t* UVea P os t° tatto suo diletto e tutta la sua speranza, la divina 
o n 7 / a y, donava maraviqliose consolationi e rivelationi, spetialmente nella 
lenità di Christo ». ™ 


I, 1915 


(Fioretti, cap. li). 


- Fascicolo III. 


26 




























































































































































































402 


PICENUM SEEAPHICUM 


COLLEZIONE STORICA 

dai Libri, dai Giornali, dalle 'Riviste 



Come abbiamo detto nel primo fascicolo del Picenum Sera- 
phicum, e come lo attesta il sotto titolo, la presente rubrica 
doveva servire per raccogliere dai libri, dai giornali e dalle 
riviste, quanto sino ad ora è stato pubblicato in mento alle 
monografìe, biografìe e bibliografìe riguardanti qualsiasi sog¬ 
getto francescano-regionale: era una vera ed assoluta, collezione 
storica di soli materiali, già studiati e presentati al pubblico 
con questi materiali riuniti il Picenum si riservava di ricostruire 
le svariatissime e molteplici biografìe per collocare sotto il vero 
punto di vista, in fatto di storia critica, tutti i piceni france¬ 
scani a base dei materiali già radunati e mediante un movo 
studio comparativo con l’aggiunta di altri documenti comple¬ 
mentari. A nostro modo di vedere tale sistema ci era sembrato 
lecito e, diciamolo pure, assai facile, trattandosi di una colle¬ 
zione puramente preparatoria. Non tutti però sono di questo 
parere, e qualche rimostranza, in modo speciale da parte a 
quelli che hanno lavorato e pubblicato i propri studi e sui 
quali giustamente riconoscono un meritato diritto, non ci 
mancata davvero, sebbene in modo assai amichevole e moli 
indulgente. Pertanto, non volendo e non potendo abusare delia 

micizia e dell’indulgenza addimostrataci, cambieremo Itmtprtm 
Zie intendevamo dare alla presente rubrica, o sopprimendola 
del tutto o lavorando ex professo sui lavori storici già pubbli 
in altre riviste. Questo nostro proposito l avremmo messo suoi 
in pratica, incominciando dal presente fascicolo qualora 
voro che segue non fosse stato già consegnato alla tipografìa 

composto prima delle accennate rimostranze Quindi speria 
che l'ottima Miscellanea Francescana dell lll.mo Mons. • 

usi con noi ancor una volta quella benevola deferenza d.• 
ci ha dato tante prove amplissime e per la quale atte 
qui tutta la nostra sincera gratitudine. 


PICENUM SEBAPHICUM 


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V. — Intorno all’Archiyio di S. Francesco in Fabriano. 

Dell’antico convento dei Frati Minori di Fabriano, che sorse a continuare 
la gloria di quello primamente fondato da S. Francesco stesso nella Marca, 
poco o nulla oggi è rimasto oltre il grande edilìzio monastico, in parte di¬ 
ruto e trasformato, che si trova quasi nel cuore della città. L’archivio che 
da solo avrebbe potuto costituire un monumento pregevolissimo per la storia 
cittadina e provinciale non solo, ma anche per la storia delle lettere in ge¬ 
nerale, è andato quasi per intero perduto. E gli scarsissimi manoscritti di 

provenienza francescana che oggi la « Comunale » possiede, non bastano per 
conoscere tutta la vita e l’importanza di quel deposito di coltura svariata che 
poteva essere un archivio di Frati Minori. Di esso però troviamo cenni in al¬ 
cuni codici fabrianesi: ad esso alludono spesso i cronisti dell’Ordine e gli 

scrittori di cose locali nelle indicazioni che questi danno di parecchi mss., i 

quali oggi con tanti altri rimasti ignoti sono andati forse ad arricchire bi¬ 
blioteche private o straniere. Di tali fonti edite e inedite, pertanto, io mi sono 
valso per illustrare in qualche modo un archivio che nessuno mai ha fatto 
aggetto d’uno studio qualsiasi e che sebbene scomparso, non merita che sia 
taciuto quanto se ne può arrivare a conoscere. 

L’Archivio di S. Francesco alle Logge (1) sorto naturalmente col convento, 
dovette iniziarsi con una raccolta di documenti storici appartenenti ai tre luoghi 
c be i Frati Minori occuparono nel periodo di quasi 70 anni, (2) prima che 
Pendessero stabile dimora nel cuore della città (1282), cioè ai tre conventi 
detti di \al di sasso, di Cantia, e di porta Cervara. Infatti il Gilì e ilGuer- 
r| eri, due storici fabrianesi del sec. XVIII ricordano come esistente ancora a 
J Uel tempo « nel suo originale nell’Archivio dei PP. ai S. Francesco in Fa¬ 
biano» * a tt° di donazione delle terre di Cantia ai frati medesimi, fatto nel- 
311110 1234. (3) Ed il Wadding nel secolo XVII trae ancora « Ex monumentis 
monasterii Frabrianensis » una lettera apostolica di Alessandro IV scritta nel 
ad una setta di persecutori che si era costituita in città contro i Mino- 


a jp. tD ti convento di Fabriano ebbe questo nome dal porticato che vi fece costruire 

ingresso il papa Nicolò V nel 1449 é che fu ceduto ai Frati nel 1457 dal Papa Ales¬ 
sandro Vi. 


■Prou' • ^ JjU1 K l -tassi da Fabriano (Cenni cronologico-biografici della Osservante 
scai| ,MlC * a ^ cena ’ Q uarac chi, 1887 - pag. 23) sostiene che il primo convento france- 
la f 0 r rt ° nel Storio fabrianense dati dal 1212, sebbene il Wadding ne assegni 
°g az ' one at 1216 (Annales Minorum — Voi. I, pag. 232-233). 

g f ) Vedi le < Memorie Storiche di Fabriano . raccolte dal Can. C. Gilii e Gap. 

neri ieri » inedite, presso la Biblioteca Comunale (cap. SI c. 21 r). 

































































































































































































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riti del luogo. (1) Quando poi i Frati si furono definitivamente stanziati in 
S. Francesco alle Logge, allora cominciarono a sentire il bisogno di allargare 
i confini della propria coltura e pensarono di fornirsi di quei corredo di 
libri ascetici e morali che la missione di predicatori rendeva a loro più neces¬ 
sari. Ciò avvenne alla fine del secolo XIII o poco dopo, e l’iniziativa fu presa 
da Francesco dei Yenimbeni, quello stesso frate che aveva tanto cooperato 
per dare ai suoi fratelli in religione una sede più commoda e sicura, e che 
fu poi la gloria principale del convento fabrianese. Infatti i cronisti dell Online 
Serafico narrano come il Beato non appena divenne erede delle sostanze di 
Compagno suo padre, comprasse di suo un certo numero di codici e li met¬ 
tesse a disposizione degli altri frati. Anzi il Wadding parla d’una vera e pro¬ 
pria biblioteca fondata dal Yenimbeni nel seno del Convento fabrianese (2) 
ed accenna altresì ad un indice di libri di cui l’avrebbe provveduta (3). Ma noi 
oltre che ignoriamo quest’indice il quale non ci è stato conservato, non sap¬ 
piamo neanche l’anno preciso dell’acquisto dei primi codici, nè tampoco dove 
e come furono essi comprati: notizie queste che sarebbero state tutte impor¬ 
tantissime a sapersi. 

11 Wadding ed in genere tutti i biografi del Venimbeni ricordano u 
fatto notevolissimo senza entrare nei suoi particolari. Ma sia che si vuole, lo 
biblioteca fece presto ad arricchirsi di altri manoscritti e a trasformarsi m 
prezioso archivio. Mentre vi si continuavano d’anno in anno le cronache con¬ 
ventuali e cittadine, col progredire della coltura generale e col miglioramennto 
sempre crescente delle condizioni della comunità anche il numero dei hbri 
mss. sacri e profani dovette sempre più aumentarvi. Ma, mentre la citta d» 
Fabriano nei suoi diversi rivolgimenti politici era immersa in gravi lotte ci¬ 
vili, in ribellioni, tumulti, assedii, stragi e saccheggi, il Convento di S. Fran¬ 
cesco alle Logge, come qualunque altra istituzione del luogo non potè rima¬ 
nere sempre estranea a questi luttuosi avvenimenti. Cè chi, essendo sa 
Guardiano del Convento nel 1519, quando cioè Fabriano assistè al bru 
spettacolo di alcuni magistrati gettati dalle fenestre del palazzo del P° es 
sulla piazza, aflerma di aver dovuto esercitare assai male il suo ufficio e 
aver molto solferto propter bellegerosos in Convento existentes: ciò che ci 
pensare a veri danni riportati dalla Comunità in quell’epoca di saccheggi 
guinosi, sebbene nelle Riformanze municipali non se ne faccia parola. L c 
poi chi, alla distanza d’un secolo, avverte che ai suoi tempi una gran P a 
dei codici dell’archivio era di già andata perduta, senza dir come nè quan 

(1) Vedi Wadding., op. cit. Voi. IV. p. 36-37. 

(2) Vedi op. cit. voi. VI. anno 1322. c. I, 

(3) Vedi op. cit. voi. IV, anno 1267. c. VI. 


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Ma le due affermazioni mi sa che convengano per far ritenere come proba¬ 
bile se non certo, che l’archivio francescano abbia avuto delle gravi perdite 
nei disordini degli anni 1517-1519. Di più i frati non pare che siano stati 
sempre gelosi custodi dei propri tesori archivistici: se, come ci consta, lascia¬ 
rono nel 1365 bruciare un’altra parte di codici in un incendio scoppiato nel 
convento di Matelica. Questi fatti vedremo confermati in seguito da testimo¬ 
nianze autentiche. Ma con tutto ciò l’archivio Francescano durò sempre co¬ 
pioso ed importante fino al principio del nostro secolo. E quando la pace 
della Comunità fu turbata con le soppressioni del 1810 e del 1861, i frati 
trafugarono, dove e come meglio credettero, tutto il materiale archivistico 
che avevano: e se nella pima espulsione non erano riusciti, per la novità 
della sorpresa, a far d’ogni erba fascio, nella seconda, certo non c’era da 
sperare che si sarebbero lasciati dietro una sola carta manoscritta che fosse 
creduta d’un qualche valore. 

Tuttavia il trafugamento dei manoscritti non fu completo nel 1861. Ba¬ 
sta esaminare il catalogo dei 92 codici della « Comunale » di Fabriano com¬ 
pilato dal bibliotecario A. Zonghi nel 1891 e inserito nel I volume degl’in¬ 
ventari di mss. italiani che viene stampando il prof. G. Mazzatinti (1), per 
convincersi che questo Comune ereditò qualche cosa dall’Archivio di S. Fran¬ 
cesco alle Logge. Il codice n. 10 infatti, che porta il nome di « Repertorium 
«cclesiasticum b. Fruncisci Venimbeni », è assolutamente di provenienza Fran¬ 
cescana, poiché oltre che questo ms. del sec. XIV si crede autografo del Ve- 
Qirabeni, contiene in ambe le parti della pergamena che lo involge le parole; 
<( In islo quinternulo sunt, quaedam exarata manu B. p. fratris Francisci de 
labnano » parole scritte, come vedremo in seguito, da un altro Minorità 
dello stesso convento che fu frate Domenico di Giovanni di Mariano fabria- 
ne se. Ma così fosse facile riconoscre la provenienza degli altri codici mona¬ 
stici nel catalogo accennato! La « Comunale » di Fabriano possiede i resti 
di più archivi frateschi del luogo : ed oggi senza indizi chiari come quelli 
del codice n. 10 testé ricordato, non è più possibile distinguere i mss. ap¬ 
partenenti ad un archivio da quelli di un altro. Quindi dobbiamo abbando- 
nar e l’idea di scoprire quali e quanti siano i codici francescani ora in pos¬ 
sesso del Comune fabrianese. Non così però dovremo rinunziare alla ricerca 
ei titoli, almeno, di tanti mss. perduti o se non perduti irriconoscibili che 
aa tempo formarono il pregio dell’archivio di S. Francesco alle Logge. Di 
e ricerca che io ho creduto e credo importante, esporrò qui appresso i 
"saltati ottenuti. 


Fori; 


(I) Vedi « (>. Mazzatinti — Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia ». 
t! P- L. Bonfardini, 1891 : Voi. I. pag. 231-237. 





































































































































































































































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Nell’Inventario del Mazzatinti non si è fatta menzione di alcuni libri di 
amministrazione del suddetto convento, che pure si trovano presso la biblio¬ 
teca del Comune di Fabriano, sfuggiti anch’essi forse all’ultimo trafugamento. 
Ed in vero essi non hanno importanza letteraria: ma io che li ho osservati minuta¬ 
mente, ho trovato in alcuni di essi dei cenni bibliografici riguardanti l’archivio, 
che possono benissimo fornir materia per un catalogo postumo, sebbene incom¬ 
pleto, di quell’antica raccolta di codici. Questi libri mss. sono cinque e poiché 
sono quasi ignorati (1) dagli studiosi di cose francescane, mette conto di 
descriverli qui particolarmente. Essi mancano ancora di segnatura: ma bastano i 
dati cronologici che io fornirò, per distinguer l’uno dall’altro. 

Il primo in ordine di tempo è un piccolo memoriale cartaceo, con co¬ 
pertina membranacea mezzo lacera, scritto per intero da fr. Nicola Yignuzi, che 
fu Guardiano del Convento molte volte, durante il sec. XIV. Contiene 104 
carte numerate, e fuori, sulla copertina anteriore, si leggono in un carattere 
uguale a quello dell’iscrizione esterna del codice numero 10, le parole seguenti 
« In isto libello sunt multae — antiquitates fabricae quantum libel — inor- 
dinatae sint positae Praefatum quinternum sine me — morialeego fr. Domi- 
nicus — Iohannis Mariani de Fabriano — perlegi die 28 junii 1533 » — 
La stessa nota, però con maggior lusso di parole è ripetuta a tergo, sull’altra 
parte della copertina. I ricordi contenuti nel manoscritto vanno dal 1313 
(v. c. 12 e segg.) al 1352 (v. c. 82). Questo piccolo memoriale offre il mag¬ 
gior numero di dati archivistici del Convento. 

Quasi contemporaneo al codice ora descritto è un grosso volume carta¬ 
ceo coperto di cuoio nero, che registra le spese e l’entrate del Convento da 
1326 al 1380. Costa di 330 carte numerate, scritte dai diversi Guardiani che 
si sono succeduti l’uno all’altro entro questo periodo di tempo, e di cui esi¬ 
ste in prima pagina un elenco quasi completo fatto dal nominato Vignuzi- 
Sopra l’elenco c’è anche il titolo del volume, ma non è possibile leggerlo per 
intero attraverso i guasti sofferti dal primo foglio. Anche questo registro e 
stato consultato da fr. Domenico di Mariano, che vi ha lasciato qua e la P a 
recchie annotazioni. Esso infatti, come l’altro, può fornire parecchi dati 
torno alla costruzione e all’arredamento della Chiesa di S. Francesco ogg 
distrutta, e intorno al culto del B. Francesco da Fabriano. 

11 libro delle proteste « letto e pubblicato tante volte il sabbato sera 


(1) Dico così perchè ne ha dato appena un cenno il Marcoaldi nella sua « j 
e statistica della Città e Comune di Fabriano » (Fabr., tip. Crocetta, 18 • \ e 

pae. 821; in cui parlando degli Archivi monastici raccolti nella Biblioteca ° ;bri 
si esprime con le semplici parole: « Vi si conservano circa ÌOO volumi * veccn 
di amministrazione appartenuti ai soppressi conventi di S. Maria Nuova (de 
stiniani) e di S. Francesco (de’ P. P. Conventuali), e 187 pergamene. » 


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sagrestia al capitoto delle colpe e in pubblico Refettorio » è un volume car¬ 
taceo, con copertina di cartone esternamente rosso, di 130 fogli numerati e 
scritto da più mani. Il suo titolo si trova nel terzo foglio r. ed è il seguente 
« Copia del libro dei decreti locali del Convento di S. Francesco di Fab- 
briano dell’Ord. Min. Conventuale... Ordinato dal P. R. Maestro Filippo Gualdo 
Ministro Generale dell’Ordine del S. S. Francesco. ..» Nei due fogli prece¬ 
denti c’è come un riassunto postumo del libro, fatto dal Cancelliere del Con¬ 
vento. Le proteste e i documenti registrati vanno dal 1517 al 1639. 

Alla distanza di più d’un secolo dal 1517 fu cominciata a scrivere la 
nota degli arredi chiesalici -che abbiamo in un piccolo volumetto cartaceo, 
con copertina membranacea, senza titolo o numerazione di pagine. Va dal 
1631 al 1643 ed è scritto da una sola mano. Contiene parecchi fogli bianchi. 
Fra le cose registrate in questa specie di vacchetta vi è una notevole rac¬ 
colta di messali e antifonari. 

Viene poi in ordine di tempo un altro grosso volume cartaceo con co¬ 
pertina di pelle colorata, e che porta in fronte nel r. del primo foglio la 
data « Addì 1 Gennaio 1633 ». Segue il titolo « In questo libro si noterà 
tutta l’entrata e l'uscita del Convento di Fabriano cominciando dal primo 
giorno ed anno sopradetto sendo al presente Guardiano il P. M. R. Gerolamo 
Pueri di Fabriano... » 11 volume è diviso in due parti secondo il duplice 
scopo a cui serviva, e le registrazioni arrivano fino al Maggio 1644. E’scritto 
tutto da una mano soltanto e risulta di carte 210-184. 

E’ chiaro dopo questa descrizione, che nella serie dei libri amministra¬ 
tivi del Convento mancano quelli più importanti. Infatti oltre ad un catalogo 
completo dell’Archivio ci doveva essere un libro a parte, dove si registravano 
le opere manoscritte che si davano a prestito ai frati del luogo o a quelli 
dei Conventi vicini. Non in tutti i tempi, io credo, sarà avvenuto quello che 
e toccato al Guardiano Vignuzi, di dover notare cioè i prestiti e le restitu- 
zioni dei libri nello stesso registro in cui appariscono le spese di vita gior¬ 
naliera. Buon per noi, del resto, che così possiamo vedere, di su le utili seb¬ 
bene scarse memorie del Vignuzi, quali fossero i manoscritti più ricercati che 
eel bel mezzo del secolo XIV facevano parte dell’archivio francescano fabria- 
n ese. L’elenco che io ne ho potuto fare è stato tratto dalle carte 82, 88, 93, 
• 35, 98,102 e 104 del primo registro e dalla carta 256 del secondo. Le ci¬ 
tazioni si riferiscono agli anni 1348 — 1350 — 1354 e forse anche al 1357 
Co ®e apparisce dai dati cronologici che portano i fogli suddetti. Certo, le 
°Pcre qui sotto segnate non avranno costituito esse sole tutto il materiale 
t eli Archivio in quel tempo: lo scopo più religioso che scientifico o letterario 
. Prestito, non dava modo al custode di registrare spesso frale opere date 
m lettura anche le profane, delle quali, del resto, erano ricchissime le biblio- 

















































































































































































































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teche francescane. Ecco per tanto l’elenco dei codici, steso nell’Ordine Cro¬ 
nologico dei registri, e corredato delle note necessarie all’intelligenza dei ti¬ 
toli non sempre chiari : 

— Ystoriae sanctorum cum corio rubeo olim fratris lacobi. (1) 

2. — Testus sententiarum cum assidibus et corio rubeo, olim fratris Ven- 

turae Iohannis lacobi cum littera P. 2. 

3. _ Totum opus Bonaventurae adbreviatum cum assidibus et corio albo, 

meo usui deputatum. 

L — XII sexterni in carta pecudina, sermonum ut credo olim fratris 

Nitholutii Antruti Conventus Fabrianensis. 

5. — XIIII Sexterni in carta bonbicina sermonum ut apparet olim dicti 

fratris Nicholutii Conventus Fabrianensis. 

6. — Sermones cum assidibus cum litt. D, credo quod fuerint fratris Mathei. 

7. _ Ystoriae sanctorum quae fuerunt fratris Mathei habet T. prò signo 

in assidibus. 

8. — Biblia, fratris Nicholutii Andrutii. 

9 . _ Quartus Riccardi, fratris Bartholi. 

10. — Scriptum physicorum, fratris Francisci Andrutii. 

11. — Y sexterni scripti physicorum. 

12. — Augustinus super Genesim ad litteram. 

13. —- Istoriae sanctorum Zantelli. . . 

14. — Quatrale olim fratis Petri Baldelli quod sic incipit: « Convertimun 

ad me ». 

15. — Libellus ubi sunt sermones exordinarii incipit : « suscepimus, Deus,- 

tuam ». 

16. — XXY1II sexterni in cartis de papiro, diversorum sermonum feriahum 

et festivorum. 

17. — Sermones Uoraginis,(2) in cartisedinis; incipiunt « Humanae labilis uitae». 

18. — Sermones Lucae, (3) olim fratris Andrioli Ruscioli. 

(1) Le parole « olim fratris lacobi » accennano all’antico possessore del ms. I® 
ho creduto di non ometterle, perchè esse servono a distinguere questo codice da a 
che hanno lo stesso titolo senza essere tutt’uno con esso. — Valga quest’avver e ^ 
anche per altre espressioni simili che si trovano in questo elenco accanto ad a ri^ 
toli; come anche per le parole « meo usui deputatus » che s’incontrano di freque 

e che si riferiscono allo stesso autore del prestito. dj 

(2) Iacopo da Voragine fu frate domenicano vissuto dal 1280 al 129». 1 

€ Qubtif et Echakd » Scriptores Ord. Praed., t. I, 79.) g . 

(3) Frate Luca da Bitonto francescano visse pure nel sec. XIV. I suoi «* 
nes » furono però stampati per la prima volta nel 1488 (Vedi « Sbaraglia » u i 
mentum ad scriptores etc., p. 489. col. 2.) 


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Volumen sermonum cum assidibus, quod incipit : « Ecce rex tuus »; 
fuit fratris Macthei cum litt. H. 

Sermones festiui — Gemmae gratissimae in cartis pecudinis: incipiunt: 
« gloriosam mortem. » 

Volumen sermonum ferialium, cum coperta rubea, quod sic incipit : 

« hora est jam nos de sompno fugere. » 

XXV sexterni non ligati in cartis de papiro, in quibus sunt praedica- 
tiones fej-iales et festivae. 

Biblia fratris Bonaventurae Zantelli. 

Breviarium olim fratris Bonaventurae Zantelli. 

Summa Munaldi (1) cum litt. V. 

Sermones feriales olim fratris Raynaldi de Serra, in duobus uoluminibus. 
Uolumen quod incipit: <r Regula Galieni de sanis et aegris, cum litt. H. 2. 
Tractatus laycales - 

Uolumen in quo est expositio tractatus . 

Bordo in quo sunt evangelia totius anni exposita. 

Papias meus. 

Sermones Bindi (2) cum assidibus et panno, incipiunt: « Ecce rex tuus. » 
Quartus Ricchardi, meo usui deputatus. 

Postilla de monte halerio (calerio) (3). 

Liber tractans de praepositionibus gramaticalibus. 

Quadrale quod incipit : « Convertimini » in cartis pecudinis : 

Biblia olim fratris Pauli. 

Moralia, meo usui deputata. 

Liber de proprietatibus animalium, meo usui deputatus. 

Sermones Seruisancti, (4) meo usui deputati. 

Bricton (5) meo usui deputatum. 


(1) Frate Monaldo da Capodistria, francescano, morì prima del 1316 e scrisse 
Parecchie opere, tra cui una che va sotto il nome di « Summa Monaldi » (Vedi Sba- 
Raslia , °P- cit. pag. 547, col 2.) 

(2) Bindo da Siena, Minorità, viveva intorno al 1299 e compose più opere, oltre 
9 u esti « Sermones » (Vedi Sbaraglia, op. cit., pag. 141, col. 2.) 

(3) Parecchie Postille vanno sotto il nome di fr. Filippo da Moncalieri, monaco 
ra »cescano del sec, XIV. (cfr. Sbaraglia, op. cit. pag. 619, col. 2.) 

,S’er ^ Ebbene il codicista scriva « Seruisancti », l’autore di questi Sermones è quel 
Ve liasanc ^ lls di cui parla lo Sbaraglia, op. cit. pag. 658, e che non si sa a quale con- 
tt , n 0 del| a Toscana appartenesse tra i sec. XIII e XIV. Pare che scrivesse, fra l’al- 

st e Q a ®st’opera che non era altro che un vocabolario biblico, prese nome dallo 
80 autore che fu frate Guglielmo Britton, minorità francese del secolo XIII. (Vedi 

Dao. t> D ING ’ ® cr iptores Ordinis Minorum, Roma 1650, pag. 150; Sbaraglia, op. cit., 
317-318.) 






























































































































































































































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42. — Sermones, olim fratris Raynaldi de Serra, cum corio uiridi: sunt duo 

uolumina.. 

43. — Sermones beati Anthonii, (1) meo usui deputati. 

44. — Liber de cantu. 

45. — Tripertina. 

46. — Dyalogus Gregorii. 

47. — De Istorijs animalium. 

48. — Istoriae scolasticae I. 2. 

49. — Iohannes Yallensis, (2) meo usui deputatus. 

50. — Tabula super dicium librum per alfabetum. 

81. — Cronica, meo usui deputata. 

52. — Tertius Ricchardi A. 2. 

53. — Psalterium olim fratris Mathei. 

54. — Sermones Bindi (3) meo usui deputati. 

55. — Spera: incipit: « intentio... » 

50 _ Unum par sermonum cum litt. C. « Consultate apostolum et pontificiem »- 

57. — Alii sermones in carta de papiro; incipiunt : « Rupti sunt fontes abissi ». 

58. — Yolumen quod incipit: « Seneca ad Lucillum. » 

59. — Liber concordiae, meo usui deputatus. 

00. — Epistolae Pauli glosatae. 

01. — Biblia, meo usui deputata. 

02. — Postilla super Matheum, meo usui deputata. 

63. — Summa Raymundi (4) fratris Dominici. 

04. _ Quartus Scoti, olim fratris Bonaventurae Beuenuti. 

05. _ Quadrale fratris Iacobi, in cartis de papiro. 

66. — Tertius Alexandri (5) S. 3. 

67. — Testus sententiarum expositus, meo usui deputatus. 

08. — Epistolae Pauli continuae 

(1) S. Antonius Lusitanus è S. Antonio di Padova (1195-1231), autore di 111 °* 

Sermones. (Vedi Wadding., op. cit. p. 34; Sbaraglia, op. cit., p. 79.) ffla 

(2) Ioannis Vallensis o Guallensis fu autore di molte opere nel sec. XiU • 
non si sa a quale di queste alluda il codicista. Per la biografia del frate francese 
vedi lo Sbaraglia, op. cit., p. 427 ss. 

(3) Vedi n. 32. l2 75, 

(4) Raimondo di Penafort fu domenicano spagnuolo vissuto dal 1175 a 
autore di una Summa de poenitentia et matrimonio: cfr. Quetif ed Eohakd, 

cit. I. 106. „ r^mas» 

(5) Alessandro di Hales, celebre teologo francescano e maetro di b. J- 
d’Aquino, morto a Parigi nel 1245. Fu autore di molte opere, tra cui la pm 1 2 3 4 ^ 
tante è la Summa theologiae divisa in tre parti: cfr. Waddig., op. cit. p. ' ’ 
raglia, op. cit. p. 13-20. 


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— Testus sententiarum. O. 5. cum corio nigro. 

— Quadrale quod incipit : « Tronus. » 

— Yolumen olim fratris Iacobi, ubi sunt XL mansiones. 

— Sompnus pauperum. 

— Sermones fratris Nicolae Andrutii, festivi, in cartis bombicinis et sunt 

XXIY sexterni. 

— Sermones Lucae (1) olim fratris Iacobi, meo usui deputati. 

— Tabula super dictis sermonibus. 

— Sermones Bindi (2) cum assidibus et panno lineo, feriales; incipiunt : 

« Ecce rex tuus. » 

— Istoriae sanctorum, meo usui deputatae eum corio rubeo. 

— Postilla super epistolas ad corintios primam et... in cartis pecudinis. 

— Yolumen in cartis de papiro quod incipit. « Cum ieiunatis. » (3) 

— Sermones flgurales, meo usui deputati. 

— Postilla fratris Philippi, (4) olim fratris Petri Baldelli, scripta in car¬ 

tis de papiro. 

— Sermones Sancti Anthonii (5) olim Franciscutii Petri, et olim fuerunt 

Convenlus Esii. 

— Dialogus Gregorii cum assidibus nigris. 

— Ordinarium uitae religiosae cum assidibus, incipit. « Nunquid nosti 

Ordinem Caeli. » (6) 

— Decretum, meo usui deputatum. 

— Postillae Pauli. H. 1. 

— Postilla super epistolas ad Romanos. H. 3. 

— Istorine ecclesiasticae et tripertita K. 2. 

— Sextus Bonifatii et simbolum glosatum. 

— Liber epticorum X. 2. 

~ Albertus (7) P. 3. 

~~ Biblia, olim fratis Mactei. 

~~ Breviarum, olim fratris Andreae de Sancta Anna. 

— Duo paria sermonum in cartis de papiro, unum feriale, aliud festivum. 
Scriptum de generatione et corruptione. 


(t) Vedi n. 18. 

(2) Vedi n. 32. 54. 

(8) Forse è il Quadragesimale di fr. Antonio da Lucca, vissuto intorno al 1299 
^cordato dallo Sbaraglia a p. 79, col. I, op. cit. 

W Vedi n. 84. 

( 5 ) Vedi n. 48. 

cit Gos ì comincia VOrdinarium ecc. di Giovanni di Galles; cfr. Sbaraglia, op. 
P* 429 col. 2. Vedi anche il n. 49 di questo elenco, 
i ) Alberto Magno, maestro di S. Tommaso, morto in Colonia nel 1282. 










































































































































































































































412 


PICENTJM SERAPHICTJM 


96. — Scriptum super librum phisicorum de anima et de generatone et cor- 

ruptione. 

97. — Liber de civitate Dei. 

98. — Breviarum fratris Iohannini Baldutii apostatae. 

99. — Volumen cantus, olim fratris Beuenuti. 

100. — Perspectiua Rogeri, (1) cum litt. 0. 4. 

101. — Liber ubi est legenda Sancti Francisci. 

102. — Sermones feriales et festiui, in uno volumine in cartis pecudinis cum 

coperta rubea ; incipiunt : « hora est jam nos de sompno ». 

103. — Yolumen sermonum, in cartis bambacinis, et cum coperta alba. 

104. — Libellus in quo sunt aliquae quaestiones loycales, qui sic incipit: 

« Quum circa modos » in cartis pecudinis. 

105. — Libellus in quo sunt quaedam gramaticalia, in cartis pecudinis, qui 

sic incipit: « absoluta.... disciplina ». 

106. — Tractatus et fallaciae Thomae in uno uolumine. 

107. — Construtiones magistri Iunctae de Nucerio. 

108. — Collationes fratris Iacobi. (Volumen magnum.) 

109. — Liber Anseimi et Damasceni, qui est loci montis Gruarii. 

110. — Borrio in cartis de papiro cum corio albo, incipit: « hora est 

jam nos ». 

HI, _ Postella super epistulam ad Romanos; incipit: « Achaia regione «e* 
est sancti Remigii, in cartis de papiro. 

112. — Quaedam collationes in cartis pecudini ubi sunt Concordantiae; in® 1 ' 

piunt: « videbunt filium hominis ». 

113. — Sermones Bonauenturae, olim fratris Mattimi F. 2. 

114. _ Sermones tertius et quartus Bonauenturae in uno volumine, cum assi- 

dibus et corio albo, meo usui deputati. 

115 . _ Libri Augustini in uno volumine cum assidibus. 

116. — Augustinus de Trinitate, A. 6. 

H7. _ Postilla super Evangelium beati Mattimi, meo usui deputata. 

118. — Tractactus sperae Z. 4. 

119 . _ Ars cantus, meo usui deputata. 

120. — Liber Euangeliorum, cum assidibus, sine corio. 

121. — Liber de cantu, olim fratris Benuenuti. 

122. — Liber exemplorum. 

123. — Liber olim fratris Beuenuti, de arte cantus. 

124. — Sermo tertius Bonauenturae. V. 3. 


(1) E’ una delle opere di Ruggero Bacone, resosi frate francescano circa 
1240, e morto nel 1294: cfr. Sbaraglia, op. cit. p. 642-643. 


pan » 0 


PICENTJM SERAPHICUM 


4ia 


125. 

126. 

127. 

128. 
129- 

130. 

131. 

132. 

133. 

134. 

135. 

136. 

137. 

138. 

139. 

140. 

141. 

142. 

143. 

144. 

145. 

146. 

147. 

148. 

149. 

150. 


— Concordantiae. 

— Breuiarum olim fratris Iacobi. 

— Cronica. 

— Liber concordiae Ioachini. 

— Sermones Sermisanti in cartis pecudinis, incipiunt: Mihi absit. (1) 

— Liber cum corio rubeo, ubi et tabula ad ommem mansionem. 

— Correctorium bibliae meo usui deputalum. 

— Burrio meus ubi et istoria beati francisci et Sancti Venantii. 

— Istoria beati Francisci antiqua. 

— Liber medicinalis cum assidibus, qui sic incipit : « Quum quidem... 

in rectoricis. » 

— Volumen cum assidibus quod sic incipit: « In hoc nostro libro ». 

— Tres quaterni non ligati, qui sic incipiunt: cc Liber.... de simplicibus 

lassantis. 

— Moralia Gregorii meo usui deputata. 

— Sermones. Albitiani, cum assidibus et panno lineo : incipiunt: « Ecce- 

rex tuus. » 

— Sermo beati Anthonii. 

— Sermones festivi in carta de papiro, incipiunt: « Vestigia etc. » 

— Sermones feriales et festii, incipiunt; « Quantum cum ieiunas. » 

— Summa de uirtutibus; incipit: «... opus habet quinque partes. » 

— Quadrale in carta de papiro : incipit « Convertimini ad Deum. » 

— Scriptum Thomae super phisicam. 

— Testamentum nonum cum libris sapientialibus in uno volumine. 

— Phisica. 

— IV sexterni.... in cartis edinis. 

— Postilla super Euangelia dominicalia in cartis de papiro sunt tres 

sexterni; incipiunt: « erunt signa. » (2) 

— Volumen in cartis de papiro in quo sunt multa praedicabilia et di- 

uersa de festis et feriis. 

~~ Mammotrectus (3) copertus cum assidibus. 


dall n - 40. Quest’opera del Servasanto col principio Mihi absit è ricordata 

oaraglìa corno esistente una volta manoscritta nella biblioteca di S. Francesco 
Ferrara. 

Al ^ Porse questa Postilla è quella che lo Sbaraglia attribuisce a fr., Jacopo da 
1 U a ] ria 6 COn ' a 9 ua * e comune il titolo e il principio cfr. op. cit. p. 365, col. 
( ] a j/^.° Sbaraglia ne registra anche un’altra a p. 362, attribuita ad un tal Jacopo 
1 ’ non s > sa in qual epoca vissuto. 

Sba r ^ ues t° è il titolo del dizionario biblico di fr. Marchesino da Reggio : cfr. 
AGUa > °P. cit. p. 509, col. 2. 







































































































































































































































HBHHHHKS 


4^4 PICENTJM SERAPHICTJM 

151 - Ordinarium vitae religiosae, Ioannis Vallesis, sine assidibus, quod 
incipit: « Cum praedicator euangelicus »; (1) signatum L. 3. 

152. - Sermones Verraginis, sunt quadragesimale sine copertone de assidi- 
bus, qui incipit : « Alia populi mei. » (2) 

133 _ Volumen cum assidibus et corio rubeo ; olim fratns Petn Baldelli, 
in quo sunt sermones qui incipiunt ; « Sapientia Sanctorum pnn- 
cipium yoluminis Maria Mater Domini. » 

154 _ Sermones festiui cum copertorio piloso in cartis de papiro, qui mci- 

piunt : « Amice ad faciendum. » 

155 - Sermones ferialies et festiui, in uno volumine in carta pecudin , 

cum copertorio, sine assidibus, qui incipiunt: « Aedificavit baio 
• mon » qui fuerunt olim fratris Andrutii. (3) 

In questo elenco se manca qualche cosa è precisamente un piccolo nu 
mero di mss. di cui parte sono evidentemente ripetuti, parte non si possono- 

leggere con chiarezza. . „ 

8 Spigolo ora nel piccolo memoriale degli arredi chiesastici scritto ne ■ 

XVII quello che riguarda il materiale librario messo a sei vizio e a 

annessa al convento. . me 

Questi volumi sebbene depositati in massima parte nella sacrestia, ^ 

avverte l’autore del memoriale, naturalmente facevano parte deli ai eh , 
cui dovevano essere un bell’ornamento se prestiamo fede alla minuta de 
zione del codicista medesimo. Di essi uno solo è detto che fosse s amp 
trascrivo le registrazioni nell’ordine progressivo delle pagine del libi . 

« Una tabella ove sta afissata una carta pecora abbellita d’mtorn<> d ^ 
celli di S. Francesco dell’amore della Religione ove sono scritti gl ob g 
Conuento ». 

m Lo Sbaraglia non registra un Ordinarium eco. di Giovanni di Galles, co® ^ 

dJA» ,»«..» P»ol. : «,bh». (P- l®- 4 ®) **+ 

prologo avrebbe .voto . priooipio 1. parole, Cum Dodor, s.ee Prativa» 

licus etc. Vedi n. 49. 

(8) Un’altra mano aggiunge nel secondo registro (c. 256. r ), donde fui^ ^ 
gli ultimi sei titoli di mss., le parole, fuerunt omnia combusta in toc c0 dio« 

anno domimi 1365. Questa notizia mi spinge a far osservare che il pre teB e- 

non si concedeva soltanto ai frati domiciliati nel convento al quale q riceVU t» 0 

vano ma anche a frati e persone di fuori, a cui si chiedeva talora 
una caparra in danaro. La frase che il prestatore adopera « ' J ga qttf 

eonuentus spesso egli segna anche la restituzione c0 “ U “ ^afei al conve»® 1 
mss saranno andafi dispersi per questi prestiti fatti a lettori estra 




PICENTJM SERAPHICUM 


415 


(a c. IO e 22) : 

« Due messali usati. — Due messali nuovi, con li segnacoli di seta — 
sette messaletti da morti. Due Rituali Romani, uno nuovo e l’altro dei vecchi 
— Un libro in foglio da notare ». 

(a c. 15) ; 

« Una carta pecora ben adornata d’intorno ove si leggono gli obblighi 
vecchi e nuovi del Convento di S. Francesco di Fabriano. 

(a c. 24-25 ) 

« Questi sono Antifonari, Introiti Graduali : offerte... Versi, Alleluia che 

s’aprono n. l’anno invero, sono in numero undici. Vaghi, belli, figurati di 

carta pecora, ma due in particolare sono di smisurata grandezza e questi due 
si conservano nella Cassa nell’Erario per timore non si squarcino, sono fra li 
belli bellissimi ». 

« Il primo Antifonario comincia il sabbato post ottauam epiphaniae — 
Suscepit Deus — e finisce l’Antifona di S. Pietro: Quodcumque lig. s. t. e. 
L et in Caelis ». 


« Il 2. Antifonario principia a lettere rosse — Antiphonae supscrittae 
dicuntur in dominicis diebus ad bened. et ad mag. usque ad Aduentum. — 
Homo quidam — e finisce con l’Antifona di S. Clemente — Dedisti, Do¬ 
mine etc. » 


« Il 3. Antifonario principia a lettere rosse — In Resur. Domini — e 
termina con l’antifona — Princeps gloriosus — e dopo v’è l’ufficio della 
S- Trinità e del Corpus Domini ». 

C( U 4 Antifonario principia di quarima — lune inuocabis ad magnificat 
~~~ e termina con l’Antifona — Ecce ancilla Domini ». 

(( U 5 Antifonario comincia con l’uflìcio delle sacrate stimmate del Pa- 
„ narca S. Francesco — Crucis Uos hunc alloquitur e termina con l’ufficio di 
• Chiara; son stati aggiunti dopo l’antifona della dedicazione della Chiesa. 

« Il 6 Antifonario principia il primo sabbato dell’ad. a lettere rosse 
0 ) Antifona: — cui nomen Domini; finisce. — Nolite timore ». 

« 11 7 Antifonario principia con l’Antifona : — Loquero, domine — e 
Ull sce con l’Antifona di S. Giovanni. — Missit (sic) rex incredulus — et al 
ne vè l’aggiunta dell’Ufficio della Trasfigurazione». 

(( Hue Antifonari Grandissimi: 

un Antifonario grandissimo maggiore e di tutti è più bello degl’altri, ma 
___ basso principia in Natalitiis Sanctorum a Paxa usque ad Pent. Antiphona 


Lux 


perpetua — e finisce 1. 1. dell’Antifona — Veni, sponsa Cristi. 


^esu^ n *^ ro antif °nario estravagante simile al sopradetto principia. — Dominica 
,r etionis Domini, inuitatorium — e finisce — Magnificat dell’Antiphona 































































































































































































416 


PICENUM SEBAPHICUM 


Veni, sponsa Cristi — come il sopradetto ed è tutto coperto con corio negro, 
con brochie (sic) grandi di ferro, e gli altri otto libri sono coperti di tavole, 
e nelta schiena v’è il corio. 

Due libri grandi (in) cartapecora per le messe ; Il primo libro delle Messe 
è delle Domeniche, principia con l’Introito — Ad te leuaui animam meam - 
e finisce: — Vidi aquam — Il 2. libro è delle feste infra annum, principia 
per s. And. Apio — Introito (sic) Domini sicut mare Galileae —, e finisce 
con un credo. 

(V’è ancora un Antifonario stampato per li santi del nostro ordine con 
gl’introiti per le messe, mandato in luce per Ludovico Balbo già maestro di 
cappella del Santo da Padua). 

cc Anche abbiamo un libro mezzano di carta pecora per cantare feste 
solenni, doppie semidoppie, i Kirie, Venite, Gloria, Sanctus, Agnus Dei, se¬ 
quenza di morti, Vidi aquam, et cetera. » 

« Due salmisti vecchi, un martirologio: l’altro fu rubbato ». 

I pochi codici francescani rimasti nella « Comunale » di Fabriano non 
possono dare alla mia ricerca un contributo maggiore di quello che io ho 
esposto qui sopra. Ma nel sec. XVII non è solo il piccolo registro testé sfo¬ 
gliato a fornirci notizie dell’archivio di S. Francesco alle Logge. Un codice, 
pochi anni posteriore a quello, ma di diversa provenienza contiene citazioni 
importanti d’altri manoscritti posseduti dal Convento : ed è il Codice che lo 
Zonghi registra nell’innventario edito dal Mazzatinti, al n. 52 (1) col titolo 
Vita del b. Francesco Venimbeni (secolo XVU1 — in doppio esemplare (8W 
La paventisi, intanto, cronologicamente inesatta, (2) richiede una succio a 
illustrazione dell’opera e del ms. insieme. 

II Caldori, sacerdote fabrianese morto nel giugno del 1651 (3) compos 

parecchi anni innanzi a questa data una biografia del Venimbeni, che è ri¬ 
masta tutt’ora inedita e di cui si son fatte più copie. Io credo di non andai 6 
errato assegnando quest’opera al primo ventennio del sec. XVII, sebbene la¬ 
tore non dica nulla di preciso intorno a ciò nella sua prefazione. Ma le « ' 
queliti allusioni al suo tempo con la frase « al presente » verso la fine (e 
l’opera non vanno oltre it 1620 o il 1621. y 

Di più nel cap. 26 parlando della morte del Venimbeni dice clie^ 
giorno in cui questa avvenne è stato solennizzato come festivo per lo sp a ^ 
di poco meno che 300 anni, cioè fino all’anno in cui scriveva lui (*>• 

(1) Vedi Mazza-tinti, op. cit. Voi. I, p. 234. 

(2) Non stento a credere che qui si tratti di uu errore di stampa. 

(3) Vedi Marco aldi, op. cit. p.49. 9 u» 

(4) Le parole del Caldori sono queste : « Aggiungasi che il giorno de 


PICENUM SEBAPHICUM 


417 


poiché il V. è morto nel 1322, quest’anno verebhe ad essere il 1622 o meglio 

Come la Comunale di Fabriano conservi due esempiaridi quest’opera io non 
so dire (1) Ma mentre l’uno, quello cioè segnato mss. 116 è manifestamente 
una cop.a del 1677, l’altro « mss. 117 » non è certo se non sia piuttosto 
1 autografo del Caldori. Questo codice, infatti che è più completo del primo 
e o sontto in un carattere che può risalire benissimo a più di mezzo secolo 
ie io, ci si presenta in più luoghi cassato e corretto come l’originale d’uno 
scrittore che non contento del primo suo getto, torna daccapo e dove toglie 

n!I!f dgglunge ’ ? UI Sbercia, li sostituisce parole, frasi e periodi. Senonchè 
te correzioni non sono della stessa mano che ha scritto il codice: anzi 
uno fa credere, a vederle che appartengono all’autore dell’altro ms. il quale 
a ne hat “a alcuna ‘ Per tale ragione sopratutto l’esem- 

ZVvnll Cr ° n0l0glCamente anteriore all’altro non esce dai limiti del 
antico V Ed ° ra t0rnand ° alla mia ricerca mi varrò dell’esemplare più 

ognuno 1 2 3 4 i 6SSere 13 V , Ìta del Venimbeni n Caldori fece quello che farebbe 
assiilm A hC sapesse dove trovare materia più abbondante ed utile al primo 
potè dpi t V 7 a Se . ntlt ° pai ' larC ’ fra l aItro > d ’ una « Vita » scritta da un ne- 

iemno in mp ’ eSISte " te di « S ‘ Francesco. » Non mise 

P n mezzo e si reco subito a) Convento. Così egli racconta nella Prefa- 

* f6 f ÌV ° PW ' 10 Spazi0 di P° co meno 300 anni, 

< uire i,r b cl d ; UO r°T 11 P ° POl ° ° he C0DC ° rre a ui8itare - baciare « Pub- 

(1) V P °’ che d ° P ° tanto tem P° ancora si conserva intiero. » 

-Ma questo™? u a ° 0m " na ' e ne P osaiede anche un terzo esemplare nel 143. 

solo della nref • ^ ,?? f Incom P leto dell’opera del Caldori, mancante non 
ta mente attinenti?! anche di tutti <l uei ca P itol i che non erano stret¬ 

ti-, e adì t 8 : ", V ? del Venimb f ’ 11 èdel sec - XVIII, sebbene sia ane- 
due esemplai nno nnT l *" 11 f 006890 di Beatificazione (1774). Degli altri 

primo carL , P & k se S natura moderna « ms. 116 » l’altro « ms. 117. » Il 
dl » mani di?? 8 ? *" Mr \ e cartone > di sesto comune, in 98 fogli scritti da 

* della Libra * Vlta 6 Miracoli ' del B ‘ Francesco Venimbeni o 

* Minori Conieni rITi g '° 8 ° deII ’ ordine dì S. Francesco | sotto la Regola di 

* Pad ri I Coniata ? '‘i- 1 ? d ‘. CUl B ‘ Corpo 81 conserva intatto | nelle Chiesa di detti 

* All’anno 1*77 , V r ale ” tlB0 de ’ Presentati del Castello di Cerreto di Fabriano I 

* Mia scritta da'? La Tav ° lade ’ Ca Pl‘oli Contenuti | nell’opera | ed è l’istessa di 

* s - Niccolò . r > n Gl ° : f ntoni ° Caldori di Fabriano | esistente nella Libraria di 
" umne, i n i 7fi * esem P Iare mvece cartaceo, legato in carta pecora, di sesto co- 
' c °li del Beato v 8Cri “® tutte da una mano > ha per titolo : « Vita | Et Mira- 

* di S - Frances??? 00 Da Fabriano I Dell’ordine de’ Frati Minori Conventuali | 

‘ altf e memorie de’ S ? 6 Fondat ' on> de Conuenti e Monasteri e principali et 

* Ver m Auttori J Sant ‘ 1 6t Beatl ° he hann ° illustrato detta Terra | Raccolte da di- 
et scritture Autentiche | Da D. G. A. G. S. F. » 


No !» 1915 - Fascicolo III. 


or; 



















































































































































































418 


PICENUM SERAPHICUM 


zione questa sua visita : « Me n’andai perciò a ritrovare il P. Maestro Giro- 
ce lamo Pueri Guardiano della famiglia Serafica di Conuentuali e gl’esposi il 
« mio desiderio : il quale con somma prontezza mi guidò all’archiuio del suo 
« Conuento oue si conseruano le scritture di più di trecento anni addietro. » 
E qui il Caldori allude alla fondazione dell’Archivio: poi passa a dire quali 
furono i primi frutti delle sue ricerche, e aggiunge : « Et tra gli altri ritro¬ 
se vammo due libri in foglio scritti a mano, oue sono raccolte molte antiche 
« memorie della Religione, del Conuento et della Terra di Fabriano ». 
Nulla di ciò abbiamo visto nel catalogo precedente: ma il Caldori dà dei due 

libri una descrizione piuttosto minuta e dice che « l’autore di questi libri 

« fu il R. P. fre Domenico di Mariano da Fabriano dell’istessa Religione, 
« Bacelliere di Sacra Teologia, Guardiano più uolte di questo Conuento.... » 
Ouesto frate è quello stesso che abbiamo visto firmato sulla copertina de 
primo memoriale del sec. XIV descritto a principio della presente memoria. 

Quindi i due libri di Frate Domenico non possono essere stati scritti prima 

del 1533. Infatti il Caldori soggiunge che in un di essi si leggeva : « Inc'P 1 
« Vita Beati Patris fratris Francisci de Fabriano collecta per Venerandum 
« Patrem Fratrem Dominicum Bonauenturae Pesti de Fabriano eiusdem B. ra¬ 
ce tris Fratris Francisci Nepotem, filium sororis suae, loanna nomine, recopiata 
cc uero et nouiter exarata per me Fratrem Dominicum Ioannis Mariani Cr® 
cc de Fabriano sacrarum litterarum Idiotum et indignum Bacchalaureum • 
cc 23 Mensis lunij Anni Domini 1547. Adsit ergo principio Virgo Maria 
cc meo » (1). Le quali parole attesterebbero che il Caldori non abbia cono¬ 
sciuto l’originale del nepote del Venimbeni. Ma nel corso dell’opera 1 auto' 
par che si contraddica, poiché a c. 633 r. scrivendo: cc il primo autore de 
uita di lui racconta questo particolare » non può alludere che a Frate u 
menico di Bonaventura Festi. Di più a. c. 120 v. afferma: cc Questi miraco 
cc non si ritmano nel libro della uita che scrisse il Nepote del B. 1 aaio..- 
« Noi soggiungeremo qui sotto alcuni miracoli lasciati scritti dal suo Nip° • 
Probabilmente adunque il Caldori rinvenne questo codice mentre au 
deva a compilare la biografia del V., dopo cioè averne scritta la prefazione t • 


* 1 

(li A quest’opera accenna torse il Caldori, a. c. 55, r. quando dice che * 1 Q 
« celliere Domenico di Mariano registra un epitaffio che al suo tempo era “ e ^ 
. di detta stanza (ossia quella che avea ospitato un tempo il Serafico di Assis i ^ 
« si contiene breuemente tutta la detta historia » (ossia la stona d una prole 
medesimo Santo relativa al luogo dove sorse poi il Convento nel.1282).. op . 

(2) Del resto questa Vita fu pubblicata nel sec. XVIII poiché lo Sbarag j ra „- 
< cit., p. 221, col 2, parlando di fr. Domenico di Bonaventura dice : « ’ fflS . 

« cisci Fabrianensis.... ex vetustissimo Fabnanensis S. Francisci Coeno u , 

« paucis ab hinc annis ediderunt Act. SS. Collectores Bollandi to. 3. Apri . 

« ad diem 22, praefertque titulum hunc: Ìncipit Vita B. Patris etc. » 


PICENUM SERAPHICUM 


419 


Dell altro libro di frate Domenico di Mariano il Caldori non riferisce il 
principio: cita soltanto una parte dello scritto, che è la seguente « Ne mi¬ 
te reris, lector, me ulterius miracula seu uitam B. P. Fratris Francisci de 
« Fabriano non scribere, quia ego in quodam quinterno uestustissimo uitam 
« et miracula eius reperi, licet in aliqua parte prae nimia uestutate a talmis 
« consumpta fuerint, tamen quanto melius poterò loco suo Deo auxiliante su- 
« bscribam etc. » E queste parole sono sufficienti a far comprendere quale 
fosse il contenuto del secondo libro di frate Domenico, il quale avendo nel 
pnmo narrata la vita del Venimbeni, volle trattare a parte dei miracoli suoi. 
Quanto poi al cc Vetustissimus quinternus » non è chiaro a quale ms. preci- 
samente si riferisca. (1) 

Ma non finisce qui il racconto del Caldori. Seguitando a parlare di frate 
Domenico di Mariano aggiunge : cc Di più l’istesso Padre nè sopra detti libri 
« piu uolte fa mentione di un libretto scritto a penna dell’istesso Beato : que 
« sto ancora s’è ritmato nel detto Archiuio, doue il B. Francesco fa men- 
« tione di molte cose del suo tempo, della sua nascita e uocatione, e da altri 
<( particolari degni di perpetua memoria. » (2) 

II Caldori adunque ha potuto colsultare anche questa importante Cronaca 
personale e generale ad un tempo del Venimbeni che fu cominciata a scri- 
I ere nella seconda metà del sec. XIII e forse condotta fino alla morte del- 
ore. L dell’uso che egli ne fece è prova il ricordo dell’opera a c. 38 v., 

dpllà r (( ^ lta et ^ iraco * i dove il Caldori riferisce il latino stesso 
a cronaca per due fatti relativi al 1267 e al 1268. (3) 

bra i afo, del resto, sebbene non dica altro nella sua Prefazione, sem- 
foss/f 3 9VeSSe modo di Frugar ben bene nell’Archivio francescano e che 
richia aV ° nto dalla fortuna d* altre scoperte. La sua opera infatti è piena di 
tabrian 11 3 \ ISS Francescani che egli non può aver esaminati che nel Convento 
Mia s „ eS p ° n P arl ° d ‘ ap:une lettere apostoliche e bolle pontificie, di 
Potrei)tf** 103 G alcuni ad ' notarili che egli ricorda e trascrive, e che 
lude a) 6 aVei VISt ° altrove - Ma noto anzitutto che a c. 45 v. il Caldori al- 
( «na « relatione » che il Venimbeni avrebbe lasciato, intorno all’ln- 

h tempi deh * aUe V0 ' um ' Domenico di Mariano si conservavano ancora mss. 
^p. cit ri ooo aiaglia ne ^ a biblioteca di S. Francesco in Fabriano: cfr. Sbaraglia 
(2) Q COl ‘ 2 ‘ 

suoi ^nnalT° SQ ^ ^ Chronicon Fàbrianense che il Wadding ricorda spesso nei 
dall ° Sbarai r" (V * anni 1251 n ’ XXX > 1267 n ‘ IV efcc ‘) e registrato anche 
(B) Vi a a V * P* 2 ^ 2, co ^* ^ ^ ra °P ere del Venimbeni. 

^ancesco^^ 10186 anc ^ e a c * ^ r * con P ar °le • come racconta il nostro 
tato le virtù (V 6 a °* ^ r .’ C ° n le P arole * Hora fi nostro B. F... dopo aver raccon- 
1 quelli restringe il tutto in questo gratioso epilogo etc. » 



























































































































































































































































! 


420 


PICENUM SERAPHICUM 


diligenza della Proliimmta, cominciante con le parole: Ad memoriale in 
futurnn. Ego Frate, Francis* de Fabriano eie. . Pel a c. « r. accenna 
ad nn « racconto che (il V.) fa dei Ministri Generali dell’Ordine suo » e i 
questo racconto riferisce anche un brano. A c. 49 r. parlando degli studi 
del Venimbeni dopo la sua Professione religiosa dice: «In un libro antico d 
cc questo Conuento ho ritrouato scritte tra l’altre cose un indice di alcun» 

« libri che adoperò per i suoi studi il B. Francesco, quali fl j' on ° P 
« dei denari che lasciò il Padre per testamento a questo effetto. Tia 
« sono la sacra bibbia, molti auttori et interpreti sopra le sacre Sentent e, 

« come S. Bonauentura, l’Alessandro, il Cardinal Pietro Tarantasio del sac. 

« Ordine dei Predicatori: in oltre l’opere dei sS. Agestmo, Gn°lamo, G & 

« rio Ambrosio, et altre di S. Bonauentura: di Giovanni Valense con mote 
« espositori sopra i Salmi et altre parti del Vecchio e nuouo testarne^ , 

« molti trattati di Filosofia e scienze matematiche et altri uolumi sotto titolo 

« di Predicabili. » „ in i 

Di un simile acquisto di libri il Caldori fa parola anche piu innanzi, c 

a c. 60 r., dove afferma che con una parte dell’eredità paterna « .1 Ven 

« beni fece comprar libri per uso e comodità de Frati che attendevano 
« studio delle sacre lettere ». Ma forse l’autore con queste parole non 
cenna ad opere diverse dalle precedenti, Ip quali depositate nell archi 
tevano essere studiate egualmente da tutti ì Religiosi del Conve - 
poi all’indice ricordato dal Caldori è notevole anche 1 analoga tartina 0 
del Wadding il quale, pochi anni dopo di lui (1), affermava: « In ei_ 

« menta quae morienti (Francisco) supererai et apud Mmores a »i 
« servantur habetur etiam Indiculus librorum quos em, fecit pecun a a p 
« suo ultimis tabulis in hunc finem legata. » (2) Ora no. non pos amo i 
ugualmente, poiché l’indice che si conservava ancora verso la meta 
XVII è scomparso in seguito pur esso in un col libro antico in cu j 
letto il Caldori. Ma se in quell’epoca sopravviveva questo misero cab ^ 
mss. acquistati dal Venimbeni erano già quasi tutti perduti. Lo dice 
dori stesso nel periodo che segue a c. 49 v: « De quai libri un s s 
cc troua al presente coneruato da Padri come reliquia con opinione che s. P |# 
cc e fatica desistesse Beato, il che io non ardirei di affamare P # 
cc ritrouo nel numero de’ libri comprati per essecutione del testaci 

« suo Padre, come di già abbiamo detto». .. i( 

Il Caldori, se pure era in grado di farlo, non doveva lasciate d P 

(1) Nota che il Wadding si stabilì in Roma nel 1618 e vi mori nel ^ 

rante questo tempo compose i suoi Armale* Minorum: cfr. la sua Vita 
primo volume dell’edizione romana del 1730. 

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PICENUM SERAPHICUM 


421 


un po’ meglio la perdita di tanti mss. Io ho già detto a principio quali po¬ 
tessero essere l’epoca precisa e le circostanze che la determinarono. Ma, 
nulla di assoluto si può affermare intorno ad un vero e proprio saccheggio 
di codici. Intanto gli è così che dei libri del V. appena uno potesse vederne 
il Caldori, cioè quello che conteneva i Predicabili ì citati da lui poco prima. 

Intorno alla sostanza di questi cc Praedicabilia conventus » il biografo dice 
(c. 50. r.) che comprendevano « più di cinquanta discorsi o materie predica- 
« bili, tolte dalla Scrittura, ornate et amplificate, con similitudini, compara¬ 
te tioni, esempi e sentenze dei filosofi et altri scrittori sacri e gentili, onde 
« riescono fioriti e più copiosi i trattati, il primo de’ quali è sopra la dignità 
« et officio del Sacerdote Euangelico et del Prelato... » 

Ma sebbene il Caldori dubiti che tutta l’opera sia stata scritta dal Ve¬ 
nimbeni, non può fare a meno di creder suo il primo dei trattati contenuti 
nel volume che egli potè consultare. E lo allega ricopiandolo in appendice 
alla cc Vita e Miracoli » col titolo seguente : « Praedicabilia — E diuinae 
« Scripturae locis excerpta — De officio ac dignitate Praelati et Sacerdotis 
« — Euangelici — Quae prima leguntur in uetusto Codice manu scripto 
<( B. Patris Francisci Fabrianensis — Ordinis Fratrum Minorum Conuentua- 
« lium. — Caelum mihi sedes est etc.... — tue enim sumus ordinati. » (1) 
11 contenuto di questo « trattato » è un commento continuo ai Profeti, agli 
Apostoli ed ai Padri della Chiesa. Ma l’importanza del documento sta nell’es¬ 
sere la copia di una scrittura del sec. XIII, poiché il Caldori accenna al ms. 
prima di parlare nel cap. XI della fondazione del Convento entro Fabriano 
(1282). Ed il Caldori aggiungendolo alla sua opera ha fatto che si conservasse 
forse l’unico documento che qui si abbia della dottrina del Venimbeni. Ma io 
credo che questo non sia completo nella copia del biografo. Il quale del resto 
r»on pone termine al cap. IX « Vita et Miracoli » senza riferire un lungo 
discorso latino del medesimo Beato intorno a S. Bonaventura. Ma da quale 
scritto l’abbia egli tolto non dice. Senza dubbio si tratta qui d’un altra opera 
del Venimbeni esistente nell’Archivio e che al Caldori, per solito sufficiente- 
m ente accurato, è sfuggito questa volta di ricordare. 

Dopo il volume de « Praedicabilia » sembra che al biografo del sec. 
A^ll rimanesse da conoscere ben poco della produzione letteraria del Venim- 
beni depositata nell’archivio di S. Francesco in Fabriano. Il C. infatti solo a 
c - 3 2 r. facendo la storia del Capitolo Provinciale della Marca congregatosi 

0) V- o. 16 i e seg. Questo documeuto del resto si trova soltanto ricopiato in 
^ Uel ms • che io credo autografo, del Caldori : nella Copia di Valentino de’ Presentati 
all’estratto del sec. XVIII manca del tutto. Il Wadding lo chiama tractatulum ed 
^giunge : « quem ms. habeo in nostra hac sancti Isidori bibliotheca. * (Ann. Min. 
C ' VI, P- 386). 





























































































































































































422 


PICENUM SEBAPHICUM 


nel 1319 in questa città per opera del V. mostra di attingere alcune notizie 
da una memoria che (egli) lasciò scritta di questo Capitolo; e poi più nulla. 
Ma se noi pensiamo alla mole e all’argomento del suo lavoro, dobbiamo dire 
che il biografo era stato abbastanza fortunato nella sua ricerca di fonti sto¬ 
riche fornitegli dall’archivio fabrianese; anche se non vi aveva rinvenuti tutti 
gli scritti del suo protagonista. Ed egli era tanto persuaso di non essersi po¬ 
tuto servire di tutto il materiale bibliografico antico relativo alla sua opera 
che a c. 120 v scriveva : cc bisogna necessariamente credere che ui siano 
« altre scritture che trattino della vita del B. Francesco, le quali non siano 
cc state ritrovate ancora da noi: che se mai uerranno in luce, la vita di que- 
« sto B. potrà comparire al mondo assai più copiosa etc. » Ma la speranza, 
purtroppo, rimase speranza. Dunque o i frati del Convento sottrassero allo 
studio del Caldori qualche documento, ciò che non si concilia facilmente con 
le accoglienze che il medesimo biografo dice nella Prefazione di aver ricevute 
dal P. Guardiano D. Girolamo Pueri, o, come è più probabile, l’esito infrut¬ 
tuoso di queste ultime sue ricerche è l’effetto di perdite importanti avvenute 
già da prima nel seno dell’Archivio. 

L’opera del Caldori non pare fosse nota al Wadding, il quale con la cita 
mai. Ma non si può dire ugualmente che il grande cronologo dell’Ordine non 
abbia attinto anch’egli e spesso a documenti e mss. del Convento di S. Fran¬ 
cesco alle Logge. Dei « monumenta monasterii fabrianensis » che egli ri - 
chiama nel Yol. IV degli « annales », della « Francisci Fabrianensis Chronica 
Marchiae et Fabriani » (1) e delle « Legendao tres b. Francisci Fabrianen¬ 
sis » che si trovano indicate nell’elenco bibliografico premesso al Voi. 1 del- 
l’istessa opera, egli non può aver preso conoscenza che per il tramite del 
suddetto Convento. Lo stesso dico dei « sermones multi », dell’ « Ars prae- 
dicantium » e del « De ventate et excellentia Indulgentiae S. Mariae de 
Portiuncula. » (2) che 11 Wadding. attribuisce al Yenimbeni negli « scripto- 
resOrdinis Minorum, (3). Tutte queste opere, forse, si conservavano ancora 
manoscritte alla metà del secolo XVII nell’archivio di S. Francesco in l <a ' 
briano. 

Ma i mss. che più tardarono a scomparire furono certamente le crona¬ 
che degli avvenimenti claustrali e cittadini, che, opera giornaliera e paziente 
dei frati fabrianesi erano anche da questi più gelosamente custodite. Il Gl1 " 

(1) V. Sbaraglia, op. cit., p. 252. Questa cronaca secondo lo Sbaraglia, doveva 
contenere anche VOpusculum de serie et gestis ministrorum Generalium, ricordato a 
Wadding nel voi. IV degli Ann. p. 276, come scritto dal Venimbeni. 

(2) Caldori, c. 45 v.. e Sbaraglia, p. 252. 

(3) Pag. 115. 


PICENUM SEBAPHICUM 428 

e il Guerrieri, autori d’un opera oltreché inedita incompleta intorno a Fabriano 
e scritta tra il 1707 e il 1709, ricordano ancora una cronaca del 1378 (1) 
e un altra del 1519 (2) esistenti ancora ai loro tempi nell’archivio dei 
Minori Conventuali di S. Francesco. La prima avrebbe accennato al fatto d’un 
saccheggio avvenuto nella città, sotto la signoria e col consenso di Guido 
Chiavelli saccheggio di cui pare non s’abbiano altre testimonianze; la seconda 
si occupava delle tragiche conseguenze dell’altra luttuosa depredazione com¬ 
piuta in Fabriano dalle milizie spagnole condotte da Ugo di Moncada, viceré 
di Napoli, nel 1517. Ma purtroppo queste cronache che potevano spargere 
tanto lume sulla storia di Fabbriano, si trovavano già senz’ordine a principio 
del sec. XVI11 per confessione stessa dei due suddetti scrittori. 

In seguito nessuno fa più menzione di cronache compilate in questo 
Convento ad eccezione dello Sbaraglia, il quale attribuisce al Venimbeni un 
vero e proprio Chronicon Fabrianense. (3) Baccolgo da lui l’argomento prin¬ 
cipale che adduce a conforto della sua opinione e che ci fa conoscere un 
altro ms. antico esistente ancora nell’archivio poco prima della soppressione 
del 1810. (4) Egli dice : cc Exstat adhuc autographum Opusculum Fabriani 
« in Archivio Conventus S. Francisci ms. Chartac. in 4 ubi plura de rebus 
(l patrii solummodo Conventus S. Francisci chronologice (B. F.) adnotavit. » (5) 


(1) Vedi G. e G: « Memorie storiche di Fabriano », c. 118 r. 

(2) V. op. cit., c. 112 v. — Trascrivo quii anche il brano di cronaca che è stato 

^portato dagli autori delle « Memorie » e che credo inedito : « In quo mense prae- 

* cedenti Festum S. Andreae fuit emissus e fenestra media Salae Superioris Palatii 

* Dni Potestatis versus Fontem, Vincentius Venantii de Floribus ilio tunc5 primus 

* Prior aeu Confalonerius Populi et Com. Terrae Fabriani, et in mane sequenti in 

* Pesto S. Andreae e praedicta fenestra precipitata luit Joannes Guglielmus Nicolai 

* Joannis, quae omnia tuerunt perprerata (sic) ot ordinata a quodam viro nomine Zo- 

(< bieco cuisdam Francisci Zobicchi filius, et ab eius consortio et assessori Tobaldo 

* Petri Angeli Guerreris, qui subverterunt sua industria totam Terranei, et gentem, 
et in isto conflictu primitus interfectus fnit quidam Monacus S. Blasii Ioe: Bapta 
domine filius cuiusdam Baldi Baiini et in medio.... videlicet in 5 noetis bora inter- 

* fectus fuit Franciscus pret. Jois Guglielmi filius, et etiam interfecti fuerunt Ser Joan 

* ^ e °rgium Seri barn (sic.) Com. et Terrae Fabriani unacum fìlio suo infirmo quie- 
scenti in Grabato. Et propter ista et inulta alia his similia Ego Frater Dominicus 
e g* et exercui officium Guardianatus cum labore et erumma in vigliis multis nec non 
Propter bellegerosos in Conventi! existentes fui in fame et siti et pluries mala (sic) 

<( babui in vigiliis multis. » 

$) V. op. cit. p. 252. 

v4) Si noti che lo Sbaraglia mori nel 1763, ma il suo Supplementum non com- 
rve corretto e pubblicato prima del 1806. (Vedi VAdmonitio editoris premessa a 
T^sta edizione.) ^ 

(b) Lo Sbaraglia prosegue a dire cosi : « In exteriori libri operculo, antiquo 
Car actere, posteriori manu legitur : In isto libello sunt antiquitates loci et ru- 






















































































































































































424 


PICENUM SERAPHICUM 


Ma oltre al Venimbeni avrebbe lasciato memorie della Comunità in questo 
libretto il Vignuzzi e forse anche altri. Il Yenimbeni vi aveva trascritto gli 
atti conventuali più antichi, le Bolle e le cause del suo tempo. Ciò ren¬ 
deva soprattutto pregevole il libretto, tanto più che di questi documenti non 
abbiamo ora che un incompleto catalogo manoscritto. Esso risale per la sua 
grafia al secolo XVIII ed io ora lo pubblico per la prima volta così comesi 
trova deposto fra le carte deH’Archivio Comunale di Fabriano, in un foglio 
separato scritto per metà. (1) 

« Catalogo delle Bolle Originali ed altre scritture autentiche spettante al¬ 
l’Ordine dei Minori, ed alla Chiesa, e Conuento di S. Francesco di Fabriano, 
che si conseruano nell’Archiuio di Esso Conuento. 

1. Bolla Originale di Papa Onorio III che concede al P. S. Francesco 
di poter celebrare priuatamente i diurni officii nelle Chiese dell’Ordine in tempo 
di Generale Interdetto. Data l’anno 1222, 5 aprile del suo Pontificato l’anno VI- 

2. Bolla Originale d’Alessandro Papa IY che prescriue l’abito a frati 
Eremitani di S. Agostino a distinzione di quello de frati Minori. Data in Boma 
l’anno 2 del suo Pontificato. VII Kalendas Martii 1256. 

3. Bolla Originale d’Alessandro IV che concede Indulgenza di 100 
giorni ad istanza del Ministro e Frati Minori di Fabriano nelle feste del 
P. S. Francesco, di S. Antonio e S. Chiara. Data in Anagni l’anno 2 del suo 
Pontificato Idibus lulii 1256. 

« bricae privilegiorum Ordinis et alia notabilia : nani circa medium habetur: Privde- 
c già et copiae privilegiorum, quae sunt in loco. In nomine Domini Amen. In r* 

« scripta sunt omnia privilegia quae sunt in loco Fabriani, quae ego fr. Nicholutms 
« Vignutii hic contavi. Anno Domini MOCCLIIH: et in fine : In nomine Donun 
« Amen. Anno domini MCCOLXIIII de mense Madii. In vigilia Sancti Venanti 
« fuit congregatimi provine, capitulum fabr. in adiutorium capituli promisit Como 
c Fabr. c. lib. etc. etc: et in posteriori operculi parte, recentiori manu habetur: 

« isto libello sunt multa antiqua Conventus scripta manu beati patris fratrie Francl 
« sci de fabriano: s: de mutatione loci et de domibus emptis curn bullis et *P S,S ca ' 
« sis quae qnidem sunt in loco in cassa nucea. Et plura alia sunt bic exarata. « 

« pore domini Joannis Papae 22 obiit beatus Franciscus de Fabriano die 22 Ap 
1322. » Forse le parole scritte sulla copertura del codice si debbono a quel ° B 
fr. Dominicus Johannis Mariani de Fabriano che nel 1533 scriveva un’avverten 
simile sul Memoriale del Yignuzi, e che il Caldori dice autore di due libri. 

(1) L’ho potuto copiare per gentilezza speciale del bibliotecario Sig. l & . 
Zonghi, che ringrazio sentitamente di questo e di molti altri favori da lui 0 e 
durante le mie ricerche. Questo catalogo però dovrebbe completarsi con le * ^ 

apostoliche ed episcopali pubblicate da Wadding (Annales, t. IV, p. 81. 61. Wh ^ 
quella del Vescovo di Camerino: In universis Christi etc. portante la data 
Giugno 1398 e trascritta dal Caldori a c. 138 v. 140 r. (op cit.), con una Bolla ■ 
Concessione di Alessandro VI (1457) ricordata dal medesimo Caldori a c. 58 y., 
che cogli atti di fondazione e di donazione del 1234 e del 1282 richiamati i P ^ 
dal dilli e dal Guerrieri (op. cit., c. 21 r.) il secondo dal Caldori (op. cit., c. » 


PICENUM SERAPHICUM 


425 


4. Bolla Originale del Cardinale Simone del Tit: di S. Martino, Legato 
della Marca che concede Indulgenza di 40 giorni a chi aiuterà con limosina 
i frati Minori a stabilire la loro residenza dentro Fabriano, doue si erano 
trasferiti per gl’incommodi che prouauano nel p. Convento che era fuori nella 
Campagna. Data in Pesaro V Idus Februarii, Pontif. Clementis IV anno 2.1267. 

5. Bolla originale di Clemente IV, che concede Indulgenza di cento 
giorni a chiunque darà limosina prò consumanda fabrica della Chiesa de frati 
Minori di Fabriano. Data io Viterbo l’anno IV del suo Pontif. X Kalend. 
lulii 1269. (1) 

6. strumento originale dell’Attestazione fatta da fra Benedetto d’Arezzo 
sopra l’Indulgenza di Porziuncola, scritto in Pergamena dal Notaro Giovanni 
Camalasciate a dì ultimo Ottobre 1277. 

7. Bolla Originale di Rambotto Vescouo di Camerino che Concede In¬ 
dulgenza d’un anno e 40 giorni a tutti quelli che visiteranno il luogo, il 
giorno dell’immissione della prima pietra da lui benedetta per la Chiesa, che 
si uoleua Fondare da Frati Minori sotto il Tit. di S. Maria dentro Fabriano. 
Data in Fabriano alli 8 di Maggio 1292 del Pontef. di Nicolò IV l’anno IV. 

8. Patente Originale d’Inquisitore Haereticae pravitalis — In provincia 
Marchiae Anconitanae in Ciuitate Urbini et eius Dioecesis et Montis Feretri. 
In persona di fra Francesco da Fabriano, spedita da fra Peruzzino Prouin- 
niale nella Marca nel Capitolo celebrato in Offida a 8 di Maggio 1359. 

9. Bolla Originale di Gioioso Vescouo di Camerino, che douendosi im¬ 
piegare la quarta parte de Beni lasciati nella sua Eredità da Filippo Giacomo 
Zuzii per la fondazione d’una Cappella nella Chiesa di S. Francesco di Fa¬ 
briano, e per sostentamento d’un Religioso Sacerdote dell’istesso Conuento, 
ehe ne fusse Cappellano e non essendo sufficiente d’assegnamento per le cose 
predette dispensa che possa erogarsi il tutto in ornamento e vantaggio della 
Cappella Maggiore di d. Chiesa. Data in Camerino a 26 Maggio 1375. 

10. Bolla Originale di Papa Nicolò V sopra il Possedere, diretta « Ge- 
n &ralibus et Prouincialibus Ministris et Custodibus Uniuersis Ordinis Fratrum 
Minorum. » Data apud Urbem Veterem Decimo Kalendas Decembris, Pontif. 
5nn ° DI, 1449. » 

Qui finisce il documento con cui chiudo la mia memoria. La quale, sebbene 
scarso risultato di pazienti ricerche, non riuscirà forse guida del tutto inutile 
* chi voglia conoscere le vicenda e l’importanza dell’antico archivio di 
■ Francesco alle Logge. (2) 

G) E’ stata trascritta per intero dal Caldori (op. cit., c. 35-36) 

G) Questo studio interessantissimo del Dott. Enrico Filippini, sull’Archivio Con- 
yntuale di Fabriano, è stato pubblicato nella Miscellanea Francescana di Foligno. 
Cfr ‘ *>!• V, p . 179-191. 


































































































































































































































































426 


PICENUM SERAPHICUM 


URRIfì 

Statuti òel monte ài Pietà ài Cingoli 

fondato da Fra Lorenzo di Roccacontrada. 

(Contin. fase. 1., p. 143) 


De Rectoribus deputandis ad conservationem, et 
gubernationem Montis, et de pecuniis dandis in manibus 

officialis. ii. 

Item che per la prefata Communita o deputati da essa 
se habbiano ad eleggere et deputare tre huomini de buona 
fama, et buona reputatione della detta Terra de Cingulo acti 
et idonei ad tale officio deputati et soprastanti curatori rectori 
et proveditori allo essere, augumento, et conservatione del 
prefato Monte, Quali con verità, utilità ed fideltà habbiano 
ad procurare le intrate, et ordine et conservatione del prefato 
Monte quali se habbiano ad dare el consegnare allo officiale, 
che sarà eletto al detto Monte fiorini cinquanta di moneta 
per ciaschuna fiata, et non più, Quali dicto Officiale habbia 
ad prestare alli bisognosi con el pegno per le loro necessità, 
et finiti de imprestare li dicti cinquanta Fiorini et dicto 
Officiale ritorni, et mostrando prima per el suo libro alli 
prefati tre soprastanti li dicti cinquanta a lui consignati, et 
ad chi, et con che pegno sono prestati li prefati soprastanti 
gli facciano dare successive de fiata in fiata attri cinquanta 
fiorini de la dieta cassetta mostrando prima per suo libro b 
impresti facti ad chi, Quanto, et quando, et con que pegu° 
come e dicto de sopra. 

Quod Priores et Rectores non possint recipere 

nec retinere De pecuniis Montis. ii>* 

Item che li prefati Sig.' Priori Rectori et soprastanti 
possano, ne debbiano recevere ne tenere alcuna quantità 


PICENUM SERAPHICUM 


427 


denari ne pigni del pretato Monte sotto pena de li quattro 
doppi di quel tanto che loro recevessero o tenessero : ma solo 
dicti danari debbiano fare mectere et trarre de dieta Cassetta 
et ciascheduno possa accusare chi contra facesse et de dieta 
pena el terzo ne habbia lo Accusatore el terzo el Monte, et 
lo altro terzo lo Officiale che ne farà executione. 


De Officialibus eligendis Et de salario 

Officialis. iiii. 

Item per dare cascione et ordine de provedere de suffi¬ 
cienti Officiali et administratori del prefato Monte statuimo 
et ordinamo che per li dui homini deputati al alla 

confectione de esso Monte se debbiano imbussolare dece o 
quindeci lochi cioè- Ciptadi Terre et Castelli convenienti lon¬ 
tani da Cingulo al meno diece miglia luna et de esse imbus- 
sulate omni anno se ne cave una per scartina o pallotta ed 
a< l quella sera cavata per pallotta se mande la electione, che 
glie piccia elegere et mandarce un bono idoneo et sufficiente 
rasionero et legai notano da approbarse per esse communita 
ad chi le manderà dieta electione con la copia delli presenti 
capitoli, et de altri se havessero ad ordinare nel dicto Monte 
liciti tamen et honesti, et Quello electo nominato et dato per 
quella Communita sia per conducto et tenuto per idoneo et 
ie gittimo Officiale alla administratione de dicto Monte per un 
^uno da comenzare ad quello tempo parerà alli prefati dece 
deputati, et così successive sequiti dicto ordine de anno in 
anno et quolibet anno cum salario di tre fiorini prò quolibet 
'Ucnse da doverseglie pagare da mese in mese per rata de 
al tempo che haveva servito delli denari delle intrate de dicto 
iuonte et scriveva di sua mano lo recevuto per suo salario 
bel libro del uscita de dicto Monte. 


De Mansione Officialis et Quod se absentare 

non possit. v. 

r Item Chel prefato officiale debbia stare et fare continua 
esi dentia in la terra de Cingulo in la casa et stantia glie 















































































































































































































































428 


PICENUM SERAPHICUM 


gara deputata per li prefati soprastanti et de essa terra durante 
el tempo del suo offitio non se possa assentare per nessuno 
modo ne per nisiuna casione senza licentia delli Sig. 1 Priori 
et delli Rectori deputati alla conservatione de esso monte Et 
absentandose altramente oltra li deci dì perda il salario de 
quello mese che lui stesse absente, et li Priori et deputati 
predicti non retenendoglie decto salario per dieta absentia et 
absentandosene con dieta licentia non possa ne debbia star 
absente ultra deci dì al tempo del suo pagamento cadano in 
pena di un ducato de oro per ciascheuno applicato per un 
terzo allo accusatore L’altro terzo al Monte, et l’altro terzo 
al Officiale ne tara executione. = Calotius. 


Quod Officialis refirmari non possit. vi. 

Item statuimo et ordinamo che el prelato Officiale così 
avuto per uno Anno non se possa ne debbia per alcuno 
modo refirmare ne stare piu che quello anno ma successive 
si proveda per lo altro successore secondo lo ordine predicto. 
alla pena se contene nel precedente capitulo. 

De sumptibus victus seu cibariorum Officialis. vii. 

Item statuimo et ordinamo che in perpetuo durando el 
dicto Monte come speramo esso Officiale habbia la spesa de 
mangiare et bevere con li Magnifici Sig. 1 Priori et a la lor° 
mensa a tutte loro spese, et che li prelati Sig. 1 Priori per » 
sustentione de diete spese habbiano dei coppetti di grano pr° 
quolibet mense de grano comunis. 

De quantitate mutuanda per officialem. viij. 

Item statuimo et ordinamo che el prefato Officiale dell^ 
denari allui consignati et dati de cassetta per impresta 
infino alla Quantità dei doi fiorini ad ciascheuno bisogni 
domandante sola della Terra, et territorio de Cingulo, overo c 
tinuo habitante in essa terra o territorio per qualunque ieg 


PICENUM SERAPHICUM 


429 


lima, et honesta necessita allo homo domandante et con el 
piglio sufficiente del valore al manco del terzo piu della 
quantità prestata, secundum comunem hominum extimationem, 
et per tempo solo de sei mesi continui da seguitare dopo lo 
iacto impresto, et contrafacendo dicto officiale al dicto capi¬ 
tulo cada in la pena delli quattro doppi della Quantità pre¬ 
stata da retenerse del suo salario, et applicando ut sopra^ 


De libris emendis et retinendis prò iuribus et computis 

Montis. viiij. 

Item che per ordine et conservatione de esso Monte se 
compere tre, o quattro libri in uno se scriva tutte le intrate 
de dicto Monte et le Quantità messe in la dieta cassetta et 
donde et da chi et per que modo siano venute diete intrate 
per offerte o relieti, o per altra via et modi pervenute al 
dicto Monte et tutte pecunie, et quantitate pervenute al 
dicto Monte se debbia mettere et conservare in dieta cassetta 
da darse et consignare al prefato Officiale de cinquanta in 
cinquanta fiorini per prestare alli bisognosi come e detto cioè 
in una parte del dicto libro, et in altra parte de dicto libio 
se debbia scrivere et tenere conto de tutti quelli che pre¬ 
stassero licite dicto Monte per alcun tempo et se faranno 
creditori per reharveli, et similiter in la dieta pai te de cre¬ 
ditori se scriva et note le restitutione de tutti danari e cose 
da lor prestate per altra liscita cascione allor debite, in uno 
altro de dicti libri se scriva et note tutte le uscite de dicto 
Monte, cioè in una parte li denari dati al prefato Officiale 
per prestare alli bisognosi et in una altra parte in dicto libio 
so scriva et note tutte le spese extraordinarie del decto Monte 
et in una altra parte nel dicto secondo libro se scriva et note 
Il denari se pagaranno al prefato Officiale per el suo salario, 
e t detto recevuto se scriva et note per esso Officiale cioè che 
de mano sua. Et in l’altro terzo Libro se scriva et note per 
esso Officiale tutte le quantità che per lui se prestala cioè 
^ chi quanto e quando et con Que pigno et faccia le bollette 
a coloro alli quali dara danari le quali bollette contengano 
el dì el nome da chi receva et la Quantità de denari prestati 
et lo pigno recevuto specificatamente e chiaro. 














































































































































































































430 


PICENUM SERAPHICUM 


De tempore quo stare et iacere debeant accepta 

et de pignoribus vendendis. x. 

Item Che li pegni dato al detto Officiale si debbiano 
raccogliere fra li dicti sei mesi, et se fra dicti sei mesi non 
seranno ricolti dalli patroni finiti li dicti sei mesi li prefati 
Reofori deputati collo prefato Officiale insieme lo settimo mese 
debbia fare pubblicare quattro bandimenti sopra li pegni 
recaduti et non recolti, cioè in bandimento per ciascheuna 
settimana del dicto septimo mese pel trombetta del comune 
al banco in la loggia del comune dove se pesa la seta: pre¬ 
sente sempre el dicto Officiale con doi al manco de dicti 
Reofori deputati, et con uno delli Regolatori Et lo dicto 
Officiale scriva in un suo bastardello tutte le offerte, et finiti 
li quattro dicti bandimenti uno dì de la ultima septimana 
del dicto septimo mese pureehe non sia Domenica ne altra 
festa commandata da la S. ta Madre Chiesa se vendano li dicti 
pigni recaduti et non recolti se consegnino et trasactinsi liberi 
al dicto più offerente, et de quello sera venduto dicto pigno 
al più offerente se retenga per el Monte la quantità prestata, 
et tutto se remetta in dieta Cassetta del Monte excepto quello 
sopravanzasse ultra la dieta quantità prestata quale sopra¬ 
vanzo remanga in mano de dicto Officiale et incontinente se 
renda al padrone che impegno o ad altri che per lui legitti¬ 
mamente pigliare potesse, et retardandose overo contrafacen- 
dose ad alcuna delle predio te cose li prefati Deputati et 
Rectori del dicto Monte, et lo dicto Officiale cadano in pena 
de’ doi ducati di oro per uno per ciascheuna fiata da appb 
carse per la meta al prefato Monte, et per l’altra meta allo 
Officiale ne fara executione. Et lo dicto Officiale sia tenuto 
con diligentia curare che nel iacere de dicti pegni impegnati 
non curra el tempo ultra li dicti sei mesi come e dicto desopra 
sotto la dieta pena de doi ducati de oro incurrenda per 
passando il dicto septimo mese senza fare quanto de sopra si 
contiene da retenerse del suo salario. 

Quod mutua fiant egenis prò propriis tantum 

et honestis et necessariis usibus. xi. 

Item che quelli che vorranno diete pecunie per lo modo 
predicto siano tenuti jurare che ne habbiano bisogno p er a 


PICENUM SERAPHICUM 


431 




loro vita o necessita de loro o de loro famiglia o per altra 
legittima o honesta necessita et non per alcuna ribalderia 
ne cosa dishonesta et chi li vogliano per se o per la sua 
famiglia et non per altra persona et se alcuno contrafacesse 
cioè che acceptasse per iocare o per fare altra spesa superflua 
vana et dannosa o che acceptasse per altri che per li sopra 
dicti perda el suo pigno el quale se possa et debbia vendere 
senza impedimento alchuno et de quello sopravanzara ultra 
la sorte prestata se ne dia el terzo allo accusatore provando 
che tra doi dì depoi li accaptati danari quello abbia iocato 
o facto altra spesa superflua o deshonesta. L’altra terza poi 




et intendendosi puro che in caso che tale accaptante perda 
el pegno come e decto sia libero dalla obbligatione de resti¬ 
tuire li denari sopra quel pegno accaptati. 


Quod pignora et mutua refirmari non 

possint. xij. 

Item che li pegni tanto recaduti quanto non recaduti 
non se possano reaffirmare più per alcuno modo ne rescosso 
Se possa impegnare se non passato octo dì depoi che sera 
^scosso sotto pena de uno ducato doro da retenerse per li 
prefati rectori et soprastanti del Monte del salario di esso 
Officiale contrafacendo puroche l’uno el l’altro impegnamento 
aia» facto al tempo del medesimo Officiale o alias se provi tale 
Officiale bavere havuta notitia del primo impegnamento. 

Quod Debitor durante mutuo accepto aliud 

accipere non possit. xiij. 

Item che colui el quale haveva havuti sino in doi fiorini 
^presto per sei mesi ino che sta debitore de essi non ne 
P°ssa havere prima renduti quelli possa recurrere pure per 
^■Dta quantità et non piu per sei mesi, ma quando ne havesse 
llav uti mancho de dicti doi fiorini possa et recurrere per el 
Su Pplemento fino in la dieta quantità de doi fiorini con altri 
Pegni. 
















































































































































































































































432 


PICENUM SERAPHICUM 


Quod Debitor referat politiam accepti mutui. xiiij. 

Itera che quando el padrone tornara ad rescotere el suo 
pegno sia tenuto ad reportare la poliza, la quale li lece dicto 
officiale de que, et quanto habbia havuto et del pegno impe¬ 
gnato la quale se per caso l’havesse perduta debbia iurare 
havere nel Monte tal pegno et dare sufficiente recolta allo 
Officiale de cavarlo senza danno et poi le sia restituito el 
pegno in continente facta la restitutione della quantità pre¬ 
stata al prefato Monte sotto pena de uno ducato d oro allo 
Officiale per ciascheuno pegno che tradasse (sic) lo Officiale 
de rendere allo patrone. 


(Continua) A. Anselmi 



« Essendo scindo Francesco in età d’anni xliii nel M c cc°Iiiii°, ispirato 
da Dio, si mosse della vai di Spoleto per andare in Romagnia con frate 
Leone suo compagno; et andando, passava a pie’ del castello di Monte 
Feltro [Sanleo]; nel quale castello si facea allora un grande convito e corteo , 
per la cavaleria nuova [conferimento cavalleresco] d’uno di quelli conti di 
Monte Féltri. Udendo sancto Francesco di questa sollennità che vi si facea,, 
et anche [udendo che] ivi erano ragunati molti gentili huomini di diversi 
paesi, dixe sancto Irancesco a frate Leone: Andiamo quassù a questa festa, 
però che, co l’aiuto di Dio, noi faremo alcuno buono frutto spirituale >■ 


(Fioretti, l a consid. sulle Stimate) 



Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Autorità Ecclesias tlC ® 


Artidoro Ortolani, Gerente responsabile 

MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AVV. FILIPPO GIOROffiTTI & C ' 


Fascicolo N. 4. 


TRE1A (Macerala) 


25 Agosto 1915. 


PICENUM SERAPHICUM 

PERIODICO BIMESTRALE FRANCESCAKO-STORICO-CRITICO-REGIOKALE 

Firmo XU - Serie Seconda del “ Crocifisso Redentore,, 


« Proferet de thesavro suo 
nova et vetera ». 

Matth. XITI, 52. 

INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO 


Studiamo la nostra storia - La Direzioniti .Pag. 43B 

2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia {Contili.) . . » 441 

3- Beato Angelo Clareno dei Minori (Contili.) - Il Direttore ...» 450 
4. Montefeltro e la donazione della Verna: Balla Gerusalemme Celeste 


del Galiucci . » 457 

5- Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del 

sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. (Contili.) ...» 483 

6 . I Nostri Santi: Martirologio Piceno . . -.» 492 

7- Pagina d’oro: Una visione di fra Corrado d’0(fida .» 502 

Repertorio bibliografico: dalVopera del P. Giacinto Sbaraglia: Serie 

seconda: Scrittori del sec. XIV .» 504 

9 * iscrizioni lapidarie. » 513 

10 - i Ministri Provinciali delle Marche.» 519 

Collezione Storica: dai libri , dai giornali, dalle riviste .» 529 

La Provincia Riformata delle Marche nel 1837 .» 544 

^3. Varia: Statuti del Monte di Pietà di Cingoli .» 570 


. Si prega di leggere le Notificazioni 
1,n Quarta pagina della copertina 


MACERATA 

PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO 
AVV. FILIPPO GIORGETTI 









































































































































































































































































































































































u 




già 


IL CR 0 nei 550 REDEnTORE 




PUBBLICAZIONE BIMESTRALE 

PER CURA DELLA MlNORlTICA PROVINCIA DI S. PftCltìCO DlVl»! 

Diretta dal P. CIRO da Pesaro O. F. M. 

Condizioni di Abbonamento. 

. L. 1 

PER L’ITALIA t0 

PER L’ESTERO • • • • '. 

1. _ il » Picenum Semphicum » in ogni suo fascicolo 

bimestrale avrà non meno di 144 pagine. 

2. _ I Collaboratori che pubblicheranno non meno » 
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata con 
nente i detti due lavori. 

3. _ Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo 
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della ca 
relativamente al numero delle copie desiderate. 

4 _ Non si accettano abbonamenti per apph ca 

di Messe. 

5 . — Gli aderenti riceveranno il primo iascico ^ 
naio-febbraio : a chi. dopo ricevuto il primo numero ■»» p 
vierà la quota di abbonamento, non sarà piu spedito 

riodico. e fio 

g _ Non si concedono numeri di saggio senza 

invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi 
n amento. 


STUPIAMO LA NOSTRA STORIA 


L’eccellenza vera di una provincia claustrale può desumersi 
da diversi capi : i principali sono indubbiamente l’antichità di 
origine ed il grande numero degli uomini distinti per santità, 
dottrina e magnanime imprese. Questi due capi, per la Marca 
francescana, sono bellamente sintetizzati in quella descrizione 
che della medesima danno i Fioretti di S. Francesco : « La 
provincia della Marca d'Ancona fu anticamente, a modo che 
’l cielo di stelle, adornata di sancti frati: i quali, a modo che 
luminari del cielo, ànno aluminato et adornato l’Ordine di 
sancto Francesco et il mondo con esempli et con doctrina ». 
La parola anticamente abbraccia tutto il secolo XIII e presenta 
la più pura, la più genuina e la più fedele delle tradizioni, arri¬ 
vata con poca fatica ed incorrotta ai primi del secolo XIV (1). 

Eccettuata la culla dell’Ordine, privilegiatissimo Oriente 
Serafico, nessun’altra provincia minoritica nell’Italia e nel 
Mondo universo può vantare di sè stessa una definizione così 
lusinghiera la quale sia contenuta in uno dei tanti documenti 
litichi che formano la critica base della vera storia france- 
s cana. E’ un primato invidiabile ed invidiato di cui i minoriti 
piceni vanno con tutta ragione superbi, poiché esso dice tutta 


(1) E’ ormai accertato che i Fioretti di S. Francesco, traduzione ed 
e ^orazione italiana degli Actus , o Flores , od anche Moretum , non furono 
Scritti nè da uno solo, nè in una sola volta. Gli Actus possono essere 
m due parti principali : la prima fu scritta nel secolo XIII ed 
? bra °cia quanto è narrato dei frati Bernardo, Masseo, Bufino, Silvestro 
^°n e e S. Chiara : nella seconda, scritta più tardi, si hanno le biografìe 
} molti santi frati della Marca. Un brano degli Actus, e precisamente la 
c ^ Usura del capo IX, parlando della parte più antica dei Fioretti , afferma 
f ! Hanc historiam habuit frater Jacobus de Massa (di Fermo) ab ore 
[,Tls Leonis, et frater Hugolinus de Monte Sanctae Mariae (Montegiorgio) 
per° re dfcti fratris Jacobi, et ego qui scrissi ab ore fratis Hugolini viri 
t fide digni. » Cfr. Sabatier, Collection d’etudes et de documents , 

lini ’ — Come si vede, la tradizione orale non ha dovuto percorrere 

PitoT s ^ ra, d a per arrivare anche sino allo scrittore degli ultimi sette ca- 
s tell f 1 P ar te in cui troviamo la definizione della nostra Marca 

di ff’ a ^ a prima metà del secolo XIV, poco dopo la morte (1822) 
ra te Giovanni da Fermo, detto della Verna. 

Anno 1&15 - Fascicolo IV. 


28 



























































































































































































































































































434 


PICENUM SERAPHICUM 


l’eccellenza di questa stellata provincia, addita quale sia il 
vero suo posto nella grande famiglia del Poverello d Assisi, 
insegna come tanto tesoro debba essere da tutti gelosamente 
custodito. Chi ignora questo primato si dichiara subito incapace 
di apprezzare le vere glorie francescane della provincia cui 
appartiene e per la quale tutto dovrebbe essere consacrato, 

mente e cuore, azione e vita. 

Ma questo primato sarebbe ben poca cosa per il Piceno, 
e non direbbe tutta l’eccellenza della sua regionale famiglia 
francescana, qualora non si fosse certi della sua meiavigliosa 
influenza, la quale ha attraversato sette secoli, suscitando 
dovunque e sempre le più sante, le più instancabili eneigie 
di una operosità incomparabile, ed è arrivata fino a noi m 
tutta la sua bellezza fattiva, nella sua piena ed alta poten¬ 
zialità, non ostante mille opposizioni ed innumerevoli ostacoli. 
Diciamo fino a noi, perchè non risponderebbe a verità chia¬ 
marci tardi nepoti dei grandi che vissero nei primi secoli 
dell’Ordine a Fabriano, in Ascoli, in Ancona, a Forano, a 
Sanseverino; diciamo fino a noi, perchè non si arriva mai 
tardi e non si è mai troppo lontani da un primato di gloria 
quando tutti gli anelli formanti la lunga catena della nostra 
genealogia presentano, sebbene in modo diverso, la medesun 
resistenza, le stesse qualità dei primi. Per tal modo noi do- 
biamo riconoscere la nostra mediata ed immediata discende 
da quei francescani, che hanno saputo incominciare e con i- 
nuare, per una serie mai interrotta, ad imprimere sul suo 
piceno orme indelebili di santità, di studio, di sapere, 
abnegazione, di apostolato, di eroismo, di operosità e di ter 
carattere cristiano-religioso-civile. 

Abbracciare e valutare nel suo vasto complesso q ue 
veridica affermazione è dato solo a chi di proposito svog 
ad una ad una le pagine tutte della nostra storia contenuta 
tanti codici, nascosta in tanti archivi, incompletamente sp 
pagliata in tante pubblicazioni. Da tale visione, da q . 
studio analitico dipende il giusto apprezzamento di ciò g 
francescani delle Marche sono ora, di quello che erano i» 
di quello che furono dal secolo XIX al secolo Xii • . 

pleiade di santi fratelli, eletta schiera di maestri e dot 
falange distintissima di banditori evangelici e di 
missionari, corona fulgida d vescovi e prelati, numero g 


PICENUM SERAPHICUM 


435 


di benefattori del popolo, stuolo larghissimo di zelatori per 
la pace e per la civiltà, la nostra Marca francescana è stata 
sempre dal suo inizio sino ad oggi una serie ininterrotta di 
uomini grandi i quali non solo meritano, ma devono essere 
da noi studiati con ogni impegno, con vero interesse. 

Ed è a questo scopo che le pagine del Picenum Seraphicum 
sono aperte a tutti: esse vengono in aiuto agli studiosi, agli 
amanti ricercatori della nostra storia, a tutti coloro che nella 
vita francescano-picena vogliono giustamente vedere i frutti 
speciali di una esistenza secolare: esse vengono in aiuto a 
noi che dobbiamo in modo speciale esser sempre pronti a 
rispondere con la verità dei fatti a tutte le calunnie lanciateci 
in volto da una società, intollerante e troppo libera, la quale 
non solo soffre malvolentieri la nostra presenza, ma si ostina 
ancora nella negazione della nostra vera importanza storica: 
esse vengono a noi che dobbiamo nella memoria del passato 
attingere sempre nuove energie per l’avvenire, incombendoci 
il sacro dovere di una continua e fedele imitazione. Nella indi¬ 
scutibile eccellenza della nostra regione minoritica sappiamo 
vedere l’alta missione cui siamo destinati dalla provvidenza 
a difesa dei diritti divini, alla grandezza del nostro spirito, 
al bene del civile consorzio. Ciò che hanno saputo fare tanti 
Mostri illustri fratelli procuriamo di farlo noi pure: così solo 
potremo essere i continuatori fedeli delle nostre sante tradizioni. 


* 

* * 


, , A facilitare questo studio, più volte, e con viva insistenza, 
e ritornato alla nostra mente il pensiero se non sarebbe utile 
a tutti i lettori del Picenum Seraphicum avere sott’ occhio un 
adice alfabetico presentante i nomi dei nostri paesi marchi- 
^ lan .* ? quelli degli individui degni di speciale memoria, sog- 
&otti importantissimi di studio storico, dei quali si sono già 
Occupati tanti cronisti antichi e moderni. Tale indice, secondo 
°i, avrebbe un duplice interesse : 1° facilitare agli studiosi la 
c erca dei materiali per le molteplici biografie : 2° far gustare 
epe ai meno studiosi, sia pure superficialmente, la ricca 
0 . e . data alla storia dalla nostra regione. Poiché pochi sono 

&S 1 i fortunati possessori di ricche biblioteche strettamente 


































































































































































































































486 


PICENUM SERAPHICUM 


francescane, così moltissimi si trovano che, volendo occuparsi 
di una semplice biografia, non hanno il mezzo di procurarsi 
la maggior parte di quei libri che solo sono al caso d in¬ 
dicarne le fonti critiche e di fornirne gli storici docu- 

Provare che tali indici tornerebbeio grandemente utili 
per tutti, anche prescindendo dal duplice interesse di cui si 
parla, lo stimiamo superfluo. Quante volte, infatti, non accade 
di avere un libro storico per le mani, di vedere in esso un 
nome che c’interessa, e poi rimanere inermi perchè non si 
può consultare altri autori o perchè ci mancano, o perche 
«'ignorano, o ancora perchè non si crede che altri ne parlino. 
Forse questa è una delle principali ragioni per le quali abbiamo 
tante moderne biografie assai deficienti nella loro base sto¬ 
rico-critica, quindi del tutto incomplete ed inutili. Vero e che 
il Picenum Seraphicum, continuando la sua pubblicazione, 
man mano completerà le innumerevoli biografie de’ suoi 
grandi: però il suo cammino, oltre ad essere assai lungo e 
difficile non può dare a noi una certezza assoluta di mici 
gustare tutto intero il suo vastissimo programma. Il pensiero, 
dunque, di presentare ai lettori questi indici bibliografici 
sembra lodevole sotto ogni riguardo non solo, ma utibssim 

per lo studio della nostra stotia. •, 

Qui, peraltro, sorge subito una difficoltà circa il metoa 
da seguire. Allo sguardo del lettore farebbe, forse, maggi 
impressione un completo indice con il relativo cenno i 
grafico sotto ciaschedun nome; mentre, invece, per la esali 
compilazione dell’indice meglio si presterebbe seguire seco 
per secolo i principali cronisti dell’Ordine, dando alfabetica 
mente l’elenco dei marchigiani contenuti nelle loro opei • 
Sebbene questo secondo metodo abbia il suo mconvenien - 
cioè la ripetizione dei medesimi nomi nella variata moltep 
cità degli autori da consultarsi, pure lo preferiamo al pn® ' 
L’inconveniente della ripetizione sarà molto diminuito, poi . 
classificheremo in tanti gruppi, e secolo per secolo, gu 
cronisti, presentando ai nostri lettori una via facile e sic . 
per vedere subito e l’epoca approssimativa m cui visse ^ 
vari soggetti dei quali vogliono occuparsi, e la fonte?*, 
meno sincrona cui attingere con maggior sicurezza gli eleni 
storici per uno studio in proposito. 


PICENUM SERAPHICUM 


437 


Primo Gruppo — Secolo XIII. 

I. - Fr. Leone: Speculum perfectionis (1227) (1). 

IL - Fr. Tommaso da Celano: a ) Vita prima (1228; b ) Vita 
seconda (1245); c ) Trattato sui miracoli (1245) (2). 

III. - Leggenda versificata: Il più antico poema della Vita 
di S. Francesco d f Assisi (1230). (3). 

(1) In questo primo gruppo sono classificati i principali biografi e 
cronologi del secolo XIII. Essi sono i più noti, i più autorevoli ed anche 
i più facili ad essere consultati da tutti gli studiosi di cose francescane. 
Non mancano nel secolo XIII altri scritti nei quali qualche volta sono 
nominati e la Marca ed i suoi frati, come ad esempio : Vita et Verba del 
B. Egidio d’Assisi, Opuscola di S. Francesco, Extractiones dalla Leggenda 
antica ecc., ma li abbiamo omessi sia per facilitare le citazioni, sia an¬ 
cora perchè i classificati ci sembrano più che sufficienti al nostro scopo. 
Lcr lo Speculum Perfectionis ci serviamo della critica edizione del P. Leo¬ 
nardo Lemmens : Documenta antiqua franciscana. Quarracchi 1901, tip. 
S. Bonaventura, parte seconda. 

(2) Il P. Edoardo d’Alencon, Minore Cappuccino, nel campo dei no¬ 
stri studi è oggi una indubitata autorità. Nel 1906, Poma Desclèe Lefe- 
ovre e C., ha pubblicato il suo eruditissimo lavoro su tutti gli scritti di 
ha Tommaso da Celano, premettendovi una ricca prefazione « Prolego- 
mena » nella quale non solo ci dà la vera biografia dell’antichissimo 
scrittore, ma anche una consultata e discussa bibliografia circa tutti i co- 
uici esistenti e perduti dai quali egli ha desunto il testo critico dei mss. 

Celano. E’ un volume in 8 di p. LXXXYII-481, che ogni studioso 
dovrebbe possedere e dal quale noi abbiamo preso le nostre citazioni. 

la Vita Prima del Celano è da raccomandarsi ancora il Codice di 
I allerone, pubblicato per la prima volta dall’eruditissimo Monsignor Mi¬ 
chele Faloci Pulignani, Foligno 1910, Società Poligrafica F. Salvati. 

(3) Dal bibliotecario della Comunale di Assisi, il Prof. Antonio Cri- 
® 0±a ni, fu pubblicato il testo di questa Leggenda e composta la sua let- 
p , e haduzione in versi sciolti. Il Cristofani trovò la Leggenda sancii 

sancisci versificata, scrittà poco prima del 1235 e dedicata a Gregorio 
^ in un miscellaneo membranaceo (A.-182) appartenente all’archivio del 
^°^ ven to <P Assisi : nell’occasione del VII. Centenario dalla nascita 
' % Grafico Fondatore la rese pubblica, dandole l’indovinato titolo « Il 
Df antico poema della Vita di S. Francesco d } Assisi. » Prato 1882, Pa- 
t^ eri Ghiasti editore-libraio. E’ un bel volumetto in 8 di p. XVI-287. con- 
n< : n h i CLX capitoli della Leggenda ed una erudita prefazione nella 
111 6 - ^ ^stofani illustra brevemente le quattordici scritture contenute 
n C ^ a ^° miscellaneo. La Leggenda sta al numero 11. — Cfr Miscella - 
ea francescana , voi. IV, p. 33-34. 














































































































































































































































































438 


PICENUM SERAPHICUM 


IV. - Dialogus de yitis sanctorum eratrtjm minorum (124B) (1)' 

V. - S. Bonaventura: Legenda major (1263) (2). 

VI. - Fr. Salimbene da Parma: Cronaca (1283-1287) (3). 

Leggere in questi primi biografi dell’Ordine il nome della 
nostra Marca, quello di diverse sue città e di alcuni illustri 
piceni, lo teniamo a grande onore. Siamo al primo secolo 
della Famiglia francescana e la nostra regione non è sfuggita 
allo studio di questi scrittori i quali, sia per i fatti quivi 
accaduti in relazione con il S. Fondatare, sia per i frati piceni 
che emergevano fin dagli inizi, hanno tracciato quelle prime 
linee storiche che poi tanto si sarebbero aumentate da for¬ 
marne non pochi volumi. Non deve sfuggire che i detti bio¬ 
grafi, eccettuato il Dialogus e la Cronaca del Salimbene, m 
queste primitive elaborazioni, fondamento indubbio di storia 
critica, non avevano che uno scopo, anzi unico obbiettivo, a 
Vita cioè del serafico Patriarca dei poveri, Francesco d’Assisi: essi 
non scrivevano la storia dell’Ordine, ma quella dell Oriente ian 
cescano; non ci davano le biografie dei frati, ma quella del santo 
Fondatore, toccando con brevi cenni, e quasi incidentalmente, i 
soli primi seguaci, le prime reclute della nuova milizia. L’indice, 
pertanto, che presentiamo sotto questo gruppo del secolo Nili, 

(1) Questo Dialogo, opera del nostro Fr. Crescenzio Grizi da Jesi, 

fu scoperto dal P. Leonardo Lemmens alla Vaticana nel codice pergam 
naceo 847 e pubblicato dal medesimo a Poma nel 1902, tip. Salustia • 
Il volumeltto, in 8 di p. XXIII-122, è preceduto da una copiosa mtro 
duzione nella quale il P. Lemmens parla del codice, dell’autore, della ma 
teria e fonti del Dialogo e della sua utilità. -n 0 t- 

(2) Per un esatto concetto circa la Legenda major del beranco 

tore S. Bonaventura rimandiamo il lettore alla Cito di 8. Francesco 
sisi scritta da Giovanni Joergensen, Palermo 1910, libr. mternaz. Alb 
Reber: Introduzione, p. 71-78. Le nostre citazioni sono estratte dal «m 
Vili « Opera omnia S. Bonaventurae, » Quaraccln 1898. „ ^ 

(3) Carlo Cantarelli tradusse, sulla edizione di Parma (1857), la o 
naca di Fr. Salimbene, corredandola di molte note:illustrative . q ^ 
traduzione italiana fu stampata dall’editore Battei, Parma 1882, n ^ 
volumi. L’edizione parmense del 1857, abbracciando solo il P ^ 
1212-1287, è incompleta, quindi incompleta pure e la traduzione a ^ 
tarelli della quale noi ci serviamo. Il Salimbene scrisse la 6 io c 
cinque anni (1282-1287), incominciandone la narrazione dal libi 

cane dunque 45 anni. Nel Monumenta Oermamae,, vo\ XXXli-XA■ 
è stata nuovamente pubblicata, Holder-Egger 1889, dal codice 




PIOENUM SERAPHICUM 439 

non può essere che numericamente limitato, poiché nè la 
Marca, nè i frati piceni furono il soggetto dello studio, delle 
ricerche e degli scritti di quei primi biografi. Eppure, eccettuata 
l’Umbria ed il suo gran Santo, integrale ed esclusivo soggetto 
del loro lavoro, essi si sono abbastanza occupati del Piceno 
e dei piceni a preferenza di tante altre provincie francescane 
officialmente e giuridicamente create nel Capitolo del 1217 
dallo stesso santo Fondatore: ciò serva in parte a confermare 
la nostra affermazione circa l’importanza di questa stellata 
Provincia e la necessità di studiarla con vero intelletto d’amore. 

INDICE BIBLIOGRAFICO 


LE CITTÀ. 

ANCONA : II. ») p. 57-58 : c ) p. 361-375 ; - III. cap. cui, p. 172 ; 
ca P- civ, p. 174; cap. cxxvii, p. 230; - V. p. 531-554-566-556; - YL 
voi. I, p. 829. — ASCOLI PICENO : II ») p. 64, n. 62 : «) p. 387 ; - 
III. cap. cxv. p. 204-205; - V. p. 556. — VI. voi. i, p. 187 ; voi. ii, 
p. 44. — CAMERINO: II. a ) p. 141: °) p. 410, n. 136: - IV. p. 75, 
n - U; -VI. voi. ii. p. 44. - CINGOLI: VI. voi. ii, p: 44. — FABRIANO; 
VI- voi. ii, p . 44. — FANO: IL a ) p. 138, v; p. 145, ix; p. 148, n: °) 

P- 4 19, n. 164 ; p. 383, n. 70; p. 412, n. 146 : - V. p. 561 : - VI. voi. i, 

P- 17-18-21-165. — IESI: VI: voi. i, p. 22-247. — MARCHE: IL») 
P- 79-80, n. 77-78-79; p. 147, xv: p. 148, i: b ) p. 181, n. 81; p. 249, 

n ' 106: °) p. 878, n. 58; - cap. cxxix, p. 234; - p. 554-563; - VI. voi. i, 

P- 203 ; voi, ii, p. 44. — MATELICA : VI. voi, ii, p. 44. — OSIMO : 
11 a ) P- 79, n. 77-78: - IV. p. 73, n. 1; p. 74. n. 5; p. 75, n. 8-10. — 
p AUSULA (Montolmo) : II. d ) p. 427, n. 186. — RIPATRANSONE : 
^ P- 74, n. 3. — SAN SE V ERIN O MARCHE: II. ») p. 80, n. 78; 
P- 148, n. 146; - °) p. 378, n. 58; p. 412, n. 146; - cap. cxxvm, p. 332; - 
J 1 2 3 ' v °f n. p. 44. — SENIGALLIA: VI. voi. n, p. 51-69. — TOLENTINO: 
11 d ) p. 393, n. 104. — URBINO : VI. voi. i, p. 87. 

I NOMI. 

agostino da recanatl vi. voi. n, p. 236. — anconitani: 

u '°)p. 387, n. 85. — BONAGIUNTA DALLA MARCA: VI. voi. n, 
P ' Uo - - CRESCENZIO DA IESI: II. b ) p. 167-168, n. 1-2: - IV. 






















































































































































































































































440 


PICENUM SERAPHICUM 


p. 1: - VI. voi. i, p. 80. — GIOVANNI DALLA PENNA S. GIOVANNI 
(Fermo) (1) - GRAZIANO D’OSIMO : IV. p. 78-74-75. — GUIDO DA 
MONTEFELTRO: VI. voi. i, p. 261; voi. ii, p. 29-51-64. — MARCO 
DA MUTINO (Montefeltro) : VI. voi. i, p. 186-187; voi. n, p. 109. - 
MONALDO DALLA MARCA: II. a ) p. 51, n. 48; «) p. 843, n. 3; - V. 
p. 515-545. — NICOLÒ DA MONTEFELTRO: VI. voi. n, p. 116-117.— 
PACIFICO RE DEI VERSI: I. p. 71-75; - II. b ) p. 232, n. 82; p. 249, 

n. 106; p. 273, n. 137:°) p. 343, n. 3; - V. p. 515-545-569. — PAOLO 

DALLA MARCA (da Spoleto) Provinciale della Marca : II. a ) p. 79, 
n. 78-79 ; - III. cap. cxxvn, p. 230; cap. oxxix, p. 232-234; - IV. p. 82-83. — 
PELLEGRINO DA FALLERONE: I. p. 45. — PIETRO DA PAUSULA 
(Montolmo) : IV. p. 88-89-90. — RIZZERIO DALLA MUCCIA: II. a ) 
p. 51, n. 49-50: b ) p. 204, n. 44; - III. cap. xcvi, p. 160. 

Nessuno si dia a credere che in questo primo secolo del¬ 

l’Ordine le nostre Marche abbiano dato alla storia francescana 
un sì scarso contributo di soggetti degni di speciale memoria. 
Lo abbiamo detto: gli scrittori del primo gruppo, eccettuati 
il Dialogus ed il Salimbene, sono in modo esclusivo biografi 
di S. Francesco e non cronisti dell’intera milizia serafica. 
L’indice bibliografico desunto dai medesimi non poteva darci 
di più, è vero, ma ciò che ci ha dato non è in realtà poca 
cosa. In seguito altri storiografi si sono occupati dei grandi 
seguaci del Poverello d’Assisi: tra questi il nostro Piceno 
presenterà, come vedremo, il suo largo stuolo di santi e dotti 
frati, i quali realmente « a modo che luminari del cielo, ànno 
aluminato et adornato l'Ordine di sancto Francesco et il mondo 
con esempli et con doctrina ». 

La Direzione 

(1) E’ nominato nella Cronaca di Fr. Giordano di Giano (1263) : 
Analecta Franciscana, Quaracchi 1885, t. I, p: 3-18. Questa Cronaca no 
l’abbiamo inserita nel gruppo, perchè, trattando essa della sola ancia 
dei francescani in Germania, al nostro scopo è di poco giovamento. 

« La vera carità compatisce e non aggrava, copre e non disvela ^ 
colpe altrui ». 


B. Bernardo D’Offida Capp- 


PICENUM SERAPHICUM 


441 


CONVENTO MINORITICO DEL SS.MO CROCIFISSO IN TREIA 

-—=> io—- 

A completare la storia di questo convento, oltre la 
pubblicazione del documento antico e della relazione ms. del 
1837, non sarà inutile seguire il Libro maestrale , ms. del 1727 
di cui è stato dato un cenno in principio del presente lavoro (2), 
stralciando dal medesimo ciò che stimiamo più meritevole di 
essere ricordato. 

I. — Le Campane. 

Pag. 81. — « Memoria delle Campane di gusta nra 
Torre, e loro discrittioni. » 

Campana Maggiore. 

MENTEM SANCTAM_ SPONTANÉU HONOREM = DEO, ET 
PATRIAE LIBERATIONE M. D. XXVIII = TEMPORE PRIORA- 
TUS FRATRIS OCTAVIANI DE BRISCIA = CONS : DE ASCULO 
MEM : FECIT. 

Campana Seconda. 

DEO CRUCIFIXO PUBL. EROGATO AERE CONFLARUNT 
J XXIIII. — MENTE SANCTA SPOTANEA, HONOREM DEO, 
ET TATRIAE LIBERATIONE. 


Campana Terza. 

DIE 26 MARTI,! 1725 JGNEO GLOBO PERCUSSA TURRI, DE¬ 
CT 0 CULMINE, ET PRECIPITEM REDDITA AUXILIO S. PA- 
^HALIS, BEATISSIMAE VIRGINIS M., ET SS: CRUCIFIXI PA- 

fao ■ Continuazione : vedi fascicolo 1. p. 5-21 : fascicolo 2. p. 149-162 : 
C %° 0 3 - P- 299-311. 

Dfr. Picenum Seraphicum, fase. 1. p. 5, docum. n. 344, nota 2. 


















































































































































































































































































442 


PICENUM SERAPHICUM 


TROCINIO FIRMATA, AO RESTITUTA. CAPANA HANC IN AMPL : 
FORM : REDAT : EX ELEEMOS : FR CAROLES DE MONTECCHIO 
GUARD. MEMOR : POSUIT. ANNO 1782. COSMUS TORELL : EPS 
OAMER : ET FABRAN : CONSECR : 

Pag. 82. -— L’impronto della Campana Maggiore, da un 
lato una Croce fiorata, dall’altro la Madonna col Bambino 
Giesù, dal terzo S. Sebastiano, e due Angeli, che tengono un 
Stemma di una Campana, e sotto questa una Stella. » 

« L’impronto della Campana Seconda da un lato la Ma¬ 
donna col Bambino Gesù, dall’altro lo Stemma deH’Ilìma 
Communità di questo Luogo di nove Monti, e due Rose, che 
li framezzano, dal terzo San Sebastiano, e due Angeli, che 
tengono l’istesso Stemma di una Campana con sotto una Stella». 

« L’impronto della terza Campana da un lato la fami¬ 
glia Sacra con con sottoscritto = Anna = dall’altro la Bea¬ 
tissima Vergine con sotto = Maria = e dal terzo lato il 
Ssmo Crocefisso con sotto = Crocefissa — de quali nomi uieue 
chiamata la Campana, cioè Anna Maria Crocefissa. » 

« Questa Terza Campana a tempo de PP. Fiesolani, che 
abitarono questo Conuento si trouaua nella suddetta Torre, 
et era di peso libre Vuentisei. Si ruppe questa del mese eh 
Maggio in fine della seconda Guardiania del P. Carlo di Mon- 
tecchio, e non fu rifatta sino all’anno 1726 del mese di Set¬ 
tembre, mentre il sudetto P. Carlo era stato fatto nuouainente 
Guardiano per la. terza volta, che poi la fece rifondere 
S. Seuerino dallo stesso Campanaro, che (82 r.) rifuse il Cam* 
panone di detta Città, et accrescere di scielto metallo sino 
al peso di lib. duecentequattro, et alli 18 di Nouembre de 
l’istesso Anno anche benedire, et ungere sollennemente nella 
Chiesa Collegiata da Mons. Cosmo Torelli Vescouo di Came¬ 
rino nostro diuotissimo sotto l’inuocatione di Anna Man 
Crocefissa come sopra. Per rifare questa Campana sino collo; 
catione nella Torre fu speso Scudi quarantadue, delli q ua 
dodici ne lasciò nella sua morte Fra Gio : Batta Bella de 
Spetia di Genoua, che fu Tertiario di questo Conto per 
spazio di Anni quaranta in circa e se ne fa mentione in q u ^ 
sfanno 1728 terzo del gouerno del sud. 0 P. Carlo, il quale c 
tale occasione ricavò le su dette intentioni, e le pose in q 11 
sto Libro a perpetua memoria. » 


PICENUM SERAPHICUM 


448 


« La su detta Terza Campana si conseruò intiera sino 
all’Anno 1732, nel quale alli 22 di Giugno solennità del Cor¬ 
pus Domini, sonandosi per un’improuiso temporale con tur¬ 
bine, e tirata a tutta forza indiscretamente da un Contadino 
mentre li Religiosi erano alla Processione, ribalzò li poli 
fuori de Piumaccioli e cadde dalla Torre, e si diuise in più 
pezzi, nel qual tempo essendo Guardiano per la quarta uolta 
il sopradetto P. re D. Carlo la fece nuouarn.* 6 rifondere in S. Gi- 
nesio dal Campanaro Filippo Caiota, nel mese di Ottobre del- 
l’istess’Anno con la medesima (83 v.) iscritione, e memoria 
del fuoco, che cadè sopra questa nostra Torre, che era. nella 
prima espressa, con hauerlo accresciuta di peso sino al numero 
di libre quattrocentouenti, dico Lib. 420. per fare un giusto 
e bel concerto con le altre due maggiori, come riuscì perfet¬ 
tamente bellissimo, con sodisfatione, e piacere di tutta la Pa¬ 
tria, auendo così pensato, e uoluto lTllmo Sig. Pietro Castel¬ 
lani Sindico Apostolico mentissimo del Conuento. Per rifondere, 
e t ampliare detta Campana fu speso in tutto (sino alla sua 
coilocatione nella Torre a lato della seconda Campana) scudi 
settantadue 72 de quali ne furono somministrati, scudi Tren- 
tadue da Benefattori, quale il sudetto Prelato uolle benedire, 
et ungere solennem. te in questa nostra Chiesa in giorno di 
domenica, che fu li 18 di Gennaro 1733 sotto la medesima 
itvocatione de SS. mi Nomi di Anna, Maria, Crocefissa, come 
111 quella si vedono scolpiti con li sudetti impronti, et alzata 
e posta al suo sito il giorno 22 detto, dedicato a S. Agnese. 
C°n questa nostra Campana unitamente fu benedetta, ed 
onta la nuoua Campana unitamente fu benedetta, et unta 
a nuova Campana Maggiore di Santa Maria di Paterno 
Afusa dalla Casa Fortunati sotto l’inuocatione della B. ma 
Uergine, e S. ta Catarina de quali nomi uiene chiamata detta 
ani pana, cioè Maria Catarina. » 


Pag. 83. — « Memoria della Consacrazione delle due 
Pipane Maggiori ». 

« Propose da alcuni anni a dietro Mons. re Torelli 
( j 0stro dignissimo Vescouo di uolere benedire, et ungere le 
c ^ e Campane Maggiori, e Seconda, non essendoui memoria, 
6 da altro Prelato fusse ciò stato fatto, ma non hauendo 
















































































































































































































































444 


PICENUM SERAPHICUM 


potuto effettuarlo sin qua nel tempo solito a qua risedere, 
per varij impedimenti di sua indispositione, di contrarietà di 
tempi, o di douere ritornare in Camerino ; Finalmente in 
quest’anno 1784 che è Guardiano per la quarta uolta il P. Carlo 
da Montecchio correndo bellissimi tempi si portò qua li 18. 
Febraro, riceuto a sono di tutte le Campane, e da tutti li 
PP., e Religiosi alla porta della Chiesa, oue celebrato Messa 
al SS. mo Crocefisso, et accompagnato da Suoi assistenti, ePP., 
ascese alla Torre, che trouò serrata nelli Fenestroni a tra¬ 
montana, ponente, e mezzo giorno, et adornata a modo di 
Cappella con sedia Episcopale, et ogn’altro commodo neces¬ 
sario per li paramenti, utensili, e sedili assistito dalli Sig- 
Agostino Jacomelli suo Caudatario, e D. G-io : Batta Monte- 
cucchi Vicario Curato dell’Insigne Collegiata, e seruito da 
tutti li PP. Sacerdoti del Couto, con tutte le formalità so¬ 
lenni, e possibili, benedisse, et unse ambedue le suddette Cam¬ 
pane, la maggiore sotto l’inuocatione della Beatissima Vergine , 
e del Serafico nostro Patriarca S. Francesco, e la seconda sot- 
(84 v.) to l’inuocatione della stessa Beatissima Vergine, e di 
S. Sebastiano auuocato di questa nostra Terra, de quali nomi 
uengono chiamate le sudette Campane, cioè Maria Francesco ., 
e Maria Sebastiana. Poppo di che sceso il Prelato, e riposa¬ 
tosi alquanto in conuersatione de PP. Religiosi, accompagnato 
da medesimi sino alla porta del Conuento, e ringratiato, m 
suono di tutte le Campane, se ne ritornò al suo Palazzo, douo 
il P. re Guardiano con altri PP. si portarono a nuouamente 
ringratiarlo del fauore, et honore fatto a questa Chiesa, e 
Conuento. » (1) 

(1) Nel 1752 fu fatta rifondere la quarta campana, già rotta, e c0 j, 
locare sulla torre in sui primi di aprile: il suo peso e di libre 525: 0 
Guardiano il P. Filippo da Cingoli. Docum. cit., p. 96 v. — Alla c£ G 
pana maggiore si ruppe, nella terza festa di Pasqua del 1801, f anello, 
legasi il battaglio : fu fatta trapanare dal Guardiano P. Felice da 1 ^ 
tecassiano a Macerata dove trovavansi dei bravi fonditori rimine 8 *- ■ 
lavoro importò la somma di scudi 13,59. —Il Laico fr. Patrizio da 
fece fare la campana piccola del peso di libre 126 e dal Guardi 
P. Giacomo da Sammarcello fu fatta rifondere la terza campana, m* 
mente rotta nel 1802. I due lavori furono eseguiti in Trovigiano di•A 
goli dalla ditta Pasqualini e collocati sulla torre nel settembre del 
alla terza campana si aggiunsero altre 100 libre di metallo : cfr. L* 0 
cit., p. 109 r., Ili v. 


PICENUM SERAPHICUM 


445 


II. — Solenne Processione dei Crocifisso. 

Pag. 91 — « Memoria dell’estrattione di questo Nro SSmo 
Crocefisso, alla Chiesa Collegiata di qsta lllma Terra, fatta li 
10 luglio 1745. » 

« Ritrouandosi oppressa questa Terra, o noncupata Città 
di Montecchio da male espidemico come uenne giudicato da 
Sig. 1 ' 1 Professori, cagionato dalla permanenza, fatta per lo Spa¬ 
tio di giorni 40 dalle Truppe Austriaci le, e osseruandosi la 
stragge, che detto male cagionaua n solo dentro la d. a Terra 
ma etiandio per tutto il Contado, fatte a tal fine molte, e 
diuerse Orationi Pubbliche, come diuerse Processioni sì colla 
Miracolosa Imagine del SS. mo Crocifisso di Sirolo, che sì cu¬ 
stodisce nella Chiesa dei P. P. Filippini, sì colla statua di 
S. Rocco, che si conserua nella Chiesa Collegiata, tutto per 
implorare dalla Dna Clemenza l’aiuto, e liberatione da si per¬ 
nicioso male, ne con ciò placandosi affatto lo sdegno della 
Mna Adirata Giustitia li Sig. ri del Pubblico adunato un Ge¬ 
nerale Consiglio, risoluerono fare estrarre il N. ro SS. mo Croce¬ 
fisso per tenerlo esposto per uno solenne Continuo Triduo 
nella predetta Chiesa Collegiata, e a tal fine furono destinati 
Se i Sig. n Deputati, quali douessero il tutto preuedere acciò 
douesse d.° Triduo riuscire con tutta ueneratione, e Pompa, 
natta dunque tale risolutione e da tutti abbracciata, ed ap¬ 
plaudita cominciò subbito a sentirsi un Uniuersale allegrezza 
P er tale estrattione, e per auere entro il Luogo il sì pretioso 
finsero, quale n era più stato estratto dalla N. ra Chiesa: che 
c al Anno mille sette cento tre a cagione del terribile Terre- 
muoto, che in tal tempo udiasi ; ed appena fu fatto di tutto 

il concerto, che cominciò a sperimentarsi la Pietà del 
potino Iddio, mentre si uidde a poco a poco dileguarsi la 
OJisata influenza, e cessare affatto prima ancora, che di 
haslatione se ne uenisse al effettuatione, quale n potè es- 
* ei si sollecita si per molte spese, che far si doueuano, si per 
a sta gione contraria, che ciò impediua, si perchè le strade 
jv cui processionalmente doueua (92 v.) portarsi alquanto 
• a . n ° malageuoli, il che poi del tutto fatta conueneuole pro- 
1Sl °ne attesa la questua fatta fare da Sig. ri Deputati per il 



































































































































































































446 


PICENUM SERAPHICUM 


Luogo, e tutto suo Contado, come anche per la grossa soma 
che in tal contingenza soministrò la Comunità, e rese ben 
praticabili le strade, si uenne alla determinatione di d. a ‘tra- 
slatione da douersi fare li 10 Luglio, come si diceua dell Anno 
1745. Ma pria di ciò fare si portarono li prenominati Sig." 
Deputati, col accompagnamento di molti altri Sig. ri a pregare 
il P. re Guardiano a nome del Pubblico affinchè uolesse unita¬ 
mente cogl’altri Religiosi condescendere a qu.*° da loro era 
stabilito, e rispostole q. st0 douersi fare con Licenza de Superiori 
maggiori, ne fecero q. sti ricorso al P. M. R. Giacomo da bpi- 
netoli Vicario Pro. ale di q. sta Prou. ia , (1) quale benigne annuii 
alla richiesta, e diede consenso al P. Filippo da Mugliano 
Guard 0 di q. st0 Con.* 0 , che douesse accudire a ciò che da big. 
era stato destinato sopra il SS. mo Crocefisso, ausandolo a fare 
prima tutte le debite diligenze, che si richiedevano con soma 
premura da tutti li Religiosi affinchè n avesse la SS. ma ima- 
gine patire alcun detrimento come tutto si effettuò, mandali o 
li Sig." più uolte un esperto Falegname a riconoscere se era 
possibile cauarsi il SS. mo Crocefisso dal suo altare senza alcun 
minimo danno del medesimo, e fattane dallo stesso esattisi 
diligenza, assicurò si li Sig" che Religiosi a nulla di ciò fi- 
mere, mentre a Lui tutto si facilitaua, come in fatti acca 
lo che così accaderà (Auertimento) se altra uolta si uenisse 
tale risolutone, avendo il d.° Maestro usato modi, che seI V 
fracarsi e Cona, e Crocefisso n possa più calarsi dal suo A- 
tare. E perchè il predetto R. P. Guardiano bramaua, che 
Funtione riuscisse decorosa, nè potendosi ciò fare senza 
concorso d’altri esteri Religiosi, supplicò q. stl li Sig." Depu 
acciò uolessero con loro limosine concorrere al prouedimeu 
di d * Religiosi n trovandosi il Con.* 0 in stato di ciò tare ; 
tantòsto udirono li d.‘ Sig " tale supplicha, che con genero 
risposta si offrirono dare tutto il bisogneuole, ma n poi s 
mentre raffredandosi la loro generosità, si conta auer 
al Con.* 0 per il concorso di 100, e più Religiosi, chemter 
nero alla Sagra Funtione scudi 4 di pane, e some / 
di uino, portone di cui douea trouarsi per la solita que 
da farsi per le Pentecoste. 

. if44i 

(1) Il Definitorio, riunitosi in Congresso a Jesi il 30 gennaio ^ 
elesse a Vicario Provinciale, per la morte del Ministro P. Egidio “ „ 

chiano d’Ascoli, il M. R, P. Giacomo da Spinetoli il quale gove 
Provincia sino al 26 luglio del 1745. 


PICENUM SERAPHICUM 


447 


(92 r.) — « Affinchè poi in tale Funtione li Religiosi n 
fossero pregiudicati de loro dritti, o più tosto semplici conue- 
nienze, che tutte tendeuano al unico, e solo oggetto di far 
riuscire decorosa la Funtione in ciò si spettaua a medesimi, 
il predetto R. P. Guard. 0 più uolte fece premurose Instanze a 
Sig." Deputati pregandoli uolerlo fauorire d’un distinto detta¬ 
glio in scriptis, in cui distintamente esprimesse tutto ciò, che 
far si douea in tal funtione da Lui, e suoi Religiosi, nè potè 
mai a ciò indurli, ma solo lo assicurò, che essendo la Fun¬ 
tione della Religione, a Lui, e suoi Religiosi si spettaua por¬ 
tare processionaim.* e fuori, e dentro la Terra la SS. ma Imagine 
in quel modo, e maniera che Egli auesse stimato più proprio, 
e più decoroso. Non si quietò con tutto ciò il d.° R. P. Guard. 0 
replicandoli se li Sig." Cannonici si frissero di ciò contentati, 
e rispostole, che nulla di ciò parlasse, mentre a loro si spet¬ 
taua il destinare tutto ciò, che far si dovea in tale funtione, 
ciò udendo il pred.” R. P. Guard.” più di ciò n parlò, ma con¬ 
certò il modo, che tener doueasi in tale Funtione, e fu, che 
li Religiosi douessero otto uestire colla diiusa di Diacono, otto 
con cotte, tre con Piuiali, quali tutti douessero alternatiua- 
mente col aiuto d’altri 8 confratelli portare processionalmente 
il SS. mo Crocefìsso ; e che dodici altri Religiosi uestiti con 
cotta precedessero li altri diuisati, che attorniauano la SS. ma 
Immagine cantando VAve Caput a concerto; d’un tale stabi¬ 
lmente ne fu fatta, parte a d.‘ Sig/ 1 Deputati, quali concorde* 
me nte approvarono tutto ciò, che sin’ora si è diuisato, e ciò 
* enz alcun’ombra di contrasto. Poste dunque in piano tutte 
e predette risolutemi, aggiugnendosi anche rassicurante 0 che 
Per li cinque giorni che il SS. mo Crocefisso star douea nella 
mesa Collegiata, cioè tre interi e due per l’accesso, e ritorno, 
c , a nuli’altro douesse custodirsi, si di giorno, che di notte, che 
a Religiosi, cedendosi a q. sti anche di notte le Chiaui della 
Predetta Chiesa, entro cui stettero per le cinque notti più 
migiosi a fine della gelosa custodia uerso il medesimo, ed 
ac mò n potesse alcuno recarli alcun danno con qualche indi- 
°reta divotione, Giunto fìnalnte 6 il di 9 del predetto Mese si 
Pmtarono in Con.* 0 li Sig." Deputati col Falegniame e su le 
s [ e ^ : in circa alla presenza del R. P. Guard. 0 e Religiosi 
R Vi ^ SS. mo Crocefisso dal suo Nicchio e posto sopra un 
0 he, e Maestoso Castello, iui tu collocato, sino alla (93 v.) 























































































































































































































448 


PICENUM SERAPHICUM 


rnatina seguente, giorno in cui si fece la Solenne Processione. 
La matina adun. alle ore otto si trouarono in Con. t0 tutto 
il Clero si secolare, che Regolare, tutte le Confraternite, ed 
una copiosa moltitudine di Gente si di Paesani, che di Fora- 
stieri. Pria d’ordinarsi la Processione li Big." Deputati chiama¬ 
rono li Sig. ri del Magistrato, e postisi tutti auanti l’Altare 
Maggiore alla presenza del R. P. Guard.°ed altri Religiosi fu 
letto l’Istrumento di consegna, e di restitutione, in cui li pre¬ 
detti Sig. ri s’obligarono di scudi cinquemila di pena in caso 
contrario etc. e li Sig. rl Angelo Grimaldi, Niccola Mitarelli, 
Fran. 00 Giuliani, ed Andrea Ranaldi furono constituiti per si¬ 
curtà, colle formole, e clausole solite a praticarsi. Indi dato 
l’ordine che si dasse principio alia S. Funtione, si sfìlorno 
tutte le Confraternite, indi il Clero Regolare tutti secondo 
l’ordine consueto a praticarsi. (1) 

(93 r.) « Da PP. Cantori fu intonato VAve Caput . epro- 
cessionalm.* 6 portato il SS. mo Crocefisso sempre da Religiosi, 
e da 8 Fratelli uestiti con Sacco alternatiuam . 16 a cagione del 
peso, che ascendeua in tutto, a libre 500. Giunti al primo 

(1) Continua la minutissima narrazione, descrivendo in modo spe¬ 
ciale alcuni incidenti sorti tra i canonici e i religiosi a motivo di prece¬ 
denza e di piviale: ciò non accadde solo allora, ma ogni qual volta cn 
il SS.mo Crocifisso è stato esposto nella Matrice di Treia. Non si voleva 
concedere ai religiosi, custodi della Sacra Immagine, il diritto del piviai 
e di alcuna funzione: di qui le proteste ed i litigi senza fine per i qua 
spesso è dovuta intervenire non solo l’autorità civile, ma persino f a f or 
pubblica. Ne si creda che la tenace fermezza da parte dei religiosi ru 
non voler cedere il proprio posto ed il proprio diritto provenisse 
malvolere, da rancori, da mancanza di educazione o di convenienza : 
1671 in poi essi avevano dovuto soffrire non poco per il timore che 
sacra Immagine venisse sottratta alla loro gelosa custodia: il pericolo P 
grave si presentava ogni qual volta il Crocifìsso veniva portato m 01 . 
allora qualsiasi cessione di diritto, qualunque mancanza di formalità g 
ridica sarebbe bastato perchè si verificasse ciò di cui i religiosi a .j 
temevano. Veri e zelanti custodi di si grande tesoro, sentivano tatt0 he 
peso della loro responsabilità, e non permettevano in alcun modo 
altri occupasse il posto ed il grado ad essi dovuti in forza di una 
ciale e rigorosa consegna tanto da parte del pubblico Magistrato q 
da parte dell’autorità ecclesiastica e dell’Ordine. La circostanza de e p 
cessioni solenni e della momentanea permanenza del Crocifisso nella V g 
maria Chiesa della città voluta dal dopolo, comandata dal Maestra ^ 
permessa dal Clero, non era sufficiente ragione per derogare ad 
ritto legittimamente acquisito dai religiosi. 



PICENUM SERAPHICUM 44Qf. 

Monistero delle Moniche di S. ta Chiara fu deposto in Chiesa 
il SS. mo Crocefisso per hreue spatio di tempo, e per sodisfare 
la diuotione di q. lle Religiose.... 

(94 v.) « La matina poi delli 14, come si disse, alle ore 
8 in circa fu nuouam. te ordinata la Processione di ritorno al 
modo di sopraccennato, q. do li Religiosi credeuano che il Sig. re 
Arciprete uestisse di Piuiale e stola giusto il concertato, niuno 
fu che addossasse la sagra diuisa, per lo che li soli Diaconi, 
ed altri con cotte riportarono il SS. mo Crocefìsso alla loro 
chiesa, in cui pria di arriuare il R. P. Guard. 0 si fe trouare 
ne i limiti della sua Giurisditione col Piviale etc., e giunti 
alla Porta della Chiesa fu data la Beneditione al gran Popolo 
concorso da ogni banda che ne la Chiesa, ne il Prato eran 
Capaci per tutti. Riposto in tanto sopra l’Altare Maggiore 
cosi fu tenuto esposto sino alle ore 22 in circa, e poi con 
tutta diligenza risposto entro al suo Sagro Nicchio etc. 

li c- come a lt r( > Regalo n fu dato in tale occasione 

alia S. Imagine, che il Diadema d’Argento da un Benefattore 
rorastiero incognito, una Pianeta di Drappo con Galloni d’oro 
«alia U. Compagnia de Disciplinati, pochi Falcolotti ed altra 
poca cera da altri diuersi Diuoti. 

« Si tralascia in oltre altri disturbi a q. lj douettero soc- 
ombere in tale Funtione li Poueri Religiosi, e di critiche ed 
caro > tutto sofferto per l’onore del SS.” 10 Crocefisso. 

« Si nota come subbito ritornato il SS. mo Crocefisso, or- 
fun & Publico lo s P aro di mortaletti, ne pure uno prese 
taf 0 ' ^ ella Processione di ritorno ne pure un cero fu por- 
Ch° ^ GCGS0 a cagione del uento, potrebbe dirsi miracoloso. 
Sffit 4 giorni continm restò accesa la lampada auanti la SS. ma 
8uhvf’ senza maj smoccarsi, ne consumarsi olio, che si uidde 
^ , lt0 ritornato oprar Prodigi}, nel restituir la fauella a due 
la ;° bad abr o stroppio raddrizzare la mano, e restituir 
di . a ad un’attratta etc. Ciò che n fu ueduto nello spatio 

giorni, che stiede esposto alla Collegiata sudetta etc. 


per ? descritto altro disgustoso incidente tra canonici e religiosi 

tosi npi edesimo motivo di precedenza e di funzione, incidente ripetu¬ 
ti qu e of; ln0n ? , j ter P deda P ace ed ( n Collegiata. Il narratore, occupandosi 
^Portavi lncic ^ n tb trascura tutto il resto, che sarebbe stato di maggiore 
nza > e chiude bruscamente la sua narrazione. 




1915 - Fascicolo IV. 


29 











































































































































































































































































450 


PICENUM SERAPHICUM 


BEATO ANGELO CLABENO MI Illll 


STOBIOO-OBITIOI. 

(i Continuazione : vedi n. 3. p. 312-333 ) 

IV. — Quarto equivoco — Le condanne 


§• 3 .) 


894 : « Utinam, fili, diligenter » ( 1 ). 


Il P Eubel, nella nota a questo documento, riporta l’intera 

supplica fatta a Giovanni XXII dal fratello della regina Sancia 
di Napoli, fr. Filippo di Maiorca, con la quale chiedeva ai 
Papa l’approvazione per sè e per altri suoi compagni di vi 
vere nella più stretta e rigorosa osservanza della Regola 
del Testamento di S. Francesco, senza alcuna dispensa o P ' 
vilegio di sorta. L’Eubel crede che Angelo Clareno sia stato 
il consigliere, anzi il fautore principale di questa supplì^ 
ne conveniamo perfettamente ; anzi, studiando la supp 
stessa, la troviamo nella sostanza e nella forma in tutto e S u ~_ 
al pensiero e allo stile del Clareno ; quindi non du i ia 
che egli ne sia stato il movente e l’estensore. 

Dalla condanna dei Fraticelli con la Costituzione <<òa« c ‘ 
Romana » alla presente risposta di Giovanni XXII er 
corsi quattordici anni, nei quali già sappiamo in che prn # 
palmente si occupasse il nostro Clareno. Intento semp e 
confortare i compagni di sventura e a tenerli saldi nell 
grità della fede, nell’amore alla Chiesa, nel rispetto al boro. 
Pontefice e nell’attacamento all’Ordine cui appartenevano, & 
teneva d’occhio a tutto il movimento dello spinto trance 

(1) Cfr. P. Eubel : op. cit. t. V. p. 490. Reg. Vat. t. 116, f- 
426. 481. 432. 


PICENUM SERAPHICUM 


451 


e, in modo specialissimo, a ciò che riguardava l’assoluta os¬ 
servanza dell’integrità della Regola circa il suo punto fonda- 
mentale, la povertà. Non gli erano ignote le diverse tendenze 
che si manifestavano nell’Ordine intorno alla rigorosa osser¬ 
vanza di questo punto capitalissimo. 

Le severe e giuste condanne dei Fraticelli avevano, senza 
meno, fatto buon giuoco ai meno rigoristi dell’osservanza i 
quali infierivano maggiormente contro il Clareno ed i suoi 
compagni con la scusante che erano condannati dalla Chiesa, 
ma in realtà perchè erano ritenuti come l’ostacolo più forte 
a quella specie di lassismo che, si voglia o no, si era da 
tempo infiltrato ed accennava a crescere e dilatarsi nell’Or¬ 
dine. Dallo Speco di Subiaco il Clareno non poteva più far 
argine ad una simile corrente: la vedeva e gli sanguinava il 
cuore, lamentandosene per lettere con tutti quelli che avevano 
il medesimo suo spirito e che soffrivano il medesimo dolore. 

Si aggiunga poi che la Chiesa pure soffriva non poco in 
questo periodo tenebroso nel quale si ebbe perfino l’antipapa 
Pietro del Corbaro, ciò che rendeva più triste, più accasciato 
il cuore del Clareno il quale in gran parte attribuiva tanto 
Diale alla mancanza dello spirito di povertà evangelica dal 
quale egli faceva dipendere la vera e totale restaurazione del 
genere umano in Cristo. 


Leggendo le sue lettere, scritte in questo criticissimo pe¬ 
riodo, ed il suo Breviloquium (1), si scorge subito l’animo suo 
fortemente angustiato sia per i sofferti dolori della più terri¬ 
bile delle persecuzioni, sia per l’alto ideale della povertà re¬ 
stauratrice, sia per lo sbandamento de’ suoi cari e fidi com¬ 
pagni, sia per il male cui andavano soggetti l’Ordine e la 
Chiesa. La solitudine dalla quale era circondato e l’isolamento 
aa tutti quelli che erano capaci di comprenderlo davano al 
suo dire una impronta ed un tono profetico pieganti alla in- 
°ueranza e qualche volta alla esagerazione (2). Tolte queste 


(f) F- Tocco porta alcuni frammenti di questo Breviloquium : vedi 
P' cit. Appendice, pag. 294. 

Cla ' F- Tocco, op. cit. pag. 248, afferma che tra le esagerazioni del 
del l ° ® pure il disdegno per gli studi dei classici e la condanna 

or ° Sfiorire nella cristianità e nell’Ordine come devianti dalla via 


che 


B)' 1 ? eila . a i Cielo. Tale esagerazione il Tocco la desume dallo stesso 
vwoquium. Che questo fosse il pensiero del Clareno non ci sembra : 
















































































































































































































































452 


PICENUM SERAPHICUM 


esagerazioni, che meglio chiameremmo eccessività o martirio 
di zelo, inseparabili da tutte le anime veramente grandi, le 
quali lottano per il santo ideale della virtù e dell'eroismo 
cristiano, negli scritti del Clareno non si trova che sana dot¬ 
trina strettamente e rigorosamente cattolica. 

Ed è consolante vedere come in mezzo a tante amarezze 
proprie ed altrui la fibra adamantina del Clareno non pieghi, 
non vacilli, non si spezzi. Egli spera, spera sempre che le 
cose non durino in quel modo e gli sorride il pensiero di un 
rinnnovamento sociale-cristiano per la povertà di Cristo di¬ 
sposata da S. Francesco ed incarnata nella Regola del suo 
Ordine. Sapeva infatti che dallo stesso sangue regio, dai figlio 
del Re Giacomo II di Aragona, Filippo di Maiorca, la causa 
spiritualistica era stata vivamente abbracciata. Ciò fu di grande 
sollievo al suo cuore da tanto tempo angustiato. Non potendo 
da sè tentare un’ultima prova presso il Papa a vantaggio 
della dispersa società dei poveri e veri Spirituali, si sente 
ispirato di scrivere a fr. Filippo di Maiorca, una lunghissima 
lettera, pregandolo di agire in proposito (1). La supplica di 
fr. Filippo di Maiorca a Giovanni XXII è indubbiamente un 
esatto riassunto della lettera del Clareno. 

Non ci fermiamo a studiare questo paragrafo, poic 
nulla contiene in ordine alle condanne del Clareno le quali 
solo costituiscono la base principale della nostra tesi. 


peraltro, non volendo precipitale nn giudizio, mettiamo sotto gli oc 
dei lettori i due punti nei quali F. Tocco ha veduto lo sdegno e la co 
danna 1 — « (Fol. 83) In hac salutis scientia, quam dedit Domiw 
« plebi sue in remissionem peccatorum suorum, debet fidelis à uls Tl,® 

« gendo et audiendo toto mentis affectu letari et poetarum manes »» 

« las et phylosophorum paganorum doctrmas ad Christi servitutem 
« etemam salutem inutiles totaliter ex corde abicere, prò eo quod» > 

« beato Augustino nullum salubrem affectum generare possunt m animo. _ 

« 2. — « (Fol. 85) Maxime autem caveat quicumque est orationis 
« diosus ne in sua oratione recipiat et acceptet quamcumque sensl 1 j 0 . 
« fantasiam, ut apparitionis spirituum et sanctorum vel luminum au 
« rum seu dulcium melodiarum et sonorum et similmm, ne efficiatur : 

« tasticus et cadat a regula fidei, quae fides non est de sensibili t 
« ymaginabilibus, sed de hiis que sunt super sensum, ymagmation 

« intellectum. » n Coà* 

(1) Questa lunghissima lettera la riporta quasi per intero dai 

della Nazionale di Firenze XXXIX, 75, F. Tocco ne\VAppendice, op. 

pagg. 297-310. 


PICENUM SERAPHICUM 


453 


§. 4.) — 948 . : « Ad nostri apostolatus » (1) 

Siamo al punto più scabroso della quistione. In questo 
documento pontificio si trova finalmente il nome del Clareno, 
quindi tutta la nostra difesa cade non solo, ma, continuan¬ 
dola, addiviene dannosa o per lo meno ridicola. Qualsiasi con¬ 
gettura, ogni ragione di congruenza, tutte le supposizioni pos¬ 
sibili in contrario restano vinte, schiacciate, annientate in 
modo assoluto. Deponendo la penna, dobbiamo ora chiedere 
a noi stessi e agli altri il perchè di tanta nostra insistenza, 
quando un documento pontifìcio autentico, che non potevano 
nè dovevamo ignorare, nomina il Clareno e, nominandolo, lo 
condanna. Prima però di cedere e piegare il capo alle dispo¬ 
sizioni prese dalla santa Sede contro il nostro protetto, ci si 
permetta di domandare : Il nostro Clareno è realmente nomi¬ 
nato in questo documento pontificio? A maggior intelligenza 
di chi legge questi appunti storici ci crediamo in dovere di 
presentare per intero lo stesso documento riportato dal P. Eu- 
bel nel volume V del suo Bullarium Franciscanum a pagg. 
513-514. 

« 948 . Contra Angelum de Valle Spoletana Fraticellorum 
*• ducerà procedi [Joannes XXII] iubet. (2) 

1331 , novembris 22, Avinione. 

« Episcopo Melften. (3) et inquisitoribus haereticae pra- 

* vitatis in partibus regni Siciliae et terris citra Forum 
<{ uuctorictate apostolica deputatis ». 

» Ad nostri apostolatus auditum perduxit nuper insinuatio 

* ^isplicibilis et infesta, quod quidam ministri Satan, perdi- 

, 1Q (1) F- Eubel : op. cit. 1. c. pag. 513: Reg. Vat. t. 116, f. 231, ep. 
Uy ° ! Wadd. Anna!. Min. all’an. 1331, n. 2. 

(2) E’ il titolo messo dal P. Eubel al documento pontificio. 

Y 1.5) ài Vescovo di Melfi, Monaldo Monaldi dei Minori, eletto da G-io- 
abb' 11 h 6 ottobre 1326. — Non sappiamo se il detto Vescovo 

la o no potuto dare esecuzione ad un tale comando, poiché la lettera 


/ 






































































































































































































































































r 


454 


PICENUM SERAPHICUM 


« tionis filii et maledictionis alumni, qui se « fratres de pau- 
« pere vita » faciunt vulgariter appellali, quamvis eorum se- 
« età iam dudum per sedem apostolicam fuerit perpetuae pro- 
« hibitioni subiecta, se in illis partibus sub duoatu cuiusdam 
« nequam hoxuinis, videlicet Angeli de Valle Spoletana, (1) 
« idiotae utique et quasi litterarum ignari, qui se caput seu 
« magistrum ipsorum nominat, congregarunt et congregant in* 
« cessanter et (gerentes sub pelle ovium rapacitatem lupinam, 

« ut subtilius et faoilius decipere simplicium ammos valeant) 
« varias haereses et errores, quibus ipsi respersi dicuntur, 
« disseminare in divinae maiestatis offensam pericolose m- 
« mium moliuntur, falsas praenuntiantes indulgentias et plu- 
« res personas ad confessionem sacramentalem, licet claves 
« non habeant, animas decipiendo damnabiliter admittentes 
« et alia detestanda varia in suarum animarum pericuium et 
« plurimorum scandalum committentes. Cum autem talibuB, 
« ne crescant haereses et errores huiusmodi, sed extirpentur 
« potius, antequam perniciosiorum coalescant in segetem, sit 
« citius obviandum, discretioni vestrae per apostolica senpta 
« committimus et mandamus, quatenus adversus praedictum 
« Angelum et alios eiusdem complices in hac parte secundu 
« sanctiones canonicas et privilegia concessa inquisitioms hae- 
« reticae pravitatis officio, solerti adhibita diligenza taliter 
« procedere (invocato ad hoc, si necesse fuerit, brachn sa 
« cularis ausilio) studeatis, quod haereses et errores praedicti 
« extirpentur radicitus et fides catholica conservetur iliaesa • 
« contradictores quoslibet et rebelles per censuram ecclesia- 
« sticam appellatione posposita compescendo. Volumus autei > 
« quod vos et quilibet vestrum in solidum possitis proced 
« in praemissis. Datum Avinione, X halendas decembns, ann 

« sextodecimo. » . ., , ,q: re> 

Questo documento ( 948 ) è senza asterisco : ciò vuo 
secondo l’annotazione del P. Eubel, che in esso trovasi il no® 
di fr. Angelo Clareno ; intatti vi troviamo nominato un cei 

del Papa è in data 22 novembre 1881 da Avignone, mentre la Sede ^ 
Melfi, per la morte del Monaldi, fu provveduta del nuovo suo Ve cfr 
il 21 dicembre del medesimo anno, vale a dire soli 28 giorni dop 
P Eubel: Hierarchia Cath. Medii Aevi, ed. 2., pag. 33 . ^ 

(1) Cfr. la nota n. 7 del P. Eubel : Qui idem esse videtur « 

Angelus de Clarino. » 


PICENUM SERAPHICUM 


455 


Angelo de Valle Spoletana. E’ necessario domandare: con il nome 
di Angelo de Valle Spoletana il Papa ha inteso realmente d’in¬ 
dicare il nostro Clareno ? Lo stesso P. Eubel non ha il co¬ 
raggio di affermalo perentoriamente, ma si contenta solo di 
dire « Qui [Angelo da Valle Spoletana] idem esse videtur atque 
Angelus de Clarino ». Sicché nell’intenzione del P. Eubel il 
documento riguardarebbe in modo speciale il Clareno, nel 
fatto poi rimarrebbe un semplicissimo videtur. 

Esaminiamo bene la lettera pontificia. Il Papa dice : 

1. — che una dispiacevole ed infausta insinuatio è arri¬ 
vata sino alla Santa Sede : 

2. -- che Vinsinuatio è contro alcuni ministri di sa¬ 
tana, figli di perdizione a discepoli di maledizione : 

3. — che questi ministri, figli e discepoli si fanno chia¬ 
mare « frati della povera vita : » 

4. — che i medesimi, sebbene già condannati, militano 
egualmente sotto un duce o superiore : 

5. — che questo duce o superiore è un uomo pessimo 
* nequam », un idiota, un illetterato : 

6. — che questo idiota si chiama « Angelo di Valle 
di Spoleto : » 

7. — che egli si arroga il titolo di superiore e mae¬ 
stro dei detti ministri di satana, figli di perdizione e disce¬ 
poli di maledizione : 

8. —- che essi sotto la direzione di detto superiore e 
Maestro si sono adunati e si adunano continuamente : 

9. — che, lupi rapaci in veste di pecora per più scaltra- 
bmnte e facilmente ingannare gl’incauti, spargono eresie ed errori. 

10. — che i medesimi annunziano e dispensano false indul¬ 
genze ed ascoltano le confessioni dei fedeli senza averne la facoltà: 

11. — che commettono altre detestabili sceleratezze 
c °n scandalo e pericolo dei fedeli cristiani. 

Chi conosce anche superficialmente il Clareno, chi ha 
e -tto anche di volo quanto abbiamo scritto fin qui, giudica 
®nbito che il documento pontificio colpisce di nuovo la ne- 
a, nda sètta dei veri Fraticelli e, con la sètta, colpisce in modo 
11 etto il loro superiore, il quale non è, nè può essere il no- 
r ° Clareno. Infatti, come, quando, dove egli ha radunato in- 
il° r ^° a sè tutti questi facinorosi ? come può dirsi che proprio 
j, capitanasse coloro che spargevano eresie ed errori ? 

a °n è precisamente il Clareno che riuscì al cospetto del 
































































































































































































































































456 


PICENUM SEBAPHICUM 


Papa a giustificarsi riguardo alle confessioni dei fedeli ? e non 
è il medesimo Giovanni XXII che, « persuasimi eum [Clare- 
num] verae fidei adherere, absolvit ad cautelam ? » Per ciò 
solo, dunque, converrebbe persuadersi che l’Angelo di Valle di 
Spoleto non è il medesimo Angelo Clareno. Diciamo per ciò 
solo, poiché vi è di più, vi è di meglio per la nostra tesi. 

Sappiamo già quali fossero i nomi del Clareno : Pietro 
da Fossombrone, Angelo da Cingoli, Angelo dalla Marca, Ali¬ 
lo de Chiarino, Angelo Clareno, Giovanni Angelo da Cingoli. 
Per quanto abbiamo cercato in quasi tutti i suoi biografi an¬ 
tichi e moderni e negli storici dell’Ordine e della Chiesa, non 
ci fu dato trovare un solo scrittore che lo chiami Angelo di 
Valle di Spoleto. Infatti, nè per il luogo di nascita, nè per 
la città dove prese l’abito religioso, nè per i vari paesi di 
breve o lunga sua dimora, nè per la solitudine che raccolse 
gli ultimi suoi aneliti, il nostro Clareno può dirsi umbro e 
molto meno della Valle spoletana. 

Nel 1831 egli era ben noto al Papa che fin dal 131/ 
gli aveva comandato di togliersi l’abito dei Minoriti e di sot¬ 
tostare all’Ordine dei Celestini, perchè con i medesimi sarebbe 
vissuto in migliore armonia : ora, se Giovanni XXII intendeva 
con questo documento di colpirlo in modo che non fosse po¬ 
tuto sfuggire alle ricerche, all’esame e alla condanna del tu 
bunale di Melfi, non lo avrebbe nominato così vagamente, ma 
al nome di Angelo avrebbe fatto seguire senza dubbio il vero 
suo distintivo, cioè de Chiarino , oppure de Marchia. A questi 
argomenti negativi o di semplice congruenza se ne aggiunga 
uno più forte, più decisivo, più perentorio, quasi assoluto. 

Per affermazione dello stesso documento pontificio il em¬ 
pito Angelo de Valle Spoletana è « nequam homo, idiota w*' 
que et quasi litterarum ignarus. » Ora sfidiamo chiunque a 
bia senno e criterio, e non sia dominato da un sinistro pi 
concetto contro il nostro Clareno, a dire se egli fosse u _, 
uomo infame, un volgare idiota ed un ignorante in fatto 
lettere e di scienza. La sua vita intemerata, il suo puro i 
per quanto esagerato, le sue opere, le sue molteplici lette» 
sono per noi prova irrefragabile che nel detto documento n 
si parli affatto di lui, ma di un allro Angelo del quale p 
il momento e per la nostra tesi non possiamo, nè dobbiai 
occuparci. 

(i Continua) P C P- 


PICENUM SEBAPHICUM 457 

lutti i la Inaine Iella Vena 

balla (Gerusalemme Celeste bel (Gallucct 



(,Saggio del Poema). 

Erano trascorsi appena quarantasei anni da che il P. Fran¬ 
cesco Mauri da Spello volava in seno a Dio dal convento 
del divin Salvatore in Firenze (1572), dopo aver data l’ultima 
mano alla sua Francisciados, poderoso lavoro poetico che me¬ 
ritatamente lo colloca tra i primi seguaci, nell’arte e nello 
sfile, dell’immortale Virgilio ; lavoro artisticamente sublime 
di cui la letteraria repubblica serberà al Minorità Poeta la¬ 
fino eterna gratitudine (1). Vivissima era ancora tra i suoi 
confratelli dell’Umbria e della Toscana la memoria di lui, e 
1 °Pera sua riscuoteva da tutti un plauso ben meritato, quando 
I)n altro Minorità, figlio illustre della Marca, pubblicava a 
Venezia (1618), sulla Vita di S. Francesco d’Assisi, la Geru- 
salemme Celeste, composizione poetica del tutto originale, bel- 

.(1) Di questo importantissimo lavoro poetico citiamo solamente due 
Li lzi0n i : l a « Francaci Mauri | Hispellatis Minoritae | Francisciados 
Fr BRI XIII ‘ ^ Annotationibus Historicis Et Criticis | Inlustrati | A Raphaele 
Md^ C ° Llmo ^ ^ anens i I Canonico Ac Rhetore Seminarii Senogalliensis \ 
cisc a MWC Primum | Hymno Dantis Aligherii | In Laudem | D. Fran- 
norrr SISINATIS | Cum selectis Variorum atque amplissimi \ ejusdem Ca- 
. Commentava . | Fani Ex Typographe Burottiano | A. MDCCCXXXIII 

X)^^ ssu Praesidium. » — 2 a II S. Francesco | Poema Latino | Del Pa- 
P Rof *^co Mauri Minorità | Volgarizzato In Ottava Rima j Dal 
I . • Vincenzo Locatelli | 6 61Vaggiunta \ Degli Argomenti E Delle Note 

SSISI I Pipogrfìa Editrice Sgariglia | Tomo 1 1 1851 | Tomoli \ 1852. » 



















































































































































































































































4B8 


PICENUM SERAPHICUM 


lissima nel suo concetto, assai purgata e corretta nella sua 
forma. Nel breve spazio di quasi mezzo secolo due poeti fran¬ 
cescani, latino l’uno, italiano l’altro, si sono adunati intorno 
alla venerata tomba del grande Santo d’Assisi ed hanno can¬ 
tato in due lingue le sue magnanime imprese e tutti i suoi 
trionfi. Così, anche nel campo letterario, 1 Umbria e la Marca 
hanno addimostrato all’Ordine intero il loro indiscutibile 

primato. q ge n Gallu eci conoscesse la Francisciados 

del Mauri e, conoscendola, non possiamo asserire che siasene 
realmente giovato. Nei passi più salienti e di maggiore pa 
rallelismo storico si riscontra sempre una grande iv • 
di concetto e di torma, ed è assai raro vedere nei medesimi 
qualche imitazione: sono due maniere proprie, originali, indi¬ 
pendenti ; sono due lavori a sè, sebbene cantino il medesimo 
soggetto ed anche gl’identici punti storici. Non e nostro pen 
siero, almeno per ora, fare una diligente e rigorosa analisi su 
questi due poemi, confrontandoli minutamente tra loro e v 
dendone i contatti e l’imitazione da parte del Gallucci . nei 
presente saggio, riguardante m modo esclusivo un solo i ^ 
storico, noteremo quelle rime della Gerusalemme Celest , 
quali hanno riscontro nei versi della Francisciados, "porta* 
questi nella loro integrità. Così 1 lettori potranno forma s 
giudizio comparativo sui due poemi e gustare nelle due 1 
gue il genio umbro e piceno intesi a dire le lodi di que 

comune 

la cui mirabil vita 
meglio in gloria del Ciel si canterebbe 

[ Farad ., XI) 

Ecco il titolo della Gerusalemme Celeste nella sua P r “® a 
edizione veneta del 1618: « S. Francesco | Onero | GbR 
lemme I Celeste Acqyistata | Poema Sacro t Con gì t 
menti, Annotazioni e Allegorie. | Oue con denoto «Fo ¬ 
rcammo la Vita essemplare, i miracoli marauigliosi, e % v 
menti Santi | del glorioso e Serafico Padre | Con Vna c | 
sissrMA Tovola | Di Frate Agostino Gallucci da Mondai 


PICENUM SERAPHICUM 


459 


Min. Oss. Riformato della Marca | Al Serenissimo Signore \ 

Il Sig. Dvca D’Vrbino. » (1) 

Il titolo della seconda edizione è il seguente : « S. | Fran¬ 
cesco j overo | Gerusalemme Celeste | Acquistata. | Poema 
Sacro | Dì F. Agostino Gallucci da Mondolfo I M. 0. R. 
della Marca | alla \ Serenissima Signora | la Sig.™ j Principessa 
Clavdia di Toscana j Arcidvchessa di Avstria | Duchessa di 
Borgogna , Contessa del Tirolo | etc. j In Ingolstadio | Con le 
Stampe di GuglielmoEdero \ e con licenza di Superiori. | 1639.» 

L’illustre scrittore A. Tessier, il quale possiede una co¬ 
pia di questa rarissima seconda edizione, come la possediamo 
noi pure e della quale ci serviremo sempre, descrive minuta¬ 
mente il volumetto in tutte le sue parti (2). Tale descrizione 
risponde a verità, avendola noi confrontata con il nostro pre¬ 
zioso esemplare. Il formato del libro misura cm. 6,08)x(3,02 : 
dopo il frontispizio, che ha una bellissima incisione di Wol- 
fang Kilian, conta 28 pagine, alcune enumerate ed altre no, 
contenenti : 1. lettera dedicatoria alla Principessa Claudia di 
Toscana (8 dicembre 1638) : 2. sonetto dell’A. alla medesima : 
d- lettera a chi legge : 4. lettera all’A. del Vicario Generale 
P er i Riformati Cismontani (20 febbraio 1638) : 5. approva¬ 
tone dei PP. Cornelio da Lodi e Felice di Piazza (30 mag¬ 
gio 1638) : 6. sonetti del P. Gio : Antonio Zancaroli ; Scipione 
Gallucci, fratello dell’A.; Pietro e Giacomo Petracci : 7. pre¬ 
stazione del Poema per il P. Lodovico da Vercelli : 8. elo¬ 
gio in versi latini del P. Giuseppe Ipponiate. Tutto il Poema 
fumerà 907 pagine ed è diviso in 26 Canti in ottava rima : 
1 Canti sono seguiti da argomento morale ed allegorico. In 
a timo abbiamo altre 28 pagine innumerate, le quali conten- 
gono : p testi scritturati applicati nel Poema: 2. indice ana- 
‘tic° dell’opera. 

, , Questa Gerusalemme Celeste Acquistata ha una certa ana- 
■?gia °on la Gerusalemme Liberata, ma non è eguale nè per 
n omero dei Canti, nè per quello delle ottave nei singoli 


cit C V Giacinto Sbaraglia, Castigatio ad Scriptores Ordinis, ed. 
(163 q? ^02, n. 606, ha conosciuto questa sola edizione : della seconda 
m m ? on ne P ar la affatto. Per ciò che registra il Catalogo Cavalieri, 
,® rito a lle due edizioni, cfr. Miscellanea Francescana , voi. XI, p. 23. 
I ) Cfr. Miscellanea Francescana , voi. I, p. 140, n. 5. 













































































































































































































































































































460 


PICENUM SERAPHICUM 


Canti contenute. Il P. Galiucci imita Torquato Tasso solo 
nella prima ottava del primo Canto : 


TASSO 

Canto l'armi pietose e’1 Capitano 
che ’l gran sepolcro liberò di Cristo : 
molto egli oprò col senno e con la mano; 
molto soffrì nel glorioso acquisto : 
e invan l’Inferno a lui s’oppose, e invano 
s’armò d’Asia e di Libia il popol misto ; 
che il Ciel gli diè favore, e sotto ai santi 
segni ridusse i suoi compagni .erranti. 


GALLUCCI 

Canto l’arme mendiche e ’l Capitano 
che ’l gran Stendardo rinovò di Cristo: 
e invan l’inferno se gli oppose, e ’n vano 
s’armò dei suoi contrari il popol misto: 
molto sostenne in questo mondo insano; 
molto soffrì nel salutare acquisto : 
vinse i nemici, e sotto i segni santi 
vari raccolse ed infiniti erranti. (1) 


La Gerusalemme Celeste del P. Gallucci è senza meno un 
lavoro importante, di soda e robusta poesia in cui si riscon¬ 
trano proprietà di lingua, forbitezza di stile, armonia di con¬ 
cetti e vera arte di buona letteratura italiana. L’austerità de 
soggetto non gli permette fantastiche escuisioni sui 
campi della greca mitologia o voli arditamente sensazionali di 
erotiche imprese di mondo: egli si lascia guidare da una soda 
pietà, che è l’unica ispiratrice di tutto il suo canto, e riesc 
a farsi leggere sino alla fine con vivo interesse. Nei suo^ 
canti ci fa vedere che non gli è mancata la favilla di 
genio creatore il quale solo sa e può dare una vera impron 
d’immortalità alle produzioni letterarie. . . 

Non possiamo trattenerci dal trascrivere un giudizio, 
merito a questo lavoro, espresso da un contemporaneo 
P. Gallucci: « Volumen unum paginis 963 in octavo, co 
« plectens cantus viginti sex, praefixis metrice cuique can 
« argum enfia historicis, totidemque moralibus, et allegò 
« post quemque cantum adiunctis. Opus est concinne tex 1 
« et vere egregium, in quo italici Vatis genium mire ier ’ 
« Tassus per omnia aemulat, quamvis Auctor D. Franci 1 


(1) Il Mauri incomincia il suo poema così : 

« Astricomis Heroa manus, thoraca, pedesque 
c Vulneribus fossum, qui flava e rupe Subasi, 

« Ora tubaque canens, mille indiga ad arma vocavit 
« Agmina, et ad vitae melioris compulit usum, 

« Mena canere ardet ». 


PICENUM SERAPHICUM 


461 


« et Franciscanae Religionis insignia, ac decora sectetur. » (1) 
E’ verissimo: il P. Galiucci ama il Poverello d’Assisi con sen¬ 
tito affetto di figlio, lo invoca fiducioso, lo prega di un spe¬ 
ciale aiuto e depone a suoi piedi un Poema santo destinato 
solo a cantare di lui tutte le lodi : 

Divo, che con gli esempi e con gli accenti 
a mille lingue già sciogliesti i nodi, 
ed insegnasti alle più rozze genti 
di dare a Dio le meritate lodi : 
che l’opre tue la sù nel ciel rammenti, 
che le vagheggi e la mercè ne godi : 
consenti or qui che le rammenti anch’io, 
e si conti tra quelle il canto mio (2). 


* 

* * 

Del P. Agostino Galiucci e delle sue opere il Picenum 
Bwctphicum dovrà estesamente parlare sia nella Serie dei Mi¬ 
nistri Provinciali, come anche nel Repertorio bibliografico : 
Vh basterà un semplice cenno, tanto per presentarlo subito 
ai nostri egregi lettori. 

Nella seconda metà del secolo XYI nacque a Mondolfo, 
diocesi di Senigallia in provincia di Pesaro, dalla nobile fa¬ 
miglia Galiucci. Compito con felicissimo esito il corso degli 

(1) Cfr. Archiv. Prov. S. Pacifico; voi. « P », p. 311. 

(2) L’invocazione del Mauri è veramente classica : 

« Tuque idem alme Heros, inopum Dux inclyte, seu iam 
« Sanguines ardentem astris te, rede corueca, 

« Flammatis regio coeli tenet ima; Volucrum 
« Qua, Patrie intenti jussis de more supremi, 

« Aurea tecta colunt coetus, quot volvit arenas 
« Oceanus, pennis acti pernicibus omnes, 

« Omnes stelliferis evincti tempora sertis; 

« Sive tibi evecto patuit sublimior aula, 

« Bisseni Heroes qua, terrae Erebique tyrannis 
« Devictis, bissona alte statuere trophaea; 

« Da bonus auxilium, da me, pater, aequore vasto 
« Currere iter coeptum, atque audacem remige puppim 
« Allabi dextro, et portu se condere amato. » 




























































































































































































































































































462 


PICENUM SEBAPHICUM 


studi ginnasiali, liceali ed universitari, si laureò in utroque 
iure all’Università d’Ingolstad (Baviera). Già sacerdote ed m 
età alquanto avanzata, prese l’abito religioso (1612) nella Cu¬ 
stodia Riformata delle Marche. Ai giovani studenti delie 
scuole conventuali, nella medesima Custodia, insegnò per piu 
anni il Diritto canonico : fu per sette volte Guardiano, quindi 
Discreto Custodiale (1632). Urbano Vili lo scelse ed inviò, 
quale primo Commissario Apostolico per la Riforma,^ ne e 
provincie del Tirolo e di Baviera : il Breve pontificio e dato 
in Roma, presso Santa Maria Maggiore, l’il agosto 1M4 
L'anno seguente, 5 marzo, adunatosi sotto la sua presidenz 
il Capitolo Provinciale ad Ingolstad, nel convento deli As¬ 
sunta, fu con unanimità di voti eletto Ministro : governò sag¬ 
giamente quella Provincia per cinque anni. Ritornato in Itali 
ebbe subito la nomina e l’officio di Segretario Generale pei 
la Ritorma. Fu poi Ministro (3 dicembre 1646) della sua Pro 
vincia nelle Marche. Il 30 dicembre del 1647 rese la sua b 
l’anima al Creatore dal convento di S .• M. a delle Grazie 
Senigallia. Oltre la Gerusalemme Celeste, di cui e parola, seri 
ancora: 1. Vile delle BB. Agnese Fidi . fondatrice del mo» 
stero del Corpus Domini in Pesaro, e Serafina Feltria-Colon 
Sforza : furono stampate ad Ingolstad nel 1637 : 2. 

pendio degli Annali del Baronia con Annotazioni : q uest °*f da 
riveduta ed assai encomiata dal letterato Camillo Giorda , 
Pesaro, non vidde la luce per le stampe ed il prezioso • 
andato perduto. (1) Da una sua lettera al P. Girolamo d a 
cevia sembra che egli fosse il traduttore in italiano ( • . 

dello Speculum disciplinae scritto dal minorità fr. Giov 
Peckam, attribuito a S. Bonaventura: questo libretto u 
sarebbe stato poi impresso a Yenzia del 1621. (2) 

(1) Ofr. Archiv. Prov. S. Pacifico; voi. « P », p. 311 : « ^ U< J. 

« anno 1632 meditabatur in praelum, ut constat ex epistola Oi. . ^ 

« milli Iordani Pisaurensis, cui Auctor opens censuram commisera - 

« rum variis Religioni muniis occupatus, huius Epithomatis vulga 
« racta haud est, atque exemplaria mmss. latent. » ^ 

(2) Per il momento lasciamo correre questa notizia cosi co ^ 

biamo trovata nei Cenni cronologicoPiografici della Osse^an^P^ 

Picena del P. Luigi Tassi: Quaracchi 1886, tip. S. Bona 

p. 188. 


PICENUM SEBAPHICUM 


463 


* 

* * 

Il nostro Poeta, nel Canto XIV della sua Gerusalemme 
Celeste , premette la vestizione religiosa di S. Chiara ed il suo 
stabile ingresso in S. Damiano ; quindi descrive il progetto 
del Poverello d’Assisi di andare in Oriente a predicarvi la 
fede di Gesù Cristo. S. Francesco s’incammina per la lontana mis¬ 
sione, movendo dall’Umbria, con cinque de’ suoi compagni: dopo 
sei giorni di viaggio, per interna ispirazione, si ferma sul 
Montefeltro ed ivi ottiene in dono il sacro Monte della Verna, 
che doveva poi essere per lui e per l’intera milizia france¬ 
scana il vero Calvario serafico. Ecco l’argomento di tutto il 
Canto XIV : 

Giunge al campo mendico e chiede il Velo 
Chiara d’Assisi ; il Capitan l’appaga : 
ma pria l’esorta a stabilire il zelo 
con mente tutta santa e nulla vaga. 

Di Damiano il tempio a lei fa cielo ; 
di gran succession la fa presaga. 

Parte Ei per Spagna ; e va con guida eterna 
dove nel Montefeltro ottien la Verna. 

Mettiamo sott’occhio del lettore la simpatica narrazione 
del fatto come la troviamo negli Actus Beati Prancisci et So- 
ùorum Ejus (1) e nella traduzione dei medesimi, chiamata 
Fìorecti del Glorioso Messere Sancto Francesco e de’ svoi 
Frati. (2) 

ACTUS FIORE CTI 

15 Accidit autem, quodam tempore « Essendo sancto Francesco in età 

* antequam haberet stigmata Sai- « d’anni xliii. nel m e cc° Ixxiiii. (3), 

* vatoris, quod de Valle Spoletana « ispirato da Dio, si mosse della 

(1) Edizione di Paul Sabatier : Parigi 1902, Libreria Fischbacher. 

. (2) Edizione di G. L. Passerini : Firenze 1903, tip. G. Camesecchi 
6 figli. 

(3) Questa data non risponde a verità, poiché il fatto, che serve di 
.Sgotto alla narrazione, è avvenuto l’8 maggio del 1213. Cfr. in propo- 
d ° l’erudito studio del P. Benvenuto Bughetti dei Minori, pubblicato 

* La Verna » ; Arezzo 1913, tip. cooperativa, p. 1-6. 

























































































































































































































































































464 


PICENUM SERAPHICUM 


« recedens in Romandiolam perge- 
« ret. In ipso autem itinere, qnum 
« ad quoddam castrum Montis Fere- 
« tri pervenisset, celebrabatnr tunc 
« ibidem militiae novae magna so- 
« lemnitas. Quod quum didicisset 
« pater sanctus ab incolis, fr. Leo- 
« ni socio suo dixit : 


« Eamus ad istos, quia curri adju- 
« torio Dei inter eos aliquem profe- 
« ctum faciemus . » In dieta autem 
« solemnitate erant multi nobiles 
« de diversis partibus congregati. 

« Inter quos erat quidam de Tu- 
« scia dominus, Urlandus nomine, 
« valde dives et nobilis, qui, pro- 
« pter miranda quae de sancto Fran- 
« cisco audierat, magnam devotio- 
« nem ad ipsum conceperat, eum- 
« que yidere et audire cupiebat. 
« Sanctus autem Franciscus quum 
« praedictum castrum intrasset, ut 
« commodius a multitudine audire- 
« tur, super quemdam murum ascen- 
« dit et ibidem [adstanti] multitu- 
« dini praedicavit. Et prò themate 
« boc proposuit in vulgari : « Tanto 
« è il bene ch'io aspetto, ch’ogni pena 
« m’e diletto. » (1) Sensus est: 


« vai di Spoleto per andare in 
« Romagnia con frate Leone suo 
« compagno ; et andando passava 
« a pie’ del castello di Monte 
« Feltro ; nel quale castello si fa- 
« cea allora un grande convito e 
« corteo, per la cavaleria nuova 
« [conferimento cavalleresco ] d’uno 
« di quelli conti da Monte Feltri, 
« Udendo sancto Francesco di que- 
« sta solennità che vi si faceva, et 
« anche [udendo che ] ivi erano ra- 
« gunati molti gentili huomini di 
« diversi paesi, dixe sancto Fran- 
« cesco a frate Leone : 

« Andiamo quassù a questa festa, pt' 


rò che, co l’aiuto di Dio, noi faremo 
alcuno buono frutto spirituale. »Tra 
gli altri gentili huomini, eh’erano 
venuti a quel corteo, sì v’era un 
gentile huomo di Toscana, c avea 
nome messere Orlando da Chiusi 
di Casentino ; il quale, per le uia 
ravigliose cose ch’egli avea udit® 

della sanctità di sancto Francesco, 

gli portava grande divotione, 

: avea grandissima voglia di veder c 

: e d’udirlo predicare. Giugnien o 
: sancto Francesco a questo caste 0 
c et entra dentro, et vassene iu sU 

c la pia^a, dove era ragunata tut & 

* la moltitudine di tutti questi g 6 ^ 
< tili huomini, et in fervore di S P 
:< rito monta in su uno muricele ^ 
k et cominciò a predicare, P r0 ^ 
« nendo per thèma della sua P r 


(1) Il ms. di cui si è servito Paul Sabatier e quello di Liegi ha^ 
questo testo : « Tanto equel bene te aspecto tonne pena me delecto. 
p. 31 in nota. 


PICENUM SERAPHICUM 


465 


€ Tantum est bonum quod exspecto 
« quod omnis poena me delectat. 
« Et super haec verba tam devote 
« divina eloquia per linguam ejus 
« eructavit Spiritus sanctus proban- 
« do illa, scilicet per poenas mar- 
« tyrum, et apostolorum martyria, 
« et duras poenitentias confessorum 
« multasque tribulationes sanctorum 
« et sanctarum, quod omnes stabant 
« suspensa mente quasi angelum at- 
« tendentes. Inter quos dominus Ur- 
« landus praedictus, gavisus valde 
« de optata sancti Francisci prae- 
« sentia et tactus intus de illius 
« praedicatione mirifica, proposuit 
* cumino cum sancto patre de ani- 
€ Hiae suae salute tractare. 


€ Unde praedicatione finita, dixit 

* sancto Francisco : « Pater, ego 

* àliqua vellem tecum de salute ani- 

* wae meae tractare. » Sanctus vero 
f ^ ra nciscus, totus discretionis sale 
' C031 ditus, dixit ad eum: « Domine, 

vade hoc mane et honora amicos 
faos, quum te invitaverint ad fe- 
s tum, et post prandium loquemur 
^antumeumque volueris ». « Ille 
t ai ^ em a ssentiens et post prandium 
^ c ttna sancto Francisco de salute 
t ^ùftae suae plenius ordinavit. Et 
t 111 fra® dixit: « Frater Francisce, 
t ^ ^o unum montem in Tu - 
t Cl( * devotissimum et solitarium 
a e > et vocatur mons Alvernae ; 

Nn ° 1, 1915 - Fascicolo IV. 


« dica questa parola in volgare : 
« Tanto è quel bene che io aspetto 
« che ogni pena m’è dilecto ; » et 
« sopra questo thèma per ditamento 
« [: ispirazione ] dello Spirito sancto, 
« predicò sì divotamente e sì pro- 
« fondamente, provandolo per di- 
« verse pene et martini de’ sancti 
« Apostoli et de’ sancti Martori et 
« per dure penitentie de’ sancti 
« Confessori, et per molte tribula- 
« tioni et tentationi delle sancto 
« vergini et degli altri sancti che 
« ogni gente stava cogli ochi e 
« colla mente sospesa inverso lui, 
« et attendevano come se parlasse 
« uno angelo di Dio : tra i quali il 
« detto messere Orlando, toccato 
« nel cuore da Dio per la mera- 
« vigliosa predicatione di sancto 
« Francesco, si puose in cuore d’or- 
« dinare o ragionare co llui, dopo la 
« predica, de’ fatti de l’anima sua. 

« Onde, compiuta la predica, egli 
« trasse a parte sancto Francesco 
« et dixegli : « Padre , io vorrei or - 
« dinare teco della salute de l’anima 
« mia. » Rispuose sancto France- 
« sco : E’ mi piace molto; ma v’à 
« istamane , e honora gli amici tuoi 
« cho fanno invitato alla festa, e 
« desina co lloro; et dopo desinare 
« parleremo insieme quanto ti pia - 
« cerà ». « Yassene dunque messer 
« Orlando a desinare : et dopo de- 
« sinare toma a sancto Francesco, 

« e sì ordina e dispone co llui e’ 

« fatti de l’anima sua pianamente. 

« E in fine disse questo messere 
« Orlando a sancto Francesco : « Io 


30 















































































































































































































































































































































466 


PICENUM SEBAPHICUM 


« multum aptus iis qui solitariam 
« vitam desiderant. Si tibi et tuis 
« sociis ille mons placeret, libentis- 
« sime prò animae meae salute eum 
« vobis donarem ». 


ò in Toscana uno monte divotis. 
simo, il quale si chiama Monte 
della Vernia, il quale è molto so¬ 
litario e salvatico et troppo bene 
atto a chi volesse fare penitentia 
in lluogo rimosso [remoto, lontano] 
dalla gente, o da chi desidera 
vita solitaria, s’egli ti piacesse,, 

: volentieri il donerei a tte e a 
: tuoi compagni per salute de la- 
: nima mia ». 

« Udendo sancto Francesco così 
t liberale proferta di quella cosa 
i eh’ egli disiderava molto, ebbe gran- 
« dissima allegrerà; et lodandone 
k e ringratiandone in prima Iddio, 
r poi messer Orlando, si gli dixe 
« cosi : « Messere, quando voi sarete 
« toì'nato a casa vostra, io manderò 
k a voi due miei compagni, e voi 
* mostrerete loro quello monte; e 
« s’egli parrà loro atto ad oratione 
« e a far penitentia, insino « 0,(1 
« io accetto la vostra caritativa pvo 

« feria » (2). 


« Sanctus vero Franciscus affec. 

« tuosissime desiderabat loca soli- 
< taria invenire, ubi posset commo- 
€ dius divinae contemplationi va- 
« care, ita quod audita oblatione 
* praefata, primo referens laudem 
« Deo qui per suos fìdeles providet 
c suis oviculis, deinde gratias agens 
« dicto domino Urlando, ita respon- 
« dit: Domine, quum redieritis ad 
« partes vestras, ego mittam vobis 
« duos de sociis meis, et vos montem 
« illum eis monstrabitis, et si aptus 
« vidébitur, libentissime vestram ca- 
8 ritativam óblationem accepto (1). — 

Da una minuziosa analisi di tutto il lavoro de * P '. ^li¬ 
stino Gallucci in confronto con ì due testi, dai qual n 
biamente ha tratto l’intero materiale pei- *"**$*?& 
tave, risulta chiara l’attenzione del Poeta nel nonrvo 
nè jhù nè meno di quanto era contorme alk venta 
questo incostantissimo fatto storico La giustezza del 
\e esigenze della rima e la veste letteraria ci danno 

zr&ss : j irrinr ^ ■ 


PICENUM SEBAPHICUM 


467 


lunga narrazione del Galiucci solo quelle indispensabili va¬ 
rianti, le quali si riscontrano in tutte le composizioni conge¬ 
neri: però il substrato storico, anzi la frase, lo stile e quasi 
lo stesso modo di periodare, che si riscontrano negli Actus e 
nei Florecti, sono non solo rispettati dal nostro Poeta, ma trattati 
con scrupolosa precisione sotto una veste riccamente letteraria. 

GERUSALEMME CELESTE 


CANTO DECIMOQUARTO. 

1 . ( 1 ) 

. e giunse il sesto di (2) tra monti 

c’hanno de’ Feltri il nome, e ’l nome danno 
de Feltri, a Feltri; (3) e son signori e conti, 
che per merti e per gloria alteri vanno : (4) 
vanno, e per fama, ov’è, ch’egli tramonti, 
ov’è che levi il sole autor dell’anno, 
ed alternando seco i raggi e ’l lume, 
d’illuminare il mondo hanno in costume. 

(1) Nel Canto è V Ottava n. 68: abbiamo incominciata una nuova 
Numerazione delle Ottave, perchè meglio risalti tutto l’argomento di cui 
1 occupiamo, e che, del resto, fa parte a se, non avendo con il prece- 
e £te relazione alcuna. 

. (2) Il sesto giorno dalla partenza del Santo da Valle di Spoleto, 

1 sponde all’8 maggio del 1213 : cfr. la nota n. 3, p. 463. 
c . Montefeltro è l’antico nome di un piccolo territorio dell’ex-du- 
Pol° ^ fra il torrente Conca ed il fiume Marecchia : ne era ca¬ 

di» 110 ^ 0 San Leo e diede il nome alla famiglia degli illustri Montefeltro, 
Ile Cesa dai conti di Carpegna, la quale acquistò il castello Montefeltro, 
S .^nse il nome e per circa due secoli (1274-508) signoreggiò Urbino, 
gallia ed altre città vicine. 

lealtà - ^ P° e ta ha pienamente ragione, poiché i Montefeltro furono in 
^lustri: basta solo nominare i principali: Buonconte , morto alla bai>- 
agha di Campaldino (1289) : 

« Io fui di Montefeltro ; io son Buonconte : 

€ Giovanna, o altri non ha di me cura ; 

« Perch’io vo tra costor con bassa fronte. * 

Guido .... (Purgai., V.) 

i capo dei Ghibellini, insigne per talenti militari nelle guerre 






































































































































































































































































468 


PICENUM SERAPHICTJM 


Tra questi, eccelsa mole, a cui s’ascende 

per cento scale, (1) un se ne vede eretto 
che, chi l’occhio vi fisa e ’l guardo intende, 
ne loda il sito e celebra l’aspetto : 
né la fortezza men, che tal lo rende 
qual si conviene a militar ricetto, 
e questo più che cinge a lui le chiome 
una città, che ’l ciel tocca col nome (2) 

irvrnpriali e pontifici ; dai Pisani fu creato loro signore (1290) ; s’im¬ 
padronì di Urbino che divenne la capitale de’ suoi stati ; si ritiro a vi ^ 
monastica tra i Minori (1296) ; morì nel 1298 : -- Perico guoi 
reggere la parte ghibellina nella Marca e nella Romagna, accreb 
2? e £ trucidato da quei d'Urbmo nel 1322 : - Speranu,, 
all’obbedienza Fermo, Osimo, Fabriauo e tenue u. comune con Nolfol 
cria d’Urbino : — Nolfo , capitano 1 Pisani m una nuova guer ^ 
tro^Firenze (1342) ed in gran parte fu spogliato de’ suoi domini - 
Antonio, ricuperò (1375) l’eredità di Nolfo suo avo sostenne^unga g 
coi Malatesta, capi di parte guelfa, e mon nel 1404. - Giudo A d& 

S ?S6 V Sìinf- moriZ ‘hS _ oST'aZ,^ uncino da al- 

censurati (1444) Federico II, fu il 1-!jJ,r& 
titolo da Sisto IV; comandò la lega tra il re di Napoli e 1 *10 
contro Venezia; mori nel 1482: - Guido Ubaldo 0 Gmdobalfo 
figlio del precedente, spogliato de’ suoi Stati dal duca Valen ,1 avend# 
nel 1502 e li resse con grande saviezza fino alla morte , no 
prole, adottò Francesco Maria Della Rovere figlio di sua so '«Uà :P cb e 

di Giulio n. Così il ducato passò dai Montefeltro ai Della B feltr0 

lo tennero fino al 1631. - Per ciò che ^guarda a famiglia Mon 
efr I Fasti di S. Leo di Dorilo Megarense ; Foligno 18b2, tip- ^ 

sini: - Memorie del Montefeltro di Orazio Olivieri ; Venn&biU del 

tip. Feretrana: - Notizie Storiche della Provincia di Pesaro e Urbm 

Conte Camillo Marcolini ; Pesaro 1883, tip. Nobili. 


( 1 ) 


« Vasai in Sanleo, e discendesi in Noli ; 

« Montasi su Bismantova in cacume 
« Con esso i pie’; ma qui convien ch’uom voli ». 

(Purg.y IV) 

« Copre del Colle ’l più elavato vertice 
« Solida, antica, inaccessibil Rocca » 

[Dorilo, canto I) 


(2) E’ Sanleo. 


PICENUM SERAPHICUM 


469 


3. 

Nome di santo, e se pietà comporta 

tanto di grazia altrui, ch’estingua il fiero: 
e che lo levi alla superna parte, 
dove si gode ogni diletto intiero. 

Può ben l’istessa, e non le manca l’arte, 
d’una mistica veste ornando il vero, 
seco raccorre un’uom, che non fu reo, 
ed a quello donar nome di Leo. (1) 

4. 

Ma che? Questi è valor, vincer dovea 
il mostro formidabile ed immane, 
che, dalla Scizia uscito, empio struggea 
tutte d’Italia le città sovrane : 
che strage miserabile facea 
dell’infelici creature umane ; 
e che, di sangue altrui bagnato e tinto, 
solo un Leon volea per esser vinto. (2) 

(1) « Ipse loci Genius sanctus Leo praesidet Arci » 

[Epicedio di Guido Postumo) 

E’ indubitato che nell’èra cristiana, e precisamente nel terzo secolo, 

• Leone abitò questo monte sul quale trovò il culto pagano : « Porro 
1 S e ntilitiis Romanorum Ritibus morigerantes Feretrani, in Monte Feli- 
* ciano simulacrum Feretrii Iovis venerabantur : » cfr. 0. Olivieri, op. 
^ » .P; 8 : il Santo distrusse quel culto, convertì al cristianesimo i fere- 
* a m i qu a L poi non solo lo vollero patrono, ma diedero alla Rocca il 
SUo nome. 

(2) Sembra che qui il Poeta, con la similitudine della vittoria ri¬ 

portata da S. Leone contro Attila, descriva il culto pagano prestato dal 
|j 0 polo al dio Giove Feretrio, culto che fu poi vinto dalla predicazione 
folt * e ^ un altr ° ^eone, cio0 il Patrono del Monte- 




























































































































































































































































470 


PICENUM SEBAPHICUM 


6 . 

Lo vinse egli e cacciollo : (1) or gode in cielo 
della vittoria sua degna mercede : 
e benigno la sù seconda il zelo 
di questa a Lui raccomandata sede. (2) 

Sede, ch’Idalio in Creta e Cinto in Deio 
e ’l chiaro Olimpo in Macedonia eccede. 

E se ’l pareggi al Libano pur anco 
ha vago a par di quello il dorso e ’l fianco. 


6 . 

Ma se v’aggiungi il suon, ch’ivi in tal punto 
si sente, e l’armonia ch’indi rimbomba, 
attonito dirai ch’ai ciel congiunto 
e la soavità n’have e la tromba. (3) 

Eco lo sa che presone l’assunto 
dalle caverne sue, dalla sua tomba, 
mentre pensa uguagliarlo altro non puote, 
se non sol replicar l’ultime note. 


(11 Chiude la similitudine e indica la distruzione dei tempio id 01 »- 
trico^ e la completa vittoria del cristianesimo su tutto il Montefeltro. 

« Geme Leon sul folle error ch’affascina 
« gli abitatori del Feretrio suolo, 

« e caldo Tarde di veder desio 
t a terra sparsa la profonda mole ; 
c nè ’l brama invaia, chè delle sue virtuti 
* già diffusa è la fama, e ’l popol folto 
« a lui sen corre, e da’ suoi labbri pende. 

« Leone allora di Gesù la legge 
« e ’l culto annunzia, e quindi atterra e spezza 
« l’idolo indegno, e i rei ministri fuga. 

« Cade il gran tempio, e ’l Feretrano Monte 
« dall’Apostolo suo San Leo si noma ». 

{Dorilo, canto II.) 


(2) Per ciò che riguarda la consacrazione episcopale di S. Leo 6 

Sede in Montefeltro, cfr. Dorilo , op. cit note 6-7, p. 20-21. t0 , 

(3) Descritta la città di Sanleo, il Poeta entra subito m argo® 
parlando della gran festa che ivi i grandi celebravano m quel g 

8 maggio 1213 . ^ g urg ; t a b l,i H magnus procerum consessus, ovansque 

« Pautalim exoritur rumor ; vocesque faventis 
« Crebrescunt vulgi, et olarae praeconia laudis. » , 

Cosi il Mauri comincia la narrazione del medesimo fatto al P 
pio del libro IX della sua Francisciados. 


PICENTJM SEBAPHICUM 


471 


7. 

Lo conosce Francesco, e brama intanto 
salir la sù ; ma la cagion desia, 
che gii riveli alcun del novo canto, 
che gli dica il perché delTarmonia. 
Stabile in ciò, da questo e da quel canto 
compagno il desiderio, il guardo invia. 
Ed ecco vede e sente indi a non molto 
chi tutto gli rivela il fatto occolto. (1) 

8 . 

Parlò costui, che del signor del loco 
Galasso il primogenito si fea 
cavalier delTImpero, e che quel giuoco, 
gioco era d’arme, e che da lui pendea. 
Ch’a vista si gioconda ivi non poco 
popolo era già corso, e vi correa. 

E di questo i più degni, i più sublimi 
nella solennità sariano i primi. 


9. 


Di Monte Acuto il generoso Alberto, 

Guido conte di Poppi e san Lorino, 
di Chittignano il giovanetto Uberto. 
Ricciardo, un di Carpegna, un di Sestino. (2) 


(1) Il Poeta esprime assai bene il pensiero degli Actus : « Quod 
Quum didicisset pater sanctus ab incolis. » 

(2) Non possiamo asserire se questa minuta descrizione dei princi¬ 
pali signori, convenuti a Sanleo in occasione di quel cavalierato, sia im¬ 


maginaria, ovvero storica. Che a quella festa fossero invitati i nobili di 
ontefeltro, di Carpegna, di Urbino, di Toscana ed in modo speciale 
e . limitrofo Casentino è naturalissimo, dato il costume del tempo in 
jx 1 1 grandi signori, in certe occasioni, tenevano realmente corte bandita, 
voi res ^° non ® inverosimile che il Poeta abbia avuto sott’occhio le ta- 
bia 6 geneal °gi c he delle principali famiglie dei paesi nominati, ed ivi ab- 
a* P res o il nome dei più famosi cavalieri che fiorivano nel 1213. — Gli 
n St? tanno queste sole parole : « In dieta autem solemnitate erant multi 
1 es de diversis partibus congregati . » 










































































































































































































































































472 


PIOENUM SERAPHICTTM 


Di Chiusi Orlando : e Questi è di tal merto, 
che non ha paragon nel Casentino. 

Nè la fama di lui può star secreta, 
o lo vogli nell’armi, o nella piòta. (1) 

10 . 

Taccio de gli altri ; e per virtù sovrana 
son essi pur sempre lodati eroi 
deirUmbria, di Romagna e di Toscana 
provincie, e della Marca intorno a noi. 
Questi con foggia e con maniera estrana 
dimostreranno in arme i pregi suoi. 

Ed oggi qui faranno opre guerriere, 
lotte, giostre, tornei, zuffe e barriere. 


11 . 


Tacque, e tolse congedo : (2) ardito all’ora 

qual mai fosse Francesco, il guardo intese 
ne’ compagni e parlò, che van non fora 
a vista andar delle sentite imprese. 

E che la su darebbe ad essi ancora 
qualche premio onorato il ciel cortese. (3) 
Sì crede e spera ; e capitan de’ fanti, 
lieto si tragge e consoltato avanti. 


(1) Actus « Inter quos erat quidam de Tuscia dominus, Urlati $ 
nomine , valde dives et nobilis. » — Il Mauri canta di questo Orlando b ' 
taneo, signore di Chiusi Nuovo e di tutto il Casentino : 

« Inter primores fama notissimus urbe 
« Civis erat tota, sumul et ditissimus agri 
« Tuscorum: omnis eum primis consuerat ab annis, 

« Iam tum surgeli tem puerum, gens Lyda vocare 


Orandem. 


(2) Prima di salire a Sanleo, S. Francesco si è minutamente ^ 

formato « ab incolis » e della, festa e dei convitati : ringraziato gl m 
matori, muove silenzioso per l’erta del Monte. n 

(3) Actus : « Fr. Leoni socio suo dixit: Eamus ad istos , quia 
adjutorio Dei inter eos aliquem profectum faciemus ». 


PICENUM SERAPHICUM 


478 


12 . 

Giunge, e vede nel tempio (eran fornite 
le cerimonie già) tutte raccolte 
le genti, sì, che spesse ed infinite 
dir si potrian, non che diverse e molte. 
Vede egli queste all’uscir fuoraunite: 
ma vede che le strade a lor son tolte 
da chi precede, e tale è chi precede, 
che ognun tien pronto a seguitarlo il piede. 


13. 

Giovine, ardito e bello ; il manto e l’armi 
lo fan parer qual’è, duca e guerriero : 
seguono i primi ; e chi tra lor risparmi 
all’ornato non è di cavaliero. (1) 

Segue la turba ; ed essa unisce i carmi 
di trombe e di tamburi al suono altiero. 
Rimbomba questi, e poi, com’altrui piace, 
fa pausa alquanto e si riposa e tace. 

14. 

Francesco all’or si leva ; e sovra un sasso, 
che dalla terra si solleva un poco, 

(ancor che pel camino afflitto e lasso, 
e sia per la salita esangue e fioco,) 
si mostra a tutti ; ed essi il guardo e ’l passo 
fermano a vista sua tutti in quel loco. 

Si mirano a vicenda ; e poscia attenti 
porgon l’orecchie a i salutari accenti. (2) 


. (1) Il Poeta descrive il festeggiato cavaliere, cioè Galasso figlio 
Primogenito del Signore del luogo. Ci duole non essere riusciti a trovare 
Q 1 fosse realmente questo Galasso e quale il nome del padre suo. La 
costruzione dell’albero genealogico dei Montefeltro è stata ed è assai 
itile ile : yi hanno posto mano Costanzo Felici d’Urbania, Sansovino, 
Ucehi Travagli, l’Arciprete Marini, Clementini, Guerrieri, Tiraboschi ed 
tri 5 ma sono tutti discordi tra loro. Fino a nuove scoperte, bisognerà 
Contentarci della semplice affermazione del nostro Poeta. 

$t ^ utile qui ripetere i due testi dai quali il Poeta prende que- 
a ®ua scrupolosa narrazione. Actus : « Sanctus autem Franciscus quum 





















































































































































































































































































































474 


PICENUM SERAPHICTJM 


15. 

Comincia quegli : « E’ tanto il ben ch’aspetto, 

(questo lo tema fu del suo sermone,) 
ch’ogni pena, ch’io provo, emmi diletto. » (1) 

E qui fe punto, ed aguzzò lo sprone. 

Poi seguitò con sì vivace affetto 
la tela del proposto paragone, 
e con tanto fervor, ch’i circostanti 
pareano statue al suo cospetto avanti, 

16. 

Come rota talor nel tempo adusto 

facella il ciel, ch’ai mondo empie di tema ; 
o come da vapor non ben combusto 
l’aria folgori avventa e par che frema ; 
tal ei da gli occhi, e tal dal volto augusto 
misti a rigor, che la pietà non scema, 
vibra raggi di sdegno, e move il suono 
terribile così, che sembra il tuono. 

« praedictum castrum intrasset, ut commodius a multitudine audiretur, 
« super quemdam murum ascendit et ibidem multitudini praedicavit. » 
— Fiorecti : « Giugniendo sancto Francesco a questo castello, et entra 
« dentro, et vassane in su la pia 9 <ja, dove era ragunata tutta lamoltitU' 
« dine di tutti questi gentili huomini, et in fervore di spirito monta & 
« su uno muricciolo, et cominciò a predicare. » — Il comune di Sanie 0 
ha nel suo stemma S. Francesco in atteggiamento di predicare dall’at 0 
di una tribuna di pietra eretta a’ piedi di un grandissimo olmo, esisten 
nel secolo XIII in mezzo alla pubblica piazza. Cfr. Dorilo, op. oit. P* 
1, nota , 6: Questa tribuna di pietra eretta a piedi di un grandissimo olw j 
come dice il Dorilo, nello stemma attuale non si vede affatto: notia# 
ancora che non è il solo S. Francesco che campeggia nello stemma s° 
montato dalla corona contale ; esso è diviso in due parti eguali, aven^ r 
a destra la bicipite aquila imperiale, a sinistra S. Francesco in atto ^ 
predicare sotto l’olmo. Prima che il Poverello d’Assisi visitasse Safl®' 
nello stemma vi era la sola aquila : l’olmo cadde nel 1662 ; del m^ 1 
ciolo non è rimasta traccia alcuna. 

(1) Risponde perfettamente al fatto storico. Actus : « Et p r0 ^ 
mate hoc proposuit in volgari : — Tanto è il bene eh*io aspetto , eh °U 
pena m’è diletto . » 


PICENUM SEEAPHICUM 


475 


17. 

Grida, esorta, riprende ; i più crudeli 

compunge, e punge i peccatori e gli empi; 
rammenta la pietà del Re dei cieli, 
e de i seguaci suoi l’opre e gli esempi ; 
l’obbligo de’ cristiani e de’ fedeli ; 
delle chiese l’onor, l’onor de tèmpi. 

Promette premi, e là dov’è l’intigro, 
grave propone ed infemal castigo. 

18. 

Minaccia pene, e sì ch’altri paventa 

improviso successo : e tutte ad una 
le colpe sue con gran dolor rammenta, 
e penitenza far volne opportuna. 

V’è chi seguirlo pensa, e chi lo tenta, 
e chi lo prega, e v’è chi l’importuna. 

Altri chiede rimedio al suo periglio, 
altri aita dimanda, altri consiglio. (1) 

(1) Quanta robustezza di concetti e di stile, quale fedeltà di nar¬ 
razione in queste tre ottave ! Il Gallucci appena si stacca dal testo degli 
Actus, ma quelle poche frasi sono da lui commentate in modo da rile¬ 
garne subito tutta la bellezza originale : « Et super haec verba tam de- 

* vote divina eloquia per linguam ejus eructavit Spiritus sanctus pro- 

* bando illa etc., quod omnes stabant suspensa mente quasi angelum 

* attendentes. » — Il Mauri non porta il testo di cui si è servito S. France¬ 
sco coma esordio per questa predica, ma descrive in modo classico l’effetto 
Prodotto dalla medesima salla raccolta moltitudine. Merita essere ripor¬ 
tato per intero 

« Èrgo omnes uno ore fremunt: stupor insuper omnes 
« Altus habet : simul heroem dignantur honore 
« Omnes divino : pueri, jnvenumque catervae 
« Illum suspiciunt ; illum admirantur, amantque 
« Primorum coetus patrum ; observantque piarum, 

« Attonitisque inhiant animis tota agmina matrum. 

« Tum referunt ut prima dabat monita aurea pubi ; 

« Obscenae ut fraudes, utque exitiale venenum 
« Nosse voluptatis, simul et vitare docebat ; 

« Ut virtutìs opes, regnumque insigne canebat : 

« Cum tantum illa animis ielicibus aurea donet 
« Hospitia, et coelo sedes paret una beatas : 

« Contra autem exceptos pollaci fraude, voluptas 
« Praecipites volvat, stygiasque agat atra sub undas. > 
































































































































































































































































































































476 


PICENUM SERAPHICUM 


19. 

Tra questi Orlando fu, ch’l Santo a nome 
conoscendo e per fama ; or che lo vede, 
e vede le sue voglie abbiette e dome, 
miste a fervor ch’ogni fervore, eccede ; 
il capo nudo e sparse indi le chiome, 
si traggo avanti e di parlargli chiede : 
chiede e l’ottien ; se ne rallegra e gode : 
l’inchina, lo ringrazia e gli dà lode. (1) 

20 . 

Ma perchè ’l tempo all’or grave e noioso 
stato saria, che quelle genti, a squadre, 
tocche da zelo e da timor pietoso, 
stavano intorno al riverito Padre, 
altro tempo propone : (2) indi pensoso, 
ma pensoso di cose alte e leggiadre, 
si ritira a palazzo, ove già tutti 
i compagni di lui s’eran ridutti. 


(1) In questo punto il Poeta è assai felice : si vede molto bene che 
egli segue passo passo tutte le frasi contenute negli Actus ; le studia, 
le analizza, le fa proprie, le veste con arte squisita, e dalla sua lira ar¬ 
monica cava soavissime melodie, le quali mentre con esattezza narrano 
il fatto storico, discendono in fondo all’anima e la commovono tenera 
mente : « Inter quos dominus Urlandus praedictus, gavisus 
« tata sancti Francisci praesentia et tactus intus de illius 
« mirifica, proposuit omnino cum sancto patre de animae 
« tractare. » Sebbene del tutto libero, è assai espressivo anche il Maur 
in questo grido di gioia che fa emettere ad Orlando : 

« O mihi laeta dies o felix orbita luci 
« Sideraee, atque animo nimium expectata volenti ; 
c Quae vehit optatum lumen, specimenque beatae 
« Nunc insigne oculis dat cernere vitae ! » 

(2) Actus : « Sanctus vero Franciscus, totus discretionis sale c0ll( ^ 1 g 
« tus, dixit ad eum : = Domine, vade hoc mane et honora amicos 

« quum te invitaverint ad festum, et post prandium loquemur quan 
« cumque volueris. » 


praedications 

saluta 


suae 


PICENUM SERAPHICUM 


477 


21 . 

Qui siede a ricca mensa, ov’il convito 
era solenne, e per vivande rare, 
e per concerto musico e gradito, 
e per congresso illustre e singolare. 

Giungi anco il ragionar dolce e compito ; 
e giungi a questo il grido popolare, 
che sentirai, se vi ti fermi attento, 
di valore e pietà pari concento. 

22 . 

L’uno all’altro succede, e se da prima 
altri la cerimonia, ecco vien poi 
chi la predica esalta e ne ia stima, 
e tutti ad un racconta i pregi suoi. 

S’altri loda il guerrier, che si sublima 
in arme a par de’ più famosi eroi, 
altri commenda, e ’l fa con zelo amico, 
nelle sue grazie il Capitan mendico. 

23. 

Sono alterni gli encomi ; ed essi fanno 
così grata armonia, ch’l pregio invola 
all’armonia de’ musici, che danno 
il fiato al flauto e ’l suono alla viola. 

Ecco già sono in fine; ecco già vanno 
a frequentar nel armeggiar la scola. 

Rimane Orlando ; e, mentre il tempo aspetta, 
nel desiderio suo se stesso affretta. 

24. 

Affretta e va ; ma sente, e n’ha diletto, 
che sono in corte i cavalier di Cristo. 

Che ’l Prence a lor, con generoso affetto, 



















































































































































































































































































478 


PICENUM SERAPHICUM 


quanto d’uopo gli fa tutto ha provisto. (1) 

Tocco ei perciò dal zelo onde il suo petto 
arde di foco nobile, e non visto, 
colà si traggo, e di veder s’appaga 
la di lui compagnia povera e vaga. 

25. 

E se gli lice oprar cortese mano 

in servigio di quella, o se consente 
ch’ei sieda a lui vicino, il Capitano, 
infinito è ’l piacer, ch’esso ne sente. 

Guarda, osserva, vagheggia ; in volto umano 
gli par d’avere un’angelo presente ; 
anzi più d’uno : a lui sembra il drappello, 
piccolo sì, ma sovrumano e bello. (2) 

26. 

Quand’egli poi col gran Francesco a parte 
si ritira e ragiona, e che di lui 
conosce il favellar puro e senz’arte, 
ma tutto intento alla salute altrui, 
libero ogni pensier seco comparte ; 
e se non basta una sol volta, o dui, 
gli replica di novo, e sì che resta 
pago e contento appien d’ogni richiesta. 

(1) La dettagliata descrizione del banchetto è immaginaria, si cod' 
prende, ma è bellissima ed assai naturale. S. Francesco ed i suoi cobi* 
pagni non erano a mensa di quel sontuoso convito ; entrarono però 111 
corte e, in luogo appartato, fu fatto somministrare ad essi dal Sign° re 
di Palazzo il cibo necessario. Il Mauri in ciò è meno esatto, poiché coB* 
duce S. Francesco ed Orlando in luogo silenzioso, facendoli muovere 
quella stessa mensa al termine del banchetto : 

« Iamque altos subeunt postes, tectisque superbis 
« Suecedunt jussae extemplo stant ordine mensae. 

« Utqu© suus dapibus finis datus, ilicet ambo 
« Excessere toro simul, et penetralibus altis 
« Excepti sedere. * 

(2) Gli Actus dicono che S. Francesco, in questo fatto, aveva P e ^ r 
compagno fr. Leone : il Gallucci con il nome di « picciolo drappi 


PICENUM SERAPHICUM 


479 


27. 

Nè questo sol ; ma s’innamora in modo 
del suo trattare affabile e divino, 
ch’unirsi a lui d’indisolubil nodo, 
e lo vorebbe aver sempre vicino. (1) 

Ha questi un monte ; e ’l monte alpestre e sodo 
tal ha deserto il sito, aspro il cammino, 
che chi lo guarda, e da lontano il vede, 
stanza di fiere e d’assassini il crede. 

28. 

Ma, se v’è chi v’attenda, in spazio breve 
può farlo albergo solitario e grato ; 
ed a Laverna dar quel, c’aver deve, 
gloria, nome, splendor, concorso e stato. 

Egli perciò, nè gli è noioso o greve, 
l’offre in presente al Capitano amato ; 
lo prega chè l’accetti, e da lui chere, 
chè gli faccia per Dio questo appiacere. (2) 

afferma che, oltre fr. Leone, vi erano altri compagni, cioè cinque in tutti: di¬ 
fetti nella ottava strofa (67), precedente la narrazione di Sanleo, aveva cantato: 

« . è qual lo move il proprio affetto, 

« sceglie cinque compagni.... * 

Lasciamo correre questa licenza storica; tanto più che gli Actus , sebbene 
dominino fr. Leone soltanto, non escludono che ivi si trovassero anche altri. 

(1) E’ una efficacissima digressione con la quale il Poeta prepara 
1 Ettore al punto culminante di quel fatto storico che forma il princi¬ 
pale soggetto del canto. Qualche riscontro lo troviamo, sebbene in modo 
assai diverso, nella Francisciados del Mauri : 

« Hinc votis te saepe meis, Francisce, cupitum 
« Ut tandem huc vectum adspicio ! ut te nostra terentem 
« Limina nunc, pater, agnosco ! ut juvat ora tueri 
c Exoptata diu ! Sed enim tua maxima virtus 
« (Quae, reor, huic hodie sese divinitus urbi 
« Ostendit) superat famam ; et memorabile nomem 
« Extulit, insignique adeo claravit honore. * 

(2) E’ l’offerta del Monte della Verna che si eleva altissimo nel 
Untino presso Chiusi, e del quale il divino Poeta cantò : 

« Nel crudo sasso, intra Tevere ed Arno 
« Da Cristo prese l’ultimo sigillo 
« Che le sue membra d’u anni portarno. 

(Paradiso, c. XI) 

l’offerta nei Fiorecti è notata con queste parole : « E infine disse 


































































































































































































































480 


PICENTJM SEKAPHICTJM 


29. 

Loda Francesco il dono e non ricusa 
il generoso suo cortese invito ; 
ma vuoi vederlo, e per all’or si scusa 
se non può stabilir seco il partito. (1) 

Soviengl’intanto, ed è per grazia infusa, 
che può mandare a rimirar quel sito 
alcun de’ suoi compagni, onde non tardo, 
elegge a questo far Pietro e Bernardo. 

« questo messere Orlando a sancto Francesco : = Io ò in Toscana uno 
« monte divotissimo, il quale si chiama Monte della Yemia, il quale è 
« molto solitario e salvatico et troppo bene atto a chi volesse fare pe- 
« nitentia in lluogo rimosso dalla gente, o a chi desidera vita solitaria, 
« s’egli ti piacesse, volentieri il donarei a tte e a’ tuoi compagni per 
« salute de l’anima mia. = » Questo Monte privilegiato e l’offerta del 
« Conte Orlando a S. Francesco sono bellamente descritti dal Mauri: 

« Stat capita attollens praeruptis ardua saxis 
« Undique mona, campis longe conspectus Hetruscis ; 

« Utilis umbrosis tantum mihi saltibus, et, quae 
« Lanigerique greges nobis, armentaque late 
« Tondent, dumetis, herbisque virentibus aptus. 


« Advenisse diem jam nunc reor (o bona tandem 
« Saxum ingens, tua nosce libens) quo nominis atri 
« Deponas ignomiam ; veterumque malorum 
« Exutum probris, nemus, immanesque cavernas 
« Usibus addicas sacris : nova gens, novus hospes 
« Adveniet; cultusque novos, novaque ingeret antris 
« Ille tuis spolia, et magno ditabit honore. » 

(1) E’ l’intero epilogo degli Actus e dei Fiorecti : « Udendo sancto 
€ Francesco così liberale proferta di quella cosa ch’egli desiderava nao 
« ebbe grandissima allegreqija ; et lodandone e ringhiandone in 
€ Iddio, poi messer Orlando, sì gli dixe così : = Messere, quando ^ 
« sarete tornato a casa vostra, io manderò a voi due miei compagp > 

« voi mostrerete loro quello monte; e s’egli parrà loro atto ad orat 
« e a far penitentia, insino a ora io accetto la vostra caritativa P 
« ferta. — » Ecco il ringraziamento di S. Francesco ad Orlando 0 
lo canta il Mauri : 

« Quis vero tibi, magne hospes, quis praemia factis 
« Aequa tuis referat ? Primum dignissima, recti 
« Di semper memores : tua dehinc te maxima habebit 
« Semper honoratum virtus, nec laudis egentem 
« Unquam destituet ; sed enim tua dona loquetur 
« Longa dies, canet Hetruscas ea fama per urbes 
« Ardua, et externas vehet indefessa per oras. » 


PICENTJM SERAPHICUM 


481 


30. 

Si volta indi ad Orlando, e con parole 
degne appunto di se, succinte e pie, 
grazie gli rende ; e chi dà luce al sole 
prega che giri a suo favore il die ; 
che per lui lo compensi esso, che puole, 
e che gli apra del ciel tutte le vie. (1) 

Così conclude in un molti guadagni. 

Poi s’accommiata e torna a’ suoi compagni. 

31. 

Presago già de’ suoi futuri onori, 

narra a tutti il successo e che s’appreste 

la coppia, impon, con mattutini albori 

d’ire a veder l’incognite foreste : 

e se son tali i solitari orrori, 

quai detti furo, in quelle parti e in queste,, 

ne prenda essa il possesso ; e che di legni 

all’Oratorio il suo principio assegni. (2) 

32. 


Ciò detto, tace ; e, dove intende il Conte 
della città, si tragge : e grato e pio 
prende congedo, e di calar dal monte, 
pria che ’l sol levi, a lui scopre il desio. 
L’ascolta quegli ; alle sue voglie pronte 
favorevol si mostra, e non restio. 

Lo prega ben che resti, e se gli piace, 

che faccia quivi un suo convento in pace. (3) 


dono ^ 1 - gUard ° • a11 atto g mnd . ico (1274) per la conferma di questa 
< r •’ l’erudito lavoro storico-critico del P. Zefferino Lazzeri in 

f/r?V’ op - cit v P* 7 ' 29 - 

noi ri U Poeta continua a servirsi della sua licenza storica, notata da 
^ecedentemente. Infatti, non sembra che l’invio dei due frati per 
tr °vat 6 la , Verna siasi effettuato proprio da Sanleo ; come pure non è 
Cat an *° c ^ e Francesco destinasse o lale scopo i due compagni Pietro 
data 1 6 . er ^ ardo . da Quintivalle. I Fiorecti dicono solo che egli avrebbe 
sign ì a sanile missione a due compagni, senza nominarli, quando l’in- 
oenefattore^ sarebbe stato di ritorno a Chiusi. 

\ ) Genialissimo ed assai naturale è questo congedo che S. Fran~ 

A * Ko 1916 - Fascicolo IV. 


31 


















































































































































































































































































































482 


PICENUM SERAPHICUM 


83. 


Non un, ma tempi fian clie ne’ tuoi stati, 
risponde quei, nè son lontani i tempi, 
più d’un’albergo avranno i miei soldati, 
e chiese, e case, ed oratori, e tempi. 

E se non fosse c’or siamo obbligati 
d’ire oltre a mari a conversar con gli empi, 
qui troncherei per tuo piacer la strda : 
ma, perchè non si può, forz’è ch’io vada. (1) 

Chi visita oggi Sanleo rimane commosso, leggendo sul 
lato principale del palazzo Nardini, prospicente la piazza, 
questa sintetica ed espressiva iscrizione : 

QUI S. FRANCESCO NEL Vili MAGGIO MCCXI1I 
PREDICÒ 

OSPITE IN QUESTA CASA 
EBBE IN DONO 

DAL CONTE ORLANDO CATANI DI CHIUSI 
IL MONTE DELLA VERNA 


osseo prende dal Conte di Sanleo : il Mauri non lo trascura, anzi 
sulle labbra del Santo la promessa di ritornarvi : 

« Hinc reditus ne certa quidem mihi tempora nec te 
« Exigere id fas rere, hospes gratissime; quamquam 
« Multa licent de me tibi, quamquam exposcere multa. 

« Et tamen haud frustra (nostram sic numina fìrment 
« Sanctam fidem) spondere ausim, meme hospita rursum 
« Tecta haec visurumi ». 


(1) E’ l’ultima ottava del canto XIY con la quale il ^alluce* 
mina il racconto di uno dei fatti più importanti nella stona di b.* ^ 
cesco e dell’Ordine. La profezia riguardo ai moltissimi conventi cfl 
rebbero sorti come per incanto dappertutto nelle Marche, e che U 
rollo d’Assisi potrebbe aver fatta indubbiamente, si _ è verificata " 

ogni credere. Si rimarchino bene le ultime quattro rime : esse ^ 

stano e il profondo dolore del Conte di Sanleo per la partenza di golo 
Francesco e l’amore grande di questi per il Montefeltro, dove non , 
ha provato tanta dolcezza di ospitalità, ma ha ricevuto in on ^ 
monte che si sarebbe trasformato in suo vero Calvario e che un «A 
sarebbe addivenuto centro di tanta santità, mèta desideratissima 

merevoli e devoti pelligrinaggi. , . 

Tl Mauri fa. risaltare assai bene il dolore del Conte e 1 aaaw • 


4 . fidi praeclaras hospitis aedes, 

< Ipsum et moerentem festinatosque regressus 
« Orantem et dextera acceptum sese usque tenentem 
« Liquebant, multamque dabat laeto ore salutem. » 


PICENUM SERAPHICUM 


488 



i* > 


URIE 

dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII 


CAPO II. 

Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie 


CUSTODIA ASCOLAUA 

(Continuazione v. n. 3, pag. 335) 


§. V. — AMANDOLA 

Amandola Terra della Diocesi di Fermo. L’Origine di 
quel nostro Convento è oscura. Nell’archivio si conservano 
die bolle di Clemente IV per i nostri Inquisitori della Marca. 
Del Convento della Mandola si fa memoria nel Provinciale 
di Giordano scritto inanzi al 1840. 

La Chiesa è stata consagrata dopo il 1850 e prima del 
1361, nel qual anno concedono indulgenza per l’Anniversario 
della Dedicazione ed altre Feste F. Marco Vescovo di Ca¬ 
merino, Simone di Umana, F. Giovanni di Ancona, F. Nie¬ 
llò di Iesi, F. Luca di Fano, Niccolò di Pesaro, Francesco 
di Urbino, Ugolino di Fossombrone. F. Tommaso di Cagli, e 
^ nome di Boxio Gio : Vescovo e Principe di Fermo il di 
mi Vicario Generale Ateo Rondani da Piacenza Archidiacono 
e Canonico di Fermo. (1) Simile Indulgenza dispensò F. Gio- 
v anni Vescovo di Gubbio, dal cui diploma sappiamo, che la 
eonsagrazione fu fissata la Domenica di Pentecoste. 

L’anno 1386 sotto il di 21 Xbre F. Matteo Cisci da Mo- 
tv 1 ? Custode della Custodia Fermana elegge i Sindaci Apo- 
S °D c i per il Conv. dell’Amandola. 

(1) Dalla prima copia, il seguito dall’aggiunta. 







































































































































































































































































































































484 


PICENUM SERAPHICUM 


Lo stesso F. Matteo Custode sotto il di 11 Gen. 1374 in 
virtù del privilegio di Niccolò IY e di Martino IV elegge i 
Sindaci Apostolici per i Conventi della Custodia Fermana. 

UOMINI ILLUSTRI 

Al campanile v’è il corpo del B. Gabriele Ghisilieri da 
Iesi con riscrittone : Hic residet corpus V. viri P. Gabrieli» 
de Exio 1489-20 Aprii. 

Vicino all’altare di S. Pietro sul muro v’è il sepolcro del 
B. Servo di Dio con la sua imagine circondato di splendori 
intorno al capo con le parole mezzo guaste..., rvus Dei 1485. 
Forse egli è il Servo di Dio dalla Penna Inquis. re nel 1327. 

I corpi di questi Beati sono stati riconosciuti da Monsi¬ 
gnore Alessandro Borgia Arcivescovo di Fermo l’anno 1726. 

F. Andrea Scinopi Maestro in S. Teologia Teologo ai 
Concilio di Trento e caro a Papa Sisto V. 

F. Andrea Ascentiani Maestro in S. Teologia e Predica¬ 
tore, Visitatore e Commissario Generale nella Sardegna e 
Provincia della Marca l’anno 1626 

All’Amandola fu Capitolo nel 1504 (?) 1514. 


ISCRIZIONI 

A mano ritta dell’aitar maggiore : 


D. 0. M. 

A dm . R. P. Andreas Schynopius | ab Amandola Theo 
logus insignis | ceterarum artium professor | eximius sui in 
stituti | observator Sacro Tridentino | Concilio interfuit a bix 
V | somme dilectus letho preventus | purpurea dignitate co 
decorari | non potuit. D. V. = A mano manca dell’aitar gran 


D. 0. M. 

Adm. R. P. Mag. Andreas Ascentianus | Amandule» s | 9 
Tbeol. Ma. Concion. eximius | Neapolis Ferrarne Ancori 9 
Cenobiorum rector vigilantiss. j Sardinise Visitator et ° 


PICENUM SERAPHICUM 


485 


Generalis | Almse Picenae Provinone Minister dignis. j Bono- 
niensis Collegj. oeconomus benemeritus | Hanc Ecclesiam et 
Coenobium ad istam | meliorem ac nobiliorem formam Red. 
Fr. F. T. F. F. Anno D. ni MDCLV. 

Die XVIII Feb. 


§. VI. — LORO 

Gerardo Vescovo e Principe di Fermo assegnò ai FF. Mi¬ 
nori la Chiesa curata di S. Silvestro di Loro cum omnibus 
iuribus, et pertinentjis suis spiritualibus et temporalibus, ut 
ibi morarentur, et locum suum fundarent. L’anno 1378 : anno 
1- del Pontificato di Urbano VI essendo stato donato loro lo 
spedale di S. Giorgio, e con autorità ordinaria incorporato al 
loro Convento, la Chiesa cambiò il titolo di S. Silvestro con 
quello di S. Giorgio. 

F. Lodovico da Fermo Vescovo Casturicense consecrò la 
Medesima Chiesa a onore di S. Francesco, e l’arrichì di molte 
indulgenze il di 1. di Maggio 1372. 

Altre indulgenze in congiuntum di questa consagrazione 
furono dispensate da 

F. Marco Vescovo di Camerino 

F. Pietro Vescovo di Osimo 

F. Giovanni Vescovo di Ancona. Di tutte le quali con¬ 
servasi in quel nostro archivio i documenti originali senza 

sigilli. 

Nel Pontificato di Gregorio XI questo Convento avea i 
sondaci, e nel secondo nostro secolo possedeva molti beni(l). 


UOMINI ILLUSTRI 

, F. Antonio Maestro in S. T. che fu Vicario Generale 
e U Ordine in Italia l’anno 1434. 

F. Pietrantonio Rossi Maestro in S. T. Provinciale della 
«farca l’anno 1737. 

F. Pio Migli Maestro in S. T. di raro talento, che ha 
(1) Dall’aggiunta, il seguito dal testo. 

























































































































































































































































486 


PICENUM SERAPHICUM 


pubblicato un opuscolo dell’Imm acolata Concezione di M. Y. 
Ha pronta per le stampe la Vita della B. Angela da Foligno. 
In Loro si tenne Capitolo nel 1536, nel 1547, nel 1576. 


§ VII. — PENNA S. GIOVANNI 

Il P. Maestro Ilario Altobelli scrive nella storia distesa 
a mano essere questo luogo dei primi tempi dell’Ordine. La 
fondazione antica era fuori del Paese, dove i Frati hanno 
una Chiesa sotto l’invocazione di S. Maria delle Grazie, ove 
sono i beni stabili del Convento ed un Pozzo antico. Ivi fu 
sepolto il B. Giovanni della Penna, rammentato nelle Crona¬ 
che, e trasferito nel luogo nuovo, posto in una bella cassa di 
marmo sopra l’altare di S. Giovanni con quest’epigrafe: Cor¬ 
pus B. Ioannis de Penna hic conditum est. Il luogo presente 
dentro la terra è del 1467. Su la facciata della Chiesa si 
legge _ Papa Paulo In nomine Domini Anno Domini.... fo¬ 
cus iste fere.... factus est his viventibus Fratribus Magistro 
Sancte Bonacordis, Magistro Catarino, F. Alexandro, Fratre 
Francisco, Frate Iacobo, et F. Angelo et architectus nomen 
Mag. Salinus Lombardus. 

De Magistro Catarino narravit Mag. er Hieronimus ra- 
brianensis, quod Mag. er Catarinus fuerit Episcopus Camerini, 
et quod habetur Fabriani. 

Mag. ter Franciscus Rufus opinantur aliqui quod meli 
Pvovincisilis 

Mag. er Trebatius Mariotus nostro sevo literis et virtutibus 
insignis. Fuit Bac. Conventus Patavij, Regens Cremonse e 
alibi, Concionator prseclarus et honoratus per plures annos i 
Taurino apud Serenissimum Ducem Sabaudi®, cui in mun _ 
Concionatoris servivit. Obijt Assisij cum opinione sancti a ' 

D. nus Marcellus Rufus reliquit tórcentum et qumquagin 
coronatos prò expiationibus, et sacris faciendis in altari 
desi® Yeteris. 

Hucusque Altobellus 

Testamentum laudati Marcelli autographum custoditur 
ibidem, et publicatum fuit an. 1593 per P. Petrum Sebaste 


PICENUM SERAPHICUM 


487 


An. 1486 D. Grisalda uxor D. Christophori Cicchi de 
Penna h®redem constituit universalem ommium suorum bo- 
norum Ecclesiam S. Mari® Gratiarum, de qua supra. (1) 

Il Pontefice Niccolò IV concedè Indulgenza alla nostra 
Chiesa di Penna S. Gio. per le Feste di M. V. San Francesco 
e S. Croce. 

Alia Penna si celebrò Capitolo Provinciale Panno 1579. 

UOMINI ILLUSTRI 

B. Giovanni. Nacque questi alla Penna, e giovanetto vide 
un dì altro bel garzone, da cui fu cortesemente ammonito a 
portarsi alla Chiesa di S. Stefano a udire il Predicatore, a 
imprimere altamente nel cuore, ed eseguire fedelmente gl’in¬ 
segnamenti. Tu, soggiunse il garzone, farai un lungo viaggio 
dopo il quale fortunatamente poggiarai al Paradiso. Semplice 
e innocente qual era Giovanni ricevè a buon grado l’aviso. 
Era il Predicatore il B. Filippo compagno del nostro Santo 
Fondatore da lui spedito l’anno 1215 a evangelizzare per la 
Marca Anconitana, in cui assai più del umana eloquenza cam¬ 
peggiavano le cristiane virtù e l’unzione dello Spirito Santo 
e d inculcava a quei popoli a far penitenza. Nell’udirlo Gio- 
v anni si sentì ispirato ad imitarlo, e finito il sermone gli si 
presentò chiedendogli d’esser ascritto all’Ordine Minoritico. 
Filippo osservò l’indole la semplicità il candore del postulante, 
e( ì esaminata la vocazione spedillo a Recanati, dove i nostri 
Fadri celebravano Capitolo. 

Imaginò Giovanni esser questo il lungo viaggio, dopo il 
quale gli avesse a toccare a spiccare un volo al Paradiso ; 
°guun sei pensi quanto lo facesse presto e volentieri. 

Ammesso con unanime consenso dei Padri fu vestito 
.Fa tonaca Francescana, e professò a suo tempo l’abbrac- 
c iato istituto. L’anno seguente 1216 il Padre S. Francesco 
chiamò i suoi Frati a S. Maria degli Angeli in Assisi a ce¬ 
drare il primo Capitolo Generale. Vi si portò con gli altri 
\ Mostro Giovanni, cui nel ripartimento dei Frati per le Mis- 
Sl °ui toccò la Provenza in compagnia del B. Giovanni Bo- 

(L Dalla appendice, il seguito dal testo. 










































































































































































































































































































488 


PICENUM SERAPHICUM 


nelli (?) da Firenze Provinciale, del B. Monaldo Fiorentino, 
del B. Cristoforo Romagnolo, e di altri trenta Frati. Se nel 
primo viaggio pres’errore Giovanni, questo come che lungo 
imaginò esser quello onninamente, che dovesse por fine al 
Paradiso. Allegro e contento egli vi s’incamminò, e per il 
corso di venticinque anni viaggiò per le contrade Provenzale: 
fu si copiosa la benedizione del Signore sopra le fatiche dei 
zelanti Missionari che non bastavano i Frati a occupare tutte 
le case offerte in quella Povincia dalla pietà dei Fedeli. Pieno 
di malinconia il cuore dal vedere allongato il suo corso mor¬ 
tale si pose un dì a sedere sotto un albero e qual’altro Elia 
a dimandare a Dio la promessa e tanto da lui sospirata li¬ 
bertà dal mortai suo esilio. Mentre sospiroso ripeteva la pre¬ 
ghiera udì una voce, che gl’intimò levati su, che tuttavia ti 
resta un gran viaggio , ed egli, sarò almen sicuro di salvarmi ? 
e la voce, confida in Dio e ti salverai... Soggiunse:... A que¬ 
sto punto nel ms. e interrotta la narrazione, mancando nel 
fascicolo almeno una pagina per terminare la biografia del 
B. Giovanni. Le memorie dei vari altri conventi della Custo¬ 
dia di Fermo sono un po’ disordinate nel ms. e formano le 
così dette aggiunte o appendici più volte ricordate. A queste 
in seguito, mancando il testo ordinato, dovrò attenermi. Ora 
volendo compiere, almeno in succinto, il racconto della vita 
del B. Giovanni, mi servirò dell’Aureola Serafica (Quaracchi 
1900, v. IV. p. 16-13). 

« Rientrato in Provincia (il B. Giovanni) fu fatto Guar¬ 
diano in parecchi conventi, e nell’esercizio di tale ufficio mo¬ 
strò gran prudenza e carità senza limiti. Iddio lo favorì del 
dono dei miracoli e gli rivelò i segreti dell’avvenire. La sua 
vita scorreva nel raccoglimento, nel silenzio e nella preghiera, 
e la notte dopo Mattutino, rimaneva applicato alla contem¬ 
plazione sino al giorno. Era occupato in questo santo eserci¬ 
zio, quando gli apparve un angelo e gli annunziò che fina¬ 
mente la sua carriera s’avvicinava al termine, e che per finn® 
di purificarsi, Iddio gli dava la scelta tra un giorno di p ul ' 
gatorio e sette di sofferenze in questo mondo. 

Il Beato non esitò di scegliere le pene di questa vita; 
tosto si sentì assalire da violenta febbre, colla quale parvero 
piombare sul suo corpo tutti i dolori e tutte le torture. . 

A questi inesprimibili tormenti vennero ad aggiung er3 


PICENUM SERAPHICUM 


489 


pene di spirito e tentazioni di disperazione che lo fecero sof¬ 
frire anche più crudelmente. 

Dopo i sette giorni d’espiazione, il Signore si degnò 
d’apparirgli circondato di splendore, gli addolcì le sofferenze, 
gli ricolmò l’anima d’allegrezza, gli annunziò che era al ter¬ 
mine della lunga carriera che gli era stata altre volte pre¬ 
detta, e lo invitò alle delizie deH’eternità. Un raggio di gioia 
illuminò il viso del malato, e l’anima di lui volò al cielo. Era 
circa l’anno 1271. 

La sua tomba si conserva a Penna, sua patria, e Pio VII 
ha approvato il culto che gli era reso da tempo immemora¬ 
bile. » 

§ Vili. — FALERONE (1) 

Il Monastero di S. Francesco dell’Ord." 6 de’ Minori Con. 11 
situato nella Terra di Falerone diocesi di Fermo nella Piazza 
a PP°ggiato alle Muraglie di essa Terra, talmente che sta in 
Isola, fu fondato et eretto dalla Università l’anno e tempo 
h si puoi ritrovarlo; chè Falerone nel 1520 fu preso da sol¬ 
dati del Sig. r Giovanni de Medici, e saccheggiato p. ord. n ’ di 
Monsig. re Nicolò Bonafede da S. Giusto a quel tempo Vicele¬ 
gato della Marca, si ritrova solo che nel tempo che viveva 
d Serafico P. rc S. Francesco fu di q. sta Patria il Beato Pelle¬ 
grino della Famiglia de Nobili da Falerone, q. st0 essendo nello 
studio di Bologna havendovi sentito predicare il P. re S. Fran.°°, 
lasciò il secolo, si fece Frate Minore, e fù di molta perfet- 
t'one e santità. 

Fiorì anco il Beato Giacomo da Falerone, il q. 1 ’ fu M. ro 
fi e l Beato Fra Giovanni da Fermo, morì in Mogliano. Onde 
Possiamo credere, che q. sti Beati pigliassero q. st0 luogo nel 1206 
alli 28 di Ottobre. E nel 1212 prese la Religione il Nome di 
Conventuale che è Nome Apostolico imposto da Innocenzo 4 e 
^ Bolla d’Innocenzo è nell’Archivio de SS. Apostoli in Roma. 
^°ri S. Frati. 00 nel 1226 et in vita sua fiorirono li soprad. 41 
e ati da Falerone q. 11 crediamo, che pigliassero q. s ‘° Luogo. 

Ba Chiesa di detto Luogo fu consecrata nel 1302 alli 7 

Scr i tl) Da un foglio staccato in quattro pagine, intitolato Memoria e 
1 "0, come si scorge, in una lingua un po’ antiquata. 




















































































































































































































































































































490 


PICENUM SERAPHICUM 


d’Agosto dalli RE.." 1 SS. ri Vescovi Mons. Tomaso Vescovo di 
Genova e da Monsig. Bon Giovanni Vescovo, e Principe di 
Fermo al tempo d’Innocenzo 6., e q. st0 si cava dalle Istorie 
e Conformità della Serafica Relig. ne nel Convento di Macerata. 

La Torre di essa Chiesa fu fabricata nel 1440 nel tempo 
di Eugenio 4. come appare per un epitaffio di marmo posto 
nella med. a Torre. 

Il Con.‘° contiene di struttura novanta Canne, che fanno 
dieci stara, e sei Canne di circuito compresavi la Chiesa. 

La Chiesa contiene di struttura et altezza di muraglia 
sei mila e settecento Piedi. Piedi 6000 — 700. 

Il Pavimento di essa Chiesa con il Coro, e le due Cap¬ 
pelle, che vi sono è di struttura cento venti nove piedi — 129. 

La Torre di essa Chiesa è di altezza di cento piedi — 100 
e di Larghezza otto piedi — 8. 

Nella Medema Chiesa vi sono due Sagrestie, una piccola 
vicino al Coro contigua e l’altra poco più grande contigua 
all’Altare della Pietà. 

La piccola è di struttura sei piedi di Lunghezza, e cin¬ 
que di Larghezza, l’altra otto piedi di Larghezza e sedici piedi 
di Lunghezza. La Chiesa è Titolare S. Fortunato Vescovo di 
Todi, et è aggregata alla Chiesa di S. Giovanni laterano in 
Roma nel 1526 al tempo di Clemente 7. nel terzo Anno dei 
suo Pontificato, si come apparisce per un Breve conservato in 

questo Con. to (1) j 

In de. tt0 Con.‘° sono dei dormitorij, cioè Alto e Basso, au 

alto vi sono sedici Cantiniere, una delle q. h serve per il Deposito, 
et un altra p. la Libreria del Con. 10 , e le altre p. li Frati ci 
vi abitano, e p. Frati passeggieri. • 

Al Basso vi è il Cortile à volta con la Cisterna, e 

(1) Nel ms. Gambal. vi è copia di questa Breve del 1 Giugno 
che comincia : Curri alias retroactìs, trascritto in un foglio fuori tes 
indirizzato con lettera accompagnatoria del P. Angelo de Angelis 
luglio del 62 al M. R. P. Bacc. Giambatt. Bartoli M. C. al 1 bb T Agra- 
stoli Roma: Vi è pure un’altra copia di un Breve del Capitolo 
nense del 10 luglio 1691, Universis Xti fìdelibus col quale conferma ^ 
le indulgenze e privilegi ecc. concesse e da concedersi alla Basine pa r- 
teranense da applicarsi alla Chiesa di S. Fortunato di Falerone, aw 
tenente (si è detto erroneamente come apparisce da. una nota) F> tuJ Ji 
1 ertii Ordinis S. Franasti , mentre dovrebbe dire ai Minori Gonv 
come consta anche dal Breve del 1526. 


PICENUM SEBAPHICUM 


491 


sono sei Cammere, dove abbitano Frati stanzianti ed anco 
p. il passaggio de Superiori, vi è la Cantina a volta, sopra 
la Cantina il Magazzeno doppio, cioè p. Grano, e p... o legumi 
con una Conserva annessa da tenere olio e Carne salata. Il 
Refettorio con la dispensa, e la cucina con il Cucinotto, la 
Legnaia con le Canali, e Caldara da cocere il mosto ; due 
orti e doi stalle, tre Case, che stanno dentro la Terra, e doi 
Botteghe, che rare volte si appegionano. 

Case nelle Possessioni in Campagnia sono undici, ed in 
r l. tte Case vi sono due Palombare ed una Chiesa detta S. Maria 
degl’Angeli, e q. sta Chiesa è di struttura trentotto piedi lunga, 
diciadotto (sic) piedi larga, e altri diciadotto di altezza. 

Item possiede una Chiesola dentro la Terra chiamata 
S. Carlo q. le e di struttura dodoci piedi lunga, e otto piedi 
larga, e dieci piedi alta. 


v Adì 21 Agosto (1) MCCLXXXII il Nob. Sig. Rainaldo, 
e Sig'. Giberto D. nl Corradi da Falerone volendo dividere i 
loro beni si compromettono in Fra Corrado Frate Minore 
loro Fratello etc. Actum in Castro Phaleroni in Ecclesia vel 
Oratorio FF. Minorum etc. Mag. Fr. Ballus de Mediolano Vicario 
0- e in spirituale della Marca d’Ancona con suo documento 
Sanctorum meritis et. Datum apud Montem ulmi secundo Ca- 
lendas Maij anno MCCLXXXVII Sede vacante concede in¬ 
dulgenza alla Chiesa di S. Maria di Falerone dei FF. Minori 
°gui prima Domenica del mese. 

Matteo Rondani da Piacenza Archidiacono e Canonico 
Fermo Giusperito e Vicario di Buongiovanni Vescovo e 
rincipe di Fermo concede Indulgenza per molte solennità 
eli anno alla Chiesa del B. Fortunato dei Frati Minori di 
* alerone. 

Dat. Firmi XXVII Junij MCCCLXII. 


EPIGRAFI 

a Consecrata fuit haec Ecclesia anno MCCCLII die septima 
Ugusti Innocentio VI summo Pontifico, a Thoma Episcopo 
a nnensi, et Bonivanne Episcopo, et Principe Firmano. 

(1) Il 


seguito del testo. 




























































































































































































































































































492 


PICENUM SERAPHICUM 


An no MCCLXXXV F. Simon Custos Custodisse Firmane 
virtute privilegi] Martini Papse IV elegit Sindicos prò Con¬ 
vento Faleroni et speciatim in causa quam habetvel habere 
sperat contra Ianietum Brunachoni. 

Anno MCCLXXXVIII die XX Aprilis F. Henricus Cu¬ 
stos Custodiae Firmarne legit Sindicos prò Convento Phaleroni. 

Anno MCCCXC Iacomellus Magf Pauli de Phalerono 
donat prò dote altaris S. Marise et prò sustentatione FF. unum 
campum unam vineam, et unum canetum cum onere cele- 
brandi quotidie Divina ad dictum altare. Actum in Castro 
Phaleroni in Trasanna loci S. Francisci de dicto Castro. 

{Continua) P. Gregorio Giovanardi 

-Afe—’ìfe—■3fe—’ìfe—?fe—Afe—^fe—sfe—^fe— 


I NOSTRI SANTI (1) 

Martirologio Piceno 


4. — Venerabile Angelo Antonio Sandreani 

« Arceviae in Piceno, Venerabilis Angeli Antonii pam 
dreani Ordinis Minorum Conventualium, qui vitae austerità^ 
et animarum zelo conspicuus, et a Deo praeclarissimis doni 9 
insignitus, magna sanctitatis fama vitae cursum complevit. » jJ 
Il Venerabile Sandreani sortì i natali in Arcevia il ^ 
marzo 1675 e morì nel convento di S. Floriano in Iesi il " 
ottobre 1752. Alla sola distanza di un secolo dalla suam° r ® 
preziosa furono dalla sacra Congregazione dei Riti approva 
le virtù in grado eroico. Il racconto storico delle sue g eS 
fu desunto da tre processi di beatificazione e canonizza 010 


(1) Continuazione, vedi fascicolo n. 3, p. 391-401. ,oj. 

(2) E’ la biografia inserita nel Compendio del Martirologio, P~Lg 
cato a Venezia nel 1879 dal P. Giuseppe Maria da Suapio, p. 180, 29 otto 


PICENUM SERAPHICUM 


493 


costruiti nelle diocesi di Sinigallia, Ancona e Iesi. Il R.mo 
P. Maestro Francesco Lombardi scrisse la Vita del Sandreani 
ed il Postulatore delle Cause dei Santi per i Minori Conven¬ 
tuali, Mons. Antonio Arcivescovo titolare d’Iconio, la pub¬ 
blicò nel 1853. (1) Trattandosi di un Venerabile morto nella 
seconda metà del secolo XVIII, ed avendo come base storica 
per la sua vita eroica i processi presso la sacra Congregazione 
dei Riti, crediamo non insistere più oltre per dire che la pre¬ 
sente inserzione biografica nel Compendio del nostro Marti¬ 
rologio è più che giustificata criticamente. 

5. — B. Angelo Clareno 

« Neapoli in Campania, Beati Ioannis-Angeli, de Cin- 
gulo, Confessoris; qui scientia, et pietate multos ad poeniten- 
tiam convertit, et zelo purioris observationis Regulae suae 
ductus, Clarenae Refformationi initium dedit ; in qua sancti- 
tate illustris decessit e vita. » (2) 

Di questo Beato il Picenum Seraphicum si è occupato sin 
dal primo fascicolo e continuerà ancora ad occuparsene diffu¬ 
samente. Non è qui il caso di riepigolare quanto di lui è 
stato detto e quanto saremo per dire in seguito. Scopo del 
presente studio è solo la difesa del Martirologio circa l’anti- 
°bità dei documenti che gli servono di base, non già la di¬ 
scussione storico-critica delle sue numerosissime biografie o il 
0ro ampiamente descrittivo: ciò sarà fatto quando dei nostri 
piceni avremo adunato tutto il materiale possibile e potremo 
incominciare, seguendo l’ordine alfabetico, una più robusta e 
completa orditura da servire agli studiosi come base indubbia 
P er tessere la nuova tela storica di tutti quei grandi che 
nanno preceduto l’età moderna. Allora sarà facile ad ognuno 
Se rvirsi di questa vasta preparazione e presentare con indi¬ 
scutibile sicurezza, anche al pubblico più scettico e più indif- 
erente, l’intera gloria della nostra Marca fracescana. 

S T) Vita del Venerabile Servo di Dio P. Maestro Angelo Antonio 
reani, Religioso Professo dei Minori Conventuali di S. Francesco, 
eveniente narrata dal P. M. Francesco Lombardi ex Provinciale del 
V e simo Ordine, Presidente e Parroco di Anzio. — Roma, coi tipi di 
(9 6 Lorenzo Aureli, 1853. 

Martyrologium Franciscanum, ediz. cit., p. 182, 26 aprile. 




























































































































































































































































































494 


PICENUM SEBAPHICUM 


Il P. Arturo da Monasterio parla della santità del Cla- 
reno, poggiandone la biografia sulla testimonianza di diversi 
storici (1) : i più antichi sono F agostiniano Sirnone Fidati da 
Cascia ed il nostro Bartolomeo da Pisa. Il Fidati ebbe lo 
stesso Clareno a maestro in sacra teologia, perciò lo conobbe 
assai bene ed ebbe agio di ammirarne la soda dottrina ed 
apprezzarne le virtù eminenti. Dalla Marciana di Venezia, 
codice latino III-107, il P. Livario Oliger pubblicò il funebre 
annunzio della morte del Clareno, scritto dal Fidati ed in¬ 
viato a fra Giovanni da Salerno. Lo riproduciamo testual¬ 
mente : 

« Nisi quia origo lucis manet immortalis et simpla, et 
« vena doctrine invariabilis et divine siccitatem ignorat ; et 
« nisi fons eternus invisibiliter derivaretur in flnmina et in 
« secretissimos se rivulos partiretur ad irrigandum arrentia 
« corda et universam animam sitientem, tanto ploratu dignos 
« iudicarem ac vellem esse scientes, quousque oculi et cere- 
« brum in lacrimas solverentur, ut non cessaretur a fletu 
« priusquam, si qua sunt in corpore, humida siccaretur. Nani 
« extinctum est hominum singulare lumen, sed origo manet 
« in Patre. Siccata est precipua vena doctrine, sed manet in 
« Filio viva. Obturatus est in homine fons, sed Spiritus San- 
« ctus intelligibiliter semper manet. Et si nichil ammisisse 
« ceteri credant, mellis thesauros atque butyri penitus n° n 
« viderunt, nec gustaverunt Dei celeste donum in homin® 
« supernaturaliter revelatum. Et inexpertes facti hominis su- 
« per intellectum hominis elevati, quod non noverant, pera 1 ' 
« disse non putant. Ego autem, qui novi, vidi, experimento 
« probavi, audito transitu eius, non habui ulterius gaudi® 1 
« super terram, et consternatus mente, habito in caverna tri' 
« stitie, ac velut privatus lumine solis incedo palpatim- & 

« euchari lingua sopita ut surdus audio munimina ceteroru®- 
« Et sapientes insipientes, doctos ignaros, scientes sciol° S! 
« spirituales carnales, pudicos impudicos, regulares sine l e S e ' 
« doctores sine vita, homines bestiales, illuminatos cecos ext® 

(1) Non teniamo conto delle inesattezze che si riscontrano nel ^ 
tirologio circa il luogo ed il tempo della morte del Clareno. Già 
piamo che egli mori nell’alpestre solitudine di S. Maria d’Aspidi 01 
cesi di Marsico nella Basilicata, il 15 giugno del 1387. Cfr. p,r£ 
Seraphicum, fase. 1. p. 22. 


PICENUM SEBAPHICUM 


495 


« quos novi homines super terram si comparatione utar ad homi- 
« nem, ymmo ad angelum, qui decessit. Et vere Angelus nomine, 
« sed verior re, qui illorum vitam, quantum est possibile, imita- 
« batur in omnibus super terram. Heu michi, quot qualiaque 
« fulta ratione lamenta occurrunt. Nam orbatus patre, me 
« cognosco pupillum, nec sub actoribus aut tutoribus dereli- 
« ctum. Lactens puer mamillam perdidit, quam suggebat, ut 
« exalet animam suam in sinu noverce sensualitatis. Fracto- 
« rem panis perdidit parvulus,' ut affectus fame intereat. Si- 
« tienti aqua defecit, baculus claudo, ceco dux, erranti via, 
« naviganti proreta, bellanti arma, infirmo medicus, doctoi 
« discipulo, edentulo alumpnus. Nam in ispo post Deum ia- 

* ctaveram totius mee fiducie fundamentum, et suis directio- 
« nibus navigabam, sperans per ipsum portum quietis actin- 
« gere. Nunc autem perdidi prorie anime scapham. Et rectus 
« ab ipso regebam alius, et dirigebam ab ipso directus. Sub 

* eius obbedientia prelatis parebam, et in cantate subiectis 
« securius consulebam, predicabam catheticatus ab ipso, et 
« sua securitate populos arguere non verebar. Quid plura ? 
« Erant michi omnia bona pariter cum ilio. Quo mortuo, 
« cunota in contrarium renovantur. Pono finem verbis. Nam 

* Plura dictat leti materia, quia vere currus Jsraelis populi 
s Piritualis et auriga eius recessit in superioribus collocatus. 

* Sed quia aliquarum epistolarum et dictorum eius est me- 

* moria super terram, quas ut potui, studui aggregare, tam 
1 aliis, quam michi directas, nolens ut eius memoria totali- 

* ^ er de seculo deperiret, tue benignitati transmicto quatenus 

* ° Um tibi vacaverit, non alio occupatus, paulatim scribas 
<( bona littera in carta edina aut pecorina, volumen bonum et 
« honorificum faciendo, cum intendam, si qua de ipso inve- 
x< nire poterò ac procurare, sempiterne mandare memorie. » (1) 

BARTOLOMEO PISANO: « [Custodia Anconitana] habet 

* 0cum de CINGULO, de quo fuit ille praedicator insignis fra- 

* er Angelus (2), sanctitate et paupertate praeclarus ; qui 

q 110 B) fbr. Expositio Regulae Fratr. Min. auctore Fr. Angelo Clareno : 
tracchi, tip. S. Bonaventura. 1912, p. XXX-XXXI. 
dei • Pisano chiama il Clareno anche Gentile da Cingoli. L’identità 
•* et B artlc °lari prova essere il medesimo : « Frater Gentilis de Cingulo 
81 caruit magisterio, transferendo de graeco in latinum Ioannem 


































































































































































































































































































496 


PICENUM SEEAPHICUM 


« divinitus linguam graecam accepit et grammaticam grae- 
« cam et Ioannem Climacum de graeco transtulit in latinum, 
« dialogum beati Macarii pulcherrimum et quendam librum 
« devotissimum beati Ioannis Chrysostomi ; qui talis fuerit, 
« eorundem librorum stilus profundus evidenter declarat. Hic 
« in praedicatione et aliis fuit magister fratris Simonis de 
« Cascia ordinis Eremitarum, praedicatoris famosi, prout in 
« quadam epistola lugubri de morte ( 1 ) dicti fratris Angeli 
« asserit ipse frater Simon. » (2) 

Tattandosi di un Beato sulla cui vita eroica sono molte 
le discussioni, forti i dubbi, tenaci i preconcetti, procuriamo 
di meglio consolidare la base sulla quale si è poggiato l’Ar¬ 
turo per inserirlo nel Martirologio Francescano. Secondo il 
nostro modo di vedere, i due documenti citati hanno un grande 
valore, sebbene il Fidati possa sembrare un testimonio alquanto 
esagerato, per il grande affetto verso il suo proprio maestro, 
ed il Pisano disti dalla morte del Clareno circa mezzo secolo. 
Esaminiamo altri scrittori. L’Arturo fa un salto troppo im¬ 
pressionante : egli, dai due documenti del secolo XIY, passa 
senz’altro agli storici dei secoli XVI-XYII, cioè dal Pisano 
a Marco da Lisbona, continuando poi con il Tossignano, il 
Gonzaga, Waddingo ec. Sorge, pertanto, una spontanea do¬ 
manda : tra il Pisano (1390) e Marco da Lisbona (1550) non 
vi è stato altro scrittore che abbia parlato delle virtù del 
Clareno ? Per il momento e per la difesa del nostro Martiro¬ 
logio basterà riferire la biografia tracciata da altri due croni¬ 
sti non citati dall’Arturo, cioè il B. Bernardino d’Aquila e 
fra Mariano da Firenze : così l’impressionante lacuna di oltre 
un secolo e mezzo, lasciataci dal Martirologio, sarà ridotta a 
soli novant’anni. 

1. — CRONACA DEL B. BERNARDINO D’AQUILA 
(1480): « Fuit insuper quidam notabilis et sanctae vitae vir , n °' 
« mine frater Angelus de Clareno, fervens utique et suae regul aa 

« Climacum, dialogum Macarii et quendam librum Ioannis ChrysostofljV 
« apud doctos [et] Christi amicos in memoriale erit perenne. » Cfr* 

« Analecta Franciscana ». t. IV, p. 340. — Circa la patria del Cla re 
vedi Picenum Seraphicum, fase. 1., p. 24. 

(1) E’ il documento del Fidati riportato più sopra. 

(2) In « Analecta Franciscana », t. IV, p. 513. 


PICENUM SERAPHICUM 


497 


« cupidus observator, qui etiam magno desiderio desideravi 
« ut a communi fratrum tumultu semotus cum aliquibus fra- 
« tribus regulam suarn secundum voluntatem patris nostri 
« beati Francisci et factam professionem servare posset. Sed 
« magna persecutio contra ipsum et suos mota fuit, et, quod 
« desiderabat, obtinere non potuit, imo tribulatus multiplici- 
« ter fuit. Iste bonus homo de Italia pulsus perrexit in Grae- 
« ciam. Et cum esset nocte Nativitatis Domini in quadam ec- 
« desia, in qua lingua graeca dicebatur officium divinum, in 
« se gratiam sentiens et genuflectens coram praelato dixit: 
« Iube domne benedicere. » Praelatus, qui jam suam sanctita- 
« tem cognoverat, benedixit eum ; ille vero ad librum acce- 
« dens lectionem in lingua graeca perlegit, ac si graecus na- 
« tus esset et in lingua illa diutius eruditus extitisset. Et ex 
« tunc in posterum, graecae linguae notitiam habuit, ita ut 
« nonnullos libros de graeco in latinum transtulerit. Inter 
« ahos vero libros, secundum quod rnihi relatum fuit, nota- 
« bile volumen transtulit et maximae utilitatis, quod nos 
« Ioannem Climacum vocamus a Climas, quod est scala, quae 
« ad similitudinem scalae triginta gradus habet. Iste liber in 

* nostra familia magnae reputationis habetur ; docet enim 

* spiritualem vitam, docet tentationes daemonum et vitia,ut 
« vitentur, et virtutes, ut sequi valeamus, miro modo demo- 

Stra h ut clarius viderunt, qui ipsius notiam habent. » ( 1 ) 

p TA 7 - COMPENDIO DELLE CRONACHE DI FR. MA- 
« " f j "DA FIRENZE1(1523): « Angelus de Cingulo, sanctitate 
« n *f°P a } l P er toti s h™ temporibus clarebat, qui divinitus in 
°te Nativitatis linguam et gramaticam grecam accepit, 


vantia * Tp r Bernardini Aquilani Chronica fratrum minorum obser- 
°. ir * C0( lice autographo primum edidit fr. Leonardus Lemmens 
Co ^tinu a onia © ? typis Sallustianis MCMII : p. 4. — Il B. Bernardino^ 
Hiedesimo 9 ^^^^ 3 " 6 ^^ areno ? delle sue persecuzioni e dei pericoli dal 
si ^stre B ^ atamei l te attraversati: la sua figura era coperta ancora da 
di gustarl • 16 qUali > pur lasc ! iando intravedere la santità, impedivano 
^iRiazio 9 ^ 1U SU ° : ^ cronista, però, non ritratta la bellissima 
titae vir , ne c °n la quale aveva chiamato il Clareno « notabilis et sanctae 
‘ ' * e S ll jesta pago di sorvolare su tutto il resto, concludendo 


cit.. 


Lente 
P. 6. 

*° 1915 - Fascicolo IV. 


Verilatem tamen novit ille y qui nihil ignorai » Cftv 


32 



































































































































































































































































498 


PICENUM SERA PHICUM 




« ex quo de greco in latinum dialogum Beati Macharii et 
« librutn Sancti Iohannis Climaci traduxit. » (1) 

Colmata in parte la lacuna lasciata dal P. Arturo da 
Mon asterio, non sarà inutile riportare ciò che dicono, circa 
la santità del Clareno, i primi tre autori citati nel Martiro¬ 
logio, cioè Marco da Lisbona, il Tossignano e Francesco Gon¬ 
zaga appartenenti alla seconda metà del secolo XVI. 

1. —MARCO DA LISBONA (1550): « Di questo Vene- 
« rando Padre (sic) si dice, che imparò la lingua Greca senza 
« Maestro humano ; dalla quale tradusse in Latino Giovanni 
« Climaco, et altre opere; e poi da questa mortale alla Ce- 
« leste, et eterna se ne passò, lasciando di sè fama di Beato. » (2) 

2. — PIETRO RODOLFO TOSSINIANO (1586): Eo 
in loco [Cinguli] sancte vixit Beatus Clarenus, sanctitate prae- 
cipuus etc. (8) 

3. — VEN. FRANCESCO GONZAGA ( 1587 ): « Horum 
« Antesignanus [dei Clareni] fuit doctissimus quidam pater, ac 
« frater Angelus de Cingulo, quod Anconitanae Marchiae op- 
« pidum est ; cuius in sacris concionibus facundia, atque do- 
« etri na, nec non et linguae Graecae peritia illis temporibus 
« mirabilis fuit. Nam et Ioannis Climachi piissimum opus 
< et Macharij dialogum, et libellum quendam divi Ioannis Cnn- 
« sostomi polito, elegantissimoque stylo, ex Graeco in Latinum 
« transtulit et plurimos a vieijs ad virtutes conversos 9U ‘ 
« concionibus, atque adhortationibus Christo Servatori p e P 
« rit. Is ergo cum suae Regulae, quam et fedelissime, acuti^ 
« simeque exposuit, zelantissimus esset, sub Adulpho Germ 
« norum Imperatore, circa annum Domini 1294 a P r . a . 

« si nnm o Pontefice Coelestino V cui etiam familiarisi®^ 
« fuit, diploma, quo sibi vitam eremiticam, qua ex eiusde 
« summi Pontifichi auctoritate solus aliquandiu gavisus lue 
« cum sibi adheraere volentibus ducere, fratres recip 6 

(1) Ofr. Archiv. Frane. Hist: an. II, p. 469-70. ca p. 

(2) Ofr. Traduzione , ediz. di Napoli 1680, parte II, lib. VU, 
TTXTTT , p. 399. — Al cap. XVIII, p. 285, colloca il Olareno tra 
Frati di gran perfettione, et osseruatorì della pouertà. 

(3) Hist. Seraph. Relig., Venezia 1586, lib. II, p. 256 v. 


PICENUM SERAPHICTJM 


499 


« atque aliaquae loca solitudinibus erigere liceret, donec tan- 
« dem negocijs prò voto succedentibus, tranquilliori vita frui 
« posset impetravi, atque in Montem clarum, a quo tum 
« ipse, tum eius sequaces Clareni sunt appellati, pedem ibi 
« cum suis fixurus primo concessiti. Pater frater Angelus a 
« Cingulo in quodam Neapoletani regni monasterio sarcina 
« carnis solutus migravit ad Dominum. » (1) 

Non crediamo necessario proseguire l’esame sugli scrit¬ 
tori del secolo XVII per concludere che P Arturo ha poggiata 
la presente biografia su validi fondamenti, giustificando in 
gran parte quel titolo per cui il Clareno meritava essere in¬ 
serito nel nostro Martirologio. 


6. — B. Angelo da Mercatello Metaurense (2) 

« In Picoeno, Beati Angeli a Typherno Metaurensi, Con- 
lessoris ; humilitate atque puritate conspicui. = Ex familia 
voservantium ad Capucinos migravit , ann. 1528 ubi virtutibus 
Cam irandis eluxit » (3) 

L’Arturo cita il tomo primo degli Annali dei PP. Cap¬ 
puccini, scritto dal P. Zaccaria Boverio, ed un ms. esistente 
^lla Provincia delle Marche. Dalla morte di questo Beato 
Uò69) alla pubblicazione del detto volume (1612) abbiamola 
°la distanza di quarantatrè anni ; il documento, quindi, può 
lrsi senz’altro di prim’ordine. Il continuatore degli Arm ali 

y 6n De Origone Seraphicae Relig., Roma 1587, part. I, p. 4-5. — Il 
con» b0nzaga ’ non parlando direttamente del Olareno, ma solo della 
le J^ azione °be da lui riconosce l’origine, fa poca testimonianza circa 
bssirn U 6 san thà del nostro Beato: ad ogni modo vi sono delle bel- 
conv . es P ressioni nbe potrebbero servire in proposito. Per esempio : le 
^ Q f 61 ; si0 ni dal Clareno ottenute con la predicazione ; le anime ritornate 
della lStc ..P er . le sue esortazioni; zelantissimo della sua Regola; amante 
esnM'w? 0 budino e la frase « migravit ad Dominum », la quale veramente 
** ana morte santa. 

Paese k an tico Tifemo Metaurense è precisamente l’odierno Mercatelllo, 
di Pesaro ° ^ on ^ ano ^ a Angelo in Vado, diocesi di Urbania, provincia 

Nel ^ Martirologio del P. Arturo, ediz. cit., p. 128, 22 marzo. — 
errata 0 ' del Bicenum Seraphicum, p. 103, la data 29 marzo è 


























































































































































































































































































500 


PICENUM SERAPHICUM 


del P. Waddingo (1) riassume e commenta la narrazione del 
Boverio in questi termini precisi : 

« In provincia Marchiae Angelus de Tipherno Metau- 
« rensi ex minoribus Observantibus Capuccinus, et, ut phrasi 
« Boveriana utar, in navicula reformationis inter vortices un- 
« darumque procellas stabilis alios metu perculsos verbis et 
« exemplis ad perseverantiam hortatus, micuit radiis aurea- 
« rum virtutum aureo ilio saeculo, quo nova reformatio co- 
« ruscabat plurium perfectionum splendoribus. Poesi seposita 
« certum est, ea mentis simplicitate Angelum fuisse donatum, 
« ut nihil unquam mali in aliquo suspicaretur. Devotus sa- 
« cramenti eucharistiae, teste Boverio, ab extremis ecclesiae 
« foribus ad altare fulguri similis volitavit. •> (2) 

L’archivista dei PP. Cappuccini nelle Marche, P. Giu¬ 
seppe da Fermo, così parla del B. Angelo: 

« 16 Febbraio 1569. — Morea in Oriente, [muore] Frate 
« Angelo da Sant’Angelo in Vado, sac. e fratello germano del 
« celebre pittore Taddeo Zuccari. Fu l’undecimo di quei no- 
« stri primi padri che dall’Osservanza passarono a noi. i 
« fulse in ogni genere di virtù e fu più angelo che uomo. 
« Talvolta, appena entrato in chiesa fu veduto levarsi in alto 
« e slanciarsi quale folgore là ove trovavasi la Sacra Ostia. » A) 

7. — B. Anonimo d’Ancona Martire (4) 

« Anconae, Beati Anonymi, Martiris qui ob castitatis 
defensionem, mortem subire haud dubitavit. = Hic licei 
nis, ingenti lamen viriate refulsit. Nam cum ex obedientia a 

(1) Il P. Gaetano Michelesi da Spinetoli : egli preparò il XX tom» 
degli Annali, il quale fu poi pubblicato dal P. Eusebio Fermendzm, 

O. uaracchi, nel 1899. 

(2) Cfr. Annales Minorum , t. XX, p. 270, n. XVIII, sotto 1 anno 

(3) Cfr. Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia 
cena; Ancona 1914, tip. Dorica P. Sabini, 16 febbraio. — Abbiamo 
luto riportare questo brano, perchè ci dà tre notizie che altrove . 
siamo stati al caso di trovare : 1. il luogo dove il Beato mori « do 
in Oriente » : 2. l’anno in cui vesti l’abito religioso « 1528 », trov 
indicato nella medesima biografia gli anni di religione, cioè 41 : o. ^ 
cognome « Zuccari ». Porse l’Archivista si è servito del ms. citai 

P. Arturo da Monasterio. . 0 fai 

(4) Come nel romano, così nel Martirologio francescano vi suu 


PICENUM SERAPHICUM 


501 


eleemosynam peiendam intra Anconam urbem accessisset , quae - 
dam impudicae mulieres, amore eius incredibilis pulchritudinis 
captae, exarserunt in concupiscentiis suis : moxque illum ad se 
evocantes, cum ille huiusce rei inscius, domum esset ingressus 
prò eleemosyna capiendia , ianuas claudunt, nefariumque desi- 
denum pandunt : quibus respondens se malie mori quam Deum 
offendere , et castitatem labefactare, ab eis praefocatus est : il- 
lius corpus nocte sequenti, detulerunt ad portam Conventus , quod 
cernentes Religiosi , illud condigno honore apud se tumularunt. » (1) 
Questa bellissima biografìa trova il suo vero appoggio 
solamente nelle Cronache di Marco da Lisbona e la sua con- 
ierma negli Annali dal P. Waddingo (2). Il fatto del marti¬ 
no sembra accaduto circa il 1432, mentre, come sappiamo, il 
da Lisbona scriveva nel 1550: sono dunque 118 anni che 
separano il fatto dalla sua narrazione. Dolentissimi di non 
potere sul momento colmare questa forte lacuna, diamo il 
testo del da Lisbona come trovasi nelle sue Cronache, testo 
letteralmente tradotto in latino dal P. Arturo : 

* ^ ella Provincia della Marca nella Città d’Ancona vn 
rate giouane molto bello così d’animo come di corpo, per 

* comandamento del suo Guardiano andò a chiedere elemo- 

* Slne a ^ e porte, e così cercando, fu chiamato d’alcune donne 
l che borano inuaghite della bellezza del Religioso ; il quale 

* entra ndo dentro per riceuere l’elemosina, fu dalle donne 

« k P 01 '^ a ’ e P°* discopertogli il loro peruerso amore ; 

< ia n giovanetto castissimo fece loro resistenza, hauendo 
t ^terminato di morire prima, che offendere Dio sposo del- 
« anima sua : Finalmente il Demonio, che in quelle suentu- 
« z 1 ^ onne dimoraua, diede lor ordine, e forza d’ammaz- 

< nt’i C ° me fecer0 > P ei 'chè non uolle acconsentire alle sfre- 
„ -j 9, e °r uoglie : fu la seguente notte portato segretamente 
« chip 0 COrp ° alla P ° rta del suo Monaste ro. Onde non è da 
« rLi vf re \ c ^ e l’ anima sua non fusse coronata della Corona 

1 Martirio in Paradiso. » (3) 

la ragfo ^ è ignorato il nome proprio. E’ assai difficile comprenderne 
soiiq . )n Ile vT ec i a hnen 1 e nel caso nostro in cui i primi documenti non 
(lì oc Una ® norme distanza dai fatti che narrano. 
fO\ -n • Martirologio, ediz. cit., p. 512, 20 ottobre. 

3ì oc nma ediz v t - V > P- 247-48, n. XXVI. 

J '■"ir. trad. cit., parte terza, lib. 1, cap. LY, n. 131. 








































































































































































































































































502 


PICENUM SERAPHICUM 



PAGINA D’GR 




Una uisione ài fra Corraòo ò’Offiòa 


« Frate Currado da Ofida, miràbile gelatore della evan¬ 
gelica povertà della regola di sancto Francesco, (fu) di sì 
religiosa vita et di si grande merito apo Jdio, che Christo be- 
nedecto nella vita et nella morte l’onorò di molti miracoli ; tra 
quali, essendo una volta venuto al luogo d’Offida frati fore¬ 
stieri, il pregarono per l’arnor di Dio et della carità ch’egli 
amonisse uno frate giovane, ch’era in quel luogo, il quale si 
portava sì fanciullescamente et disolutamente et disordinata- 
mente, che vecchi e giovani di quella famiglia turbava, et dello 
uficio divino et dell’autre regolari observange niente o poco si 
curava. Onde frate Currado, per compassione di quel giovane 
et per priego di quegli frati, chiamò in disparte quel giovane 
et in fervore di carità gli disse sì efficaci et divote parole d a- 
maestramento, che colle operationi della divina gratia colui su¬ 
bitamente diventò di fanciulto vecchio di costumi, et sì ubidiente 
e benigno et sollecito et divoto, appresso sì pacifico e servent 
a ogni cosa virtuosa studioso et, come prima tutta la famig 1 
era turbata per lui, così poi tutti erano contenti e consola i 

forte l’amavano. _ , 0 

« Adivenne, come piacque a Dio, che in pochi dì, <* v 
questa sua conversione, il detto giovane morì; di che i F 
molto se ne dolgono : et pochi dì dopo la sua morte \ anX 
sua aparì a frate Currado, standosi egli divotamente in o 
tione dinanzi a l’altare del detto convento, et salutollo divoi 
mente, come padre ; et frate Currado il domanda : Chi se ^ 
Questi risponde: lo sono l’anima di quel giovane fra te 
morì a questi dì. Et frate Currado dixe ; 0 figliuolo cariss 
che è di te ? Rispose: Padre carissimo, per la gratia di 
et per la vostra doctrina, ènne bene-, perocch’io non sono ^ 
nato, ma per li miei peccati, i quali io non ebbi tempo di V 


PICENUM SERAPHICUM 


503 


gare suficientemente, sostengo grandissime pene di Purgatorio : 
ma io prego te, Padre, che come tu per la tua pietà mi soc¬ 
corresti quando io era vivo, così ora ti piaccia di soccorermì 
nelle mie pene, dicendo il Pater nostro per me alquante 
volte ; inperò che la tua oratione è molto accettevole nel 
cospetto di Dio. Allora frate Currado, consentendo benigna¬ 
mente a’ suoi preghi et dicendo una volta il Pater nostro con 
Requiem aeternam, disse quell’anima-. 0padre Rarissimo, quanto 
bene et quanto rejfrigerio sento ! ora io ti prego che ’l dichi 
un’altra volta. Et frate Currado il dice ; et decto eh’egli l'ebbe, 
dice l’anima : Santo padre, quando tu ori per me, tutta mi 
sento aleviare : onde io n prego che tu non ristia di pregare 
per me. Allora frate Currado, reggendo che quella anima era 
così aiutata per le sue orationi, sì dixe per lei c. volte il Pa¬ 
ter nostro ; et compiuti che gli ebbe, dixe quell'anima : lo ti 
nngratio, padre Rarissimo, dalla parte di Dio, della Rarità 
ehe ài avuta inverso di me ; inperò che per la tua oratione io 
sono liberato da tutte le pene, e romene a regno celestiale; et 
detto questo, si partì quella anima. Allora frate Currado, per 
grande allegreqqa, con fortò i frati et recitò loro per ordine tutta 
quella visione, » (1) 

(1) Dal Capitolo XLII Moretti : ediz. G. L. Passerini, Firenzel903, 
kp- Carnesecchi, p. 114-115. — E’ la fedelissima traduzione degli Actus 
C:a P' 50 : « Qualiter frater Corradus de Offida convertit quemdamjuvenem 
a post mortem liberavit eum de purgatorio. » Cfr. Paul Sabatier, Parigi 
p. 150-152. — La Cronaca dei XXIV Generali ha quasi le stesse 
parole (cfr, Analecta Frane., t. Ili, p. 423-424): Bartolomeo Pisano rac¬ 
conta il fatto medesimo, ma è più sintetico. Ecco la sua descrizione : 

* n ratei- Conradus de Offida, sanctus homo, dum quondam fratrem iuve- 

* nera insolentem suis monitis convertisset ad servandam regulam pro- 
mi ssam, et ille incepisset, superveniente morte, ad purgatorium du- 

* ctus est ; qui divina voluntate ad fratrem Conradum reversus, indica- 

* se magnis poenis subiectum ob negligentiam regulae neglectorum 
ì non impletorum], et quod prò ipso Deum oraret, dicendo aliqua Pater 
nos tcr-, quod frater Conradus faciens libenter, statim dictis Pater noster, 
a purgatorio lideratus, ad gloriam perductus est. » Cfr. Analecta Fran¬ 
cano, t. IV, p . 451. 









































































































































































































































504 


PICENUM SERAPHICUM 


REPERTORIO BIBLIOGRAFICO 


SCRITTORI FRANCESCANO-PICENI 

(Sino a tutto il secolo XV111) 
D^LL’OPER^ DEL P. GIACINTO SBARAGLIA MIN. CONV. (1) 

Serie Seconda * Secolo XIV. 


1. — Pit. Angelo Clareno. — 1. Epistola excusatoria ad papam de 
falso impositis , et fratrum calurrmiis. — 2. Expositio Regvlae Ordinis Fra- 
trum Minorum. — 3. Chronica septem Tribulationum Ordinis Minorum. — 
4. Praeparantia Christi Jesu habitationem et mansionem ineffabilem et di- 
divinanti, in nobis secundum exterioris et interioris hominis mores. — 5. Bre- 
viloquium super doctrina salutis adparmdos Christi. — 6. Epistolae. — 1. Tra- 
■ductio de graeco in latinum Regulae, seu Asceticarum S. Rasilii. — 8. Idem, 
Scalae Paradisi Johannis Climaci. — 9. Idem, Dialogi S. Macarii Aegyptii 

Di questo venerando Religioso, cui il Martirologio Francescano e cento 
altri scrittori antichi danno il titolo di beato, esaltandone le virtù eroiche, 
descrivendone i vari miracoli, ci stiamo occupando sul Picenum con largo 
studio analitico. In un semplice e sommario repertorio bibliografico è impos¬ 
sibile dire di lui e de’ suoi scritti quanto oggi vuole con rigore di giustizia 
la critica della storia. Lo Sbaraglia, a tempo suo, non poteva dire di più e 
di meglio, illustrando le opere, ed in parte la vita, del Clareno (2); ma non 
tutto ciò che ha detto basta ed è esatto per un giusto concetto della diffi¬ 
cile e complessa bio-bibliografìa circa il medesimo. 

II catalogo degli scritti di frate Angelo lo abbiamo formato in base al 
dotto studio che il P. Livario Oliger premette alla pubblicazione della Expo¬ 
sitio Regulae, dello stesso Clareno. (3) In quello studio sono passati in ras- 


fi) Continuazione : vedi fascicolo n. 2, p. 223. 

(2) Cfr. Sbaraglia, op. cit. p. 40, n. 208. 

(3) « Expositio Regulae Fratrum Minorum, auctore Fr. Angelo Clareno, q uaW 
nunc pritnum edidit, notisque illustrava P. Livarius Oliger 0. F. M. » Quaracch 1 
1912, tip. S. Bonaventura: cap. IV. « De Fr. Angeli operibus >, pag. XXXII-L^' " 
Ctr. G. Joergensbn, Vita di S. Frane, d’Assisi, Palermo 1910; Introduzione, p. Il 1 ' 113 ' 


PICENUM SERAPHICUM 


505 


segna i nove lavori di questo dotto, perfetto, santo ed instancabile francescano: 
ivi l’Oliger parla dei molti codici mss., del luogo dove si trovano, delle loro 
esatte indicazioni, delle loro molteplici varianti e del loro contenuto, illu¬ 
strando tutto con abbondante ricchezza di particolari, con utilissimi confronti 
e con vero rigore di sana critica moderna. Non avendo altro di nuovo e di 
meglio da aggiungere in proposito, rimandiamo il lettore al citato studio del 
P. Oliger il quale risponde perfettamente a tutte le moderne esigenze in fatto 
di esatta e completa bibliografia. 

2. — Anonimo. — Vitani B. Joannis Firmani cognomento Alvernicolae. 

Non deve far meraviglia se nell’elenco delle nostre opere si trovino delle 
anonime. Molte volte gli scrittori, specialmente antichi, tacevano il proprio 
nome o per sentimento di umiltà o perchè stimavauo superfluo mettere la 
filma in mss. destinati solo a comune edificazione, o a semplici memorie con¬ 
ventuali ; ovvero perchè, troppo noti ai correligiosi in mezzo ai quali compi¬ 
lavano il proprio lavoro, non la credevano affatto necessaria. Moltissimi ori- 
gtnali, portanti magari il nome dello scrittore, con l’andare del tempo si sono 
perduti del tutto, e le copie superstite sono anonime per trascurane dei primi 
f°P isti » finali hanno forse giudicato poco male ommettere il nome dell’au- 



°oUi traccia. A questa elementare osservazione aggiungiamo che gli antichi 
amanuensi scrivevano nel primo o nell’ultimo foglio, il quale poi serviva da 
copertina al codice, la data in cui l’opera era stata composta ed il nome 
1 6 autore ; molti di questi codici, però, hanno attraversato in seguito un 
t Un ?° I )ei ‘i°do di trascuranza, hanno subito il lento lavorìo della polvere, dei 
® r 1 e dei locali umidi, lacerandosi per tal modo e perdendosi quel primo 
jj c u l ‘ mo luglio che solo avrebbe potuto togliere ogni dubbio circa la gene¬ 
ra provenienza dello scritto. Così molte opere sono passate nel numero de- 
§fi anonimi. 

tor - .^ ll0 Sbaraglia (t) il presente Anonimo (XIV) è registrato tra gli scrit- 
^ g ! 1 a * tln * 'lui secolo XIV : fu compagno del B. Giovanni da Fermo, quindi 
che* 0010110 < ? ocumen l° P er il soggetto del suo lavoro. Non osiamo affermare 
questo incognito scrittore sia realmente della nostra regione : lo inseriamo 
bia T * )C1 S0 Do e H° di cui si occupa, che per la certezza circa la sua pa- 
t eca j- , si cons ervava, a tempo dello Sbaraglia, nella conventuale biblio- 
' S D Groce a Ft r ® n 2 », e dovrebbe essere quello stesso di cui si sono 
1 1 PP. Rollandoti e la ristampa d’Assisi del 1881. Il P. Livario Oliger 

(1) °P- «'<•, p. 57, n. 341. 






















































































































































































































































506 


PICENUM SERAPHICUM 


parla di questo ms ., ma non ci ha dato il testo originale. (1) Gli autori ci¬ 
tati in proposito dallo Sbaraglia sono il Tossignano (2) ed il Waddingo (3). 
A suo luogo daremo la completa bibliografia del B. Giovanni da Fermo, detto 
dalla Verna. 

3. — Fr. Francesco Rubeus D’appignano D’Ascoli, Dottore Parigino. — 

1. Commentarli in 4 libros Sententiarurn ; — 2. Quaestiones super Mattheum; 
— 3. Circa praeconia Virginis Matris ; — 4. Commentarius in libros Me - 
taphisicorum ; — 5. Opus coniradictionum Jacobi a Caturco ; — 6. Quae¬ 
stiones de paupertate Chrisli et Apostolorum. 

11 Picenum nella Visita Triennale del P. Ci valli e nella Serie dei Mini¬ 
stri Provinciali delle Marche si è in parte occupato di questo illustre scrit¬ 
tore ; (4) ommettiamo quindi tutto lo studio che lo Sbaraglia premette allo 
scopo di precisare l’identità del medesimo il quale trovasi indicato sotto di¬ 
verse denominazioni, cioè : Francesco d’Ascoli, Francesco Rubeus, Francesco 
d’Appignano d’Ascoli e Francesco dalla Marca. Sono denominazioni apparte¬ 
nenti allo stesso individuo, il quale non è altri che il famoso Maestro Fran¬ 
cesco d’Ascoli, distinto con il titolo di Dottore Succinto. 

Lo Sbaraglia, illustra le sei opere indicate, dandoci dei relativi mss. un 
cenno bibliografico. (S) 

1. — La Biblioteca Paolina di Lipsia stampò il catalogo de’ suoi mss., 
e a pagina 184, n. 25, sono notati i mss. dei Commentari del Rubeus. Dal 
catalogo di Montfaucon (6) si ha notizia che il ms. del libro de Incarna- 
tione , cioè nel terzo delle Sentenze, trovasi nell’Ambrosiana di Milano. Nella 
Biblioteca conventuale dei XII Apostoli a Roma si trovavano, a tempo dell» 
Sbaraglia, il secondo, terzo e quarto libro delle Sentenze, mss. in foglio grande 
cartaceo, indicati come segue : 

« Secundus liber Sent. Fratris Francisci Rubei de Marchia, incomincia. 

« Circa principium secundi libri quaero primo, utrum creatio sit demostrai) 1 2 * 4 * 6 ' 

« lis de Deo : in fine si legge: Explicit secundus liber Sententiarurn Frali’ 15 
« Francisci Rubei reportatus per fratem Gulielmum de Rubione Parisius: fo' se 
« questi era un suo discepolo. » 

(1) Cfr. Il B. Giovanni della Verna ( 1259-1322 ). Arezzo, Cooperativa Tipog ra ® c& 
1913. In 8, di p. 80. 

(2) Cfr. Lib. I, p. 110. 

13) An. 1322, n. XLVIII. 

(4) Cfr. Picenum Seraphicum, fase. 2, p. 214. 

(6) Op. cit., p. 244, n. 1278. ^ 

(6) Tomo I, p. 514 : questo codice pergamenaceo lo cita, nel suo trattato 
Conceptione, Gherardo Rondelli Canonico della cattedrale di Liegi ; cosi pure nel 111 
desimo trattato lo cita il P. Gionando Benesi dei Predicatori. 


PICENUM SERAPHICUM 


507 


« Liber tertius : incomincia : Circa tertium quero, utrum Verbum Divi- 
« num absque contradictione potuerit assumere individuum generis subalterni 
« termini praeter individuum speciei specialissimae. » 

« Liber quartus : incomincia : Incipit quartus liber Sententiarurn Venera- 
« bilis Doctoris Magistri fratris Francisci Rubei de Marchia. Circa quartum 
« librum quaeritur, utrum in Sacramente sit aliqua virtus supernaturalis 
« sine eis formaliter inhaerens in obiecto etc. termina : Expliciunt quaestio- 
« nes Magistri Francisci de Marchia de Ordine Fratrum Minorum super quar- 
« tum librum Sententiarurn. » 

2. — Le Questioni sopra l’Evangelo di S. Matteo, scritte dal nostro 
Dottore, sono citate da Ambrogio Spierà il quale viveva nel 1450. (1) 

3. — Per la Marca francescana non è piccola gloria aver avuto un 
suo figlio illustre il quale, fin dal secolo XIV, sostenne e difese quella dot¬ 
trina che nel secolo XIX doveva ottenere il suo completo trionfo con una 
dogmatica definizione, cioè la tesi circa l’immacolato concepimento di Maria 
Vergine. (2) 

4. — Due sono le testimonianze approvanti che il Commentario in 
libros Metaphisicorum fu scritto dal Rubeus, Pietro Tatareto (3) e Giovanni 
Canonico (4). 

5. — Lo Sbaraglia per YOpus contradictionum Jacobi a Caturco 
(Giovanni XXII) porta solo la testimonianza di Pietro Rodolfo da Tossignano. (5) 

6- — E un dottrinale in difesa della famosa lotta sostenuta dagli Spi- 
■'tuali, nei secoli XIII-XIV, sulla povertà. Il nostro Dottore prese parte attiva 
a fiuel movimento e scrisse le sue Questiones in opposizione a Giovanni XXII : 
Pentitosi, in seguito, di essersi lasciato trasportare da uno zelo troppo ecces- 
s>v° in difesa del fondamentale precetto della Regola minoritica, ne fece sin- 
cera e lodevole ritrattazione (1344). Ecco il titolo dell’opera : « Incipit im- 
<( probatio Magistri Francisci de Esculo Ordinis Minorum contra libellum 
5 L omini Johannis : Quia vir reprobus etc. De patre impio queruntur filli,, 
* kocl. 41. » (6) Oltre quest’opera sulla povertà, Francesco d’Ascoli - unita- 

(t) In suo Quadragesimali de Floribus sapientiae, serm. 27., cons. II, conci. 1. 
Cu ^ ^ r * Sbaraglia : « Citatur a Petro de Alva col. 437. Militiae ex Antonio 
0 ^° Episcopo Acernen. lib. de Concept. pag. 63. » Può vedersi ancora negli Acta 
p ^ ls Fratrum Minorum , an. XXIII, Quaracchi 1904, Numero unico dicembre, 

* ~~ Huter, Nomenclator litterarius theologiae catholicae , IV, 426. 

(3) In tertio ) dist. 2. q. 2. 

March' ^ Fhìsicorum q. 5. § Quantum ad primum sub nomine Francisci de 

°P- <**., lib. HI, p. 316. 

Vfiv.. . * msfi ' ®i trovavano nella Biblioteca di S. Croce a Firenze alla scanzia 30* 
Ver8 ° il chiostro, n. 733. 
























































































































































































































































































508 


PICENUM SERAPHICUM 


PICENUM SERAPHICUM 


mente ad Enrico de Kalem, Guglielmo Ocham e Bonagrazia da Bergamo, 
scrisse alcune Allegationes (1) con le quali si sforzava d’infermare e ren¬ 
dere nulla la deposizione di Michele da Cesena dal Generalato dell’Ordine. In 
conseguenza delle Allegationes fu condannato due volte dal Generale Fr. Ghe¬ 
rardo Odoni, nel 1328 al Capitolo di Parigi, nel 1331 in quello di Perpi- 
gnano. (2) Nel 1341 fu costruito una specie di processo, o, meglio, un giu¬ 
diziale esame sulle difese del Rubeus, essendo giudice il Vescovo di Sabina, 
Pietro Cardinale Gomesio. (3) Tre anni dopo, alla presenza di Clemente VI, 
Francesco d’Ascoli, dispiacentissimo e pentito degli eccessi in cui era caduto, 
difendendo una causa che credeva buona, fece la sua ritrattazione e la sua 
professione di fede : « Me poenitet, quod unquam aliquid scripserim... credens 
« zelare prò Ordine meo adversus praefatum Dominum Johannem scripsi 
« etc. » (4) E’ bene che i nostri lettori conoscano per intero la ritratta¬ 
zione e la professione di Fede fatte da questo Dottore alla presenza del Papa 
in Avignone : 

« Ego Fr. Fanciscus de Escuto Ordinis Minorum recognoscens veram 
<r Catholicam, et Apostolicam tidem, fateor me illam fidem flrmiter credere, 
or et tenere, quam Sacrosancta Romana Ecclesia, quae Ma ter est omnium 
« fidelium et magislra, tenuit, et docuit, tenet, et docet, et quam Sanctis- 
« simus in Christo Pater Dominus Clemens Papa VI cuna Sacro Collegio 

« Cardinalium tenet et docet. Et praecipue credo et teneo, cura etiam 
or scriptura sacra in plerisque locis hoc asserat, Redemptorem nostrum 

« et Dominum nostrum et Jesum Christum, ejusque Apostolos nonnulla 

« Imbuisse, et quod asserere pertinaciter, quod Christus et Apostoli nihil ba¬ 

ci buerint in proprio vel communi, est erroneum et haereticum ; et quod 
« Christus et eius Apostoli habuerunt in rebus, quibus usi sunt, ius utendi 
or et faciendi ea, quae scriptura sacra testatur eos fecisse, et quod usus non 
« possit esse iustus absque omni iure utendi, et quod in praemissis Fel. ree. 

« Joannes Papa XXII recte et Catholice definierit, in constitutione sua q uae 
<r incipit, Cum inter nonnullos, quam reputo Catholicam, et contrarium tenero 
« post decretalem, et eius publicationem pertinaciter ore et corde, profìteor 

(1) Nella cit. Bibl. scanzia 2, verso la chiesa, vi erano i mss. i quali sono oit*® 
ancora nel Libello del contemporaneo Fr. Nicolò Minorità il di cui ms. conservasi a 
Roma nella Biblioteca Ottoboni. 

(2) Questo fatto lo racconta il nominato Fr. Nicolò Minorità nel suo Libello- 

li) E’ stato pubblicato da Stefano Baluzzi nella sua Miscellanea , t. I, P- 31 ' 

(4) Cfr. Waddingo, 1. ed., t. Ili, n. 19, p. 356 : « Fr. Franciscus de Escaj 0 ’ 

« sive Asculanus, vir gravissimus, doctissimis quibusque adnumerandus, qui sub J _ 

< mente VI ad cor rediit et hutniliter suum fassus errorem veniam petiit, ut ip se re 

< fert in tractatu, quem de sua scripsit poenitentia. » 


60 & 

« prout ipse in dieta sua constitutione declaravit, erroneum et haereticum fore. 
« Et doleo et me poenitet, quod unquam aliquid scripserim, dixerim, vel fe- 
« cerim, contra ipsam, et specialiter de verbis excessivis, quae credens zelare 
« prò Ordine meo adversus praefatum Dominum Joannem scripsi, dixi, vel 
« feci, et peto veniam, gratiam, et misericordiam de praemissis. Et confìteor 
« dictum Dominum Joannem toto tempore, quo regimini universalis Ecclesiae 
« praefuit, verum et Catholicum Papam fuisse et ipsum Catholice, et ut ve¬ 
li rum, et fidelem Christianum vixisse et obiisse. Et hanc meae fidei brevem 
« confessionem et annotationem iuro et suppono correctioni, et emendationi 

1 ac suppletioni eiusdem Sanct. Patris et Domini nostri Papae Clementis 

« VI. » (1) 

11 Sommo Pontefice Clemente VI, conoscendo che Fr. Francesco Rubeus 
nelle sue difese sulla povertà aveva scritto non haereticae pravitatis malitia, 
wd indiscreto zelo sui defendendi instituti , non solo gli concesse amplissimo 
perdono, ma con vera e paterna dolcezza Io restituì a quel grado e a quella 
autorità che prima esercitava nell’Ordine. Si era trattato, infatti, di una dot- 
binale opposizione e di una tenace fermezza di pensiero in ciò che ancora 
era semplice controversia circa il vero ed assoluto significato della povertà 
relativamente alla osservanza della regola francescana : « Restitisse, et errasse 
lr> ns dumtaxat, quae controversiam concernebant paupertatis. » (2) 

2 ~ Fr ‘ Gentile da Moni™ (3) — 1 . Plures Theologiae libros ; — 

; Registrum literarum legationis ; — 3. Conslilutiones prò regno Hunga- 

nae ; 4. Acta et Constitutiones ; — 5. Ilomilias habitas ad populum. 

.. ® a diversi cronisti, ed in modo speciale da Bartolomeo Pisano, Marco da 
pj? p l1a e P‘ e l ro Rodolfo Tossignano, lo Sbaraglia fa l’elenco delle opere di 
1 ! en ble (4). Per la parte bibliografica crediamo sufficente il cenno dato 
e a Visita Triennale del P. Civalli. (5) 

jl ... }• Che Fr. Gentile sia lo scrittore di più libri teologici lo afferma 
aut ° SS ^ nano : P ep d sembra che i medesimi, dei quali non abbiamo altra 
0, ovole indicazione, siano perduti. 

Il Registro delle lettere, scritte da Fr. Gentile durante la sua 

W Cfr. Waddingo, ed cit., t. c., p. 525-VII. 
g ®r. Waddingo, ed. cit., 1. c. 

questa O eramente c °me scrittore apparterebbe al secolo XIII : però lo mettiamo in 
( 4 ) p e ’ P erchè è morto nel 1812. 

(5 V*’ SBAttAGLIA t °P- cifc *» P- 302 j n * 1533 - 
n/ ^ lcenum Seraphìcum, fase. Ili, p. 886. 
v Op. cit., lib. II, p. 219 ; lib. Ili, p. 318. 



























































































































































































































































510 


PICENUM SERAPHICUM 


legazione in Ungheria, trovasi ms. nella Vaticana al n. 4013 : lo attesta anche 
il Catalogo di Montfaucon. (1) 

3. — Le Costituzioni per il regno ungarico furono divulgate (1309) 
nel convento di Poznan (Polonia prussiana) mentre Fr. Gentile vi esercitava 
la sua importante missione in qualità di Legato Apostolico : incominciano 
« Varietati morborum ». Nel Baronio si trovano con questo titolo: <r Ada 
Conventus Possoniensis. » (2) 

4. — Gli Acta ed altre Constitutiones per la Chiesa ed il regno d’Un¬ 
gheria sono stati pubblicati a Budapest dal ms. Vaticano per cura del Mauri. (3) 

5. — 11 Waddingo, poggiato sull’affermazione dell’Eysengrenius, ag¬ 
giunge le Omelia che Fr. Gentile tenne al popolo. (4) 

S. — Fr. Giacomo Gavarrini da Montefalcone Appennino (5) — Cata- 
logus Santorum, et Beatorum Ordinis Minorum. 

In questo secolo fu scritto indubbiamente un Catalogo dei nostri santi 
francescani: il P. Waddingo e l’Arturo da Monasterio ne fanno menzione più 
volte. jL’autore, certo Giacomo dalla Marca, fu confuso con il Santo del me¬ 
desimo nome. Nella nostra Collezione storica abbiamo pubblicato di nuovo 
l’intero indice di tutte le opere di S. Giacomo dalla Marca (6), ma tra quello 
opere non risulta affatto il nominato Catalogo, che è senza meno anteriore 
al Santo, ne si sà che egli scrivesse una specie di martirologio dei beati mi¬ 
noriti. Dal Waddingo poi abbiamo il cognome ed il paese nativo del compi¬ 
latore del Catalogo, cioè, Fr. Giacomo Gavarrini da Montefalcone della Marca. 0) 
Il P. Arturo da Monasterio, nel suo elenco dei cronisti dei quali si è servito 
per la compilazione del Martirologio, distingue nettamente i due Giacomi 1 2 3 4 5 6 7 8 
Iacobus de Marchia Minorità et Jacobus Guarini. Non vi è, quindi, dubbio 
alcuno che lo scrittore del Catalogus sia precisamente il Gavarrini. 

Lo Sbaraglia dice che questo Gavarrini può anche aver scritto il Dia^S 0 
contro i Fraticelli. E’ una opinione che oggi non regge più, poiché il ver0 
autore del Dialogo è proprio S. Giacomo dalla Marca. Il P. Livario Olio el 
lo ha pubblicato, facendo sul medesimo un erudito studio bibliografico. (®) 

(1) Tomo I, Biblioth. ms. p. 114. $ 

(2) Cfr. Continuazione degli Annali Ecclesiastici del Baronio, all’anno 1346, n* 

(3) In tomo III. Supplem. ad Condì. Labb. Lucaecol 307. et segg. 

(4) Cfr. Sbaraglia dal Waddingo p. 98. 

(5) Cfr. Sbaraglia, op. cit, p. 370, n. 1925. 

(6) Cfr. Picenum Seraphicum , fase. n. 1, p. 77-80. 

(7) Annales , ediz. 1, t. Ili, ad an. 1305, p. 42-IV ; ad an. 1306, p. 

Supplem. ad an. 1299 e 1305 : ed. 2, t. XI, p. 144-XXXII. 

(8) Archiv. Frane . Hist., an. IV, p. 3. 


PICENUM SERAPHICUM 


511 


6. — Fr. Giovanni da Ripatransone Dottore Difficile. — 1. In quatuor 
Ubros Sententiarum ; — 2. Tractatus de contractibus ; — 3. Quodlibeta ; — 
4. Tractatus de Formalitatibus ; — S. Replicationes contra Joannem de Po¬ 
litico ; — 6. Disputatio de causa meriti. (1) 

Nella sua Visita Triennale il P. Civalli ci ha dato un brevissimo cenno 
bio-bibliografico di questo illustre tìglio della Marca francescana. (2) Qui se 
seguiamo l’ordine dello Sbaraglia, illustrando solamente le opere sulle tracce 
che egli ci presenta, riserbandoci poi di studiare la grande figura di Fr. Gio¬ 
vanni da Ripatransone quando sul Picenum parleremo in modo speciale dei 
nostri Dottori. 


1. — Il ms. del primo libro sulle sentenze si conservava nella biblio¬ 
teca conventuale di S. Croce a Firenze. (3) Lo Sbaraglia accenna le parole 
con le quali incomincia il Prologo, desumendole da due altri codici : dal 
Tabulario del sacro convento di Assisi, ms. pergamenaceo in foglio : « Circa 
<( prologum primi libri sent., in quo communiter Doctores solent investigare 
« de notitia Theologica etc.: » dalla biblioteca del convento S. P. M. A., co¬ 
dice membranaceo in foglio : « Circa prologum primi libri sententiarum primo 
<( inquiram, etc. » questo codice termina: « Explicit lectura super I. Sen- 
<( tentiarum eximii Doctoris Magistri Joannis de Ripa, alias de Marchia. » 

2. — Il libro sui contratti Io cita S. Antonino, Arcivescovo di Firenze, 
SUo trattato de Restitutionibus. (4) Corrado Summenhart, nel prologo 

i suo Septipartito, colloca il nostro Dottore tra coloro che in materia hanno 
date norme speciali, riportando la sua opera e servendosi della sua auto- 
f dà. (5) Così fanno il Vorilongo (6) ed il Brulefr. (7) 

3. — Corrado Summenhart cita anche questi Quodlibeta ; (8) ma lo 
draglia crede che egli parli del medesimo libro sui contratti, chiamato tra- 

c ^lum da S. Antonino (9), poiché afferma che ivi fr. Giovanni da Ripatran- 
! 0l)e tratt a de dominio rerum atque usu. Però dallo stesso titolo dei Quodli- 
da « loannis de Ripis in varia incipit : Quoniam elucidatio sapientiae etc., » 

1 comprende con facitità che sono distinti dall’opera precedente. Nella 


me- 


8e 1 P* r " Sbaraglia, op. cit., p. 457, n. 2382. — Lo Sbaraglia non parla delle 
opere, cioè: 1. In quosdam Ubros Aristotelis, praesertim de anima virtuti - 

6 mtiis (1320) : — 2. Sermones de tempore : — 3. Sermones de Sanctis. 
v ) Cfr. Picenum Seraphicum , fase. 2., p. 221. 

( ) Scanzia 33, verso la chiesa, n. 374. 

I ) Capitolo II : Somma , parte seconda, tit. I, cap. 8. § 13 ; cap. 15, § 7. 

7 Trattato III, quest. 66, § 27. 

(*>) In quatuor Sententiarum, dist. XLIX. 

(U In primo Sentente dist. XXXV. 

^ e PtSpartito, trattato I, questione X, conclusione 3. 

Somma, par. Ili, tit. 3, cap. II, § 1. 








































































































































































































































































512 


PICENUM SERAPHICUM 


desima biblioteca dell’indicato convento S. P. M. A. si conservava il ms. 
membranaceo dei Quodlibeta. 

4. E’ un trattato il cui ms. cartaceo in 4 si vede nel Tabulario d’As- 
sisi dopo le Formalilates Petri Tliomae. Eccone il titolo : « Incipiunt Forma- 
« litates Magistri lohannis de Ripis Ordinis Minorum. Quaeritur, utrum di¬ 
ce stinctio formalitatis et formalitatis, realitatis et realitatis arguat necessario 
« distinctionem essentiae et essentiae, rei et rei. » 

5. — Giovanni da Poliaco, circa il 1320, mosse e sostenne diverse 
quistioni circa gli Ordini Mendicanti : il nostro Dottore, che viveva in quel 
tempo, considerando il grave male che da simili controversie ne derivava al 
popolo ed ai religiosi stessi, credette bene di opporsi e di scrivere apposita- 
mentamente alcune Replicationes, cioè apologie di difesa per commodo dei 
Parroci, contro le affermazioni del Poliacense, il quale a sua volta tentò delle 
Solutiones contro Replicationes Fratris Joannis Minoritae. Pei 1 2 testimonianza 
dell’Oudino, i mss. dell’oppositore Giovanni da Poliaco si trovano a Parigi 
nella biblioteca di S. Vittore; e quelli di Giovanni da Ripatransone nella 
biblioteca di Rasilea in Svizzera. (1) 

6. — Per i mss. di quest’opera Carlo Plessense non solo ci dà l’indi¬ 
cazione precisa, ma di più afferma che lo scrittore fu un valido oppositore 
di Tommaso Bradward., un insigne scotista ed un illustre antesignano della 
Sorbona. (2) 

7. — B. Giovanni Elisei da Fermo, detto dalla Verna. — 1. Praefatio 
prò Missa de S. Francisco : — 2. Alia quaedam ad historiam Francis canata 
altinentia. (3) 

E’ il Beato di cui si è occupata l’intera cronistoria dell’Ordine : il 
num si riserva parlarne diffusamente nello studio critico sul Martirologi® 
Francescano. 

1. -- Non vi è dubbio alcuno che il B. Giovanni Elisei sia vero au¬ 
tore del Prefazio ad onore di S. Francesco d’Assisi. Lo Sbaraglia porta sola¬ 
mente la testimonianza dell’Anonimo Minorità il quale scrisse, poco dopo j* 
1480, le Rubriche Ecclesiastiche, opera di cui egli possedeva il ms. Ogg'i 
però, altre testimonianze critiche non mancano davvero in favore del 
zio composto dal nostro Beato. 

(1) Oudinus : tom. III. Comment. sub anno 1320, in Joanne de Poliaco. " P 
Sbaraglia mette alquanto in dubbio se l’opposizione del nostro Dottore sia contro 
Poliacense, ovvero contro Giovanni Bassolio. ^ 

(2) Parigi, biblioteca della Sorbona, codice 774, p. 100 ; codice 987, p. 60, 
Collectione judiciorum de novis erroribus ad an. 1330 . 

(8) Cfr. Sbaraglia, op. cit., p. 885, n. 2008. 


r 4 


PICENTJM SERAPHICUM 


513 


2. Ciò che è più interessante e meglio accertato riguardo ad altre 
piccole cose scritte dall’Elisei è la sua bellissima testimonianza sull’Indulgenza 
6 h- arziunco a ^ ^ SSIS * - P er tutte le citazioni dello Sbaraglia, in merito agli 
scnU' di questo Beato, valga ciò che ne dice l’ottima Miscellanea Francescana 
m roligno. (1) 

(1) Tomo X. p. 85 ; t. XI, p. 84. 


uq groppe TOOQoooeTOQQoa gcioaonn e ^ 


ISCRIZIONI LAPIDARIE 

A SISTO V- 

(Continuazione: vedi n. 2. pag. 163) 


SERIE QUARTA 
ACQUEDOTTI - FONTANE - TERME - VIE - EDIFICI VARI. 

64. 

Nell’arco dell’acquedotto dell’acqua Felice 

(Vicino alla Porta S. Lorenzo). 

SIXTVS V. PONT. MAX. 

VIAS VTRASQVE 

ET AD SANCTAM MARIAM MAIOREM 
ET AD SANCTAM MARIAM ANGELORVM 
AD POPVLI COMMODITATEM 
ET DEVOTIONEM 

longas latasqve sva impensa stravit 

ANNO DOM. MDLXXXV. PONT. I. 

**° I. 19XB - Fa sci co i.o IV. 


































































































































































































































































































514 


PICENUM SERAPHICUM 


65. 

(Ivi sull’altro fronte). 

SIXTYS Y. PONT. MAX. 

DVCTYM AQVAE FELICIS 
RIVO SVBTERRANEO MILL. PASS. XIII. 
SVBSTRYCTIONE ARQYATA VII. 

SVO SYMPTY EXTRVXIT 
ANNO DOM. MDLXXXV. PONT. I. 

66 . 

In Via Napoletana (sul fronte dell'arco). 

SIXTYS V. PONT. MAX. 

PLYRESTANDEM AQVARVM 
SCATVRIGINES INVENTAS 
IN YNYM OOLLEOTAS LOCYM 
SYBTERRANEO DVCTV 
PER HVNC TRANSIRE ARCVM 
A SE FVNDATVM CYRAYIT 
AN. M.D.LXXXY. PONT. I. 

67. 

(Ivi sull’altro fronte). 

SIXTVS V. PONT. MAX. = QYO FONTIBVS RESTITVTIS = 
DESERTI VRBIS ITERYM HABITARENTVR OOLLES = AQVAS 
VNDIQVE INVENIENDAS MANDAVIT = AN. M.D.LXXXV. PO#' 
TIF. I. 

68 . 

Vicino alla Fonte dell’acqua Vergine. 

SIXTVS V. PONT. MAX. = LVNARIAE ARTI ET FVLLONIAE = 
YRBIS OOMMODITATI = PAVPERTATISQVE SVBLEVANDAE = 
AEDIFIOAVIT = AN. M.D.LXXXVI. = PONT. II. 

69. 

In Piazza S. Susanna (alla fonte.) 

SIXTVS. V. PONT. MAX. PICEVNS = AQVAM. EX. AG®jJ- 
COLVMNAE = VIA. PRAENEST. SINISTRORSVM = MVLTA£ 
COLLEOTIONE. VENARVM = DVOTY. SINVOSO. A. R ECJi 


PICENUM SERAPHICUM 


515 




TAOYLO = MIL. XX. A. CAPITE. XXII. ADDYXIT = FELICEMq. 
DE. NOMINE. ANTE. PONT. DIXIT = COEPIT. PONT. AN. I. 
ABSOLYIT. III. MDLXXXVIII, 


70. 

Alle Terme di Diocleziano (al lavacro). 

SIXTVS PP. V. = PAVPERVM — OOMMODITATI = MVLIERVM = 
EXTRVI FECIT = A. MDLXXXVIII. 


71. 

Sulla Via Felice. 

SIXTVS V. PONT. MAX. = QVOD VIAM FELICEM = APERVIT 
STRAVITQ. = PONT. SVI ANNO I. = MDLXXXV. 


72. 

Ai SS. XII APOSTOLI 

(vicino alla porta del Coro, sotto l’immagine del Pontefice). 

SIXTVS. V. PIOENVS. P. M. = ORD. MIN. CON. DOMVM HANC = 
AEDIFICHS. FONTIBVS. REDDITIBVS = AC COLLEGIO = 
• BONAVENTVRAE INS1GNIVIT = CREATVS A. D. MDLXXXV. 

73. 

nel Collegio S. Bonaventura, sotto il semibusto del Pontefice). 

MAGIS QVAM ORDINI SVO = SYXTVS V -= 
PUNTmcV. PRINCIPV SAPIENTV = SVMMVS. OPTIMVS. MA- 
aìmvS = HOCCE S. BONAVENTVRAE COLLEGÌV = EREXIT. 
u 1AVIT. STATVTISQVE = MVNIVIT. 


74. 

In Vaticano ( nell’Aula Costantiniana). 

^ ^ PONT. MAX. = AVLAM. CONSTANTINIANAM. 
EXouS P0NTT - = PEONE. X. ET. CLEMENTE. VII. PICTVRIS. 
RIO iSr^ AM = ET - POSPEA. COLLABENTEM. A. GREGO- 
DlGNunT' P0NT - MAX - = JNSTAVRARL COEPTAM. PRO. LOCI. 
Ni iATE. ABSOLVIT = ANNO. PONTIFICATVS. SVI. PRIMO. 

































































































































































































































































































516 


PICBNUM SERAPHICUM 


75. 

(Ivi nella Cappella Gregoriana). 

SIXTVS Y. PONT. MAX. = SACELLO GEEGOEIANO QYO ANNI- 
VEESAEIA COENAE DOMINI DIE A SVM. PONT. SACEO = 
SANCTA EVCHAEISTIA MOEE SOLEMNI = EEPONITVE, COE- 
TEEISQVE PONTIEICYM = COMMODITATIBYS SCALAS INTE- 
EIOEES — CVM VESTIBVLO CONSTEYXIT PICTVEISQVE = 
EXOENAYIT ANNO SVI PONTIFICATVS = SECVNDO. 

76. 

(Ivi sulla prima porta della Biblioteca). 

SIXTI Y. = BIBLIOTHECA VATICANA 

77. 

(Ivi a destra della seconda porta). 

SIXTVS Y. PONT. MAX. = BIBLIOTHECAM APOSTOLICAM = A 
SANCTISSIMIS PEIOEIBVS ILLIS PONTIFICIBVS = QVI BEATI 
PETEI YOCEM AYDIEEYNT = IN IPSIS ADHYC SVEGENTIS 
ECCLESIAE PEIMOEDIIS = INCHOATAM = PACE ECCLE- 
SIAE EEDDITA LATEEANI INSTITVTAM = A POSTEEIBVS 
DEINDE IN VATICANVM = VT AD VSVS PONTIFICI0S 
PAEATIOE ESSET TEANSLATAM = IBIQ. A NICOLAO V. 
AVCTAM A SIXTO IIII == INSIGNIT. EXOVLTAM = QYO FIDEI 
NOSTEAE ET YETEEVM ECOLESIASTICAE = DISCIPLINAE 
EITVVM DOCVMENTA OMNIBVS LINGVIS = EXPEESSA E T 
ALIOEYM MYLTIPLEX SACEOE. COPIA = LIBEOEVM CON- 
SEEYAEETVE = AD IPSAM ET INCOEEYPTAM FIDEI = ET 
DOCTEINAE VEEITATEM = PEEPETVA SVCCESSIONE = lN 
NOS DEEIVANDAM = TOTO TEEEAEVM OEBE CELEBEB 
EIMAM = CVM LOCO DEPEESSO OBSCVEO = ET INSALVBK1 
SITA ESSET = AVLA PEEAMPLA VESTIBVLO CVBICVLIS 
CIECVM ET INTEA = SCALIS POETICIBVS TOTOQ. AEDIFICI 0 
A FVNDAMENTIS = EXTEVCTO = SYBSELLIS PLVTEISQ' 
DIEECTIS LIBEIS DISPOSITIS — IN HVNC EDITVM PEBEV- 
CIDVM SALVBEEM MAGISQ. = OPPOETVNVM LOCVM EXTVBD 
= PICTVEIS ILLVSTEIBYS VNDIQYE OENAVIT = LIBERÀ 
LIBVSQ. DOCTEINIS = ET PVBBLICAE STVDIOEVM VTILlTA^ 
= DICAVIT = ANNO M. D. LXXXVIII = PONTIFIC. IIH. 


PIOENUM SERAPHICUM 


517 


78. 

(Ivi a sinistra della seeonda porta). 

SIXTI V. PONT. MAX = PEEPETVO HOC DECEETO DE T.TBP . ta 
VATICANAE = BIBLIOTHECAE CONSEEVANDIS = QUAE INFEA 
SVNT SCEIPTA HYNC IN MODVM = SANCITA SYNTO = INVIO¬ 
LATO. OBSEEVANTOE = NEMINI LIBEOS CODICES VOLVMINA 
= HVIVS VATICANAE BIBLIOTHECAE = EX EA AVFEEENDI 
EXTEAHENDI == ALIOVE ASPOETANDI = NON BIBLIOTHECA- 
®IO NEQ. CVSTODIBVS = SCEIBISQ. NEQ. QVIBVSVIS AT.TTS — 
CVIVSVIS OEDINIS ET DIGNITATIS = NISI DE LICENTIA 
SVMMI EOM. PONT. = SCEIPTA MANV = FACVLTAS ESTO = 
SI QVIS SECVS FECEEIT LIBEOS = PAETEMVE ALIQVAM 
ABSTVLEEIT = EXTEAXEEIT CLEPSEEIT EAPSEEIT = CON- 
CEEPSEEIT COEEVPEEIT = DOLO MALO = ILLICO A FIDE- 
LIVM COMMVNIONE EIECTVS = MALEDICTVS = ANATHE- 
WlS VINCVLO -= COLLIGATVS ESTO = A QVOQVAM PEAE- 
AERQVAM EOM. PONT. = NE ABSOLVITOE 

79. 

(Ivi sulla porta interna). 

SIXTVS. V. PONT. MAX. = BIBLIOTHECAM. HANC = VATI- 
ANAM = AEDIFICAVIT. EXOENAVITQ. = AN. M. D. LXXXVIII 
p 0NT. un 

80. 

{Ivi a mezzogiorno nella parete esteriore ). 

pU TVS V- PONT. MAX. = BIBLIOTECAM = AEDIFICAVIT = 
ORTICVS = CONIVNXIT = M. D. LXXXVIII. PONT. III. 

81. 

(Ivi nella tipografia ). 

Pom 0GRAPHIA VATìCANA DIVINO CONSILIO = A SIXTO V. 
mJj** MAX - INSTITVTA = AD SS. PATEVM OPEEA EESTI- 
nt.^ DA = CATHOLICAMQVE EELIGIONEM = TOTO TEEEAEVM 

RBE peopagandam 

82. 

(Ivi nell’Emisfero della Basilica). 

PETEI. GLOEIAE. SIXTVS. PP. V. A. M. D. XC. PONTIF. 



















































































































































































































































































518 


PICENUM SERAPHICUM 


88 . 

Al Laterano (sulla porta settentrionale del Palazzo). 

SIXTYS V. — PONT. MAX. = ANNO IIII. 

84. 

(Ivi sulla porta occidentale), 

SIXTYS Y. = PONT. MAX. = ANNO IIII. 

85. 

Negli edifici dell’Ospedale di S. Spirito in Saxia (alle falde del monte). 

IVSSY OPTIMI PRINOIPIS SIXTI Y. P. M. YRBEM = ROMAM 
ASSIM MAG-NIPICENTISSI MIS = OPERIBYS EXORNANTIS = 
RYPEM MONTIS S. SPVS IN YIAM PYBLICAM RYENTEM = 
SAXIS TERRA COENO REPLENTEM FVNDAMENTIS ANTE = 
A IO. BAPTISTA RVINO BONONIEN. = PRAECEPTORE IACTIS 

— ANT. MELIORIVS PIOENVS EPYS S. MARCI SYCCESSOR MVRO 

— FIRMISSIMO FVLSIT MYNIYIT AEDIFIOIIS ORNAYIT = 
M.D.LXXXYIII. 

86 . 

Snl fronte del palazzo Frangipani (Orti Viminali ). 

SIXTO Y. PONT. MAX = OB COLLATA = IN SE BENEFICIA = 
HORTOSQ. YTMTNAT.ES AYCTOS = MARTIYS FR AN GIP ANI V S = 
GRATI ANIMI ERGO 



« Il B. Giovanni della Penna S. Giovanni, entrato giovanetto nel 
l’Ordine, peregrinò in molte provincie, spargendo dovunque odore soavissimi 
di santità : sopra ogni altra si fermò in Provenza. Era pavido come 111111 
delicata fanciulla. Dopo il mattutino di mezzanotte mai ritornava al rip° s0 ‘ 
Salvò un novizio tentato di uscire dall’Ordine: cooperò all’apertura 
molti conventi. Provato da terribili scrupoli, come oro purissimo volò 111 
seno al suo Creatore ». 


Pisano, Frutto VII 


PICENUM SERAPHICUM 


519 


MINISTRI PROVINCIALI DELLE MARCHE (1) 


11- — Anno 1281. — Fr. Ugolino da Montebello (2) 

Sebbene solo le Serie D-E notino in quest’anno Fr. Ugo¬ 
lino da Montebello quale Ministro delle Marche, pure è indi¬ 
scutibile che egli lo sia realmente. Come prova assoluta ri¬ 
portiamo il seguente testamento di Rinaldo Brunforte, rogato 
nel nostro antichissimo convento di Roccabruna il 23 novem¬ 
bre 1281 : 

« Apud locum Fr. Minorum de Roccabruna praesentibus 
« Fr. Ugolino de Montebello, Ministro Fr. Min. de Marchia, 
« Fr. Matheo de Aretio, Custode Custodiae Firmanae, Fr. 
« Jacobo de Falerono, Fr. Guarniero de Marano, Fr. Angelo 
« de Monte S. Mariae [MontegiorgioJ, Fr. Vincendo de Firmo 

* Fr. Ruffino de Camerano, Fr. Petro de Cerreto... Item loco 

* bb'. Min. de Rocchabruna eodem jure XXV libras reliquit, 

* e t mandavit, et voluit quod homines sui et filii infrascripti 

* teneantur et debeant semper dictum locum retinere in bono 
<! statu, et dare fratribus dicti loci expensas et indumenta 
« sicut in testamento Dni Fidesmidi de Molleano avi sui ple- 

* nius continetur. » (3) 


12. — Anno 1284. — Fr. Antonio da Lucca. 


Le nostre Serie, eccettuata la B, concordano perfetta- 
en ^ e sia nell’anno come nel nome. Il P. Waddingo, sotto 
ann ° 1299, scrive : « Fr. Antonius de Luca insignis praedi- 
Ca lor et scriptor, prius Marchiae, deinde Tusciae Minister. » (4) 

Continuazione : vedi fascicolo 2., p. 197. 

U Forse Montebello di Oroiano, diocesi di Fano, in provincia di Pesaro. 
Cf r J. ^ es tamento di Rinaldo il Grande. Archivio di Fermo, N. 112. — 
i[ eni0 [ SCe Ij an fa (Francescana, voi. X, p. 108 : Can. I). Giuseppe Salvi : 
vicinJ'.^nboriche di Sanginesio (Marche) in relazione con le terre circon- 
A ^merino 1889, tip. Savini, p. 182, anno 1281. 

( A> Cfr. Annales , 1. ediz., t. II, p. 713-V, 




































































































































































































































































































520 


PICENUM SEBAPHICUM 


Crediamo che questa sola sia stata la base per le nostre Serie . 
La Serie A osserva non essere possibile trovare l’anno preciso 
ed il convento in cui avvenne l’elezione di questo Ministro, 
il quale fu anche maestro in sacra Teologia : pertanto il 1284 
è messo qui arbitrariamente. 


16. — Anno 1289. — Fb. Salomeo da Lucca. 

Anche per questo Ministro le cinque Serie sono d’ac¬ 
cordo tra loro. E’ abbastanza particolareggiata la seguente 
biografia della Serie A : « An. 1289. Fr. Salomaeus de Lucca 
« in Hetruria, qui prius tuerat Inquisitor Tusciae, et post 
« laudabiliter gubernatam Picenam, eamdem et iste rexit Tu- 
« sciae Provinciam. — In Vita B. Ioan. de Firmo (ex diu- 
« turno incolatu Montis Alvernae Alvernicola dictus) quam 
« in scriptis reliquit Auctor Syncrhonus, referunt Bollandi- 
« stae ad diem IX. Augusti, quod cum Vocales de eligendo 
« Ministro inter se dissentirent, nec possent convenire in unum, 
« Min. Gfen. Matthaeus de Aquasparta, qui Comitiis praee- 
« rat, sua usus potestate supradictum Salomaeum Piceno prae- 
« fecit. Et ex Bull. Frane. Tom. IV. PP. Nicolaus IV 
♦ Litteris « Volentes dudum » praecepit huic Provinciali Mi- 
« nistro, ut Crucesignatos remoraretur Fabriani a tran sfrata- 
« tione in Terram Sanctam, donec deiisaliterfuissetprovisum. 

« Similiter PP. Bonif. Vili. Sub Litteris « Dilectus JHlius * 
« hunc Ministrata Legatura suum misit ad Guidonem Comi- 
« tem Montis Feretri, et eum edocuit circa status mutationem, 
« et bonorum dispositionem eiusdem Comitis, qui postquam 
« Arma tractaverat (quo tunc temporis nemo melius) et pò - 
« stquam plurimos debellaverat hostes, de assensu suae Uxori» 
« Ord. S. Frane, ingressus est. » (1) 

Il P. Waddingo pubblica dall’archivio conventuale d’An¬ 
cona la lettera di Bonifacio Vili diretta al P. Ministro della 
Marca, ma non mette il suo nome : questa lettera, datata da 
Anagni, è del 23 luglio 1296. (2) La Sene B afferma cae 
questo Ministro fu Inquisitore di Toscana nel 1281 e P r °' 

(1) Cfr. Serie A, p. 8-9. 

(2) Cfr. Annali , 1. ediz., t. II, pag. 662-IX. 


PICENUM SEBAPHICUM 


521 


vinciale di Toscana nel 1292 (1); ciò peraltro non ci sembra 
esatto ; poiché, secondo la Serie A, egli avrebbe ricevuto le 
lettere dei due Pontefici mentre era Ministro delle Marche ; 
dunque precisamente nel periodo che va dal 1289 al 1296! 


14. 


Anno 1298. — Fe. Bebnabdo D’Abezzo (2). 


Circa questo Ministro non v’è dubbio alcuno; solo la 
ome D corregge giustamente la Serie A : basta, pertanto, 
«portare qui ad esatta notizia per i nostri lettori ciò che 
®sse dicono. 

Serie A: « An. 1298. Fr. Bartholomeus, vel ut aliis 
« placet, Bernardus de Aretio S. Theol. Mag., qui fuit In- 
« quisitor Tusciae, et in Inquisitionis Officio tempore Nicolai 
« PP. IV multa egregie perfecit. » (3) 

Serie D: « Cum ad exprimendum proprium Nomen solerent 
« Maiores nostri apponere in subscriptionibus solum initialem 

* luterana, hinc factum putamus, ut decepti nonnulli ab hac 

* lni « a h litri B. hunc Ministrimi nostrum Bartholomaeum 

* a PP G Harint. Bernardus re vera vocabatur sicuri inspicitur ex 

« su P ra lapidem sepulchralem in Ecclesia nostra 

ppidi S. Gfeminiani in Thuscia. Ita namque legitur : — 

* j-. lc * ac0 t R- P- Fr. Bernardus de Aretio S. Th. Mag., et 
t • ,° c ^‘ e ximius ac olim in Prov. Marchiae, ac Thusciae Min. 

oneus, cuius felix anima devote migravit ad Christum 
t *jì?P 0r ® Prov. Cap. die V octobr. A. D. MCOCX1II. Ann. 
« D^f 08 ^ ^ ,^ n ^ s ^ er ^ Prov. Thusc. memoratae. — Ex qua 
« M -0 e P*f= ra pho liquido intelligimus qnonam nomine hic 

* J mat r a PP e H a t us tuerit, quasve Provincias administrave- 
nt. » (4), 

«v) 7®di Picenam Seraphicum, fase. I, p. 46. 
elezio u „ ?. ®> tra i due Ministri Salomeo e Bernardo, mette la 

abbin.m 1 2 , Antonio da Luooa, 1294, mentre va nel 1284, come già 
«amo veduto al numero 12. S 

2 ® diz «h., p. 9. 

8 itore e h 6S i a ^ice °^ e ^ r * Bernardo d’Arezzo mai è stato Inqui- 

^enuta 0 ] ^ ^ s ? a e ^ ez * one a Ministro della Marca sembra essere 

posito. ai( l Ua nto dopo il 1298 : non porta però alcuna ragione in prò- 
































































































































































































































































































522 


PICENUM SERAPHICUM 


15. — Anno 1301. — Fr. Simone Filippi da Foligno. 


Appoggiati sopra un « nise forte » della Serie A (1), 
ci siamo permessi di completare l’indicazione di questo Mini¬ 
stro, lasciando però piena libertà agli studiosi di togliergli il 
cognome e la patria qualora potessero scoprire che realmente 
questo Fr. Simone fosse distinto da quello di Foligno. Nessuna 
delle nostre Serie ci dà il cognome o la patria ; così pure in 
nessuno dei nostri documenti storici siamo riusciti a trovare 
altro Simone, nella prima metà del secolo XIV, il quale me¬ 
riti di essere specialmente ricordato in fatto di governo pro¬ 
vinciale. Fino a prove contrarie riteniamo che questo Simone 
Ministro della Marca sia proprio il Filippi da Foligno di cui 
parla il P. Waddingo sotto gli anni 1320-1333-1385-1340. Nè 
riparleremo ira poco. 


16. — Alino 1306. — Fr Pietro Pace da Cagli (2). 

Di questo Ministro, avente un lieto augurio nello stesso 
suo cognome, sappiamo solo che fu assai caro all’intera Pro¬ 
vincia la quale governò con vera pace per quasi dieci anni- 
La Serie A ne sintetizza l’elogio con queste brevi parole) 
« Iuxta Agnomen suum tamquam Minister Pacificus magni- 
« ficatus est, cuius vultum desiderabat universa Provincia. » 
Le altre Serie concordano con la prima sia nel nome, come 
nell’anno. 11 P. Civalli nella sua Visita Triennale, parlando m 
Cagli, dice : « Fu di questa Casa un M. Pace e fu Provim 
« ciale della Marca l’anno 1306. » 


(1) Serie A, p. 9 : « An. 1301. Fr. Simon electus in Oppido 

« Vallium. Huius Patriam ignoramus, nisi forte fuerit ille, cuius m e ® ! 
« nit Wadd., qui fiorai t Fulginei in Umbria, et Jnquisitor fuit p er 
« tam Vallem Spoletanam. » « 

(2) Prima di questo Ministro, le due Serie A ll affermano oh® V 

1304 è stato eletto Fr. Rainaldo, senza indicare il cognome o la P a h e 
e senza darci di lui la più piccola notizia o almeno un cenno solo^ c 
valga a facilitare in qualche modo ulteriori ricerche storiche: le C-h® 
lo citano affatto : la B mette eroneamente, in questo medesimo anno 1 ' 

Fr. Ugolino da Montebello, il quale fu Ministro nel 1281. La P rese ^ 
nota potrà servire qualora nuove scoperte obbligassero gli sudiosi 
enumerare Fr. Rainaldo tra i Ministri della nostra Marca nel 1304' 


PICENUM SERAPHICUM 


52a 


17. — Anno 1316 — Fr. Simone Filippi da Foligno, rieletto (1). 

L’Autore della nostra prima Serie, per provare la riele¬ 
zione di questo Ministro, riporta un brano del Chronicon 
scritto dal B. Francesco Venimbeni: il brano consiste nell’an¬ 
nuncio officiale della solenne canonizzazione di Si Ludovico 
Vescovo di Tolosa mandato dal Generale dell’Ordine, Fr. Mi¬ 
chele da Cesena, al Provinciale della Marca Fr. Simone l’anno 
1317. Non potendo consultare il Chronicon del Venimbeni, ci 
limitiamo solo a riportare ciò che scrive in proposito la Se- 
ne A : « An. 1316. Fr. Simon. Idem videtur qui supra ele- 
« ctus in Muro Vallium. —- Narrat in suo Chronico B. Fran- 
« ciscus Fabrianen. Anno D MCCCXVII. S. Ludovicum Episc. 
« Tolosanum a PP. Ioan. XXII maximis solemniis adscriptum 
« fuisse Catalago Sanctorum, eiusque Festum statutum prò 

* ^ di® infra Oct. B. V. M., suamque narrationem sic absolvit: 

<( Baec omnia F. Michael (de Cesena) Gen. Minister F. Si- 

* ^oni Ministro Marchiae suis litteris intimavit. » (2) E’ 
quindi evidente la rielezione di questo Ministro, non trovan¬ 
esi altro Provinciale nel detto anno con il medesimo o con 

Everso nome. 


18. — Anno 1319. — Fr. Teodino da Smerillo (3). 

eh 1 ^ q ues t° Teodino ? forse quello che il Generale Mi- 

str V la -^ esena aveva eletto a suo Vicario per tutta la no- 
nefiq ÌUCaa? ne dubitiamo assai. Non deve dimenticarsi che 
1319 Michele da Cesena, per avere aderito all’antipapa 


st 0 jj-- Non sappiamo perchè la Serie C non metta la rielezione di que- 
e la r , 11 . ro >. mentre le altre la riportano fedelmente. — Circa il cognome 
« la r l mane l’osservazione già fatta nel 1301. 

3 ffVe A, p. 10. 

0011 esatt ann ° ^ nome sono storicamente indiscutibili, ammettendoli 
a kuant ^ P rec isione le nostre cinque Serie. La patria, però, sembrerebbe 
da Fa^ 0 - lncer ^ a •* alcuni lo dicono da Smerillo, altri da Potenza ed altri 
6 darne rian0, ® / .^ en * amo Smerillo, perchè la Serie A, oltre ad affermarlo 
riU° è Una spiegazione plausibile, è seguita dalle Serie C-D-E. — Sme- 
di A«wi- 3raz i° Ile del Comune di Montefalcone Appennino in provincia 

0011 Piceno, diocesi di Fermo. 




























































































































































































































































624 


PICENUM SERAPHICUM 


Pietro da Corbaro, era caduto in disgrazia di Giovanni XXII, 
ed in conseguenza di ciò quel Teodino, avendo comunicato 
con gli scismatici, fu coinvolto nelle severissime censure e 
spogliato della sua dignità. E’ vero che egli chiese di essere 
assolto e l’ottenne mediante una forte protezione ed una la¬ 
boriosissima difesa del Procuratore Generale dell’Ordine, Fr, 
Raimondo de Lados; ma questo non valse a restituirgli la 
dignità di Vicario per l’intera Provincia. L’opinione, pertanto 
di alcuni storici che il detto Teodino sia questo medesimo 
Teodino eletto nel Capitolo di Fabriano l’anno 1319, non 
regge alla critica. (1) 

Fr. Teodino da Smerlilo era stato, prima della sua ele¬ 
zione, Inquisitore della Marca d’Ancona, del Ducato d’Urbino 
e di tutto il Montefeltro: non si legge che abbia in qualche 
modo preso parte ai movimenti d’insubordinazione per difen¬ 
dere le esagerate dottrine che in questo periodo storico tanto 
afflissero l’Ordine e la Chiesa. Il P. Waddingo nel darci un 
cenno biografico di questo Ministro è molto preciso ed espli¬ 
cito; con brevi parole toglie ogni dubbio circa il sospetto che 
potrebbe cadere sopra il nostro Teodino : < Praeerat tunc 

« (1319) fratribus Minoribus Fr. Theodinus vir pius et doctus, 
« Minister Provincialis Piceni, cuius in litteris Pontificiis oc- 
« curit memoria. » (2) Governò la Provincia per sette anni- 

19. — Anno 1326. — Fr. Sinibaldo Sinibaldi D’Osimo- 

Uomo di studio e di sapere, distinto per integrità di vij a 
ed onestà di costumi, zelante per la gloria di Dio e per *. 
salute delle anime, saggio e prudente nel governo, dotato ^ 
virtù speciali e di bellissime prerogative, la santa Sede, a 
medesimo anno in cui fu eletto Ministro dal Capitolo Provi * 1 
ciale, tenutosi nel nostro convento di Pioraco, lo creò vesco 
della diocesi di Osimo, concedendogli facoltà di regger 0 
Provincia sino al Capitolo dell’anno seguente. I pregi 4 
accennati sono contenuti nella Bolla di sua creazione ep lSC , e 
pale e costituiscono il fondamento storico su cui dovrà e" 

(1) Cfr. la Serie A, p. 10. 

(2) Annali, 1. ediz., t. Ili, p. 240-XII. 


PICENUM SERAPHICUM 


526 


basata la biografia di questo illustre figlio della nostra Marca 
francescana. (1) 


20 — Anno 1327. — Fr. Francesco Rubeo 
d’Appianano d’Ascoli (2). 

Le Serie A-B lo dicono d’Apiro, ma è un errore evidente: 
questo Ministro, eletto dal Capitolo Provinciale, tenuto in que¬ 
st anno nel nostro convento di Ostra, è, senza dubbio, nativo 
«i Appignano d'A scoli. 

Per un largo studio di sana critica circa la vera gran- 
ezza di questo insigne Dottore presentiamo solamente ciò che 
011 lui hanno scritto tre dei più antichi storici dell’Ordine. 


1. Bartolomeo Pisano: « Frater Franciscus de Mar- 
« chia, nominatissimus in theologia magister, luculenter in 
« theologia deprompsit, et multos tractatus ac quaestionés in 

* geologia et philosophia composuit. » (3) — « Locum de 

* Pignano ; de quo extitit oriundus magister Franciscus Ru- 
« beus de Marchia, suo tempore praedicatione et aliis virtu- 
t 1 us valde clarus. » (4) « Multi alii magistri fuerunt in 

Joc loco [Parigi] famosi, scilicet magister Franciscus de 

* Marchia; etc. » (5) 

, Ecco le parole della Bolla : « In te litterarum scientia praedi- 

* t©rn ’ m ° 1 ^ m v ^ ae ^onestate decorum, in spiritualibus providum et 
« iìolP 0 ™ 1 ^! 18 . 0 ^ 0 ^ 8 ? 60 ^ 111 aliis multiplicibus virtutum donis coram 

* Vert ,S fratibus fide dignorum testimonio commendatimi, con¬ 
ni^ oculos nostrae mentis. » Cfr. P. Eubel Bullarium Francisca - 

P ( tu ‘ v> P- 305: — Id. Hierarchia Catholica Medii Aevi, p. 120 : — 
t. cit ^ 7 }J la ^ es ) 1* ©diz., t. Ili, p. 339-X e Regestum Pontificium, 
ÙerhovE' ~ 2. ediz., t. VII, p. 58-XI : — Luigi Martorelli : 

He \ ~ Pittoriche d'Osimo , Venezia 1705, tip. Poletti, p. 426 : — Se- 

) r‘ lo, 

p, 214* Bibliografia nel fascicolo n. 2. del Picenum Seraphicum 

p. 838 ? fr ; T Ì n * -à-NALECTA Francescana » ; fructus Vili, pars secunda 

S t BID - t ru °tus XI, p. 611. 

W Ibid. fructus XI, p. 644. 




















































































































































































































































































































526 


PICENUM SERAPHICUM 


2. — Chronica XXIV Generalium: « Magni etiam clerici 
« claruerunt illis temporibus [1817]: videlicet frater Fran- 
« ciscus de Marchia, etc. » (1) Il Waddingo, enumerando i 
« discepoli di Giovanni Duns Scoto, commenta: « Septimus, 
« Franciscus de Marchia, quem ex cognomine Picentem credit 
« non immerito Possevinus, et ex fragmentis a Canonico 
« relatis egregie subtilem reputat Ferchius, et Scoti discipulis 
« annumerat. » (2) 

3. — Compendium Chronicarum: « Franciscus Rubeus 
« de Pignano, Provincie Marchie, qui inter ceteros doctores 
« Doctor prefulgidus appellatur. Scripsit luculenter super 4 
« Sententiarum libros, et super omnes ferme Aristotelis libros 
« et super 4 Evangelistas et plurimos Tractatus et questione» 
« in Theologia et philosophia, in predicatione quoque, et aliis 
« suo tempore valde carus fuit. » (3) 


21. — Anno 1332. — Fr. Simone d’ancona 

Le nostre cinque Serie concordano perfettamente nell'as¬ 
segnare l’anno 1332 per la elezione di un nuovo Ministro : 
riguardo al nome e alla patria, però, si rileva in esse una 
divergenza assai rimarchevole. La B ha solamente Simone ■ 
la C indica il P. Perottino da Montelupone : la E chiama 
questo Ministro, P. Simone Perottino, pure da Montelupone 
Due buone ragioni giustificanti il nome e la patria posti da 
noi in principio le abbiamo nelle Serie A-D. Riportiamo sen 
z’altro i due testi prout jacent, lasciando agli egregi scritto^ 
delle medesime tutta la responsabilità storico-critica delle lor 
affermazinni e rigettando ciò che asseriscono le Serie 

(1) Ofr. in « Analecta Franciscana », t. Ili, p. 486. — I fx, 
Quaracchi, nella nota n. 3, riferiscono una lettera del P. Generale,, ^ 
Gerardo Odoni d’Aquitania (1829), contenente parole poco benevoli 
guardo a questo nostro Ministro: ne abbiamo già parlato, in questo 
colo, nel nostro Repertorio Bibliografico. 

(2) Ofr. Annali, 1. ediz., t. Ili, p. 93-LXI. jj, 

(3) Fft. Mariano da Firenze : in « Archiv. Frane. Hist. », a Ali 
p. 632. — Ofr. tutte le citazioni della notata bibliografìa, dalle q 
emerge ancora la quistione cui accenna il nominato Gerardo Odou 


PICENUM SERAPHICUM 


527 


Serie A : « Ex Chronico Fabrianen. alter insurgit Pro- 
« vincialis Minister Simonis nomine ; sed de Patria, et ele- 
« ctionis loco nulla incidit mentio. (1) » 

Serie D : « Usquenum ignoravimus Patriam Ministri, qui 
« hunc attinet annum, sed ex scheda in membrana quam ex 
« Archiv. Conventus nostri Sarnani exseriptam nobis per hu- 
« maniter cessit P. M. Stephanus Rinaldi in Conventu nostro 
« Corinalti studii Regens, percipimus fuisse Patria Anconita- 
« num. Pro qua re praestat trascribere verba, quae ad quam- 
« darri pariter prò re nostra animadvertionem satis apta sunt 
« atque utilia. (2) « Ego Fr. Acto de Monte... emi a Fratre 
« Glentelutio de Firmo hanc Bibliam consentiente Ministro 
« Fr. Simone de Ancona. Anno Dom. MCCCXXXIIII. » 

* ^ uc eundem putamus quem P. M. Michael Buglioni in 
« Historia sui Anconitani Conventus pag. 157 recenset prò 
« totius Piceni Provincia Jnquisitor una cum collega Fr. Ja- 

* co ”° 8 baili ter de Ancona. Animadvertimus itaque etc. » 


22. — Anno 1335. — Fr. Pietro da Sassoferrato 

Abbiamo proprio il senso inverso di prima; cioè accordo 
Panetto delle nostre Serie riguardo al nome e alla patria di 
R ® st o Ministro ; disaccordo circa l’anno di sua elezione : 
^ 1 * "E 1335, A-D 1339. Sebbene per noi le Serie A-D ab¬ 
bia ° Un ma g&i°r valore storico, pure nel caso presente dob- 
Sa mo ^guire le altre. La Serie B dice che Fr. Pietro da 
Bp’ S °a err ^° uno com pilatori delle nostre Costituzioni 
-^dettine l’anno 1336 (3), ed è verissimo. Infatti, nel 1336 


A ag - ^ a b’ anno 1332. 

(b! t] 11 ^ 6 a ^ a ( l u ^ s ^ one circa la liceità del semplice uso del danaro, 
le • tÌ ^ re gorio Giovanardi, che pubblica sul Picenum Seraphicum 

^ a lun ff v ne Minoritiche del Francesco Antonio Eighini dal ms. Gam¬ 
bo da s aU °^ mette * n nota ( l ues ^ a err£ da osservazione riguardo a fr. Pie- 
® e Hedett aSS °^ erra ^° c , ome uno compilatori delle nostre Costituzioni 
incese ^ ovra ^ire nuove i altrimenti apparirebbe non essere un 

Cfr, pj ano * au ^ore di queste Memorie, ciò che non può ammettersi. » 
ghiai ass”^’ ^ asc ' ^ P- 4,6. Il Giovanardi non si è accorto che il Ri¬ 
belle de K a > 6 oh 0 per Costituzioni Benedettine non s’intende 

da Bened tt X 6 ^ ® enec * etto ’ ma P rec i same nte le nostre ordinate 







































































































































































































































































528 


PICENUM SERAPHICUM 


Benedetto XII pubblicò gli Statuti dell’Ordine contenenti 
ventinove rubriche, più una trentesima per le Clarisse : que¬ 
sti Statuti erano stati prima esaminati, discussi ed approvati 
da una speciale Commissione composta di Cardinali, Vescovi 
Abbati, Ministri Provinciali e sommi Teologi. Tra gli otto 
Provinciali appartenenti alla detta Commissione è precisa- 
mente nominato Fr. Pietro da Sassoferrato (1) : dunque nel 
1335-86 egli era indubbiamente Ministro delle Marche. Que¬ 
sto Ministro fu poi nominato Penitenziere Pontificio per la 
città di Roma il 15 aprile del 1341. (2) 


23. — Anno 1340. — Fr. Ugolino Brunforte da Sarnano 

Eccettuata la B, tutte le altre Serie ci danno il 1344 
per l’anno di elezione di questo Ministro. Però, se, come af¬ 
ferma il P. Waddingo, Fr. Pietro da Sassoferrato nel 1341 fu 
chiamato a Roma in qualità di Penitenziere Pontificio, chi 
avrebbe governata la Provincia fino al 1344 ? forse un Vica¬ 
rio Provinciale ? le Serie non lo dicono. Riteniamo, pertanto, 
più verosimile la data del P. Righini (1340) sino a prove 
contrarie. 

Fr. Ugolino Brunforte da Sarnano, figlio di Rinaldo 11 
Grande (3), nipote di S. Liberato da Loro Piceno e di Fr. Ugo¬ 
lino Brunforte da Montegiorgio, si vuole da molti, e fonda¬ 
tamente, che fosse l’autore dei Moretti di S. Francesco. (4/ 
Non è nostro scopo fare qui uno studio speciale in proposito; 
tale studio è stato fatto in diversi tempi e da molti: tra gli ah 11 


(1) Ofr. Chronica xxiv Generalium in * Analecta Franciscana », 
t. II, p. 165-166. 

(2) Cfr. 'Waddingo, ediz. 1., t. III. p. 476, n. IV. .jjj 

(3) Nel testamenio di Rinaldo il Grande, archivio di Fermo, n. 

si hanno queste precise parole : « Iteri Fr. Ugolino /ilio suo prò 1 ^ 
emendis.... reliquit, et quatuor libras annuatim prò tunicis suis. » Gir- 
scéllanea Francescana , voi. X, p. 111. •«inai 0 

(4) Chi vuole approfondire la quistione circa lo scrittore orig 

degli Actus, o il continuatore dei medesimi appartenente al secondo 

(ultimi del secolo XIII e prima metà del XIV) non perda mai di U 

che due sono gli Ugolini Brunforte ; il primo nativo di Monteg 10 ^ 
(Sanctae Mariae), morto circa il 1320; il secondo nativo di Sara 

morto circa il 1348. 


PICENUM SERAPHICUM 


PICENUM SERAPHICUM 529 

citiamo il nostro P. Luigi Tassi da Fabriano (1), il „ ua le 

Se TL T f? Ioci Puli S Mni ’ « »aesaiiLto ^ 
ìhri, lo f mle 'Vigenza, ed alla quistione slessa, se non 

mniTf \2)' rem ‘° lmm correio Ai * * doZ 

Yedfin j * *~ 

llZ°, OsservanSProzìa 

1986 n 932 249 rrw- T , Fahnano 5 Quaracchi, tip. S. Bonav., 

hf 'cfr ~ MtòoO g0lm0 t? Brun f° rte da Sarnano autore dei Fioretii. 

1 ) Wr. Miscellanea Francescana , voi. 1 ? p. 31 ? n. XI 


C0LLEZI0N€ STORICA 

dai Libri, dai Giornali, dalle Riviste 


Vl ~~ 8 - Giacomo della Marca nell’ Umbria Serafica 
del P. Agostino da Stroncone, (l) 

Date Storielle. 

« Unita I 2 3 4 * * * do7/^H™ lla r a F ™ nc , es , ca " a di Foli « no ». fondata 
Mieta in f w MuMe ./ aloci Pul mani, si è pub- 

‘otto il lito/n 1 F? " Cr “ naoa dd p - Agostino da Stroncone 
^, Umbna »• « A P. Agostino da 

«ac, tl, febbraio del 1687 (3): la sua Oro- 

XVlp P/, 1 ’ f" do ha scritta nella seconda metà del secolo 
■ -& un documento del massimo interesse rum solo per 

’ - Fascicolo IV. 


34 



































































































































































































































































530 


PICENTJM SERAPHICUM 


V Umbria, ma anche per l’intera Famiglia del Poverello d’As¬ 
sisi, poiché in esso trovasi notato anno per anno quanto di più 
importante è accaduto in seno all’Ordine sino a quasi tutto il 
secolo XVII. Da questa Cronaca ci piace stralciare le pagine 
che sole riguardano il nostro S. Giacomo da Monteprandone 
nelle Marche. Sono pennellature brevi, fugaci, sciatorie le quali 
cronologicamente ci danno un sunto biografico di tutta la vita 
minoritica, di tutta l’eroica missione di questo apostolo instan¬ 
cabile, di questo grande santo. Anche il presente estratto gio¬ 
verà in parte al complemento dei materiali storici per uno 
studio critico circa la Vita e le opere del nostro insigne Mar¬ 
chigiano. 

1416. _ « Domenico da Montebrandone della Marca, essendo Giu- 

dice degli Aggrauij in Perugia, risolue, farsi Religioso : onde aggiusta e 
le cose sue al paese, uien in Porzioncola, già pigliata dagl’Osseruaati. 
con molt’istanze, è ricevuto al abito da frà Nicolò Yzano Vicario ae 
Beato Dio : di Stroncone a 25 di Luglio nella S. Cappella, e per esse 
festa di S. Giacomo Apostolo, in onor di lui si chiama Giacomo am 
Marca, et è mandato a far il nouiziato nel Conuento delle Carceri, a 
basta quest’anno, e non è poco per la Prouiniza. » (1) 


1418. — « Nelle Prouinzie di Puglia, e di Calabria, è Vicario 
Tomaso di Fiorenza, in Toscana, et in Lombardia S. Bernardino P 
opera di cui, e delli Beati Gio : di Capistrano, Giacomo della Man-, 
Alberto da Sartiano, tutti riceuuti alla Religione dal nostro Beato <J 
si dilata per tutto l’Osseruanza, fauorendola particolarmente il 
Pontefice Martino 5. » (2) 


1423. — « Circa questo tempo il Beato Giacomo della Marca p r ® 
cando in Cascia con gran frutto e feruore della Passione del Sig. ^ 
dalla Beata Rita già Monacha, accesa d’amor diurno a piè d un y , 
fìsso, prega con lacrime gli faccia sentire in testa il dolore oh egli 
per una delle sue spine ; il Sig. gli fà la grazia d’una ferita m v . 
che si conuerte in putrida piaga con indicibile dolore ne cascano u 
e la porta per tutta sua uita. » (3) 


1426. — « San Bernardino riceue facoltà dal Papa di fondar Con■ ^ 
per l’Italia, la quale per tutto, anco nell’Vltramontani si dilata, hi ^ 
Gio : di Capistrano, e Giacomo della Marca, anno dall’istesso / ^^t- 
piissime facoltà di predicare, e di procedere contro li fraticelli, o 
tano molti luoghi della Marca. » (4) 


(1) Miscellanea, an. IV, p. 121. 

(2) id. ibid. 

(3) id. p. 128. 

(4) id, p. 124. 


PICENUM SERAPHICUM 


531 


Po™ À- l -A riceue piu ampie tacoltà dal 

Papa di procedere contro li Fraticelli, et il Beato Giacomo della Marca 
cae predica m Vngaria, ua Commissario in Bosna. » (1) 

1434. . « Il Beato Giacomo della Marca dalla Commissione di Bo- 

saa torna in Italia, et in Fiorenza è onoreuolmente riceuuto dal Papa. » (2) 

1435. « Il Beato Giacomo della Marca rimandato Commissario in 
tìosna e operando a fauor della Religione, e della Chiesa per tutto riceue 
grand onori et opera Miracoli. Chiamato in Boemia dall’Imperatore rb 
celie tutte le maggiori dimostrazioni d’affetto, e di stima. » (3) 

* , 1 2 3 . 4 ’ 36 * r" * 11 Beato Giacomo della Marca è Inquisitore in Vngaria 
Austria, e Boemia, e riduce questa all’Vbidienza dell’Imperatore Sim- 
mond° ; opera si bene, che li Vescoui, Clero, e Principi d’Vngaria, che 
g abbi mandato Vuomo si santo, e dicono che questo ha batezzaco più 

tmim m \ a D 11 ^ 6 ! 1 ’. credo Manichei ; onde il Papa scriue lettere compi- 
siine al Beato Giacomo lodandolo ecc. » (4) 

-..•, o 1437 : ~ « A1 Beat0 Giacomo s’aggionge la Vicaria di Bosna, se- 
torp PSr ° 16 - Ue °P era zi°ni m Vngaria, e poscia chiamato dall’Impera- 
chp ’ , 010 ass ista alla Guerra contro li Turchi. Il Papa con 4 lettere 
atnJ! nUe al Beato, testifica il conto che fa di lui ; gli concede facoltà 
piissime, e lo raccomanda a tutti li fedeli. » (5) 

li ' * ^ acomo della Marca si troua al Concilio di Ferrara con 

eati Capistrano e Bernardino. » (6) 

Per W 9 j ~ * 11 Beat0 Scorno della Marca fatiga indifferentemente 

* ia te de m Vngaria. » (7) 

6 7 * 11 Bea f° Giacomo della Marca predica in Padua, e poi 

naat o Inquisitor Generale in tutto l’Ordine. » (8) 

'( 9 ) Beat ° Giacomo è inquisitor generale nella Marca con 
§j «• P- 153. 

3 lbid ‘ 

°) id. ibid. 

K -'f P' 154. 

8 -ì ibid ‘ 

7 ] a P - 1B5 ‘ 

8 - a ' P- 156 - 

9 ] a ibid - 

id. p . i 67- 
















































































































































































































































































532 


PICENUM SERAPHICUM 


1444. _ « S. Bernardino si trattiene 3 giorni [30 aprile, 1 e 2 
maggio! all’Isola Maggiore del Trasimeno con li Beati Capistrano^ e Gia¬ 
como della Marca. » — « Il Beato della Marca , predicando in Todi ne 
punto clie muore S. Bernardino in un subito si fenna, et eleuato m spi¬ 
rito uede la morte di quello. Ripigliato poscia il discorso dice al popolo : 
adesso è caduta una colonna di S. Chiesa. Ya poscia subito all Aquila, 
e troua che fa gran miracoli , e predicando ìui in onore del Santo per 
tutta la predica si uede una stella su la testa del Beato Giacomo da 
tutt’il popolo. » (1) 

1446. — « Il Beato Bernardino da Rossa dell’Aquila studiando legge 
in Perugia, l’anno passato mosso da miracoli di S. Bernardino si lece 
religioso, pigliando l’abito per mano del Beato Giacomo nel Conuento dei 
Monte. » (2) 

1449 . _ « Il nostro Beato Giacomo della Marca è Vicario dell’Os- 
seruanti della Marca. » (3) 

1452. — « Il Beato Giacomo attediato nella Marca per zelo della 
salute dell’Unione, chiede di ritornare in Bosna e Dalmazia che son in¬ 
fettate da Manichei, e fra Marco ue lo mandò commissario. » (4) 

1454. — « Il Beato Giacomo compone le discordie tra quelli & 
S Elpidio, e di Fermo, e poi alfin dell’anno ua in Ascoli, dou’e cine 
con lacrime, sicché pur anco non è ito in Dalmazia. » (5) 

1455 — « [Per l’Armata contro i Turchi il Papa sceglie sei dep u ^ 
tati tra i più qualificati Predicatori] li 6 deputati a requisizion del r F. 
son di Nostra Prouincia li Beati Capiscano e Giacomo della Marca. 
sono d’altre Prouinzie. » — « Il Papa da gl’articoli d ambi le P® ^ 
comporre le discordie tra Conventuali ed Osservanti] al Beato BW 
della Marca con ordine, che gli componga con assoluta potestà, e 
rica la di lui coscienza. » (6) 

1 0 o#l' 

1456. — « Il Beato Giacomo della Marca in questo tempo e ^ 
missario e Collettore Apostolico in Prouinzia, et in Terra Amolla. 

1457. — « U Beato Giacomo della Marca è mandato dal Papa 
misario Apostolico, et Inquisitor Generale in Yngaria in luogo di 

(1) id. p. 186-187. 

(2) id. an. V. p. 28. 

(8) id. p. 69. 

(4) id. p. 71. 

(5) id. p. 87. 

(6) id. p. 88-89. 

(7) id. p. 89. 


PICENUM SERAPHICUM 


538 


strano. E’ nceuuto con grand’onori: piglia informazione de miracoli di 
Capistrano,^ e le manda al Papa, ma esso per la Contrarietà dell’Aria in¬ 
fermatosi, è necessario ritornar in Italia. » (1) 

1459. « Il Beato Giacomo della Marca , é destinato Predicator 

della Crociata per l’Italia. » (2) 

1462. « Il Beato Giacomo della Marca predicando in Brescia la 

mattina di Pasqua dice in pulpito il Sangue sparso dal Signore nella 
passione essere stato separato dalla Divinità; fra Giacomo da Brescia 
Domenicano Inquisitore osta, l’ammonisce, e poi cita, si frapone il Ue- 
scouo, e gli pacifica, ma poi l’inquisitore si richiama in Roma al Papa, 
quale informato bene fa 3 Breui a fauore del nostro Beato, e finalmente 
intima disputa pubblica per l’anno futuro. » (3) 

. 1^3. — « Il Beato Giacomo della Marca dal Papa è fatto Commis¬ 
sario Apostolico e perdicatore della Crociata per tutta questa Prouinzia, 
c °u acolta di mandar altri predicatori, e di raccogliere elemosine ner la 
guerra Santa. » (4) ^ 

si f ~~ * ®' oma a ^ a presenza del Papa nel palazzo Apostolico 
a disputa pubblica tra li PP. Domenicani e li nostri della controuersia 
sangue di Cristo, e doppo essersi disputato 3 giorni da Vuomini dot- 
smn d ambi le parti, il Papa uieta agl’uni, et alli altri sotto pena di 
punica il disputare, predicare, e parlare publicamente di tal materia, 
Pro ^ Sara Rifinita dalla chiesa. » — « S’è fatto Capitolo, Conferenza in 
^ Ul ^_ a > trouandosi quest’anno guardiano di Porzioncola il Beato Già - 
Elio? * 6 n ^ arca (MS. Portiunculae) » — « Fra Giacomo da Lerzuela 
st ad r ° ^ renei [ a ^ e doppo 6 anni di Gouerno aduna Capitolo in Perugia, 
corno r? 1 2 * 4 5 6 7 l’infermità, e la vecchiezza, rinunzia l’ufficio ; il Beato Già - 
del n aarc ^ ano di Porzioncola uenuto in Perugia è uisitato nel Conuento 
del G- 011 ^ 6 aa alcuni Pu-dri Uocali, che gli chiedono chi giudica degno 
fra F erLera l a ^° fr a tanti soggetti meriteuolissimi. Il Beato subito risponde 
succed^ 068 * 50 ® auona ? °l ie sara Generale, Cardinale, e Papa, come 
Viest ora ® eletto ministro Generale con tutti li uoti. » — « In 

Uenir° in e f^ r - e Osservanti adunati a capitolo in Porziuncola prima di 
Cenerai e i e ?* 0ne do Uicario Generale udendo che è stato eletto ministro 
Con ^ :ra Francesco da Sauona, uengono 400 d’essi in Perugia, e 

Uuouo p 1Ca ^ >rocess l° ne assieme con li Padri Conuentali, conducono il 
dicator ? ne . ra ^ e ne lla Cattedrale alla Predica ; fra Michele da Milano pre- 
^ostosi 6,111 ! 1 ^ 116 ^ er ^ S ran concorso ? e necessitato a predicar in Piazza, 
lurba d decente a sedere, il Generale chiama dal mezzo della 

61 irati il Beato Giacomo e lo fa sedere alla sua destra sopra a 






































































































































































































































































534 


PICENUM SERAPHICUM 


tanti gran sog6tti. ** — « Il Beato Giaco tt io della Marca d ordina dal 
Papa predicando in Foligno, s’inferma e sparsesi la uoce die sia morto, 
un contadino in Villa infermo a morte udendo, esser morto un frate 
Santo, fa uoto di portare un Cero al di lui Corpo se guarisce, et eccolo 
subito sano : andato poscia per adempire il uoto lo troua uiuo, gli rac¬ 
conta il Caso, e gli dona il Cero, il Beato pigliandolo, gli dice, che rin¬ 
grazi Iddio da cui ogni bene procede. » (1) 

1465. — « Il Beato Giacomo della Marca dal Papa è mandato a 
Uenezia ad istanza del Doge, ch’ottenutolo chiede nuoua licenza di trat¬ 
tenerlo iui per benefizio de suoi popoli. » (2) 

1466 . _ « Circa questo tempo predicando in Perugia il Beato Gia¬ 

como della Marca iustituisce in S. Francesco la compagnia di S. Girolamo, 
non mai abbastanza lodata per li santi ’ esercizii, che pratica. Il B. Gia¬ 
como gli fa le Costituzioni, e doppo la di lui morte in essa compagni» 
si conseruerà con deuozione l’Abito, e Corda d’esso. (Crispoldi, lib. i- 
Cap. 26).. » (3) 

1472. — « Essendo compito il triennio deue celebrarsi Capitolo Ge¬ 
nerale, fra Marco lo cita all’Aquila per il 15 di maggio, e dichiara pre¬ 
sidente d’esso fra Pietro di Napoli, ma il Papa con oneste scuse spo 
gliando Marco della superiorità, ui fa Presidente fra Lodovico di Uenez 
et il Beato Giacomo della Marca , ma essendo infermo, presiede solo Loa 
u i co »_ « Il B. Antonio di Stroncone morendo l’anno passato m S. Damian i 
fu sepolto nella sepoltura de frati. Quest’anno, un figliolo di Giacomo» 
Spello, uedendo uscire da detta sepoltura una fiaccola accesa, eh u» 
fanciulla cerca smorzarla, lo dice alla madre, e questa alli frati, fi 
consigliatisi col Beato Giacomo della Marca che si troua iui prese , 
esso gli dice, che la fiaccola significa la santità d’Antonio, e la fanciu 
che cerca smorzarla la negligenza de frati che l’occulta, perciò consis 
che deua disumarsi, e seppellirsi più decentemente, così si fa alli 0 
Marzo. » (4) 

1473. — « Il Beato Giacomo della Marca a richiesta del Re 
nando, è mandato dal Papa a predicar a Napoli, oue giunto P rotet p re . 
douerui morire. Il Papa gli scriue di nuouo, che si trattenga iui a 
dicare fin che piace al Re. » (5) 

1474. — « Il B. Giacomo della Marca ad istanza del Papa ? cr1 ^ 
da Napoli al Re d’Ungaria esortandolo alle lega contro il turco, 1 
gli risponde cortesissimamente; » (6) 

(1) id. p. 129-130. 

(2) id. ibid. 

(3) id. p. 131. 

(4) id. p. 134-135. 

(5) id. p. 161. 

(6) id. p. 162. 


PICENUM SERAPHICUM 


535 


1475. — « Ferdinando Ee di Napoli, ed altri Potentati istano per 
la Canonizzazione di S. Bonauentura, et il B. Giacomo della Marca da 
Napoli ne scrive al Papa, e dice che desidera trouaruisi : Sua Santità 
gli risponde, che non puoi farla adesso, a suo tempo gli scriuerà che 
uenghi, avendo gusto, che ci si troui : intanto se ha cosa di proposito- 
in ordine a detta Canonizzazione, l’auuisi, e ci facci diligenza. » — « Il 
B; Giacomo è discreto per la Prouincia della Marca, e uedendo fra Marco 
di Bologna stato 3 uolte Vie. Generale non esser Vocale adesso, si sde¬ 
gna con li Bolognesi che non hanno fatto discreto un Vomo si Santo : 
protesta di non uoler uenire al Capitolo, se non ha uoto fra Marco, per¬ 
che è zelante, e mal uisto da suoi Comprouinciali, et in particolare del 
suo Vicario Prouinciale, che nell’elezione del Discreto l’ha posposto ad 
un mezzo Vomo. Giacomo opera col nuouo Vicario Generale, che dia a 
Marco tutti li priuilegii Religiosi, acciò al futuro Capitolo uenga come 
-^adre dell’Ordine, e principal Direttore desso. » (1) 


P ^ ^ acomo della Marca doppo tante fatighe, Viaggi, 

rediche, e Conuersioni : doppo rinunziato l’Arciuescouato di Milano; 
auer governata, e dilatata l’Osseruanza : dopo hauer patiti 20 Anni 
cuori Iliaci Colici, Podagra, calcoli, flusso di Sangue, debbolezza di 
S ^^aco, e doppo essergli cascati tutt’i denti, muore di dolori Colici 
® Conuento della Santissima Trinità di Napoli a 28 di Nouembre. Ad 
stanza del Duca Alfonso figlio del Ee è tenuto 14 giorni insepolto, 
Perando gran miracoli, poi d’ordine dell’istesso Duca è sepolto nel 
^0 ^ .®* M ai 7 a della Noua oue sta a pubblica Venerazione. Ha. 

ri ti diuersi tratati, et in specie contra fraticellos , De sanguine Christi,, 
^Quaresimali, 2 Auenti, uarij Sermoni de Santi , della Gloria della Beata 
sc^‘H ,ne '* e ^ a ^ C ^ e s * cons eruano uicino al suo Corpo, e si dicono 
dell 1 3 4 5 ^ SUa ^ an0, E Posseuino dice, che ha scritto anco sopra li 4 
e sentenze, e Quolibeti, et una Tauola della dottrina di Scoto. — Do 
^racoli successi, et. operati in Vita, scriuo solo quelli fatti inProuinzia. 
Idr e ^° c °i Santissimo Nome di Gesù libera un Ossessa e sana un 
Assisi libera. 4 . Ossessi, e Giouinetta attratta, con la- 
S p 0 ^ lnc °ntratosi doppo., gli dimanda s’è perfettamente sana, essa ri- 
^ f b fl ua l c ^ residuo di male, perchè ha pregato Dio, che non 

Don er ^ a ® a ^°? a cciò il Padre non la sforsi a maritarsi, « sei buona. 
V er (Esclama il Beato) che preferisti alla sanità la uirtù ! resterai 
del ^ rte ’ 6 P er ^ e M }amen t e sana. » E così succede. Stando nel Conuento 
°tiez arn ^°’ ^ uon Vuomo pigliò Cura del Cauallo, di cui perlaVec- 
e ri q a Za S1 se . ru i na il Beato, e patendo quello da molti Anni grauissima 
l’est a’ C0Xl n u * ua ^ ec ^ e P ose a sedere su la bardella ch’usaua Giacomo, e 
0 perfettamente sano, » (2) 


tenv 




Ù)o ~T jT' * ^° n tanti > 6 si grandi li Miracoli che opera in questa 
P d B. Giacomo della Marca , che muouono Papa Leone a conceder 


(1) id. 

(2) id. 


P. 

P- 


162-168. 

163. 






























































































































































































































































































































586 


PICENUM SERAPHICUM 


l’indulgenze per la Processione che si fa da frati ogni giorno al di lui 
sepolcro e che si canti l’Antifona delle lodi del medesimo Santo, il Di¬ 
ploma sta nel tom : 7. Anno 1476. » fi) 

Si comprende facilmente che questi cenni biografici il 
P. Agostino da Stroncone li ha desunti in gran parte dai 
volumi V-VI-VII degli Annales Minorarti, pubblicati dal P. Vad- 
dingo nel 1642 e nel 1648: peraltro vi sono dei particolari 
che non si trovano nel nostro Annalista; ciò, dunque, vuol 
dire che il P. Agostino si è servito anche di altri mss. esistenti 
nell’archivio di sua Provincia e di non poche notizie che al 
suo tempo dovevano essere abbondantissime. E' vero che il 
Cronista visse alla distanza di quasi due secoli da S. Giacomo, 
ma ciò non toglie che i suoi cenni biografici abbiano ugual¬ 
mente per la nostra collezione storica il loro valore di controllo 
e di conferma. 


VII. — Un Ignoto Arcivescovo Francescano delle Marche. 


Il P. Corrado Eubel, nella sua Hierarchia Catholica 
Medii Aevii (2), ci dà un cenato Giovanni dei Minori, creato 
Vescovo di Nicosia in Cipro da Nicolò IV il SO ottobre del 
1288. Di questo Vescovo ivi non è indicato alcun distintivo e 
neppure la patria. Leggendo però l'importantissima opera del 
P. Girolamo Golubovich sulla Terra Santa (3) abbiamo potuto 
scoprire che il detto Fr. Giovanni Minorità è precisamente un 
marchigiano, nativo d'Ancona. Dall’illustre storiografo di Cipi' 0, 
il conte di Mas Patrie (4) il P. Golubovich ha desunto tutte 
le notizie biografiche che lo riguardano, dandoci così quanto 
basta per una critica notizia di questo Vescovo Minorità, i f J n °' 
rato da tutti i cronisti regionali ed anche dagli storici del- 
l’Ordine. A noi mancano altri documenti per una compiei 
biografia, nè sappiamo dove cercarli; quindi i lettori de 
Picenum resteranno paghi di vedere su queste pagine quante 


(1) id. an. VI, p. 84. - Cfr. P. Wadding., 1» ed., t. VII, p. 13-14, n. 

(2) Vedi a p. 365: Nicosien. (Nicosia, Levcosia) in ius. Cypro, metropol. . 

(3) Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente Francesco 
Quaracchi, tip. S. Bonaventura, t. I, 1906 : t. II, 1913. 

(4) Histoire des Archer. de Chypre, negli Archiv. de VOrient Latin. 


PICENUM SERAPHICUM 


587 


in proposito è narrato dal P. Golubovich nella sua opera. 
Ciò servirà di base iniziale per un pili vasto studio circa il 
Vescovo Fr. Giovanni d’Ancona. 

1288-95. — Fb. Giovanni d’Ancona dell’Oed. de’ Minori, 
Arcivescovo di Nicosia nell’Isola di Cipro : cenni bio¬ 
grafici. 

« L’illustre storiografo di Cipro, il conte di Mas Latrie, scrisse una 
breve ma dotta biografia di questo Minorità, quasi ignoto agli storici 
francescani, pubblicandola negli Archives de VOrient Latin , d’onde noi 
desumiamo questi pochi cenni. 

« Frate Giovanni d'Ancona fu eletto Arcivescovo di Cipro dal Pon¬ 
tefice Nicolo IY ai 20 d’ottobre del 1288 (1). Poco sappiamo della vita 
di questo umile Minorità ; è però lodato assai dagli storici per la sua 
dottrina, modestia e disinteresse. Portò, dice l’illustre storico di Cipro (2;, 
sulla sede di Nicosia le virtù del B. Ugo da Fagiano (3), senza avere 
lo spirito intrapprendente nè le abbondanti risorse di lui. Giovanni, 
datosi ai doveri del suo ministero spirituale, poco curavasi de’ beni tem¬ 
porali, sfruttati da altri, contento e felice della povertà francescana. Ma 
dua bolla Pontificia, data da Orvieto li 26 aprile del 1291, metteva in 
dovere certi pretendenti che abusavano della troppa bontà dell’umile 
raucescano (4). Non ostante la sua povertà, l’Arcivescovo Giovanni arma 
a proprie spese una galea e la conduce egli stesso in soccorso di S. 
Giovanni. d’Acri assediata dal Soldano d’Egitto (5). Poco altro si sa del 
Rostro Giovanni. Desideroso di menare una vita pacifica, chiede al Pon- 
e ce Bonifacio Vili di essere alleggerito del grave peso della diocesi 
^vescovile di Cipro (6) ; al cui desiderio, in parte annuendo il Pon- 
® ce, viene traslatato ( 1295) alla sede arcivescovile di Torre in Sarde- 
(7). Egli fu il primo che usò la formola, poi divenuta comune: 
^ ei & Apostolica gratia Nicosiensis Archiepiscopus . » (8) 

fi! e ubel , op. cit., mette la data del 30 ottobre. (N. d. R.) 

fi) Cfr. op. cit., t. Il p. 246-249. 

I25i \ , E. Ugo da Fagiano, già canonico di Reims, fa Vescovo di Nicosia dal 
rl 2 3 4 . b0 : cfr * P Eubel, op. cit. 1. c. (N. d. R.) 

niela 7ì ibidem, P* 247, ove citasi il Oartulaire de S. Sophie, n. 92, e i Docum. nouv. 
dello Sb a r P — Notiamo che la detta bolla non è riportata nel Bullarium 

© Ibidem, e nella sua Hist. de Chypre, t. I, p. 492. 

Gerard ^ l l? cefiSore immediato di Fr. Giovanni d’Ancona, nella diocesi di Nicosia, fu 
a prile h’i decano di Langres in Francia: la sua promozione a Nicosia data dal 24 
q rca « 5 fi °he vuol dire che Fr. Giovanni tenne quella Sede Arcivescovile 

( 7 ì U anni: cfr. P. Eubel, op. cit., 1. c. (N. d. R.) 

cioè TTn ^hfiuhovich, in nota, cita i seguenti autori dal Mas Latrie, ib., p. 249, 
< Uni a quelli, Italia Sacra ; Le Quien, Oriens Chr. t. Ili, p. 1206; Mattei, Sar- 
Per ° ^ a fi a Gerarchia Cattolica del P. Eubel, p. 504, si ha che 
^orrna Bonifacio Vili, con la quale Fr. Giovanni viene traslatato alla Sede di 
/of h°rta la data del 4 marzo 1296. ( N. d. R .) 

°P. rii- T^ s ; Patrie, Archiv. cit., p. 223, nota 83, e p. 248.—Cfr. P. Golubovich, 
Cl S t. I, p . 825-326. ' 

































































































































































































































































































588 


PICENUM SEEAPHICUM 


1288-95. — Fe. Giovanni [Tueco] d’Ancona 

Arcivescovo di Cipro. 

« Demmo già un brevissimo cenno biografico di questo benemerito 
prelato francescano, noto appena per nome agli storici dell’Ordine (1). 
Ora però crediamo utile di produrre tale e quale la dotta biografia che 
di lui scrisse l’illustre storiografo di Cipro (2). 

« Alla dotta biografia non abbiamo che aggiungere ben poche cose : 

« 1.) Che il nostro frate Giovanni era realmente italiano , e nativo 
di Ancona , ciò che ci è accertato dal contemporaneo autore de’ Gestes 
des Chyprois, che gli dà anche il soprannome di famiglia « Turco. » — 
« Pape Boniface tranlata pluzours prelas : entre les autres tralata Varse- 
vesque [de Chipre], Iohan Ture , frere Menor, et fu nè d’Ancone, et lefist 
arcevesque de Sardeigne » (3). 

« In 2.) luogo, che la elezione e consacrazione di fr. Giovanni 
ebbe luogo a Rieti tertio kal. novembris, cioè il 30 ottobre del 1288, e 
non al 13 kal. (20 ott.) come ha il Mas Latrie ; e che la consacrazione 
episcopale gli fu conferita dallo stesso pontefice Nicolò IV, suo confra¬ 
tello in religione. (4) La bolla della sua elezione è così riassunta dal 
Langlois : « Venerabili fratri Johanni archiepiscopi Nicosiensi. Vacante 
« Nicosiensi ecclesia per obitum Rannulphi, canonici ipsius ecclesiae duas 
« electiones, unam videlicet de magistro Guidone de Novavilla , capellano 
« papae eiusque litterarum contradictarum auditore, canonico : alterai 
« de Henrico de Gibeleto, archidiacono ipsius ecclesiae celebrarunt ; sed 
« praefatus Guido electioni, de se factae consentire uoluit, et praedictus 
« Henricus, post nonnullos processus, juri, si quod sibi ex huiusmodi ele~ 
« ctione competebat, renuntiavit. Quare Papa Johannem Ord. Min. in an 
« chiepiscopum ecclesiae praefecit, eique palleum per Matthaeum S, Ma- 
« riae diaconum cardinalem tradi facit. Sponso codesti . Dat. Romae ap* 

« S. Mar. Maj. 3 kal. nov. an. I. » (5) Le stesse lettere furono spedite 
« in sei copie al Re Enrico II di Cipro, a cui raccomanda il neo elette 
« Arcivescovo al capitolo, al clero, al popolo, ai subalterni e ai sufflè 
« ganei dell’Arcivescovo ; tutte con la stessa data del 30 ott. 1288. 

« In 3.) luògo, dobbiamo correggere l’errore del P. Eubel che rip e ' 

« tutamente identifica il nostro fr. Giovanni d’Ancona col fr. Giovanni P ar ^' 

« stron Minorità greco, nativo di Costantinopoli e morto già nel 1275. v*) 

« In 4.) luogo, osserviamo che la bolla del 26 apr. 1291, emanai 
in favore di fr. Giovanni contro le ingiuste vessazioni che subiva p er 

(1) Cita Ira parentesi il t. I della sua opera, p. 825 : il presente cenno e a 

p. 447-448 del t. 11. - 

(2) Il Conte di Mas Latrie negli Archives de VOrìent Latin , t. II. p. 246- r 
opera interrotta e molto rara nelle biblioteche d’Italia. 

(8) Gestes, num. 549, in Recueil des Croisades : Docmn. Armèn. t. IL 

(4) Cfr. P. Eubel, Epitome , num. 1661. 

(5) Cfr. Langlois, Reg Nic. IV, nn. 388-94. ^ 

i'6) Cfr. P. Eubel, Epitome , num. 1334 nota 6; num. 1356, nota 3; num. 

— P. Golubovich, op. presente, t. I p. 289, e p. 286 nota 1. 


PICENUM SERAPHICUM 


539 


parte del patriarca Gerosolimitano (1), e pubblicata dal Mas. Latrie (2), 
è rimasta ignota al Waddingo, e manca tanto nel Bullarium dello Sba¬ 
raglia che nel V'Epitome del P. Eubel. E per l’opposto, il Mas Latrie non 
ricorda le seguenti lettere papali ; una capitalo, vasallis, suffraganeis ec- 
cìesiae Nicosiensis 1 clero ac popolo Nicosiensi ; un’altra al re Eurico II di 
Cipro, sulla elezione di fr. Giovanni data il 30 ott. 1288 ; una terza del 
17 sett. 1289 diretta a fr. Giovanni cui facultatem eligendi unum presby- 
terum Ordinis Minorum in suum confessorem et licentiam testandi conce- 
dit; e una quarta del 1. feb. 1289, con la quale di nuovo il Papa rac¬ 
comanda fr. Giovanni al re Enrico. (3) 

« Una quinta lettera, sempre dello stesso pontefice francescano Nicolò 
iy, data da Orvieto il 26 apr. 1291, Significava nobis , (4) ricorda le in¬ 
giuste usurpazioni dell’arcidiacono Enrico (5) a danno dell’arcivescovo 
fr. Giovanni ; con esse il Pontefice scrive ed ingiunge : « Archidiacono 
« Nimotiensi (Limassol), ut Henricum, archidiaconum Nicotiensem, qui, 

* Pf° bonis et rebus quae ex ecclesia Nicosiensi tempore administratio- 
« nis suae, cum in discordia electus erat, quandam pecuniae summam et 
« res alias [Ioanni] archiepiscopo restituere intra certum terminum pro- 
« miserat, sed, termino elapso, non restituit, moneat ut infra unius mensis 
<( spatium, post huiusmodi monitionem, promissum solvat ; alioquin eum 

* citet ut infra sex menses, praedictum mensem sequentes, personaliter 
« coram Sede Apostolica compareat. » (6) 

« Un identico ordine diede il Pontefice anche al francescano Matteo 
y^scovo di Pamagosta per indurre l’arcidiacono Enrico alla restituzione. (7) 
jr a l’arcidiacono, che era uno dei personaggi nobili in Gibeleto, protetto 
0rse anche dai principi della Corte di Cipro, non restituì nulla ; nè, 
P er quanto si sappia, si presentò alla Sede Apostolica, perciò fr. Gio¬ 
vanni gli fulminò la scomunica, dalla quale venne prosciolto cinque anni 
a °Po da Bonifacio Vili che lo dispensò anche dalla restituzione. No- 
* am ° > anche quest’ultima lettera di Bonifacio Vili, emanata nel 1296, e 
Uggita al dotto Mas Latrie : « Henrico de Biblio Archidiacono Nico¬ 
siensi, regni Cypri cancellano olim administratori ecclesiae Nicosiensis, 

* e f demum in Archiepiscopum Nicosiensem electo sed non confir- 
ma to, ea quae durante illa administratione de bonis ecclesiae Nico- 

^ siensis recepit, necnon omnes fructus archidiaconatus Nicosiensis usque 

* ad tempns praesens, donat et remittit, ita ut ad aliquam restitutionem 
11011 teneatur : eumque ab excomunicationis sententiis, quas Ioannes 

!29nV -^ c °lò dell’Ordine de’ Predicatori, perito nella caduta di Acri (18 mag. 
JÀ c T *i quindi non potevano a tempo esser giuntele lettere papali del 26 apr. 1291. 

3 n 11 Melan V es i t. IY, p. 349. 

10. Sbaraglia ; Bullarium , t. IY : — P. Eubel; Epitome, num. 1661 nota 

’ Langlois ; n. 456. 

Ignota al Mas Latrie e dimenticata dallo Sbaraglia e dall’Eubel. 
e aS g | Enrico di Biblio, o di Gibeleto, fu il 21 luglio 1289 generosemente perdonato 
egij dalla scomunica per ordine dello stesso Nicolò IV (Langlois, num. 1013) ; 
8t)f»ff rt U y av ^ a non cessò di mostrarsi pertinace e renitente alla restituzione dei frutti 
al 8110 Arcivescovo. 
ni num. 5764. 

' 1 Langlois , num. 4938. 






































































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


« Ordinis Minorum tunc Nicosiensis, nunc Turritanus, archiepiscopus in 
« ipsum tulit, absolvit. » (1) Così veniamo a sapere che, oltre lo sper¬ 
pero e le vessazioni che fr. Giovanni subiva per parte del patriarca di 
Gerusalemme, vi si aggiungevano quelle del suo arcidiacono , uomo assai 
potente e prepotente, che, non ostante le scomuniche più volte lanciate¬ 
gli dal suo arcivescovo, lo vediamo si liberamente assolto e per giunta 
proposto all’arcivescovato ! In questo grave dissaccordo tra Parcivescovo 
fr. Giovanni e il suo arcidiacono, dobbiamo vedere un altro motivo del 
trasloco di fr. Giovanni all’arcivescovato di Torre in Sardegna che fu il 
4 marzo 1296. Gerardo eletto il 24 aprile 1295 a succedergli sulla sede 
di Nicosia, sappiamo che non vi si recò e che fu sospeso. Il nostro 
fr. Giovanni era da poco morto quando il 3 ottobre 1298 gli succedeva 
sulla sede di Torre un tale Thedicius. » (2) 


BI 06 RRF 1 R DI FR. BIOUFinm Q’RNCOnR 
scritta òal Conte ài (Das Latrie (3) 

(Nostra traduzione ) 


Giovanni 1° Fr. Giovanni -d’Ancona (4) 

E’ certo che nel mese di gennaio 1286 il canonico Lanfranco, no¬ 
minato in un brano antecedente, come tesoriere della chiesa di S. Sofia (5) 
era allora decano del capitolo metropolitano e Vicario di un prelato che 
si qualificava « l’eletto di Nicosia. » (6) Questo prelato era Enrico di 
Gibeleto o di Bìblio, già arcidiacono di Nicosia. Le circostanze della sua 
elezione e della sua rinunzia ci sono abbastanza note. 

Scelto ad eleggere un successore all’arcivescovo Ranulfo, il capitole 
di S. Sofia s’era scisso nella votazione. Una parte stava per Guido di 
Novarialla (!) cappellano del papa, uditore nella corte di Roma il . 
rinunziò totalmente e prontamente ad ogni pretenzione. Altri canonie 1 2 3 4 5 
avevano eletto l’arcidiacono di S. Sofia, Enrico di Gibeleto, il quale ac¬ 
cettò l’elezione e ne chiese la conferma alla S. Sede. Convinto dopo a; 
cune pratiche di non riuscire ad ottenerla, Enrico rinunziò a tutti i di¬ 
ritti che la sua nomina, quantunque insufficiente, poteva conferirgli- 


(1) Cfr. Sbaraglia, Bullarium, t. IV, sub Bonif: Vili, num. 92: Eubbl, $P 

tome, num. 2088, nota i. i a 

(2) Cfr. Eubbl, Hiertirchia, I. p. 882, 582. Ughelli, Italia sacra , ediz. ve» 

t. I, col. 779, n. 18; t. II, col. 1052, n. 16. . ^ 

(3) Il testo francese di questa biografìa è riportato interamente dal P. 9-o lu 

vichi op. cit., t. cit., p. 449-451, - v0 . 

(4) Un brano del Cartolario di S. Sofia num. 90 collocherebbe Gerardo are 
scovo di Nicosia nel 1287. La data di questo atto è errata. 

(5) Storia di Cipro, t. Ili p. 658, an. 1267. 

(6) Storia , t. Ili, p. 669. 

(7) Forse Novaria. — [Correggi : Guido di Novavilla.] 


PICENUM SERAPHICUM 


541 


In questa situazione e per non prolungare una vacanza sempre più 
dannosa, il papa Nicolò IV elesse all’ufficio, il 20 Ottobre 1288 ( 1 ) un 
religioso francescano molto eminente, chiamato Giovanni. Nello stesso 
tempo incaricò il cardinale Mathieu, ch’era stato generale dei frati mi¬ 
nori, di consegnare a Giovanni il pallio che gli conferiva la pienezza del¬ 
l’autorità episcopale. Alcune lettere furono spedite lo stesso giorno da Roma 
per raccomandare il novello arcivescovo alla benevolenza del re di Cipro ( 2 ). 

Noi abbiamo scarsissime notizie sulla nascita e sulla vita di questo 
prelato. E’ probabile che abitasse a Roma e che si trovasse in uno dei 
conventi francescani di questa città, quando la scelta della Santa Sede 
cadde sopra di lui per mandarlo in Cipro. Noi lo crediamo italiano per¬ 
chè trovasi a Nicosia una rubrica in testa ad una bolla trascritta nel 
cartolario di S. Sofia, che lo designa col nome di Giovanni d’Ancona: 
<iuaedam littera spetialis favoris archiepiscopo Ioanni de Ancona. (3) 

Questi del resto sembrava un religioso istruito, modesto, e special- 
niente poco esigente per se stesso. Egli riportò sulla sede di Nicosia le 
virtù di Ugo di Fagiano, pur non avendo nè lo spirito intraprendente 
nè le abbondanti risorse di lui. Gli agenti del patriarca di Gerusalemme 
legato della S. Sede in Oriente, ed il patriarca stesso pare che abbiano cercato 
di approfittare del disinteresse dell’arcivescovo Giovanni per usurpare i 
suoi diritti. Tutte le questioni d’interesse che sostenevano con lui fini¬ 
vano sempre a loro vantaggio. Il vicario del patriarca s’ingeriva conti¬ 
nuamente negli affari appartenenti alla giurisdizione metropolitana in 
guisa tale che i diocesani di Nicosia trascuravano i loro doveri à grave 
danno dei materiali interessi dell’arcivescovo. Giovanni, tutto inteso ai 
doveri della pietà, lasciava correre e sembrava contento d’essere spo¬ 
gliato: egli tollerava sempre e così permetteva ben altre ingiustizie. Senza 
ri guardo per la povertà dell’Arcivescovo di Nicosia, stando a un docu- 
^ento del tempo, il vicario voleva obbligarlo a restituire una somma pre¬ 
stata dal suo predecessore Ranulfo al Vescovo di Pafo, raccoglitore delle 
decime apostoliche, quantunque si credesse sempre che tal somma fosse 
stata pagata da Ranulfo e che del resto non fosse proprio della Chiesa 
1 -^ lc osia, ma fosse personale, dell’arcivescovo defunto. 

D’altra parte, e senza tener conto dell’antico privilegio di cui go- 
0 va la chiesa di Cipro, il patriarca esigeva da Giovanni dei diritti 
esorbitanti di vitto e alloggio, quando egli o il suo delegato venissero a 
ipro; e nello stesso tempo si ricusava di pagare all’arcivescovo la decima 
61 Q. acco ^ e di un Villaggio che egli possedeva nella diocesi di Nicosia. (4) 
j ,, &fi per determinare l’arcivescovo a lamentarsi dell’usurpazione e 
20 vigenze che non spettavano a lui soltanto. La bolla d’Orvieto, del 
a P r ile 1291, la cui rubrica, già citata, parla del nostro arvivescovo 
h)vanni d’Ancona ( 5 ), ebbe per obbiettivo di richiamare il patriarca 
1111 modo di procedere un pò più giusto. 

$ Wadding, Armai;Min., 1288, § 37, Reg. Pont. p. 182. — [Correggi 30 Ottobre.] 
$ Wadding, Reg. Pont. p. 183, e p. 258. 

MìAJj bar tol., num. 92, Orvieto, 26 Aprile 1291. Doc . nuov. che serve di prova, 
ellanea, t. IV. p . 349. 

'Jpsius paupertati non compatiens ». 

> 6 7 ) Oartol. num. 92. 








































































































































































































































542 


PICENUM SERAPHICUM 


I paesi d’oltremare, e l’intera cristianità lo può testimoniare, erano 
allora in grave apprensione per gli avvenimenti che stavano per accadere 
in Siria, poiché il sultano d’Egitto, risoluto ad un attacco decisivo con¬ 
tro gli ultimi possessi cristiani, aveva concentrato tutte le sue forze at¬ 
torno S. Giovanni d’Acri. 

Le cronache del luogo ci riferiscono che l’arcivescovo Giovanni si 
unì con una nave, che forse aveva armata a sue spese, ai rinforzi con¬ 
dotti a S. Giovanni d’Acri dal re stesso di Cipro al principio del mese 
di Maggio 1291 (1). Giovanni dovette egualmente seguire il re Enrico II 
in quella ritirata si precipitosa e biasimevole, ma che poteva essere scu¬ 
sata e dal cattivo stato di salute del re (2) e dall’imminente della ca¬ 
tastrofe, che la partenza di Enrico II precedette di soli 3 giorni la presa 
di S. Giovanni d’Acri (18 Maggio). 

II cartolario di Nicosia ci riporta alcuni atti della sua amministra¬ 
zione posteriore al suo ritorno in Cipro. Il 10 Gennajo 1292, con una 
lettera scritta nel palazzo arcivescovile, ubi jus redditur , egli eleggeva 
un priore per la chiesa di S. Salvatore del cimitero di Nicosia (3). Il 
10 Settembre dello stesso anno, in presenza del visconte di Nicosia e 
di alcuni giurati devoti all’arcivescovo e la cui riunione costituiva cosi 
regolarmente una seduta della corte dei Borghesi, comprò per la sua 
chiesa, dal canonico Gerardo di Antiochia, una casa posta a Nicosia, al 
prezzo di 2800 bisanzi d’argento (4). 

La lettera del 10 Gennaio 1292 era bollata con un sigillo di cera 
rossa su nastrini di seta verde, rappresentante la Santa Vergine ( Beata 
Maria), alcuni santi e un arcivescovo con la scritta : « SigUlum fratris 
Joannis , Dei grafia , archiepiscopi Nicosiensis ». Nella firma delle lettere 
usava una forma del tutta nuova, che veniva ben legittimata dalle circo¬ 
stanze della sua nomina fatta da Bonifacio Vili ; « Frater Ioannes, D el 
et apostolica gratta , Nicosiensis archiepiscopus ». Noi abbiamo precedente- 
mente accennato al motivo dell’errore il quale indusse alcuni scrittori 11 


credere che l’uso di tal forma risalisse al 1251 (5). Il documento 


del 


1292 è il più antico esemplare che abbiamo trovato in Cipro. L’episc 0 ' 


(1) Amadi, fogl. 127. Storia Cipro, t. I p. 492. 

(2) Storia di Cipro , t. I p. 498. 

(3) Cartol ., nana. 65. Doc. nuov., Miscellanea , t. IV p. 351. • 

(4) Storia di Cipro , t. Ili p. 675. — [Fr. Giovanni acquistò questo stabile» s 

tuato presso la cattedrale di S. Sofìa, per l’ingrandimento della medesima : « e .* 

et recipienti ad opus ecclesie sue predicte ». Cfr. Cartolario cit. n. 57; Eulart, L* 
gotique etc. t. I p. 84.] . $ 

(5) E’ una costituzione ( senza data) concernente i canonici soprannumerari^ 
Santa Sofia, e che comincia con queste parole: « Nos frater Heiias », ecc. Le vi al ’ 
t, III, Labbè, Concilia, t. XI, 2. parte, col. 2400. E’ dopo questo unico documei 
senza data, ma scritto in seguito ad una costituzione del 1251, che i Bene 1 
(Art. de verif. les dates; Cron. dei concili, ann. 1298) e Le Quien han fatto rl . _ 
tare fino all’anno 1251, l’uso della formula Dei et apostolicae sedis gratia archwp ' 0 j a 
pus, nella cancelleria di Cipro. Io non ho trovato alcun esemplare dì questa t° v ^ 
negli atti degli arcivescovi di Nicosia prima dell’anno 1292, e prima dell’ep 19 * 5 

di Giovanni I d’Ancona, che sembra essere il primo arcivescovo di Nicosia elet .^ 
rettamente dal papa senza l’intervento, ma col consenso del capitolo. — [Cfr* A 
de l’Or. Lat. t. Il p. 23 e not. 83]. 


PICENUM SERAPHICUM 


543 


pato di Gerardo di Langres, prelato che il papa trasferì da Langres a 
Nicosia, ci offrirà un altro esemplare del 1298 e d’ora innanzi la 
formula « Dei et apostolicae sedis gratia » diverrà frequente nelle 
lettere indirizzate sia in Oriente che in Occidente. Essa à un signifi¬ 
cato storico. Indicava cioè le modificazioni che subiva del tutto l’antico 
modo di eleggere dei capitoli e la naturale preponderanza che gli avve¬ 
nimenti sempre più davano, nella corte di Roma, non solo nella nomina 
effettiva, ciò che non può mettersi in discussione, ma anche nelle scelte 
dirette dei candidati. 

Dagli avvenimenti del 1292, passiamo con un salto un pò brusco, 
ad un fatto più importante : la nomina, nel 1295, dell’arcivescovo Gio¬ 
vanni ad arcivescovo di Torre, in Sardegna, di cui parla, senza commen¬ 
tarla, l’Ughelli (1) registrata dal Le Quien (2) e confermata dal Mat- 
tei (3). Quali furono i motivi di questo trasferimento ? In quali circo¬ 
stanze fu fatto ? Nessun documento ce lo dice. La storia generale 
d’Oltremare permette, a questo riguardo, di fare soltanto alcune 
ipotesi. 

Il re di Cipro era stato obbligato, dopo la presa di S. Giovanni 
4’Acri, di imporre una tassa straordinaria, detta Tétage o capitation (4), 
a ,tutti gli abitanti del regno, qualunque fosse la loro opposizione, fun¬ 
zione, nazionalità, affin di provvedere alla difesa dell’isola, minacciata da 
una invasione. Era questo un diritto innegabile di comune difesa ; e la 
uecessità di tal misura era tale che nè gli stranieri, nè gli ecclesiastici 
ue andavano esenti. La Corona fu ella imparziale nella riscossione del 
« tetage »? I suoi agenti furono imparziali con gli ecclesiastici ed i laici ? 
Aon si sa. L’arcivescovo Giovanni, benché così desideroso, di vivere con 
, l ÌR pace, forse non potè sopportare in silenzio nè il re, nè l’applica¬ 
zione che sembrerebbe essere stata molto rigorosa e prolungata (5), con- 
c °usiderata la necessità dei tempi, di una decisione sì contraria ai privilegi 
ecclesiastici. Tuttavia non sembra esser egli arrivato al punto di decretare 
interdetto contro il regno. Pure sembra l’abbiano creduto i cortigiani 
ol re Enrico, e le bolle del 10 maggio (sic) 1295, le quali autorizzano 
a famiglia reale a far celebrare i divini uffici in una cappella privata, 
a voce bassa e senza suono di campane nel caso di un interdetto gene- 
6 lanciato contro il paese, sembrano essere state sollecitate dal timore 
1 una probabile misura (6). 
































































































































































































































































544 


PICENUM SERAPHICTJM 


Questi conflitti dovevano tuttavia turbare il carattere pacifico deb 
l’arcivescovo e forse appunto per sottrarsi alle difficoltà di quella situa¬ 
zione domandò alla S. Sede il favore di lasciare l’isola di Cipro per an¬ 
dare ad occupare un’altra diocesi in Europa. Il suo trasferimento non 
può essere anteriore all’anno 1295 ; probabilmente ebbe luogo nei primi 
mesi di quell’anno. 





LA PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837 

(Continuaz. vedi fase. n. 2, p. 237-269) 

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4. - Convento di Massa - S. Francesco. 

E’ Massa un Castello, che riconosce la sua origine dai 
nobilissimi Massimi Romani, poi passato in feudo ai Guerrieri 
di Fermo, ma oggi soggetto al governo pontificio sotto l’Ap» 
stolica delegazione di Fermo, non che sotto la giurisdizione 
Spirituale dell’Arcivescovo di detta Città. Questo Castello non 
ha particolari edifizj, e del suo antico non restano che poche 
case ruinose, e cadenti. Sta situato sopra di un Colle deli¬ 
zioso per la sua elevatezza; evvi una certa industria nei 
cappelli di paglia, per cui gl’abitanti del Castello, e del con¬ 
tado applicati a questo lavoro non conoscono indigenza. D 1 ' 
sta Massa da Fermo a levante circa 22 miglia e da Macerata 
al N. E. 12. 

* 

* * 


Nella lontananza di trecento passi circa dal detto fa¬ 
stello al N. E. è situato un nostro Convento, che si acquista 
dal nostro Serafico Patriarca S. Francesco circa l’anno 
poco dopo 1’impianto della sua Religione. Stà sulla cima dl 
un Colle, che per ragione della valle soggetta = Monte Sta 
lio = si chiama. Era dedicato alla Vergine Annunziata, 
stà oggi sotto la invocazione di S. Francesco. Gl’ Abitanti 
Massa si studiarono di ampliare detto Convento, che P rlCl 


PICENUM SERAPHICUM 


545 


non era, che un piccolo asilo, che pare servisse di Ospizio 
alli Monaci di S. Benedetto : è però più probabile, che que¬ 
sto in origine ristrettissimo asilo si donasse proprio a S. Fran¬ 
cesco da certo Signore Polidori Antonio da Massa. In pro¬ 
gresso fu reso comodo nell’abitazione, e nell’alimento almeno 
per venti Religiosi. Per la sua solitudine, e lo esteso bosco 
che lo circonda chiama dei buoni secolari a raccogliersi per 
qualche giorno con i Religiosi allo scrutinio della propria co¬ 
scienza, ed a pascere lo Spirito nella preghiera, e nel silenzio, 
in fondo alla valle signoreggiata dalla vetta deliziosa scorre 
u nume Lete, non quello, su che hanno favoleggiato i cantori 
del Pindo, ma più delizioso, io credo, e nel suo corso, che 
mette foce aH’adriatico, più piacevole. 


* 

* * 

La Chiesa per la sua povera, ed umile architettura, e 
P er la sua antichità è straordinariamente devota fu essa fab¬ 
bricata in parte sotto la cura, e dietro l’assistenza dei due 
K primarj di S. Francesco, li BB. Masseo, e Ruffino. Essa 
ui due navate : si vede in questa Chiesa la idea dei primi 
s rato 1 r J. del nostro Santo institutore troppo atti nella loro 

dell 1CÌtà alla meditazione dei profondi, ed augusti misteri 
ria nostra Santissima Religione. Questa devotissima Chiesa 

Uav C f n<1Ue altari : ìl Ma g& iore ’ e quattro laterali nelle due 
molt Nell ’ altare ma ggiore evvi un quadro in tavola di 
n . .P re gi°’ ove stà dipinta Maria l’Immacolata, con quei 
mist nSlgnÌ Dottori ’ e P ad ri della Chiesa, che scrissero del 
del suo Immacolato Concepimento, quadro, cui formano 
Pi*r° due colonne di legno variopinte. La pittura sortì dal- 
latp U i re P enne d° del tanto rinomato Durante. Il primo altare 
6 ^ a ^ a P arte dell’Evangelo è del SS. Crocifisso, e vi si 
ho ra UI ? Saato Simulacro in legno rilevato, e custodito en- 
S. A a PP° sita nicchia coperta da una tela, ove sta dipinto 
ai i a i t0r i 10 Abbate, ed alcuni Santi del nostro ordine, avente 
q Ueafc 1 due colonne di legno dipinte. L’altare secondo da 
V a P ar te ha un quadro di tela rappresentante Maria la 
t°nio T> e ^ ^telo Assunta, ed i SS. Francesco d’Assisi, An¬ 
ni Padova, Bernardino da Siena, Giacomo dalla Marca, 

** 0 I. 1915 . Fascicolo IV. 


35 








































































































































































































































546 


PICENUM SERAPHICUM 


e Pietro d’Alcantara: Il suo ornato sono due colonne di legno 
dorato. Nel terzo altare dalla parte della epistola evvi un 
quadro in tavola rappresentante il Presepe di nostro Signore 
creduto opera originale dello stesso Durante. L’altare ultimo da 
questo lato è Sacro a Maria: sotto il titolo = di Madre della 
Misericordia = avente entro una nicchia un quadro di terra 
cotta rappresentante Maria, quadro coperto da una tela con 
sopra il Nome di Maria: di questa Immagine tenuta in parti¬ 
colare venerazione, si ha, che trasportata per ordine di certo 
Sig. Nicola Macatelli dalla Città dell’Aquila negli Abruzzi 
alla terra di Mogliano nelle Marche, Patria dello stesso Ma- 
catelli, transitando lungo la discesa, che dal Colle mette capo 
al surriferito fiume Leto il cavallo, sul cui dorso posava la 
Sacra Immagine, si fermò in mezzo alla strada, e ad onta di 
percosse, urti, ed altri mezzi usati al proposito, non volle pro¬ 
gredire innanzi, ma invece scosso il freno a rapido, velocis¬ 
simo corso mosse alla volta della nostra Chiesa, e giunto in¬ 
nanzi alla porta di essa piegò a terra le ginocchia, per il cui 
miracolo, il ridetto Macatelli, volle, che, qui restasse la Im¬ 
magine Santa, e da quel tempo, come a memoria dell’acca¬ 
duto portento, fino all’epoca della soppressione, la Comune 
di Mogliano il giorno della Epifania di nostro Signore, che 
pare sia il giorno anniversario al prodigio, nell’altare della 
Vergine facea celebrare Messa Solenne, questo altare è P rl ‘ 
vilegiato quotidianamente, ed in perpetuo. 

L’ordine della Chiesa di S. Francesco di Massa è semi 
gotico : tranne la volta del Cappellone, nello resto è trava a, 
ma nella sua travatura distinta. 


* 

* * 


Ai lati del quadro dell’Altare maggiore entro due CI .^ 
denze una coperta dalla Immagine di S. Pasquale Baymc _ 
in cornu epistolae, e l’altra da quella di S. Pietro d A c 
tara alla parte dell’Evangelo si conservano le infrascritte 
liquie = degl’ossi di Grato M = Vittore M= Dionisio 
Eleopante M= Costanzo M= Felice M= Fortunato M®* 

M= Claudia V. M— Lucilla V. M= Paolina V. M= * e 


PICENUM SERAPHICUM 


547 


sima V. M= Equirino M= Fargo M= Cosma M= Gioveniano 
M= Teodoro M= Desiderio M= Del legno della SS. Croce 
di Gesù, = Cappella del nostro P. S. Francesco. 


* 

Hi Hi 

La Comune di Massa da annualmente al Convento la 
somma di se. 16 ed il Convento ha l’obbligo di due uffizj, di 
quattro messe lette per ogni uffìzio : il primo nel giorno 20 
Giugno nella Chiesa parrocchiale : il secondo in detta Chiesa 
d giorno quattro Novembre, ed il terzo agli otto di decembre 
nella, Chiesa dedicata alla Vergine Immacolata. Ritrae pure 
1 Convento dalla Cassa Cammerale di Fermo la somma di 
sc - 14 ed ha parimente l’obbligo di tre uffizj di tutti li Sa- 
nerdoti del Convento : il primo nel giorno di Resurrezione di 
S. Il secondo nell’ascensione di Gesù al Cielo: Il terzo 
p giorno del Santo Natale, obbligo addetto alla suddetta 
assa Camerale dal Sig. Antonio Polidori, che tanto si di- 
stinse nella devozione al nostro Serafico ordine. 


* 

* * 

i’alt ^* tre \ e se P°lture dei Religiosi, una per li Sacerdoti, e 
a , * a ^ 6r * P ro ^ ess ^ 6 terziarj, vi sono le gentilizie della 
Oli 1 • ^ asa Guerrieri ; dei Signori Siderj eredi della Signora 
Sie* 1 • Cam P ana Gi Osimo. Dei Signori Paletti Spinosi; dei 
SbaK^ .kivorotti = delle Case Mancini, Maurizj, Tirabassi, 
rb ati, Incannini, Moglianesi, Nobili, e Celj. 


* 

* * 

* e giorno 25 Marzo 1836 previa una Bolla in perga- 
dei a Gì S. E. Rma Monsig. Luigi Frati generale dell’ordine 
di g Gi Maria, e Vescovo Callicinense, data nel Convento 
Getto f r . Ce G° m Roma il di 3 del mese di Febbr. anno sud¬ 
dita ’ istituito nella nostra Chiesa di Massa la Confrater- 
0 to il titolo della Vergine Addolorata con tutte le in- 













































































































































































































































































































648 


PICENTJM SEBAPHICTJM 


dulgenzie, e privilegj addetti alla medesima confraternita 
sanzionata per pubblico istromento fatto dal Sig. Salvatore 
Ruggieri pubblico istromento fatto dal Sig. Salvatore Rug- 
gieri pubblico Notaro nella Comune di Monteappone, go¬ 
verno di Monte Giorgio con la sottoscrizione del P. Vin¬ 
cenzo d’Ascoli Guardiano d’allora, e dei testimonj Giuseppe 
Dominicis, e Vincenzo Marini, non che del surriferito Rug¬ 
gieri, e registrato a Fermo con due pagine senza apostille 
li 4 Apr. 1836 al voi. 67 degl’atti civili fogl. 67. Lasciata 
copia per l’archivio al numero 8868. Il P. Guardiano ne avea 
già ottenuto il permesso dal Vicario Provinciale il P. M. R. 
Serafino da Castel d’Emilio. 

■ * 

* * 

In mezzo alla Chiesa s’incontrano tre lapidi, che coprono 
tre sepolture appartenenti all’anzidetta Casa Guerrieri avente 
ciascuna lapida lo stemma gentilizio ; nella prima evvi In se 
guente inscrizione. 

EN HIO MINUTIUS, QUEM IMMATURA 
DOLENTEM ERIPUIT NOSTRAE GENTIS AB ORBE DECIJS 

INVIDA FATA LICET SCIDERINTIAM (?) STAMINA 
VITAE: NOMEN, ET IPSIUS PERVOLAT ORA VIRUM 
HOC ILLI POSUIT GENETRICI : CATHERINA SEPULCRUM 
SIT TAMEN UTQUE SUIS OSSIBUS URNA QUIES 

MDCXIII 

Nella lapida seconda. 

D. 0. M. 

IOA: PAPTISTA GUERRERIUS DE MASSA J. U. DOCT. = ^ 
OB SINGUL: ANIMI DOTES, QUIBUS ORNATISSIMA APP^T 
INTER FIRMANOS CIVES COOPTAT : ET IN REBUS AGE^ 
DEXT : = VARIIS OFFICIIS, IN PRIMISQUE ALMAE 
BURBII = GUBERNIO SUMMA CUM LAUDE FUIT: TUM 1 
DEM = E VITA DECESSIT AN. MDLXXXV. AET: SUAE 
NORIO = ITEM GUERRERIO J. U. DOCT. OB TANTI PAf 
CUNCTIS = IN REB. AEMULATOR EXIMII SIBI NOBIA 
FACULTATEM = QUAE NO... AGENS. HIC CUM CARISS. PA** 


PICENTJM SEBAPHICTJM 


549 


NOVISS = TUBA EXPECTAT : OBIIT DIE X AUG. MDCXXVI = 
AETATIS SUAE LXIV = ANNIBAL : IOA. BAPTIST A JOA. CARO- 
LUS AVO... PATRI OPTIMIS 

P. 

Nella terza. 

D. 0. M. 

ANNIBAL GUERRERIUS DE MASSA 
VIR 

MORIBUS, SCIENTIA, PRUDENTIA PRAEDITUS 
INTER BREVIUM APOSTOLICOR: SCRIPTORES 
AB ALEX ANDRO VII. USQ. AD INNOCENTIUM XII 
COOPTATUS 

ATQUE INTER FAMILIARES, ET INTIMOS CONMENSALES 

ADSCRIPTUS 

TAMEN PATRIAM REVERSUS OBIIT ANNO DOMINI 
MDCC. AETATIS SUAE LX. UNDE 
OLIMPIA CAMPANA NOBILIS AUXIMANA 
AMANTISSIMA UXOR. POS. 


* 

* * 


Nel Convento, non che dal Castello di Massa fiorirono 
Religiosi insigni per Santità, e per dottrina. Oltre il Rmo 
R- Tommaso da Massa, che era chiamato per antonomasia 
uomo massimo per sua dottrina sublime, che fiorì circa l’anno 
1587 di cui conservasi lo ritratto con questo elogio = Insi- 
gnis forma, doctrina insignior unus; at superat summi cultus 
utrumque Dei: cujus ad interitum Sacra Minerva Gemit. = 
Si conta pure il P. Pietro Guerrieri : Si distinse Egli 
ne fie Scienze non meno, che nella Regolare osservanza. Per 
0r dine dei Superiori Generali sostenne la carica di com mis- 
s ario Apostolico sopra i Clareni, e nella Marca di Mro Pvie 
^ e l 1565, e nel 1567 : Sotto il suo Commissariato furono ri¬ 
otti i Clareni alla nostra osservanza: di questo degno Padre 
^ scritto il seguente elogio = fuit in praedicandi facultate 
eo excellens, ut uno, eodemque Patre ob praedicatorum ino- 
Piam ad plures convicinos populos sacras conciones habuerit: 








































































































































































































































































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PICENUM SEBAPHICUM 


fuit in Spiritu fervens, et clarus, ut et res insensibiles eripuit 
in admiratione sui = Si ha di questo servo del Signore, che 
convertisse in una circostanza l’acqua in vino, e che operasse 
vivendo altri miracoli. Nell’anno 1827 dal Guardiano d’allora 
previo il permesso della Curia Vescovile di Fermo si cercò 
il suo Cadavere : Nel luogo, ove credeasi sepolto si trova¬ 
rono due Cadaveri, ed uno era forse quello, che si cercava, 
ma non avendo segno, o memoria, il Guardiano fece ricoprire 
in confusione le ossa dei due Cadaveri, e se al Cielo non 
piace di manifestare nelle sue ossa le glorie del P. Pietro 
Guerrieri resteranno sempre sconosciute, ed obliate. 

Morì pure nel Convento di Massa circa l’anno 1588 il 
P. Battista da San Ginesio : Sortì Egli un’anima buona, in¬ 
teso sempre all’acquisto delle virtù, e della perfezione : alla 
integrità del costume accoppiò l’austerezza della vita, le con¬ 
tinue non mai interrotte penitenze e colmo di meriti, e dalle 
fatiche estrenuato salì al cielo a cogliere delle sue virtù la 
meritata corona. 

Nell’anno 1696 rese nello stesso Convento placidamente 
l’anima al suo Signore l’ottimo Laico F. Andrea da Bel Monte 
di cui si ha il seguente Elogio = Post hujus vitae labores 
virtutum omnium, sed obedientiae, et charitatis prsecipue quibus 
semper fuerat delectatus, beatam efflavit animam, et venera¬ 
bile corpus huic coenobio reliquit 1596. = 

Nello stesso anno morì nel Convento medesimo il P. Alessan¬ 
dro da Rapagnano, che adorno di una straordinaria semplicità 
non si lasciò fuggire un mezzo solo alla piena osservanze 
dei professati doveri, aggiungendo incessanti mortificazioni e 
di corpo, e di spirito. Dopo morte una donna ammalata P el 
un’ulcera cancrenosa, portata sul feretro, ove giacea Cade - 
vere il P. Alessandro, e pregando la sua bell’anima, perche 
gli ottenesse da Dio la bramata salute, sull’istante risanò. 

Circa lo stesso anno passò nel medesimo Monastero a 
vita migliore, ed eterna il P. Francesco pure da Rapagli 8 * 10 ’ 
Religioso anch’esso di virtuosa condotta, tenuto in Conce 
di Santo. Attese sino agl’ultimi momenti della sua vita 
disimpegno de suoi Sacerdotali uffizj mai lasciò di celebra 
Messa, sebbene morisse nella età di cento sei anni. Di 9 
sto, e degl’altri surriferiti Religiosi si conserva qualche 10 
moria geli’archivio del Convento. 


PICENUM SEBAPHICUM 


551 


* 

* * 


Non permise il Cielo, che in tempo di soppressione 
fosse venduto, e mancasse questo venerabile Monastero, ma 
fn tenuto in affitto unitamente agl’orti, ed alla selva dal Sig. 
Gaspare Ripamonti da Mogliano, il quale subaffittò il Con¬ 
vento, egl’orti ad alcuni Religiosi. La Chiesa fu dichiarata 
succursale della Parrocchia: dalla Curia Vescovile di Fermo 
vi fù stabilito un custode nella persona del fù P. Sebastiano 
da Massa nostro Religioso, che vi stette sempre in compa¬ 
gnia di altri due Sacerdoti, e due conversi, e la Chiesa niente 
ha perduto in quell’epoca, e fù sempre ufficiata, come lo era 
prima, che fosse sciolta la Religiosa comunità. 

Come piacque all’Altissimo ritornato il Sommo Pontefice 
a l dominio de suoi stati, dietro instanza fatta dal P. M. R. 
Domenico da Monte Cosaro Mro Pvle a sua Eminenza Rma 
n Sig. Cardinale di Fermo, e questi usando delle facoltà apo¬ 
stoliche communicategli con dispaccio della Segreteria di Stato 
d giorno 14 Novembre del 1815 restituisce di pieno Consenso 
del Signore Ripamonti il Convento, Selva, ed orti alla Reli- 

? 10ne > e vi fù ripristinata la famiglia il giorno 24 Apr. 
del 1816. & & u 

La famiglia attuale di Massa è di sei Socerdoti, tre Laici, 
e tre Terziarj. 

* 

* * 

Manca lo registro delle persone secolari ascritte al 

ter z’ordine. 

n Dal primo di Maggio sino a tutto il mese di Settembre 
Convento ha l’obbligo della recita del Passio nella Messa 
Ohventuale; obbligo annesso alli tre ricordati uffizi della 
Comune. 

Nel Mese di ottobre ha pure l’obbligo di un Uffizio di 
jDattro Messe compresa la cantata, per legato del quondam 
L S- Guglielmo Nobili, oggi a carico della Casa Concini. 

S p. a M essa annua nell’altare del Presepio il giorno di 
• Giuseppe per testamentaria disposizione di Francesco Fian- 
^mi. obbligo de suoi eredi. 



























































































































































































































































































































552 PICENUM SERAPHICUM 

Lo ricordato P. Tommaso da Massa visse sotto il Pon¬ 
tificato di Sisto V. già precettore nei studi dell’Aquila, Bo¬ 
logna, Napoli, e Roma, chiamato dal Granduca di Toscana 
con l’assegnamento di cento piastre al Mese. 

Ebbe Massa un altro P. Tommaso della Famiglia Mar- 
cellini detto il Massa juniore, sotto il Pontificato di Paolo V. 
distinto per dottrina, e ricco di molti meriti. 

Ebbe pure il P. Guglielmo, che sotto il Pontificato di 
Giovanni XXII fù deputato Inquisitore della Marca. 

5. — Convento di Ascoli S. Antonio Abbate 

E’ Ascoli antichissima Città da alcuni scrittori = Escu* 
lum = per contradistinguerla da Ascoli nell’Apulia. Sebbene 
presso scrittori più accredidati si trovi, come al presente si 
dice = Asculum =. Essa fu sempre annoverata tra le Città 
del Piceno, anzi riconosciuta come capo di questa Provincia. 
Fu illustre municipio, e colonia dei Romani, e per il valore 
marziale de’ suoi Cittadini si fece alcuna volta temere dalla 
stessa Roma. Di questa nobilissima Città non se ne conosce 
il principio vero, è certo però, che ebbe il suo illustre incre¬ 
mento da Asio valoroso, e distinto Rè della Gregia, che di 
là in Ascoli firmò il suo Trono. Molto più nobilitata, ed ac¬ 
cresciuta dai Popoli dellTllirico e della Liburnia, fino a di¬ 
venire non solo madre di più feconde città, ma anche ad 
esser la più rispettata e la più augusta di quante per la sponda 
dell’Adriatico hanno date leggi al Piceno, all’Umbria, a Marat 
a Sanniti e agl’ultimi lidi della Calabria. Per questo in vari 
tempi ha ricevuti speciali gl’onori da Cesare Ditatore, da V® - 
spasiano, e circa il duodecimo secolo da Enrico VI che p el 
ben due volte la onorò di sua imperiale presenza. Sebbene 
tra le ostili vicende tra ferro e fuoco in qualche parte att 01 '" 
rata, pure risorse più vigorosa, e più bella sempre in qualità 
di gloriosa Repubblica sino, che volontaria si sottopose al 
giogo soave della S. Sede, per cui da un savio istorico si r1 ' 
conosce come l’antica Treviri nella Germania, e la perinsig 11 ® 
Tolosa. Ascoli abbracciò la Religione del Crocifisso quasi ne 
suoi primordj annunciatagli di propria bocca da S. Lino P a P a 
immediato discepolo del Principe degl’Apostoli : è cosi stabn 


PICENUM SERAPHICUM 


558 


la credenza dell’Evangelo in Ascoli si mantenne, che la sua 
Cattedra Vescovile si annovera frale prime del Piceno, e dopo 
il glorioso apostolato del Vescovo, e martire S. Emidio spe¬ 
dito dal Pontefice S. Marcello circa l’anno 300 si disperse 
interamente ogni ombra d’idolatria. Stà Ascoli situata in 
mezzo alla valle del Fiume Tronto, dove questo cospicuo 
fiume riceve le acque del Suino, che oggi chiamano Castel¬ 
lano. Deliziosa è la sua, posizione; maestose le sue fabbriche, 
fertile il suo Contado. Dista circa 20 miglia all’O. dal mare, 
e 36 al N. da Fermo. Ha la sua apostolica delegazione, ed è 
città di confine per gl’Abruzzi. 


❖ 

❖ * 

Inteso il nostro Serafico Patriarca S. Francesco alla prò 
Mozione, ai progressi, allo stabile impianto del triplice Ordine 
suo, quando era in viaggio all’uopo, transitando per la Città 
di Ascoli, ed invaghito del vicino monte detto di S. Marco, 
Monte, che signoreggia a mezzo giorno la valle soggetta, in 
Mezzo a cui s’erge fastosa Ascoli mostrando nelle molte Torri, 
c he l’adornano i segnali delle sue glorie marziali, e della sua 
Mitichità. In centro al detto monte, che per la sua solitudine 
vfiiama le Anime della virtù invaghite a prendere dolci i 
colloqui con Lui, che si compiace staccare l’uomo dai cla- 
Mori del secolo prima di parlare con esso bocca a bocca. In 
centro a questo monte, al di dentro di un eremo angusto e 
Connesso, chiamato l’eremo della Maddalena, perchè fondato 
come in ricovero ai Predicatori della Penitenza sotto il titolo 
cella insigne penitente di Maddalo. Stette per qualche tempo 
d gran Padre del nostro Minoritico Ordine a sfogo dell’in- 
cnso amore, che per il suo Gesù lo circonvolge, e lo invade. 
^ questo Sacrato Eremo fu appunto il luogo donde trassero 
0ri gine li molti Conventi del Francescano istituto, di che va 
*? Cca la Città di Ascoli. Non trovasi, per quanto tempo nel 
e tto Eremo dimorasse il gran Padre con i suoi alunni no- 
^ e bi ; solo si dice che in questo piccolo Asilo vestisse l’abito 
B. Corrado d’Ascoli unitamente al P. Girolamo della vicina 
w* a di Lisciano di Casa Massa, detto d’Ascoli che fu poi 
bistro G.“ di tutto l’Ordine, indi Cardinale di S. R. C. poi 






























































































































































































































































































































554 


PICENUM SEBAPHICUM 


Romano Pontefice col nome di Nicolò IV. Fra li molti Con¬ 
venti abitati dai Religiosi Francescani dell’una e l’altra fa¬ 
miglia si contava il Convento di S. Savino, Convento situato 
verso levante al fianco dello riferito monte di S. Marco, luogo 
chiamato = Colle Colombaro = Convento, che si crede ap¬ 
partenesse alle Monache di S- Benedetto, acquistato per la 
nostra Religione da S. Giacomo della Marca. In questo Con¬ 
vento abitato dai PP. Min. Osservanti fino all’anno 1625. ed 
allora per Bolla del Sommo Pontefice Urbano Vili, fu con 
altri ceduto alla nostra Riforma. Dal 1625. fino al 1673. abi¬ 
tarono li nostri Riformati nel convento di S. Savino. 


* 

* * 


Piacendo ai Signori Ascolani di avere presso la città, 
ed in un luogo di miglior commodo li nostri Religiosi, sicché 
li assistessero nei spirituali bisogni: dopo varj progetti, dopo 
offerti varj locali, cioè = La Madonna della Cona presso porta 
Romana = S. Vittore in centro alla città = S. Salvatore sulla 
strada, che da S. Savino mette capo a strada maggiore, ed 
altri ancora, vengono alla determinazione di assegnare ai 
Frati di S. Savino il Convento di S. Antonio Abbate, fuori 
le mura della Città di quà dal fiume Tronto, oltre la porta 
detta = Tuffile = Convento abitato un tempo dalle Religi° se 
probabilmente di S. Benedetto, e ciò rilevasi da due rotoli! 
che furono trovati nello ristauro della Chiesa di che doveano 
servirsi le Monache per mettere in sagristia gl’apparati sagi' 1 
o per ricevere dentro, e mandare al di fuora quel tanto, che 
alle particolari, ed alla comunità necessitava. Passò poi q ue ‘ 
sto monastero ai RR. Canonici di S. Lorenzo Giustiniani, e 
soppressa questa corporazione con particolar decreto delle 
S. M. di Clemente IX. il Convento di S. Antonio con i sU< ?' 
beni, nonché con tutti li suoi mobili e stabili da Clemente X- * u 
dato in commenda a Monsig. Giuseppe Vallemani da F a ~ 
briano Cassiere di sua Santità. Non pochi furono gli ostacoh 
che dovette sormontare lTll.mo Magistrato d’Ascoli per l’ aC ' 
quisto del Convento di S. Antonio Abbate per poi assegna^ 0 
ai PP. della Riforma. Ma come piacque all’Altissimo, dieh® 
il maneggio del P. Teodoro d’Ascoli allora Procuratore 
della Riforma in Roma, nonché dietro le premure dei buo n 


PICENUM SEBAPHICUM 


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Ascolani, massime dei Signori Dottori Giacinto Pitrilli, ed 
Emidio Novelli, che erano in Roma per diversi affari ; si ot¬ 
tenne licenza dall’Emo Cardinale Francesco Barbarini Protet¬ 
tore dell’Ordine dei Minori, e per esso dalla Sag. Congrega¬ 
zione de Vescovi e Regolari si ebbe un vantaggioso decreto 
segnato ai 2. di Genn. 1673: In forza di esso decieto fu com¬ 
prato il Convento di S. Antonio da Monsig, Vallemani per 
la somma di Se. 1750 e ciò in virtù di un mandato di pro¬ 
cura fatto dal Sig. Angelo Innocenzi nostro Sindaco Aposto¬ 
lico, che vendè il Convento di S. Savino al Sig. Comendatore 
di Malta F. Raimondo della Torre per la somma di Se. 1750. 
Superati altri ostacoli nati per parte di Monsig. Vallemani, 
che pentito tentò di rescindere il contratto, il giorno 3 Sett. 
dell’anzidetto anno 1673. li Religiosi Riformati calarono dal 
Monte, e dal Convento di S. Savino passarono ad abitare 
quello di S. Antonio, presone legai possesso col mezzo del 
surriferito Sindaco Apostolico Sig. Angelo Innocenzi. E perchè 
il Convento era pieno di grano e di Biade appartenenti a 
Monsig. Vallemani, le stanze poche, malmesse, ed impedite, 
convenne ai Religiosi accomodarsi nel portico interno del 
Convento col beneficio di tarabacche di legno che li riparas¬ 
sero dai freddi, e dalle pioggie. Stettero in questo disagio 
per molto tempo, che le altre volte mentovate Monsig. Val¬ 
lemani, anche dietro l’obbligo che lo gravava di rendere il 
Convento libero entro lo spazio di tre mesi, non si ridusse a 
sgombrarlo, che dopo il corso di tre anni e ciò seguita la 
ttmrte di Clemente X. di cui come si disse, era Copiere ; sic- 
°hè nel 1676. ebbero li Religiosi libero il Convento. Progres¬ 
sivamente a misura delle elargizioni, e delle elemosine, che 
vennero dalla pietà dei buoni Ascolani il Convento si venne 
^ducendo a miglior forma, e guasi nella maggior parte rie¬ 
dificato. Situato questo Convento, come si disse, fuori della 
porta Tuffile due cento passi circa lontano dalla Città in 
amenissima posizione, bagnato all’intorno da tre fiumi, dal- 
Acquecilone, dal Chiaro, e dal Castellano, li quali si vanno 
dd unire sotto li muri della Clausura col fiume Tronto. E’ 
dbricato il Convento a due Chiostri spaziosi, l’uno sopra 
a ltro ornati con colonne di travertino, che ne sostengono 
S archi. E’ oggi il Convento di S. Antonio d’Ascoli uno dei 
sfiori che possegga la Riforma nella Provincia della Marca. 


































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


* 

* * 


La Chiesa è di elegante architettura : forma una Croce 
latina, ha la sua volta reale. Si tiene per uno dei più anti¬ 
chi edifìzi della Città: vogliono alcuni che questa Chiesa si 
fabricasse sulle ruine del famoso Tempio dedicato alla Dea 
Ancaria, Nume sopra ogni altro adorato dall’antica Ascoli 
idolatra. Ha la detta Chiesa cinque altari ; il maggiore e 
quattro laterali. Il maggiore è ornato di noce da ambo le 
parti da terra fino alla volta, lavoro di alcuni nostri laici 
pregievole e magnifico per la sua finezza, e la sua elganza: 
Ha in mezzo entro una nicchia corrispondente una statua 
colossale di S. Antonio Abbate pontificalmente vestito. Straor¬ 
dinaria è la divozione, che professa il popolo d’Ascoli a 
questo primario Eremita delle Tebaidi, a questo insigne Tau¬ 
maturgo, a questo sublime ristauratore dell’Etica Cristiana. 
S. Antonio Abbate al pari del principale Protettore di Ascoli 
S. Emidio, sta sulle labbra e sul cuore di tutti. S. Antonio 
Abbate è invocato^ riconosciuto, e benedetto come quello 
dalla cui mediazione la gente Ascolana riceve dall’alto par* 
ticolari grazie. E’ proprio uno spettacolo di Religione il più 
toccante, vedere il giorno 17. Genn. sagro a S. Antonio ve¬ 
nire a folla il Popolo anche dalle più alpestri e lontane mon¬ 
tagne del territorio Ascolano portando o sopra gli omeri dei 
cavalli, e giumenti, o sopra le proprie spalle carichi straoi'- 
dinarj di legna in elemosina ai Religiosi ed è tale e tanta la 
moltitudine, che la legna di quel dì basta ai bisogni del Con¬ 
vento quasi per l’intero anno. 

Il primo Altare laterale dalla parte dell’Evangelo entro 
maestosa Cappella è del SS.mo Crocifisso, e vi sta in venera¬ 
zione particolare una Immagine di Gesù sulla Croce rilevata 
in legno da due fratelli Laici Siciliani di Santa vita lavorata 
nel nostro Convento di Pesaro circa l’anno 1636. e dell’iste sS ° 
lavoro, e sull’istessa idea, e dagl’istessi Autori ne furono l a ' 
vorate altre tre, che si conservano una nella Chiesa di T 6 ' 
saro, l’altra nella Chiesa di Cagli, ed una riposta nel tesd 0 
della S. Casa di Loreto. La detta immagine che si venerava 
in S. Savino fu trasportata lo stesso anno 1673. nello st e9S 
mese di Settembre nella Sagrestia di S. Antonio sino, 0 


PICENUM SERAPHICUM 


557 


per mano industra fù risarcita da ciò che avea sofferto nel 
trasporto. Poi dietro il permesso del Vescovo d’allora Monsig. 
Monti con una solenne processione, cui intervennero le Con¬ 
fraternite, le Corporazioni religiose, e numerosissimo popolo 
entrando per la porta maggiore della Città, si fece giro per 
le principali sue strade, e sortendo la porta del Ponte Tuffile 
terminò nella nostra Chiesa ; collocata la S. Immagine sul¬ 
l’altare maggiore vi stette per qualche tempo, fino che dalla 
pietà della Sig. Marcellina Sallanti nè Ferri, gli si fece nel- 
l’anzidetta Cappella costruire un’altare di noce nobile, e ri¬ 
guardevole per la eccellenza del lavoro, e che escludendo 
ogni lusso mostra la povertà insieme, e la munificenza della 
insigne Benefattrice. Da questo venerato Simulacro, come 
dall’Iride della pace in ogni tempo il popolo d’Ascoli ha ri¬ 
cevuti li più distinti segnali di particolare beneficenza dal 
Dio delle misericordie : ed invocato in ogni indigenza o pub¬ 
blica, o privata da quella immagine il nostro comune Bene¬ 
fattore Cristo Gesù, si vide piovere a larga copia le celesti 
Benedizioni sull’anima fedele, che l’invocava. Dietro le prove 
non mai interrotte di questo valido patrocinio potènte crebbe 
sempre più alla sagrata immagine la riconoscenza, e la de¬ 
vozione ; molti fedeli uniti a modo di pia Congregazione man¬ 
tengono con gratuite elemosine nell’altare del SS.mo Crocifìsso 
la cera che si consuma in ogni Festa nella Benedizione, che 
dallo stesso altare si comparte con l’Eucaristico Sacramento. 
Questo Altare è Gregoriano quotidianamente, ed in perpetuo. 

Il secondo Altare laterale da questa parte è Sacro a 
8- Pasquale Baylon, ed ha un quadro di tela avente nell’alto 
la Vergine con in braccio il Pargoletto Divino, cui S. Antonio 
^Padova bacia il destro piede nel più bello atteggiamento. 
Biù al basso vedesi S. Pasquale, che adora l’Eucaristico Pane 
tenuto da un Angelo cinto di nubi, e di splendori. A tergo 
S. Pasquale sono S. Bernardino da Siena, S. Giacomo della 
Marca, e la Serafina del Carmelo S. Teresa. Sopra i gradini 
questo altare evvi altro piccolo quadro dipinto dal Monti 
Ascoli, che esprime il Beato Pacifico da Sanseverino. 

Di fronte al suddescritto alla parte dell’Epistola è il terzo 
Altare laterale dedicato a S. Pietro d’Alcantara, ed in un 
Quadro pure di tela si vede morimondo questo SS.mo Peni¬ 
tente disteso su povero Letticiuolo assistito da due Religiosi. 







































































































































































































































558 


PICENTTH SEKAPHICUM 


Si vede da un lato Maria la Vergine in atto di assistere al 
suo transito glorioso accompagnata da molte Vergini in di¬ 
versi e bellissimi atteggiamenti. In cima stà dipinta la SS.ma 
Triade mandando dal seno un raggio, che giunge sino al 
volto del Santo, che pare esali l’ultimo fiato. Questo quadro 
è in molto credito. Come nell’altro anche in questo altare so¬ 
pra la gradinata in mezzo evvi altro piccolo quadro, ove sta 
dipinto il Beato Leonardo da Portomaurizio. 

Di rimpetto alla Cappella del Crocifìsso sta la Cappella 
della Vergine Immacolata, che racchiude il quarto altare la¬ 
terale : evvi un quadro pure di tela, ove stà dipinta Maria la 
Immacolata Madre del Verbo, in atto di deporre ai suoi Piedi 
la corona S. Elisabetta Regina d’Ungheria. In cima al quadro 
si vede l’Eterno Padre che nel più bello atteggiamento pare 
coroni la Vergine. Ai lati della Cappella in Cornu Evangelii 
entro nicchia custodita si conserva la statua di Maria col suo 
Bambino in braccio in legno rilevata; e di fronte alla Nic¬ 
chia alla parte dell’Epistola pende un quadro di tela, ove 
sono dipinti li SS. Savino Vescovo, S. Erancesco d’Assisi, e 
S. Giacomo della Marca. 

Gli ornati dei suddescritti altari sono tutti di noce. 

In mezzo al Coro evvi un quadro di tavola in cui è di¬ 
pinta la Regina del Cielo col Bambino in braccio attorniata 
da sette Genj, quadro tenuto in credito. Ve ne sono altri 
due ai lati del Coro pure di qualche pregio, uno avente S. An¬ 
tonio di Padova come in estasi rapito ; e l’altro S. Francesco 
come svenuto per amore innanzi ad un serafino in forma di 
Crocifisso. 

L’Altare maggiore è privilegiato due volte la settimana, 
e la Chiesa gode la plenaria indulgenza il giorno di S. An¬ 
tonio Abbate ad septennium. 


* 

* * 

Sotto la mensa dell’Altare maggiore entro un’Arca di 
noce chiusa dal suo cristallo, e con autentici suggelli riposano 
le spoglie preziose di S. Bario Martire donato al fu P. M- 
Teodoro d’Ascoli Procurator G. le dall’E.mo Cardinale Ulderico 
Carpegna l’anno 1675. 


PICENUM SEKAPHICUM 


559 


Ai lati dello stesso altare in varie credenze che formano 
come tanti specchi in elegante forma ordinate si conservano 
le infrascritte Reliquie : cioè al lato dell’E vangelo = degl’ossi 
di SS. Marcello: Severo: Olimpio: Fidenzio: Liberato: Mauro: 
Liberale: Ippolito e Teodoro MM. = e degl’Ossi' dèlie SS. For¬ 
tunata : Corona : Innocenza : Gallicana MM. == Alla parte 
della Epistola = degl’Ossi dei SS. Consolo: Floriano: Primo: 
Grato : Eusebio : Mariano : Fortunato : Severo : Bonifacio : 
Vittore: Paolino: Modesto e Lorenzo MM. = e delle SS. Bene¬ 
detta ed Innocenza MM. — Un vaso col sangue di S. Modesto M. 
Il Capo di S. Teodoro M. e degl’ossi di SS. Fermo, Aurelio, 
Leto, e Leone MM. 

Nell’altare dedicato a S. Pasquale Baylon entro un reli¬ 
quiario di legno argentato = di S. Egidio Abb. = di S. Pie¬ 
tro d’Alcantara = di S. Pasquale Baylon = di S. Teresa 
V. = del Camauro di S. Pio V. = In altro Reliquiario si¬ 
gile Reliquia di S. Antonio Abbate. = Nell’altare del Croci¬ 
fisso il legno della SS. Croce. 


* 

* * 


Monsig. Filippo de Angelis Ascolano Nunzio Apostolico 
1Q Svizzera avvanzò supplica all’immortale Pio VII. di eterna 
ricordanza nell’anno 1819. onde ottenere sepultura gentilizia 
nella nostra Chiesa di S. Antonio per se, e tutta la sua fa¬ 
miglia, e l’ottenne, e già vi riposano le ceneri della sua Ge¬ 
nitrice. 


Sulle pareti di questa Chiesa vi sono tre Lapidi erette 
ai rispettivi Congiunti a monumento di tre defunti, che qui 
e essero sepolcro. La prima verso la metà della Chiesa in 
°rnu Evangelii alla memoria del pio Sacerdote D. Luigi 
ar ini con la seguente iscrizione 


£ 

aloysio. marinio. sac. max. exempli. comit. 

ET. ANIMI. CANDORE. PRAESTANTISS. 

QVI 

NVNQUAM. SEBI. SEMPER. ALIIS. VIXIT. 
CONFESSIONE. EXCIPIEND. SACRISQ. MISSIONE. 




































































































































































































































































































560 


PICENUM SERAPHICUM 


EXIMIA. CHARITATE. ET. SOLERTIA. IMPENSE. STVDVIT. 

DEC. REPENTE. XIIII KAL. DECEM. A. MDCCCXXVII 
LVCTY. YRBIS. YNIYERSAE. AN. NAT. LIIII. M. IX. D. YII. 
IOAN. ET. MARINYS. SAC. FRATRI. ET. PATRVO. AMANTISS.. 

CVM. LACRYMIS. POS. 

Poco discoste dalla suddescritta nella medesima parte 
un’altra Lapida 

£ 

FRANCISCE. FERRI. CAPPELLO 
DEVIXIT. POSTRID. ID. NOYEMB. 

MDCCCXX. IOANNES. BAPTISTA. FILIVS 
MATRI. PIISSIMAE. 

Di tronte a questa in Cornu Epistolse a memoria del fò 
Sig. Ignazio Cataldi, l’altra Lapida 

MEMORIAE. DVLCISSIMAE. IGNATII CATALDI 
TABELLIONIS. AB. ACTIS. MYNICIPII. INTEGERRIMI 
SOLERTISSIMI. ET. IN. OMNES. OFFICIOSISSIMI 

QYI 

DIEM. OBIIT XYII KAL. MAJ. A. MDCCCXXXIII 
LVSTRO. AETATIS. XIII. EMENSO 
TE. PATER. OPTIME. INCOMPARABILIS. 

IOANNES. PETRVS. FILIYS. CYM LACRIYMIS 
PROPE CONJVGEM. TYAM. PARENTEM. MF.AM 
COMPOSYI. IN. PACE. £ TITYLOQ. GRATVS 
EXORNAYI. 


* 

* * 

Nella nostra Chiesa di S. Antonio Abbate di Ascoli ri' 
posano le ceneri della Sig. Catarina Oddi da Castorano nel 
territorio della terra di Offida nostra Terziaria professa taovw 
in concetto di Santità. Fu proprio ornata delle più eroich e 
cristiane virtù. Può dirsi, che fosse eletta da Dio per pahi e 
sù questa terra, e continui sostenne per esso patimenti, &° r ' 


PICENUM SERAPHICUM 561 

tificazioni, disagj. Si ha per deposizione del R. P. Nicola da 
Monte S. Vito suo direttore, che tante volte gli apparve il 
suo Gesù. Tenne con esso dolci colloqui, e ricevea nello spi¬ 
rito particolari consolazioni. Non solo fu circospetta nel tenere 
occulte le grazie, i doni, i favori, che Iddio gli concedea, ma 
pregava di continuo lo stesso Signore, che la tenesse al mondo 
nascosta: tanto era grande la sua umiltà. Insidiata tante volte 
dallo spirito delle tenebre, minacciata e percossa si riconcen¬ 
trava in se stessa facendo atti di amore verso Dio, e di pro¬ 
fondissima umiliazione. Nata come si disse da pii ed onesti 
Genitori sulla Villa di Castorano il giorno 10. Giugno 1697. 
Battezzata nella insigne collegiata di Offida, abbandonando 
ancor Giovanetta per giusti motivi il patrio tetto fu amoro¬ 
samente accolta in Casa del Sig. Francesco Medico Guerrieri 
della Villa Guerrieri ne Colli: si trasferì in Ascoli in casa 
dello stesso Signore dimorando con essa il M. R. Sig. D. Gio¬ 
vanni Guerrieri Zio del Sunnominato Signor Dottore. Da esso 
ln grazia delle sue particolari prerogative, e virtù riportava 
straordinario affetto, e fù sempre riguardata, e tenuta come 
sorella. Cercava ogni giorno più d’avvicinarsi al suo Dio, e 
perciò adoprando ogni mezzo, e tenendo ogni strada volle 
pure vestire l’abito del Terz’Ordine di S. Francesco. Sebbene 
cercasse nascondere la sua Santità, non fu però che di tanta 
juce più, e più raggi non si vedessero, che troppo chiaro par¬ 
avano i beneficj continui si spirituali, che temporali, che ri- 
Per la intercessione Catarina chiunque devoto gli si 
at ndaya. Divenne l’ammirazione ed il refugio di tutti. Le sue 
virtù in grado eroico, massime la umiltà, la mortificazione, l’an- 
gelica purità furono riconosciute e confessate anche con giu¬ 
gni ento dai suoi Direttori il surriferito P. Nicola da Monte 
• vito, D. Valeriano Malaspina Monaco Olivetano, P. Stani¬ 
li 0 da Quintodecimo nostro Riformato, nonché dal surriferito 
Francesco Guerrieri e suo Germano D. Giovanni Guer- 
(jT' 9 0me rilevasi da un manoscritto compilato a memoria 
® S Vita ’ e morte questa Ven. Serva del Signore, mano- 
s lttf ^ che conservasi nell’Archivio del Convento. Morì la 
1779 V^ arana il B. Ap. 1 * giorno di Mercoledì Santo dell’anno 
fù 11 se PP e H ita In due Casse, una chiudendo quella ove 
inc C °- 0Cat0 ^ cadavere della defunta vestita da Terziaria ; 
r °ciata la medesima Cassa con una fettuccia torchina di 


I, 


1915 - Fascicolo IV. 


36 











































































































































































































































































































562 


PICENUM SERAPHICTJM 


bavella, munita la stessa fettuccia di due suggelli, uno dei quali 
stà in mezzo alla Croce di essa, e l’altra ai piedi, della no¬ 
bile famiglia dei Marchesi Malaspina avente nel suo stemma 
un’Aquila con in mezzo una spina, e due corone: altri due sug¬ 
gelli sopra la stessa fettuccia del Convento, che ha nello 
stemma le effigie di S. Antonio Abbate : un’altro del mona¬ 
stero di S. Angelo magno, ed un altro della nobile famiglia 
Ferri, che ha nello stemma un’Ancora. Tutto ciò si raccolse 
dalla deposizione sottoscritta di proprio pugno dai Signori 
Luigi Veramanti, Corrado Ferri, D. Emidio Sacerdote Ciucci, 
Giuseppe Antonio Ciucci, Francesco Mariani, e del Pubbico 
Notajo Paolo Vanni presenti alla tumulazione di Suor Cata¬ 
rina. Il suo sepolcro è alla parte dell’Epistola, poco sopra il 
terzo altare laterale, come rilevasi da una lapida fìssa nel 
muro con la seguente inscrizione. 

HIC. REQUIESCIT. OATHARINA. ODDI. TERT. ORD. S. FRANOISCI 

VIRGO. VITAE. ET. MORUM. INTEGRIATE. CLARISS. 

VIXIT AN. LXXVIII. DECES. AN. MDCCLXXVIII NON. APR. 

FRANCISCTJS GUERRIERI P. M. P. 

Morì pure in concetto di Santo, e fu sepolto nella mede¬ 
sima Chiesa, ma nella sepoltura comune dei Religiosi Sacer¬ 
doti il sunnotato P. Nicola da Monte S. Vito, che fu per 
qualche tempo Direttore della Suor Catarina Oddi. Passe 
all’eterno riposo il giorno 14. Genn. del 1765, di cui trovasi 
il seguente elogio = Ascoli mors P. Nicolai a Monte S. Viti 
Vitae exemplarissimae, paupertate, liumilitate, et meditatione 
conspicui =. 

Il di 30. Sett. del 1749. nello stesso convento rese pia 01 ' 
damente l’anima al suo Creatore il P. Francesco da Spine- 
toli Lett. Teologo, e Missionario Apostolico ornato delle p lU 
belle virtù riconosciuto, e venerato come Santo. Molte grafie 
operò il Signore per questo suo servo, come si è potuto ri e 
vare da alcune deposizioni sotto scritte da Loro, che riceve 
tero le grazie, deposizioni, che si conservano nell’archivio de 
Convento. 

Il suo cadavere, che restò esposto per tre giorni fu se 
pre flessibile,-e molle, e mandava una speciosa fraganza, co 
attestarono con apposito giuramento il Laico F. Bonaventu 


PICENUM SERA PHICUM 


563 


da Grotte a mare, ed i Signori Filippo Lenti, Gaspare Lu¬ 
ciani, e Cassio Viccè Ascolani. Fu seppellito in luogo distinto 
entro Cassa di abeto con un tubo, che racchiude il suo nome 
e le gloriose sue gesta. 

Finì pure nel nostro Convento di Ascoli la sua vita colma 
di glorie il P. M. R. Tommaso Giacinto d’Ascoli, di cui tro¬ 
vasi questo meritato elogio = Asooli 12. kal. Novemb. 1780. 
A dm. R, P. Thomae Hyacinti ab Asculo L. Theol: iterato M. ri 
Poalis, jam Def. Glis, et per quatuor vices commissarii visi- 
tatoris; bis in Provincia Taurinensi, semel in Provincia Bo- 
noniensi, ac tandem in Provincia Calabriae. 

Apparteneva pure al Convento d’Ascoli il P. M. R. Cele¬ 
stino d’Ascoli Teologo ex Dfe mro Provinciale, e Procura¬ 
tore G. le morto in Roma nel Convento di S. Francesco a 
Ripa nell’atto che sostenea la suddetta carica di Procuratore 
ai 25. di decembre del 1796. Il Convento di Ascoli fu sempre 
Convento di studio di Dogmatica, e per il numero dei Reli¬ 
giosi, nonché dei Lettori fu sempre uno dei primi Conventi 
della Provincia. 

Tra gli altri Lettori negl’ultimi tempi si distinse il 
R- P. L. Pietro dalla Croce, detto per antonomasia il filosofo 
Profondo, e l’uomo delle scienze morto nello stesso Convento 
11 di 29. Agosto 1801. 

* 

* * 

Dietro il decreto di soppressione di tutti i Corpi regolari 
11 dì 16. Maggio 1810.il Sig. Pietro Raggi Genovese, ma do¬ 
miciliato in Ascoli, nonché li Signori Gaetano Lattanzi, e 
nspino Antonucci Ascolani nel pubblico Refettorio adunata 
? ® d °no di campanelli la famiglia Religiosa composta di 33. 
pividui fu letto lo indicato decreto, ed ai 5. di Giugno li 
e hgiosi spogliato l’abito del Serafico Riformato instituto si 
cstirono li Sacerdoti da Preti, e da secolari i Laici, e Ter- 
ldr L II Convento, Orti e selva fu dato in affitto al Sig. Se- 
Anno Merli di Ascoli, che cercò di serbarli illesi da grave 
n no notabile. Il Convento dal medesimo fu subaffittato ai 
^cRgiosi M. R. Domenico da Monte Cosaro attuai Mnro 
r °ale, p. Biagio da Castignano Segrto di Provincia, P. Ben- 

































































































































































































































































564 


PICENUM SEBAPHICUM 


venuto da Frusignone, F. Pietro Paolo da Cingoli Laico Pro¬ 
fesso, F. Nicola da Monte Monaco, e F. Luigi da Offida Ter- 
ziarj, e dai surriferiti Religiosi la Chiesa fu sempre mantenuta 
nel suo decoro con le solite funzioni senza differenza alcuna, 
poiché interveniano ad assistervi particolarmente nelle primarie 
feste dell’anno gl’ex Religiosi Min : Oss: alcuni dei nostri 
Riformati, che aveano alloggio in città, nonché gl’alunni del 
Seminario, di cui in Dogmatica, e morale era precettore il 
surriferito P. M. R. Domenico da Monte Cosaro. 

Ma questo rispettabilissimo P. re per delle calunnie, per 
lo iniquo maneggio dei tristi quattro anni dopo la seguita 
soppressione per ordine del governo dovette partire d’Ascoli. 
Diretto sempre il M. R. Domenico da una invitta pazienza, 
e dalla più sublime umiliazione, di cui era ornata la sua bel¬ 
l’anima lasciò il Convento, e la Città di Ascoli, e si condusse 
in Pesaro. Come piacque a Dio ritornato glorioso alla sua 
sede il Sommo Pontefice Pio VII. nell’anno 1815. rivestì rama¬ 
tissimo Provinciale delle divise Serafiche se stesso, ed i R e * 
ligiosi, che componeano la famiglia del Convento di Pesaro, 
Convento, che fu il primo ad avere il vanto vedere rinascere 
dopo cinque anni di amara desolazione la soppressa riformata 
Provincia della Marca. 

In seguito il M. R. Domenico rivestì i figlj suoi in U r ' 
bino, e Cagli, e condottosi a Roma autorizzato dal Sommo 
Pontefice ripristinare per intero la sua Provincia si ricon¬ 
dusse giulivo in Ascoli nel mese di Agosto delle stesso anno 
1815. in compagnia del M. R. P. L. Lorenzo da Iesi, che pieno 
di quello Spirito Serafico, che lo contradistingue seguia rive 
stito anch’Egli dell’abito Religioso il degno Provinciale. 


* 

* * 

Stabilì Egli con apposita patente come Presidente dej 
Convento di S. Antonio il R. P. Biagio da Castignano c °. 
il peso di richiamare li Religiosi, che componeano la * aD 
glia nel tempo, in che il Convento restò soppresso, e ni 
nati parecchi di essi il di 15. ottobre dello stesso anno 1 
dopo cinque anni e mezzo circa si rivestirono dell’abito 
golare in numero di sedici. Perchè la rivestizione fos ge 


PICENUM SEBAPHICUM 


665 


memoria alla pia Città di Ascoli, nonché di decoro al Con¬ 
vento, ornata la Chiesa in un .modo elegantissimo, che riuscì 
di soddisfazione ai Signori Ascolani, la mattina dell’anzidetto 
15. ottobre giorno di Domenica si condusse in Convento il 
sempre degno di memoria l’amorissimo defunto Monsig. Gian- 
francesco Cappelletti Vescovo d’Ascoli, e trattenutosi coi Re¬ 
ligiosi che anelavano riassumere le Serafiche lane, la sera alle 
ore 21. italiane calato in Chiesa il surriferito Prelato, fatta 
adorazione al SS. Sacramento, e salito sul Trono, vestito 
pontificalmente, aprì la funzione con un’Omelia la più espres¬ 
siva, e la più toccante, che trasse abbondantissime lacrime 
sull’occhio dei Religiosi, non meno che di tutto il Popolo a 
folla alla funzione accorso. Quindi s’intuonarono in canto Gre¬ 
goriano varie antifone, salmi, e preci analoghe. Intanto lo 
zelantissimo Vescovo lagrimando anche Egli per il giubilo 
del cuore, colle proprie mani riadossò a tutti l’abito che ge¬ 
nuflessi teneano avanti di se preparato. Compiuta la vesti¬ 
zione si cantò l’inno ambrosiano, e fu terminata la funzione 
benedicendo i Religiosi, ed il Popolo col Dio delle misericor¬ 
die nascosto sotto i candidi velami dell’Eucaristico Pane. 
Sul volto di tutti era espressa la gioia, e sulle labbra di cia¬ 
scuno usciano affettuosi sospiri, ed incessanti ringraziamenti 
& 1 Clementissimo Signore, che dispersa la. procella, che fu¬ 
riosa stridea a danno della Religione, era tornata questa a 
spiegare con fasto le sue bandiere. 

Nel dì 5. decembre 1816. fù nel Convento di S. Antonio 
Abbate, previo il permesso della Sacra Congregazione aperto 
Provisoriamente Noviziato, che vi si tenne sino al 1821. Da 
luest’ultinca Epoca sin al presente in luogo del Noviziato vi 
Sl tenne il Profèssorio, e vi si restituì come prima della sop¬ 
pressione lo studio di Dogmatica. 

Nel tempo della soppressione furono danneggiati in parte 
1 tauri della Clausura che circuivano gl’orti, e la selva, ma 
Rifanno 1824. sotto il governo del prelodato R. P. Biagio 
a Castignano furono per intero restaurati, e lungo le sponde 
e * Tronto rovesciati dalle rapide piene di questo fiume, che 
Scnfio sempre scorre con le acque sue, furono dalle fonda- 
^nta ripresi in una considerevole estensione. La spesa del 
riatto ascese alla somma di Se. 680. Ma 500 il detto Guar- 
lan ° avea ritirati dall’amministrazione Camerale. 
















































































































































































































































































566 


PICENUM SERAPHICUM 


Sotto la stessa Guardiana fu in tutto risarcito il Con¬ 
vento, Chiostro, Dormitorio, Officine. — Nel Consiglio tenuto 
dall’111. mo Magistrato d’Ascoli il di 8. Ap. le 1825. il detto 
Guardiano avvanzò una supplica all’adunato consesso, perchè 
si compiacesse restaurare la strada che dalla porta Tufille si 
estende sine al Convento, non che di dare una qualche gra¬ 
tuita elemosina a supplimento delle spese di un Capitolo Pro¬ 
vinciale, che dovea celebrarsi in detto Convento entro il mese 
di Giugno dello stesso anno, come vi si celebrò in realtà. Il 
Consiglio accolse benignamente la instanza, ed assegnò allo 
restauro della strada Se. 50. E per le spese del Capitolo 
se. 20. Al supplimento di questa spesa concorse pure la pia 
benefattrice, nobile Donna Sig. Maria Contessa Centini Sin- 
dichessa del Convento con la gratuita elargizione di Se. 50. 
ed altri Se. 400. Si ebbero dairamministrazione Camerale. 


* 

❖ * 

In questi ultimi anni cessarono di vivere nel Convento 
di S. Antonio d’Ascoli alcuni rispettabilissimi Padri degni di 
ricordanza, cioè ai 22. di Ap. le del 1881. passò a gustare grana- 
plessi del suo Signore il tanto zelantissimo P. M. R. Dome¬ 
nico da Monte Cosaro alla cui memoria fu scritto il seguente 
elogio = Ascoli die 22. Ap. lia 1831. Obitus A. R. P. Dominici 
de Monte Causario L. Theologi, iterati M. ri Pro. alis , Delegati 
G. lis Reformatae Provinciae Marchiae, Ill. mi a R. mi D. m Ioannis 
Prancisci Cappelletti Theologi emeritissimi, in Seminario Ascu- 
lano per quadraginta annos tum Dogmaticae tum Morali» 
Profes. Monialium repetitis vicibus Confessarii, Sapientia, do- 
ctrina, amabilitate, caeterisque virtutibus clarissimi =. 

Nel 1834. ai 19. di Marzo lasciò di vivere nello stesso 
Convento il preclarissimo P. M. R. Illuminato da San se verino 
già Lettore emerito, due volte def. di questa Provincia, Peni¬ 
tenziere per il corso di dieci anni nella Patriarcale Basili 03 
di S. Giovanni Laterano in Roma, celebratissimo Predicatore, 
all’archiginnasio Ascolano pupplico Professore di Dogmatica) 
in tempo di sopressione Professore di Filosofia nel Liceo di 
Sanse verino sua Patria; Uomo di eloquenza e d’ingegno cl 
stinto e nella religiosa condotta esemplarissimo. 


PICENUM SERAPHICUM 


567 


Nel 1837. ai quattro di Febraro morì nel medesimo Con¬ 
vento il R. P. L. Ciriaco da Monte S. Pietr’Angeli, che potea 
dirsi un Angelo di Costumi. Fu Egli L. Teologo due volte, 
Def. Confessore di Monache ; nella orazione assidua, nella pa¬ 
zienza insigne, in ogni virtù preclarissimo esempi re, caro ai 
suoi Confratelli venerato dal secolo, applaudito da tutti per 
quello, che era Uomo ne suoi doveri irreprensibile, e della 
più edificante condotta. 


* * 


Quando, li nostri Religiosi Riformati entrarono ad abi¬ 
tare il Convento di S. Antonio Abbate dal P. Giuseppe 
Antonio Cruciani d’Ascoli Religioso di straordinaria bontà, 
si stabilì la Congregazione del Terz’Ordine, cui si ascrissero 
e si ascrivono tutt’ora persone di sfera distinta, e di antichis¬ 
sima nobiltà, nonché Sacerdoti, ed altri, che formano il decoro 
di detto Ordine. Qui si notano gl’Uomini, e le donne nobili 
di Origine a detto Ordine nel Convento di S. Antonio Abbate 
diascoli ascritte. La nobile Donna Sig. Aurelia Novi nel 
vf^. = nobil Donna Sig. Angela Pecci nel 1679 = La 
Sig. Anna Maria Canta la Messa nel 1730 = La N. Sig. 
AUeuccia Tenti nel 1736 = La N. Sig. Clorinda Alvetreti nel 
di• = La Rev. Madre Suor Maria Centini Monaca Gesuita 
TtfKr 1742. = La N. Sig. Anna Maria Ferri nel 1742. = Le 
Sig. Ai-genide, Viccei, ed Anna Maria Novi nel 1751.= 
Da N. Sig. Aurora Picca nel 1751. = La Nobil. Sig. Angela 
erri Lenti nel 1770. = La Suor Anna Catarina Falucchi 
onaca nel ven. Monastero delle Vergini nel 1759 = La 
i ‘ Angela Viccei nel 1771. = Suor Donna Brigida Car¬ 
eni Monaca nel detto Monastero delle Vergini nel 1754. = 
RP ^ Catarina Marchesa Malaspina nel 1731. = Le 
R. MM. Constanza Giovannetti, Costanza Massei, Celia Ai- 
Greti Monache Gesuite nel 1742. = La N. Sig. Catarina 
ennavei nel 1772. = La Sig. Marchesa Domitilla Malaspina 
® 1731. = La Nobil. Sig. Diomira Petrelli nel 1741. = Le 
vr • Mm. Dorotea Ciucci, e Diomira Petrelli Monache nel 
monastero delle Vergini nel 1754. = La N. Sig. Emilia Conti 
e 1729. = La N. Sig. Elisabetta Cori nel 1731. = La 























































































































































































































































568 


PICENUM SERAPHICUM 


R. M. Elisabetta Conti Gesuita Monaca nel 1734. = La 
N. Sig. Eugenia Tento nel 1751. = La N. Sig. Euspidia Pe- 
trucci nel 1741. = La R. M. Ermenegilda Sabatucci Monaca 
nel Monastero delle Vergini, e con essa la R. M. Eleonora 
Marconi nel 1744. = La N. Sig. Emilia Pallotta nel 1735.= 
Suor Francesca Sgariglia Monaca Convettrice Gesuita nel 
1735. = La R. M. Donna Elisa Saladini Monaca nel Mona¬ 
stero delle Verginini nel 1749. = Le NN. Sig. Francesca 
Ambrosi, e Francesca Trento nel 1751. =.La R. M. Felicis¬ 
sima Liverotti Monaca nel Monastero delle Vergini nel 1754. = 
Per Ordine di, Monsig. Antonio Marcucci tutte le Monache 
del Ven. Monastero della Concezione fondato dallo stesso Pre¬ 
lato nel 1761. = La N. Sig. Francesca Cappelli nel 1770. = Le 
NN. Sorelle Francesca, e Filippa, Petrucci nel ,1795. = La 
Sig. Marchesa Girolama Malaspina nel 1730. = La R. M. Gi- 
rolama Torri Convettrice Gesuita nel 1742. == La N. Sig. 
Giuditta Giovannelli nel 1742. — La N. Sig. Girolama Viccei 
nel 1749. = La R. M. Geltrude Ferri Monaca Gesuita nel 
1742. = La N. Sig. Giulia Canta la Messa nel 1810. = La 
Suor Innocenza Conti Nonaca Gesuita nel 1739. = La R. M. 
Isabella Falucci Monaca nel Monastero delle Vergini nel 1754. 
= La N. Sig. Leonide Petrucci nel 1732. = La R. M. Lu¬ 
crezia Odoàrdi Monaca Gesuita nel 1742. = Le RR. MM. 
Teresa Andreucci, Maria Nicola Parisani, Maddalena Pa¬ 
risani Paolina Cruciani, Maria Felice Orsini Monache Ge- 
suite Convittrici nel 1734. = La N. Sig. Violante Grassi 
nel 1804. 


UOMINI ^ ^ . £ 

Nel 1761 Monsig. Francesco Antonio Marcucci Vescovo 
di Montalto Vicegerente di Roma, e Patriarca di Costantino¬ 
poli. In diverso Epoche si contano venti Sacerdoti = e h 
Nobili Sig. Antonio Cori nel 1739. = Bernardino Mar.' 
laspina nel 1739. = Sig. Cassio Viccei nel 1749. = Sig. Ma 1 ’- 
Cesare Massei nel 1708. = Filippo Nicola Lenti nel 1739. =r - 
Il Sig. Conte Felice Centini nel 1778. 


PICENUM SERAPHICUM 


569 


* 

* * 

La famiglia attuale del Convento d’Ascoli è governata 
dal R. P. L. Francesco d’Ascoli Teologo attuale, Guardiano, 
Predicatore emerito, nell’Evangelico Ministero applauditissimo 
ascritto alla pubblica accademia Aretina del Petrarca R. I. in 
Firenze. La famiglia è composta di 37 individui, cioè 17 Sa¬ 
cerdoti, sei Chierici Filosofi, cinque Laici Professi, e nove 
Terziarj. 



« Un individuo, credendo di essere stato offeso dal Ven. P. Paolo da 
Recanati, si presentò alla sua cella nel convento di Ancona, lo tempestò di 
villanie, giurando di voler scrivere contro di lui una risma di carta. Il 
■santo religioso, senza punto alterarsi, gli offrì alcuni fogli che aveva presso 
ài sè, perchè se ne servisse allo scopo. Quest’atto magnanimo fu una ferita 

j 

cuore delVingiur latore, il quale cambiatosi attristante, pregò il P. Paolo 
a v °l er $i adoperare in suo favore per ottenergli un officio e così provve- 
dersi il necessario. Il Servo di Dio, nulla curando i gravi oltraggi ricevuti 
ln Quel momento stesso, s'interessò subito del suo offensore e gli ottenne 
Quanto bramava ». 

(Vita, P. Pacifico da Recanati, cap. 10) 

« B. Bentìvoglio da Sanseverino-Marche ebbe dono speciale di pre¬ 
miere e di estasi; fu eroicamente obbediente e tutto tenerezza per i poveri 

lebbrosi ». 


(Pisano, Confor. frut . Vili) 





























































































































































































































































































570 


PICENUM SERAPHICUM 


URRIfì 


Statuti òel monte ài Pietà ài Cingoli 

fondato da Fra Lorenzo di Roccacontrada 


(Contiti: v. fase. 1, p. 143-144; fase. Ili, p. 426-32). 

De conservatione pignorum. xv. 

Item che li pegni impegnati come è dicto se tengano et 
conserveno da quello officiale electo in léstantie deputate et 
da deputarse per gli Soprastanti et Rectori del dicto Monte 
et li sia il banco del presto del dicto Monte et non altrove 
li quali pigni el prelato officiale sia tenuto guardare et con¬ 
servare con ogni diligentia et fideltà che poterà et quando 
per suo difecto o mancamento accadesse per nisun modo elicti 
pigni essere peiorati Lui sia tenuto al patrone de tutto el 
danno. Et quando apparesse qualche defecto delli dicti pigni 
intervenuto mentre sono iaciuti senza colpa del dicto officiale 
et se sopra dicti defecti fusse alcuno dubio de culpa, vel non 
culpa officialis dicto dubio se possa et debbia dechiarare pe*' 
li prèfati Rectori del dicto Monte. 


De interesse pignorum non sufficientium 

Reficiendo. xvi 

Item che li pegni tutti con lo ordine et modo sopra di¬ 
cti in fine de sei mesi ricaduti che fessuro non se ne tro¬ 
vasse tanto quanto era el capitale del Monte excepto P er 
casi fortuiti et per defecto de dicto Officiale. Quelli che tol¬ 
sero el presto o loro heredi o successori siano obligati ad in' 
teresse et danno del Monte cioè de tanto quanto era el sU ° 


PICENUM SERAPHICUM 


571 


capitale, sicché il Monte non perda Et quanto el potestà et 
sua corte possa et debbia fare rasione sommaria expedita. Et 
se lo Officiale sera in ciò negligente sia ipso obligato al Monte 
del suo Et similiter dicto officiale in solidum sia tenuto ad 
refare del dicto suo interesse al prefato Monte intendendosi 
pero che tali non siano obligati ad refare quello che decti 
pegni frissero deteriorati passato dicto septimo mese. 

De pignoribus furatis. xvij 

Item se li dicti pigni fussero pigni furati el Monte non 
perde et poiché quanto constara lo patrone vero del pigno 
habbia lo interesse suo, et recorso contra de quel tale che 
bara impegnato rasione summaria come faria al Monte in lo 
caso soprdecto li sia administrata dal nostro potestà socto la 
medesima pena cioè del mezo de la quautita valesse el pigno 
furato da restituirse al patrone. 

De obedientia danda per officiale bajulos et Tibicines 
prò pertinentibus ad Montem. xviij. 

Item che tutti officiali bailioi et trombetti del comune 
de Cingulo sotto pena della privatione de loro officio et per¬ 
ditene de loro salarij siano tenuti obedire alli Rectori depu¬ 
ri et officiale del Monte in tutte le cose spectanti et perti- 
^nti al dicto Monte excepto in quelle per le quali gli fus- 
Ser ° impediti di fare il loro ordinario officio et ad ipsi fare 
rasione summaria senza scriptu et figura de iudicio solamente 
Ve duta et intesa la verità del facto. 

De obedientia danda per officiales Montis Prioribus et 
^ectoribus ad ostendendum libros et computa et de pro¬ 
visione dicti Ufficialis prò debitis exactis. xix. 

Item che el dicto officiale sia tenuto obedire alli Magni- 

Sig. 1 Priori et alli deputati Rectori del prefato Monte in 
° mni cosa spectante, et pertinente al prefato Monte non es- 


















































































































































































































































































572 


PICENUM SEBAPHICUM 


sendo contra li prefati Capituli, et delli altri se faranno col 
tempo, et contro l’honesta et sia tenuto mostrare ad essi ad 
Omni loro requisitione et suo conto sotto pena di dieci fiorini 
per ciascheuna fiata. Quando non hara legitimo impedi¬ 
mento de retenerse del suo suo salario da aplicarse al Monte 
per li doi terzi, et per la altro terzo ali prefati Magnifici 
gig i p r i or i e t Reofori del prefato Monte. Et de tale requisitione 
li prefati Sig. 1 Priori et Rectori ne faccia rogato al Notano o in 
presentia de doi testimonij al dicto effecto chiamati et niente 
di meno el potestà cascante dicto impedimento ad requisitione 
de li prefati Sig.‘ et R. 1 sia tenuto et debbia constrengere el 
dicto officiale ad mostrare la sua ragione et concto etiam che 
se recusasse non havere denari sia anche tenuto ipso officiale 
sotto pena de periurio et debbia con sollecitudine attendere 
a fare scotere, overo rescotere tutti debiti et obligationi facte 
al Monte et habbia tre soldi per fiorino di quel tanto havera 
rescosso et quanto rescote faccia mettere in dieta Cassetta. 
Debia anche el dicto officiale nel principio del suo officio iurare 
che la pecunia de dicto Monte a lui consegnata non debia 
spendere ne usare per altro modo ne in altro uso che pre¬ 
stare alli bisognosi secondo li capitoli del prefato Monte et 
contrafacendo cada in la pena ipsofatto de diece fiorini pei’ 
ciascheuna volta da retenerse del suo salario applicato al 
prefato Monte. 


De modis servandis in accipiendis pignoribus- xx. 


Itera sia tenuto el dicto officiale prestare ad qualunque 
persona secondo li capitoli presenti li dimandara in queh 1 
pigni li quali siano sufficienti cioeche vagliano almeno an 
terzo più altramente togliendogli sia tenuto lo officiale he 
tutto quello che mancasse alla somma dello impresto noa 
trovandosene tanto in lo ultimo bandimento. Et lo potestà 
della terra poi ne faccia ad ipso officiale rascione summ a ' lia 
contra de quel tale patrone del pegno sicché el Monte se sa iV 
et anche 1 officiale li quali peghi se debiano vendere se hao 1 ^ 
manchamento alchuno quello notara et trovandose per q ue 1 
havere altri defecti quelli sia tenuto (dummodo non sia ca 


PICENUM SEBAPHICUM 


578 


fortuito) lo Officiale del Monte a la emendatione al patrone e 
che decti defecti quando fussero dubiosi se possano et debia 
dechiarare et limitare per li prefati Rectori et ipso Officiale 
se ne cognoscera el valore delli pigni facciase extimare da 
qualche pratico et chi tale sopradicte cose non observera cada 
in pena de uno fiorino per volta, chi contrafacesse da apli¬ 
carse per la terza parte al Monte, l’altra terza al querelante, 
1 altra all’officiale che ne fara executione. 


Quod pignora posita in dicto Monte sequestrari 

non possint ob alias causas. xxi. 

Item : che per nesun pegno posto al Monte possa essere 
sequestrato ad instantia de alchuno per qualunque cascione, 
salvo non fusse cosa furata della quale facendose fede et pro- 
vandose sufficientemente se debia rendere al patrone retenuto 
si capitale de dicto Monte. 


De residuis pretiorum pignorum venditorum 

restituendis patronis. xxij. 

Item : che tutti li residui si havesse ad pagare alli pa¬ 
troni delli pegni venduti se debia retenere da per sè per lo 
Monte et anche per lo officiale nel libro de la intrata del 
presto, et ipso officiale ne debia rendere ragione come de al¬ 
tre cose al successore et ipsi residui restituire subito al dicto 
Patrone o chi per lui legitime comparirà socto pena de uno 
fiorino per ciascheuna volta se contrafacesse tanto al tenere 
°onto, et rendere rasione quanto al restituire li residui sopra- 
fiicti et non trovandose el patrone del pigno venduto, el di- 
hto residuo se tenga et conservese appresso al dicto Monte 
forma delli altri danari prestati al Monte, finechè el pa¬ 
trone venirà per essi e che comparischa legittimamente altri 
Por ip S o ad questo effecto et, essendo morto el patrone, se 
fiia alli anoi heredi o instituti o venienti ab intestato; li 
fidali non trovandose, rimanga nel dicto Monte. 















































































































































































































































































574 


PICENUM SERAPHICUM 


Quod Priores Rectores et Officiales emere non 

possint de pignoribus Montis. xxiij. 

Item : che lo Officiale nè nisuno de li Sig. 1 Priori nè 
Rectori del prefato Monte nè altri per loro, socto vincolo de 
iuramento da darlo in la intrata del nostro ufficio che socto 
pena de diece fiorini per ciascheuna volta legittimamente se 
provasse non possa comparare alcuno pigno recaduto, durante 
el loro officio della quale pena la terza parte sia dell’accusa¬ 
tore, e l’altra terza sia del Monte et l’altra terza dell’Officiale 
ne fara excutione. 


Quod non possint fieri bandimenta de alia re 

quam de pignoribus recadutis. xxiiij. 

Item : che li dicti officiali in li bannimenti fanno fare 
per li tempi per la venditione delli pigni recaduti non pos¬ 
sano nè debbiano fare bandire alcuna altra cosa, ma sola¬ 
mente li dicti pigni recaduti al dicto Monte sotto pena de 
diece fiorini da applicarse, come è decto nel precedente 
capitolo, per qualunque cosa de altre persone facessero 
bandire. 


De controversis in dicto Monte cognoscendis 

per Rectores. xxv 

Item : che in tutte controversie quali potessero interve¬ 
nire in lo dicto Monte siano iudici li Rectori del dicto Monte 
quali serranno per li tempi li quali siano tenuti decidere n 1 
fra quindice dè « summarie et ex iudicialite » et le “ic 
loro decisione si debbiano eseguire et habbiano loco et en 
cto non obstante alchuna appellatione nisi in casu evidenti® 
et tunc ad arbitrium boni viri recurrat. 


PICENUM SERAPHICUM 


575 


De stipulatione facienda per Cancellarium in iuramentis 
Priorum et Potestatum. xxvi. 

Item : che el Canceliere de Comune debbia alli Magni¬ 
fici Signori Priori et al potestà nel principio del loro officio 
nel iuramento heverà ad dare stipulatione anchora questo che 
tra le altre cose debbiano intendere et favorire tutte cose 
spectante et pertinente allo augumento et conservatione del 
prefato Monte, secondo el loro possere. 


Quod Officialis non possit prò se uti nec aliis 

commodare de pignoribus Montis. xxvij 

Item : che lo Officiale de dicto Monte non possa nè deb¬ 
bia prestare ad altri che a li sopradicti, nè operare per sè 
alcuno pigno posto al dicto Monte, sotto pena de cinque fio¬ 
rini, da applicarse per la terza parte allo accusatore l’altra 
terza parte allo Officiale che nè farà executione et l’altra 
terza parte al prefato Monte. 


Quod pecunie Montis [ad] alios usus converti 

non possint xxviiij 

Item : che le pecunie deputate o pervenute al dicto Monte 
0 fia deputarse o da pervenire non se possa nè debbia per 
a lehun modo nè in tutto nè in parte togliere deputare o 
spendere in altro uso che in subventione et presto da farse 
alli poveri et bisognosi, come è decto, sotto la forma delli 
Presenti capituli per qualunque caso occorresse, sotto pena de 
exc oraunicatione maiore da incorrerse ipso fatto, per qualun- 
fiUe consigliasse, o proponesse o per qualunque altro modo 
atervenisse sotto la pena de cinquanta ducati da applicarsi 
aaezzo alla Camera Apostolica, et l’altro mezzo alla com- 
“«nità de Cingalo. 












































































































































































































576 


PICENUM SERAPHICUM 


De non proponendis dannosis vel 

contrariis dicto Monti. xxviiij. 

Item : perché molte potriano essere le versutie et mali- 
gnitati et corruptele dell! radei et captivi cristiani et invi¬ 
diosi ad indurre li ciptadini o altre persone alla destructione 
et turbatione del Monte statuimo et ordinamo che li Big. 
Priori ne alchuno pe ipsi nè Regulatori nè anche li Rectori 
del prefato overo altra persona possa proponere in alchuno 
modo tacito overo expresso per via directa overo indirecta, 
che ad dextructione overo impedimento del prefato Monte 
sotto pena di cento fiorini da applicarse per la metà alla Ca¬ 
mera Apostolica et per l’altra metà alla communità de 
Cingulo. 

(Continua ) Anselmo Alselmi 



« La grande carità del B. Bernardo d’Off da, Cappuccino, verso * 
poveri , e la sua generosità e prontezza nel sovvenirli era così universalmente 
conosciuta e sperimentata da tutti che i fanciulli, quando non potevano 
ottenere dalla propria madre un poco di pane, dicevano: anderemo f,& 
Fra Bernardo ed esso certo ce lo darà; infatti andavano, e il M*® 
religioso li accoglieva con tenerezza e li cibava ». 

(Vita dai Processi Aost., lib. II, cap. 6.) 


Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Autorità Ecclesia® 


tic 0 


Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile 

MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AVV. FILIPPO GIORGETTI » C 


TRE!A (Macerata) 


25 Ottobre 1915. 


Fascicolo N. 5. 


PICENUM SERAPHICUM 

mai whule mcimroM-auMaoiiLE 

Hnno XU -Serie Seconda del “Crocifisso Redentore,, 


« Proferet de thesauro suo 
nova et veteva ». 

Matth. XIII, 52. 

INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO 


1. Vera indole del nostro Periodico. •- La Direzione .Pag. 577 

2- Notizie e documenti sulla vita della Beata Camilla-Battista Varano 

da Camerino - B. Fmijciangkelj. 

3 - “ Visita Triennale „ del P. Orazio Civalli (Contili.) ...... 

4 - Pagina d’oro: Fraterna intimità dei BB. Pietro da Treia e Corrado 

■ d' Off da . 

5 - Memorie Minoritiche: dal ms. Gambdlunghiano D. IV. 231 del 

sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. (Contin.) 

6 - Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia (Contin.) 

7 ’ 1 Ministri Provinciali delle Marche. 

Iscrizioni lapidarie ..... 

Collezione Storica : da due MSS. esistenti a Camerino . 

■ La Provincia Riformata delle Marche nel 1837 


=> 581 

» 621 

» 642 

» 644 

» 660 
» 669 

» 677 

» 681 
» 689 


. ^ Si prega di leggere le Notificazioni 
111 Quarta pagina della copertina “Su 


MACERATA 

PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO 
AVV. FILIPPO GIORGETTI 


































































































































































































































già “ IL CROCIFISSO REDEDTORE „ 

----- 

PUBBLICAZIONE BIMESTRALE 

PER CURA DELLA MlNORlTICA PROVINCIA DI S. PaCÌfÌCO Divini 

Diretta dal P. CIRO da Pesaro O. F. M. 


Condizioni di Abbonamento. 

PER L’ITALIA. L ' 

PER L’ESTERO 



1. _ Il » Picenum Seraphicum » in ogni suo fascicolo 

bimestrale avrà non meno di 144 pagine. 

2. — I Collaboratori che pubblicheranno non meno di 
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte 
nente i detti due lavori. 

3 . _ Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo¬ 
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della cai 
relativamente al numero delle copie desiderate. 


4 . _ Non si accettano abbonamenti per apphcazio» 1 

di Messe. 

5 . _Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo g e 

naio-febbraio : a chi, dopo ricevuto il primo numero non ^ 
vierà la quota di abbonamento, non sarà più spedito d 
riodico. 

nre vi° 

g, — Non si concedono numeri di saggio senza p ^ 
invio di L. 1 , la quale sarà computata, verificandosi Va¬ 
namente. 


VERA INDOLE DEL NOSTRO PERIODICO 


- ■■ - 

Credevamo esserci spiegati abbastanza circa l’indole del 
Picenum Seraphicum: sembra però che non tutti ancora ab¬ 
biano penetrato e compreso il nostro pensiero, poiché non ci 
sono mancate delle osservazioni in proposito, sebbene mosse 
da vera simpatia per il nostro lavoro e dirette al suo reale 
interesse. Grati ai benevoli lettori, accettiamo di buon cuore 
quelle che realmente possono migliorare il Periodico, promet¬ 
tendo che faremo del nostro meglio per renderlo una rivista 
degna di tutte le moderne esigenze storico-critiche e rispondente 
al comune desiderio di vedere cioè collocata questa regione 
marchigiana all’altezza del suo indiscutibile primato in fatto 
di francescanesimo. Ci si permettano poi due semplici parole 
di risposta a quelle osservazioni che non possiamo accettare 
senza venir meno al programma del Picenum e senza tradire 
lo scopo che ci siamo prefissi con questa periodica pubblicazione. 

Vi sono alcuni che, vedendo il Periodico superficialmente, 
sono rimasti male impressionati nel leggervi diverse cose già 
pubblicate in libri o sulle riviste ; altri hanno giudicato un 
Perditempo insistere su date, nomi e fatti abbastanza cono- 
scmti ; molti vorrebbero che il Picenum si occupasse in modo 
quasi esclusivo della ricerca di documenti che si credono per¬ 
duti o sono appena noti ; altri finalmente desidererebbero che 
1 Picenum seguisse un ordine cronologico, dedicando i fasci¬ 
ali ad una sola delle sue molteplici rubriche sino al totale 
compimento della medesima, quindi mettesse mano ad una 
Se conda rubrica, poi ad una terza e via di seguito. Da queste 
osservazioni, manifestateci a voce ed in iscritto, concludiamo 
e in realtà pochi sono quelli che hanno compreso il nostro 
6ro Programma. 

Diciamo subito che il Picenum non è fatto esclusivamente 
U 1 gli eruditi studiosi della storia critica sul francescanesimo 
Pr funere : questi possono con facilità servirsi degli Analecta 
jj^nciscana, della Miscellanea Prancescana, d elYArchivum 
^'ocisccmum Bistoricum, degli Studi Francescani, ecc. ecc. 

Maggioranza dei nostri lettori ignora il ricco patrimonio 

Anno I, 1915 . Fascicolo v. 


37 










































































































































































































































578 


PICENUM SERAPHICUM 


storico-francescano-piceno e si trova nella impossibilità di avere 
una biblioteca dove le sarebbe assai facile consultare i pic¬ 
coli ed i grandi volumi nei quali esso è contenuto. Si ag¬ 
giunga che a pochi è dato di potere accedere comodamente, 
e a tutte le ore libere, alle biblioteche locali, dove poi non 
sempre si trova una vera e ben ordinata collezione di autori 
storici in fatto di francescanesimo. Perchè dunque questa 
maggioranza non dovrebbe avere un periodico che a guisa di 
ape industriosa, raccogliendo e radunando tutto il materiale 
sparso sui libri e sulle riviste, sia capace di metter sott’occhio 
degli studiosi e dei meno studiosi un tale patrimonio ? 

Se il Picenum pubblica diverse cose già pubblicate non 
ha forse il merito di averle trovate, ciò che non è dato a 
tutti indistintamente, di averle giudicate buone ed utili per 
la nostra storia, riunite con ogni premura, classificate con 
ordine cronologico, risparmiando ad altri simile fatica e ren¬ 
dendole note a quanti le ignoravano ? Infatti, come sarebbe 
possibile far gustare l’abbondante ricchezza di questo patri¬ 
monio storico, costringendo sempre i meno pratici dei nostri 
studi a scartabellare cento libri, a leggere cento riviste ? Non 
deve poi dimenticarsi l’indole generale del Picenum traccia o 
nel suo programma : ivi, al n. 5, è detto : « Il Picenum S e 
rciphicum raccoglie in serie complete, secondo l’unità regio 
naie : a) il Bollario ; b) la Cronologia-storico-legale ; c) gli An¬ 
nali ; d) il Martirologio ; e) i Mortilogi ; f) le bibliografie> ; 0 
le epigrafi ; h) i conventi ; i) le serie gerarchiche ; l) le Mis¬ 
sioni (1). Il materiale per tutta questa ingente costruzione si 
trova sparso nella storia generale dell’Ordine, è vero, in a 
riunito, completato, documentato a base di critica imparziale) 
non esiste ancora ; ed è precisamente questo cui mira il J* 
cenum, a costo pure di ripetere ciò che è stato studiato e 
pubblicato dagli altri. 

La terza osservazione è basata sul fatto che noi tropp^ 
ci occupiamo di cose, date e nomi assai conosciuti. Può 
essere : chi ci assicura, peraltro, che tali cose, date e nom 
siano realmente noti a tutti i lettori del Picenum ? Prendiam 
ad esempio il Martirologio francescano. Questo volume 1 
foglio è un lavoro del secolo XVII ed è un vero mare a ‘ 

(1) Cfr. Picenum Seraphicum : fase. 1, pag. 8, n. 5. 


PICENUM SERAPHICUM 


579 


gnum bibliografico che abbraccia quasi cinque secoli di san¬ 
tità francescana. Chi possiede quest’opera ? forse la maggio¬ 
ranza dei lettori del Picenum ? assolutamente no ! Chi volesse 
estrarre dal Martirologio tutti i santi e beati piceni, chi vo¬ 
lesse completare la parte bibliografica dei medesimi, chi volesse 
mettere a posto date e nomi spesso errati, bisognerebbe che 
lavorasse non poco ed avesse a propria disposizione una ricca 
biblioteca francescano-regionale. Ora, possedere un periodico 
che si occupa in modo particolare di tutto ciò e che prepara 
un largo studio in proposito, dando ai lettori una serie cor¬ 
retta e completa dei santi francescani della Marca, significa 
torse che il suo lavoro è inutile per la semplice ragione che 
ripete ed insiste su cose, date e nomi in parte conosciuti? 
h medesimo si dica per tutte le altre serie nominate nel pro¬ 
gramma. 1 

. Altra osservazione. Perchè il Picenum non si dedica esclu¬ 
sivamente alla ricerca dei documenti che si credono perduti 
o di quelli che appena si conoscono ? Non neghiamo che se 
il Picenum restringesse le sue ricerche, il suo studio e la sua 
Pubblicazione a questo solo, esso assumerebbe una eccezionale 
^portanza e poche altre riviste congeneri potrebbero gareg¬ 
giare con il medesimo. Però a chi servirebbe allora ? a pochi 
rucliosi che già posseggono una vasta erudizione di storia 
ancescana e facilmente si annoiano di leggere cose in gran 
Parte note: ma e la maggioranza dei lettori ai quali è ignoto 
io che i pochi sanno? Non abbiamo mancato e non man- 
eremo in seguito di pubblicare documenti nuovi e nuovi 
v on di sana critica, per quanto ci sarà possibile, ma non 
P ssiamo nè dobbiamo fermarci a questo solo, diversamente 
uremo contro l’indole del Periodico, scontentando il nu- 
ero maggiore dei nostri abbonati, 
che q’ imane l’ u lbima osservazione circa l’ordine cronologico 
per ^ F' ,cenum dovrebbe seguire e circa il completare, volta 
dump ta ’ l 0 sue molteplici rubriche. La risposta a questa 
loo- - 1Ce - osservaz l° ne è facile. Per una vera e rigorosa crono- 
rico ? richi ede anzitutto il possesso dell’intero materiale sto¬ 
garvi Un ° stu( ^ io com pleto di ogni sua parte. Ciò potrà giu- 
libro ente P re t® n d er si da un’opera in edizione separata, da un 
bomn’f n °v gia una P eri °dica rivista la quale ha il 

P 1 o di radunare man mano gli sparsi materiali storici, 




































































































































































































































































































580 


PICENUM SERAPHICUM 


> 

studiandoli, purgandoli, completandoli. Non sarà poi sfuggito 
ad alcuno che nelle due rubriche. « 1 Ministri Provinciali 
delle Marche », « il Repertorio Bibliografico », il Picenum segue 
una specie d’ordine cronologico; in tutto il resto 'è proprio 
impossibile, poiché vi sono delle date che assolutamente non 
si trovano. In quanto poi ad esaurire una rubrica, prima d’in- 
cominciarne un’altra, rispondiamo che noi non pubblichiamo 
dei libri aventi un solo soggetto, ma un vero periodico nel 
quale ognuno deve gustare la varietà delle materie nella sola 
unità storico-francescano-regionale. 

Ci si domanderà : in che consiste, dunque, la vera indole 
del Picenum , la sua originalità, il suo esclusivo carattere? 
Rispondiamo che la sua vera indole, come è detto chiara¬ 
mente nel programma, consiste nel riunire quanto è stato 
scritto fino ad ora e quanto si scriverà in seguito riguardo a 
tutto ciò che è francescano-piceno, affinchè ognuno che vo¬ 
glia occuparsi, studiare e conoscere la nostra regione relati¬ 
vamente all’Ordine Minoritic.o, cioè i conventi, le chiese, ] 
santi, gli scrittori, la gerarchia, gli uomini illustri, i missionari 
e tutto il movimento francescano delle Marche nel lungo corso 
di sette secoli, non abbia più bisogno di ricorrere alle biblio¬ 
teche e di sostenere pazienti e difficili studi, bastandogli m 
possedere e leggere il solo Picenum Seraphicum , il quale avra 
al termine di ogni anno anche un ricchissimo indice anali¬ 
tico per facilitare qualsiasi ricerca. 

Concludiamo: il Picenum è un Periodico francescano-sto¬ 
rico-critico-regionale il quale realmente proferet de thesaufO 
suo nova et reterà ! 


Ila Direzione 


PICENUM SERAPHICUM 


581 


NOTIZIE E DOCUmEnn 


HA VITA DELLA BEATA C91LLA - BATTISTA VAIBBO DA CAIRI 


AVVERTENZA 


Contemplazione ed azione si temperano e integrano recipro¬ 
camente nella vita dei santi della Chiesa cristiana, ma in alcuni 
di essi la contemplazione prevalse di gran lunga sull’attività 
esterna. Questo si avvera nella vita della Beata Battista Va¬ 
rano, anima tutta vibrante di sentimento, di fede intima, di 
meditazione, d'introspezione e di rapimenti, come provano i suoi 
scritti. Pertanto i biografi, di lei, al pari di quelli di tanti altri 
santi e beati, intesero quasi esclusivamente a rilevare le sue 
virtù ascetiche, poco o nulla curando le circostanze esteriori 
della sua esitenza terrena. Del resto, l’accertamento di esse 
avrebbe richiesto indagini pazienti che furono compiute solo in 
piccola parte. 

Lasciando ad altri il compito di tessere una biografia com¬ 
pleta della eletta figliuola di Giulio Cesare Varano e di ritrarre 
COn intuito di filosofo e di artista la varia e procellosa vicenda 
Psicologica di cui sono frutti e testimonianze le bellissime Opere 
spirituali (1), stiamo paghi alla modesta comunicazione di alcuni 
pochi fatti e documenti fin qui sconosciuti o male interpretati. 


(1) Le Opere spirituali della Beata Battista Varani dei Signori di 
c onerino fondatrice del monastero delle Clarisse in patria ora per la prima 
0 a insieme riunite e corrette sopra gli antichi codici a penna e a stampa 
g c P' a di M. Santoni, Camerino, Savini, 1894. Per la bibliografia sulla 
^ • Battista rimandiamo alla diligente prefazione del Santoni al volume 
te 6 OP ere spirituali. Alle opere ivi citate sono da aggiungere: La Com- 
se de Rambuteau, La hienheureuse Varani, princesse de Camerino et 
n l !P eus e fraciscaine (1458-1527), Paris, Lecoffre, 1906. Joergfnsen Y. La 
7-8 Battista Varani, trad. ital. in La Verna, anno X, n. 3-4, 5-6, 

miil ^ ar 8Ì ail0 ~tifino, 1912. Puliti D. Un’asceta del Rinascimento, La B. Ca- 
« Battista Varani di Camerino, Roma, Desclèe, Firenze, libr. editrice 
dentina, 1915. 



















































































































































































































































































582 


PICENUM SERAPHICUM 


I. 

Di un preteso amore di Camilla Varano per Angelo Perozzi 

Sommario : Angelo Maria Ricci scrisse che di Camilla Varano era inna¬ 
morato Angelo Perotti, o Perozzi. — Probabile spiegazione di que¬ 
sta opinione. — Breve esame di alcuni passi della Vita Spirituale 
di Suor Battista Varano. — La più verosimile interpretazione di essi. 
— Notizie della famiglia Perozzi. — Un Angelo Perozzi, canonico 
della cattedrale, visse tra il Quattrocento e il Cinquecento, ma non 
era poeta, nè fu coetaneo di Camilla. — Un altro Angelo Perozzi, let¬ 
terato, fiorì nel secolo XVI avanzato. — Stemma della famiglia Perozzi. 

Angelo Maria Ricci, letterato abruzzese, ma vissuto lun¬ 
gamente a Rieti, festeggiandosi in Camerino la conferma del 
culto della Beata Battista Varano, promulgata da papa Gre¬ 
gorio XVI nell’aprile del 1843, recitò nel palazzo municipale 
il 25 maggio 1844, un discorso accademico ad onorare la me¬ 
moria della principessa camerte (1). Non disse che quanto 
era stato scritto dagli agiografi e biografi : ma, forse dominata 
dalle inclinazioni romantiche del tempo, a rendere più meri¬ 
toria la vocazione monastica di Camilla Varano, affermò che 
della bellezza di lei, ancora fanciulla, erano invaghiti più gio¬ 
vani e specialmente Angelo Perozzi da Camerino, cultore delle 
lettere e della poesia. Dopo aver detto che a Camilla, nella 

(1) Per il riconoscimento del Culto della B. Battista Varano da Ca¬ 
merino discorso accademico tenuto nell’Accademia camerte la sera del 1 
maggio 1844, Camerino, Sarti, 1844. Alla solenne cerimonia nella sala 
maggiore del palazzo comunale di Camerino intervennero, oltre i consi¬ 
glieri comunali e il gonfaloniere, Odoardo Giachesi, l’arcivescovo Mons. 
Gaetano Baluffi e il delegato apostolico Mons. Achille Maria Ricci, fijp 1 
dell’oratore, cav. Angelo Maria (1726-1850.) Il discorso, stampato a cur 
e spese del comune, fu dedicato al card. Mario Mattei, allora segretari 
di stato per l’Interno e protettore della città di Camerino. Oggi è rari ' 
simo. Del decreto pontificio (7 aprile 1843) per la conferma del cui 
della Beata diede comunicazione ai concittadini il gonfoloniere con . 
G. Mario Pallotta con manifesto del 1 maggio 1843 in cui s’invitano^. 
Camerinesi ad illuminare le proprie case la sera di questo giorno 0 
annunziano gli « armoniosi concenti della banda filarmonica ». Sulle op 
del Ricci vedasi : Sacchetti-Sassetti A. La vita e le opere di Ang 
Maria Ricci, Rieti, 1898. 


PICBNUM SERAPHICUM 


588 


piccola corte dei Varano, facevano corona i letterati e poeti 
Lorenzo Cretico, Tommaso Seneca, Giuliano Princivalle e Ma¬ 
cario Muzio, così il Ricci continua: « Difficil cosa intanto era 
per lei non sentire l’aura del plauso e l’alito dell’amore. Quindi 
s’avvide • d’esser perdutamente amata da quell’Angelo Perotti 
gentiluomo dalla bella persona e che avea cor formato alla 
dolcezza della coltura. Ma la giovinetta Camilla previde che 
quelle nozze non sarebbero state dal padre suo benedette e che 
ragion di stato la destinava ad un tal signore imbestiato tra 
le discordie cittadine : ibrida, malaugurata unione cui nè la 
natura, nè Dio avrebbero acconsentito. Quindi in bella ma¬ 
niera, onde gran piaga si sana, ella fe’ divieto all’innamorato 
Perotti di più vederla ed ei si volse all’amore di bellissima 
donna che un dei Varano fe’ poi ritrarre nelle sembianze di 
tutte le più belle favolose divinità in un suo castello che or 
diruto risuona dei suoi sospiri e delle canzoni del Muzio fra 
l’eco delle ruine e dei dirotti archivolti ». Notiamo subito che 
affatto ignoti a noi e ad altri sono il castello e la tradizione 
adombrati in queste ultime parole e che del Muzio non si 
conoscono liriche d’amore. 

Non occorre dire che l’autore non conforta la sua affer¬ 
mazione di documenti o di indizi tratti da testimonianze sin¬ 
crone o da tradizioni. Tuttavia attesa la negligenza dei canoni 
della critica storica propria di molti letterati ed accademici 
dei tempi passati, si può intendere che sieno stati composti 
lr J gruppo e collocati intorno alla fanciulla Camilla gli urna- 
msti camerinesi fioriti, a distanza di più decenni l’uno dall’al¬ 
bo, fra il Quattro e il Cinquecento. Ma donde mai il letterato 
Reatino trasse il romanzetto di Angelo Perozzi per Camilla ? 

pare, poiché a una pura invenzione non vogliamo credere, 
c he un fondamento all’asserzione del Ricci possa attribuirsi da 
Gii legge i primi capitoli della Vita spirituale della Beata 
attista. Costei, se male non interpretiamo le parole del pa¬ 
negirista, non dovette essere, nell’opinione di lui, repugnante 
o mdifferente alla passione del concittadino poeta, se si stu- 
10 di allontanarlo con bella maniera adducendo soltanto la 
Probabile renitenza del padre alle nozze con lui. Alcuni passi 
ella Vita possono far pensare che l’autrice intendesse di allu- 
ere a una. sua passioncella amorosa. Il capo V ragiona di 
primo confitto sorto nell’animo di lei tra certe voci lon- 















































































































































































































































584 


PICENUM SERAPHICUM 


tane, che la invitavano a farai religiosa, e la tendenza sua 
ad andare al mondo, espressione questa d’indole ecclesiastica 
e medievale e tuttora viva nelle nostre campagne dove darsi 
al mondo significa prender moglie o marito. Il cuore non era 
libero d’alcuna passione. Riferiamo le parole testuali di Ca¬ 
milla. « Ed erami dato un lume per il quale chiaramente 
vedeva che, se io andavo al mondo, per la mia vanità mi 
danneria: le quali voci [quelle che la chiamavano alla vita mo¬ 
nastica] mi parevano più amare che fiele pei la contraria e 
naturai disposizione a questo e forte ripugnava per la mia 
malignità e desiderio che aveva di andare alla broda e fango 
del mondo , allegando più ragioni che a questo per niun modo 
poteva assentire, nè questo deliberare e massime perchè non 
mi sentiva il cuor libero d’alcuna passione, delle quali bisogna 
sia al tutto spogliato qualunque in verità vuol servire a Dio ». 
Il capo VI narra come Camilla, senza conoscerlo di persona, 
scrivesse a frate Francesco da Urbino, che predicava a Ca¬ 
merino, pregandolo di provvedere alla salute di un peccatore 
e tacendo affatto la condizione del proprio spirito, come il 
frate le rispondesse e le raccomandasse di curare la purità 
dei pensieri e degli atti. « Lette queste parole, mi si fece come 
un’ambascia, perchè non mi parvero parole, ma acute saette 
mandate da Dio che mi trafiggesse il core. Io sapeva che non 
mi avea mai parlato, nè veduta e che così bene sapesse la 
prigionia del cuore mio. Dissi a Dio, poiché fui in me ritor¬ 
nata, tu, Signore, mi parli per la bocca di costui, esso so che 
non sa il fatto mio e dice che io mi vinca me stessa, se vo¬ 
glio esser libera, e così mi dispongo di fare. E veramente, 
patre mio, non mi vinsi tre o quattro volte me stessa di non 
voler vedere quello mi piaceva e dilettava che fui libera ha 
tal passione. Per la qual cosa posi tanto amore e devozione 
ad esso frate Francesco che fu un poco troppo, ma necessario 
perchè si commutò l’amore e dilettazione falsa e mondana 
nell’amor santo e spirituale. Il gran beneficio per sue sante 
parole ricevuto a questo mi costringeva. » 

La sorpresa dolorosa di vedere scoperta una segreta 1°' 
clinazione, quello sforzo ripetuto tre o quattro volte di aste 
nersi dal vedere quello che piaceva e dilettava, il dirsi libftt 
dalla passione, l’opposizione tra l’amore e dilettazione 
mondana e l’amore santo e spirituale possono far credere eh 


PICENUM SEBAPHICUM 


585 


qui si accenni a una calda simpatia della scrittrice per un 
cavaliere della piccola corte di Camerino. E a questa interpre¬ 
tazione pare conferire verisimiglianza la locuzione « la pri¬ 
gionia del cuore ». Immagine già usata nel capo IV dove 
Battista dice di aver avuto il cuore imprigionato per tre anni. 
Ma chi nella spiegazione dei passi dubbi delle scritture intese 
a significare sentimenti o stati d’animo voglia applicare il 
principio della comparazione di essi con tutto il contesto delle 
opere e col carattere dell’autore dubiterà forte della supposta 
interpretazione del Ricci. Il quale, secondo noi, se egli vera¬ 
mente credette alla passione erotica di Camilla per i passi 
qui sopra citati o riferiti, questi considerò e interpretò isolati 
e avulsi da tutto il resto della Vita spirituale. Se li avesse 
coordinati con i racconti e le riflessioni che precedono e se¬ 
guono, avrebbe riconosciuto ragionevole e savio il silenzio dei 
biografi sulla pretesa passione della giovinetta. Di fatto l’at¬ 
tenta lettura dei capi IV-VIII ci apprende il modo dello svol¬ 
gersi e trionfare della vocazione monastica di Camilla attra¬ 
verso una serie di stati psichici graduali per cui dal disprezzo 
delle suore e dei frati si giunge alla ferma risoluzione di ab¬ 
bracciare la vita religiosa. Il capo IV descrive l’abito della 
preghiera congiunto alla spensieratezza giovanile. « Altro ac¬ 
costamento a Dio non sapevo che si fosse, perchè, cavatone 
questo poco tempo di orare, che è detto di sopra, tutto l’al- 
t ro non lo spendea se non in sonare, cantare, ballare, pas¬ 
seggiare e in vanità e in altre cose giovanili e mondane che 
queste discendono. Eranomi in tanto fastidio le cose 


da 


devote e li frati e le suore che non ne poteva veder nessuno 
e facevami beffe di chi leggeva le cose devote. Di ornarmi e 
le gger le cose vane poneva tutta la mia cura. In questi tre 
anni sempre ebbi il cuore imprigionato (1) e molto ci pregavo 
udio che mi facesse grazia che l’avessi libero : ma mai potei 
P er mie orazioni tal dono ottenere ». I tre anni (1476-1479) 
s °no quelli che precedettero la vocazione maturatasi tra in- 
Cer tezze e lotte interne accompagnate sempre alla meditazione, 


^ Furono queste parole che indussero il nostro compianto maestro 
6 . ùde Conti, vivido, versatile e coltissimo ingegno, ahi ! troppo presto 
„ ì^ustamente obliato dai suoi concittadini, a seguire Y opinione di An- 
0 M. Ricci. Cf. Conti A, Camerino ei suoi dintorni, Camerino, 1870, 164. 



















































































































































































































































































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PICENUM SEBAPHICUM 


alla preghiera, al voto delle lacrime. (1) Il capo V ritrae l’ef¬ 
ficacia delle prediche di frate Francesco da Urbino, cioè un 
maggior fervore nella preghiera e l’annuncio vago dell’invito 
di Dio allo stato monastico al quale contrasta il desiderio na¬ 
turale delle gioie dell’amore terreno. Il cap. YI descrive 11 tur¬ 
bamento prodotto dal monito di frate Francesco che racco¬ 
manda a Camilla la castità. Le parole che qui si leggono 
dello sforzo ripetuto tre o quattro volte di non voler vedere 
quello che le piaceva e la dilettava e le altre, dove si dice 
che l'amore e dilettazione falsa e mondana si commutò nel¬ 
l’amore santo e spirituale, parole che pare abbiano indotto 
lo Joergensen a credere all’esistenza della passione profana, (2) 
devono interpretarsi nel significato dell’alienazione dell’anima 
dalle cose terrene e della purificazione di essa nella contem¬ 
plazione delle verità religiose. Se dovessimo intendere la me¬ 
taforica prigionia quale dominio di una passione amorosa, nè 
sarebbe bastato a fugar questa il lieve sforzo del non vedere 
per tre volte la persona amata, nè alla liberazione sarebbe 
seguito un altro periodo di contrasti interni prima che si av¬ 
verasse la piena vittoria della vocazione religiosa. Il cap. VII 
narra che Camilla, indotta dalla predica di frate Francesco 
sull’Annunciazione, fece voto di castità e si confessò poi da 
frate Oliviero, donde la purificazione dell’anima, il più forte 
martellare della divina bontà, le ultime sempre più tenui re¬ 
sistenze. Finalmente il capo Vili chiude l’alterna vicenda del 
sì e del no colla raffigurazione, di tipo medievale e scolastico, 
del libero arbitrio , che, giudice in cattedra, sedendo, a vedere 
la crudele battaglia dà la sentenza contro Camilla. Indi il p r0 ‘ 
posito irrevocabile di monacarsi e di partire alla volta di U r 
bino. Siamo dinanzi a una serie di stati d’animo da cui esula 
l’assillo della passione amorosa, che avrebbe dato luogo a beo 
altre lotte e a ben diverso linguaggio. Il contrasto è tra la v0 ‘ 
cazione religiosa sempre più decisa da un lato e le tendente 
giovanili e le abitudini mondane dall’altro alle quali s’alia 

(1) « E questo fu per tre anni continui prima che mi deliber ftSSl 
donarmi tutta a Dio ». Op. p. 9. 

(2) Op. cit. in La Verna, a X p. 201. Anche D. Puliti, op. cit • 
accenna all’amoie di Angelo Perotti per Camilla, ma esclude che e " 
abbia avuto rapporto colla vocazione di Camilla, fatto su cui ha a ° 
osservazioni. 


PICENUM SEBAPHICUM 


587 


coll’immagine della prigionia. In questa opinione ci confer¬ 
mano le parole del principio del capo VII dove si parla della 
liberazione dalla servitù di Faraone e della sollecitazione di¬ 
vina al popolo eletto che vada a sacrificare nel deserto, cioè 
dell’invito all’anima di Camilla di votarsi al chiostro. Qui per 
Faraone deve intendersi il complesso degli allettamenti del 
secolo, il prevalere della vita profana su quella religiosa e 
penitente. E, a proposito della vocazione monastica, non si 
deve dimenticare che il primo vago presagio di essa può dirsi 
si annunzi nella profonda impressione che Camilla, bambina 
di 8 o 10 anni, provò alla predica sulla Passione fatta il ve¬ 
nerdì santo in Camerino dal Minore Osservante a cui è indi¬ 
rizzata la Vita spirituale. 

A noi non pare di scorgere nelle parole della Beata i 
segni di quei palpiti di cui, per legge naturale, batte il 
cuore delle fanciulle. Ma, se altri tenesse contraria sentenza 
6 seguisse l’interpretazione che pensiamo accogliesse Angelo 
Maria Ricci, dovrebbe confessare che ci è affatto ignoto il 
nome di colui che avrebbe attratto su di sè gli sguardi e i 
pensieri della nostra principessa. All’oscurità e al mistero 
n °n si stette pago il letterato reatino, ma si piacque di desi¬ 
gnare nella persona di Angelo Perotti o Perozzi l’ignoto ado¬ 
ratore di Camilla. 

La famiglia dei Perozzi, come quelle dei Pierbenedetti, 
dei Conticelli, dei Paolucci, dei Medici, dei Todini, dei Cuc- 
chiaroni, dei Porfiri, dei Voglia, dei Savini, dei Pucci e altre 
molte, oggi quasi tutte estinte, ai tempi della Beata Battista 
possedeva non tenui ricchezze e godeva di considerazione 
bella città e nella corte, appartenendo al ceto dei mercanti 
c be allora formavano la classe dominante. Fioriva ancora 
bel nostro territorio l’arte della lana i cui prodotti erano 
Portati a Roma, Perugia, Siena, e la città aveva fondachi 
*b gran numero (1). Quello dei Perozzi, ricordato in molti 

. (1) Che Camerino nel Rinascimento prosperasse di ricchezza prove- 

lente assai meno dall’agricoltura, che dall’industria e dal commercio è 
r ovato manifestamente dai numerosi contratti relativi al commercio dei 
unitaria, ai depositi, e ai mutui di denaro degli atti notarili. Anche la 
^cnzione delle fiere di S. Ansovino e S. Venanzio, che si legge nei 
\rf l c hristianae reliaionis di Ludovico Lazzarelli da Sanseverino (Cod. 
icano 2853) attesta il fatto. 




























































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


contratti del Quattrocento, si trovava nella contrada di Mezzo 
dove crediamo si aprisse la via dei mercanti menzionata in 
più atti. I mercanti facevano ragguardevoli guadagni e com¬ 
peravano terre sull’esempio dei Varano, signori della città, che 
col denaro delle condotte militari accrebbero notevolmente il 
novero dei beni immobili della famiglia. 

I Perozzi, cognome derivato dal nome personale Perozzo 
o Pierozzo, già sul principio del secolo XV, possedendo molte 
terre nel territorio del comune di Camerino e servendo il 
potente loro signore Rodolfo III Varano, seppero procacciarsi 
insigni beneficii e favori. Ladislao di Durazzo, re di Napoli, 
con diploma del 30 giugno 1414, riferito dal Lili (1) investì 
di due castelli dell’Abruzzo (Araste e Bacicco) Venanzio e 
Pierantonio, padre e figlio. Fratello di questo Venanzio fu 
Giovanni il cui testamento (10 marzo 1400) prova la prospe¬ 
rità ragguardevole della famiglia e la pietà di lui che pre¬ 
scrisse la fondazione di una cappella gentilizia, dedicata a 
S. Cristoforo, nella cattedrale. (2) Al tempo del restaurato 
governo comunale (1434-1443) un Pierantonio di Venanzio 
Perozzi — certo, uno dei feudatari creati da Ladislao — era 
capitano dell’arte dei mercanti cioè della più ricca delle arti, quella 
della lana, e ambasciatore del comune a Francesco Sforza, Mar¬ 


ti) Lili Camillo, Historia di Camerino , II, 139-140. E’ probabile che 
la concessione dei due castelli abruzzesi avesse rapporto colla pastorizia 
che forniva la lana alle fabbriche di panni in Camerino. 

(2) Giovanni, figlio di Perozzo, possessore di molto denaro e di e 
terre situate nel territorio del comune di Camerino, a Pozzolo, Cigna® 0 
Caselle, Mistrano, Mergnano, Crispiero e altrove, nomina eredi il 
legittimo Perozzo e il nepote ex /ilio Ansovino, nato da Antonio P re 
morto al testatore, suo padre, e assegna la dote di 350 fiorini (300 ® 
davano i Varano alle figlie naturali) a ciascuna delle figlie, Genti) 1 ® 1 
Bellafìore. Chiodolina, Mita, Mattia e Lucarella. Gli alimenti al fi S 1 
naturale Francesco. La tutela dei figli ed eredi è affidata alla ni 0 8 . 
Gialdolina e al fratello Venanzio. A spese di questo e del testatore sa 
eretta la cappella di S. Cristofaro nel Duomo a cui vengono asseg na ^ 
particolari rendite. Il cappellano, da nominarsi dal fratello Venanzio 
dai suoi discendenti, celebrerà la messa nella cappella almeno tre v 
per settimana. . j 0 

L’atto manca del principio ed è il primo del protocollo del ®° ^ 
Giovanni di Ser Giovanni Blaxioli da Camerino nell’arch. notarile 
questa città. Cred. 5. n. 23. 


PICENUM SERAPHICUM 


589 


chese della Marca, nel 1439 (1). Nè ciò impedì che i Perozzi tor¬ 
nassero agli antichi, amichevoli rapporti coi Varano. Se non 
che l’invasione delle milizie di papa Alessandro VI e di suo 
figlio, Cesare Borgia, indusse alcune delle famiglie più ricche 
di Camerino ad abbandonare i Varano, non per odio verso 
di essi, ma per provvedere alla sicurezza delle persone e dei 
beni dinanzi alla minaccia delle milizie borgiane assedianti 
la città. Anche i Perozzi nel luglio del 1502 concorsero a dare 
a Giulio Cesare Varano il consiglio di cedere al nemico pre¬ 
ponderante e furono tra i primi a dichiarare la propria fe¬ 
deltà al governo di Giovanni Borgia, creato dal papa duca 
di Camerino (2). Avvenuta la seconda e durevole restaura¬ 
zione dei Varano (agosto 1503) in persona di Giovanni Maria, 
dopo la morte di papa Borgia, i Perozzi patirono le vendette 
del principe. Il 21 ottobre 1503, insieme con altri, furono 
presi e chiusi nella rocca di Sentino, più specialmente desti¬ 
nata ad accogliere i rei politici, cioè i ribelli ai Varano, ben 
quattro di quella famiglia : Venanzio di Pietrantonio, il figlio 
di Venanzio, Pietrantonio , e i nepoti Giacomo e Alessandro , 
figli del fratello Giovanni (3). Allora, o più tardi, fu mandato 
nelle prigioni di Sentino anche Angelo Perozzi di Venanzio, 
c anonico della cattedrale, fratello di Pietroantonio. Dopo più 
di un anno, quando molti dei beni della famiglia erano stati 
confiscati per volere del signore della città e una casa era 

(1) Vedi la convenzione tra Camerino e Francesco Sforza (1 aprile 
pubblicata da Felicianueli B, Delle relazioni di Francesco Sforza 

Coz Camerti e del suo governo nella Marca in Atti e M. della R. Deput. 

■ St. patria per le Marche, N. S. V, 447. 

(2) Lili, op. cit. II, 218. 

. (3) « 21 ottobre 1503. Fu pigliato Angelo di Melchiorre [della fa- 
^glia Paóluccì, Lili, II, 141], Venanzio di Pierantonio, Piermatteo di Mariano 
d Griacomo, Pierantonio, figlio del detto Venanzo, Giacomo et Alessandro 
vi Giovanni di Pierantonio da Camerino ad stantia del Sig. Giovanni 
aria et dicesi furono menati a Sentino ». Diario di Pierantonio Lili 
ra i uiss. di Camillo Lili II, c. 49 nella Valentiniana di Camerino. Un 
qualche rapporto colla confisca dei beni di questi cittadini camerinesi, 
Sputati di ribellione al loro signore e imprigionati a Sentino, deve 
s Vere l’atto col quale il 29 marzo 1504, Giovanni M. Varano, alla pre- 
^?uza dei nobili uomini Benedetto e Giacomo di Luca Ranalducci, Ma- 
ano di Domenico detto della Bica, Ser Camillo di Ser Mariano, Pie- 
Q 0 Pa°lo di Bartolomeo Fazi e Piermatteo di Ser Vincenzo, tutti di 
amorino, asserendosi procuratore e rappresentante di Angelo di Mei- 






















































































































































































































































































590 


PICENUM SEEAPHICUM 


stata donata a messer Ippolito Fidi da Fiastra (1), consigliere 
del Varano e giureconsulto di bella fama ai suoi tempi, i 
reclusi della rocca di Sentino, subornando il castellano, riu¬ 
scirono ad evadere. Ma, non fortunati o non abili, alcuni fu¬ 
rono sorpresi e arrestati, altri, vedendosi perduti, implorarono 
misericordia dal Varano il quale perdonò a Giacomo, cugino 
di Angelo. Quest’ultimo, fuggito cogli alti da Sentino, era 
stato preso a Mistrano, villaggio montano a VV della città, 
dove i Perozzi avevano terre. Forse Angelo aveva cercato 
riparo nella lorre di Mistrano che apparteneva pure alla fa¬ 
miglia (2) e che, dimezzata, esiste ancora. Quale sorte gli 
toccasse s’ignora (3). Potrebbe esser costui quell’Angelo Pe- 

chiorre, Piermatteo di Mariano di Giacomo, Venanzio di Pierantonio dei 
Perozzi e dei fratelli Giacomo e Alessandro di Giovanni di Pierantonio 
dei Perozzi, sostituisce a se medesimo Ser Girolamo di Bartolomeo 
nominato suo procuratore con atto del medesimo giorno. Arch. not. di 
Camerino, Rogiti di Bartolomeo d’Antonio a. 1504, c. 108. Il notaio Ser 
Girolamo di Bartolomeo fu per molti anni fattore e rappresentante di 
Giulio Cesare, poi del figlio Giovanni Maria. 

(1) « Messer Ippolito da Fiastra ad mezo ottobre 1504 andò a stare 
in casa di Venanzo di Pietro Antonio da Camerino » Diario cit. c. 50. 
Nel 1504 Ippolito Fidi era uditore del Varano. 

(2) Bili, II, 311. 

(3) « 1504 lu mercoldì al tardi a dì 6 verso li 7 \novembre\ Angel° 
di Melchiorre, povero meschino, Piermatteo di Mariano di Giacomo, Ma¬ 
riano, suo figliolo, Giacomo di Giovanni di Perantonio di Venanzo e 
Alessandro suo fratello e lu canonico, fratello de ipso Perantonio, et ba- 
roglio, figlio di Japocone, se uscirono di prione dalle carcere de Sem 
tino, dice subducendo lu castellano, et tamen, perchè l’Excellentia eie 
Sig. Giovanni Maria li mandò ad la cerca, lu povero Angelu fu trovato 
che in pianelle venia ad misericordia del Signore a Camerino et fo t° r 
nato indietro. Li altri, lu prete fu preso a Mistrano a di 7 di novembrOj 
Permatteo e lu figliolu fu pigliato a dì 8 et Iacomo predetto venne cu 
di 8 a trovare lu Signore in camera et buttoseli ad li piedi dimandati ^ 
pietà et misericordia et l’Ex, del sig. Io Maria, principe magnanimo * 
huomo benigno, lu abbracciò et perdonolli, poi li donò la sua veste ^ 
poselo in groppa del suo cavallo et menollo per tutta la città del c ^ 
molto fu laudato. Et similiter lu detto Baroglio venne a misericordia 
perdonolli et immediate lu Sig. Gio Maria mandò per la famigli 
ipso Giacomo che tornasse indietro che detto dì se ne andavano con 
tutte le famiglie delli detti otto prioni cercati di scampare, in verità c ^ 
gran pietà a vederli, bencbè non so se tal cosa meritavano per li s01 > 
andare a stare a Sanseverino » Diario cit . c* 51. La rocca di Sen ^ 
vide altri tormentati nel 1522, Lili II, 286. Rritroveremo Giacomo 
Giovanni Perozzi procuratore del monastero delle Clarisse nel 1510. 


PICENUM SEEAPHICUM 


591 


rozzi, che avrebbe amata e cantata Camilla Varano, secondo 
] asserzione dh Angelo Maria Ricci ? E’ ben difficile crederlo 
perchè egli, nato nel 1472, non aveva che nove anni quando 
Camilla, che ne contava allora 23, lasciava Camerino nel 1481 
per entrare fra le Clarisse in Urbino (1). Del resto non si 
conosce prova o indizio qualsiasi della sua familiarità colle 
Muse. Letterato e poeta fu un attro Angelo Perozzi da Ca¬ 
merino di più decenni posteriore all’omonimo e non avven¬ 
turato canonico. Figliolo di Piermarco (2j, fu arcidiacono della 
cattedrale, servì il cardinale Alessandro Farnese, camerlengo, 
dal quale ricevette in godimento perpetuo il cottimo di Cri- 
spiero (3) e morì di 40 anni a Viterbo nel 1561. Dotto di la¬ 
tino e di greco lo dice un’iscrizione funebre conservataci dal¬ 
l’erudito camerinese Venanzio Argenti (4). Ma di lui non 


\±) -rierro iraoio di b. Anatolia, dottor© dei decreti, priore della col- 
^giata di Fabriano e vicario generale del vescovo di Camerino, Fabrizio 
varano, il 30 giugno 1493 immette Angelo Perozzi nel possesso delle chiese 
Previstali di S. Ilario e di S. Fermano del castello di Fiastra in virtù di 
|ina bolla pontificia in data 23 aprile dello stesso anno. In questa bolla è 
etto che Angelo è in età di 21 anni. Archiv. not. di Camerino Eogiti 
1 Arcangelo d’Innocenzo da Fiastra, cancelliere del vescovo. Il Perozzi 
°ra canonico della cattedrale di Camerino fino dal 1496, apparendo egli 
r ° n ta l qualifica tra i testimoni ad un atto del 27 novembre di quell’anno 
°gato in Camerino dal predetto notaio Arcangelo. Però il suo nome 
tr anca n ©l novero dei canonici in un atto del 31 ottobre 1504 — men- 
era arcidiacono Nicola Yicomanni — appunto nel tempo della deten¬ 
ne nella rocca di Sentino. Rog. di Pietro Antonio di Venanzio. 

Per r ^° n , sa P remmo dire se questo Piermarco sia il medesimo che 
F Siste nell’inimicizia contro Giovanni Maria Varano e compare tra i 
in ! l !! C ì ltÌ ne ^ 1522 e nel 1528. Lili II, 286, 308. Fu con altri riammesso 
Clt ta il 4 giugno 1528. Lili II, 317. 

Se j. ' ) concessione del cottimo — complesso di terre arative e bo- 
j- ari); Ve , 1 il cui reddito è calcolato a circa 30 some di grano e altret- 
per 6 r 1 Spe ! ta — afferma nel proemio che Angelo sosteneva gravi spese 
v ers ® s .^ U( ^i a °ui attendeva e in cui si segnalava. Il canone annuo da 
Vati 1 11 29 g iu g no al tesoriere di Camerino era di 40 scudi. Arch. 
stesso i Cameralia 157 > 143 > Roma 25 aprile 1549. A c. 47 r dello 

al c [ - v . 0 lume dei Cameralia trovasi la concessione in enfitensi perpetua 
c 0ri , le , r , lco Annibale Giovio da Camerino del cottimo della rocca d’Ajello 
gr a]a u 6 1® pertinenze e gli annessi della rendita di circa 20 some di 
,.® can one annuo di 25 scudi. Roma 14 febbraio 1549. 
qu e u * Angelo Perotio camerti | ecclesiae camertis archidiacono | utra- 
AlorLti n ^ Ua °. rnato I Alexandri Famesii min. a sec. card. | in archiep. 
s r egalis | procuratori | Antonius | et Fridericus frater | PP. V kal. 














































































































































































































































































































592 


PICENTJM SERAPHICUM 


conosciamo che un carme in distici latini indirizzato a Paolo 
Griovio (1). Un sonetto gli fu dedicato dal Varchi, che ricorda 
un comune signore (forse il cardinale Farnese) e loda la vii tu 
del giovane camerinese nei primi due versi : 

Angel sceso tra noi di Paradiso 
Con quelle grazie che di lassù si hanno. (2) 

La famiglia dei Perozzi fu compresa tra quelle i cui 
membri dovevano costituire i consigli cittadini, secondo la 
riforma del Cardinal Durante, (1546), legato pontificio, che, 
per incarico di Paolo III, diede ordine e forma al governo 
locale del ducato quando questo fu devoluto alla Santa Sede 
e tra noi cominciò la diretta signoria papale (3). Antonio di 
Piermarco Perozzi, fratello di Angelo iuniore, appare tra i 

consiglieri nel 1546. . . 

Lo stemma della famiglia (che pare finisse sul principio 
del sec. XVIII in Olimpia figlia di Stefano Perozzi e moglie 
di Domenico Guglielmi (4) è d’azzurro a tre bande d ar¬ 
gento, caricato in punta di tre stelle d oro a sei laggi pu® 
tra la prima e ! la seconda banda. Lo scudo è sormontato dalia 
corona ducale secondo si ha da un codice dell’archivio conni; 
naie di Camerino che contiene notizie delle famiglie nobi 

lui. sai. an. MDLXI | Vixit an. XL. « Argenti Venanzio Raccolto h^. 
rico della città di Camerino, c. 300, ma. nella Valentmana. A Q.JU* 
legge altra iscrizione che poco differisce da questa, ma non e detto a 
queste lapidi si trovassero. Forse furono scritte per essere poste 
tomba nella cappella gentilizia di S. Cristoforo. Lo stesso Argenti, c. 0V ’ 
riferisce una breve biografia di Angelo Perozzi scritta dal camerin 
Venanzio Del Giglio dalla quale si apprende che dai Farnese tu acur^ 
rato in un’importante ambasceria a Filippo II, re di Spagna, c 6 
caro al cardinale Giovanni Antonio Facchinetti (Innocenzo IX) e ^ 
sarebbe stato creato cardinale, se morte precoce non lo avesse col o. 
sepolto in Viterbo non è detto in quale chiesa. 

(1) « Angeli Perotii ad Paulum Iovium » in Poemata ex V xa K a 
rimis auctorum probatissimorum scriptis quae nondum edita fuer u ^ 
Joanne Antonio Taygeto accademico occulto selecta, Brixiae, lobo 
Sono cinque distici sul dono di una sella. , 

(2) Varchi B. Sonetti , Firenze, Torrentmo, 1555, p. Ib2. 

(3) Statata civitatis Camerini, Camerino, Gioioso, 1563 c. 2b. 

(4) Arch. com. di Camerino, Cod. H, h. 8. 


PICENUM SERAPHICUM 


593 


cittadine (1). Ma la corona manca nello stemma dei Perozzi 
riprodotto in una raccolta, fatta, forse, nel Settecento, degli 
stemmi delle famiglie e posseduta dal dott. cav. R. Battibocca. 

Il Lili raccolse una tradizione (certo ancor viva ai suoi 
tempi) secondo la quale Giulio Cesare Varano, innamorato di 
una gentildonna dei Perozzi e da lei respinto, avrebbe sfo¬ 
gato il suo dispetto facendo ritrarre a profusione il motivo 
ornamentale delle pere, talora con allusioni e figurazioni spre¬ 
giative, nel palazzo costruito in Camerino (2). Se non ci è 
dato di verificare l’asserzione dello storico nel palazzo di Giulio 
sottoposto a radicali rifacimenti e trasformazioni, possiamo 
tuttavia accertare che quel motivo ricorre frequente nei resti 
delle pitture murali a guazzo che adornarono il maniero di 
Beidiletto e il palazzo varanesco di Sant’Anatolia (3). Ma che 
esso si debba alla ragione espressa dal Lili non ci pare vero¬ 
simile. Forse quella spiegazione derivò dalla notizia diffusa 
che i Perozzi, al tempo di Giulio Cesare e di Giovanni Maria 
Varano, perderono, colpevoli o no, il favore del principe. Del 
lesto l’ornamentazione predetta, che, nel palazzo di Camerino, 
s i accompagnava a festoni di fiori e ad altri motivi, può darsi 
avesse sua origine nella imitazione dei fregi decorativi di 
fiori e frutta di cui si piacquero i Crivelli. Carlo, il maggiore 
di essi, lavorò anche a Camerino eseguendo per S. Domenico 
due trittici, oggi a Brera e Venezia, e per la chiesa di S. Pie- 
tro di Muralto, una tavola mentovata in un documento 
del 1488 (4). 

II. 

A chi è indirizzata la Vita spirituale. 

Sommario: Inconsistenza delle ragioni per cui fu creduto che la Vita 
sia indirizzata al Beato Marco da Montegallo. — Conoscere il nome 
del Francescano a cui Suor Battista si rivolge nell’autobiografia equi¬ 
ni) Cod. Hh, 8. Qui si legge che Antonio di Piermarco Perozzi fu 
scritto al consiglio nel 1546. 

(2) Bili, II, 220. 

„ (3) Feliciangeli B. A proposito dell'edizione dei più antichi statuti di 

Anatolia, Camerino 1910, 18-21. 

£a ' -^'Vlaguzzi Valeri F. Catalogo della r. pinacoteca di Brera, Ber¬ 
ti 111 °> 1908, 120 e Aleandri V. Il pittore Carlo Crivelli a Camerino in 
asse gna bibliografica dell’arte italiana, VIII, 144-45, Ascoli, 1905. 

Anno I, 1915 . Eaboicolo V. 88 



























































































































































































































































































594 


PICENUM SERAPHICUM 


vale a sapere chi fu il vicario provinciale che ricevette in consegna 
dal Varano il monastero delle Clarisse di Camerino. — Il diarista 
Pierantonio Lili descrive la cerimonia, ma tace il nome del frate. 
— L’atto di consegna del monastero ai Minori Osservanti ci svela 
il nome di Domenico da Leonessa. — Il documento dimostra che 
nel nuovo monastero si doveva osservare l’assoluta povertà. — Que¬ 
sto volle ed ottenne Camilla. — La renitenza patema alla monaca¬ 
zione di lei. — Un’opinione del Pascucci, biografo della B. Battista 
intorno al contegno di Giulio Cesare. — Notizie di Gerirvi a di 
Rodolfo IY e di Ginevra di Giulio Cesare. 

Com’è noto, l’aurea autobiografia spirituale della Beata 

Battista è indirizzata a un religioso di cui l’autrice non scrive 

mai il nome. Di lui si afferma soltanto che predicò a Came¬ 
rino, quando Camilla Varano aveva otto o dieci anni ( 
o 1468), che presiedette all’ingresso di lei nel monastero ai 
Urbino e che, vicario provinciale dei Minori Osservanti nella 
Marca, chiuse lei e le sue compagne nel monastero di S. Chiara 
di Camerino (1484). Si credette da alcuni che questo religioso 
fosse il Beato Pietro da Mogliano (1). Quando la constata¬ 
zione che la Vita spirituale fu scritta nel 1491, cioè un ann 
dopo la morte del B. Pietro da Mogliano, provò l’assurdiw 
di tale opinione, si sostituì al B. Pietro il Beato Marco 
Montegallo (2) per il quale sta la menzione di un frate Man 
mio cordialissimo patre nella seconda parte della lettera coi 
quale Suor Battista nel 1491 accompagnò alla Duchessa 
Urbino, Elisabetta Gonzaga Montefeltro, la descrizione 
transito del Beato Pietro da Mogliano (8). ^ 

Ma il semplice ricordo di frate Marco non può bastai 
a far ritenere che costui sia una stessa persona col 

(1) Pascucci M. Vita della B. Battista Varani, Macerata 1680, 
P Vincenzo da Poeto S. Giorgio M. Oss. Vita della B. B. V. ^ 
gna 1874; Camerini F. Vita del B. Pietro da Mogliano, Camerino, A 

Il padre Corrado Ianning, dotto commentatore della Vita 
primo accertò l’impossibilità che essa fosse indirizzata a Pietro da 
gliano. Vedi Acta Sanctorum ediz. 1688, VII, 489. ai 

(2) Marini Antonio Maria Vita della B. Battista Varani (a cura 
M. Santoni) Camerino, 1882 p. 5-7; Santoni Opere spirituali « 

B. B. p. 1, Mariotti C., Il B. Marco da Montegallo, Quaracchi 

p.’ 114-115.' 

(3) Opere spirituali, 98. 


PICENUM SERAPHICUM 


595 


Marco da Montegallo, tanto meno se si considera la differenza 
di linguaggio e di contegno di Camilla Varano verso l’innomi¬ 
nato vicario a cui è diretta la vita spirituale e verso frate 
Marco. Questi è dettto soltanto mio cordialissimo (affeziona¬ 
tissimo) patre, mentre il direttore spirituale a cui è diretta 
l’autobiografia apparisce sempre circondato di profonda e filiale 
reverenza. Il che ò buon motivo ad escludere che Suor Bat¬ 
tista osasse di servirsi di lui per una missione modesta e 
quasi servile qual’era quella di chiedere a frate Francesco da 
Monteprandone se il transito di Pietro da Mogliano da lei 
scritto contenesse inesattezze od omissioni. Si deve, dunque, 
ragionevolmente conchiudere che il frate Marco mentovato 
nel Transito era un Minore Osservante affatto diverso dall’in¬ 
nominato vicario della Vita col quale il Marini volle confon¬ 
derlo. Forse si tratta di quel frate Marco da Urbino che nel 
1472 fondò il monte di pietà a Iesi (1). 

Il contemporaneo Pierantonio Lili, il cui diario, come 
quello del figlio Bernardino, ci è pervenuto — non sappiamo 
se completo o no — in copia fatta eseguire dal discendente 
Camillo, lo storico di Camerino, descrive brevemente la ceri¬ 
monia del possesso del monastero di S. Chiara, ma quanto 
Mia persona, che lo ricevette dal Varano, si restringe a no¬ 
tare che era un frate del convento di S. Pietro di Camerino, 
moè uri Minore Osservante. « 1483. Fo fatto lu monistero e 
lo dedicato alla gloriosa Santa Chiara dalla chiesa in reto e 
e a dì quattro dellu mese de gennaro [1484] de domenica, 
^ fu renchiusa la figliola dellu illustrissimo signor Giulio 
e sare con otto sore le quali vennero due dì innanti dallu 
monistero de Orbino e focce fatta grandissima processione 
e partese da S. Maria magiore [il duomo] et andò allu 
monistero verso S. Agostino et voltò da S. Antonio oltre, ac¬ 
compagnandole fino alla casa de Stefano de Lancianello et 
m quello tribbio voltò in su : et esse monache se n’andaron 
Mlu loco (2) sempre nenguendo grandissimamente : et alla 
Porta de qua verso S. Venanzo fatto fu contratto et consignate 
a un frate di S. Pietro le chiavi de ipso monisterio per ipso 

(1) Anselmi A. Il monte di pietà di Arcevia, Foligno, 1893, 11. 
cab ] P ar °l a luogo significa qui convento secondo il senso del vo- 

0l ° locus nei documenti latini del tempo. La Beata usa pure la parola 
































































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


sig. Giulio con rogatione de notario e forme rogato Ser An¬ 
tonio della Fiminata e fo ben editto per messer Andreo Or- 
sello al presente vicario [del vescovo Fabrizio Varano ] e po' 
se renchiusero dentro » (1). La processione, che accompagnò 
le nove sore venute da Urbino — tra cui Suor Battista Va¬ 
rano, già clarissa per la solenne professione fatta nel mona¬ 
stero di quella città — dovette movere dalla cattedrale, per¬ 
correre la via dell’Arengo (oggi Cavour), proseguire per la 
odierna via Camillo Lili (già chiamata Via Grande) volgere 
a sinistra e discendere sulla Piana (oggi Favorino) e dirigersi 
al borgo. Accanto al monastero delle clarisse era la casa di 
Stefano de Lancianello (un villaggetto del comune di Came¬ 
rino) (2) dove il corteo si arrestò per tornare indietro verso 
la città, mentre le suore col Varano e pochi altri continua¬ 
rono alla volta di S. Chiara. La porta de qua verso S. Ve¬ 
loce > per indicare il convento degli Osservanti in Camerino e la parola 
monastero per significare quello da lei abitato in Camerino ( Op. spiri¬ 
tuali, 84). Gli scrittori francescani del Quattrocento e Cinquecento chia¬ 
mano conventi quelli dagli uomini e monasteri gli altri delle donne. 

(1) Varia Camelli Lili, Mss. IV, c. 217 v. nella Valentiniana di 
Camerino. Il passo del diario è inserito in una serie di notizie e di ap¬ 
punti compilata con ordine cronologico, probabilmente da Camillo Lili» 
benché d’altra mano. Nel testo sono, però, visibilmente distinti i passi 
del diario di Pierantonio. Questa distinzione non vide o neglesse chi co¬ 
municò al padre Antonio Marini le notizie dei diaristi camerinesi cosic¬ 
ché il Marini (op. cit. 70) attribuì a Bernardino Lili le parole « la quale 
fu poi ditta sora Battista ed é reputata Beata » che sono di colui che 
compilò gli appunti sopraccennati. Erroneamente del pari esse furono 
inserite nel racconto del diarista Pierantonio riferito a p. 17 dell ’lnfor- 
matio an constet de cultu , pubblicazione pertinente agli atti della causa 
per la conferma del culto della B. Battista, Roma, tip. della R. 0. A. 
1843, Sacra Rituum Congregatione Emo et Revmo cardin. Patrizi relatore. 

(2) Questa determinazione topografica era antica. Il testamento ® 
Giovanni Varano (Sentino 18 luglio 1384) tra le cose donate agli Olive¬ 
tani di S. Maria nova pone » Item domos cum orto seu territorio ip slU ; 
testatoris positas in burgo S. Venantii, iuxta dictum locum BermagneV 
mediante strata publica, Gratiam Antonii, Stephanum de Lanciamello eco. 8 
Codice Varanesco nell’archivio di stato di Parma c. 255. Nel 1379 un 
certo Nantius Blaxii 'Corradi de Villa Mergnani habitator burgi S. ; 6 
nantii reliquit Dialte Corradi uxori Stephani Petri de Lancianello elU . 
zie carnali 5 solid. den. » Ardi. not. di Camerino, Rogiti di Giovani 
di Ser Giovanni Blaxioli c. 348. Nella carta corrosa non si legge c 
l’anno 1379. 


PICENUM SERAPHICUM 


597 


nunzio serve anche oggi d’ingresso al parlatorio del mona¬ 
stero. 

Nell’archivio notarile di Camerino si conservano moltis¬ 
simi degli atti rogati da Ser Antonio da Piuminata , che non 
è altri che Antonio Pascucci nato nel castello di S. Giovanni 
di Fiuminata, divenuto poi cittadiuo camerinese, il notaio che 
servì i Varano nella sua lunga carriera professionale dal 1436 
al 1502. Nelle imbreviature di Ser Antonio abbiamo trovato 
il contratto del 4 gennaio 1484, mentovato dal diarista Pie¬ 
rantonio Lili, ed ivi leggiamo il nome del frate di S. Pietro. 
Egli era Domenico da Leonessa, vicario provinciale dell’Os¬ 
servanza nella Marca. Riferiamo il documento anche perchè 
offre qualche particolare degno di osservazione. 

« Dictis anno [1484\ indictione et tempore die quarta 
mensis Ianuarii Actum in civitate Camerini videlicet in via 
pubblica posita in burgo S. Venantii diete civitatis iuxta et 
aute portam domus monasterii Sancte Clare et iuxta domum ... 
et alios fìnes presentibus venerabili viro domno Andrea de 
Ursellis de Camerino et Iacomo Bonioannis de Firmo et Pan- 
nutio... de Fulgineo testibus ad hec etc. Universis et singu- 
ds presene pubblicum iustrumentum inspecturis manifeste ap- 
pareat quod illustrissimus dominus Julius Cesar de Varano 
Camerini etc. divino lumine ductus iamdiu deliberaverit con- 
struere et construi tacere in hac camerinensi urbe quamdam 
uomum religiosam, cenobium seu monasterium sub vocabulo 
sanctissime Virginis Sancte Clare religionis Observantie bea¬ 
tissimi cherubici sancti Francisci prò habitatione nonnullarum 
fliulierum profexarum profitentium et profexionem tacientium 

observantia predicta in qua profitentur summam pauper- 
tatem et alia servalia regule secundum tenorem regule ante- 
.te et secundum iuris dispositiones, ipsumque monasterium 
SUls sumptibus et magnis impensis fieri fecerit in dicto burgo 
bixta vias comunis undique quod quidem monasterium idem 
1 b dominus Iulius Cesar fecerit prò remissione suorum pec- 
oatorum suorumque parentum et antecessorum et subeeden- 
ium in futurum et maxime prò salute anime sue et cum 
P r ®fatus PII. dominus Iulius Cesar intendat quod in monaste- 
r !° et loco antedicto semper inhabitent mulieres que profexe 
® ln t seu profiteantur in perpetuum sub dieta regula timeatque 
e propter incuriam et negligentiam suorum in posterum sue- 


















































































































































































































































































598 


PICENUM SEBAPHICUM 


cessorum vel per disperi sationem vel alio quocumque casa 
dieta donius seu monasterium contingat ab alia religione oc* 
cupari seu inhabitari, volens quantum in eo est obviare pre- 
dictis et ne aliter res se habeat quam sue fuerit intentionis, 
idcirco omni meliore modo, via, iure, causa et forma quibus 
magis et melius potest et de iure sibi competit domum pre- 
dictam, monasterium, seu cenobium sic, ut prefertur, per ip- 
sum constructum seu hedificatum dedit et concessit venera¬ 
bili viro fratri Dominico de Lionessa vicario generali fratrum 
et monialium Sancti Francisci in provincia Marcine anconi¬ 
tane ibidem presenti, stipulanti et recipienti nomine et vice 
religionis predicte de observantia et fratrum et monialium 
ipsius sub quorum fratrum religiosorum predictorum de Ob¬ 
servantia tutela, gubernatione et dispositione et administra- 
tione perpetuo esse voluit retinendo tautum semper in eadem 
domo seu monasterio moniales sub professione regule antedi- 
cte et, si aliter fieri seu disponi contingat, quod Deus avertat, 
quam ut supra dictum et declaratum est et aliter quam fuerit 
voluntatis et intentionis ipsius illustris Domini vel suorurn 
heredum et fìliorum et successorum ex nunc prout ex tunc 
et ex tunc prout ex nunc voluit ili. dominus dationem et 
concessionem supra per ipsum factam cum utilitatibus sequutis 
fore et esse nullam nullius valoris vel momenti et locum et 
monasterium sive domum predictam liberam et liberum rema¬ 
nere ipsi illustri domino et successoribus et filiis et heredibus 
suis prout erat ante factam presentem dationem et concessio¬ 
nem et tunc et eo casu eveniente per ipsius illu. domini filios 
heredes et successores semper debeat dari opera efficax ut im 
mittantur diete moniales profexe in dicto ordine sive regula 
sancte Clare in domum seu monasterium predictum et la 
dieta domo debeant semper inbabitare moniales predicte et 
cum dictis pactis et conditionibus fecit ili. dictus dominus 
dictam dationem et concessionem: et quia sibi ili. domino bene 
complacuit et ipse voluit et etiam quia dictus frater Domi- 
cus vicarius predictus vice et nomine diete religionis dictam 
dationem et concessionem et omnia et singula supradicta modo 
et forma predictis acceptavit nec non promisit et convenit 
dicto ili. domino preenti stipulanti et recipienti prò se et sui 9 
filiis et heredibus et successoribus ommia et singula supracm 
età actendere et perpetuo observare et non venire contra m 91 


PICENUM SEBAPHICUM 


599 


prout supradictum est et declaratum per dictum ili. do mi nimi 
Et hec omnia et singula singulis vicissim dicti contrahentes 
dictis nominibus promiserunt et convenerunt invicem atten¬ 
dere et perpetuo observare et non contravenire dictus illu 
dominus sub fide legalitatis et magnificorum principum et 
dictus frater Dominicus vicarius predictus dicto nomine sub 
fidelissima devotione sacri ordinis S. Francisci rogantes me 
notarium infrascriptum de predictis pubblicum conficere instru¬ 
mentum ». 

Il documento tace della consegna delle chiavi : ma si 
può credere che o questa formalità non avesse luogo, come 
non necessaria, appartenendo di diritto ai Francescani la giu¬ 
risdizione sui monasteri delle Clarisse, o non se ne tenesse conto. 

Come si vede, l’atto di consegna del monastero di S. Chiara 
sancisce con singolare insistenza la condizione che le monache 
destinate ad abitarlo professino la stretta povertà secondo la re¬ 
gola di S. Chiara. Tale esigenza consuona colle parole della Va¬ 
rano nella vita spirituale le quali affermano che il fatto dell’essere 
il monastero di S. Chiara di Camerino « preso sotto il titolo 
o regola delle suore povere di S. Chiara » aveva cagionato 
a lei grandi tribolazioni (1). Questo passo illumina l’altro che 
precede dove Camilla, a proposito della professione fatta in 
Urbino nel 1488, dice : « Allora seguitò la tribolazione della 
Qua amara professione per la quale si turbò e conquassò tutta 
la religione e fuori di religi me : cioè frati e suore, signori e 
secolari : della quale come passasse non iscrivo per buon ri¬ 
spetto. Non voglio si possa altri pensare il dica a fine di 
quello che noi dico : questo non voglio tacere : vero fu che 
ella mia professione fu turbazione in terra, ma tenete senza 
dubbio, dilettissimo patre mio, che in cielo dagli angeli ne 
. 11 fetta festa e letizia (2) ». Non par dubbio che qui si al- 
uda ai tentativi del padre di distogliere Camilla dalla pro¬ 
cione o d’impedire, coll’intervento di laici ed ecclesiastici, 
che e Ua pronunciasse i voti solenni. Nei Ricordi di Gesù 
scritti da Camilla in Urbino cinque mesi prima della profes- 
Sl one (1483) (3) si dice chiaramente che le contoarietà e i 



































































































































































































































































































600 


PICENUM SERAPHICUM 


tormenti le vengono da chi la vuol bene allegrare e dalle 
creature che hanno ricevuta la podestà da Dio (1). Giulio Ce : 
sare per due anni e mezzo, dal 1479 al 1481, aveva negata 
alla figliola la licenza d’entrare in religione e di recarsi nel 
monastero di Urbino (2). Poiché ebbe consentito alla partenza 
di Camilla per Urbino, 1 è probabile sperasse che le austerità 
di quel monastero potessero dissuaderla dalla professione. 
Quando la vide ferma nel suo proposito, ricorse, verosimil¬ 
mente, alla mediazione di frati e suore e fors’anco di qualche 
principe della casa di Montefeltro per ottenere o che Camilla 
differisse la professione o abbracciasse una regola monastica 
meno rigida e meno pericolosa alla delicata complessione di 
lei. E può essere che allora facesse il viso dell’arme a qual¬ 
che minore osservante ed anche al vicario provinciale, Do¬ 
menico da Leonessa, perchè non lo avessero secondato nel 
disegno di distorre la figliola dal prendere il velo. 

Ciò par lecito indurre dalla riluttanza, che, secondo la 
Beata, Domenico da Leonessa dimostrava a presiedere alla 
cerimonia dell’ingresso di lei nel monastero di Camerino e 
dal desiderio del frate di fuggire questa città (8). Fin dove 
agisse con irresistibile spontaneità la vocazione e fino a quel 
punto questa fosse alimentata e ravvivata dai frati non è 
possibile determinare. Certo è, però, che il monastero di 
S. Chiara d’Urbino, dove, nel 1477, era morta Elisabetta Mà- 
latesta-Varano, madre di Rodolfo IV Varano, aveva fama di 
perfetta osservanza della regola e attrasse fanciulle e donne 
di cospicuo lignaggio (4) e che, stando alle parole della 
Beata, si deve credere che la risoluta volontà di lei, coadiu¬ 
vata dai Francescani, impose l’assoluta osservanza della pO' 

(1) Ihid. 142, 143. 

(2) La prova dell’opposizione patema risulta dalla menzione dell® 

« paterne e potenti mani le quali per grande amore la tenevano tanto 
cara e stretta » ( Vita cap. VII. p. 15), dall’accenno al carcere , dall® 
parole attribuite a Giulio Cesare che, come Faraone, « per due anni ® 
mezzo ebbe il cuore indurato, qui proprio ore dixit quod, si non timer®* 
flagella Dei, numquam permitteret me ad religionem ingredi ». ( Vita cap' 
XI, p. 36-37). 

(3) Vita sp. 36-37. ^ 

(4) Vespasiano da Bisticci, Vite degli uomini illustri del secolo 

Bologna, 1892 nella Vita di Federico da Montefeltro I, 321. 


PICENUM SERAPHICUM 


601 


vertà al monastero di S. Chiara che fu voluta e comandata 
ai frati dal Varano. 

Al padre Domenico è da ritenere che siano indirizzati, 
oltre la Vita, anche i Ricordi di Gesù, operetta scritta, come 
abbiamo detto, in Urbino e trascritta nel gennaio del 1491, 
come narra l’autrice (1). La data 21 marzo 1491, sì vicina 
al giorno in cui Suor Battista finì di scrivere la vita, 13 
marzo, e le parole che chiudono il breve proemio dei Ricordi: 
Surge et comede, pater reverende, fructus, et opera manuum 
tuarum » ne fanno certi che i due scritti furono destinati 
alla medesima persona. 

Il Pascucci, seguito dal Marini, volle assegnare all’oppo¬ 
sizione del padre ai voti monastici di Camilla un motivo po¬ 
litico, cioè l’intendimento di maritarla a qualche principe e 
fors’anche a un parente di Sisto IV (2). Ma questa è mera 
ipotesi, destituita d’ogni indizio che la conforti. I due matri¬ 
moni, citati dal Marini, di Emilia figlia di Giulio Cesare con 
Ranuccio Ottoni (8) e di Ginevra, figlia di Rodolfo IV, con 
Muzio Colonna non provano in niun modo che Camilla fosse 
aal padre destinata a nozze principesche. Si noti poi che Gi¬ 
nevra non fu figlia di Rodolfo IV, ma di Giulio Cesare e che 
p 1 3 4 s’ignora affatto la monacazione in Urbino affermata dal 
ascucci e dal Marini. In Urbino, insieme con Camilla, nel 
novembre del 1481, si recò la figlia di Rodolfo IV, Gerinda, 
a quale si chiamò suora Elisabetta (in memoria dell’ava pa- 
oi'ha Elisabetta Malalesta-Varano) ed era nel monastero di 
ibino nel 1487 quando, con breve del 3 giugno, Innocenzo 
DI le concedeva facoltà di parlare con i fratelli Ercole e 
argentile e di scegliere il confessore (4). L’equivoco fra Ge- 
yuida di Rodolfo e Ginevra di Giulio Cesare derivò dall’errore 
ln cui cadde il Lili trascrivendo una nota del diario domestico 

(1) Vita sp. 139, 150, 131. 

(2) Pascucci, 88, Marini, 55 e 66. 

. (3) Le nozze di Emilia Varano con Ranuccio di Antonio Ottoni 

oetebiwono nel 1480. Del 23 marzo di questo anno è l’istrumento do- 
r °g a t° n e ll a Torre dei Bilancioni, o Bianconi, oggi Torre del Parco. 
6r c 1 „ n °t. di Camerino, Rag. di Antonio Pascucci. Lo Ioergensen (p. 205) 
a * ac0 ndo Emilia sorella minore di Giulio Cesare, 
tratt j^ S ' "RM c> 1^8 nella Oliveriana di Pesaro dove si legge il breve 
Y Tv .° uall’arch. delle Clarisse di Urbino Cf. AV addino Ann. Minor., 
v, 430. ’ 



























































































































































































































































































602 


PICENUM SEKAPHICUM 


nella quale è scritto « domina Gerinda » e non « domina Gine- 
bria » come si legge a p. 230 della parte seconda della Ri¬ 
storia (1). Ginevra di Giulio Cesare andò sposa a Muzio Colonna 
nel 1506 (2). Inoltre l’attestazione esplicita di Camilla che 
« le mani paterne la tenevano per grande amore tanto cara 
e stretta » (3) prova che l’opposizione ai voti monastici pro¬ 
veniva non da vagheggiati disegni di nozze principesche e 
nodi politici, bensì dalla tenera sollecitudine del cuore paterno 
per la salute della figliola. La quale nella Vita dice d’essere 
stata nel 1478 e 1479 in pericolo di morte per sette mesi, 
mai essersi liberata di quel morbo e nelle Istruzioni al disce¬ 
polo ricorda esplicitamente la sua lunga infermità e debo¬ 
lezza (4). 

Ili 

Frate Domenico da Leonessa e Suor Battista Varano. 

Sommario. Notizie biografiche di Domenico da Leonessa raccolte dagli 
scrittori francescani. — Compagno del B. Giacomo della Marca » 
maestro di Pietro da Mogliano. — Rapporti con Camilla Varano. - 
In qual tempo fu vicario provinciale della Marca. — Promosse la- 
fondazione di monti di Pietà. 


Frate Domenico da Leonessa, così chiamato perchè con¬ 
dotto ancor bambino da Sanseverino, suo luogo natale, a 
Leonessa e quivi cresciuto, entrò fra i Minori Osservanti p el 


(1) A. c. 48 del t. II delle Carte Liliane nella Valentiniana di Ca¬ 
merino si ha : « 1481, 10 nov. D. Gerinda filia d. Rodulfi et D. Ca¬ 
milla filia D. Iulii Cesaris de Varano intraverunt monasterium S. Ciaf 6 


de Urbino ». . 

(2) Il 17 aprile 1506 in Camerino « in curte ili. domini videliceti 
maniero (?) versus vias novas ubi sunt volte falze (?) posita in conVa 
Medii etc. » alla presenza dei nobili uomini Rambotto Vicomanni e Pi er 
matteo di Ser Vincenzo » magniticus et potens dominus Mutius Colunj, 
pna de Campanea « fa quietanza al nobil uomo Giacomo di Luca 
Rinalduccio da Camerino, ragioniere di Giovanni Maria Varano, di & 
ducati d’oro parte della dote « magnifico domine Ginebrie filie b° n ® m .- 
morie ili. domini Iulii Cesaris de Varano et uxoris prelibati domini Mu ^ 
et prò matrimonio inter eos contraete et nondum copula consumato. 
Arch. not. di Camerino, Rogiti di Bartolomeo d’Antonio. 


(3) Vita, 15. 

(4) Op. .spìr. 27, 168. 


PICENUM SERAPHICUM 


603 


impulso del predicatore frate Nicolò da Osimo, si segnalò per 
austerità ed efficacia oratoria e fu vicario provinciale della 
Marca fin dal 1458 (1). Predicò a Fabriano nel 1466 e prean¬ 
nunziò la pestilenza che, dopo due anni, travagliò quella città 
dov’egli tornò a curare i malati e a soccorrere tutti. Le sue 
prediche improntate dal fervore del Beato Giacomo della Marca, 
di cui fu compagno ed amico, addussero alla congregazione 
dell’Osservanza altri proseliti — un Giuliano e Venanzio da 
Fabriano e Pietro da Mogliano (2) — e le sue virtù tanto 
favore gli procacciarono che ben sette volte fu eletto vicario 


provinciale : ufficio che teneva ancora nel 1497, quando, an¬ 
dato in Urbino per visitarvi i monasteri dell’Osservanza, vi 
fu colto dalla morte il 20 aprile. Il duca di Urbino, Guido- 
baldo di Montefeltro, gli addimostrò ossequio e venerazione, 
esibendogli di ospitarlo e curarlo nel palazzo ducale. Fu se¬ 
polto presso all’aitar maggiore della chiesa di S. Chiara dove 
1 numerosi ex voto, appesi alle pareti, veduti quasi un secolo 
dopo da Francesco Gonzaga, storico dell’Ordine francescano, 
attestavano la fama di santo e taumaturgo in cui fu tenuto 
dopo la morte. Queste — a prescindere da qualche racconto 
concernente il rigore della sua vita penitente — le notizie 
olografiche di fra Domenica raccolte dagli scrittoti france¬ 
scani (3). 

Per noi, modesti cronisti della vita di Suor Battista 
''arano, non è senza interesse quanto i predetti scrittori, 
'guari delle relazioni intercedute tra il Sanseverinate e la 
"arano, affermano circa i rapporti di lui con Pietro da Mo- 
ghano e circa la sua particolare devozione per la Passione 
Cristo. Si può ragionevolmente supporre che la conformità 
' direzione spirituale tra Domenico da Leonessa e il suo 
Uievo, Pietro da Mogliano, fosse cagione che la Varano con 
P' u viva fiducia si eleggesse il secondo a guida della coscienza. 
c ' parrà assai naturale che nell’animo della fanciulla Ca¬ 


li) Wadding. Annales Minorum a. 1458, XIII, 75. 

(2) W addino, XIV, 476. 

(3) W addino, op. cit. a. 1497, XV, 135-137. Marco da Lisbona, Le 
/ n « c he dell’Ordine di S. Francesco, Napoli 1680, III 476-478. Gonzaca 
«cé; • ori V ne seraphicae religionis, Roma, 1587, 219. Cf. Gentili G. C. De 
a- 6 l ?a septempedana, Macerata, 1837, II, 242, 245 e Jacobilli L. Vite 

wnti dell’Umbria, Foligno, 1647, I, 417. 






















































































































































































































































































































604 


PICENTJM SERAPHICTJM 


milla — in età di otto o dieci anni, com’ella racconta — la 
predica del venerdì santo, forse del 1466, fatta in S. Pietro 
di Muralto da frate Domenico, nel cui cuore era «scolpita» la 
passione di Cristo, (1) facesse quella singolare impressione che 
suor Battista con verginale candore descrive asseverando che 
« la sua vita spirituale ha avuto origine, principio e fonda¬ 
mento » da quella prèdica (2). Era il confuso preannunzio e 
presagio delle estasi e dei fervori onde si nutrì e, secondo 
i tempi, o si turbò e smarrì o s’incelò l’anima di Camilla fino al¬ 
l’estremo della vita mortale. Era quella medesima inconscia 
o consapevole attrazione della sentimentalità e pietà femmi¬ 
nile verso il mistero della Redenzione che, più tardi, spinse 
alcune principesse italiane a incerte e deboli adesioni alla 
dottrina luterana. 

Determinare l’anno in cui Domenico da Leonessa incon¬ 
sapevolmente, colla sua eloquenza, produsse nel cuore della 
piccola Camilla i sensi e i moti, onde derivò la vita mona¬ 
stica di lei, non è possibile per mancanza di prove e indizi 
sicuri. Il Marini (p. 6 e 7), sul fragile fondamento della predi¬ 
zione della pestilenza fatta in Fabriano da padre Domenico 
nel 1466, pone la predica, che naturalmente egli attribuisce 
a Marco da Montegallo, nel 1468. Ma la verità è che il con¬ 
tagio serpeggiò o infierì nella Marca, e altresì nel territorio 
di Camerino, dal 1465 al 1468, il che è esplicitamente atte¬ 
stato dal proemio dei testamenti di quegli anni (8). Dunque 
come cade la pia tradizione del vaticinio di frate Domenico 
a Fabriano nel 1466, così dobbiamo rinunciare a sapere, f n ° 
alla scoperta d’un documento sincrono, in quale anno egh 
tenne in Camerino il quaresimale ricordato dalla Beata. 

Dopo la predica del venerdì santo i rapporti di Camm a 
con frate Domenico, quali ci risultano dagli scritti di ^ e1 ’ 
non furono frequenti. Egli era in Urbino, quando ella enti 
in quel monastero (novembre 1481)(4). Vicario provinciale al tein 
po della professione dei voti nel 1483, pare che alla ceriiu° nia 


(1) Marco da Lisbona, op. cit. Ili, 478. 

(2) Vita spirituale , 5-6. 

(3) Vedi i testamenti degli anni 1465-1468 nel protocollo 
Cola di Domenico da Pievebovigliana a c. 13 (1465), 32, 34,35 
51 (1468) in Arch. not. di Camerino n. 119. 

(4) Vita sp. 31. 


di S er 

(1466) e 


PICENUM SERAPHICUM 


605 


presiedesse (1). Il 4 gennaio dell’84 ricevette dal Varano la 
consegna del monastero di S. Maria nova di Camerino. Dopo 
la metà del 1488 Suor Battista gli diresse qualche lettera 
per accennargli la desolazione in cui era caduta: nell’agosto 
o nel settembre del 1490 ella potè parlargli a Camerino, ma 
non osò manifestargli le pene interne che l’affliggevano. Lo 
fece, come sappiamo, terminando di scrivere e inviandogli la 
Vita spirituale (2). Qui finiscono le poche notizie che ci re¬ 
stano delle relazioni di Suor Battista col suo primo maestro 
spirituale e rivelatore del suo avvenire. Sincero e pieno fu 
l'abbandono di Camilla alla virtù e all’autorità di frate Do¬ 


li) La Beata dice (Vita, 36) che frate Domenico fu eletto vicario 
nel 1483 e fu partecipe dell’affanno, cioè dei contrasti che, per la profes¬ 
sione di lei, nacquero nella famiglia degli Osservanti. Questa partecipa¬ 
zione potrebbe significare che il vicario ricevesse la professione di Suor 
Battista. Secondo la Vita loc. cit. per più anni avanti il 1483 frate Do¬ 
menico non era stato eletto vicario, nè lo fu tra il 1484 e il 1491. Nel 
1184, quando già Suor Battista era a Camerino, fu eletto vicario il pa¬ 
nie Pietro da Mogliano e nel settembre di quell’anno tutto fa credere 
debba collocarsi la confessione generale a lui della Beata ( Vita sp. 40-41.) 
Indubitatamente, nei rapporti di Battista coi vicari provinciali, entrò per 
qnalche cosa l’origine principesca di lei. Si sa che nel 1489 Pietro da 
Mugliano fu rieletto vicario — parlò tre volte con Battista allora e nel- 
anno seguente — e in tale ufficio morì nel convento di S. Pietro di 
Muralto in Camerino il 25 luglio 1490, come è detto nel Transito scritto 
calla Varano ( Opere 55,86). Il vicariato di fra Domenico durò un anno 
da l 1483 al 1484 e corrisponde all’anno della tribolazione di Suor Batti- 
sta [Vita, 36). Ma, forse, la sua elezione risaliva al 1481 o 1482. Fu di 
^ovo vicario nel 97. Il Yogel, nelle note mss. al Marini, da noi 
rova te tra le carte del compianto can. Santoni, scrive : « Sarebbe 
a proposito di tessere una serie di provinciali dell’Osservanza nella 
arca. Già si è veduto che nel 1477-80 era provinciale il B. Pietro da 
ragliano; 1480-1483 fra Marco da S. Maria in Gallo; 1483-86 il B. Pie- 
ch° p a ■^°g^ ano la 2 a volta ; 1489 fino alla morte l’istesso. » Pensiamo 
o a, asserito vicariato di Marco da Montegallo sia induzione del Yogel 
d altri che seguirono l’opinione che a quel frate Suor Battista indiriz¬ 
zasse la g Ua Vita. Abbiamo cercato invano una serie di provinciali del- 
sservanza nella Marca. Certo, sarà presto compilata dal dotto diret¬ 
ti? Picenùm Seraphicum. Cf. a. I, 1915. p. 197 e sgg. Macerata, 
Q. r . Alcune notizie preziose perchè tratte da un ignoto mss. di frate 
azia Gallo vissuto sulla fine del secolo XV, raccolse il p. Stanislao 
^ ELC . HIorri da Cerreto d’Esi nelle annotazioni all’edizione del Felice 
^ d (l Mogliano scritto dalla B. Battista Varani, Reca- 

Morici e Badaloni, 1857. 

( 1 2 3 4 ) Vita , 3, 37, 56. 































































































































































































































































































606 


PICENUM SERAPHICUM 


menico, come provano molti passi della Vita spirituale e so¬ 
prattutto la chiusa. « L’anima lascio nelle vostre caritative 
braccia, dilettissimo patre mio, quale siete, dopo Dio, unica 
e sola speranza di mia salute ed io, se, per il prezioso sangue 
di Cristo e vostre preci, troverò luogo di pace e misericordia, 
non mi scorderò di voi ». 

E’ noto che i Francescani dell’Osservanza, per ispirito 
di carità e anche per il fanatismo che li animava contro i 
banchieri ebrei, promossero la fondazione dei monti di Pietà, 
opera ispirata a fine virtuoso e santo, ma non feconda, mas¬ 
sime nei primi tempi, dei copiosi effetti sperati a causa delle 
condizioni economiche della società del tempo dove i banchi 
degli Ebrei rispondevano a un vero bisogno. Frate Domenico 
da Leonessa sj adoperò nel 1468 a che il monte, favorito 
dalla duchessa Battista Sforza Montefeltro, sorgesse in Ur¬ 
bino. Nello stesso anno propugnò e fondò a Recanati la pia 
istituzione (1). Piace qui ricordare che un altro minore Os¬ 
servante, frate Francesco da Urbino, alla cui parola spettò 
un compito decisivo nella vocazione monastica della Beata (2), 
fu anche lui, nel 1470, promotore di un monte di Pietà, 
quello di Iesi (3). 

E’ abbastanza singolare il fatto che del monte di Pietà 
in Camerino non si abbia notizia avanti il 1530, mentre un 
Minore Osservante camerinese, assai caro ai Varano, 
quell’istituto a Rocca Contrada (Arcevia) nel 1473 
costui quel frate Ludovico da Camerino, detto Bartoccio, otiei 
recatosi a Monteprandone dopo la morte del Beato Giacom°> 
ebbe dal nepote di questo, frate Francesco, allora guardiano 

(1) Luzzatto G. I banchieri ebrei in Urbino nell’età ducale , Padova, 
1902, 41 ; Anselmi A. U monte di pietà di Arcevia, Foligno, 1893, ?■ U 
Secondo il Moroni ( Dizion. d’erudizione storico-ecclesiastica, Voi. 86 P- ' 
l’effigie di Domenico da Leonessa trovasi nel monte di Pietà di or 

e fu fatta ritrarre e incidere dal conte Severino Servanzi-Collio P er . 
narne la vita del Beato che il Collio avrebbe scritta. Ma di questa 
grafia non è traccia nell’elenco dei numerosi scritti editi ed inediti _ 
Collio riferito in Santoni M. Elogio funebre del conte Severino Serv 
Collio , Camerino, 1892. rz0 

(2) Vita sp. 12-14. Frate Francesco da Urbino mori prima del m 
1491, come si ha dalle parole di Battista. 

(3) Anselmi, op. cit. I. c. 

(4) Opere sp. 100-101. 


propose 

(4). Fu 


PICENUM SERAPHICUM 


607 


in quel convento di S. Maria delle grazie, una berretta dello 
stesso Beato da lui poi donata a Giovanna Malatesta, signora 
di Camerino. Pietro da Mogliano morente (così racconta il 
nepote del B. Giacomo nelle note al transito scritto da Suor 
Battista) (1) chiese quella berretta a Giulio Cesare Varano, 
ma essa non fu più trovata. Questo racconto prova che il 
Beato Giacomo della Marca godette particolare devozione a 
Camerino dove predicò nella prima metà del quattrocento. 


IV 

Sui nomi delle suore del monastero di S. Chiara di Urbino 
che avrebbero accompagnata a Camerino Suor Battista 
nel 1484. 

Sommario. Le suore che, secondo il Marini, avrebbero accompagnata 
Suor Battista a Camerino, sarebbero le stesse che, stando al Pa- 
scucci, vissero in Urbino con Elisabetta Malatesta-Varano. — Le no¬ 
tizie più sicure di queste suore dimostrano che solo di Gerinda Va¬ 
rano, cugina in secondo grado di Camilla, può credersi che venisse 
a Camerino insieme con essa. 

Il Marini (2) attribuisce al Lili il novero delle suore che 
ual monastero di S. Chiara di Urbino vennero a Camerino, 
Se guendo Suor Battista Varano nel 1484. Ma la notizia non 

- (b Anselmi A. Il monte di pietà di Arcevia e Ludovico da Camerino 
l’A^ U ° V ^ ^ri y ista Misena, VII, (1894), 180, Arcevia, 1895. In questo scritto 
corresse l’orrore in cui era caduto, trattando lo stesso soggetto 
1 o 93, coll’assegnare al 1428 la presenza di fra Ludovico a Boccacontrada. 
Citi ^i r mon t e di pietà di Camerino fu eretto dalla duchessa Caterina 
c ?~^ arano , reggente per la figliola Giulia Varano, con atto del 26 di- 
cr bre 1530 e posto sotto la protezione delle confraternite del SS. Sa- 
e della Croce. Cf. una breve memoria storica scritta dal can, 
a C an ^? n ^ 6 preposta allo Statuto organico del 1912, che fu pubblicato 
(Ji ferino, nel 1913 dalla Congregazione di carità. Più tardi, sotto papa 
p r - 10 IH? il comune eresse un proprio monte di pietà indipendente dal 
a e l Il visitatore apostolico, De Lunel, mandato da PioV a Camerino 
all e d ^ Scorda entrambi i monti e dice che il più antico, sottoposto 
e i? , Ue predette confraternite, possedeva allora la somma di 6853 fiorini, 
a ,J: 0 > quello comunale, 3782. Arch. arciv. di Camerino. 

(2) Op. dt. 76. 



































































































































































































































































































608 


PICENTJM SERAPHICUM 


si trova nella Storia di Camerino del Lili, bensì in un volume 
ms. che conteneva cose agiografiche locali messe insieme da 
un erudito camerinese del Seicento (1). Le monache, che 
avrebbero accompagnata Suor Battista, sarebbero quelle stesse 
che, secondo il Pascucci, (2) vivevano nel monastero delle 
Clarisse di Urbino negli ultimi anni della vita di Elisabetta 
Malatesta-Varano, madre di Rodolfo IV Varano. Della quale 
queste suore, stando alle parole del Pascucci, dovevano essei 
coetanee, o quasi : quindi o molto innanzi negli anni, o già 

morte, quando Camilla entrò novizia in Urbino. Occorre inoltre 

osservare che non sappiamo se i nomi di esse siano quelli 
portati nel secolo o gli altri assunti nella vita monastica. La 
mancanza dell’epiteto suora e il nome secolare di Gennda 
Varano farebbero credere alla prima ipotesi, la quale consen¬ 
tirebbe l’identificazione di queste donne nella genealogia delle 

rispettive famiglie. IVIa a conforto dell ipotesi dei nomi mo 
nastici sta il fatto che il nome di Eufrasia Chiavelli si trova 
nel novero delle monache professe del monastero di S. Lucia 
di Foligno nel 1449 (3). Le suore venute da Uibino con a 
milla Varano, secondo la fonte a cui attinse il Marini, sareb¬ 
bero dunque : Elisabetta Malatesta colle due figlie Costanza e 
Francesca, Gerinda Varano di Rodolfo IV, Eufrasia Chiavelli, 
Bernardina Baglioni, Emerenziana Colonna, Chiara Cappelli 
Delle ultime due non abbiamo alcuna notizia. Si conosce un 
Bernardina Baglioni, contemporanea della Varano, ma 
monaca (4). Di Elisabetta Malatesta, vedova di Piergentu 


(1) La notizia si legge in Ms. Oliv. 454, I, 127'' colla data erra 
1488. Ivi è detto che essa fu trascritta dalla c. 35 del tomo esis 
nella libraria dei PP. dell’Ospizio di Camerino « descritto di fuorire . 
Varani, Vita di S. Venanzio, Storia di Camerino ecc. ». Non siamo 
sciti ad identificare con sicurezza questo volume tra ì mss. della 
tiniana alla quale passò la libreria dei PP dell’Ospizio. Congetturi^ 
si tratti di una delle raccolte del Pasini, del Pascucci e del Massai 

eruditi camerti del sec. XVII. . 

(2) Vita della B. Battista Varani, Macerata 1680, 84 

(3) Feliciangkeli B. Notìzie della vita di Elisabetta Malatesta- ^ 

in Atti e M. delle R. Deputazione di st. p. per le Marche, N. b. Vi, 

Ancona 1911. , . , . T ™ C<>' 

(4) Emerenziana Colonna non e nominata ne in Litta rat) y ^ 

lonna, nè in Coppi A. Memorie colonnesi, Roma, 1855. Una Bernardin ^ 

glioni, figlia di Pietro e moglie di Francesco dei Bigazzim, vivev 


PICENUM SERAPHICUM 


609 


Varano, si sa che nel 1456 passò dal monastero di Monteluce 
di Perugia all’altro di S. Chiara di Urbino e che morì circa 
lanno 1477. Si può esser certi che Camilla non la trovò nel 
monastero di Urbino. Intorno alle figlie di Elisabetta è da 
sapere che esse furono due, Costanza, prima moglie di Ales¬ 
sandro Sforza, signore di Pesaro, nota nella storia letteraria, 
morta nel 1447, e Primavera, di cui il nome, per quanto ci 
e noto, ricorre in un solo documento (1). Quest’ultima cre¬ 
diamo sia quella suor Felice « figliola del signore di Came¬ 
rino » che la cronaca del monastero di S. Lucia di Foligno, 
scritta da Suor Caterina Guarnieri da Osimo, dice essersi chiusa 
eo a viva ancora la madre Elisabetta e poco prima della morte 
deli ava Battista di Montefeltro (4 luglio 1448) insieme con 
« suor Eufrasia figlia del Signore di Fabriano » che la cro¬ 
naca dice pure nepote di Battista di Montefeltro e che do¬ 
vette essere figlia di Battista Chiavelli, ucciso con altri della 
attaglia dal popolo di Fabriano nel 1485, e di Guglielmina 
aiano di Rodolfo III. Come dicemmo, Suor Eufrasia appare 
wa le monache di S. Lucia di Foligno il 29 aprile 1449 : ma 
°n si ha alcuna prova che passasse in Urbino, come asse- 
-sce il Pascucci. Suor Felice e Suor Eufrasia morirono di 
Pestilenza, ancor giovani, nel monastero di S. Lucia di Foli¬ 
gno pn m a che vi giungesse Elisabetta Malatesta, madre della 
ma e affine della seconda : notizia fornitaci dalla cronaca 
bu°r Caterina Guarnieri, ma non conforme a verità, chè 
t mabetta andò a Foligno prima dell’aprile del 1449. Per¬ 
no- le f onti contemporanee provano che una sola figlia di 
8ii! ilb ¥t fu monaca e si chiamò non Suora Francesca, ma 
in tt\ • e * ce e moia molto prima che Camilla si monacasse 
un’alt S 2 )’ 11 LÌH nella Historia ( 1 2 3 4 * ) — regalò ad Elisabetta 
nmh in Ùg m monaca > suor Eufrasia, che fu dei Chiavelli e 
abilmente non vide la monacazione di Camilla. 


Les • f ’ag-lion la Dufferie L. Histoire de la maison des Baqlioni. 
de Pèrouse, Poitiers, 1907, 483. 

2 n U0IANGELI ’ °C cit ’ 188 ' 89 - 

Elicati al 6 ^ a cronaca di Suor Caterina Guarnieri da Osimo furono pub- 
fico lav utt 1 V ass * da Mons. Michele Faloci Pulignani in Arch. sto- 
ElisXL • bnae le Marche > voi. I. Foligno 1884. Per le figlie di 
etta rimandiamo alle Notizie già citate. 

(3) Lili, II, 202. 

Anno I i 9 i B . P .„„.-„ 


.18 


1915 - Fascicolo V. 




































































































































































































































































































610 


picenum seraphioum 


La notizia, che già conosciamo, dell’esistenza di una fi¬ 
glia di Rodolfo IV e cugina in secondo grado di Camilla di 
nome Gerinda al secolo e Suor Elisabetta quale clarissa in 
Urbino nel 1487, rende verosimile la congettura che ella, re¬ 
catasi colà insieme con Camilla, con questa facesse la pro¬ 
fessione dei voti e tornasse poi per qualche tempo a Came¬ 
rino. Da ciò potrebbe esser nato l’equivoco con Elisabetta 
Malatesta-Varano. Si può anche ricordare che di Rodolfo IV 
era restata una figlia di nome Costanza andata sposa, il 26 
agosto 1471, a Carlo Manfredi dei signori di Faenza (1). 

In conclusione, i nomi delle otto suore che, secondo il 
diario di Pierantonio Lili, seguirono nell’84, da Urbino a 
Camerino la figliola di Giulio Cesare, non si conoscono. Ci 
pare probabile che i biografi abbiano fatto confusione colle 
otto monache innominate che, stando al Wadding (2), accom¬ 
pagnarono Elisabetta Malatesta-Varano dal monastero di Mon- 
teluce di Perugia all’altro di S. Chiara in Urbino l’anno 1456. 

V. 

Notizie e osservazioni sulla costruzione del monastero 

di S. Chiara. 

Sommario: Giulio Cesare Varano costruì ex novo l’ala orientale del mona¬ 
stero. — L’ala occidentale faceva già parte del monastero degli Olivetani 
sorto nel Trecento. — Gli Olivetani nel 1483 passarono a S. Matteo di 
Coldibove (che nel 1492 ribattezzarono in SS. Annunziata di Coldi- 
bove) e nel ’93 ricevettero una cospicua donazione dal Varano. -" 
Questi per il monastero di S. Chiara si servi del materiale del pic¬ 
colo monastero benedettino di S. Costanza che il papa gli pernii 
di demolire. — Pare che il monastero delle Clarisse, ben fornito 1 
derrate alimentari ogni anno dal signore della citta, possedesse ben 
immobili fino dai primi suoi tempi. 

L’atto di consegna del monastero di S. Chiara ai Frali 
cescani dell’Osservanza assevera che questo fu fatto costruir 

(1) Tonduzzi G. C. Historie di Faenza, Faenza, 1675, 505. • 

(2) Annales, XIV, 174. Vedi anche le nostre Notizie, 211-212. ivo 

delle otto suore si leggono in altre fonti. Vedi P. Ciro da 1 ksaro, . 

Coppali monaca clarissa, 1443-1500, Roma, tip. pontificia dellistiw 

Pio IX, 1908, 94. 


PICENUM SERAPHIOUM 


611 


con grandi spese da Giulio Cesare Varano, cosicché si do- 
vrebbe credere che si trattasse di un edificio affatto nuovo 
e fabbricato allo scopo di accogliere le Clarisse. E, certo, 
tale fu il fine della costruzione. Ma solo una parte del ceno¬ 
bio si deve alla munificenza di Giulio Cesare, cioè quella con 
precisa indicazione determinata dal contemporaneo diarista 
Pierantonio Lili : « dalla chiesa in reto ». Difatto, anche a 
superficiale esame dell’aspetto esteriore dell’edificio appare 
manifesto che il lato volto verso levante e situato dietro 
la chiesa, procedendo verso Coldibove, è posteriore a quello 
che guarda verso ponente e trovasi lungo la via che conduce 
a cimitero. Questa ala dell’edificio, la più antica, risale, al¬ 
meno m parte, (dove si ha il materiale in pietra) alla costru¬ 
zione del 1385 destinata agli Olivetani, che, per disposizione 
testamentaria del fondatore, Giovanni Varano, ebbero in que- 
? a realità, per lo addietro detta di Belmagneri [Bel maniero fi 
a chles a e il convento di S. Maria Nova (1). In esso i Be- 
eclettmi di Monte Oliveto restarono fino al 1483 quando il 
oio convento passò alle Clarisse e fu congiunto al nuovo 
tmincio fatto costruire da Giulio Cesare Varano. Allora gli 
ivetani si trasferirono nel monastero di S. Matteo di Col- 
ove, ma solo il 25 marzo 1492, prendendo possesso di esso, 

di 0n0 n ° me 6 lo chiam arono della SS. Annunziata 

].• 01 f. lb ove : di che ne accerta la Beata Battista nelle poche 

tann 1 ' ette . nel 1492 a < 3 uel P adre Antonio di Spagna olive- 
g c piu tardi, diresse la coscienza di lei e trascrisse di 
mano la Vita spirituale nel codicetto tuttora conservato 


rocca fi; q ,.— «no lestamente dettato nella 

San c + 0 m entlno ! luglio 1384 al notaio Ser Giovanni « Criscii de 
Wedetf- r °j i * - m P resenza dl sette testimoni tra cui quattro monaci 
°lie il n lni 6 vlcmo monastero di S. Angelo di Morrone, prescrisse 
bada di'« v, ? nto 6 la chiesa di S - Maria nova da lui fondati nella con- 
monaci d if ma & neri fossero dati con copiose rendite - terre e case - a 12 
morte * , - C0n g re g a 2i 0 n e di Monteoliveto. Poche settimane dopo la 
Processi™’ SegU1 , ta tra il 3 e il 9 maggio 1385, gli Olivetani, con solenne 
fino f„° e mechante r °g lt0 del notaio Tommaso di Pietro da Carne- 
fi 10 In»!' 10 * * * m iraess i & i possesso di S. Maria Nova dal vescovo Benedetto 
hAjfowrr 10 ' „ odlce Faranesco nell’arch. 0 di Stato di Parma c. 255 r e sss • 
124 e T 1 S ‘ Huioriae Olivetanae, Venezia, 1623, 265-266. Cf. Lili, II 
borico n- 1 °‘ Camerinum scruni, Roma, 1762, 268. Quest’ultimo 
> quasi sempre diligente e acuto ricercatore, riteniamo sia caduto 


























































































































































































































































































































612 


PICENUM SERAPHICUM 


PICENUM SERAPHICUM 


618 


dal monastero di S. Chiara (1). L’anno seguente, Giulio Ce¬ 
sare, avendone ottenuto licenza dal pontefice Innocenzo Vili, 
donò agli Olivetani i tre monasteri femminili, deserti di abi¬ 
tatrici, di S. Matteo di Coldibove (di cui già erano in pos- 
sesso insieme colla dipendenza di S. Gregorio di Dinazzano) 
di S. Maria di Selva nella città e di S. Pietro dell’Elce, 
presso Gelagna, e la chiesa di S. Michele di Antico : cose 
alle quali aggiunse le terre da lui possedute nelle pertinenze 
di Umana e Sirolo (2). 


in errore asserendo che gli Olivetani, avanti la fondazione di S. Maria 
Nova dimoravano nel monastero di S. Angelo di Morrone. Qui era una 
congregazione benedettina anteriore agli Olivetani: ì quali nel testamento 
di Giovanni Varano appariscono come ordine per la prima volta allora 
introdotto e stabilito in Camerino. Qualche mese prima di morire U 
Varano aveva ottenuto da papa Urbano VI la concessione di 100 giorni 
d’indulgenza a chi visitasse S. Maria Nova. Lettera pontificia 7 aprile ld»o, 
Arch. Vaticano, Reg. 259 c. 63. Nel medesimo anno 1385 gli Olivetani 
ebbero in custodia da messer Uguccione Casali, signore di Cortona, u 
santuario di Santa Margherita di quella città. Lugano P., Origine e pri¬ 
mordi dell’ordine di Montoliveto, Settignano, 1903, 156. Chiodolma Varano, 
figlia di Giovanni, era andata sposa a Giovanni Casali e, forse, questo 
vincolo di sangue tra i signori di Cortona e di Camerino potrebbe aver 
rapporto colla simultanea introduzione degli Olivetani nelle due citta, 
monastero camerinese non durò soltanto fino al secolo XVI, come seme 
il Lancellotti, op. e l. cit., bensì fino alla repubblica romana del lclo-v • 
Nel Piano generale sulla ripristinazione delle comunità religiose compilato 
nel 1816 dal can.° Nicola Serarcangeli, vicario capitolare della cattedra 
di Camerino (Arch. arcivescovile), si legge, al n.° 8, che il monaster 
degli Olivetani fu soppresso sino dall’epoca della repubblica e a\e 

600 scudi di rendita. , . ,. 

(1) Cf. Opere spirituali p. IX della prefazione e « Memoria di mau 
della Beata in cui parla del p. Antonio Olivetano * a p. 102. Un at o 
del 14 luglio 1465, dove un Pietro Paolo da Siena promette di osservai» 
la regola di S. Benedetto a frate Andrea di Domenico da Foligno mae¬ 
stro di teologia, ci mostra gli Olivetani di Camerino ancora in P oss ® s ( . 
di S. Maria Nova. Arch. not. di Camerino. « Ignoti » Cred. 1 n- > 
fascicolo con su le date 1465-66. Un altro documento m data 11 nov. 14» 
ricorda il capitolo convocato « in refectono monasteri Sancti Macti _ 
— Arch. 0 predetto, Regesto 1490-94 s. n. d. c. La chiesa, di S. Mat 
di Coldibeve era stata unita al monastero femminile di S. Gregorio 
Dinazzano (forse della regola di S. Benedetto) dal vescovo Rambotto o 
diploma del 5 luglio 1291 Cf. Ughelli F. Italia sacra I, 560, Venezia 1 

(2) Arch. not. di Camerino, Rog. di Antonio Pascucci a. 1493 c. i • 
Camerino 13 nov. 1493. Degno di nota è l’esordio in cui, con esemp 
raro, il donatore ricorda ed esalta la propria munificenza. « Illustrasi»* 


, ®®’, come attesta il diario di Pierantonio Lili, la parte 
dell’edificio fatta costruire da Giulio Cesare Varano per le 
Clarisse consiste nel solo lato di levante dell’attuale mona¬ 
stero, può apparire ragionevole il dubbio che egli amplificasse 
il vero dicendo di aver sostenuto grandi spese per quella 
fabbrica. E il dubbio si rende più grave, se si pone mente 
che il Varano per la costruzione dell’edificio si potè valere 
delle pietre e dei mattoni e di ogni altra utilità che gli riu¬ 
scisse di trarre da un altro monastero quasi in rovina, quello 
benedettino di S. Costanza situato anch’esso nel borgo di 
b>. Venanzio. Nel 1483 chiese ed ottenne dal papa Sisto IV 
di demolirlo per servirsene alla fabbrica del nuovo delle Cla- 
nsse a patto che egli provvedesse al sostentamento dell’unica 
suora decrepita, che vi dimorava, e che non si permettesse la 
profanazione della chiesa (1). La suora benedettina, che vide 

ac potentissimus dominus Iulius Celar de Varano Cam. etc. volens agno- 
scere donum immensum ab altissimo omnipotente Deo sibi iniunctum 
N? c l. re g im hiis magnifico civitatis Camerini suique comitatus etc. semper 
IP 110 lamine inspiratus, habens Deum pre oculis, continue dederit [sic] 
emeacem operam sicut de praesenti dat in construendis ecclesiis et cap- 
peilis et m ampliando rebus omnpotentis Dei et in faciendo hospitalia, 
f r * las J ,ena 111 1 P sa mvitale et videns ecc. ». La donazione è fatta a un 
di o uf-? ne da Firenze ’ sindaco e-procuratore del monastero di S. Matteo 
i coldibove. In questo atto, come in quelli del 1491, la denominazione 
è ri ?f 0 6 ancora l’antica, ma in altri dello stesso anno 1493 esso 

eletto di S, Maria Annunziata di Coldibove. Il 2 aprile frate Benedetto 
:i P a S na ) monaco di S. Maria Annunziata di Coldibove, compera per 
monastero una terra nelle pertinenze della villa di Soprafonte. Arch. 
mL o geSt °f. 1490 - 1 494. Camerino 2 aprile 1493. Una casa colonica 
Emesso Soprafonte mostra tuttora lo stemma in pietra degli Olivetani 
trad ^8^ secoli dovettero essere tra i maggiori proprietari di questa con- 
ua. verso di loro non si mostrò nè generoso, nè mite il governo bor- 
scritt’ S6 i 6 eglttlma ^induzione, suggerita dalla notizia qui sotto tra- 
elaro-u C i esso costringesse a restituire una discreta somma già 

Cnl,hi a a monastero 4a \ Varano. « E1 munistero de li frati bianchi in 
li f 0 nT deve 4are fiorini 527 e soldi 58. Apare a dicto libro a c. 27, 
zì(m . a , at .° ara ore Dei prò fabricare dicto monisterio ». Ragioni e descri- 
Moderia duCat ° di Gamerino «mio 1502 c. 100. v Archivio Estense di 

^F-’ -*-^4-125) seguito dal Turchi (268 in nota) equivocò sul 
elle chiese di Coldibove ma corresse l’errore a p. 242. 

Vj i ) « J u ^ us Cesar de Varano civesque camerinenses hoc anno 1483 
in vgI ® e P tem b r is rogarunt pontifìcem ut, suppresso ordine S. Benedicti 
us o et pene diruto monasterio S. Constantiae in quo tantum una 
























































































































































































































































































614 


PICENTJM SERAPHICUM 


abbattuto l’antico monastero — sorte comune in quel tempo 
ad altri molti della medesima regola di S. Benedetto e de¬ 
terminata dalla decisa prevalenza che fin dal Duecento acqui¬ 
starono gli ordini mendicanti sulle istituzioni monastiche nel¬ 
l’alto Medio Evo — era una delle tre che vi si trovavano 
nel 1475: suora Paolina abbadessa, suora Mattia e suora Cri- 
staldina (L). Benché l’ubicazione nel borgo di S. Venanzio 
affermata dall’atto del 1475 manchi di particolari determina¬ 
zioni, si può credere che questo cenobio benedettino, di 
cui occorre menzione in testamenti del secolo XIV, sia 
appunto quello che lo Sparapani scrisse aver servito alla fab¬ 
brica del convento di S. Chiara (2). Tuttavia non pare accet¬ 
tabile l’opinione di lui che il cenobio di S. Costanza sorgesse 
nel medesimo luogo in cui sorse quello eretto per Camilla 
Varano, chè dalle parole della supplica di Giulio Cesare al 
papa risulta che il nuovo monastero doveva costruirsi in luogo 
diverso da quello di S. Costanza. Del quale non si sarebbe 
voluta la demolizione, se avesse dovuto accogliere le Clarisse. 
Il monastero non era compiuto in tutte le sue parti, quando 
vi entrò suor Battista. Poco prima del 1491 alcuni ignoti 
lavori vi fece il lapicida Francesco di Matteo Frosini, det o 

monialis decrepita permanserat, liceret ex pretio et ruderibus eiusdem 
aliud monasterium ordinis S. Clare iuxta primaeva instituta eiusdem 
ordinis sub invocatione S. Mariae novae et regimine fratrum Minor 
de Observantia alio comodiore et honestiore loco construere. Anni 
Pontifex ex lege ne S. Constantiae ecclesia profanaretnr, sed in ea 9.^ 
doque missae celebrarentur et decrepitae moniali de oportuna substentaj 
tione provideretur » Wadding, Annales Minorimi , XIV, 357 a. 1 • 

p. Corrado Janning commentatore della Vita spirituale, aggiunge: « && 
illae reliquiae S. Constantie virg. et martiris quas ibi haben alt CrO 
zaga ». Ada Sandorum, VII, 489, Anversa, 1688. . 

(1) Camerino 24 marzo 1475 in Rogiti di Bartolomeo d An 

neirarch. not. di Camerino. _ ,. 

(2) Sparapani Luigi, Storia ms, di Camerino dall anno 444 di n 

all’anno 1802 d. C. parag. 360, all’anno 1573, nella biblioteca vaien 
niana di Camerino. Lo Sparapani (f 1821) per l’età medievale jj 

Lili e altre fonti: ma cèrtamente non fece accurate rmerche origin ^ 
Errò scrivendo (parag. 0 131) che nel 1483 le monache di S. 0 re gU m 
di S. Matteo di Coldibove furono trasferite nell’antico monastero ^ 
Olivetani. Che il monastero femminile di S. Costanzo esisteva nel sec.A 
si ha da testamenti in atti di Ser G-iovanni Blaxioli da Camerino. ^ 
not. di Cam. 0 cred. V a , n.° 23. Cfr. il testamento di Giovanni Jon 
Camerino, 29 nov. 1390. 


PICENUM SERAPHICUM 


615 


Lancino, da Settignano, il medesimo che diresse e compì il lastri¬ 
cato del palazzo nuovo di Giulio Cesare e scolpì sulla fragile 
nostra pietra arenaria le belle targhe che lo decoravano (1). 
Nel 1489 fu compiuto il coro in legno intarsiato, opera di 
Domenico Indivini da Sanseverino (2). 

Il Marini afferma che il Beato Marco da Montegallo ri¬ 
cusò dal Varano il monastero di S. Costanza da lui offerto 
alla figliola (3). Ma della ripugnanza del Varano a contentare 
Camilla e della taccagneria che il Pascucci e gli altri bio¬ 
grafi della Beata gli attribuiscono — in contrasto col vanto 
i munifico ch’ei si prodiga nella donazione agli Olivetani 
del 1493 — non conosciamo il più piccolo indizio. Della libe¬ 
ralità sua verso le Clarisse fa testimonianza palese la larga 
misura di derrate ogni anno fornite al monastero (4). Il quale, 
nonostante la professione dell’assoluta povertà e rinfiammato 
amore di suor Battista per questa virtù, pare possedesse beni 
immobili fin dai suoi, principii quando vi era badessa suor 
Girolama da Urbino (5). Nè è meraviglia, chè il numero delle 
monache professe toccava la quarantina nel 1510, come di¬ 
remo più avanti, e salì a 46 verso la fine del secolo (6). 

Il nuovo monastero delle Clarisse fu chiamato comune- 
mente di S. Chiara: ma suor Battista continuò a chiamarlo 


fi • a ; . “r* r EDiciAiN uELi jj. isabella U ìLste a Camerino 

Vili r 1912 111 6 deda l* e P u k di St. p. per le Marche N. S. 

CnJ?^ Alean ? bi T- 6 Santoni M - La pinacoteca e il museo civico di 
camerino, catalogo illustrativo, Camerino, Savini, 1905 
(3) Op. cit. 75. 

all» (4 ' 11 Varano asse gnò alle Clarisse ogni anno 75 some di frumento 
libraio r ^ ant , 1Ca eamerinese, 24 some d’orzo, 11 di mosto, 30 di paglia, 
VerU , dl sa . a P eso romano e in carne porcina il valore di 5 scudi. 
attb 1 ^ f°^ a dl M ’ Santoni a P- 131 della Vita del Marini. Il Santoni 
al Pascucci, Memorie storiche, ms. nella Valentiniana. 

C13r a , luglio 1491, Bastiano di Venanzio Avi da Camerino, pro- 
ca- p re ,. a mona stero, vende una terra lavorativa nelle pertinenze del 
1494 L - ® or ^. 1 P er ^ fiorini - Arch. not. di Camerino Begistro 1490- 
Rogito di Ser Francesco [di Girolamo?] 

7 an -1 La V ita Pastorale del delegato apostolico, Gaetano de Lunel, il 
Il U Ue 1672 > accertò , l’esistenza di 46 velate, o professe, e 13 converse, 
est * a ° re ^ 0n ent rò nel monastero, ma di esso osservò: « Monasterium 
bum ' ® amplum, sed non usquequaque capax tam cupiosi numeri monia- 
••• m c l lua ex monasterio, seu domo, parum distante fratrum Apo- 


























































































































































































































































































616 


PICENUM SEEAPHICUM 


di S. Maria Nuova (1), perchè, stando alla supplica indiriz¬ 
zata dal Varano a Sisto IV, questa fu la denominazione man¬ 
tenuta dalla concessione pontificia. 

VI. 

Notizie e documenti relativi a Suor Battista e posteriori al suo 
ingresso nel monastero di Camerino. 

(1484-1512) 

Sommario: Giulio Cesare Varano, all’avvicinarsi dell’esercito di papa Borgia, 
manda a Fermo la figliola monaca — Era con lei suor Angela, figlia di 
Alessandro Ottoni, signore di Matelica. — I priori di Fermo, timo¬ 
rosi del papa, fanno riparare le due suore in Atri. — Dopo la morte 
di papa Alessandro VI suor Battista torna a Camerino. — Nel 1505, 
insieme con suor Angela Ottoni, si reca a Fermo a introdurvi le 
Clarisse. — E’ nominata in un testamento del 1506. — Il 3 febb. 
1507, badessa del suo monastero, compone una lite. — Partecipa ad 
altri atti del 1508 e 1510. — I funerali di Giovanna Malatesta-Va¬ 
rano — Alcuni atti testamentari di persone da lei beneficate atte¬ 
stano lo spirito di carità proprio dell’animo suo. — Ma ella attese 
assai più alla vita contemplativa che all’attiva. — Il valore da la 1 
attribuito alla Grazia. 

Un intenso fervore mistico scaldò il cuore di suor Bat¬ 
tista negli anni che seguirono al suo ritorno in Camerino • 
onde estasi, visioni, scrupoli e lotte interne che ella candida- 

stolorum possunt videri moniales quadam finestra infirmariae moniahuffl; 
iussit fratrum finestras murari ». Ordinò anche alcuni raddoppiamenti 1 
grate. I frati degli Apostoli erano i Barnabiti, che nella seconda me ® 
del Cinquecento, fondarono, nella contrada di Coldibove, una chiese 
detta dal popolo degli Apostolelli. . . 

(1) Camerino 31 ottobre 1491. « Actum in civitate Camerini et buig^ 
S. Venantii videlicet in ecclesia Sancte Marie monasterii S. Clare domi 
Hieronima, filia Marinangeli Georgi Adcuramboni de Camerino et oo 
trata Murrupti et nunc vocata Juliana monialis dicti monasterii ” i 
consenso dell’abbadessa, suor Girolama da Urbino e di Bastiano ^ 
Venanzio Avi, sindaco del monastero, cede a suo padre ogni diritto s 
l’eredità di sua madre Marianna. Archiv. not. di Camerino. Registro 
1494 s. n. d. c. 


PICENUM SEEAPHICUM 


617 


mente effuse e narrò nei suoi scritti e principalmente nei 
Dolori mentali di Gesù (1488) nei Ricordi di Gesù (1483-1891) 
e nella Vita spirituale (1491) indirizzata a frate Domenico da 
Leonessa. Della sua vita esteriore e dei suoi rapporti col 
mondo negli anni posteriori alla monacazione non ci restano 
notizie. Forse, col declinare della gioventù, si avviavano a più 
calme e composte meditazioni i suoi pensieri, quando su Ca¬ 
merino si scatenò la tempesta delle cupidigie nepotistiche di 
Alessandro VI. La tenera previdenza del padre preservò suor 
Battista dal pericolo e dal dolore d’assistere alla catastrofe della 
oUa famiglia, poiché Giulio Cesare, non ignaro che le milizie 
mandate da papa Alessandro e dal Valentino ad assediare la 
città di Camerino si sarebbero impadronite del borgo, dove 
«orge il monastero di S. Chiara, mandò la figliola a Fermo, 
mentre faceva riparare a Venezia la moglie col figlio Gio¬ 
vanni Maria. Pure a Fermo Alessandro Ottoni, signore di 
Matelica, inviò suor Angela, sua figlia, clarissa anche lei, 
orse nel monastero di Camerino. Saggio provvedimento questo 
e Vaiano, che impedi la cattura di Camilla la quale non sarebbe 
mancata, sì perchè il papa desiderava avere nelle proprie mani 
tutta quella famiglia, sì perchè nell’espugnazione del borgo 
1 o. Venanzio si avverò lo sforzo maggiore degli assedianti 
ra cui non pochi dovevano essersi segnalati per le geste 
consuete ai soldati mercenari nei monasteri femminili di città 
e terre espugnate (1). 

j J-L Due dispacci dell’oratore veneto a Roma Antonio Giustinian 
senz ^ e . ^ 6 ^ luglio 1502 attestano che le milizie borgiane non 
f esf 7 tatlca conquistarono il borgo di S. Venanzio e che il papa mani- 
va vivissima gioia della cattura dei Varano. Villari P. Dispacci di 
*e8Ì<ri* M ^ W l aM ’ Firenze 1876, I, 62-63, 68-69. Un’altra testimonianza della 
del -, a nel bor g° dai difensori di Camerino si ha in un atto 

s entat e ItdO) dove una supplica dei PP. Domenicani di Camerino pre- 
ac cant a i ? a L a P er ottenere la facoltà di vendere una casa diruta, posta 
c ollan ° a r r ° conven .to> ba queste parole « eadem domo partim vetustate 
s Urnnt a ’ re ic l ua vero incendio tempore bellorum ducis Valentini con- 
Q- -p a . 0 t quasi solo equata ». Arch. not. di Camerino in rogiti di 
ptono't J di Angel ° ad unuum, c. 54. Cred. 9. n.° di posiz. 138. A 
tenim S1 'r C eda , v ^°^ enza 0 lussuria delle milizie mercenarie nei conventi 
Val U ^ no / ? 0 fuor di lu °g° rammentare le gesta dei Francesi e del 
si* 0 a Capila nel 1501 delle quali si larga eco risuona nelle fonti 
















































































































































































































































618 


PICENUM SERAPHICUM 


Le due suore da Giulio Cesare e dall Ottoni mandate a 
Fermo non furono accolte dai priori di quella città, paurosi 
dell’ira di papa Alessandro, ma inviate alla duchessa d’Atri 
che era Isabella Piccolomini-Todeschini, prima moglie di An¬ 
drea Matteo Acquaviva, duca d’Atri (1457-1529) (1). Questo 
soggiorno di suor Battista Varano e di suor Angela Ottoni 
in Atri, negli anni 1502-1503, può aver concorso a far note 
le virtù delle due monache, sì che i priori di Fermo s indu¬ 
cessero a chiedere a papa Giulio II di consentire che esse 
dimorassero per qualche tempo in quella città a fine di oi 
dinarvi il nuovo monastero di Clarisse, che vi sorgeva ne 
1505. Ad ottenere il breve pontificio del 28 gennaio di quel¬ 
l’anno, col quale il papa concede a suor Battista Varano e 
a suor Angela Ottoni di recarsi a Fermo (2), doverono ado¬ 
perarsi anche le famiglie fermane imparentate cogli Ottoni, 
cioè i Guerrieri, i Fogliani e i Vinci (3). Ma si può anc e 
supporre che i priori di Fermo chiedessero l’opera delle c ue 
suore, mossi dal desiderio di dissipare i probabili sospetti ei 


(1) All’anno 1504 l’anonimo annalista di Fermo, che pare scri T esS ® 
nel Seicento — di che è chiaro indizio la menzione del culto della x>ea 
Battista — ma su autentiche fonti locali, scrive : « La duchessa d A 
donna pietosa che raccolse le figlie e sorelle del duca di Camerino 6 
gnore di Matelica che moniche vivono nelli ministeri fugite dalla 
nella città nostra e dalla città mandate in Atri per non entrare m 
col pontefice morto »;... «Nella fine dell’anno le due sorelle del lica ij a 
Camerino che la città mandò in Atri e poi tornarono e stettero ne 
città nel monistero di S. Chiara, una fu la B. Battista da Varano ani ^ 
per santità e miracoli come nella sua leggenda si legge ». Anna 1 2 3 
Fermo in Cronache di Fermo, Firenze 1870 p. 240, 241. Litta, Farnig 
celebri d'Italia. Voi. Vili. Acquaviva d’Atri, tav. IV. 

Dove nel 1502 fosse Gerinda (suor Elisabetta), che nel 14o‘ 
vammo fra le Clarisse di Urbino, non sapremmo dire. E’ improbabile 
fosse tornata Camerino, poiché i suoi fratelli cospiravano già eo 


Giulio Cesare. 

(2) Marini, op. cit. p. 203. -n a ta, 

(3) Giuseppe Antonio Vogel fornì al Marmi, biografo della & 
alcune notizie tratte dall’archivio notarile di Matelica e di Fermo in 
alla parentela degli Ottoni con famiglie di Fermo. Marini. 2 

Gli appunti del Vogel già da noi ricordati .— certo non au J°S r ?, ’ | ^ 
l’autore di essi non avrebbe scritto il proprio nome colla grafia W V ^ 
completano le notizie riferite dal Marini indicando i nomi e ^ 
sorelle di Ranuccio Ottoni (cognato di. suor Battista): Montanina , 
tata nei Fogliani e Selvaggia nei Vinci. 


PICENUM SERAPHICUM 


619 


risentimenti di Giovanni Maria Varano e di Ranuccio Ottoni 
signore di Matelica, verso la città che aveva favorito il Bor¬ 
gia e s’era ricusata di accogliere le donne delle loro famiglie. 

Il breve di Giulio II permette che le ordinatrici del mo¬ 
nastero delle Clarisse di Fermo vi restino uno o due anni. 
Quanto tempo durasse quella missione ci è ignoto. Il Marini, 
pensando che Fabrizio Varano, vescovo di Camerino, avanti 
di morire volesse rivedere la congiunta, crede che nel 1506 
Battista fosse già tornata in patria. Ma il vescovo Fabrizio 
morì non il 7 marzo 1506, come crede il Marini, ma nel 
1508 (1), onde cade il motivo di quella supposizione. Tuttavia 
è credibile che suor Battista non facesse in Fermo lunga di¬ 
mora. Certo, era a Camerino il 3 febbraio 1507, quando, ba¬ 
dessa del suo monastero, componeva una certa lite con un 
tale di Acquacanina (circondario di Camerino), padre di una 
figlia spirituale della Varano, di nome Diana la quale andava 
sposa a un Vincenzo Catenacci di Camerino (2). 

Un legato testamentario del 29 agosto 1506 nomina pure 
suor Battista (3). Ma da esso non si può inferire che ella 


(1) Lili, II, 273-274. 

(2) Il 3 febbraio 1507 « actum in prima audientia ubi est rota et 
finestra ferrata et porta terranea perforata in qua datur audientia loquendi 
®cc. » nel monastero di S. Chiara, alla presenza del nobil uomo ed esimio 
dottore di leggi e uditore di Giovanni Maria Varano, signore di Came- 
r mo, Ippolito da Fiastra (il noto giureconsulto Ippolito Fidi) e di altri 
testimoni, vertendo lite tra Anso vino d’Antonio da Acquacanina, il detto 
Antonio, padre del detto Ansovino in nome proprio e in nome anche 
della signora Diana, figlia dello stesso Ansovino e la magnifica suora 
•Battista, monaca veneranda e al presente degnissima abbadessa del sacro 
Monastero di S. Chiara, quale donataria dei beni di detta Diana, da una 
parte, e Bartolomeo Salvi d’Acquacanina dall’altra, agente per le ragioni 

gli spettano sui beni e sull’eredità della fu signora Lucia, moglie 
0 1 detto Antonio, le due parti convengono in questo accordo : che, cioè 
abbadessa, in nome del monastero, rinunzia alle case d’Acquacanina 
* ln vocabulo Capucolle » e versa 25 ducati a Bartolomeo il quale alla 

volta rinunzia a tutto il resto dell’eredità appartenente a Diana. Il 
, 0 (?) febbraio l’abbadessa Battista « ut cessionaria et donataria rerum 
°&orum et hereditatis Diane ecc. dedit in sponsam et remisit Vincentio 
storni Catenatii de Camerino et burgo S. Venantii in eius veram et 
e gitimam uxorem supradictam dominam Dianam filiam spiritualem ipsius 
ornine sore Baptiste ». La dote è formata da alcuni beni stabili di cui 
e gue la serie. Arch. not. di Camerino, Rogiti di Bartolomeo d’Antonio. 

(3) Un « nobilis vir Johannes Venantii Antonii de ci vitate Camerini 





























































































































































































































































620 


PICENUM SERAPHICUM 


fosse allora in Camerino. Nel 1508 non era più badessa che 
un atto del 18 gennaio, col quale ella dona alcuni animali a 


et burgo S. Venantii » persona ricca e di cospicuo lignaggio, nel suo 
testamento del 29 agosto 1506 dispone « Itera reliquit magnifico domine 
Humilie [sic, Emilia Varano - Ottoni] et reverende m Christo matri so 
Baptiste moniali monasterii Sancte Clare, sororibns carnalibus ex a ere 
matrisipsius testatoris, solidos quinque denariorum prò qualibet ipsarum». 
Arcb. not. di Camerino, testamenti di Ser Bartolomeo d Antonio n. m 
posiz. 151 c. 62. Questo Venanzio, fratello uterino di Suor Battista, era 
della famiglia Maligni a cui appartenne Vincenzo pento, secondo i 
Lili, nella restaurazione varanesca del 1443, perche stato tra ì caldi lau 
dell’insurrezione dei Camerinesi contro ì loro signori nell ottobre dei 1 • 

Lili Historia di Camerino , II, 197-198. Il citato protocollo di ser Bar¬ 
tolomeo di Antonio a c. 52 ha il testamento, m data 5 ottobre 1W , 
della « nobilis domina Cichina filia ohm magistn Jacobi et uxor v 
nanti Antonii de Malignis de civitate Camerini et burgo S. Venantii. 
Un legato è per le figlie nate da Giulio Cesare Varano: « Item r q 
iure legati magnifìce domine Humilie uxori magnifici domini Banutu oe 
Matelica et reverende in Christo matn sore Baptiste commoranti m 
nasterio Sante Clare de dicto burgo filiabus ipsius testatncis no 
decem monete prò qualibet ipsarum etc. » Un altro legato appar 
alla sola suor Battista : « It. reliquit sore Baptiste sue film unam ^ 
duabus soccitis quas ipsa testatnx habet de ammalibus pecudin 
caprinis quarum unam retine! Ioannes Ansovmi de Torrone et .altera 
retinet Baptista Dominici Gentilis de Letegns ad electam ìpsiu 
Baptiste quam voluerit de dictis duabus soccitis ». U , n . a1 *™ S c „i 
nobile camerinese imparentata coi Varano fu quella dei Pu ° ^ c0 
entrò Selvaggia, figlia naturale di Rodolfo III andata sposa a F ^ 
di Grazia « Putii ». Vedi la quietanza della dote di Selvaggia d 
fiorini (14 genn. 1402) a c. 353 del codice Varanesco dell arch vio 
stato di Parma. Ivi si hanno anche le quietanze della dote di due 
figlie naturali di Rodolfo III, Giovanna e Cassandra Della famiglia K 
e figlio di Filippo, fu quel medico Battista che informava suor Baji & 
delle parole e degli atti di Pietro da Mogliano malato nel oouvent.^ 
S. Pietro di Muralto ed edificante le anime colla sua' 8 ® re “ t , !; or rii 

dinanzi alla morte. Opere spirituali, 82. Il 5 luglio 149°, cioè ^ ^ 

prima della morte del B. Pietro, i canonici della cattedrale di Game 
con a cano l’arcidiacono Rodolfo di Diofebo Varano, cons ^ 
vescovo Fabrizio e due commissari pontifica, vendono « magistro ap ^ 
Philippi Putii artium doctori et medicine » un pezzo di terr p 
« in sindicatu Placusiani et in vocabulo Seiole sive vallis Nuciti V 
il prezzo di 7 fiorini. Arch. not. di Cam. 0 Rog. di G. Battista di Ang ^ 
a 1490 c 141. T E’ dubbio se quel Battista, a cui si ri 
Varano nella Lettera a un devoto in tribolazione {Opere 
e che era certamente persona colta, si possa identificare co 

Pucci. 


PICENUM SEBAPHICTJM 


621 


un Piero Bartoloni, la chiama semplicemente « sora Baptista 
de Varano monialis in monasterio 8. Clare » (1). 

(Continua) B. Feliciangeli 


(1) « Magnifica soror Baptista de Varano monialis in dicto mona¬ 
sterio prò multis benemeritis et servitiis sibi factis per infrascriptum 
Petrum et eius filias » dona a Pietro Bartoloni « olim de villa Lete- 
giarum et nunc civi camerinensi et in dicto burgo S. Venantii habitanti 
quinque ammalia caprina ipsius sore Baptiste ad presens existentia ad 
eius instantiam apud Joannem Antonium de villa Dinazani (S. Gregorio 
sull’altura tra il villaggio del Torrone e il convento dei Cappuccini) et 
unam porchettam existentem apud unum de Gallia ( Gàgliole ). Rogiti di 
Bartolomeo di Antonio a. 1508. c. 107. Camerino 18 gennaio 1508. 

' ili! UMILE. DLL F. Ili LIMI! 



CUSTODIA DI CAMERINO 

Questa Custodia è detta e denominata tale dall’antichissima 
6ittà di Camerino. (2) Dissi antichissima perciocché oltre 
quello che del conditor di lei si legge nelli statuti di essa 
'-uttà, stampati in Camerino l’anno 1563. oltre quello dico, che 


dei 


(1) Continuazione : vedi fase. n. 3, pag. 381-390. 

(2) E’ la seconda Custodia francescana delle Marche. L’enumerazione 


• A Aventi, eccettuato quello di Montecosaro, acquistato nel 1580, è 
en tica a quella del Pisano : 

p. Divalli. 1. Camerino ; — S. Severino: — 3. Monte Santo (Potenza 
picena') ; 4. Civita Nova ; — 5. Macerata ; — 6. Monte Cupone ; — 7. La 
d^r ^ on ^ e Ba Trave, presso Camerino ; — 8. Serra Petronì : — 9. Morro 
J Valle) — 10. Pioraco ; — 11. Monte Meloni (Pollenza); — 12. Tolen- 
Uo > 13. Monte Cosaro. 

c Pisano. Custodia Camerini habet: 1. locum de Camerino; — 2. lo- 
Sc^ ^ 6 •^°l en ^ n ° i -- B. locum de Sancto Severino ; — 4. locum de Monte 
c u UCÌ( iI — locum Civitatis Novae ; — 6. locum de Macerata ; — 7. lo- 
Ser ^ on ^ s Luponis ; — 8. locum de Trabe Bonantis ; — 9. locum de 
Pl\ U (® err upetrona) ; — 10. locum de Murro (Morrovalle); —• 11. locum 
o>ati (PioracoJ; — 12. locum Milionis (Pollenza). Cfr. Analecta Franci- 
t. IV, pagg. 512-13. (N. d. JR.) 


















































































































































































































































































622 


PICENUM SERAPHICUM 


ne scrissero Strabone, Livio, Tolomeo, Plinio, Salustio, Ce¬ 
sare, Catone, Valerio, Massimo, il Baroso Caldeo, il Biondo, 
P. Leandro, Francesco Panfilo (1) ed altri, ciò mostrano le 
antichissime iscrizioni, che in essa città si ritrovano, delle 
quali una è questa. 

C. TIBVLLA 0. SEMPRONII F. MANIL. NEP. INFERNO PLV- 
TONI TRIOORPORI YXORI CHARISS. PROSERPINAE, TRICIPITI 
QVE CERBERO MYNYS MECYM FERENS DAMNATAM DEDO 
ANIMAM VIVAM HOC ME CONDO MONVMENTO NE OBRVTIS 
DOMVS LAPSY FILIIS SEX QYOS P. SCIPIO PATRIIS CAMER 
TIBVS A SALO ET LYBIA INCOLVMES RESTITVERAT IN DE¬ 
SOLATA ORBITATE SYPERSIM MISERA. YIX ANN. L. MENS. 
I. DIES VI. HORAM SCIT NEMO. QVIETEM POSTERI NE INVI- 
DEANT QVI SECVS MA NFS SENTIENT IRATOS. IN FRON. P. XX. 
IN AGR. PED. XXXIX. 

IMPERAT. CAESARI L. SEPTIMIO SEVERO PIO PERTINACI 
AVG. A PARTO ADIABEN. PARTH. MAX. BRIT. MAX. TRIB. POT. 
XVIli. IMP. XII. COS, III. P. P COELESTI EIVS INDVIGELTIA 
IN AETERNAM SECVRITATEM ATQ. GLORIAM IVRE AEQVO 
FOEDERIS S. CONFIRMATO CAMERTES. 

Tito Livio scrive, che in questa Città di Camerino & 
con molta cortesia ricevuto il fratello di Fabio Massimo, che 
andava per informarsi dei moti dei Toscani. Fu questa Citta 
molt’anni sotto il governo dei Signori Varani dell’origine dei 
quali vedasi Francesco Sansovino (2), Carlo Sigonio (3), GfiO; 
Simonetta (4), descrivono i vari successi di questa città quah 
si potranno anco vedere nella vita e gesta del Cardina 
Egidio Albernozzi Legato d’Italia, e in particolare al 2 li ; 
Come il Ducato di Camerino sia venuto alla Chiesa, legga 51 
Alfonso Ulloa nella vita di Carlo V (5) e Gio. Battista 
Adriani 

Fiorirono d’ogni tempo in questa Città uomini e nelle 
armi e nelle lettere eccellentissimi. Oltre quello che scrive 
Francesco Panfilo -(7) e Matteo Villani (8) Vedasi Alessan ie 

(1) Piceno , lib. III. — (2) Origine delle case illustri d’Italia ; t. I- ^ 
(3) Storia del regno d’Italia; lib. I. e VII. — (4) Istorie ; lib. Ili, e VII- ^ 
(5) Lib. I. — (6) Lib. II. fol. 58 e ss. — (7) Piceno, Lib. Ili, fol. 

(8) Lib. IY, c. 57. 


PICENUM SERAPHICUM 


623 


degli Alessandri (1) ove dice queste parole: « Marius quoque 
« legem tulit, ut nisi ex decreta populi nemini in regione 
« esse liceret. Mox Sylle exemplo mille homines Carnertes 
« propter navatam insigniter operam in bello civitate do- 
« navit. » Gio. Battista Adriani (2) commera un Capitano 
Mariano da Camerino. 

Narrano le Costituzioni Agostiniane stampate in Roma 
l’anno 1551 come 1256 fiorì un M. Angelo da Camerino Teo¬ 
logo celebratissimo dell’Ordine Eremitano, e l’anno 1454 del- 
listesso Ordine vi fu il P. Fra Simone da Camerino celebre 
ledicatore. Coll’aiuto di questo fu fatta la pace fra i Signori 
veneziani ed il Duca di Milano come anco afferma Gio. Si¬ 
netta (3) e come altri vogliono fu inventore della Congre¬ 
gazione di S. Maria di Monte Ottone cinque miglia presso 
Padova l’anno 1460. 

Nella Cronica de Aposcolico Sacrario (4) si fa men¬ 
zione di un fra Giacomo Camerte in questa forma di parole. 
< Magister seu Lector Fr. lacobus Camers, non mediocriter 
doctus tempore Bonifacii Vili, ut in Chronicis Ordinis Fra- 
« trum Eremitarum S. Patris Augustini legitur, Apostolici 
k acr oni praefecturam suscepit. Is enim in Romana Curia, 
<< n* ^°® e P bus Pamphilus Episcopus Signinus in Chronicis ait, 

* ^ r dinis nostri Procurato! - , Post Augustini Novelli ab eadisces- 

* J** Bomanorum Pontificum Penitentiarius et Sacrarii Pon- 
fificii Praefectus eaque praefectura sub, Bonifacio Vili., 

* e n e dicto XI., Clemente V. et Ioanne XXII. functus est: 

* ® un poco più sotto dice : eodem saeculo floruit S. Nico¬ 
li aus Tolentinas, qui anno Dni 1294 ex hac vita decessit 
| tturaculis clarus. Horum contemporaneus fuit Magister Fr. 
t , n S e lus Camers Theologus illustris, cuius opera in Bibliot- 

x ecis S. Marci Mediolani, et S. Spiritus Florentiae asser- 

* vantar. 

Hn ^} Ve con esso n °i ^ P- Maestro Angiolo da Came- 
? Agostiniano Sacrista di N. Signore Clemente Vili. An- 
J, 0 Riccobono (5) fa menzione d’un Silvio Fusco il 
Uon" 6 ^ ^ esse I j0 £d ca nello studio di Padova. Ornano 
poco questa lor Patria il Signor Democrito ed il Signor 

lib. yl£ e A - dier - lib- IV > c- 10. — (2) Lib. XXII, fol. 901. - (3) Istorie, 
iv, c. 6. — (4) Fol. 62. — (5) De Gymn. Patav. 




































































































































































































































































































624 


PICENUM SEBAPHICUM 


Pirro Ercolani Iureconsulti molto celebri nella- Corte Gene¬ 
rale della Marca, e fuori. ... 

Nominatissima è la Città di Camerino per la moltitudine 
de’ Prelati, avvengachè oltre il presente Cardinale Monsignoi 
Mariano Pierbenedetti, visse di questa città rill mo , e R”° Car- 
din. Luca de Gentilibus Vescovo Lamentino. Questo da Urbano 
VI come vuole Onofrio Panvinio in Epit. Pontif. Rom. tu 
creato Cardinale sotto il titolo di S. Sisto, ed afferma ristesse 
anno 1388 esser morto in Camerino (1) e seppolto nella Catte- 
drale, dove si legge questa iscrizione . 


HIC IACET INSIG-NIS LYCAS RVTILANTE GALERO 
IAM CELEBRIS IVRIS DOCTOR QVAM CYLTOR ET OMNIS 
AL UwVW-x™ pypmpt.VM VTRTYTIS REGVLA MORUM 


Vivono altri Prelati minori, come il R mo di Nocera fra¬ 
tello del R mo Card. Mariano Pierbenedetti, e Monsig. di Lucerà 
largo benefattore della nostra Chiesa di Camerino, ed altri. 

Le Chiese sono molto riguardevoli, nella Cattedrale ve 
il Tabernacolo del SS. Sacramento tutto a vite di bronzo con 
alcune lastre d’qrgento ; vi sono molti depositi tutti belli, ma 
in specie quello del Vescovo Delfino fattogli dal Signoi 
minio suo fratello con questo Epitaffio : 


D. 0. M. 

GENTILI DELFINO PATRITIO ROMANO YTRIVSQYE 
SIGNATVRAE REFERENDARIO, EPISCOPO CAMERTINO, 
PICENI PROLEGATO, QVI DVM IN SACEIS CYRANDIS, 
ET ADMINISTRANDA PROVINCIA CVM LAVDE 
LABORARET INYIDA MORTE EXTINCTYS EST 
ANNO AETATIS XLII SALVTIS M. D. L. 
irT.AMTNTVS DELFINVS FRATRI BENEMEREN11 


Vi sono anco questi versi: 


Nullum tempus mors habet 
Decrepiti cunctantur, 
Festinant iuvenes 
Nemo non moritur. 


(1) Luca Rodolfucci de Gentilibus, eletto vescovo di Nocera d 
Pagani da Urbano Y il 21 luglio 1363, fu consacrato il 24 dicembre 
medesimo anno nella chiesa francescana di Ancona: da Orbano v 
creato Cardinale il 18 settembre 1378: mori a Camerino il e 378- 


1389. Cfr. P. Eubel, Hierarchia Gatti. Med. Aevi, ed. cit., p 


(N. d. R.) 


PICENUM SEBAPHICUM 


625 


Un altro alla Cappella dove sta ora il SS. Sacramento 
a mano dritta 

OCTAVIANO ARCHIMBALDO PATRITIO MEDIOLATXT 
PROTONOTARIO APOSTOLICO CONTRADICTAPVm' 

avbitori, vtrivsqve signawrae referendario 

DVCATVS ET VMBRIAE YICELEGATO 
SEVERITATEM SINGYLARI COMITATE 
CONDITAM OMNIBUS CHARO QYI VIXIT AN XXXVI 
IOANNES ET ANTONELLVS FRATRI AMATISSIMO^ 

VIRO OPTIMO, ET LONGIORI VITA DIGNO 
POS VERE ANNO M. D. LXIII 

In questa Chiesa riposa il Corpo di S. Ansovino Vescovo 
i fu cui festa si celebra affi 13 di Marzo. Vi è 

ppt- i 16Sa dl S ‘ Venan ^°> la ff uale tuttavia si rende più adorna 
LLd f+ U ° Va e J 1C T fabnca fattavi fiali-IH" 10 Cardinale Pier- 
e S e + f Vend ° da ì fondamenti eretta la Cappella Maggiore 
e sotto fattavi una Chiesa sotterranea tutta a volta con co¬ 
iti un t5 int ° 1 rn0 ’ °, ve ® stat0 trasportato il Corpo di S. Venanzo, 
ij un sepolcro elevato di molto valore. Ha donato per questo 

ha W f d ar ^ ento > e paramenti ricchi di tutti i colori, 

anJ i constffuendoli oneste provisioni, ed 

dnco un Custode per la Chiesa di sotto. 

fa m NeUa glo !’. iosa , vita di q ues to Santo Martire Venanzo si 
loro enzion e dl molti altri santi, che qua riposano i corpi 

quali siTll! 8 ' irTr^T 6 Compagni Mari, la festa dei 
festa è nllf vu E m XI . Maggio : di S - Porfirio Mari., la sua 
già affi S - Vittorino , di cui si festeg¬ 

gio II 1 dl GlUgn 1 °^ r)el 1 1 1 e lodi di S. Venanzo vedali 
vino ’ n ne SCnve 11 Cavallier Macario Muzio da Carne- 

cui tiffiT > SU 5 ° P0 ? m VerSÌ : quest0 fece ancora un opera il 
aerisi i ?'■ % re ^ a P° eseos ratUme. e con verso eroico de¬ 
sse il trionfo di Cristo ascendente al Cielo. 

lette voli 6SSe n e *£• a Ca “ erino Città de ’ monti è bella, e di¬ 
lazzi ivr n !? a ,Piazza alla quale fanno ornamento i due Pa- 

br 0nzn d g ^- ÙC ! dd J eSG0 7r° 6 Governa tore, v’è una statua di 
0 dedicata a Sisto V con questo Epitaffio. 

n., « IXT0 V PONT. MAXIMO 
CAMERTES VNDE MATERNAM ORIGINEM 
DYXIT IVRE OPTIMO POSVERVNT 
PONTIFICATVS SVI ANNO PRIMO 
MDLXXXVII 

KK0 !» 1915 - Fascicolo V. 

40 




















































































































































































































































































































626 


PICENUM SEBAPHICUM 


In queste parti come anco nella Provincia della Marca 
viverà sempre la memoria di Monsignor Aragoma poiché que¬ 
sto Prelato essendo Governator di Camerino fu il primo che 
entrò in sì santo pensiero di accomodare le strade, far ponti, 
tirar acque a nuovi fonti per commodità de’ viandanti, le qua 1 
opre eccelse comprese un gentilissimo spirito m questi seguenti 
versi recitati alla presenza dell’Ill"" ed Eco™ Sig. Duca di 
Sora nel passeggio che fece per Camerino, che per esser belli 
ho voluto trasportare in questo luogo. 


Nella nivosa schiena d’Appennino 
Ove al governo l’Aragonia siede 
Posta questa Città di Camerino 
Con puro affetto e con sincera fede 
A voi che per altissimo destino 
Non sdegnaste fra noi ponere il piede, 
Alma reai, magnanimo Signore 
Riverente s’inchina a farvi onore. 


E poiché dal bel porto di Trajano 
Venisti e dal sen d’Adria in questi monti, 
Mira, te priega, ogni sentier già piano 
Vostra mercè con nuovi e alteri ponti, 
Onde l’auriga o sia Tosco o Romano 
Passar vi può tra ombrosi e freschi fonti, 
Che l’ampie strade irrigan d’ogni intorno 
Porgendo a noi stupor, a prischi scorno. 


Fui a vedere il Palazzo Ducale e particolarmente fu 
condotto alla Salla maggiore ove erano dipinte 1 ettl gie 
Duchi, e mi fu mostrato uno in particolare che aveva av 
più di 50, o, 60 figlioli, il che mi fece ricordare quello 
narra Lud. Guicciardini (1) scrive che Margherita mogli 
Virboslao partorì in un parto 26 figlioh vivi. Ma ne die 
maggiore ed è questa : una Contessa d’Olanda nominata pai 
mente Margharita partorì in un parto 864 figlioli. t0 

In questa Città ebbe la Religione un pruno Conven 
sotto titolo di S. Francesco, (2) nella cui Chiesa 
corpi Santi, come del B. Angiolo da Camerino , (3) del B. « 

(1) Descrizione dei paesi Bassi , fol. 277. (2) Cfr. (t0Nza.ua., 

Clt '’ (2) S Questo Beato il P. Arturo da Monasterio Lo dice da s P ol ®j tr i 
cfr. Martyrolog. Frane., ed. cit., pag. 48, 2 febbraio : il Civalli ed 




PICENUM SEBAPHICUM 


627 


Da Parma, (1) che fu Generale dell’Ordine, e morì l’anno 1289 
alli 10 di Marzo, e del B. F. Pietro da Mogliano. (2) Questo fu 
dato in ricompensa ai PP. Osservanti, che ne lasciarono un 
altro ove ora è fabricata la fortezza al tempo di Alessandro 
vi nel 1501. Credo che alla Religione fosse data ricompensa 
in altri stabili : Questo Convento ch'ora possediano fu fabri- 
cato delle elemosine d’un certo F. Grisaldo. 

Fiorì dei nostri Padri in questa casa il P. M. Giovanni 
Pino [ 8) da Camerino, uomo dottissimo, come oltre li scritti la¬ 
sciati alla posterità fanno fede l’istorie. Vedasi il Gonzaga 
nella Cronica de Orig. Francis. Pelig. p. 1. f. 84. F. Leandro 
degli Alberti favellando degli uomini illustri di questa Città 
oda particolarmente questo Padre, avendolo conosciuto in 
Vienna, ove fu Lettor publico Tanno 1517, e conclude, che 
lede gran nome alla sua patria. Fece acquisto, e donò alla 
Religione una copiosa, ed abbondante libreria, e per le sue 
virtù Tanno 1532, fu fatto Provinciale della Marca. Visse pa¬ 
rimenti di questa casa F. Giacomo Turrite da Camerino mae- 
s io principale de’ lavori mosaici, che per ordine di Papa 


fer • dlC0n0 . damerino. Pietro Rodolfo da Tossignano nulla af- 
n G P? a f a P atria 6 1® gesta del Beato: « B. Angelus congnomento 
addito, cuius gesta non inverno-, jacet Camerini : » lib. I pag 786 
' Ur P. Wadd. ed. 2., t. IX, pag. 182-XIV. (N. d. R ) 

27n ili ? 7BLI0GRAFIA : Chronica XXIV Generalium, ed. cit., pagg. 
1?R too ?o«~ 646 ' 697 : ~' Cronaca de Fr. Salimbene, ed. cit., voli, pagg. 

128-129.182-172-175-177-178-180-182-183-184-186-189 ; voi. Il, pag lf 9 

cdlnTni ata }°9 us Sanctor - Fratr - Min., ed. cit., p. 18 : — Chronica fr. Ni- 
275 fSf&T’ ® d ' cii > P a SS- 69-73-74-96-105 : - Pisano, ed. cit. pag. 
2 ^ 4107*1 Ì^T• Eccleston, t. I, dell ’Analecta Francisc., pagg: 244-245- 
« q 12 ^ 1 ' 269 ' 234 : —; Fr - Mariano da Firenze : Compend. Chronic., in 
Wàrf W ' l ranc ’ HtBt. » an. 2, pag. 310: — Gonzaga, op. cit., pag. 65: — 
81 l'Arf 2 -’ 1 m ’ 171 - IV ; 2084 ; 210-IV ; 322-111 f t. IV, 2-II : t. V. 
1W V 5’ 76 ' IV: IX ’ 193 -XXXìI : t. XV, 321-X : - Martyrolog. 
a”’™' C1 V P- !24, 19 marzo : — P. Filippo Camerini : Vita del 
° Giovanni da Parma, Ravenna 1730, tip. A. Laudi. 

Fra.n tj I OLIO GRAFIA : Mariano da Firenze : Comp. Cliron in « Ardi. 
_____ c - Just., » an. IV, pag. 329 : —■ Tossignano, op. cit., 1. I, p. 1268: 
t vn? za « a > °P- cit -> P arte n > P- 206 — Wadd., 2 . d., t. v. p. 224-XLVIII: 
tvrflv P- 5 ' VI11 ; . p - 776-111 : XV > P- 321 ' x ! P- 406-XXVI : - Mar¬ 
ii 3204 nC ’’ ed- Clt '’ P ' 626-327,25 luglio : — Sbaraglia, op. cit., p. 600, 


ÌVìtI 3 ) BIBLIOGRAFIA : Tossignano, op. cit., lib. Ili, p. 3226 : — 
ADD -, ed. 2., t. IX, p. 182-XIV: - Sbaraglia, op. cit., p. 454, n. 2377. 


















































































































































































































































































































628 


PICENO! SEBAPHICUM 


Niccola IY. furono fatti nella Cappella maggiore ai S. Gio. 

Laterano. (1) Ciò che avvenne in questa cappella intorno alla 

figura di S. Antonio, detto di Padoa, al tempo di Bonifacio 
Vili si potrà vedere nel 4 libro delle Croniche di S. Fran¬ 
cesco composte da F. Marco da Lisbona c. XXL Ebbe final¬ 
mente un P. F. Pietro Camerte , che fu Lettore, ed Inquisitole 
nella Città di Ancona. (2) Quà fu celebrato un Capitolo Provin¬ 
ciale nel 1555, essendo Provinciale M. Gio. Pico della Serra 
Petroni, e l’anno 1571 vi fu fatto un Capitolo Generale nel 
quale fu confermato Generale dell’Ordine il sopiaddet o ic 
essendo Provinciale della Marca il P. Tusignano, ora Vescovo 

mentissimo di Sinigaglia. . . 

La nos.ra Chiesa di S. Angiolo e stata dei Monaci, come 
mostra una lapida trovata affanni andati nella muragli» e a 

OliincQ ori p nnfìstfl, : 


ANNO DOMINI MCOXLI TEMPORE DOMINI 
ANGELI ABBATIS SAXIYIYI, ET DOMINI 
TEBALDI PRIORIS 

E questa Chiesa semplicemente ricevè la Religione ; u 
Convento poi è stato fabricato delle elemosine de’ Frati, e 
de’ beni della Religione come chiaramente si vede nei Ma- 
gistrali del Convento l’anno 1534, e 1535, 1546, 154^. 


S. Severino 

Questa Città è posta a piedi de’ Monti Apennini, qua® 
nel principio della Marca, situata una parte nel monte ® 
il Castello, l’altra nel piano chiamato il Borgo : ed è stai 

(1) Di questo Fr. Giacomo Camerte, cui il Civalli aggiunge il * 

stintivo Turrite, è assai difficile fare un largo studio critico m una je ^ 
plice nota bibliografica e vedere se sia proprio il famoso ^ 

S. Giovanni in Laterano. Per il momento lasciamo al Civalli tutta 
responsabilità della sua affermazione, riservandoci • di parlarne m seg 

e di proposito sul nostro Picenum. b N ' . '' r he 

(2) Non deve essere confuso con l’antico Pietro da Camerin 

visse nel secolo XIII ed è nominato nella Cronaca di Giordano da Ui y 
in quella Anonima dei Minori in Germania ed in quella dei ^ 
Generali. ' 


picenum: seraphicum 


629 


edificata dalle reliquie di Settempeda, città antichissima così 
detta de sette colli, quali con il suo circuito, ed ambito cir¬ 
condava : Quidam a septem fratribus , qui illam aedificasse 
dicuntur appellatam ajunt. Questa fu da’ Goti sotto il Re 
Totila saccheggiata, e sino dai fondamenti rovinata. Di Lei, 
come veder si può, fa menzione Strabone (1), Tolomeo (2), 
Plinio (3), l’autor che tratta de Coloniis et municipiis Roma- 
norum : Abino Leto (4), il Volterrano (5), Leandro ed altri. 

L’antichità di Settempeda si prova da molte cose, ed in 
particolare da diverse memorie in pietra che vi sono : una è 
questa che si legge in aede Plebejae Mariae sculta in una 
base, nella quale vi è scolpito Ercole che tiene l’Aquila. 

MAGNO PRINCIPI 

FLAYIO VALERIO COSTANTIO NOBILISSIMO CAES 

D. N. M. E. 

PUB. 

TI qual Flavio Valerio Figliolo di Eutropio e Padre del 
gran Costantino regnò gli anni del Signore 300. 

Un’altro 

IMP. CAESARI 

L. DOMITIO AVRELIANO. PIO. F. AYG. 

PRINC. IVYENT. 

ORD. SEPT. PYB. D. B. 

Un’altro 

C. NVMITORIO CALLISTRATO HOMINI OPTIMO 
DOCTISSIMOQVE ET VIRO RARISSIMO 

Un’altro 

IN 

P. 

Un’altra nella strada, che va a Recanati 

C. PETELLIVS M. F. RYF. T. FLAVIVS SAL. F. 

C. F. C. 

-y Tr (1) Lib. V ed Vili. — ( 2 ) Sesta Tavola d’Europa. — (3) Lib. 3° c. 
All. - ( 4 ) G e0 g ra fi a d’Italia. — (5) Lib. 19, f. 224. 


FR. 

XIV 






































































































































































































































































630 


PICENUM SERAPHICUM 


Questi altri alla casa di Cacciaiupi : 

D. M. 

L. DIDIVS 
L. LIB. EVDEMVS 
YIYOS SIBI 
POSYIT 
D. M. 

L. METINO 
EYTHICO BLAN 
NIA YRSILLA 
CONIVGI B. M. 

L. BRVTTI 
0. L. PHILOX 
ENI IN AG®. 

P. XIIX IN FR. 

XVI. 

Di questa Città di Settempeda fu Vescovo S. Severino 
come copiosamente si narra nella sua istoria, e dal nome de 
Santo è nominata finalmente la presente città di S. Severino 
nobilitata di questo grado da Sisto V. il quale alli 26 di No¬ 
vembre 1586. elesse per primo Vescovo Monsignor Orazio 
Marziario da Vicenza Prelato di molte lettere, e adoperato 
in molti governi ed offizj dalla Santa Sede, e pietosissimo 

verso i poveri. . 

In questa Città fiorirono sempre uomini illustri e nelle 
armi, e nelle lettere ; Ciò. Simonetta nel terzo lib. delle Ist. 
al C. X. commemora un Francuccio da S. Severino condot¬ 
tiero molto eccellente. Francesco Panfilo Poeta Sanseverinate 
fa menzione di molti altri (1) che io tralascio per bre¬ 
vità. In lettere fiorì Gio. Battista della nobil famiglia 
de’ Caccialupi jure consulto celebratissimo ; lesse nei primi 
studi d’Italia ; fu avvocato Concistoriale in Roma, scrisse 
molt’opere delle quali alcune sono in luce, una contra Lusores, 
un’altra de modo studendi in utroque qure ; fu carissimo a 
Francesco Piccolomini Cardinale che fu poi sommo Pontefice 
Pio II. ; di lui finalmente, e dell’opere sue scrive copiosa¬ 
mente Piergianello Bevilacqua Lopunese (2) Antonio Ricco 


(1) Picene, lib. 2. — (2) Yol. XI ms. 


PICENUM SERAPHICUM 


631 


bono (1) annovera tra Lettori di Padova Gio. Battista Aloisio 
Sanseverinate, che lesse la morale nel 1537. 

Diede anco molto nome a questa Città Mariano Eustacchio 
Medico eccellentissimo: scrisse de Dentibus, de mota Capitis, de 
ossibus etc. Lasciò un Ferrante suo figlio non solo erede delle 
facoltà ma anco delle virtù. Questo lesse nello studio di Ma¬ 
cerata ed anche in Roma. Scrisse : de vitae hamanae a facili¬ 
tate medica prorogatione : morì in Roma ed è sepolto in 
SS. Apostoli. Fu in Filosofia parimente molto celebre Leonardo 
Franco , il quale morì in Roma ed è sepolto a S. Onofrio in 
Janicolo, dove si legge questo Epitaffio. 

LEONARDO FRANCO 

PHILOSOPHO AC MEDICO ILLYSTRI ET POETAE 
SVAVISSIMO, MORYM ELEGANTIA INSIGNI 
HIERON. FRANOYS EQ. ORDIN. FRATRI. 

DILECTISSIMO POS. 


Taccio in legge il Bruno , e Grassi , e di poesia il Laz- 
zarello, poiché l’opre in luce di questi mostrano il lor valore. 

Ha avuti per il passato uomini nella Chiesa onorati, Ab¬ 
bati e Vescovi, come fu Monsig. Boccaurato Vescovo di Accia 
e Datario di N. S., Monsig. Angiolo Massarello Vescovo Te- 
lesino, Secretano del Concilio di Trento. Onufrio Panvinio (2) 
chiama Angelo Massarello Secretano del Papa, e gli rende 
molte grazie, come quello che li diede gran luce nello scri¬ 
vere le vite di molti Pontefici (3). Vive oggi con esso noi 
Monsig. Gregorio detti Servami Vescovo. 

A questi tempi onora non poco questa sua patria il 
^ Gio. Severani Prete dell’Oratorio della Chiesa nuova di 
Moina, il quale ha fatto molte opere; l’ultima che ho veduta, 
e stata la fatica fatta nell’opera intitolata Roma sotterranea 
del Bosio. Ha fatte altre opere, come — Pretiosae mortes ju- 
s torum = Memorie sacre delle sette Chiese di Roma = Vita 
della pia serva di Dio Suor Francesca dal Serrone etc. 

Quà vi sono Chiese molto degne: la Cattedrale è ornata 
m molte Cappelle con quadri di bella mano, con buon numero 
ài Sig. Canonici, Arcidiacono, ed Arciprete. L’Arcidiaconato 


(1) Gymn. Patav. — (2) Lib. dei Pontef. Rom. — (3) Vedasi il f. 184 
a vanti cominci a trattare di Clemente Y. 

































































































































































































































































































































682 


PICENUM SERAPHICUM 


che ora possiede il Sig. Caccialupo, Gentil uomo di molta cor¬ 
tesia, è di rendita di 400 scudi ; v’è nuovamente istituita una 
prebenda Teologale, che gode presentemente il Sig. Muzio 
Achillei dotato di molte virtù morali ed intellettuali ; In que¬ 
sta Chiesa sotto l’Aitar maggior riposa il corpo di S. Seve¬ 
rino trovato l’anno 1576. li 15. Maggio fabricandosi la Chiesa; 
del cui Santo si conserva la testa incassata in Argento con il 
busto parimente d’argento, bella cosa a vedere, vi sono altre 
Reliquie di molta venerazione, che si mostrano la festa di 
S. Severino. 

Y’è la Chiesa di S. Lorenzo Parrocchia ed Abbazia di 
Mons. Ceuli Chierico di Camera, luogo già dei Monaci di 
S. Benedetto. Quà è il corpo di S. Filumena ritrovato l’anno 
1526. mentre si fabricava l’altar maggiore con molte prero¬ 
gative di Santità, e con il testimonio d’una fede in carta pe¬ 
cora scritta di mano di S. Severino, che oggidì si vede con 
queste parole = Corpus Sanctae Philumenae ex nobili prosa¬ 
pia Clavellorum Septempedanae, tempore Gothorum translatum 
in Ecclesia S. Laurentii post altare maius = Con la sottoscri¬ 
zione di S. Severino = Severinus Episcopus manu propria 
scripsit. 

Qui sono in arca di pietra i corpi de’ Santi Ippolito e 
Giustino Martiri, ed altre reliquie in due Tabernacoli. Il pre¬ 
sente Abbate ha bonificato, e tuttavia bonifica questo luogo 
con fabriche sontuosissime, ed ha la benevolenza universal¬ 
mente di tutti. Fu già quest’abbazia in potere dellTll mo Card. 
Ascanio Parigiani, la cui Cortesia, è di tutta la Città insieme 
fu cantata da Filippo Bellucci essendo quà stato regalato no¬ 
bilmente il Card, suo Signore onde così disse : 

Proxima Septipedae magnis extrocta ruinis 
Sacra Severino Tellus, Faecundaque gleba 
Ubere, picenis colitur ditissima campis 
Alma ceres, Bacchusque pater, pinquisque Minerva 
Et cytherea parens sedem hic posnere benignam, 
Perpetuamque domimi gratas advenimus oras, 

Et popnli plausu, placidae successimus urbi. 

Illic dona sui domini, parisanus opima 
Martyris Ascanius Laurenti tempia gubernat; 

Haud quaquam ingratum nec tanto munere sese 


PICENUM SERAPHICUM 


633 


Praebuit indignum largas vultu ille sereno 
Fundit opes gaudens, mensis largissima crebris 
Affluit usque suo praedives copia cornu. 

Scenica quid referam? mimos, spectacula facta, 
Faemineasque faces gratas, dulcesque choreas ? 

Digredimur flentes, dilectaque moenia quisque 
Quam spectare potest lacrimosis spectat ocellis, 

Haud secus ac patriae si dulcia linqueret arva. 

Vi è la Chiesa di S. Domenico luogo preso dal mede¬ 
simo Santo personalmente : vi sono i corpi della Beata Mar¬ 
garita, e B. Camilla : V’è una mano di S. Filippo Apost., 
con deto di S. Tomasso Apost., la testa d’una compagna di 
S. Orsola, ed altre reliquie. 

Nella Chiesa di S. Agostino vi sono due corpi Santi, 
luno bella Beata Marchesina , e l’altro della B. Marsilia. Fuori 
de muri della Città non sono molti anni si scoprì una devozione 
a una imagine della Madonna, la quale è cresciuta talmente 
che d elemosine v’è stato fabricato un bellissimo Tempio con 
Monastero ove con molta. Santimonia abitano i Padri Ber- 
nabiti : è detta la Madonna de’ lumi per esservi stati veduti 
di notte avanti l'imagine, e cominciò a scoprirsi l’anno 1584, 
ahi 27 di Gennaro. 

Nel Monastero di S. Mariano vi sono i Corpi di S. Illu¬ 
minato confessore, e di 8. Margherita vedova, che morì alli 
d Agosto l’anno 1895. Lontano dalla città un mezzo miglio 
? ® una Chiesa chiamata la Madonna del glorioso, fabbrica di 
cella architettura, la quale imagine l’anno 1519. il venerdì 
^anto lagrimò e pianse ; fa di molti miracoli, e vi stanno i 
, ■y di S. Domenico. In mezzo a una Montagna poco lontana 
alla Città v’è la Chiesa della Madonna delle Grazie, e il 
°nvento dei Padri Oeservanti, preso dal B. Gabriele d’An- 
cona (i). fi 1 Marco da Lisbona (2) descrive la vita del B. ira 
tetro da S. Severino (3), e fa menzione di P. Battista da 

d li . conven *'° di S. Pacifico Divini da Sanseverino, già Ritiro 

f a Provincia Riformata. Il Picenum ne parlerà in « La Provincia Ri¬ 
formata delle Marche nel 1837 ». (N. d. R.) 

(2) Croniche , parte III, 1. 8°, c. XXIX 
jv Pi questo Beato il Compendio delle Cronache di Fr. Mariano da 
©nze dice : « Petrus de Sancto Beverino , noviiiorum magister, omni vir- 























































































































































































































































































634 


PICENUM SERAPHICUM 


S. Severino ambedue dell’Ordine de’ PP. Osservanti, e vuole 
questo morisse in S. Severo Provincia di S. Angelo non 
senza qualche esistimazione di Santità (1). Y’è per ultimo la 
Chiesa di S. Paolo, nella quale riposa il corpo del B. Giacomo.. 

La Città per esser mercantile è molto ricca, ha sotto di 
se XI. Castelli, e XXXIV. Ville popolate. V’è molta nobiltà 
di Capitani, e Cavalieri di diverse Religioni. 

Quà nella parte detta il Castello abbiamo il nostro Con¬ 
vento di sito grande con una Chiesa magnifica d’una sola 
navata (2). Questo luogo fu preso fino a tempo di S. Francesco, 
e si tiene per cosa certa che S. Bonaventura vi sia stato 
Lettore; come testifica l’autore delle Conformità (3): qua 
predicando una volta S. Francesco, ed essendo nel fervore 
della predicazione, apparvero due spade fulgentissime in forma 
di Croce sopra il Capo di lui, il che veduto dal Beato Fra 
Pacifico a quel tempo Secolare, e Poeta laureato, rinunciando 
al mondo si fece Frate Minore. Questo meritò parimente ri¬ 
mirar due volte il segno del Tau nella fronte di S. France¬ 
sco che rendeva la faccia del Santo venusta e maravigliosa. 
Dall’istesso B. Padre fu istituito primo Ministro di Francia, 
ed essendo vissuto molto tempo santamente, morì in Venezia, 
ed è sepolto presso i Frati Minori, nel cui sepolcro si vede 
affisso questo Epitaffio: 

IN HOC SEPVLCRO DEPOSITVM FVIT CORPVS BEATI PACIFICI 
ORDINIS FRATEVM MINORVM ANNO 1232 DIE XXI JULII 


tute et sanctitate decorus, in vita et post miraculis corruscava. » Cfr. Arch. 
Frane. Hist., an., IV, p. 128. Vedi anche il P. Wadd., 2 a ed., t. XV, 
321-X. Manca nel Martirologio del P. Arturo. . 

(1) Croniche , parte III, 1. 8°, c. XXXIX. — Cfr. Margarucci ; Ceti 
biografici di alcuni Uomini illustri Settempedani, ms. nella biblioteca muni¬ 
cipale di Sanseverino, lettera P. — Marangoni; Storia di Civitancm, 
p. 56. — p. Giambattista Cancellotti S. I. ; Vita di S, Severino ves^ 
Settempedano e di S. Vittorino , Roma 1643, tip. Corbelletti, p. 230. " 
Servanzi Colmo; Un giorno di divozione in Sanseverino, p. 19. 

(2) Per questo ed altri conventi francescani nella città di Sanseveru 

e suoi dintorni cfr. Wadd., 2 a ed., t. V, 245-XXVII; t. X, 228- ’ 

t. XIII, 447-XL ; t. XV, 97-VIII, 329-XV ; t. XX, 249-CIII; t. XXb 
66-XXX ; t. XXIII, 147-XXVI. — Analecta Francescana, t. Ili, p. l &y - 
Gonzaga, op. cit., p. 206. — Sampaolesi, Memorie di Sanseverino p- 

(3) Bartolomeo Pisano, 1. c., parte 2 a frut. Vili, p. 285. 


PICENUM SERAPHICUM 


635 


Molt altre cose, di questo Beato si potranno vedere presso 
l’istoria Serafica del R. mo di Sinigaglia (1). 

Riposano parimente in questa nostra Chiesa di S. Seve¬ 
rino alla destra e sinistra dell’Altare maggiore il Beato Ben- 
tivoglio ed il B. Pellegrino, il primo entrò nella Religione 
con due Fratelli, Bonaventura ed Antonio, e riuscirono fer¬ 
vidi Predicatori, la cui vita vien descritta brevemente da 
Monsig. Tusignano (2). Mori finalmente in questa sua patria 
la Natività di N. S.; il suo Corpo si mostra ordinariamente 
la terza Domenica di Quaresima con molto concorso de’ cir¬ 
convicini (3). 


(1) Pietro Rodolfo Tossignano, op. cit., 1. 1°, f. 84. — BIBLIO¬ 
GRAFIA : per gli storici del Secolo XIII cfr. Picenum, fase. 4°, p. 440. — 
Series Provinciarum Ord. Frat. Min., saec. XIII-X1V in Archiv. Frane. 
Pist., an. 1°, p. 4. — 6 hronica XXIV General., 1. c., p, 7-10-213-233. — 
oatalogus Sanct Fratr. Min., op. c., p. 31. * - Pisano, 1. c., p. 5-6-14- 

-57-143-144-285-479 501-586. — Cronica fr. Nic. Glassberger, 1. c., p. 7-9._ 

<-omp. Chronic. fr. Mar. Florent., 1. c., an. II, p. 92-95. — Tossignano, 
ediz di Venezia 1586, lib. I, f. 126. Gonzaga, op. cit., parte l a 
p. 98. - Wadd., ed. 2 a , t. I, 133-XXX1X; 134-XLII. - Martirologio 
f , Arturo, ed. cit., p. 296-98, 10 luglio. — P. De Gubernatis, Or bis 
àeraphtcus, Romae 1689, typ. Komarek, t. I, p. 80, n. 2. - Menoloqium 
vanti. Ord. fr. Fort. Hueber, Monaci 1698, p. 1359. — Sbaraglia, Scritt. 

reme., ed. cit., p. 571, n. 3040. — P. Panfilo da Magliano, Storia com¬ 
pendiosa di S. Frane, e Francescani, Roma 1874, tip. Chiapperini voi I, 
P. 112 449. voi. II, p. 261. — Miscellanea Francescana, t. Vili, p. 117. 

(2 ) Pietro Rodolfo da Tossignano, op. cit.. lib. I. f. 84 b 

.13) BIBLIOGRAFIA: B. BENTIVOGLIO : Cf. Actus B. Frane, et 
eocior., ed. Sabatier, Paris 1902, cap. 53 , n. 3 ss., p. 160-161. — Pisano, 
p ' c -> P; 276-280-512. — Chronica XXIV General., ed. c.,.p. 409. — 
lib*”? Chron fr. Florent., ed. c., an. II, p. 101. — Tossignano, op. cit., 

290 y-J' 84-b — Gonzaga > °P- cit -, parte l a , p. 93. — Wadd., 2 a ed., t. II, 

p r f X -; 291-XXI. — Martyrol. Pranc., ed. cit., pag. 628, 25 dicembre. — 
Rolro IL °’ op. cit., voi. I, p. 436. = B. PELLEGRINO DA FALLE- 
causc Cfr ‘ S P eculum Perfectionis, ed. cit., I, p. 45. — Actus, ed cit., 
ed u ’ P ' — Pisano, ed. cit., p. 283. — Comp. Chron. fr. Florent., 

• °it., an. II, p. 93. — Tossignano, op. cit., lib. I., f. 126. b — Gonzaga 
parte 11 P- 98 ’ “ Wadd., 2 a , ed., t. I, 335-VIII: t. II, 291-XXI: 
p T j 167-XXI. — Martyrol. Frane., ed. cit., p. 432, 5 settembre. — 
n yvr! 1LO ’ °P- °h-, voi 1°, p. 438. — Miscellanea Frane, t. IV, p. 25, 
frat ir u ~ P- Golulbovich, Bibliot. T. S., t. I., p. 99. = Dei due 

nioi * 4el Pellegrino nominati dal Civalli nulla possiamo dire sul 

e nto : se sarà il caso, ne parleremo in seguito sul Picenum. 

(N. d. R.) 




























































































































































































































































636 


PICENUM SERAPHICUM 


Del B. Pellegrino si conserva apertamente in sacristia un 
dente incassato in argento, il quale toccando altri denti mal’affetti 
toglie via il dolore maravigliosamente. F. Marco da Lisbona (1) 
narra come in questa Città essendo stata condotta una pietra 
grande da Costantinopoli, e da moltitudine d’uomini por-tata in 
questa Chiesa, nel posarla sdrucciolò dimodo, che uno vi restò 
coperto, e da se stessa alzandosi la pietra miracolosamente 
v’apparve S. Francesco, e quello che fracassato da tutti si 
tenea, si levò libero e franco. 

In questo Convento vissero sempre Padri molto onorati, 
e la nostra età ebbe il P. M. Mattia Severani virtuoso Predi¬ 
catore molto accetto : accrebbe l’entrate del Convento, e lo 
tenne in credito e riputazione. Quà fu fatto un Capitolo Pro¬ 
vinciale alli 14. Aprile nel 1616. essendo Ministro ilP. M. Guido 
da S. Leo. Un’altro nel 1593, essendo Provinciale ilP. M. Fran¬ 
cesco Ponzio da S. Angiolo. Al tempo dell’Uffizio di colui che 
scrive le presenti cose fu abbellita la Chiesa di tre Cappello 
stuccate e dorate can quadri di bella mano ; il quadro all Al¬ 
tare delle Terzarole è molto bello, ed è mano di Felice d U- 
gubbio. com’anco il quadro dell’Aitar maggiore. Nella mura¬ 
glia della nostra Chiesa nel di fuori in quella che è vicina 
alla porta vi sono tre teste coll’infrascritto epitaffio. 

VELTIVS. Q. L. RVFILLVS VELTIA Q. L. NIOE 
VELTIA Q. L. RVFILLA FRATRI 
ET MATRI F. C. 

Monte Santo 

Il Biondo chiamò questa terra Nobile Oppidum; vicino 
alla quale fu già la Città Potenza ; così la nominarono Stra- 
bone, Plinio, e Tolomeo; e da questi è annoverata fralle pn me 
città del Piceno. Cicerone (2) dice queste parole di Potenza. 
Factus in agro Potentiae in Piceno nunciatur terremotus. Ralae 
Volterrano (3) vuole che fosse addimandata Trajiana Potentia, 
ma s’ingannò questo valentuomo, poiché secondo Tolom e0 

(1) Croniche, parte I, lib. 3, cap. 7. 

(2) De Aruspicum responsis. — (3) Comment. Urbani, lib. V 


PICENUM SERAPHICUM 


637 


(come bene nota F. Leandro) fumo due Città nella Marca,. 
Potenza vicino al mare, e Traiana nelli Mediterranei. 

Laddove tornando a Monte Santo dico, che è terra di 
Porto, dotata d’un bellissimo stagno, con due fiumi, Potenza 
ed Asola, di territorio fruttifero, della cui origine trovo que¬ 
sta memoria nel libro de’ Privilegi del Vescovo Firmano 
= De anno 1128. Libertus Episcopus lirmanus, donavit habi- 
tatoribus Montis Sancti Stephani, fodrum, ut dictam terram 
aedìficarent sibi reservando jus procedenti in Homicidiis, Adul¬ 
terio et similibus criminibus : nec non facultatem recipiendi in 
dieta terra Imperatorem Et D. Papam. = e da questo monte 
di S. Stefano, così detto dalla Chiesa, prese nome di Monte 
Santo ; Parme del Comune sono cinque monti, per le cinque 
viilate, che in lei si unirono, ed incorporarono. In un’arco 
presso la porta di S. Giovanni si legge questo millesimo 

Nella Cancelleria del Palazzo de’ Magistrati si conser¬ 
vano alcune lettere scritte in carta pergamena dalla Repu- 
hlica di Venezia alla terra di Monte Santo, dandoli nuova in 
esse della morte de’ Duchi, e della creazione de’ nuovi. Av¬ 
vocato di Monte Santo particolare è S. Girio, il quale morì 
questo distretto, e si tiene fermamente, che il suo corpo 
sia e riposi nella Chiesa dedicata al nome di lui, e la sua 
festa si celebra alli 25. di Maggio. Il Signor Gio. Girio mi 
mostrò un’istoria a mano di questo Santo, ed è molto bella. 

Veramente il Biondo non s’ingannò chiamando Monte 
Santo Terra Nobile, poiché è tale per gli uomini illustri, che 
hanno in lei fiorito in ogni tempo. Sebastiano Paparello fu 
pubblico Lettore di Medicina in Perugia, lasciò tutte queste 
°Pere alla posterità = hi Hippocratis librum de natura hu- 
tnana Commentarti duo = De efficientia primi Motoris = De 

-alido libri III. — De indicatiniobus curativis = De Catarrho 
libri 11. 

Arcangelo Mercenario fu lettore di Filosofia nello studio 
1 Padova, i cui onorati progressi vengono descritti da An- 
?***° Riccobuono (1). Morì nel 1585, lasciò due libri di dilu¬ 
cidazioni, ed altre dissertazioni de putredine. In un’operina, 
cui titolo è = Encomium illustrium omnium virorum in inclita 

(1) De Gymn. Patav., 1. II, cap. 41. 































































































































































































































































































638 


PICENUM SEBAPHICUM 


Patavina Academia publice profitentium Quinto Gentili autore = 
vi è lodato Arcangelo con questi due versi 

Doctus Aristotelem reserans Arcangelus urbis 
Est Patavi, ao nostrae denique gentis honos 

Ai giorni nostri dà non picciol nome a questa patria 
Orazio della nobil famiglia degli Eugeni, i cui nobili progressi 
e della famiglia scrive lo stesso Riccobuono (1) L’anno 1B92. 
in Padova fu successore di Bernardino Paterno avendo letto 
prima in altri studj, come in Macerata due anni Logica: 
in Roma medicina cinque anni: In Torino anni 16. la Medi¬ 
cina Prattica con molto grido, e lo condusse finalmente in 
Padova come si è detto con stipendio di 900. fiorini di 
quella moneta. Lasciò molt’opere = De sanguinis missione 
lib. X. = Disputationum eiusdem argumenti libri septem = 
Epistolarum medicinalium libri 24 — Liber de partu hominis 
— Del modo di preservarsi dalla peste lib. 3. 

Illustrò anco non poco questa terra il padre di lui Ludo¬ 
vico Eugenio Medico celeberrimo che per il suo valore ebbe 
condotte in molte provincie nelle principali città. Fu ca¬ 
rissimo a Clemente VII. a Rodolfo Pio Cardinale e a tutta 
la sua famiglia. Lasciò quattro figli tutti con molt’onore, due 
Dottori di Lecce Simone e Fabricio. Il primo due volte fu 
Uditor di Rota in Perugia, e l’altro fu Lettore nello studio 
di Macerata e di Roma con molta sua lode. Lelio Cavalier di 
Loreto, ed Orazio Medico, Filosofo', e Teologo dottissimo : Ne 
sono mancati altri Dottori, che hanno portato non piccola 
riputazione a questa terra come Ventidio Zamberlani , che 
scrisse sulla legge Falconia, ed altri. 

Ma illustre a giorni nostri la rende il Signor Ridolft 
Corraducci, che oltre essere stato Consigliere ed Ambascia¬ 
tore Cesareo al Sommo Pontefice, e ad altri Principi d’Italia, 
ora è la terza Persona nellTmperio. Vive anco di questa terr a 
Monsignor Vincenzo Vescovo di Teramo, Prelato di molte le * 
tere e di molta cortesia. 

Quà abbiamo il nostro Convento antichissimo (2) fondato 

(1) Op. cit., 1. IH, cap. 3. • <ji 

(2) Per questo ed altri conventi francescani nella citta e dintorni 
Potenza Picena cfr. Gonzaga, op. cit., parte II, p. 200, n. XI. Wah 


PICENUM SEBAPHICUM 


639 


nel Monte di S. Niccolò, laddove trovo che Gerardo Vescovo di 
Fermo coll’assenso del Capitolo l’anno 1257. dona alla Reli¬ 
gione un pezzo di terra vignata, arborata, la qual terra poi 
in data in ricompensa a quello che diede il sito per fabbricare 
la Chiesa di S. Francesco, e la donazione che fece Gerardo 
fu confermata da Papa Alessandro IV. Il breve è fra l’altre 
scritture del Convento: bella cosa a vedere è la Cona dell’Altare 
Maggiore opera del Crivelli Veneziano la quale fu fatta nel 1463. 

Fiorì in questo Convento il B. Gerardo da Monte Santo 
il quale come vogliono alcuni morì in Assisi (1). 

Qua sono stati celebrati molti capitoli : uno l’anno 1425. 
a 1 6. di Giugno, essendo Provinciale M. Agostino da M. Ba- 
roccio : un altro nel 1477. alli due di Giugno essendo Com¬ 
missario Generale M. Tebaldo torti Ministro della Provincia 
di Bologna, essendo Provinciale della Marca M. Caterino della 
Penna di S. Giovanni , un’altro nel 1566. essendo Provinciale 
h P. M. Cecchini da Monte Lupone: un altro alli 9. di Lu¬ 
glio nel 1594. presente il Generale Gesualdo, nel quale per la 
molta benignità de PP. fu eletto Provinciale questo che scrive 
m presenti cose. In questo Capitolo fu pubblicata la bolla de 
mmeribus non recipiendis fatta da Clemente Vili. 

Alla richiesta del Convento e Chiesa il Signore ha prov¬ 
veduto delle larghe limosine del Signor Giulio Picchini, il 
quale oltre che in vita sua diede molta somma di denaro per 
Hparar la Chiesa ; a morte venendo ha lasciato al Convento 
tuia possessione, ed una casa affine che la casa si venda, ed 
1 cenaro s’impieghi nella fabbrica del Convento: la casa è 
venduta sopra 600. scudi. 

Civita Nova 

, . J' erra Ducale, giurisdizione delli Signori Cesarmi feuda- 
n di S. Chiesa. Qua nacque Annibai Caro Commendatore, 
0e ta ed Oratore al suo tempo nominatissimo. 

lSv 8 n nF V; 1 VIII > 330-CXXXII; t. XV, 166-XXVIII; t. XX, 122- 
cfJ7’ n 07_XVI ’ 248 ~°’ 492 - Cm > 505-LXI; t. XXIII, 32-XC. - Cenerelli 
°> Potenza Picena Istoria, Ripatransone 1852, tip. Iaffei, p. 118-124 

‘Mf 23?TXX^ ,?IA V WADD '’ 1 ed -’ ‘.«.’p. 352-XXX P : ed. S.j 
ed nU V1IL — Iossignano, op. cit., t. 2. — Mavtyvol, Frane. 

Clt -, p. 174-75, 21 aprile. — Cenerelli, op. cit., p. 128. 



















































































































































































































































































640 


PICENUM SERAPHICUH 


In questa terra vicino alla Piazza abbiamo il nostro Con¬ 
vento e Chiesa sotto il titolo di S. Maria, (1) della cui fonda¬ 
zione non ho cosa veruna ; nulla di manco bisogna sia molto 
antico, e mi muovono queste ragioni. Papa Niccola IY. l’anno 
III. del suo Pontificato, che fu nel 1290 alli X. di Febraro in 
Orvieto, concede Indulgenza perpetua di 100. anni alla nostra 
Chiesa per il giorno di S. Francesco, di S. Antonio e di 
S. Maria Maddalena. La bolla si conserva in Sacristia. 

In oltre, ed è la seconda ragione, Martino V. esssendo 
così supplicato dal Provinciale di quel tempo M. Agostino da 
Monte Baroccio, e dai Padri di Civitanova, affine che potes¬ 
sero ridurre a perfezione il Convento colle officine necessarie 
interlasciate di fare, graziosamente applicò per detta fabbrica 
il Monastero già rovinato per occasione di guerra delle Suore 
di S. Giacomo, e Damiano dell’Ord. di S. Chiara (come esplica 
Papa Niccola IV. nel breve come di sopra) posto fuori la 
terra, con un Oratorio e case dentro Civita Nova, assegnando 
anco alla Religione alcune possessioni, essendo affatto man¬ 
cate dette Monache. Questa concessione fu fatta per breve 
Apstolico dato in Roma l’anno 1424. 5. Kal. Aprilis l’anno 
7. del suo Pontificato. Il breve si conserva come sopra. 

La Chiesa fu consacrata alli 19. d’Agosto nel giorno di 
S. Lodovico l’anno 1399. nel Ponteficato di Papa Bonifazio 
IX. In questa Chiesa v’è la cura d’anime, essendovi stata 
incorporata la Chiesa Parrocchiale di S. Tommaso, coll’en¬ 
trare per la Sacrestia, da Giulio II. nel 1518. alli 17. di Luglio- 
Gode parimente il Convento un Altare di S. Caterina posto 
nella pieve con le sue rendite, applicate dal Vicario Gene¬ 
rale di Fermo Sig. Paolo Pierleoni Romano coll’assenso, e 
consenso delli Signori Canonici, e Capitolo Fermano. Di que; 
sto ne appare scrittura data nella Città di Fermo alli 20. di 
Settembre 1513. 

Fiorì in questo Convento il B. F. Giacomo da Civitanova, 
del quale Bartolomeo da Pisa nel 1. libro delle Conformità scrive 
in questo modo : « Fuit quidam Sanctus Frater Iacobus valde 
« spiritualis et devotus, qui in oratione multoties rapiebatur 
« et multos consolationes in oratione percipiendo, rogavi 

(1) Cfr. Pisano, 1. c., p. 512. — Per questo ed altri conventi eh 
Wadd., 2. ed., t. V, 284-LXXXV ; t. IX, 182-XIV ; t. XXIII, 32-XC- 


a 


PICENUM SERAPHICUM 

! alilC'm"' 11 "' | Ut , eum ab ° fflcio ‘-°' : l aillae quod faciebat, et 
« aliis officila absolveret, ut liberius oratici vacare posse*. 

, Guardianus annuendo dixit : Ego omnia faciam, ut ora- 

TT P T S Dncle ipse Pr - Iaoobus absolutus a CO. 
quina et alns officns statim omnem perdit gratiam, quam 

« prius m oratione habebat. Quod cernens cum maximis la- 
« cnmis rogavit ut eum reponeret ut prius in coquina et 
« statim ut fuit in officio repositus humilitatis gratiam quam 
<< amiserat, recuperavi! ». Morì in Civitanova, ed è sepolti 
nella Chiesa Parrocchiale (1). p uo 

l’anJf S 8ta < 5 aSa S 1 ° n °. Stati celebrati molti Capitoli, uno 
Parte nd Tu 6 S1 icongregarono cinque custodie della 

essendo p pra ’ 6 , al , t 5 e due 81 congregarono in Castignano, 
nel , inClal ì ** Anastasi0 da S. Marino. Un altro nel 

S t ì 21 ' ne C l Uale fu oreato Provinciale M. Ludovico da 
P M a U01 ?° latterato ’ essendo Commissario Generale il 
r'. M Agostino Righino da Ferrara. M. Ludovico morì nel- 
affido ed è sepolto a S. Severino : un altro nel 1530 nel 

et ! M et D • Pr ° VÌn t le U * M - GÌ °• ^ da etriffio 

nel 15 «Q 1 Grlovanai Vigerlo da Genova Generale ; un altro 

ftoreltfda s t ^ 6 fu elett ° P ™ v i nciale 11 R M - Gregorio 
Generili ti" tP resente M - Evangelista Pelleo da Forci 
di Iesi pi 11 ' P- Gregorio morì nel Provincialato nella Città 
resi, ed è sepolto in S. Fiorano (2). 

vi P r° “ Goesto Convento Padri sempre rispettabili; 
PeliV n SS ? n01 1 R M - Paolo Fortucci Secretano della 

«cefto n prcdicaZe del PeIle °’ Pa<ìre '' ÌrtU08 ° 6 buono > ^ 

( Continua) 

- : , Pl “ N ' a ed - oit -. I ;, “ rte A frutto XI, p. 512. 

1 D, ?29?SA 84 ,“f- 5 I- 101 - 2. od., 

P 20G Toss ™o. M>- II- - Martyrd. Frane., ed! 

nel la omonima rubrica. Pr0Vmciali si vedrà a suo tem P° «al Picenum 


(N. d. R.) 


KNo I, 1915 - Fascicolo V. 


41 


















































































































































































































































































642 


PICENUM SERAPHICUM 



PAGINA D’GR< 



Fraterna intimità òei BB. Pietro òa Treia 
e Corrado ò’Offiòa 


« A tempo che dimoravano insieme nella Custodia d'An¬ 
cona, (nel luogo) di Iorano, frate Currado et frate Pietro 
sopraddetti, i quali erano due stelle lucenti nella provincia 
della Marca, et due huomini celestiali; imperò che tra loro 
era tanto amore et tanta carità che uno medesimo cuore et 
una medesima anima parea in loro due, et ssì si legorono in 
sieme a questo patto, che ogni consolatione, la quale la mise¬ 
ricordia di Dio facesse loro, eglino se la dovessino insieme 
rivelare l’uno all’altro in carità. Fermato insieme questo patto 
.adivenne che un dì, stando frate Pietro in oratone, e pen¬ 
sando divotamente la Passione di Chnsto, et come la Ma 
di Christo beatissima et Giovanni dilettissimo discepolo et sancto 
Francesco erano dipinti a pie della 0 per dolore mentale ero- 
cifixi con Christo, gli venne (desiderio) di sapere qual a 
quelli tre avea avuto maggiore dolore della Passione di tri 
sto : o la Madre, la quale Cavea ingenerato ; o ’l Discepolo, 
il quale avea dormito sopra il suo petto; o sancto Francesco, 
il quale era con Christo Crociflxo ; e stando in questo divo 
pensiero, gli aparve la Vergine Maria con sancto Giova*» 
evangelista, e sancto Francesco, vestito di nobilissimi vestimeli 
di gloria beata ; ma sancto Francesco parea vestito di piu b 
veste che sancto Giovanni. Et stando frate Pietro tutto spaventai 
di questa visione, sancto Giovanni il confortò et dissegti. i 
temere, Ilarissimo frate, imperò che noi siamo venuti a coi . 
larti et a dichiararti del tuo dubbio. Sappi adunque die 
Madre di Christo et io, sopra ogni creatura, ci dolo 
della Passione di Christo ; ma dopo noi sancto ^ an J. 
n’ebbe maggiore dolore che ninno altro : et pero tu il ve 
cotanta gloria. Et frate Pietro il domandò : Sancimmo P 


PICENUM SERAPHICUM 


648 


stolo di Christo, perchè pare il vestimento di Sancto Francesco 
più bello che l tuo ? Rispuose sancto Giovanni: La cagione si 
è questa ; inperò che quando egli era nel mondo, egli portò 
indosso più vili vestimenti che io. Et dette queste parole, sancto 
Giovanni diede a frate Pietro uno vestimento glorioso, il quale 
portava in mano, et dissegli: Prendi questo vestimento, il quale 
io oe recato per dare a te; et cogliendo sancto Giovanni vestirlo 
di quel vestimento, frate Pietro stupefatto cadde in terra et 
cominciò a gridare: Frate Currado, frate Currado karissimo, 
socorri tosto ; vieni a vedere cose maravigliose ; et in queste 
parole quella sancta visione disparve. Poi vegnendo frate Cur- 
rado, sì gli disse ogni cosa per ordine ; e ringratiarono Idio. 
Amen. » (i) 

(i) Dal Capitolo XLIII Fioretti : ediz. G. L. Passerini, Firenze 1908 
* lp- 0 Carnesecchi, p. 116-17. — Cfr. Pisano, ed. cit., parte II, frutto VTTT 
P' — Ghronica XXIV Generalium, ed. cit., p. 410-11 : — Ictus, ed. 
■taul dabatiek, 2 a appendice, capo 74, p. 212-18-14. 




Il B. fra Iacopo da Monteprandone della Marca l’anno dopo della 
Probazione [1417] venne a stare in questo luoco di San Salvatore [Monte 
al le Croci-Firenze], ove stette molti anni, e vi cantò la sua prima Messa, 

e <Pà fece la sua prima predica al popolo nella festa di S. Antonio da 
Padova. 

P. Pulinari, Cronache, p. 190). 


Buon predicatore in patria e altrove fu Fr. Bonagiunta da Fabriano, 
de 9no di essere annumerato per bontà, per lettere e per scienza delle cose 
ìvine fra i cari compagni del Generale B. Giovanni da Parma, e poi 
devato alla cattedra episcopale di Recanati. 


(Salimbene, Cronaca, an. 1284) 
















































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICTJM 



dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII 



CAPO II 

Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Costodie 


CUSTODIA 3DX FEBMO (1) 

(Continuazione v. n. 4, pag. 483) 


§ IX — MONTERUBBIANO 

Il primo sicuro documento di questo Convento è una 
bolla di Papa Innocenzo IV — Quoniam ut ait Apostolus etc. 
Dat. Lugduni X Kalend. Iulij Pontificatus an. IV — nella quale 
concede 40 giorni a tutti quelli, qui manus porrexerint adiutrices 
prò consumatione fabricae Montis Bubbiani Ord. Minorum (2). 

Altro breve ivi si conserva originale senza piombo di 
Clemente IV — Vestrum, et vestri Ordinis, etc. Dat. Viterbii 
XII calendas Iulii anno 11 — diretto al Priore, e Prati eremiti 
di Monte Rubbiano dell’Ordine di S. Agostino dolendosi, che con¬ 
tro il divieto apostolico avessero fabbricato un luogo vicino 
ai Prati Minori ; onde prescrive loro il demolirlo ; e gli fa 
sapere d’aver comandato al Vescovo di Iesi, che gli obblighi 
con le censure ecclesiastiche ad ubbidire. 

Succede una concessione di Gerardo Vescovo di Fermo 
al Ministro, e PF. Minori di Nonterubbiano del 6 Luglio 1257 

(1) Nel fascicolo 4 del Picenum Seraphicum, a pag. 483, è stato stam¬ 
pato erroneamente — Custodia Ascolana — mentre doveva porsi Custodia 
di Fermo, le memorie della quale si sono incominciate nel fascicolo Ilf 
pag. 348, ove pure fu omesso la parola « Articolo II ». 

(2) Il breve originale perduto, il piombo è in quel nostro Archivio- 


PICENUM SERAPHICUM 


645 


di poter ricevere fino a 200 lire imperiali a sovenimento delle 
loro necessità sopra le usure, rapine e guasti ed altri mali 
acquisti dei legati e redenzione de voti della sua Diocesi. 

Altra concessione dello stesso Vescovo per ricevere sopra 
le usure e mali acquisti fino alla somma di 50 lire volterrane 
e ai Ravenna. 

Altra concessione originale del sudetto Vescovo, che di- 
c ìara liberi ì FF. Minori di Monterubbiano a predicare, con- 
tessare, fare le confraternite, ed altri impieghi per la salute 
elle anime e concede venti giorni d’indulgenza a quelli, che 

AuqmC S ° n0 aUe l01 ° confraternite - Datimi Massae 3 calendas 

Altra pergamena originale del medesimo Vescovo che 
concede ai detti FF. Minori il poter dispensare quei voti, ai 
^ a i:i S \ e i StenC ^ e a ut°rità del Vescovo. Dat. Firmi 5 luni/ 1257 
hi v h : da Perugia Uditor Generale nelle cose spiri- 

MarC ^ Anconitana dichiara essere libera la sepultura 
Z. * Mm ?7- in ^cerata 14 Luglio l'ottava indizione. La 
Pergamena e legalizzata dal Notaio 16 Aprile 1341 la 9 indizione. 

Lopia autentica di una bolla di Bonifacio Vili — Suver 
cathedram etc. Dat. Laterani XII Calend. Martij anno VI — 

a fa va a f 001 ^ di amministrare i Sagramenti, e di seppellire 
a favore dei FF. Predicatori e dei Frati Minori. 

Altra copia autentica di bolla di Benedetto XI — Inter 
etc - Dat. Laterani Xlll calendas Martij anno 1, — e 
tta lo stesso affare dell’altra bolla di Bonifazio Vili. 
Andrea di Monaldo Sindico del Commune di Monterub- 

cet?n°’ ì + C< !f t] o ,Ìt0 Sindaco P er le utilità del luogo di S. Fran¬ 
ino?’ Ò fatt ° P 5 ocurat °re. da P- Gerardo Guardo, del detto 
vmfo° a i 101 !? del uaedesimo luogo compra terreno, e selva 
* o ad altro terreno e selva del medesimo luogo da Beraldo 

alla ; e f° nard ? ? 6r il 1 P ^ ezzo di XXXV lire volterrane, lasciate 
navo Clliesa dl S Francesco. L’istrumento è del 19 Gen- 
1256 rogato P. Cambio Notaro. 

§ X — SARNANO 

Gommo h ? P ? * radizione che il sigillo usato sempre della 
venvS ^ o ® arnano rappresentante un Seraphino, sia in¬ 
azione di S. Francesco, che trovandosi in quel paese a 

































































































































































































































































































646 


PICENUM SERAPHICUM 


trattare con quei del Oommune, nè anvendo questi il sigillo 
il Santo prese l’estremità del suo cordone l’improntasse sopra 
non so qual carta, e comparve un Serafino. La tradizione è 
riferita dai mmss. più antichi di Sarnano. Il p.° sito, che si 
suppone preso dal S. Fondatore era nella Contrada di Brun- 
forte in un bosco detto Yalcaiano, ove si vedono le vestigia 
d’una Chiesa, che dal popolo anche presentemente dicesi 
S. Francesco vecchio, da dove vogliono sia stata trasportata 
la Campana, che ora tra l’altre è la minore. Fu detto ancora 
il sito vecchio Bocca Bruna. 

Sarnano è una terra fondata da 5 castelli ognuno de 
quali ha il suo proprio nome. Nel 1326 noi ci trasferimo dal 
luogo vecchio al sito presente, che ritiene il nome di Brun- 
forte. Francesco Vescovo di Camerino sotto il dì 4 Luglio 
1382 concede quaranta giorni d’indulgenza alla Chiesa sub 
vocabulo S. Francisci Ordinis FF. Minorum noviter constructae 
in Terra seu Castro Sarnani Camerin. Dioeces. Il P. re Alto¬ 
belli riferisce d’aver veduti i documenti originali della tra¬ 
slazione del Conv. da Valeaniano a Brunforte, e la somma delle 
lire sborsate per ottenere il nuovo sito. 

Altra indulgenza fu conceduta alla Chiesa nostra da 
F. Gio. Vescovo Resnemense, data in Montecchio l’anno Vili 
del Pontificato di Urbano V. 

F. Marco Vescovo Diocesano di Camerino l’approvò, e 
l’aumentò d’altri quaranta giorni con due diplomi, il p.° dato 
Venezia l'anno 1367, e quello d’approvazione dato in Came¬ 
rino l’anno 1369 ai 4 di Settembre. 

Nel 1399 fu eretta in questa Chiesa la Compagnia della 
Nunziata, come costa dal documento col suo sigillo di Pietro 
Arcivescovo di Zara Riformatore e Viceretore Apostolico = Do • 
Escuti in Palatio nostrae residentiae apud Arengum sub anno 
D. ni 1399 die 10 mensis Octobris. — Fu approvata questa ere¬ 
zione da Nutio Vescovo di Camerino l’anno 1403, e fu da 
lui arricchita d’indulgenze aumentate inoltre da F. Andrea 
Vescovo Achilien (?) e da Angelo Vescovo di Recanati, e 
Macerata. Si conservano i loro sigilli. 

ACQUISTI DI BENI STABILI 

Adì 15 Gen. 1296 Actum ad locum FF. Minorum & 
Rocca Bruna presente F. Gentili de loco Cristimarum 


PICENUM SERAPHICUM 


647 


Gualdo etc. Ventura Farraij et uxor eius Fiorita ante con- 
tractum donationis, et dationis per eos factum F. Ioannutio 
nato et filio eorum qui est in Ordine FF. Minorum de bonis 
eorum mobilibus, et immobilibus... ante ipsum contractum, 
et ipso limine contractus, et post ipsum contractum reservave- 
runt in se et ad se in vita eorum et cuilibet ipsorum omnes 
fructus et ususfructus de ipsis bonis rog. J. Munaldo de 
S. Ginesio. Die XV Ianuarij MCCCXL Ciccus Edmaventi 
de Sarnano dedit, et obtulit se et sua bona tam mobilia, 
quam immobilia, F. Tommasuccio Bonagratiae Guardiano 
S. Francisci de Sarnano. Inter bona stabilia enumeravit 
unam petiam terree laborativse positam in contrata Cam- 
panatici, alteram iuxta possessionem Hospitalis, alteram 
silvatam in contrata Costis, alteram in contrata Planelli, 
alteram partim vineatam in contrata Campeggili etc. prò 
salute, et remissione peccatorum et ad possidendas. F. Niccolao 
Vitalutri de Sarnano. 

^ Die XX 7b rls MCCCXLV Gentilis Guardini Macchiati de 
Sarnano sibi haeredem iustituit altare S. Catharinse erigendum 
in Oratorio FF. Minorum Sarnani cum onere quo. die celebrandi 
Divina in eodem altari, rog. Blaxio Tomaxi de Penna. 

Die XII 7b ris MCCCXLVI Sovrana Ioannis Zenzolis de 
Sarnano de Villa Tomprede donavit Bruto Corradi de Sarnano 
Sindico FF. Minorum Sarnani omnia bona sua mobilia, et 
hnmobilia ad possidendum etc. et quid quid placuerit facien- 
dum Capitulo dd. Fratrum, et hoc fecit, quia dieta bona re- 
licta fuerant prius iisdem FF. ab olim Andrea I eis Zenzolis. 

Die IV Iannuarij MCCCLVIIII F. Antonius Raynaldatij 
Mutalosciee de Sarnano oblatus et dedicatus Ecclesise S. Fran- 
cesci de Sarnano spiritu Divino instigatus donavit omnia sua 
bona mobilia et immobilia et consignavit F. Nicolutio Mi¬ 
di aelis de Monte Ulmi Guardiano d. 1 loci S. Francisci de Sar- 
nano - Inter quee bona numerabantur una Domus et decem 
petia terree, rog. F. Ioannes Georgi Magistri Iacobi de Sarnano. 

Ab anno MCCCLIX ad annum MCCCLXXIX plura bona 
Hnmobilia legata et donata recensentur in autographis papyra- 
ceis in archivio nostro Sarnanensi custoditis. Inter quee no- 
tatu dignum est mandatum D. Roselli de Rosellis de Aretio 
legum Doctoris, et Magnifici ac Egregij Militis D. Rodulphi 
( 6 Camerino Vicarij Generalis quo Fratres Minores de Sarnano 
























































































































































































































































































648 


PICENTJM SEKAPHICUM 


mducuntur in possessione® bonorum, eis legatorum a Simo- 
nilli Guastell® de Sarnano. Memoria item occurrit sub anno 
1379 Marini Thom® de Calle, et Crisij Cicchi de Sarnano 
Sindicorum Conv. Sarnani. 

Anno MCCCLXX die XXV Octobris ad preces FF. Mi- 
norum Concilium Generale Sarnanense statuit ut singulis annis 
in testo S. Francisci inter missarum solemnia offereretur unus 
cereus valoris triginta solidarum monetse usuaiis. 

INSCRIPTIONES IN ECCLESIA 

D. 0. M. 

Constantio Cardinali Sarnano | Qui suscepto in adolescenti 
Min. Conv. instituto | eximius et Theologus et Concionator 
evasit | Et postquam in praecipuis Itali® Civitatibus | summa 
cum doctrin® et ingenij comendatione Theologiam docuisset 
| editisque lucubrationibusScotum illustrasset | aSixtoV.P. M. 
| egregio virtutum estimator | Ad Episcopatum Vercellen- 
sem inde ad sacram purpuram evectus | strenuam operam 
Christian® Reipubblicae | in pluribus Roman® Aul® Congre- 
gationibus navavit | donec de studiosis omnibus et de hoc pre- 
sertim coenobio | preclare meritus | Rom® mortalitatem exple- 
vit anno su® etatis LXIII | A Christo nato MDLXXXXV | 
Andreas Critius eques ex Ordine S. Stefani pronepos | Patruo 
munificentissimo | monumentum ponebat Anno MDCXXXXIII- 

D. 0. M. 

Petrus (?) Claudius de Sarnano | Fratris Costantij S. R. E. 
Cardinalis Sarnani Nepos S. Petri Spin® de Arena Abas | et 
Archimandrita actualis (?) Dominus | Terr® Ciani in Provin¬ 
cia Calabri® | Sacr® Theologi® Doctor Obijt nona Iulij | 
MDCXI Antonius et Claudius Fratres | moestissimi posuere. 

UOMINI ILLUSTRI (1) 

F. Benigno Arredi da Sarnano fil. di Paolo Arredi e (ti 
Veneta Corraducci fu Vescovo Conaniense. Dimorò lungo 

(1) Da un foglietto volante nel cui verso vi è l’indirizzo del P. P 0 ' 
noffi da Pesaro, e quindi da lui usato e scritto. Da questa lettera e mol 0 


PICENUM SEKAPHICUM 


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tempo in Venezia a S. Gio. Crisostomo. Vien commendato per 
uomo dotto e di pietà. La sua effigie era dipinta inginocchioni 
in un quadro antico di Sagrestia avanti l’imagine di M. V. 


piu da un altra del medesimo Benoffi, esistente nel voi. XIV del Righini 
nella Gambalunghiana, scritta da Padova il 18 ottobre 1771 al P. Ri- 
^ ui \ • a Pontesisto, apparisce l’autore delle Memorie Minoritiche che vengo 
pubblicando, essere lo stesso Benoffi, arguendosi dalla perfetta somiglianza 
del carattere. Infatti il P. Oliger, nell’ Archivum Franciscanum Histori- 
cum del 20 dicembre 1914 p. 618-19, accenna fra i molti mss. del Benoffi 
anche le Memorie storiche della Provincia della Marca dei Minori Conven- 
tuali, attualmente possedute dal P. Giuseppe Settembri 0. M. C. e in 
parte pubblicate nella Miscellanea Francescana, anni XI e XII. Crediamo 
utile pubblicare la lettera del P. Benoffi al P. Righini- 


Lettera del P. Francesco Benoffi 


al 


(fuori) Molto Perdo Pre Prone Colmo 

Il Pre Mro Righini de M. C. 

Pontesisto 


(dentro) Molto Redo Pre Prone Colmo 

Con l’erudizioni copiose, di cui la P. V. M. R. empie le sue lettere, 
me reca grandissima consolazione. Io non sono stato mai a portata di 
vedere il Salimbene, e molto meno il Polichronicon Iordanis, laonde 
quanto si estrae da questi due scrittori tutto mi vien nuovo. Per ora 
sospendo di parlare del Polichronicon, mi restringo al Salimbene, dal 
quale ella mi da molti Provinciali del 1216: punto d’importanza, perchè 
•Dollandisti fissano la prima elezione dei nostri Provinciali all’anno 1219. 
ssi hanno pubblicato una Leggenda, che dicono dei tre Compagni di 
• t rancesco e con questo documento, che tengono per certo, ci ribaltano 
dì c\ ^ e ^ a mostra Storia. Si avvanzano a dare per sospette tre bolle 

yuono IH d U0 delle quali sono state prodotte dal C. C. Sbaraglia t. 
il * n ^ 6 accennata nelle note, ivi. La prima raccomanda 

U. Ordine a tutti i Prelati, la 2 a ai Prelati di Francia, la 3* all’Arciv. 0 

tifinf 68 ^’ 6 al Vesc -° di Pari gi- La prima portando l’anno 3.° del Pon- 
ucato Ononano deve fissarsi all’anno 1218. Il Vadingo, che fu il primo 

Imo i 1Carle ’ dlC6 d ’ averle ricevute dall’Archivio dei Minori di Parigi. 
1223 a , aSSai d ’ ass i° u rarsene, perchè i Bollandisti le credono dopo il 
dj • ®i darebbe l’animo in oggi che i Cordilieri sono riuniti a noi 
bali a ^ ar6 ’ Se in quellarchivio si trovano le dette bolle, se sono origi- 
’ 0 iu co pia autentica, e se la data confronta con la Stampa Sbaraglia ? 

ed i ^ ta „ 0 PP 0 rtuna diligenza faccio dare un cenno al P/ 8 R. mo Generale 
ai r. M. Castan. 

il B u 1 Provinciali ella col Salimbene mi da Provi® della Marca all’1215 
enedetto da Arezzo, son contento. Tommaso da Celano stampato 















































































































































































































































650 


PICENTJM SERAPHICUM 


F. Nicolò da Sarnano Teologo eccelentissimo fu Inquisi¬ 
tore della Marca, uomo di prudenza, e di maniere per trat¬ 
tare gli affari a tempo d’Innoc. VII. L’anno 1409 7 Maggio 
fu destinato Inquisitore di Romagna destinato da F. Angelo 
da Siena Vie. G le Apostolico. 

F. Francesco de Benedictis Theologo e Compagno di 
Papa Sisto V prima del Cardinalato.. 

F. Costanzo figlio di Frane. Torri e Mariangela Claudia 

M. ro Antonio Innocenzo fu Padre di Provincia. 

M. ro Antonio Scortino. 

§ — XI. MOGLIANO 

Fuori di Mogliano in una Chiesa dedicata a S. Colomba 
fu la prima nostra stanza. F. Iacopo Vescovo e Principe di 
Fermo con suo diploma dato in Montedellolmo XX Decembre 
MCCCXXXVIII concede Indulgenza in alcuni giorni deiranno 
a chi visitarà la Chiesa dei FF. Minori detta S. Colomba. 

La necessità avendo costretti i FF. ad abbandonarla 
ottennero da Bungiovanni Vescovo di Fermo col consenso de 
suo capitolo la Chiesa curata di S. Gregorio dentro Mogliano. 
Al qual effetto F. Perottinu da Pesaro Ministro della Marca 
d’Ancona in virtù dei privilegi apostolici elegge, e deputa 
Sindaco dei luoghi, e Chiese dei FF. Minori per amministrare 

dai Bollandisti racconta una scorsa data da S. Francesco nella Marca,® 
determinatamente in Osimo e S. Severino con F. Paolo Ministro di q u ®.“ 
Provincia senza dire in che tempo. Io sospetto, che F. Paolo fosse J»' 
nistro prima del 1216 perche nella vita del B. Grio: da S. Grio: Dioc®®^ 
di Fermo, presso il Vadingo si racconta, che il Servo di Dio per en ^ ar 
nell’Ordine si presentò in Recanati ai PP. della Marca, mentre celebra¬ 
vano Capitolo l’anno 1214. Può darsi, che nel Salimbene si trovi il temp 
in cui il d. b P. Paolo era Ministro. Finite le vacanze se la sua cortes 
potesse trovare un ritaglio di tempo per scorrere il Salimbene, e ripesca 
qualche notizia o quanto gli sarei obbligato! 

Il Vadingo fa comemorazione frequentemente diF. Bernardo da Re* 
compagno di S. Bonav. a , a sorte ha ella veduta la storia di questo ber 
tore? sa ella, dove sia custodita? e . 

Io bramerei di prepare i materiali per combattere la Leggenda P . 
tesa dei 3 Compagni, con cui menano tanto rumore i Bollandisti, e p a * , 
di poter asserire, che non è quella la Leggenda dei 3 Compagni, ®■ 
un opuscolo sotto tal nome di un Anonimo, che il lavoro dopo ui 


PICENTJM SEEAPHICUM 


651 


e fare quanto occorreva a nome della Romana Chiesa, Sede Apo¬ 
stolica, e Sommo Pontefice. Aduni in Terra S. Elpidii ad mare 
in Ecdesia S. Prancisci loci FF. Min. an: MCCCXXXXXXIU, 
Vili Novembris. 

Eletto Sindaco Serpuccio di Maestro Giovanni da S. El- 
pidio, questo contratta la rinunzia della Chiesa Curata di 
S. Gregorio dei FF. Minori, che per le incursioni nemiche, 
le quali avevano spogliato e ridotto a eremo il luogo vicino 
ai FF. Minori, erano ridotti ad abbandonarlo. Il Sacerdote 
Paroco D. Gio: Giorgi D n ‘ Gentilis de Mogliano cede since¬ 
ramente la detta Chiesa parocchiale, e si riserva i frutti 
delle possessioni del benefizio. 

Accorda ai detti Frati seti Custodibus et Ministris et 
Lectoribus Presbiteri, et Conventualibus didi loci la cele¬ 
bratone dei Divini Ufizi l’esercizio della Parrocchia, ed ogni 
altra cosa che loro convenga. 

Adì 6 Ottobre MCCCXXXXXXIU Anton. Ioa. Gualte- 
ruzi dedit ohtulit, et donavit Ecclesise S. Francisci in Castro 
Mogliani Ord. FF. Min. et Fr. Masciarello de Campo Fallono 
Guardiano dicti loci omnia sua bona mobilia et immobilia et 
a d tenendum, habendum, et possidendum, et quidquid Fratri- 
bus dicti loci placuerit faciendum. rog. J. Cicco Antonio de 
Mogliano (1). 


del B. Egidio accaduta nel 1263. Quando si provi a evidenza, che le 
accennate Bolle Onorarne son vere, e portano la data corrispondente 
a gli anni 1218 e 1219: e che il Salimbene ci da nn numero di Provin¬ 
oli del 1216, alla detta Leggenda si da un colpo maestro. 

M^è noto il suo zelo per l’Ordine, per la nostra Storia, e per la cara 
Memoria dell’insigne Sbaraglia, che viene a tacciarsi dai Bollandisti per 
Odenzone al Vadingo sopra la data delle lodate 3 bolle Onoranie; con¬ 
do perciò che s’interesserà di genio nelle bramate ricerche. Sono ai 
8u oi cenni con vera stima. 

Di V. P. M. R. 

Padova 18 8bre 1771 


Dev. 0 Obbl. mo Ser. vo 


F. Frano . 0 A. Benoffi Inq. 


•i (D A questo punto il ms. Righini, dopo Mogliano, porrebbe subito 
convento di Camerino senza la distinzione di Custodia. Ciò si deve, a 
( j. 1 ° A P ar ® r c, al non trovarsi più il ms. ordinato come nelle due Custodie 
1 Ascoli e Fermo ; per cui le memorie dei conventi sono poste in di- 













































































































































































































































































652 


PICENUM SERAPHICUM 


CAPO III 

CUSTODIA IDI OAVIVLEI^IIN'O 


§ I. — CAMERINO 

Clemente Papa IV — Pertulerunt etc. Dat. Perusij 111 idus 
Decembris anno primo — scrive al Vescovo di Iesi, che diienda 
i FF. Minori di Camerino dagli aggravi recati loro dal Clero 
sopra le sepolture, che negava i Sagramenti, nè accompagnava 
al sepolcro coloro che elegevano di esser sepolti ai Frati Minori. 

Il nostro Convento era quello, ove stanno i PP. Osser¬ 
vanti, e questi abitavano per l’addietro a S. Pietro. Alessan¬ 
dro VI volle fare altro uso del sito di S. Pietro, onde impose 
agli Osservanti l’abbandonarlo, e scegliere altro luogo. La Co¬ 
munità di Camerino s’interpose e supplicò, che gli Osservanti 
fossero trasferiti nel nostro Convento di S. Francesco, Chiesa 
commoda alla Città, e a noi fosse data la Chiesa di S. An¬ 
gelo, la quale era dei Monaci di Fuligno, perchè erano pochi di 
numero. Il Papa condiscese alle preghiere dei Camerinesi, e 
sotto il dì XX Gennaro 1503 spedì il breve di queste trasla¬ 
zioni. Pietro Antonio Lili Notaro di quel tempo notò il nostro 
passaggio in questi termini = Li Frati de lo Ordine di S. Fran¬ 
cesco nel 1504 adì 16 Febraro ed nome di Dio entraro de¬ 
vote et processionai iter in possesso della Chiesa di S. Angelo 
de Piazza della Città di Camerino con lo Illustrissimo Sig. Gi°; 
Maria e fere foto populo, la qual Chiesa or prima era de h 
Frati e Monaci di S. Angelo de la Badia di Foligno et erano 
Priore un Frate Silverio di Evangelista da Camerino. = 

Del 1513 fiorì M. ro Giovanni da Camerino, che stampa 
in Venezia un opera del 1525 dedicata a Stefano Verbenecio 
Pannone. 

sordine, e secondo il Cronicon di Giordano, pubblicato dal Righini 
1441, anche in questa ultima provincia, cioè di Fermo, mancherebbero 
le memorie dei conventi di S. Ginesio, S. Elpidio, Monteottone, S. M 1 ' 
gelo in Pontano, Monte S. Pietro, Calderola, Torre di S. Patrizio, c ° u ’ 
venti esistenti nel 1771. 


PICENUM SERAPHICUM 


653 


Menta correzione il Waddingo, che all’anno 1395 nel re- 
gistro delle bolle n. XXVII riporta una bolla di Bonifazio 
IX al Provinciale e Frati della Marca, in cui si da licenza 
di fabricare un Convento in Camerino, o suo territorio • e 
suppone al sud. 0 anno n. Ili che questa bolla sia pel Co’nv. 
ai S. Angelo. 


§ IL — PIORACO 

i Aprile MCCLXXXIX Francesco di Rainaldo 

da Pioraco lascia alla Chiesa di S. Maria de Frati Minori di 
ìoraco per l’opera della medesima XX soldi ravennati. 

Adì IX Agosto 1325 Puzzarello Buoncompagni da Pio¬ 
raco vicino a morire confessa d’aver consumati a proprio 
vantaggio molti beni di Fra Vanni de FF. Minori, e per com¬ 
pensazione cede a F. Vanni una vigna detta Corvenale. 

Si conserva nell’Archivio di questo Convento una raccolta 
«indulgenze concedute alle nostre Chiese fino ai tempi di 
ap a Sisto IV la quale incomincia = Quia valde est utile 
mere curam ammarum universis Christiftdelibus hanc notulam 
nspecturis Ego Frater Nicolaus Episcopus Albanensis existens 
rocurator Ordinis Fratrum Minorum in curia Romana de 
sìr-n 0 Gt - voluntate Fratria Bonaventurae Generalis Mini- 
Pr? ,2 rdlmS P redicti colligens omnia privilegia Romanorum 
ntificum Ordinis Nostri de Indungentiis peccatorum feci ea 

bant ™et ^ 0nven ^ u romano > guae facta computatione contine- 


CAPITOLI 

1326. 


§ IH- — SERRA PETRONA 

chel ^ di questo Convento è sotto il titolo di S. Mi- 

L’an 6 la 8Ua prima fondazione fu nel luogo detto Vintiliano. 
tre d i326 , Fiore vedova relitta q. m Acti di Berardo lascia 
di v UCat v d oro P er * milioramenti della Chiesa di S. Michele 
entiliano. Papa Gio. XXII con suo breve al Ministro 






































































































































































































































































































































654 


PICENUM SERAPHICUM 


Provinciale della Marca = lnter cetera etc. Dat. Avinio. Halen- 
dis Augusti anno VI = dà la facoltà di trasferire il Convento 
del luogo dov’era poco sicuro in altro sito vicino al Castello. 

Nuccio Vescovo di Camerino con suo diploma originale 
pendente sigillo concede Indulgenza di 40 giorni alla Chiesa 
di S. Michele dei FF. Minori de Serra filiorum Petroni nelle 
Feste di M. V. degli Apostoli, di S. Michele, di S. Francesco, 
S. Antonio, S. Lodovico, S. Catterina, S. Lucia. Dat. in Ca¬ 
merino li X Ottobre MCCCCI. 

UOMINI ILLUSTRI 

Nella Chiesa riposa il corpo del B. Giovanni del Martello 
vicino all’altare di S. Francesco, a favore del quale si legge 
nei statuti della Serra rub. vij dei giorni testivi. Et Sancti 
F. ris lohannis cuius corpus jacet in loco Iratrum Minorum de 
Serra eiusque solemnitas celebratur die XII mensis Martii- 
corpus facet in loco Fratrum Minorum de Serra eiusque so¬ 
lemnitas celebratur die XII mensis Martij. 

P.™ Ugolino della Serra Provinciale della Marca nel 1379. 

p re ]\^ ro Griovaniii Pico eletto Provinciale in Macerata 
nel 1553, Visitator Generale della Prov. a di Bologna desti¬ 
nato dal Vicario Apostolico Peretti nel 1566, Vicario Apo¬ 
stolico e Generale dell’Ordine. 

P. re M. r0 Portio Pico fu Provinciale dell’Umbria eletto 
in S. Gemini il 12 Maggio 1571, Presid. il P.' 8 M. ro d Ac- 
cetura. P. re M. ro Domenico Battiferro Provinciale di S. Ber¬ 
nardino. P. re M'° Francesco Giuseppe Corvini Commissario 6 
Vicario Generale in Polonia Russia e Lituania, e Teologo di 
Gio. Ili Re di Polonia. P. r * M.'° Carlo Botta Lettor Pubblico in 
Macerata, e Provinciale della Marca. 

§ IV. — MONTELUPONE 

Papa Innocenzo IV = Quoniam ut ait etc. Dat. BrixiM 
XV11I cal. Octobris anno IX = concede XL giorni d’indul¬ 
genza prò Ecclesia et edificiorum consumatone, et aretae 
vitae sustentatione manum porrigentibus adiutricem FF. J» 1 ' 
norum de Montelupone Firmanee Dioec. 


li 


PICENUM SERAPHICUM 655 

Clemente IV = Pertulerunt etc. Dat. Perusij nonis Martij 
anno 11 = scrive al Vescovo di Ancona perchè difenda la libertà 
della sepoltura dei FF. Minori di Montelupone. 

Gio. d’Adria Canonico Acriese Perito nel gius canonico 
e Vicario in spirituale e temporale d’Antonio Vescovo e Prin¬ 
cipe di Fermo concede licenza a F. Bartolomeo di Montelu¬ 
pone de Minori Let. in Sagra Pagina, e Custode di Camerino 
sotto il dì 28 marzo 1397 di chiamare uno o due Vescovi 
Cattolici a consagrare la Chiesa di S. Francesco di Montelupone. 

Lo stesso Vicario nel dì seguente 29 Marzo concede In¬ 
dulgenza pel dì della consagrazione fissata nel 1 di Maggio, 
e in molte altre festività. 

Sopra la porta maggiore della Chiesa vecchia si leggeva 
in marmo : 

D. 0. M. 

Templum hoc S. Francisci anno D. ni MCCLIII sedente 
Innocentio IV. Pontifico erectum. Per Episcopum Humanen. 
Antonium de Fabriano et Episcopum Nicopolitanen. Ioannem 
de Offida fuit calen. Maij MCCCLXXXXVII Bonifacio IX 
Pontifica consacratum. 

LEGATI 

D. Puetra Ioaniuzi Brezoli (?) de Monteluponum reliquit 
Pcclesise S. Francisci de Monteluponum medietatem omnium 
suorum bonorum ea lege ut deberet usufructare : ex testam. 
Hi. Iulij MCCCLXIII. 

Benedictus lohannis Pasqualis reliquit duas partes suorum 
bonorum, concedens Fratribus et Sindico dictae Ecclesiae ut 
possessionem sumere possent. Die IV Augusti MCCCXCIII. 

Benedictus Asti titulo donationis inter vivos clausis ma- 
ftibus flexis genibus coram altare S. Francisci in manibus 
y Venantij de Plora co Ord. Min. Guardiano de Monte Lupone 
dedit prodicta Ecclesia omnia sua bona. Anno MCCCLXXVIII. 

CAPITOLI 


1338, 1541, 1542, 1556. 

































































































































































































































































































656 


PICENUM SERAPHICUM 


ISCRIZIONI 

F. Ioannes Cola e Monto Lupone Ordinis Min : huius 
coenobij S. Francisci filius Theologus insignis ob anini dotes et 
singulares virtutes a Bonitatio IX Pontif. Opt. Max. MCCCXCIII 
Archiepiscopus Neopatrensis creatus fuit. 

F. Antonio de Stureolis Monteluponen. Art. et Sac. 
Theol. Doctori Concionatori celeberr. qui primus ob animi 
dotes huius Provincise Marchise sub titulo Almse Domus 
Lauret. Provlis primum omnium votis in Civitate Auximi 
electus Anno D. m MDCXXXXIII. et Com. Goneralis institu- 
tus Provinciam singulari zelo et prudentia unum omnium 
plausu moderavit. G. A. C. F. Dominicus Sanctonus posuit 
anno D. ni MDCXXXXYI. 


§ V — CIVITANOVA 

Le notizie di questo Convento sono estratte dalle Memorie 
sacre e civili dell’antica Città di Novana, oggi Ci vitanova, 
di Giovanni Marangoni pubblicate in Roma 1 anno 1743 dal a 
Stamperia Tempel. lib. 2 cap. 4 p. 157. 

Pensa questo Scrittore, che ritornato S. Francesco da 
S. Iacopo di Galizia l’anno 1215 e scorrendo per la Marca 
desse il primo principio a questo Convento. Certa cosa si e 
che il Convento era in essere i primi anni del Pontificato di 
Gregorio IX. In un diploma di privilegi dello Spedale di 
S. Marco di Rivicollo riportato dall’Ughelli nell Arcivescovi 
di Fermo sotto il p.° Aprile 1227 si rammenta un F. Iacopo 
da Civitanova dei Minori. E in una bolla del 1229 a tavole 
delle Clarisse di S. Iacopo di M. Panico si dice soggetto u 
Monastero ai FF. Minori di Civitanova. ( 1 ) Anche il Vescovo 
Gerardo di Fermo in una sua carta d’indulgenza del 1272- 
asserisce, che questo Monastero di Clarisse era raccomanda o 

ai Minori di Civitanova. . 

L’antico titolo della Chiesa fu sotto l’invocazione di 
S. Maria Maddalena. Si prova da una bolla d’indulgenze, 


(1) Wadd. Ann. 1399, n. 14. 


PICENTJM SERAPHICUM 


657 

concedute da Niccola IV anno III Kal. Feb. e custodita in 
quell archivio Vitae perennis gloria, ove si legge... ac S Ma- 

ZiSst^Ti m CUÌm - h T yre dieta Eeclesia d «*tur esse 
consti ucta . e si prova similmente da una pergamena oriei- 

nale del 4 Agosto 1899 in cui il Vicario di Fermo conche 

dentood 1 Tetto 6 Un ° n Ve300vi ° attolÌoi a sagrarla 

Anche P ‘ M-“ e p: n de , consa S rata il di 18 Agosto. 

è dell’istessò parere SU ° m3S ’ CU3todito in Mirata 

f,M. A I end ° e3posto ' FP ' Minori di Civitanova, che le loro 
U24 n nnl aT< j van0 bisc «n 0 di essere riparate, Martino l’anno 
delle m! , „ Co “ Tento a questo effetto l’Oratorio e Casa 
bolla nache di S. Iacopo, le quali erano mancate affatto. La 
incomincia Exhibita etc. Dat. Romae V cal. Aprilis an. VII 
di IT . 1 anno 1512 uni alla Sagristia dei FF. Minori 

mente Tir* **• , U ° Xi Paro ° obial e. ove dimorano pi'esenie- 

aa'Abaìe^ n F SS6rVant I I t I / 0rmatÌ ' la 9 uale apparteneva 
dettino si? ,- Fe ( rmano dl “unte Cupone dell’Ordine Bene- 
Iulij anr.f jX I “ ‘ Dat Rom “ anno MDXII sexto nonas 

dal ChniSÌo 8 di C p S ! rT f S Ì iI J corpo di S ’ Vitale Martire estratto 

«orini V« * detestato, donato da Mons. Lodovico Cento- 
mi \ escovo di Nicotera con la seguente iscrizione in marmo. 

D. O. M. 

SA oprici A rtrm INNOCENTIVS PAPA DECIMVS. 

Xm vitalis maetyris corpore, cvivs festvm 

Tua COLITYR, EX CCEMETERIO PRETEXTATI EX 

Jo R o“ 8 CVM INTEA VASCVL0 SANiivrais Z™ 
CENPA^T M H0C D ' TH0M ^ APOSTOLI sacellvm illvstris 

8EpTEMPPuf^l^py^ MILIÌE: ANNVIT CONDECORARI. DIE Vili 

QVARESOLEMNIMA- 
FliV-pATm ^^ A IhLVI) DIES OCTO INGENTI PICENTIYM AP- 

^PoSJ™ PER SPEGIALE IVBILEYM VENERATIONI 
^APOSITVM marmorea olaysit vena 

LYDOYICYS EPISCOPYS NICOTERANVS 

DE CENTOFLORENIS 

LVCIJ EQYITIS SANCTI STEFANI 

MONYMENTYM AD R.ET 

ETERNITATEM 


Anno I, 1945 Fascicolo V. 


42 


































































































































































































































































































658 


PICENUM SERAPHICUM 


Y’è inoltre in Chiesa l’iscrizione del Bizzarri con la sua 
arme rappresentante tre monti, due rampe di Leoni ed una stella. 

ANT MAREE. BIZZARRO. ASCYL. CENTYR. INTREPIDO 
OYI, DYM. ILLYST. D. IO: GEÒRGIE C^SAR. IYSSY. SVIS 
OPPIDIS PRiEEST. YT. AB. INCYRSIONIBYS. TYRCARVM 
TTOAEETVE ™BE. COKREPTVS. ACY. CY. PIVE!!»»™ 
LACHRIJS. PERIJT. YXOR. PIENT. ATQVE. FILIJ. YBEEEOT. 

POSYEEE. YIX AH. L. MENS. I. MDLXYIII. 

ANT. MARINE. BIZZARRI. DYCIS. FORTISSIMI. NOMEM 

AC. PRECLARA. MERITA. INSIGNE. HOC. OPPIDYM 
MARMOREO. MONVMENTO. CONSECRAYIT. ETERNITATI 
MARMOR. IPSYM. SITTE. AC. TENEBRIS. OBRYTYM. YALE 
MONTES. SGARILIA. PATRITIYS. ASCYLANVS I. V. D. AC 

Y DVX IN LYCEM. EXTVLIT. AC. RESTITVIT. VNICA 
VINDICANS. OPERA. GEMINO. AB INTERITY. CIYIS. OPTIMI 

MEMORIAM. ET. OPPIDI. GRATISSIMI. YOLVNTATE 
A. S. D. CIOIOCXXIIII 

In questo Convento si sono celebrati alcuni Capitoli Pro- 

vmcialiAl primo Vanno 1623, l'ateo nel 1 527 in ernia 
M. ro Ludovico da S. Leo, presidente il P. M. .Righm 
Ferrara EsprocuE G. 1 * Confessore Consiliere e . lo) 
dei Duchi Ercole I ed Alfonso I di Ferrara. Il 3. (Capito!) 
nel 1530 in cui fu eletto M.*° Ciò. Pini da Carnei m ^ 
presenza del P. M. r0 Gio. Vigerlo da Genova Generale, h 
nel 1589 in cui fu eletto il P. r ’ M. ro Gregorio Fioretti <J 
S. Ginesio alla presenza del P" Generale M. ro Evange i 
Pellei da Force. (1) 

UOMINI ILLUSTRI DI QUESTO CONVENTO 

F. Iacopo di professione Converso riposto dal P isa “? 
i Santi dell’Ordine. De hoc loco futi quiSanctus V 
lacobus (2). Il Waddingo lo vuole nato in Monte Santo, 

CI) Nella serie dei Provinciali si legge P. Gio. Velini da G ^0. 
e non Pini Ivi poi l’elezione del P. Gregorio Fioretti e posta al 
Vedi Picenum Seraphicum, fase, 1, p- 47-48. 

(2) Libr. I, fruct. XI. cap. 1, par. 2. 


PICENUM SERAPHICUM 


659 




j-txwx uu JlLJ. vyJL V 1 [jcbLl LIO VGl 

10 chiamano di Cittanuova. 

L’Arturo nel suo Martirologio lo fa morto nel 

11 Pisano lo dice sepolto nella Chiesa dei Preti. 

nel 1359 ^ I jeonai( lo chiaro in santità, dottrina e miracoli morì 

Maestro Santi, il quale si adoperò di togliere gli ultimi 
avanzi delle fazioni Guelfe e Ghibelline rimasti nel fare la 
Processione di S. Marone, in cui si portava il Leone insegna 

FoP Ue i • 011 , e . anno la Processione si cambiava in risse. 

1 parlo nel pubblico consiglio del 21 Giugno 1449 e ot- 
Angelo °^ e ÌnVeCe del Le ° ne SÌ P° rtasse l’imagine di un 

dpi p l P ' re ^ P Q Clf lr 0 il q V ale fu delegato P er la ricognizione 
el Corpo di S. Marone 1 anno 1456 da Giambattista Fermano 
sufìraganeo del Card. Capranica Vescovo di Fermo, 
p re 5 Ve nerabile P. re Giampaolo Bevilacqua, carissimo al 

ooV a r nerale ? a n S ° ne per la bontà ’ dottrina, e prudenza, de- 
14Rq°f pe A C1( ! c ! all ° stesso di tutte le grazie magistrali : l’anno 
489 fu Custode Camerar. Poi Rettore della Parrocchia di 
' .““aso fuori di Civitanuova e finalmente di S. Paolo 
SSP. Gole g iata > in cui aumentò il culto divino, le rendite’ 
fabnef, ,1 Portico, ed il campanile, e risarcì in gran parte il 

° ?? nvent0, Mori con fama di Santità nel 1510 
M. ro Evangelista Passeri. 

Stefano Natinguerra j religiosi di rare qualità, e cristia- 
nt ino VMontini j na perfezione vissero nel 1543. 
M. 10 Paolo Fortucci Segretario del P. re Gr. nle Pelleo 
M. 0 Gatti. 

M. ro Donati Giuseppantonio. 

M. ro Francescantonio Cruciani (2). 










1270, ed 


p re 
p re 
p re 
p re 
p re 
p re 


( Continua) 


(1) An. 1399, N. 14. 

mancano secondo il Cro- 
1771: Macera hf 8 q PUbb ' d t R igbmi, i seg. conventi esistenti nel 
S. Anatolia S ‘ SeVerm °’ M< Santo > M ' Melone, Ponte la Trave e 





















































































































































































































































660 


PICENTJM SERAPHICTJM 


CONVENTO MINORITICO DEL SS,IMO CROCIFISSO IN TREIA (,) 

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(Seguito del Libro maestrale ms.) 

HI. — Una Congregazione Provinciale dei JVlinori 
piformati nel Convento del SS.mo Croeifisso nel 
1776 e il ricollocarne nto dello stadio filosofico nel 
medesimo Convento (2). 

Pag. 100. — « Fatta la sud. a Traslazione di Profes¬ 
sorio (3), subbito il Pubblico di Montecchio fece del gran 
rumore ; onde il Sig. r Giuseppe Castellani Sindaco Apostolico, 
e il Pubblico medesimo avvanzarono Lettere premurose al 
P. Pro. 1 ® acciò fosse rimesso il Professorio in Montecchio; ma 
siccome per questa via non ottennero l’intento, supplicarono 
caldani.® il P. Gen. 1 ®, rappresentandoli la necessità di far 
ritornare i Chierici, affinchè questo Santuario del SS. mo Cro¬ 
cifìsso fosse tenuto con maggior pulizia e decoro, e le fun¬ 
zioni della Chiesa fossero fatte con tutta quella proprietà che 
il Santurrio richiede. Il P. G. 1 ® dunque mosso da queste giuste 
e pietose istanze di questo Ill. m0 Pubblico, ordinò con lettera 
molto efficace al Provinciale, ehi quanto prima avesse procu¬ 
rato di rimettere il Professorio in Montecchio, e soddisfatto 
all© divote premurose suppliche di questi Sig. 1 . Rispose il 
P. Prov. 1 ® al P. Re. mo , che sebbene questa rimozione egli con 

(1) Continuazione: vedi fase. 1°, p. 5-21; fase. 2’, p. 149-162; fase. 3, 

p. 299-311; fase. 4°, p. 441-449. . 

(2) Sono due fatti che hanno molta importanza relativamente ai 
generale interesse del popolo e del Magistrato treiese verso i poveri 
tìgli di S. Francesco d’Assisi; essi servono ancora a completare, ne’ suoi 
più minuti particolari, la storia di questo convento. 

(8) Lo studio di Filosofia (Professorio), per ordine della S. C. dell» 

Regolare Disciplina, era stato trasferito dal convento minoritico 

S. Giacomo di Cingoli in questo del SS. Crocifisso l’anno 1742: p e 

speciali circostanze di Provincia e con facolta della medesima S. Con 
gregazione fu nuovamente trasferito a Cingoli nel 1773. Nel Libro uiM 
strale ms, p. 99 b , si legge la copia autentica del Decreto. 


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^ Tdiffi. 1 avea fatta per utilità della Provincia, atte¬ 

soché non era possibile il mantenere cinque studi di Teologia 
per la scarsezza de stud. 1 ; sicché il Definitorio giudicò bene 
levare lo studio di Teologia dal Con.* 0 di Cingoli, e mettervi 
que o di filosofìa, che sfava in Montecchio, pure per ubbidire 
agli ordini di sua Re. ma , non potendosi rimuovere il Profes- 
sono da Cingoli, perchè ab inilio quella città dette il Con- 
ven . alla . Religione colf obbligo di sempre tener quivi lo 
S U P ^ os ®^ a 0 Teologia, lo rimoverà da Sanseverino, deve 
que i P del Ritiro malvolentieri ve lo soppor[p. 100 b ltano, ogni 
qual volta però li Sig." di Montecchio faranno nel Convento 
nuova fabbrica pel Professorio in migliore aspetto per l’aria 
i quella sia stata per lo passato, mentre uno dei motivi 
principali di questa rimozione, è stata la residenza appunto 
eli aria umida boreale, per cui li giovani v’acquistarono 
attiva salute. Una tale risposta il P. Pro.'* la dette pure al 
1 Guardiano, affinchè questo sentimento suo si rendesse noto 
t p „ ese a fi u esti Signori, che fortemente istavano per la 
«collocazione di detto Professorio. 

■. * Stante questo progetto del P. Pro. 1 ®, la cosa restò sospesa, 

«a andette così temporeggiando tre anni. Infra questo tempo 
l> «7 Pra ucesco da C. d’Emilio col suo Diffinitorio terminò 
u zio di Pro. 1 ® nel Capitolo di Iesi, dove furono fatti nuovi 
uperiori della Pro. la , ed egli venne eletto Custode Vocale 
u. 75. Siccome poi che l’anno seguente essendo Guardiano 
questo Con.* 0 del SS. Crocifìsso il P. Teodoro di Montefi- 

vnn 0 ’ li . n J uovo Pro - le R M - R- Bonaventura di Pompeiana, 
oue quivi destinare la prima intermedia Congregazione Capi¬ 
tare. Sebbene il P. Guardiano dimostrasse qualche ripu¬ 
to T Za ’ SU * timore non poter riuscire alle spese, che 
dell °p° ° ccorrere P er mantenimento de principali Superiori 
vi !\ ku *’ ed altri, che in siffatte contingenze concorrere 
, 6 i ^°’ P ure > P er non contradire al Sup. r ® faccettò, mani- 
tandoli però le sue difficoltà. Per la qual cosa il P. Pro. 1 ® 

ero lsniinuire ^ aggravio, risolvette di celebrare quivi la Con- 
« egazione in forma pauperum, che voi dire senza funzioni 

QUft i an o? UÌCÌ ’ ed altre solennita - M a appena ciò inteso da 
Que f n'‘ di Montecchio > e sparse per il Paese la voce di 
dian n Congreg/ in f orma Pauperum, supplicarono il P. Guar- 
0 di accettare la Congregazione con tutte le funzioni solite; 




















































































































































































































































































































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mentre essi aveano piacere di vedere in questa Chiesa del 
SS. mo Crocifisso il farsi le funzioni con tutta pompa e solen¬ 
nità, e che perciò facesse pure venire de Religiosi, e non 
dubitasse del necessario provvedimento. Quindi animato il 
P. Guardiano da sì nobile cortese assicuramento, scrisse al 
P. Pro. 16 , che era sentimento di questi Signori di voler qui la 
Congregazione con tutta solennità. Sicché bramando la Reli¬ 
gione di fare onore al Paese, e soddisfare alla pia divozione 
di questi Signori furono determinati sei Panegirici, tra quali 
vi fu quello del SS. mo Crocifisso, e quello di S. Patrizio Pro¬ 
tettore di Montecchio; furono inoltre fatti venire i migliori 
Cantori della Provincia; vi fu la difesa di una Cattedra 
Teologica, e il tutto riuscì con lode della religione, e con somma 
edificazione, e piacere di tutto il paese [p. 101]. Non si deve 
qui ammettere, che essendovi in questa nostra Chiesa un 
piccolo organetto, il quale non era affatto al proposito pei 
le Funzioni, che far si doveano in Congregazione, la generosa 
bontà deHTll. m0 Sig. Giuseppe Castellani Sindaco Apostolico 
di questo Con. 40 , si mosse a ordiuarne uno di nuovo a sue 
spese di 9. registri (opera del Sig. Luigi Crudeli abitante in 
Osimo) e lasciare questa sua degna memoria alla Chiesa del 
SS. m0 Crocifisso dove tutt’ora esiste, e riesce di universal 
gradimento. 

« Ritornando alle funzioni sagre fatte, durante il tempo 
della Congregazione, che furono 10 giorni; vi fu ogni mattina 
Messa solenne cantata sempre da uno degli Sig/' Canonici, 
secondo il loro ordine di dignità, o anzianità, e la sera u 
Vespro solenne, e Benedizione col Venerabile; mutato i 
Vespro in Compieta, in quelle sere che v’era Panegirico, o 
Conclusione. Il tutto cantato in Musica concertata da’ sd 
nostri Religiosi, che riuscì di sommo commun gradimento ; e 
il continuo concorso di Popolo del Paese, e del Contado, 
anco forastiero fu si grande che la Nobiltà non poteva reg 
gare alla affollata calca; tanto che li Signori pregarono cne 
li discorsi non si facessero fare nei giorni di Festa, pere 
altrimenti non potevano Essi ascoltarli. 

« Nell’ultimo giorno, che fu di Domenica 19 Maggio 1# ' * 
fu fatta la Processione colla statua di S. Pasquale. Fu ques 
il sabbato a sera circa un’ora di notte da otto Signori 
vani principali del luogo venuta a prendere in nostia 1 


PICENUM SERAPHICUM 


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e portata coll’accompagnamento d’alcuni religiosi con lumi 
alla Collegiata dove nel Presbiterio in Cornu Evcingelii era vi 
preparato un tavolino nobilmente apparato con Ceri, e Tapeto, 
e quivi restò esposto insino al compimento di tutte le fun¬ 
zioni, che vi furono fatte in quella giornata, cioè la mattina vi 
furono mandate a celebrare molte Messe basse; a Terza si cantò 
Messa solenne in musica fatta dai nostri Religiosi ; e all’Al¬ 
tare solennizzò uno dei Signori Canonici, dove inter Mis- 
sarum solemnia vi fu la recita del Panegirico di S. Pasquale 
unito allo Ringraziamento di tutti li Benefattori della Con¬ 
gregazione, assai dottamente condotto dal P. Lettore Teodoro 
d’Ascoli. La sera poi dopo il Vespro solenne che cantarono 
li Signori Canonici, fu dato principio alla solenne Processione 
colla suddetta statua di S. Pasquale per tutto il Paese, la 
quale fu sempre portata da Signori principali di Montecchio; 
fu entrato nelle Chiese di Monache, e data la Bened.°‘ alle 
Religiose colla Reliquia del Santo, che veni[p. 101. b ]va portata 
dal medesimo Signor Canonico apparato, che solennizzò in quel 
giorno. A questa Processione intervennero tutte le Confra¬ 
ternite, il Re. m0 Capitolo, e l’Ul. mo Magistrato in pubblica 
forma e ottanta dei nostri Religiosi. Il popolo eravi nume¬ 
roso in questa Processione, che non bastava la lunghezza 
della strada dal Paese al Convento. Si cantava da nostri 
Religiosi, durante la Processione dentro del luogo l’inno di 
S. Pasquale, in Concento, e pel restante della via in voce 
c °rale. Giunta tutta la Processione col Capitolo, e Magistrato 
a questa Chiesa, fu data la Benedizione col Santissimo, e 
c °sì sull’ora quasi dell’Ave Maria, furono terminate e com- 
pite con estremo contento di tutti le sagre Funzioni della 
Cougregaz.® 

« In questa celebrata Congregaz.® li Signori Montecchiani 

dato veramente a divedere in effetto quel buon cuore, 
e quelfamor sincero che han sempre alle occorrenze nutrite, 
e nutrono tutt’ ora per la nostra povera Religione. Sia 
sempre detto a maggior gloria del SS. mo Crocifisso ; e a lode 
sempiterna di questa Ill. ma Patria, che in siffatto concorso 
ai Religiosi, non solamente non è mancata cosa alcuna del 
Necessario al loro mantenimento, ma sono stati tutti in abbon¬ 
danza provveduti dalla prodiga mano di questi Gentilissimi 
Pignori per tutto il tempo della Congregazione. E nell’ultimo 






































































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM- 


giorno, a motivo della Processione che doveva farsi la sera, 
l’illustrissimo Magistrato invitò a pranzo in Palazzo il 
P. Prov. 1 ® con tutti li PP. del Diffinitorio e Guard.® insino 
al n.° di dieci; e tutte le case dei Signori particolari fecero 
ognuno l’invito degli altri sacerdoti facendo anzi a gara chi 
più aver ne potesse., onde sopra il n.° 60 in quel giorno 
furono a pranzo in Montecchio. 

« Da queste, e da altre più segnalate rimostranze di cor¬ 
tesia praticatesi prima, che in tempo di Congregazione, e da 
particolari, e dal Pubblico verso de nostri Religiosi, e del 
Convento; si trovò il Diffinitorio, e si riconobbe in dovere di 
condiscendere alle premurose istanze, che facevano questi 
Sig. ri di vedere ricollocato qui il Professorio: Quindi di buona 
voglia offerendosi Essi, cioè il Pubblico di soccombere alla 
spesa, che occorsa sarebbe per la fabbrica del Professorio ; 
(Giacché era necessario il trasportarlo, e stabilirlo nelle stanze 
di rimpetto alla Casa della Compagnia, per salute dei Giovani, 
che abitar vi devono) supplicò il Diffinitorio : la Sacra Con- 
gregaz. n ® per la rimozione del Professorio esistente nel Con¬ 
vento di S. Severino, e trasferirlo a questo di Montecchio; la 
quale rescrisse come siegue, videlicet = Sacra Congregatio 
super Disciplina Regulari, audito P. Procuratore Gen. u Ordinis 
Minorum strictiris obser. S. Francisci, verisque exitentibus nar- 
ratis, praevia suppressione [p. 102] Pro Cessomi in Conventu 
S. Mariae Gratiarum Civitatis S. Sederini in Pro. m Marchine, 
praesentis Decreti tenore, iterum benigne designai, et deputai 
prò Professorio enunciatum Conventum SS. Crucifixi Montechu 
eiusdem Proj. ae Romae 19 Junii 1116. — 

« Atteso il presente Decreto (la di cui Copia esiste in 
questo Archivio in foglio volante) il R. P. Guard. no Teodoro 
di M.® Filotrano d’ordine del P. Pro. 1 ® diè subito mano alla 
sud. a Fabbrica, e a.1 principio d’Agosto fu terminata, la quale 
assegnò, e pagò q. 3ta Il. ma Communità per gli Artefici, 6 
Materiali scudi quindici. Accadde però in questo frattemp 0 » 
che li n. ri Religiosi di S. Siverino, quali primi non volevano 
il Professorio, inteso che si levava, per metterlo in Montec¬ 
chio, impegnarono il Vescovo, e la città presso del P. R- 
Min. ro Gen. 1 ®, perchè gli ottenesse di fare abolire il Decreto 
di soppressione, e rimozione di quel Professo. 0 fatto dal'® 
S. Congregaz.”®, come di fatto sortì loro l’intento. Per la qual 


ipgmillgfc 


PICENTJM SERAPHICUM 665 

cosa, il P. Pro. 1 ® Bonaventura di Pompejana, avendo prima 
conferito, e consultato il P. M. R. Fran. co M. a da C. Emilio, 
Cust.® Vocale (il quale in tempo del suo Governo levò da qui 
il Profess. 0 per metterlo in Cingoli) furono di Commun sen¬ 
timento, (perchè il Diffinitorio non mancasse della data parola 
a Sig. n Montecchiani dopo fatta la fabbrica sud. ta ) di suppli¬ 
care nuovam.® la Sag. Congr.®, come fecero, a ciò si degnasse 
di accordare con suo Decreto alla Provincia la facoltà di 
rimuovere da Cingoli quel Profes. 0 e ritornarlo in Montecchio, 
rimettendo in quel Con. to lo studio di Teologia. La Sag. Gong.® 
senza veiuna difficolta benignam.® condiscese, prout sequitur. 
= Sacra Congregalo super Disciplina Regulari veris existen- 
tib. s narratis, ac audito P. n Gen. li Ord. Minor, de Obser. a 
S. ir autisti, praevia suppressione Professorii in Conventu 
Cingali provine.™ Marchiae, praesentis Decreti tenore iterum 
enigne designat, ac deputat prò Professorio enunciatum Con¬ 
ventum Monticali eiusdem provini e Marchiae Ordinis Minor. 
Reformatorum S. Francisci etc. = come si vede dalla Copia 
che conservasi in questo Archivio, e dal suo Originale in 
quello di Iesi, dove si riportano tutte le Scrittuse della Pro¬ 
vincia. Quest’ultimo Decreto fu spedito sotto il dì 25 Set- 
temb.® 1776, e al principio di 8b. r ® dell’istess’Anno vennero 
qui li Chierici del Noviziato di Forano ». 

IV. — Solenne processione 
del SS.noo Crocifisso nella città di Treia. 

Pag. 106. — « Ritrovandosi nell’anno suddetto (1796) la 
ombardia quasi tutta in potere dell’Armate Franzesi, che a 
§uisa d impetuoso Torrente, rotti e superati gli argini tutti, 
Q-veano passate le Alpi e soggiogate le Fortezze più inespu¬ 
gnabili, l’Italia, e segnatamente lo Stato della Chiesa erano 
e più gran pericolo. Bologna, e Ferrara già nelle loro mani, 
inaeciavano con una volata di portarsi in Roma. Intimo- 
1 ° il Popolo e colmo di spavento, fu risoluto nel generale 
onsiglio di Treia celebrato ai 12 di Giugno di estrarre la 
uacolosissima Immagine di questo Crocifisso per indi pro- 
cssionalmente trasferirla nell’insigne Collegiata, ed ivi con 














































































































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


divoto Triduo pregare il Dio delle Misericordie a sospendere 
sopra di noi la sua giusta, e terribil vendetta. 

« Perchè tutto conspirasse alla pietà, e maestà dell’ideata sa¬ 
gra Funzione, si presero le più opportune risoluzioni. Si stabilì un 
ceremoniale tra R. m0 Capitolo, ed i nostri Religiosi, una copia del 
quale, si conserva neirArchivio di questo Convento. Si eles¬ 
sero dodici Deputati per il buon ordine delle cose, e furono 
invitati da Macerata due Signori della Missione. All’estrazione 
della Sagra Immagine precedette in Treia per tre giorni il 
suono di tutte le Campane in tre diverse ore del giorno; [p. 106 J 
parimenti furono premesse tre divote Processioni di Penitenza 
fatte dal Clero secolare, e Regolare sotto un sol vessillo di 
Croce, e dal Magistrato insieme. Queste preliminari Proces¬ 
sioni seguirono nei giorni 17-18-19 di Giugno. Nella sera 
dell’ultimo giorno di questo Triduo fu calata dall’Altare la 
Sagra Immagine, e collocata nel Presbiterio sotto un mae¬ 
stoso Trono ricoperto di Damaschi Cremesi, con intrecci d Oio 
e cascate di sedici fiocchi. 

„< Finalmente ai 20 di detto mese, giorno destinato alla 
solenne Traslazione, Treia era vuota di Gente a riempir la 
nostra Chiesa, e ^adiacente spiazzo e sullo spuntar del sole 
si diè principio alla divota Processione. Precedevano in lunghe 
Schiere le Confraternite, posti tutti i Fratelli in buona ordi¬ 
nanza, ciascuno con lume in mano, e con Lanternoni a lato 
di sciascuna Croce. Venivano le Ven. Fratarie tutte con Fiac 
cole accese. Seguivano nel modo stesso i Chierici, i Sacei- 
doti, i Mansionari, ed infine il R. mo Capitolo, tutti a lento 
passo, e con cerei accesi in mano. Veniva il Sig. Arciprete 
celebrante coi suoi Assistenti, ed a sinistra degl’Assistenti u 
Rend. 0 P. Pietro di Castel d’Emilio nostro Guard. 0 con 
Stola, e Piviale secondo il concertato Cerimoniale. Restava 
chiusa, e coronata questa piima parte di Processione dall’a¬ 
mabile miracolosa Immagine sotto il descritto maestoso Trono, 
che era portato da otto Persone, ed aH’intorno vi stavano 
otto nostri Religiosi vestiti con Tonicelle ; e dovunque pas¬ 
sava il SS. m0 Crocefisso, altro non si udiva, che pianti, e 
flebili voci chiedenti misericordia, e perdono. Prima che dal a 
Chiesa fosse mosso il Divin Simulacro si lesse il primo Istru- 
mento, che si conserva nell’Archivio del Con. to . Dietro i 
Crocefisso veniva il Magistrato, poi in coppie tutti i Nobili* 


PICENTJM SERAPHICUM 


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seguivano gl’Artieri, quindi le Signore [p. 107] e poi le altre 
Donne d’inferior grado tutte le coppie con lume in mano, e 
ciascuno grado diviso con coppia di Sacerdoti che intuona¬ 
vano Preci divote. Così proseguendosi con dietro infinito 
Popolo, concorso anche dalle vicine città si giunse dal nostro 
Con. to alla Porta di S. Egidio per dove entrò in Città la 
Sagra Processione, e sfilò verso Piazza dove fermossi. Era in 
essa alzato un vasto Padiglione in fondo del quale vedevasi 
eretto un altare, sopra di cui si posò la Sagra Immagine, 
quindi un Missionario incominciò a parlare all’affollato popolo, 
e la Piazza si riempì di pianto. Dopo la Benedizione, che si 
dette al popolo colla Sagra Immagine sostenuta in quel punto 
da otto canonici, dalla piazza scese la Processione in colle¬ 
giata, dove con il Sagro Deposito ebbero solamente ingresso 
il Clero Secolare, e Regolare, col il Magistrato, e ciascun di 
questi ceti venne ammesso al bacio dei SS. Piedi. Chiusa la 
Chiesa si tenne fuori il numerosissimo popolo, perchè senza 
confusione si avesse commodità di collocare il maestoso trono 
con il Crocefisso sopra il grandioso altare eretto nel Cappel¬ 
lone, e quindi disporre le scalinate, ed in numerosi lumi di 
cera, di cui se ne mandò a prendere un carretto in Foligno. 

« Nel giorno susseguente 22 Giugno si diè principio al so¬ 
lenne Triduo, e l’ordine che si tenne, fu il seguente. Di buon 
lattino da un Missionario si faceva il Catechismo. Due ore 
avanti il mezzo dì si celebrava la Messa solennemente can¬ 
tata. Al giorno si cantavano i Vespri solenni; poi vi era una 
Predica di Missione. Finalmente esposto in Divin Sagramento, 
si recitavano divote Preci opportune a tempi calamitosi, e 
°on la Benedizione del Sagramentato Signore si dava fine 
alla quotidiana Funzione. 

« Nei dì 24 dello stesso mese giorno festivo di S. Gio- 
t^attista fu ricondotta processionalmente la Sagra Immagine 
a questa nostra [p. 107. b ] chiesa. L’ordine di Processione fu il 
medesimo tenutosi nella Traslazione, bensì il giro ne fu diverso. 

lrca le ore 20 la Processione incominciando dalla Collegiata sfilò 
v erso Piazza, e passando per il mezzo della città esci per la 
Porta di S. Michele. Due volte in questo passaggio fermossi 
a Sagra Immagine; nel Parlatorio prima delle RR. Monache 
1 S. Benedetto per l’artitudine della Porta della Chiesa, e 
mia Chiesa delle RR. Monache di S. Chiara. In ambedue 








































































































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


queste pause le fortunate Spose di Gesù Cristo furono Bene¬ 
dette con la Sagra Immagine in mezzo a loro più vivi affetti 
del cuore, che palesarono nei ricchi addobbi preparati, e nel¬ 
l’offerta di odorosa cera fatta per mano dei loro rispettivi 
confessori. 

« Proseguendo la Processione, che sortì come si è detto, 
per la Porta di S. Michele rientrò per quella dell’Elce, e 
ritornò sui medesimi passi sino allo Spiazzo dei Pellicani, 
quindi piegò verso S. Egidio e passando per le strade Basse 
esci per la porta nuova, e da questa porta non era ancora 
escita interamente la Processione quando le prime File di 
essa erano già giunte alla nostra chiesa. Dentro di essa, e 
nello spiazzo si schierarono le confraternite e le Fratarie con 
il Capitolo. Posatasi l’Immagine innanzi alla Porta sopra di 
un Palco; sopra di altro predicò il Missionario e benedetto 
l’infinito popolo con essa cara Immagine si diè fine alla Pro¬ 
cessione. Fu ricondotto il prezioso Pegno dentro la nostra 
chiesa, che nella lontananza del suo Divino Sposo sembrava 
come vedova involta nello squallore: e videsi il Magistrato a 
deporre a pie’ della Croce le loro Torcie, e così pur fece una 
gran parte di Nobili, e degli Artieri. 

« Da nostri Religiosi non fu mai abbandonato il SS. m0 
Crocefisso in tempo della sua assenza, e qua ricondotto fu 
stipulato il secondo Istrumento, che insieme agl’altri si con¬ 
serva nell’Archivio del Con. to . Fu cosa sorprendente la libe¬ 
ralità, che usarono in detti giorni i Treiesi per i bisogni nel 
vitto ai Religiosi, de quali la maggior parte stava all’Ospizio 
ed altri in diverse case di Nobili benefattori, e divoti, come 
ancora fu degno di osservazione, che in una funzione di 
tanto concorso non succedesse un minimo sconcerto, nè con¬ 
confusione alcuna o per parte dei secolari, o de Religiosi, u 
numero dei quali si avvicinava al N. cinquanta, venuti da 
Iesi, Forano, Cingoli, e Sanseverino ». 


( Continua ) 


PICENUM SEBAPHICUM 


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MINISTRI PROVINCIALI DELLE MARCHE (1) 



24. Anno 1349. — Fb. Nicolò Vignuzzi da Fabbiano 

Non nascondiamo una certa difficoltà nello stabilire con 
precisione storica in quest’anno la elezione del detto Ministro, 
sembra certo che il P. Ugolino Brunforte sia morto nel 1348 
mentre era Provinciale, e che il P. Vignuzzi lo sostituisse 
m qualità di Vicario : il Capitolo nell’anno seguente è più 
che verosimile, come pure è assai verosimile che il medesimo 
Vicario sia stato eletto Ministro, corrispondendo per tal modo 
a quanto asseriscono le Serie A-D: quindi accettia mosenz’altro 
lanno ed il nome già assegnati. La B, sotto l’anno 1346, 
mette un certo Fr. Francesco e nel 1349 ci dà per Ministro 
i- I ietio da Sassoferrato, mentre invece la elezione di que¬ 
sto va posta, come si è veduto, nel 1335. Le Serie C-E dal 
44 saltano al 1302, cioè dal P. Ugolino Brunforte al 
Jj • Martino da Fabriano il quale è stato eletto due anni 
topo, vale a dire nel 1354. Riteniamo pertanto come data 
pm sicura il 1349 e come Ministro immediato dopo la morte 
i 6 . ?" Ugolino il P. Nicolò Vignuzzi, maestro in S. Teo- 

°gm, già Vicario Provinciale e Inquisitore contro l’eretica 

pravità (2). ' 

Anno 1354. — Fb. Mastino da Fabbiano 

Le Serie A-B-D, asseriscono la elezione di questo Mini¬ 
li 0 immediatamente dopo il P. Vignuzzi : l’unica variante 
uè si riscontra tra le medesime è quella dell’anno di ele- 
°ne, cioè : A-D, 1354 ; B, 1355. Le A-D assegnano anche 
convento di Recanati come luogo nel quale fu tenuto il Ca- 
h olo e ci dànno dell’eletto il seguente elogio : « An. 1354. 
w ' Martinus de Fabriano S. Theologiae Magister , zelo regida- 
disciplinae probatisszmus, ad Provinciae regimen assumptus 

(1) Continuazione: vedi fascicolo 4. p. 519-529 

(2) Cfr. A, p. 11 ; B, p. 11 - 12 . 


















































































































































































































































































































670 


PICENUM SERAPHICUM 


fuìt Recineti. » (1) Non possiamo tener conto delle Serie C-E 
le quali nel 1355 mettono la elezione di Fr. Giovanni da 
Ripatransone, sapendo che questi fu eletto 1 anno 1359 al 
Capitolo tenuto nel Convento di Offida. 

26. — Anno 1359. — Fr. Giovanni da Ripatransone 

Di questo insigne Religioso, di cui è indubbia la elezione 
a Ministro nel convento di Ofììda e nell anno indicato, si e 
già parlato nel Picenum. (2) Basterà qui riportare unicamente 
ciò che di lui asseriscono alcuni dei più accreditati ed antichi 
storiografi dell’Ordine. 

Pisano. — « Frater Joannes de Ripa, provinciae Mar- 
« chiae, doctor in theologia nominatissimus, preclarissime 
« in theologica facultate disserendo, in saecula eius erit me- 
« moria. » — « Magister Joannes, qui tempore suo nullum 
« habuit ingenio et verbo potiorem, ut eius scripta attestan- 
« tur. » (3) 

Comp. Chron. Florent. — « Johannes de Ripetransonis, 
« Marchisanus, Magister famosus, qui tante scientie fuit, ut 
« Parisius ante 30 annum in Theologia magistraretur et Do- 
« ctor difficilis appellaretur. Hic scripsit profundissime super 
« 4 libros sententiarum et multa Quotlibeta. » (4) 

Tossignano. — « F. Joannes a Ripa Transonum Picens 
« qui suo hortatu Graecos redegit in Sanctae Sedis obedien- 
« tiam, scripsit sermones de tempore, et de Sanctis, script 
« quoque super sententias, cuius initium : cimice, asceti 

< superius » (5). . 

Waddingkx — « Floruit in Conventu Parisino Magmi 01 
« Jannes de Ripa Transonum, vulgo dictus Ripa, qui suo 
« tempore verbo simul, et exemplo nullum habuit potiorem, 
« ut praeclara eius monimenta testantur. » (6) 

Guidati dalie Serie A-D abbiamo accettato l’anno lue 

(1) Cfr. A, p. 11 ; B, p. 12. 

(2) Ofr. fase. 2, p. 221 ; fase. 4, p. 511-12. 

(8) In Analecta Frane., t. IY, p. 340-511. 

(4) Archiv. Inane. Hist., an. Ili, p. 808. 

(6) Op. cit., lib. III. p. 328. 

(6) Annali, t. Ili, p. 218-XVI. 


PICENUM SERAPHICUM 


671 


come data storica per la elezione di questo Ministro : dob¬ 
biamo fare peraltro una osservazione in proposito. Stando alla 
Cronaca del Glasseberger, Giovani da Ripatransone nel 1368 
era presidente della scuola di Parigi : « Frater ìranciscus de 
Perusio, hoc anno [1368J Regens Parisius in scholis sub prae- 
sidentia magistri fratris lohannis de Ripa, etc. » (1) Il Com¬ 
pendio delle Cronache di fr. Mariano da Firenze afferma che 
il nostro Dottore, appena trentenne insegnava in quella Uni¬ 
versità. Ora, se nel 1368 egli aveva circa trent’anni, la data 
di sua elezione a Ministro di questa Provincia non sarebbe 
esatta, perchè bisognerebbe dire che egli prima di andare a 
Parigi, e perciò in età assai giovane, fosse già Ministro. Al¬ 
tra osservazione : nella lapide erettagli a Ripatransone da 
Sisto Y, quando questi era Vescovo di S. Agata dei Goti, è detto; 
Claruit sub Joanne XXII. Pont. Max. » (2) Ora il pontificato di 
Giovanni XXII va dal 1316 al 1334 : come potrebbe dunque 
sostenersi l’asserzione del Glassberger il quale dice che nel 
1368 Giovanni da Ripatransone era presidente alla Sorbona ? 
se egli in qualità di Dottore a Parigi fiorì sotto il pontificato 
di Giovanni XXII, e se nel 1368 lo troviamo ancora che oc¬ 
cupa il suo alto grado in quella Accademia, quale significato 
potrà avere quel floruit sub Joanne XXII, mentre dal 1334 
al 1368 vi sono stati altri quattro Papi, cioè: Benedetto XII 
Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V ? Concludiamo, riget- 
tando la data del Glassberger e ritenendo esatto l'anno di 
elezione del P. Giovanni a Ministro Provinciale nel 1359, 
cioè dopo che egli aveva sostenuta la cattedra di Parigi. Così 
solo rimane storicamente giustificato quanto è detto nella la¬ 
pide di Ripatransone. 

27. — Anno 1362. — Fr. Perozino da Pesaro 

Che questi sia il successore del P. Giovanni da Ripa¬ 
ratone lo affermano concordemente le nostre cinque Serie: 
la sola divergenza che si riscontra tra le medesime sta nel- 
!anno di sua elezione: A-D, 1362; (3) B-C-E, 1359. Accet- 

(1) Cfr. Analecta Frane., t. II, p. 202. 

(2) Cfr. Picenum Seraphicum, fase. 2., p. 221. 

(3) Veramente la Serie A porta il 1364: lo crediamo un semplice 



































































































































































































































































672 


PICENUM SERAPHICTJM 


tiamo come data più sicura il 1362, perchè le prime due Se¬ 
rie sono assai attendibili. Ecco la semplice biografia delle 
A-D : « An 1362. Fr. Peruzinus de Pisauro S. Th. Mag. 

« electus Offidae. Fuit Jnquisitor electus ab Aegidio Episcop. 
« Sabinen. per tota Piceni Prov. — Alii legunt Perottinus, 
« et Peruzinus alii. Ast ex Archivio Conv. nostri Pisauren. 
« in Processu compilato prò colligendis Miraculis B. Miche- 
« linae enumerantur Frates, qui de Familia in eodem Conv. 
« id temporis degebant. Quos inter priori loco enunciatur 
« Reverendus, et honestus Vir F. Perusinus de Pensauro Mini- 
« ster Ord. Min. Prov. Anconitanae. » (1) 

28. _Anno 1368. — Fa. Martino Sangiorgi daRivarolo ( 2 ) 

Le nostre Serie concordano nel nome, nella patria e nel' 
l’anno di elezione di questo Ministro. A-D : « An. 1368. Fr. 
« Martinus Sangiorgi de Riparolio Prov. Januensis, nunc 
« Taurinensis, S. Th. Mag. eleclus Fani. Ob praeclara menta 
« signanter ex Marchiae regimine, in Gap. Gen. Patavn An. 
« 1385 celebrato in Praesulem totius Ord. selectus fuit. » (?) 


29, _ Anno 1372. — Fr. Martino da Sammarino 

Questo Ministro lo mette soltanto la D, ma non presenta 
alcun documento in suo favore. Afferma che Fr. Martino j* 
Sammarino fu realmente Provinciale; dubita poi che sia io 
stesso Sangiorgi : però, appoggiata su un sembra del P. io 
cola Papini, propende a distinguerlo dal medesimo : « 
Martinus de S. Marino erat Min. Provincialis. Dubium est ar 
diversus fuerit ab ilio Sangiorgi, an vero mutatus m lUum. 

errore di stampa, perchè nella D, che è una ripublicazione corretta 
quella prima edizione, vi è il 1362: se vi fosse stata una vera ragio^ 
di tale cambiamento la D lo avrebbe subito notato nella sua Addenti 
Corrigenda. 

(2) BIBLIOaRAFÌA : Pisano, ed. cit., p. 527: Ghronica fr. Nic. ®a* 
sberger, ed. cit., p. 216-223: Tossignano. op. cit., p. 1896: — Waddi 9 
2. ed., t. IX, p. 64-1 ; 65-IY ; 69-XIII ; 75-1. 

(3) A, p. 12 ; D, p. 12. 


PICENUM SERAPHICUM 


673 


Forsan alius uti Rmus Papini credere videbatur. » (1) Non 

arriviamo a comprendere questo dubbio della D: infatti, come 
potrebbero confondersi questi due Ministri, avendo ciasche¬ 
duno quanto basta per riconoscerli distinti ? Ci sembra evi¬ 
dente che il Martino Sangiorgi da Rivarolo, mai possa essere 
il Martino da Sammarino, a meno che il primo non fosse 
chiamato anche con questo distintivo per la figliolanza del 
convento omonimo mentre era Provinciale delle Marche. Il 
silenzio delle altre quattro Serie circa questo secondo Martino 
è impressionante, è vero, ma noi non lo abbiamo voluto esclu¬ 
dere, mossi unicamente dalla molta stima verso il P. Stefano 
Rinaldi, compilatore della D, il quale mai si sarebbe azzar¬ 
dato introdurre un nuovo Ministro nella sua Serie , qualora 
non avesse buone e plausibili ragioni di farlo. 


— Anno 1379. — Fr. Ugolino da Serrapetrona 

Continuiamo a chiamarlo così, quantunque sembra non 
essere tìgli nativo di Serrapetrona, ma dellTstria. Fu però 
certamente Ministro della Marca, eletto nel convento di Iesi 
n 1379 : in ciò convengono le nostre Serie. Prese parte al 
apitolo Generale di Padova (1385) e fu uno degli elettori 
del suo antecessore, P. Martino Sangiorgi. Le Serie A-D rife¬ 
riscono un documento dal quale chiaro apparisce che questo 
Ugolino non era da Serrapetrona: « Dicebatur de Serra- 
« petrona fortassis, quia illius Conv. erat Alumnus; sed ex 

* praefati Capituli Gen. Patavii in Archivio nostro 
« Pisauren. asservatis colligimus, ortum non habuisse in Ser- 

* rapetrona, cum inter Vocales sic subscritus inveniatur : 

« F. Hugolinus de Ystria Minister Marchiae Anconitanae. » (2) 


31. — Anno 1389. — Fr. Antonio Nini da Pesaro 

Eccettuato il P. Righini, Serie B, il quale mette la ele- 
lone di questo Ministro sotto Panno 1387, le altre Sene so¬ 
li) Serie D, p. 12, in nota. 

(2) Cfr. A, p. 12 : D, p. 12. 

Anno I, 1915 _ Fascicolo V. 


42 




























































































































































































































































674 


PICENUM SERAPHICUM 


stengono che sia avvenuta in Jesi nel 1389. La differenza 
sarebbe di poco rilievo, qualora non urtasse un poco riguardo 
a ciò che saremo per dire. Notiamo subito che il 1389 pog¬ 
gia anche sull’autorità del P. Waddingo. (1). 

Sotto il governo di questo Ministro abbiamo due fatti 
storici di qualche importanza : il prim,o è una lettera ponti¬ 
ficia, indirizzatagli da Bonifacio IX, riguardante il convento 
di Fossombrone : il secondo è l’introduzione della Riforma di 
Fr. Paoluccio dei Trinci nei conventi di Forano, Montefalcone 
e Massa Fermana. Riportiamo la lettera di Bonifacio IX, come 
trovasi nel Waddingo, la quale servirà in seguito per la storia 
critica dei conventi piceni : 

« yn. — Ut domicilium possint mutare in urbe Foro- 
simpronen. Ex lib. 6. An. 3. fol. 126. 

Romae, 13 pebr. 1392 

« Dilectis ftliis Ministro Provinciali [Fr. Antonio de Pi- 
sauro], et Fratribus Ordinis Minorum provinciae Marchiae 
Anconitan. secundum morem dicti Ordinis. » 

« Sacrae vestrae Religionis sub qua, etc. favorabili ter 
« annuamus. Sane petitio prò parte dilectorum filiorum no* 
« bilmm virorum Caroli Pandulphi Malatestae, et Galleotti do 
« Malatestis domicellorum Ariminen. ac Praepositi et Capituli 
« Ecclesiae Forosymfronien. nobis nuper, etc. continebat, quod 
« dudum certis necessitatibus incumbentibus, locus quem tur® 
« habebant in ci vitate vestra Forosimfronien. per quosda® 
« Rom. ecclesiae Officiales ob tutelam, ipsis civitatis extitxt 
« demolitus, et quod demolitionem huiusmodi Fratres Ora® 
« nis, et loci vestri praedicti, se ad Monasterium sancti 
« Mauxentij in Burgo Forosymfronien. Ordinis Sancti Benedi' 
« cti transtulerunt, ac inibi aliquandiu habitaverunt, et rese- 
« derunt, licet de facto, etc. Quare prò parte Caroli, et® 
« praedictorum fuit nobis; etc. ut ecclesiam Sancti Georgi] 
« Forosimpronien. cui cura animarum actu non imminet de 
« praesenti; et ad dictos Praepositum et Capitulum dicitur p er ' 


(1) Ofr. ed. l a , t. IV, p. 356-XXXVIII. 


PICENUM SERAPHICUM 


675 


T 7 cluo 7 umiuus , «*< wuuiguis, quae satis apta, et accom- 
modata prò uno loco vestri Ordinis aedificando existit, et in qua 
« commodae et honestae habitationes possent vobis prò usu et ha- 
« bitatione vestra, prò recompensatione dicti loci vestri, ut prae- 
« fertur, demoliti, de benignitate, etc. dignaremur. Nos £ 
« qui ìvmi cultus, etc. inclinati, vobis huiusmodi ecclesiam 
banctiGeorgy cum eius domibus, et congruis prò usu, et 
habitatione vestns, auctontate, etc. concedimus et donamus. 

< msuper vobis aedificandi, et construendi apud eandem 

* ecclesi f m locum, prò huiusmodi usu, et habitatione vestris 

* , Um claustro > campanili etc. et aliis necessariis officinis et 

* Ì 1 P er P? tu ?. babitandi: iure tamen Capitali praedictorum, 

« v t P aro ® hialls ’ etc - semper salvo, fel. ree. Bonifacij Papae 

« Pii V! 0- n °£ obstan - P lenam - etc. elargimur. Nulli ergo, 

« ! R °“ ae a P ud Sanctùm Petrum, Idibus Ianuarij, 

x< anno tertio. » (1) 

p-, Le & ' e / ie A I) ci da »no il fatto dell’introduzione della 

strn? S H Dte COme avve nuta al tempo di questo Mini¬ 
lo e dal Waddingo citano gli anni 1380-1388: (2) se queste 

debL S °?^ reCÌSe ’ 1 aI1 ° ra n ° n P UÒ dirsi che detta introduzione 
aebba stakbrs! nel tempo in C ui il P. Antonio da Pesaro 

S. Pro ^nciale (1389-1398). Nella lettera di Urbano VI 
al Triaci > 16 luglio 1388, sono nominati i con- 
ri r dl Ror ano, Montefalcone e Massa Fermana i quali giu- 
serv?? en /QX d ;: vevano passare e appartenere alla Riforma Os- 
que?£ te ‘ ( ( t\ 86 81 VUo1 ritenere che precisamente in 

Pesai reggeva la Provincia il P. Antonio da 

saro, sarebbe necessario far risalire la sua elezione almeno 

metti ann °; a 7 T rebbe ’ < l uindi - ragione il P. Righimi il quale 
®ette questo Ministro nel 1387. 4 


Anno 1398 — Fr. Martino Martini da Fabriano 

< P la 9intetica biografia delle Serie A-D : « An. 1398 
r - Ma rtinus de Fabriano S. Th. Mag. ibidem electus. Fuit 

(1) Cfr 1“ ed., t. IV. Reg. Pont., 181-82, n. VII. 

Idss i \ Introd t l xM Observantes Forani 1380. Montefalconi et Massae 

* p« lo. 

W Ofr. Wadd., 1» ed. t. IV, p. 275-11. 















































































































































































































































































































676 


PICENUM 8EBAPHICUM 


« celeberrimus Concionato!-, et Haereticae pravitatis Inquisi- 
« tor per totani Piceni regionem. » La D aggiunge il cognome 

_ Martini — e poi continua : « Putandum ab eo concessa 

« Fr Paolutio Trinci loca Camerini, Caesapalumbi, Muri: 
« Apud. Wadd. ad an. 1399, ri. 2. » (1) La citazione è er¬ 
rata : questo fatto di cessione è riportato dal Wadd. all anno 
1390, n. 2, ed è del seguente tenore : 


« In Christo sibi charissimo fr. Paulutio de Fulgineo Pro¬ 
vinole sancti Francisci fr. Henricus Ordinis Minorimi Generala 
Minister, et servus , salutem, et pacem in Domino sempiternam »• 

« Tuis petitionibus libenti animo condescendens, ut con- 
« ventum Camerini, et loca Cesae Palombae, ac Murae (sic) 
« Provinciae Marchiae ubi concessa per... (2) Mmistrum 
« praedictae Provinciae, acceptare possis, regere, et guber- 
« nare, atque ibidem de fratribus providere, et illos ibi exis- 
« tentes amovere, et commutare, ac circa dictos fratres con- 
« ventum, et loca praefata tacere omnia, et singula, ac si 
« ipsorum Minister Provincialis fores, et quod si aliqui ex 
« fratribus tibi commissis forte habeant literas a me, 

« in aliquibus locis stare possint, non amovendi etc. peniti* 
« non obstante, dilectioni tuae Praesentium tenore concedo, 
« nolens, quod in supradicta commissione conventus, et loco- 
« rum praedictorum ab aliquo me inferiore amoven valea., 
« nec impediri, vel quomodolibet molestari. Yale in Iesu Olir 
« sto. Datum Perusij die 24 mensis Februarij, anno Dot»» 

« 1390. » (3) . ii 

Nessuna delle nostre Serie dice se questo Ministro sm 
medesimo Fr. Martino da Fabriano, eletto a Recanati » 
3354 • non osiamo affermarlo, mancandoci documenti in P 
posito. Notiamo poi che le Serie B-C-E lo chiamano Marino • 
la E lo dice eletto nel 1393. 


(2) E’ taciuto il’ nome del Provinciale concedente, sebbene lo 
Waddingo affermi ohe nel 1390 1. Prorinci. della M»caem retta ^ 
P. Antonio da Pesaro: cfr. l a ed., t. IV, p. 356-XXXV11. ria. ^ 
abbiamo detto più sopra non ci sembra di errare, colmando la è 
lasciata dal Waddingo, se affermiamo che il Provinciale taciuto»^ 
altri che il P. Antonio da Pesaro. Pertanto raggiunta del P. " u 
Serie D, per noi non ha luogo. 

(3) Cfr. Waddinoq, l a ed., t. IV, p. 284-11. 


PICENUM SERAPHICUM 


677 


ISCRIZIONI LAPIDARIE 



(Continuazione: vedi n. 4. pag. 153) 

A SISTO V 

EPIGRAFI ESISTENTI IN MONTALTO 

87 

{Nell’antica scuola d’eloquenza sotto il ritratto di Sisto V vi era) 

FELIX PEEETTVS DE MONTE ALTO CARDINALIS 

POSTEA 

SIXTVS QUINTVS P. M. 

AD TNFOKMANDOS PATEIAE SVAE PVEEOS 
IN LIBEEALIBVS DISCIPLINIS 
AEDES EXTEVXIT GYMNASIVM EEEXIT 
PEEPETVO CENSV DITAVIT 
IDIB. OCTOB. A. E. S. 

MDLXXVIII 

88 

(Nel palazzo dei Presidi ora Palazzo Comunale si legge.) 

SIXTO V DE M. ALTO P. M. = PIETATIS ET IVSTITIAE VALDE 
AMATOLI = PVEGATO PICENO = A DIVTVENA FACINOEOS 
HOMINVM INFESTATIONE = PONT. SVI A. P.°= IVL. SCLAFENA- 
TVS MEDIOLAN. = PEAES. GVBEEN. POSVIT. = A. D. MDLXXXVI 

89 

(Sopra il portone principale dell’Episcopio vi era) 

SIXTO QVINTO PONT. OPT. MAX. 

FVNDATOEI 

















































































































































































































































678 


PICENUM SERAPHICUM 


(e più sotto allusivo a Sisto V) 
A QVO PER QVEM (1) 


90 

(Nel palazzo Vescovile nella sala dei ritratti di Sisto V si legge 

sotto il semibusto) 

SIXTO V ROMANO PONTIFICI 
QVI 

PATRIVM SOLVM OIVITATE DONAVIT ET CATHEDRA 
PETRVS BONAVENTVRA SAVINI 
IX. IN MONTIS ALTI EPVS 
P. 

ANNO D. MDCCXLI 


91 

(Nel piedistallo del famoso Reliquiario si legge) 

SIXTVS V PONT. MAXIMVS MONTI ALTO PATRIAE CARISSIMAE 
SACRAS RELIQVIAS PIETATIS SYAE MONVMENTYM D. D. 
ANNO PONT. II. 


92 

(Nella cattedrale ui’bana, ora S. Francesco Saverio, sotto la nicchia 
oye conservasi il Reliquiario vi era) 

SIXTVS QVINTVS PONTIFEX TER OPTIMYS MAXIMYS PlOE- 
NVS = SANTORVM VARIIS COELESTEM RELIQVIIS AVRÒ Ei 
GEMMIS PRETIOSAM = QYAM CARISSIMAE PATRIAE MON 
TALTO DONO DEDIT = THECAM = VISCERIBVS NYMQVAM 
TACITIS = GRATIAS SEMPER AGENDO = YENERAMINI CON- 
CIVES, VENERETUR POSTERITAS = (1666) 

(1) Fondò cioè la Sede Vescovile, non il Palazzo che presisteva e 
che venne acquistato più tardi. 


PICENUM SERAPHICUM 


679 


93 

(Nel sotterraneo del Duomo si legge) 

D. 0. M. 

PRO DOMINICI SEPVLCHRI CVSTODIA 
SIXTUS V ROM. PONT. 

HOC CE TEMPLVM A FVNDAM. EREXIT 
ANNO MDXC (1) 

94 

(Nella navata centrale del Duomo sotto lo stemma di Sisto V si legge) 

SIXTVS V PONT. MAX. 

FVNDAVIT 

ANN. CHR. MDLXXXVI 


95 

(Nella colonna avanti la porta principale d’ingresso nel Duomo si legge) 

AEDEM MARIAE D. N. SIDER1BVS RECEPTAE 
QVAM SIXTVS V PONTIFEX MAXIMVS 
AD PATRIAE SVAE DECVS AVGENDVM 
EX DESIGNATIONE DOMINICI FONTANA ARCHIT. (2) 

A FVNDAMENTIS EXCITARI IVSSERAT 
AC MORTE INTERCEPTVS INCHOATAM RELIQVERAT 
PLVRIVM ECCLESIA N. ANTISTITVM CVRA ET SVMPTV 
AD FASTIGIVM EDVCTAM 
ELEONORVS ARONNE EP. 

ANNO MDCCCLII 

DE SVA IMPENSA RENOVARE ADGRESSVS 
MVNIFICENTIA AVSPICIOQVE PII PP. IX P. M. 

ET KAROLO SACCONI CARD. EP. PRAENEST. 

COLLEGI CANONICOR. MVNICIPVM 
ALIORVMQVE COLLATIONE 
SEQUIORIS AEVI EXTRVCTIONIBUS 
AD PRIMVM OPERIS EXEMPLAR 

ri 8, P ° Sa della P rima pietra avvenne realmente nel 1688. 
la dir ■ Milizia dice che il disegno fu fatto da Girolimo Rainaldi sotto 
ezione del Fontana di cui era giovane allievo. 





















































































































































































































































































































































































680 


PICENUM SERAPHICUM 


PER ALOISIUM POLETTI ARCHIT. EXACTIS 
TYRRI PORTIOV THOLO ADIECTIS 
ANNO MDCCCLXXV 
OYM OMNI ORNATY PEREECIT 

96 

(Nel portico del Duomo si legge) 

TEMPLYM 

A SIXTO Y. P. M. INCHOATVM 
ET A PRAESYLIB YS MONTIS ALTI EXACTYM 
EPYS ALOISIYS BONETTI 
PRONAO FRONTEO DECORAYIT 
MDCCCLXXXXYI 

97 

(Sotto al disegno della nuova Città di Montalto progettata 
da Sisto Y si legge) 

MONTALTYM SIXTO PATRIAM DONAYIT HABERE 
MONTALTO SIXTYS DONAT HABERE PATREM 

98 

(Sopra la Porta Patrizia si legge) 

SIXTO QYINTO 
GENITO GENITORIQVE 
SANCTISSIMO 

PATRIA FOELIX CIYITATIS FILIA 
GENYFLEXAE 
P. P. 

99 

(Sopra la Porta Marina si legge) 

CHRISTYS RELLIGIO PICENUM QUILIBET ORBIS 0) 
SVSCITAT EXTOLLIT SYSCIPIT AVDIT AMAT 

ASTREAE SIXTI VIRTVTIS LEGIS OLYMP1 

TEMPORA IYSTITIAM PRAEMIA DONA YIAM 

Can. Francesco Pistolasi 

(1) Sono due ingegnosissimi distici che sintetizzano mirabilmente <* 
opere di Sisto V. 


PICENUM SERAPHICUM 


681 


COLLEZIONE STORICA 

da due MSS. esistenti a Camerino 


Vili. — Memorie di Suor M. Celeste di Fiegni (1) 

Processo fatto nella Morte della fu M. R. M. Suor M. Ce¬ 
leste Pedacchi per ordine di Monsig. Arcivescovo di Camerino. 
La soprad. defunta morì il giorno 19. Giugno 1803. con fama 
di Santità come si può vedere in questi stessi fogli , e a tale 
effetto fu sepolta in luogo separato. 

Nel Nome di Dio Amen. L’Anno del Nostro Signor Gesù Cristo 
mille 'ottocento tre ; Ind. VI ; nel tempo del Pontificato della Santità di 
Nostro Signore Pio PP. VII ; il giorno poi vigesimo del Mese di Giugno. 

Avendo l’Ill. m0 Magistrato del corrente Trimestre di questa Città di 
Camerino supplicata Sua Eccen. za R. ma Monsignor Fr. Angelico Benin- 
casa Patrizio di Modena, dell’Ordine de’ Min. Cappuccini di S. France¬ 
si 0 ? p© r i a Di 0 grazia, e della S. Sede Aplica Arcivescovo della stessa 
Città, della Santità di Nostro Signore Prelato Domestico, ed al soglio 
Pontificio Assistente, per la Tumulazione in luogo distinto, e separato 
della Religiosa serva di Dio Suor Maria Celeste Pedacchj Monaca Corale 
Professa di questo Ven. Monastero di S. Chiara soggetto al Governo de’ 
PP. Min. Osservanti, che al secolo chiamavasi Madalena del fu Gian Ma- 
ria Pedacchj nata li 13 Giugno dell’anno 1744 nel Castello di Fiegni, e 
Cestita in dotto Monastero il primo Maggio del 1764 ; essendo passata 
a ll’altra Vita nel giorno di jeri sulle ore nove della Mattina, dopo una 
Penosissima, e dolorosissima Infermità sofferta con indicibile pazienza, e 
rassegnazione per Anni venticinque : la prelodata Eccenza Sua R. raa è 
benignamente condiscesa ad accordare la Tumulazione della nominata 
Defonta Religiosa a norma dell’Istanza come sopra fattagli, ed a tale 
^fretto hà deputato per assistere alla medesima, con tutte le opportune 
facoltà, il Nobile, e R.“° Sig. Don Barnaba Benigni figlio della buo. me. 
nel Signor Giacomo Patrizio Camerinese, e Priore della Perinsigne Col- 
Ie giata di S. Venanzo Martire di questa stessa Città ; e a me Not. in¬ 
tatto per rogarmi dell’Atto da farsi. Per la ricognizione, poi da farsi 
. * Cadavere, ha destinato gl’infradicenti tre Religiosi Minori Osservanti 
1 quali avevano piena cognizione della nominata Defonta mentre viveva, 

(1) L’originale di questo ms. trovasi nell’archivio della Cancelleria Arcivescovile 
1 Camerino e la copia autentica nell’archivio del monastero di S. Chiara in detta città. 
































































































































































































































































































































682 


PICENUM SERAPHICUM 


cioè il M. t0 Rev. P. re Fr. Giuseppe da Belvedere Guardiano di questo 
Convento di S. Francesco, il M. t0 Rev. P. re Lettor Flaviano da Recanati Let¬ 
tor Teologo di questa Università de’ studi, ed il Rev. P. re Fr. Giacomo da 
Camerino Confessore Ordinario delle Religiose del pred. Monastero: per far 
gl’opportuni esperimenti lia deputato l’Ecc. m0 Sig. Dottor Savino Romani di 
Grotta Azzolina Medico Comprimario condotto di questa sudetta Città : 
Per assistere in figura di Testimonj all’Atto come sopra da farsi, ha de¬ 
stinato il Nobil Uomo Sig. Francesco Maria Battibocca figlio della buo. 
me. del Sig. Tommaso, ed il Sig. Giuseppe Tinelli figlio del fù Sig. Pie¬ 
tro Antonio della ridetta Città sindaco, ed agente rispettivamente del 
nominato Monastero. E finalmente ha designati il Sig. Pietro Antonio 
della ridetta Città sindaco, ed agente rispettivamente del nominato Mo¬ 
nastero. E finalmente ha designata il Sig. Pietro Antonio della ridetta 
Città sindaco, ed agente rispettivameate del nominato Monastero. E fi¬ 
nalmente ha designati il Sig. Romualdo Marchetti Capo M. ro Muratore, 
e M. r0 Domenico Piccioni Falegname della stessa Città, per impiegar ri- 
spett. 6 l’opera loro nella Tumulazione sudetta. E siccome la prefata de- 
fonta Religiosa resta esposta nel Coro, ossia Chiesa interiore del detto 
Monastero, ed in essa deve tumularsi ; però la prelodata Eccnza Sua 
R. ma ha acccordata la necessaria permissione al mentovato Sig. Prior 
Benigni Giudice come sopra deputato, ed a tutte le altre Persone di 
sopra nominate, di poter entrare nel suddetto Monastero per l’Atto sud- 
divisato, purché recto tramite si vada al luogo, in cui il medesimo 
deve farsi ; e quello terminato, nello stesso modo si esca dallo stesso 
Monastero. 

In vista pertanto della surriferita Istanza, e della Deputazione come 
sopra fatta dalla prefata Eccen/ ,a Sua R. ma Monsignor Arcivescovo Be- 
nincasa, e della facoltà dalla medesima concesse ; io Not. Deputato in¬ 
frascritto, in questo sopradetto giorno, alle ore ventuna mi son portato 
personalmente insieme col predetto Nobile, e R. mi Sig. Prior Benigni, e 
con tutti gl’altri soggetti di sopra nominati al Parlatorio del ridetto Mo¬ 
nastero e chiamata la Religiosa Suor Caterina Teresa Massarotti Abba- 
dessa, è stata dal prefato Signor Priore partecipata alla medesima la 
licenza, come sopra accordata dell’anzidetta Eccen. za Sua R. ma di poter 
entrare esso Sig. Priore come suo Delegato, e tutte le altre sopradette 
Persone nel detto Monastero per fare l’Atto di sopra enunciato ; ed in 
vista dell’indicata Licenza dalla prefata M. ro Abbadessa è stata aperta la 
Porta della Clausura e quindi il medesimo Sig. Priore, io Not. infratto,, 
e tutte le altre sunnominate Persone siamo entrate nel detto Monastero, 
ed accompagnati dalla stessa M. re Abbadessa, e dalle religiose discrete^ 
recto tramite, ci siamo tutti portati al Coro, ossia Chiesa interiore. 

Arrivati alla detta Chiesa, ossia Coro, abbiamo trovato in esso nn 
Cadavere umano di una Religiosa, distesa in un Feretro, vestito dell’A¬ 
bito, di cui fanno uso le Religiose del predetto Monastero, cioè di To 
naca di Saja oscura, con Scapolare, Soggolo, Cordone ; e Velo bianco, 
ed altro Nero in Testa, con Corona di Fiori secchi, tenendo un Gigbo 
nella mano destra distesa ; e nella sinistra posata sopra il petto un Cro- 
cifisso ; non esalando nessuno odore nè buono, nè cattivo. 


PICENUM SERAPHICUM 


683 


Quindi si è venuto alla ricognizione dello stesso Cadavere dai so¬ 
pranominati tre Religiosi Min. Osservanti, cioè dal detto P. re Guardiano 
Fr. Giuseppe da Belvedere, dal prefato P. re Lettor Flaviano, e dal 
ricordato P. re Confessore Fr. Giacomo da Camerino, tutti e tre a 
me ben cog.* li quali avendo ben veduto, ed attentamente osser¬ 
vato il detto Cadavere, con loro giuramento prestato, toccatosi il petto 
secondo lo stile Sacerdotale, anno asserito, ed affermato, esser quello il 
Cadavere della Serva di Dio Suor Maria Celeste Pedacchi Monaca Corale 
Professa del predetto Monastero, la quale passò all’altra Vita nel giorno 
di Ieri sulle ore nove ; dichiarando gl’istessi RR. PP. di aver pienissima 
cognizione della detta Serva di Dio, perchè rispetto alli nominati P. re 
Guardiano, P. re Lettor Flaviano, essendo stati Confessori straordinari in 
detto Monastero, anno avuta occasione di amministrargli più, e più volte 
il Sagramento della Penitenza, e del’Eucaristia, ed in tale occasione anno 
avuto motivo, e commodo di acquistarne tutta la cognizione ; quanto poi 
al prefato P. re Giacomo perchè da sei Anni a questa parte è Confessore 
Ordinario nello stesso Monastero, e per conseguenza frequentissimamente 
gl hà amministrati li detti SS. mi Sacramenti ; onde ha avuta occasione di 
acquistarne una perfettissima cognizione, avendola assistita fino alla di 
lei Morte. 

Terminata la ricognizione del detto Cadavere da non potersi più 
dubitare dell’identità ; è stato il medesimo per ordine del prefato Sig. 
Mro° r BenÌ S GÌ De } e £. ato . come sopra misurato dal soprodetto Falegname 

Domenico Piccioni col Passetto Romano, il quale lo hà trovato 
ungo Palmi sette, e quattr’Oncie ; e quindi fattisi per ordine come so¬ 
pra, dal' prefato Ecc. m * Sig. Dottor Savino Romani gl’opportuni esperi¬ 
menti ; è stato il medesimo cadavere ravvisato, e riconosciuto in ogni 
s ua parte flessibile, e palpabile, e senza il menono indizio di corruzione. 

Di poi lo stesso Cadavere vestito come sopra è stato riposto, e col- 
°cato dentro una Cassa di Legno d’Abbete già preparata, la quale ha 
e testate una di Noce, e l’altra di Quercia; è lunga sette Palmi Ro¬ 
mani e quattr’oncie ; larga tanto da capo, che da piedi, due Palmi, e 
C] nque oncie, e mezza; e alta un Palmo e quattr’oncie e mezza. Il mede¬ 
simo Cadavere è stato ricoperto con un Asciugamano, e dalla parte dei 
pmdi nella stessa Cassa è stato collocato un Tubo di Piombo circondato 
aa una Fittuccia di Seta Color Torchino, fermata con Cera di Spagna 
f 0ssa > impressovi il Sigillo della prefata Eccenza Sua R. ma Monsignor 
Arcivescovo rappresentante nella parte Superiore lo stemma dell’Ordine 
francescano, e nell’inferiore lo Stemma Gentilizio della di lui Nobil Casa 
f amiglia, che figura una Sbarra con tre Palle sopra, ed altre quattro 
a e nel Campo. Dentro poi al detto Tubo e stata racchiusa una Pa- 
^ a sottoscritta dal mentovato Sig. Prior Benigni Delegato come sopra 
« rf me ^ ,0 infratto , C °1 seguente Elogio.... « In quest’Urna riposa il 
« UT x ® no . r Maria Celeste Pedacchj che al secolo chiamavasi 

« a dalena del fu Gian Maria Pedacchj, e della q. m Cristina Properzj 
« ° n J u Sb Religiosa Professa, e Velata, che vi fu depositato canonica- 
« rl' 6 ^* 6 ^ a . sera dei 20 Giugno 1803. Nacque la medesima nel Castello 
m I legni Stato di Camerino l’Anno 1744. il giorno 13. Giugno Festa 




































































































































































































































































684 


PICENUM SEEAPHICUM 


« di S. Antonio di Padova, e vesti l’Abito Religioso il primo Maggio 
« 1764. in questo Ducale Monastero di S. Chiara, essendo Abbadessa la 
« M. re Suor Maria Isabella Guglielmi. Mori nel detto anno 1808 ai 19 di 
« Giugno sulle ore nove contando di età Anni cinquantanove. Questa 
« Religiosa fin dalla Culla sortì dal Signore un’indole buona ; e cresciuta 
« negl’Anni ascoltò con frutto quel famoso discorso, che fece Gesù Cri- 
« sto sul Monte ai Discepoli, e alle Turbe adunate. Fu sempre povera, 
« piacevole, mite, misericordiosa, monda, leale, pacifica, nemica delle 
« cose profane, e solo amante delle Divine, per le quali soffriva, e avrebbe 
« sofferto volentieri persecuzioni, odii, infamie, e la morte stessa. Nelle 
« pratiche più rigorose del Vangelo non fù sorda a Divini Consigli. Fece 
« voto di osservarli, e li osservò colla maggior esatezza in tutti gl’Anni 
« suoi Claustrali accompagnandone sempre l’osservanza coll’adempimento 
« di tutti gl’altri, ancorché minimi Regolari doveri. 

« Ma ciò, che più risplendette in questa Religiosa, fu l’umiltà, e la 
« pazienza inenarrabile, sì nelle parole, che nei fatti ; ognuno l’avrebbe 
« creduta per l’ultima del Monastero, e per tale si credeva esssa stessa. 
« Sebbene non sdegnasse la visita de’ Prelati, Vescovi, ed altre Persone 
« raguardevoli, che tratte dal buon odore, ottenevano il Beneplacito 
« Apostolico per entrare in Monastero, e trattenersi seco lei in Spiri- 
« tuali Discorsi ; ella però rimase sempre immobile ne suoi bassi senti- 
« menti, e frà tanta stima degl’uomini, che nel sesso fragile specialmente 
« è una ben gagliarda tentazione, non perde mai la disistima di se stessa 
« e parea, che gl’onori ad altro non servissero, che ad umiliarla mag- 
« giormente. La pazienza poi fu oltremodo singolare. Presa negl 7 Anni 
« più floridi da un fiero Isterismo, con qualche infezione nell’Utero 
« obligata fin d’allora a guardar sempre il Letto, dove giacque immobil- 
« mente per Anni ventisei circa, nudrita continuamente di scarsissimo 
« cibo, e costretta di tener sempre notte, e giorno la Finestra aperta, 
« anche nei maggiori rigori dell’Inverno, senza però, che neppur la sua 
« Compagna, la quale dormiva nella medesima Camera, avesse mai sof 
« ferto alcun’incommodo. In tutto questo tempo lunghissimo non le si 
* vidde mai alcuna alterazione di spirito, ne alcuna di quella smania, 
« che per la conseguenza di un afflitta Umanità. Fu veduta all’opposto 
« sempre lieta nel volto, sempre contenta, sempre rassegnata al Suo D 10 * 
« Il male coll’andar del tempo sempre più inferociva nell’in deb olito 
« Corpo, ma nello Spirito sempre più fortificavasi la tranquillità, © 

« pazienza ; e negPultimi Mesi quando al male vecchio se ne aggiunsero 
« altri nuovi, godeva oltre modo di patire, e avrebbe avuto piacere di 
« patir sempre più, onde rassomigliar per quanto era possibile il sU ° 

« addolorato, e crocifisso Salvatore. Con questa invitta, e serena pazienza 

« consumò finalmente i suoi lunghi, continui, e moltiplicati dolori, e i© 0 
« col fatto vedere, essere ben dolce il patire, e morire per Gesù Cristo, 
« ed esser veramente preziosa al cospetto di Dio la morte de’ giusti. 

c L’odore di tutte queste virtù sparso al di fuori del Monastero, ^ 
« la fama di alcuni Doni celesti, con cui potè predire alcuni futuri, e 
« avverati Avvenimenti, e giorni, e giorni prima pronunciar la Sua M° r 
« cagionò nei Cristiani Animi dei Camerinesi una gran stima della 


PICENUM SEEAPHICUM 


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« lei probità, per cui ne’ due giorni, nè quali è stato tenuto esposto il 
« di lei Cadavere, a gran folla sono concorsi a visitarlo, ed hanno vo- 
« luto cercare al medesimo una Custodia di doppia Cassa, e una più 
« onorevole Sepoltura in questo luogo. 

« Serva il presente foglio a perpetuarne la memoria e a testificare 
« ai nostri più remoti Nipoti, qui riposare le Sagre Ceneri di una vera 
« figlia di S. Chiara. Barnaba Priore Benigni Delegato specialmente da 
« Monsig. Arcivescovo. 

« Vincenzo Milani Not. Arcivescovile Civile di Camerino. » 

Quindi la detta Cassa dal mantovato Falegname è stata chiusa col 
suo Coperchio in modo, che questo col mezzo de’ Chiodi unisse bene 
colle parti laterali. Di poi la medesima Cassa è stata circondata con più 
giri da Fettuccia di seta di Color Torchino, ed autenticala in tre luoghi 
dello stesso Coperchio col descritto Sigillo di Sua Eccenza R. ma Monsig. 
Arcivescovo impresso parimenti in Cera di Spagna Rossa ; e sopra lo 
stesso Coperchio è stata posta una Lamina d’ottone colla seguente Iscri¬ 
zione = SUOR MARIA CELESTE PEDACCHJ MONACA CORALE 
PROFESSA IN QUESTO MONASTERO DI S. CHIARA MORI’ LI 
XIX GIUGNO, ALLE ORE NOVE, L’ANNO MDCCCIII. = Qual 
Cassa è stata sigillata come sopra, e posta dentro un’altra Cassa di Le¬ 
gno di Quercia, il di cui Coperchio è stato dallo stesso Falegname fer¬ 
mato con più Chiodi. La medesima è lunga otto Palmi, ed è larga tanto 
da Capo, che da piedi due Palmi, e dieci Oncie. La sua altezza poi è 
di un Palmo, e nove oncie secondo la misura presane dal ricordato 
Falegname; e nel di lei Coperchio è stata fatta la seguente Iscrizione = 
MORI’ LI XIX GIUGNO SUOR MARIA CELESTE PEDACCHJ, IL 
DI CUI CORPO QUI RIPOSA, DELL’ANNO MDCCCIII DI NOSTRA 
REDENZIONE = Finalmente è stato data Sepoltura allo stesso Cadavere 
a norma dell’Ordine dato dalla prelodata Eccellenza Sua R. ma Mons. 
Arcivescovo Benincasa, ed è stato depositato in un scavo già preparato 
nel medesimo Coro, ossia Chiesa interiore a Cornu Epistolae dell’Altare in 
©ssa esistente, e segnatamente vicino all Porta del Confessionale, ed alla 
Porta, che dal Monastero dà l’ingresso al detto Coro ossia Chiesa, es¬ 
sendo stato collocato in maniera, che li Piedi sono diretti verso il pre¬ 
detto Altare ; il Capo poi dalla parte del Muro dell’indicata Porta, che 
dà l’ingresso al prefato Coro,' ossia Chiesa interiore ; nella distanza di 
quattr’Oncie dal medesimo Muro. 

Indi l’indicato scavo è stato dal sunnominato Muratore Romualdo 
Marchetti chiuso con Voltino di Mattoni, e Calce. 

Tutto ciò è stato fatto, affinchè in avvenire non possa mai dubitarsi 
dell’identità del Corpo dalla detta serva di Dio Suor Maria Celeste Pe- 
dacchj ; essendo stato pregato io Nt. infràtto a farne un pubblico Rogito, 
G °me ho fatto, alla pnza del Nobile Sig. Francesco Maria Battibocca ; e 
del Sig. Giuseppe Tinelli, Testimonj come sopra destinati dalla prefata 
Eccenza Sua R. ma Monsig. Arcivescovo. 

Quali cose compite, il ricordato Signor Prior Benigni Delegato come 
s ?pra, io Nt. infràtto, e tutte le altre sud. Persone per la stessa Via 
®iamo usciti, e partiti dal d. Monastero. 




















































































































































































































































686 


PICENUM SEEAPHICUM 


Così è Vincenzo Milani di Camerino Nt. Dep. comes. preg. Loco )$( 
Signi. 

Praesens copia per alienam mihi fidem et extratta e suo originali , quod 
asservatur in Archivio secreto lll. mi et D. ni D. ni Archiepiscopi huius Civita- 
tis concordat cum eodem originali: ideo in fide etc. Camerini hac die 28 
Februarii 1804. 

Ita est Vincentius Milani Camers Notarius publicus Collegialis Rog. tus . 


IX. — Traslazione del corpo del Serro di Dio 
P. Giovanni Battista da Cartocceto. (1) 

Eccellenza Rema, 

Il sottoscritto Guardiano de’ Min. Osservanti in questa Città, O. r0 
U. m0 dell’Enza Vostra, espone : 

Che per urgentissimi restauri da recarsi al tetto dell’antica Chiesa 
di S. Fancesco, già profanata e minacciante rovina, si è potuto ottenere 
dal Governo la licenza di estrarre i cadaveri dei religiosi seppelliti in 
quel tempio, fra i quali va contato anche quello del P. Gio. Battista da 
Cartocceto morto in concetto di santità nel 1795. Questo è stato momen¬ 
taneamente depositato nella Sagrestia del Monastero di S. Chiara in 
Borgo e si fa istanza all’Enza Vostra perchè dia gli ordini opportuni 
per la ricognizione, e perchè resti memoria autentica del fatto. Che ecc. 

Camerino , 1 Agosto 1888. 

F. Emidio Farinelli Guardiano Min. Osser. 


Felicissimo Salimi Patrizio di Foligno, Camerino, Nocera e Treja 
ecc. per la grazia di Dio e della Sede Apostolica Arcivescovo di Came¬ 
rino, Amministratore perpetuo della Chiesa Vescovile di Treja, Abbate 
Commendatario di S. Bartolomeo di Campofilone, della Santità di Nostro 
Signore Prelato domestico ed assistente al Soglio Pontificio. 

Al Nostro Mons. Pro Vicario Generale perchè assistito dal Procu¬ 
ratore fiscale e dal Cancelliere proceda agli atti necessarii con ogni fa¬ 
coltà opportuna. E così ecc. non solo ecc. 

Dato a Camerino, dal Nostro Palazzo Arciv. li 22 Agosto 1888. 

)$< F. Arcivescovo di Camerino 
(1) Dalla Cancelleria Arcivescovile di Camerino. 


PICENUM SERAPHICUM 


687 


NEL NOME DI DIO COSÌ SIA. 

Camerino , questo di 22 Agosto 1888. 

Nel Monastero di S. Chiara e precisamente nel luogo ad uso di Sa¬ 
grestia alla presenza di S. S. Ill. ma e R. ma Mons. Osvaldo Arcid. Casali 
assistito dal R. m0 Sig. Can. D. Milziade Santoni Procuratore fiscale di 
questa Curia di Camerino e di me sottoscritto Cancelliere Arciv. 

È COMPARSO 

fi M. Rev. do P. Emidio da Falconara Lettore giubilato, definitore 
-Provinciale e Guardiano dei Minori Osservanti di questa Città ed ha 
riprodotto l’istanza avanzata a Sua Eccellenza R. ma Mons. Arcivescovo 
sotto il giorno 1 del corr. mese, nella quale implorava il permesso di 
visitare e riconoscere il deposito, il cadavere del fu P. Giambattista da 
Cartocceto morto in concetto di Santità nel 1795. Sua E. R. ma Mons. 
Casali nella Sua qualifica di suo Vicario Generale di questa Archidio- 
cesi specialmente delegato con Decreto di questo stesso giorno da S. E. 
R. ma Mons. Arcivescovo ha interrogato il sudetto P. Emidio come segue: 

Se sappia a chi appartenga la cassa mortuaria ora qui esistente nella 
Sagrestia di S. Chiara e come si trovi in questo luogo. 

Ha risposto : Circa la fine di Luglio ebbi ordine dal Municipio di 
questa Città di trasportare al Camposanto di Coldibove i resti dei Reli¬ 
giosi già seppelliti nella Chiesa di S. Francesco. Fra questi io sapeva 
Por tradizione dei Padri più antichi del Convento che esisteva in luogo 
separato e precisamente a corna epistolae dell’Aitar Maggiore presso l’al¬ 
are dedicato al B. Pietro da Mogliano e precisamente nel luogo indicato 
^ i? 11 ^ scr ^ z | one pietra alta circa metro uno e mezzo dal pavimento 
e che è scritta in questo tenore : 

HEIC CORPUS CONDITUM 
F. JO: BAPTISTAE DE CARTICETO 
SACERDOTIS FRANCISCALIS 
EX ORDINE VETERIS OBSERYANTIAE 
OBIIT PRID. KAL. DEC. A. 1796 MDCCXCV. 

. Quindi procurai che questo cadavere fosse separatamente trasportato 
Slei ? 6 all’iscrizione di cui sopra e che qui presente innanzi a Loro. 

Interi'. Se abbia presenziato lo scavo del Sepolcro, 
in , Non mi sono trovato presente, occupato per i miei incomodi 
quel giorno, e delegai in mia vece il P. Serafino Zitelli da Poggio 
Marcello M. 0. 86 






















































































































































































































































688 


PICENUM SEBAPHICUM 


Invitato per ordine di S. E. B. ma Mons. Pro Vicario Generale il 
lodato P, Serafino Zitelli è entrato nella Sagrestia. 

Interrogato se riconoscesse la cassa mortuaria posta qui in nostra 
presenza e come sia stata qui trasportata ha risposto: 

Riconosco benessimo questa Cassa che è quella che conserva il ca¬ 
davere del fu P. Giambattista da Cartoceto Sacerdote M. 0. la quale 
esisteva nella Chiesa di S. Francesco sotto la gradinata della balaustra 
a corno epistola dell’Altare maggiore e presso l’altare del B. Pietro da 
Mogliano come indicava una iscrizione in pietra incastrata nel pilastro. 

Ebbi dal P. Emidio da Falconara Guardiano incarico di assistere 
alla esumazione del cadavere e però il giorno 1 agosto corr. circa le 
4 1 / mi recai nella predetta Chiesa insieme a due manuali per eseguire 
i necessari lavori. Fu trovata la cassa parallela al muro dell’arcone del¬ 
l’Abside ossia perpendicolare all’Asse della Chiesa con la testa rivolta 
verso l’Aitar Maggiore con i piedi rivolti verso il muro esterno. La cassa 
era custadita entro un loculo espressamente costruito in mattoni a foglio 
con volto di mezzo sesto sotto il pavimento della Chiesa circa un 
metro. 

Di poi d’ordine di S. E. R. ma Mons. Pro Vicario Generale io sot¬ 
toscritto mi sono fatto esaminare la cassa sopradetta ed ho trovato che 
essa è lunga metro uno e cent. 73, larga in testa m. 0,50, ai piedi 0,29, 
alta m. 0,22, ai piedi ed in testa m. 0,34. Questa cassa sembra di legno 
di noce ed era sigillata con diversi sigilli dei quali sono stati riconosciuti 
tre con lo stemma di Mons. Luigi Carsidoni Pizzicanti Vicario Generale del- 
l’allora Mons. Arcivescovo Luigi Amici ed uno con l’impronta della 
SS. Annunziata spettante al R. mo Capitolo Metropolitano. 

Questi ed altri sigilli corrosi dall’umidità stavano ai lembi di feh 
tuccie di seta rossa ora scolorata che circondavano la cassa in diversi 
sensi. 

Aperta questa cassa si è trovato il cadavere del d. Padre Gio. Bat¬ 
tista da Cartoceto molto consunto dall’umidità ma che tuttavia si rico; 
nosce essere stato vestito dalla tonaca dell’Ordine e non essere stato mai 
rimosso dalla sua primitiva posizione. Dopo di che S. E. R. ma ha ordi¬ 
nato che senza rimuovere il cadavere dalla posizione in cui si trova, 
stessa cassa sia di nuovo chiusa e sigillata coi sigilli di S. E. R. ma Mons. 
Arcivescovo, il che è stata eseguito appponendo nove sigilli di ceralacca 
rossa con le armi di S. E. R. ma Mons. Arcivescovo Salvini ricongiun¬ 
gendo con essi una fettuccia di seta rosssa che gira una volta nel senso 
della lunghezza e due volte nel senso della larghezza. 

Quindi alla presenza della sullodata S. E. R. ma Mons. Pro Vicario 
Generale la cassa sopradescritta è stata collocata entro un’altra cassa p lU 
grande di quercia sulla quale è stata scritta questa epigrafe: 

CORPO DEL PADRE GIOVANNI BATTISTA 
DA CARTOCETO 

MINORE OSSERVANTE MORTO IN CAMERINO 
LI 30 NOVEMBRE 1795 


PICENUM SEBAPHICUM 


689 


La quale cassa è stata consegnata al P. Emidio da Falconara ner 
nelk 1 Chfe? PaSm ° accom P a g n ^e, come vogliono le attuali leggi 

senarato da 0am P 0Said ; 0 d * Coldibove, collocandola in luogo 

separato, da potersi riconoscere ed apponendovi vicina l’antica iscrizione 

pietra, come già stava nella Chiesa di S. Francesco di sopra ricordata 

mato da % 1 ?±a 8 lr n6 è ™ d * tto 11 Piente IstromentoThcTene 
mato da S. E. R. ma Mons. Pro Vicario Generale, dal R ™ Can Santoni 

drT r S a ta 0 Città SC da e i p al fy “ ÌO d da /i 1C ° nara Guardian ° del C ^vento 
Mo^stero ^ÌOTa^^a^R^erafincT^Zitdilf MiM Ua o e s.,^daf e M° r Reif^» 

°-i quali testimoni 

tempTdel pTtoT 0 r f e V U o g0 + ’.^ ÌC f n0 ’ mese ed an no sopradetti in 
l’Indizione Romana I ^ Pa pa XIII, Anno XI, correndo 

Pirati - Osvaldo Arcid. Casali Pro Vie. Gen* (de speciali mandato) 
Milziade Can. Santoni Procuratore fiscale. 

* Ecidio da Falconara Guardiano Min. Oss. 

~ Diomede da Falconara Confi di Monache M. Oss. 

» — I. Serafino Zitelli M. 0. 

» — Alvise Ribechi Sacerdote testimonio a quanto sopra. 

f , . , 2 r f zl f. 0razl Sacerdote testimonio a quanto sopra. 

»n. C S«%?S“„ g “"r 0anoelIierc 


14 PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837 

(Continuaz. vedi fase. n. 4, p. 544-569) 


6. - Convento di Iesi - S. Francesco. 

S e a E P esi antichissima Città d’Italia nei stati della Santa 
tale U n la Dele S azione Apostolica di Ancona, nel tempo- 
tedr, nd ° s P irituale diretta dal suo Ordinario. La sua Cat- 

VeT U Se r pr . e coperta come al Presente lo è, da un 

di m V ]° ^ arc ^ ma ^ e * E situata, Iesi sulla Cima di un Colle, ma 
^ niediocre elevatezza, con sotto un’estesa pianura bagnata 

tiW 6 Ese °’ da CU1 forse ha preso 11 nome di Iesi. Fer- 
e S ? n ° terreni deJ SU0 Contado vestiti di alberi, viti 

P^nte da cui maturano in abbondanza fruita di ogni sorte 

Anno I 1915 - Fascicolo V. 

43 


























































































































































































































690 


PICENUM SERAPHICUM 


qualunque. La Città e contornata d Orti, e da Giardini, e 
sono di straordinario sapore i suoi prodotti. Fiorisce in Iesi 
in un modo particolare la mercatura : due volte la settimana 
vi sono dei mercati, e nel corso dell’Anno molte fiere, e que¬ 
ste, e quelli distinti... Y’è una particolare industria di canepe 
per cui l’ozio fonte di tutti i vizi poco si conosce dai lesini... 
Questa città dista d’Ancona a Levante circa 20 miglia, a 
mezzo giorno da Macerata 24: e tra Ponente, e mezzodì 
venti da Senigalia... 

* 

* * 

Nel tempo, in che gli incliti Eroi del Minoritico Ordine, 
li Santi Bernardino da Siena, Giovanni da Capistrano, e Gia¬ 
como da Monte Brandone percorreano l’Italia a spandervi 
con la voce, e con l’esempio le massime pure dell Etica Chri¬ 
stiana, accadde, che Iesi nell’anno 1425 avesse a Nunzio della 
Divina Parola appunto S. Giacomo da M. Brandone, detto 
S. Giacomo della Marca ivi diretto da Martino V. Pontefice 
Massimo. Vi giunse appena l’Apostolo infervorato, ed acceso, 
com’era di Levitico zelo, si studiò allontanare dal vizio i cit¬ 
tadini di Iesi, e delle virtù invaghiti metterli fuora del falso 
sullo retto sentiere della salute, e della vita. Non lasciò in 
tentato un mezzo solo alla rinnovazione della condotta, 1 
cui per una generale conitela Iesi allora abbisognava : a ta e 
oggetto con l’assistenza dei buoni e con l’unanime consiglio 
dei pubblici representanti furono scritti dal Santo Predicatore 
e dal Magistrato Santionati alcuni particolari statuti, che ri¬ 
guardavano proprio la riforma dei costumi. Tanta era la stima 
che il Divin Proclamatore presso la intera popolazione di lesi 
meritata si avea, che da tutti, e da ciascuno senza ritardo, 
e con prontezza eseguirsi quanto egli di virtuoso ad eseguirsi 
proposto avesse. Sotto la invocazione del Nome sempre ado¬ 
rabile, e santissimo di Gesù fu per opera sua istituita la Con 
fraternità degli incurabili e promossi, e diretti molti Esercizi 
di Evangelica Carità... Dietro le opere, ed i luminosi esemp 
di ogni Cristiana virtù portati in Campo dal prelodato Padr 
la Città di Iesi, conosciuta pure la estirpazione della sei* 
dei fraticelli fatta per esso nei vicini Castelli del suo dom 
nio concepì tale, e tanta venerazione ai poveri seguaci 


PICENUM SERAPHICUM 


691 


Santo di Assisi, che stabilì averli presso di se edificandoli un 
Convento, come richiedea lo Spirito dell’Istituto. L’affare si 
trattò in pubblico Consiglio ai 13 di Marzo del 1471 e nel¬ 
l’ultimo giorno di Maggio del 1490 | che prima nacquero de¬ 
gli ostacoli | se ne fece istanza ai nostri Religiosi congregati 
in Urbino per un Capitolo Provinciale : i Religiosi intesi a 
secondare le brame dei buoni lesini accettarono la generosa 
offerta, e nel Mese di Ottobre dello stesso Anno 1490 inco¬ 
minciò la Fabbrica sotto l’invocazione di S. Francesco sulla 
Contrada detta del Paradiso , o per l’amenità del luogo, o per 
l’antichità di qualche Chiesa sotto lo stesso titolo diroccata 
o distrutta : La Religione deputò come presidente alla Fabrica 
il R. P. Evangelista da Perugia, uomo distinto nei natali, 
come oriundo dalla Nobil Famiglia Balleoni, nonché di somma 
prudenza e di irreprensibile condotta. Accadde fra questo 
tempo un fatto ammirabile degno di memoria nella persona 
del virtuoso Sacerdote P. Lorenzo da Camerino. Era questi 
incaminato alla volta di Iesi ivi diretto dal Superiore per 
ascoltare le Confessioni dei Fedeli in una certa straordinaria 
Solennità ; pare venisse dal Convento di Forano. Il Fiume 
per una rapida piena non era guadabile ; il giorno era incli¬ 
nato il suo termine, avvanzava la notte... era costume allora 
chiudere le porte della Città battute appena le 24 ore : il 
Lorenzo stanco dal viaggio, e trattenuto dal Fiume non 
potè arrivare di giorno, e però non poteva avere ingresso in 
Città. Dalla fede animato alzò i suoi voti all’aiuto degl’An¬ 
geli, alla di cui custodia erasi abbandonato con tutto lo spi¬ 
ato : fu allora appunto, che gli apparve un Genio Celeste 
sptto sembianze di vaghissimo Giovanetto, che fattosi condot- 
ìere spalancate le Porte della Città nel suo seno lo intro- 
usse, manifestando così il Signore con questo prodigio, essere 
sua volontà, che i poveri figli del Serafico Patriarca avessero 
111 Iesi ingresso, e dimora. La fabbrica incominciata dietro le 
ttiolte pie elargizioni dei buoni cittadini fu in breve compiuta 
i Religiosi della prima Famiglia l’abitarono sino al 1582... 

^ Clemente VII approvata la più stretta osservanza intro- 
otta dal Ven. P. Stefano Molina nel solitario Convento di 
°ntecolombo nella Valle di Rieti ; e dall’istesso Pontefice 
«conosciuta con bolla speciale nel 1532... Il Ven. P. France- 
Sc ° di Iesi della Nobilissima Famiglia Ripanti, gittò le prime 























































































































































































































































































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PICENUM SEBAPHICUM 


fondamenta della Riforma, e proprio nel Convento della sua 
Patria : furono gravissime le opposizioui, grandi le angustie 
sostenute da questo zelantissimo P., e però l’anno 1534 passò 
alla nuova congregazione dei PP. Cappuccini, tra de’ quali 
splendendo con sue rare virtù fu eletto V Vicario Generale, 
e pieno di anni, e di meriti morì nel Signore in Perugia ai 
19 di Aprile nel 1549... dopo le nate controversie sulla na¬ 
scente Riforma nella Provincia della Marca, il Convento di 
Iesi si ritenne dai PP. della Famiglia, ne si conosce quando 
tornasse al possesso dei nostri Riformati, si sa solo, che nel¬ 
l’anno 1560... era tenuto da essi stabilito dal Custode della 
Riforma come Convento di Noviziato... per qualche tempo dopo 
il detto Anno 1560 fu dalla Riforma perduto, e ritornò al 
dominio dei PP. Osservanti: ciò accadde nel 1598 essendo 
Commissario apostolico della Provincia il R ,mo P. Vincenzo 
da Soncino, che per richiesta, lo cedè volentieri al P. M. R. 
Valentino Pacifico da Iesi Min. ro Pro. 1 ® dell’Osservanza della 
Marca, ma nell’anno 1600 facendo iterate istanze i PP. della 
Riforma, ad essi lo restituì il R. mo P. Gianfrancesco Macu¬ 
lano Commissario Generale unito con i PP. della Provincia 
ad un Capitolo nel Convento di Camerino: e dall’anno 1600 
sino al presente fu sempre dalla Riforma tenuto... sta il Convento 
di Iesi, come si disse, in una amena posizione a tergo della 
Città tra Levante e Ponente nella distanza quasi di un miglio. 


* 

* * 

La sua Chiesa è di proporzionata grandezza con 8 al¬ 
tari. Il Maggiore sotto la invocazione di S. Francesco è or¬ 
nato di noci lavorato da alcuni Laici della nostra Riforma 
circa l’anno 1673... a spese della Comune l’anno 1650 la mensa 
con il prospetto dell’Altere fu fatta di Marmo vario nel co¬ 
lore con sotto un urna pure di Marmo, ove riposano le Ce¬ 
neri ed Ossa di S. Giuliano Mart., la di cui festa in detta 
Chiesa si celebra con’ufficio, e Messa di rito doppio il di ' 
Agosto. Dell’Urna, che costodisce il Corpo di questo S. Mart. 
vi sono due chiavi, una in mano del Superiore del Convento) 
l’altra presso il Magistrato, e la Domenica fra l’ottava della 
sua Festa, viene dal ^Magistrato la Chiave e resta in quel eli 


PICENUM SEBAPHICUM 


693 


il Corpo esposto a pubblica venerazione. Distinto è il quadro 
dell’Altare Maggiore dipinto per Ordine dei Signori Francio¬ 
lini in tavola dall’insigne penello di Pietro Agapiti l’anno 
1528 rappresentante la Regina del Cielo sul nobil scanno se¬ 
duta con in mano il pargoletto divino, ed ai lati li Santi 
Giovanni Baptista, ed Antonio da Padova ; sotto la stessa ta¬ 
vola quattro piccoli guadri rappresentanti S. Girolomo nella 
sua solitudine, la nascita del Signore, l’adorazione dei Magi, 
ed i Santi Rocco e Sebastiano : alla cima a compimento del- 
1 ornato un’altra tavola, che forma un semicircolo, ove sta 
dipinto S. Francesco in atto di ricevere le Sagre Stimmate, 
opera dello stesso Autore. In perpetuo, e quotidianamente 
questo Altare è privileggiato, e ne ha jus padronato l’anzi 
detta Casa Franciolini. 

Alla porta dell’Evangelio, il primo Altare laterale è della 
Nobilissima Casa Rocchi, ed ha un guadro ornato di legno 
dorato esprimente Maria alla visita di Santa Elisabetta, ed è 
opera di Lorenzo Alotto, che lo dipinse nell’Anno 1526. L’Al¬ 
tare secondo è del Presepio di Nostro Signore : ha in mezzo 
una Cuna chiusa da rispettivo Cristallo ove sta in legno ri¬ 
levati Maria Vergine, S. Giuseppe, e sulla sua Culla il Bam¬ 
bino con ai lati i due animali, che lo riscaldarono nella Spe¬ 
lonca di Betelemme ; e sopra, al di fuori una gloria con vari 
pastori a basso rilievo: di questo Altare ne avea padronanza 
la Casa Nobili, oggi estinta, ed erede la Casa Franciolini. Il 
terzo Altare è sagro a S. Girolomo : ha l’ornato di legno vario 
pinto; ed un guadro, ove sta espresso il Santo, cui è dedicato; 
opera del sudotto Lorenzo Alotto. Nel lato dell’Epistola sono 
altri 4 Altari tutti entro le sue Ampie Capelle, il primo è 
sagro a S. Lucia, detto pure di Santa Elisabetta Regina, come 
quello, in che sta una piccola statua di questa Protettrice del 
terz Ordine, che nell’Altare ne ha la proprietà... il secondo è 
i S. Bonaventura, è ne ha jus padronato la Casa Magagnini. 
1 terzo è della casa Ripanti dedicato alla Gloriosa Assunzione 
di Maria; li guadri rispettivi, e gli ornati di questi tre Al¬ 
tari non sono di molta considerazione. L’Altare dell’Ultima 
Cappella è del SS. mo Crocifisso, ed ha in una cena coperta da 
una tela avente sopra la Croce, e gli strumenti della pas¬ 
sone, l’Immagine di Gesù sulla Croce rilevato in legno : 
ornato dell’Altare tutto di legno è dipinto con vario colore, 











































































































































































































































































694 


PICENUM SERAPHICUM 


Altare previliggiato tre volte la settimana, cioè la feria 2, 6, 
ed il sabbato. La Chiesa di S. Francesco di Iesi fu conse- 
grata con pompa solenne, e rilevasi da una lapide appesita¬ 
meli te eretta iu Corno Epistolae dell Altare Maggiore all alto 
di un pilastro della Capella di S. Lucia con la seguente iscii- 
z ione. 

D. 0. M. 

PETRVS MATTHEYS TIT. S. MARCELLI 
S. R. E. PRESBYTER CARDINALIS PETRYCIYS 
EPISCOPYS AESINYS. 

TEMPLYM HOC DIYO FRANCIS CO DICATVM 
ET ALTARE MAIYS SOLEMNITER CONSECRAYIT 
ME YII. FEBRVAR. M.DC.XCY. 

QUA DIE ANNIYERSARIYM EIYSDEM DEDICATIONIS 
CELEBRITATE DECREYIT AC 100 DIER. INDULGI-. 

YISITANTIBVS CONSTITYIT. 

R. P. PET. DE YRBIN. MIN. PROY. 

ET ANTONIVS MARIA DE GENTILIS 
AESINO G-YARDIANO. 


Hi 

Hi * 

In due credenzoni ai lati dell’Altare Maggiore posti in 
alto in sei urne di legno semidorato si conservano le infra - 
scritte Reliquie, cioè nel credenzone in cornu Evangelii chiuso 
da un guadro rappresentante S. Lodovico Re di Francia — 
degli Ossi dei SS. Benigno, Illuminato, Modesto, Candidato, 
Innocenzo, e Peregrino MM. = Nell’altro alla parte dell’Epistola 
chiuso con un quadro avente S. Diego Confessore; degli Ossi 
dei SS. Vittore, Clemente, Vincenzo, ed Onorato MM. Nel 
piede della Colonna, che forma l’ornato dell’Altare al lato 
dell’Evangelo in due piccole urne indorate, e distinte per la 
finezza dell’intaglio vi sono le Reliquie seguenti: del bastone 
di S. Giuseppe, della Camicia di Maria Vergine : degli Ossi 
di S. Paolo Ap. di S. Maria Maddalena penitente, di S. Gio¬ 
vanni Martire: di S. Anna Madre di Maria SSma : di S. Vito 
M. di Santa Crescenza M. di S. Modesto M. di S. Gioachino 
Conf. Nel piede dell’altra colonna in cornu Epistolae in altre 


PICENUM SERAPHICUM 


695 


due urne uguali : degli Ossi di Santa Orsola V. M., di S. Cata¬ 
rina V. M., di S. Bonaventura Cardinale, di S. Lodovico Vesc., di 
S. Pasquale Baylon, di S. Francesco di Paola, di S. Diego Conf. di 
S. Pietro d’Alcantara. In due Reliquiarj di legno dorato custoditi 
a tergo dello stesso altare, uno nel lato dell’Evangelo, e l’altro 
dell’Epistola si custodiscono le seguenti : nel primo Reliquiario 
del Presepio di N. Signore G. C., nel secondo della fune, 
con che fu legato Gesù Cristo, del Panno, con che rasciugò 
i piedi dei suoi discepoli nella misteriosa lavanda, e della 
spugna, con che di aceto, e fiele intrisa fu ammareggiato sulla 
Croce. Nell’Altare del SS. m0 Crocifisso in un Reliquiario di 
Ottone si conserva un pezzetto del legno della SS. ma Croce 
tenuta dal popolo di Iesi in particolare venerazione. 

Ai piè di due Colonne, che formano ornato all’Altare di 
S. Lucia in quattro Reliquiarj di legno dorato, due da un 
lato, e due dall’altro vi sono altre Reliquie: nei due in cornu 
Epistolae degli Ossi di S. Elisabetta Regina, e di S. Diego 
Confi: nei due alla parte dell’Evangelo = degli Ossi di S. Lo¬ 
dovico Re di Francia, di S. Lodovica Albertoni, e di S. Mar¬ 
garita da Cortona. Nell’anno 1620 il Signor Marco Attilio 
Ripanti donò alla Chiesa di S. Francesco di Iesi una statua 
di M. Vergine di legno dorato avente in braccio il suo Divin 
Figliuolo con condizione, che locata in una nicchia nella co¬ 
lonna della Cappella di S. Lucia in Cornu Epistolae dell’Al¬ 
tare Maggiore qui fosse sempre venerata, ed anche al pre¬ 
sente vi si custodisce, e riscuote particolare omaggio... Al 
disotto di detta statua in un piccolo credenzino chiuso con 
particella di legno ove sta dipinto S. Giacomo della Marca, 
si custodisce un Abito, Capuccio, e Corda dello stesso Santo 
donato dal P. Filippo Muccini di Iesi con la sua autentica 
in pergamena esistente in un guadretto affisso nell’altra co¬ 
lonna di fronte alla Reliquia... La nostra Chiesa di Iesi gode 
la Indulgenza delle Stazioni, nonché altra Plenaria Indulgenza 
ad septemnium nel Lunedì immediato dopo la Domenica di 
Resurezione. 

* 

* * 

Si soddisfano in essa Chiesa li qui sotto segnati obblighi 
perpetui... In sei giorni della settimana una Messa letta, ed 
11 Sabato Cantata della Madonna, o del Santo corrente nel- 







































































































































































































































































«96 


PICENUM SEBAPHICUM 


l’Altare della Assunta obbligo della Casa Ripanti. Nella Do¬ 
menica Septuagesima, o dentro la sua settimana 8 Messe com¬ 
presa la cantata per legato del Sig. Marchese Castore Giorgini, 
ed una Messa letta nella festa di S, Margarita da Cortona gra¬ 
vante gli Eredi Giorgini... Ai cinque di Aprile cinque Messe com¬ 
presa la cantata per legato di Adriano Santi peso della Ven. Com¬ 
pagnia del SS. mo Sacramento. Ai 30 Maggio un’Ufficio di Messe 
senza determinazione di numero per l’Anima del quondam Sig. 
Pelegrino Pelegrini obligo del Sig. Pievano di S. M. di Musciano. 
Ai 18 Giugno Ufficio di Messe 7 compresa la cantata, Legato 
dello stesso Pelegrini obligo del Sig. Conte Gaetano Tosi. Il 
giorno 24 dello stesso mese Ufficio di Messe senza determi¬ 
nazione di numero compresa la Cantata, spetta alla Casa Fran¬ 
ciolini... Ai 14 di Luglio sacro al Serafico Dottore S. Bona¬ 
ventura Ufficio di Messe 5 compresa la Solenne per legato 
della Sig. Porfìa Fabbri, obbligo degli eredi Pelegrini. Ai 
14 di 7. br ® Ufficio di tutte le Messe del Convento con l’in¬ 
tero Officio de Morti per legato del Sig. Gio. Lodovico Giusti 
Rog. Fiorano Fiorani 12 Maggio 1571 si soddisfa a carico 
della Ven. Compagnia della Morte... Ai 17 dello stesso Mese Messe 
cinque compresa la cantata per legato della anzi detta Sig- 
Porfìa Fabbri, obligo degli eredi Pelegrini. Adì 4 Ottobre Of¬ 
ficio di Messe 5 compresa la cantata legato della sudetta, 
obligo degli stessi eredi... Ai 2 di Xbre Officio di Messe 5 
compresa la cantata legato di Adriano Santi peso della Ven. 
Compagnia del SS. m0 Sacramento... Ai 12 dello stesso mese, 
Messe numero 5 compresa la cantata legato dello stesso Adriano 
■Santi obligo della predetta Compagnia. La Comune di Iesi 
offre annualmente alla nostra Chiesa libre dieci di Cera. 


* 

* * 

In questa Chiesa hanno sepoltura gentiliza le Nobili Case 
Ubaldini, Franciolini, Tosi, Marcelli, Rocchi, Guglielmi, Ma- 
gagnini, Nobili Rocchi, Ripanti non che le Case Petrini) 
Venturi, Mengarelli, Benigni, Olivieri, Rosati, Carotti, e Be- 
rardinelli. Alle dette si aggiungono le sepolture dei Religiosi) 
una de’ Sacerdoti, l’altra de Laici, una per gli uomini adeth 
al servizio del Convento, e per i fratelli, e sorelle del terz’Or- 
dine un’altra. 


PICENUM SEBAPHICUM 


697 


Sopra la porta della Chiesa nella parte interna sta eretta 
una lapide di Marmo bianco con il seguente Epigrafe. 

HECTOR. EQVES. MEDICVS. NVLPHVS 
CONCLVDITVR VENA. QVI. PATRIAE. 

POTIYS. QVAM. SIBI NATVS. ERAT 
ORNAMEN. HVNC. DONIS. CERTARVNT. DOCTA. MINERVA. 

MERCVRIVS. PHEBVS. SAGRAQVE. TVRBA. DEORVM 
CORPVS. HABET. TVMVLVS. PETIIT. SED. SPIRITVS. ASTRA 
FRANCISCI IN TERRIS. FAMA. PERIRE NEQVIT 
M. D. X. III. 

Nella Cape Ila dell’Assunta al disopra della porticina d’in¬ 
gresso in Cornu Evangelii dell’Altare fu eretta una lapide 
in memoria della Contessa Camilla Paolli Zambuarj nei Ri¬ 
panti, ed un altra nel lato opposto a quella di fronte a mo¬ 
numento del Nobil Uomo Gianfrancesco Ripanti ambedue di 
marmo bianco : questa seconda ha il seguente Epigrafe. 

AEMILIO IO. FRANCISCO DE RIPANTIS 
PATRITIO AESINO 
OMNIBVS HONORIBVS IN PATRIA 
PERFVNCTO 

LVCRETIA IO : ANT : BELLVTIIS 
PATÉ. PISAVR : FILIA 
CONJVGI DVLCISSIMO 
DE QVO NVNQUA NIHIL DOLVIT 
NISI MORTEM 

IO : FRANCISCVS MALVIANI COMES 
ET ANTONIVS V. S. REF : FIL. 

PATRI ANANTISSIMO 
POSVERVNT. 

La iscrizione della prima lapide della Contessa (5amilla 
-taolli sta espressa in questi termini. 

DEO. £. SACR. 

HIC SITA EST 

CAMILLA PAOLLI. E. COMITIBVS PATRITIAE 
FAMILIAE ZAMBECARIORVM 
SENATORIS BONONIENSIS CVBICVLARII 
REGIS HISPANIARVM, ET LEGATI 



















































































































































































































































698 


PICENUM SERAPHICUM 


ET TERESIAE ZANCHINIANAE F. 

IOANNI FRANCISCO RIPANTI. 

ANNO MDCCXLI NVPTÀ. 

IN ORDINEM THEVTONICVM IN CRVCE STELLATA 

AD SCITA 

CUIYS INGENIVM YIS ANIMI FAMILIAE GVBERNANDAE 

PRVDENTIA 

LONGE YLTRA FOEMINA FYIT 
YIXIT ANN. XCIV. D. I. 

DECESSITM. MART : ANNO MDCCCXVII 
MATR : OPITIMAE, ET BENEMERENTI 
AEMILIVS FILIVS 
CYM LYCTY, ET LACRYMIS. 

Nella Capella del Crocifisso sotto la porta, per cui in 
essa si entra a cornu Evangelii fu eretta altra lapide di Marmo 
simile a memoria di Benedetta Colocci di Iesi con il seguente 
Epigrafe. 

D. 0. M. 

IOANNI BENEDICTO COLOTIO PATRITIO AESINO S. V. D. 

QVI IN PRIMA JYVENTA ROMAM MISSYS. 

VT CIVILIBVS ET CANONICIS SANTIONIBYS IMBVERETVR 
SANCTIONEM LEGEM NVLLVS 
CLARISSIMVM ORATORII DE YRBE ISTITVTAM AMPLECTITYR 
YBI DE MANDATIS SIBI MVNERIBVS ENIXE INTENTVS 
DEO ET PROXIMO ASSIDYE YACANS 

CANDOREM MORYM PIETATE PRVDENTIA SVAE CONGREGA- 

[TIONI 

PRIMVM DEINDE 

PLYRIBYS ETIAM D1GNITATE ET MERIT. EMIN. mis CARDINA- 

[LIBVS 

PRAECIPVE CIBO COLLONEDO ET ALBANO POSTEA 
• CLEMENTI XI. FELICITER REGNANTI 

MAXIME CARYS EXTITIT 

DVM ILLIROMAMAJORA PARAT PRAECOCI MORTE SVBLATVS 
AETATIS SVAE XLVIII OMNIYM MOERORE E YIYIS EXCEDlT 
EIVSDEM MEMORIA, QVAE IN BENEDICTIONE EST NE GENTI 
NEVE PATRIAE VNQVAM MARCESCAT 
CAN. nu ' HIPPOLITYS NICOLAVS PHILIPPVS GERMANO FRATRl 
AMANTISSIMO POSVERVNT ANNO SALVTIS 
MD CCIIII 


PICENUM SERAPHICUM 


699 


* * 


Dopoché il Convento di Iesi passò stabilmente alla Ri¬ 
forma fu in diverse Epoche ingrandito, e si tenne come primo 
e centrale della Provincia : acommodo di essa nel 1684 vi si 
stabilia la Infermeria in un apposito dormitorio di 12 Camere 
nonché il luogo della refezione per li convalescenti, ed una 
distinta Spezieria. Vi fu sempre lo studio di Dogmatica per 
cui vi abitarono Uomini nella scienza distinti. Il Convento 
di S. Francesco era per Iesi il Convento delle invariabili Fi¬ 
losofiche, e Dogmatiche decisioni, e la famiglia non vi fu 
mai minore di 35, o quaranta Individui. 


* 

* * 


Nell’anno 1640 morì nelle parti degli Infedeli Zelantis¬ 
simo Missionario il R. P. Antonio Maria dal Castello di Santa 
Maria nuova di Iesi, e morì colmo di meriti, e di virtù uc¬ 
ciso da Turchi sacrificando così il suo sangue, e la vita per 
amor di Gesù Christo, ed a gloria, e sostegno della sua Au¬ 
gusta Religione. 

Ai 24 di Febbraio del 1765 nel Convento di Iesi rese 
Placidamente l’anima al suo Signore Fr. Giuseppe M. da Iesi, 
haico Prof, della Riformata Provincia Picena: morì con fama 
di Santità: si trova di questo umile servo di Dio un’attestato 
di tutti i Sacerdoti, che allora componevano la famiglia di 
esi con h suggello del Convento segnato con giuramento in 
luesti termini: 


Universis ad quos spectat, praesentem hanc inspecturis, 
nos infrascripti firmam atestationem facimus, constanterque 
Pi'ofitemur, in Yen. Conventu S. Francisci Aesii Reformatae 
Provinciae Marchiae die 24 Mensis Febb. Anni 1765 ex hac 
v ita migrasse, Fratrem Iosepbum Mariam ab eadem urbe setatis 
annis 78. Religionis vero 57.Laicum expresse Professumeiusdem 
fieformatae Provinciae assiduae orationis, ac magnae devo- 
ionis virum, qui ob eius probitatis, et integritatis exemplum 
a pud religiosos, saecularesque omnes ingentem reportaverit ve- 
ne i'ationis famam: antequam eius Cadaver humo traditum fuisse 
















































































































































































































































700 


PICENUM SERAPHICUM 


tunica, qua indutum exuitur a quampluribus Christi fidelibus 
ad ipsum visitandum Confiuentibus a devotione excitatis, fru- 
stillatim concisa fuit, et capilli ex eius capite praecisi, ita ut 
nonnulli morbo laborantes ipsius meritis sanitatem adstillant. 
In quorum confirmationem etc. L’atestato sotto scritto resta 
presso chi ha raccolto le presenti memorie... non si conosce 
dove fosse sepolto questo Yen. Confratello nostro, ma non 
essendovi particolare notizia, pare nella sepoltura comune dei 
Laici, ma entro cassa di legno. 

* 

* * 

Il giorno 16 Maggio del 1810 sulle prime ore della mat¬ 
tina, all’improviso, quando meno i Religiosi lo avriano imma¬ 
ginato, giunse nel nostro Convento di Iesi certo Sig. Cremo¬ 
nesi di Monte S. Vito in Compagnia di altre due persone dal 
Governo incaricate, ed adunati i Religiosi in Refettorio a 
suono di campanella, il detto Cremonesi legge il decreto fa¬ 
tale di soppressione : come fu in proviso il colpo, cosi 
fu generale lo smarrimento; si lesse in volto a tutta la 
riunita comunità il segnale della tristezza, e del dolore ; e 
ciascuno adorati in segreto i divini voleri, si dispose a spO' 
gliare l’abito Religioso entro 16 giorni, che questo era ras¬ 
segnato termine perentorio. Il Cremonesi terminata la lettura 
del decreto si condusse a guardare con appositi suggelli la 
Sagrestia, la Liberaria, Caneva, ed altre ufficine, ed ogni di 
nel corso di 16 giorni, in che restarono i Religiosi, un’ora 
prima della Refezione veniva egli stesso ad aprire la Cantina 
e soministrare ad essi Vino, Pane ed altri comestibili, di che 
avea fatto minutissimo inventario. Nello sfratto non fu con¬ 
cesso ai Religiosi di portare con se se non quel poco, oh 0 
ciascuno potea avere nella rispettiva sua Camera: Per il giorno 
primo di Giugno il Convento restò dai Religiosi disabitato • 
La Chiesa serrata per pochi giorni, fu riaperta come socui- 
sale, e dal governo vi si stabilì un Custode nella Persona de 
Defunto P. Giambatista da Castelbellino, cui furono assegni 6 
nel piano superiore undici camere, il luogo dove custodiva 01 
il vestiario della comunità, ed al basso uno ristrettissimo van° 
ed una cantina nel sotterraneo ad esso vano corrispondent e ' 


PICENUM SERAPHICUM 


701 


La Chiesa dal detto Custode, e da altri Religiosi, che ogni 
dì, massime la festa vi si conduceano vestiti da Preti Seco¬ 
lari restò sempre ufficiata, e potè conservarsi com’era prima 
della Soppressione. 


* 

* Hs 

Il Convento con gli orti annessi, e selva chiusi da rispettive 
mura nel primo di Giugno del 1818 fu comprato dal quondam- 
big. Antonio Beutherin per la somma di lire Italiane 16683,70 
che sborsò in diverse rate : non prima della repristinazione 
del Governo Pontificio lo stesso Beutherin atterrò il Convento 
ormandone da un lato per se come un Casino da villeggiare, 
lasciando la sola abitazione del Custode di che egli non era 
posseditore: avea però in antecedenza demolite le mura della 
Clausura, schiantata la selva, e reso arativo il suo terreno... 
opo che da Roma si ordinò, che li Religiosi particolarmente 
i Mendicanti rientrassero nei loro Conventi invenduti ; nel 
piccolo locale lasciato al Custode nel Convento di Iesi il giorno 
17 del 1817 si rivestirono i Religiosi in numero di quattro 
8 Sacerdoti ed un Laico. 

Si lusingavano essi di riacquistare almeno il suolo, che 
§ i apparteneva, e così riedificare in parte lo rovinato Con, 
vento ; ma conoscendo, essere per allora vane le loro speranze- 
li 61 ' compra legale riaqustarono circa coppe 3 di terreno, Canne 
> e piedi 98. Dalla parte di mezzo giorno con tre piccole 
Smercie, varj olivi di fresco piantati, e pochi altri sopra soli 
contornati di mura, che in quella parte ancora restavano, 
a mineno di quella, che confina coll’altro Terreno del venditore, 
e ciò per la somma di se. 860,39 compra fatta per istromento che 
conservasi nell’Archivio di Iesi per commissione de’ Religiosi 
ai Nobil Uomo Sig. Antonio Frontini : lo riacquistato ter- 
en° ffi ridotto ad orti troppo alla Comunità Religiosa neces¬ 
sari: ne fu fatto istrumento ai 24 9bre del 1821: fu allora a con- 
a to del vecchio Locale riedificata una piccola fabrica, da cui 
1 ebbero 4 camere Superiori, ed al disotto la cucina, ed un 
^ano da custodirvi la legna... Nel 1826 volevono i Religiosi 
e mre a trattativa per la ritrocessione dei fondi con il Sig. 
eutherin, come apparisce da una lettera di Monsignore Te- 








































































































































































































































702 


PICENUM SERAPHICUM 


soriere, oggi Eminentissimo Cristaldi data da Roma sotto il 
5 Giugno del suddetto anno, cui non volle affatto accedere 
d'acquirente, però nel 1826 ai 31 di Gennaio fu aperta lite 
con il posseditore basata sulla nullità del contratto per la 
lesione enormissima : fu la lite incominciata con due citazioni 
spedite dai Religiosi avanti Monsignore A. C. Grimaldi : il 
Sig. Beutherin avvocò la causa con citazione dal Tribunale 
del A. C. alla Sacra Congregazione ad referendum, stabilita 
per tali materie dalla S. M. di Pio VII, e confermata da 
Leone XII : dalla stessa Congregazione il giorno 17 Marzo 
1827 fu decisa la causa a favor di Beutherin. 

Dopo la pronuziata sentenza, la Religione non avendo 
altri mezzi ad avere nel Convento di Iesi una sufficiente abi¬ 
tazione troppo necessaria come centro di Provincia, nel 1835. 
Guardiano il R. P. L. Severino da Sanseverino, furono ricom¬ 
prate dal Sig. Pietro Mongada erede della fu Sig. Maria Ve¬ 
dova Beutherin trentotto canne, e piedi 58, di Terreno sti¬ 
mato se. 28: e pagato per l’aumento convenuto in ragione 
di 40 per cento 39. 28 e per compenso di una casa dovutasi 
atterrare dal venditore, che porzione di essa comprendeva 
l’area sudetta altri se. 10.5 in tutto se. 50. L’atto di vendita 
risulta da atti privati esistenti per ora presso il Sindaco del 
Convento. Nel sudetto anno 1835 fu data mano ad una nuova 
fabrica, da cui vennero 8 camere, ed al piano un esteso Re* 
fettorio ; fabrica, che si va proseguendo nel resto per avere 
nel suo termine un quadro perfetto, fra poco il lavoro sarà 
ultimato; ne verranno altre 5, o 6. Camere, ed il Convento al¬ 
lora può essere capace anche di 30 Individui : ad un’altro 
vano sopra la Cappella della Chiesa è stato ricavato un com¬ 
modo, e bellissimo locale per la libreria ove era l’antica co¬ 
munità all’alto del Convento sopra la scala, che mette capo 
al Dormitorio, furono ricavate 5. Camere per li studenti di Teo¬ 
logia Dogmatica, la cui Catedra fu ristabilita circa l’anno 1826. 


* 

* * 

La Comune di Iesi sempre bene affetta al nostro Ordine 
dà in elemosina gratuita al nostro Convento l’aunua sonun a 
di se. 50. Ha il Convento di Iesi una casa di sua proprietà! 


PICENUM SERAPHICUM 


703 


e serve di ospizio ai Questuanti nel Castello di S. M. Nuova, 
dalla Città al mezzogiorno lontano circa 5 miglia. 


* 

Ss * 

Il giorno 26 Xbre dell’anno 1822 cessò di vivere nel 
Convento di Iesi il P. M. R. Bernardino di Iesi Let. Eme¬ 
rito Religioso di profondo sapere, di distinta scienza, e di 
specchiata condotta: godea egli la estimazione dell’intera Città, 
cui diede i più validi argomenti del suo ingegno nella scuola 
che facea in Convento ai secolari, scuola di circa 30 anni, 
scuola di Filosofia, Matematica, e Teologia Dogmatica, e Mo¬ 
rale riconosciuto dalla Comune con onorifico diploma come 
pubblico professore. 

* 

* * 

L’anno 1650, fu stabilita a norma delle publiche costitu¬ 
zioni nel nostro Convento di Iesi la Congregazione del Ter- 
z’Ordine^ per le persone secolari dell’uno, e dell’altro sesso, e 
ua quell’epoca sino al presente sono registrate Donne numero 
612 tra le quali si annoverano le Nobili Sig. Anna, Teresa 
Soriani nei Campagnoli nell’anno 1622... Caterina Vallemani 
nei Ghislieri, l’anno 1724. Verginia Ved. Baldasini l’anno 1727. 
Anna Ricci Franciolini ne’ l’anno 1727.. Anna Torbolonghi Ved. 
IW nel 1728.. Maria Anna Onorati nel 1728.. Ottavia Marchesa 
Antalti di Pesaro Maritata in Casa Pianeti nel 1728.. Verginia 
Manuzzi Gulielmi Baleani nel 1728. Maddalena Ricci nel 1730. 
TTu°^ a 1730. Anna Contessa Boni d’Urbino negli 

hbaldini nel 1732. Giovanna Marchesa Ceccalini 1732. Lodovica 
Contessa Tosi nel 1732. Teresa Franciolini Landi nel 1732. Bar¬ 
erà Onorati Gulielmi nel 1732. Giovanna Giorgini Magagnini 
a ®l 1735. Anna Tosi nel 1735. Olimpia Magagnini nel 1737. 
Alena Nobili nel 1750. Costanza Rocchi nel 1754. Angela 
jVanceschini nel 1756. Santa Romagnoli nel 1758. Anna 
Rocchi nel 1772. Angela Togni nel 1806. Elisabetta Contessa 
herardi nel 1777. Francesca Togni nel 1782. Francesca 
l ’appi nel 1799. Ginevra Contessa Marcelli nel 1773. Lucre- 
Zla Marchesa Onorati ne’ Rocchi l’anno 1762... 














































































































































































































































704 


PICENUM SERAPHICUM 


Allo stesso Ordine si trovano scritti Uomini 113 tra i 
quali si contono i Signori D. Giovanni Bernabei Pievano di' 
S. Maria del Piano di Iesi nell’anno 1721. D. Maurizio Santi 
Sacerdote da S. Marcello 1724. D. Sinibaldo Dorelli Pievano 
nel Castello Rosora nel 1725. D. Marco Nicolini Sacerdote 
della Sera S. Quirico nel 1729. D. Gentile Pagnotta Curato 
nel Castello S. Yenanzo nel 1724. il Nobil Uomo Sig. Attilio 
Guglielmi nel 1781. D. Giacomo Mancia Sacerdote da M. Ru- 
biano 1731. D. Simone Sacerdote Mallucci nel 1735. D. Fran¬ 
cesco Umani curato nel Castello di Musciano nel 1735. 
D. Giovanni Sacerdote Landazi nel 1735. D. Nicola Sacer¬ 
dote Gasparetti nel 1735. D. Domenico Sacerdote Moretti nel 
1735. D. Giambatista Sacerdote Pasquini nel 1746. il Nobil 
Uomo Francesco Ripanti nel 1735. il Nobil Uomo Servilio 
Grizi nel 1748. Li Sacerdoti D. Ciriaco Fiori, e D. Nicola 
Cannonico Fiori nel 1748. D. Simone Sacerdote Massimi nel 
1751. D. Giambatista Sacerdote Fattori nel 1760. D. Antonio 
Sacerdote Senesi nel 1763. D. Crescentino Mauruzzi d’Urbino 
Cannonico nella Catedrale di Iesi nel 1799. D. Domenico Sa¬ 
cerdote Bassi nell’anno 1764. Il Nobil Uomo Conte Francesco 
Maurizj nel 1780. Il Nobil Uomo Conte Francesco Nobili nel 
1764. D. Francesco Sacerdote Cabalini nel 1801. Il Nobil.™ 
Uomo Giuseppe Tosi nel 1777. D. Giuseppe Sacerdote Bartoli 
Maestro di Cappella in Iesi nel 1789. D. Luigi Sacerdote 
Manieri dal Castello Scisciano nel 1795. D. Giuseppe Sacerdote 
e Carotti nel 1810. Il Nobil Uomo Lonardo Magagnini nel 
1767. D. Marco Sacerdote Piccini da S. Marcello nel 1764. 
D. Settimio Sacerdote Primavera nell’anno 1792. D. Ubalao 
Sacerdote Primavera nel 1792. D. Pacifico Sacerdore Mariani 

nell’anno 1810. . 

La Famiglia Attuale di Iesi è composta di 22. Individui) 

13 Sacerdoti, 3 Chierici, 4 Laici, e 2 Terziari. 


7. — Cingoli - S. Giacomo 

Cingoli antichissima Citta del Piceno ; come vogliono al¬ 
cuni ebbe questo nome, perchè vi depositò il Cingolo Militar 
Tito Labieno Capitano, e luogoteqente di Cesare: o com 
pensano altri, perchè a tergo cinta da Monti, che forinan 


PICENUM SERAPHICUM 


705 


come un Cingolo: o perchè nella sua prima edificazione si 
denominasse Cino, giusta la opinione di altri. Noi però te¬ 
niamo, che è proprio Cingoli antica Città fabbricata dal sud¬ 
detto Tito Labieno a sue spese, come si ha dai commentarj 
stessi di Cesare de bello civili lib. primo Gap. XV. = quod 
oppidum Labienus constituerat , suaque pecunia aediftcaverat — 
Ebbe Cingoli suo Vescovo Sant’Esuperanzio, il di cui corpo 
riposa nella Chiesa Collegiata eretta a gloria di questo Santo 
Vescovo, e di Cingoli particolare Protettore : Fu S. Esupe- 
ranzio secondo Pontefice di Cingoli eletto dopo la morte di 
Teodosio dal Sommo Pontefice Pelagio primo al finire del 
quinto secolo sotto Teodorico Imperatore. 

Cingoli è situata quasi in centro al Piceno alle falde 
degli Appennini, sulla cima di elevatissimo colle. Amena è 
questa situazione: Cingoli signoreggia quasi tutte le Marche 
« l’occhio, che da Cingoli al basso si estende spazia per la 
«stenzione di quasi cento miglia fra collinette, piani, fiumi, 
Juare, città, terre, castelli e ville, e può dirsi Cingoli un punto 
teatrale. 

Sta Cingoli nel governo temporale sotto l’Apostolica de- 
egazione di Macerata, da cui al N. E. dista circa dodici miglia: 
^ello spirituale è governata dal suo Vescovo, ordinariamente 
Cardinale, e Vescovo di Osimo eletto sempre == Vescovo di 
bsimo, e Cingoli. 


* 

* * 

Ha Cingoli fuori delle sue mura un luogo nella distanza 
ja circa cinquecento passi detto = Colla luce = e ciò per 
a sua posizione, posizione non tanto aspra nel gelato inverno 
|aanto dilettevole nella fiorita primavera, e nella calda estate. 
,7 ra in questo luogo un antico Monastero di Monache Cir- 
srciensi, ed i pubblici rappresentanti di Cingoli a nome 
e la intera popolazione, circa l’anno 1446 fecero istanza al 
ouimo Pontefice, onde il detto monastero si cedesse ai frati 
, ln< dell’Osservanza di S. Francesco, traslatando le Monache 
J* altro Monastero presso la porta della Città che guarda il 
^ ^ ZZ0 giorno, Monastero da ampliarsi, ed erigersi a spese 
6 la Comune. Si ottenne dalla Santa Sede favorevole rescritto; 

A »*o I 1915 . Fascicolo V. 


44 























































































































































































































706 


PICENUM SERAPHICUM 


fu già presto il nuovo Convento per le Monache sotto il ti¬ 
tolo di Santa Catarina V. M. e l’anno 1448 sotto il Ponti¬ 
ficato di Nicolò V. i Minori Osservanti poterono abitare l’an¬ 
zidetto Convento di = Colle luce = e perchè non avessero 
i Religiosi coll’andare del tempo alcuna molestia per parte 
delle Monache, dietro nuova istanza fatta dalla Comune di 
Cingoli, lo ridetto Nicolò V. con breve speciale del 5 Luglio 
1452 diede ai Religiosi intero ed assoluto dominio del Con¬ 
vento di Colle luce con giubilo universale della popolazione 
non meno, che dei Religiosi, massime di S. Giacomo della 
Marca, che probabilmente in detta epoca si trovava in Cin¬ 
goli, e fu di questa opera zelantissimo promotore. Sta il Con¬ 
vento di = Colle luce = di Cingoli sotto la invocazione di 
S. Giacomo Apostolo Maggiore. Ha questo Convento, una 
selva ben grande, porzione della quale fu ceduta dalle ìidet o 
Monache di Santa Catarina circa l’anno 1460, porzione donata 
dalla Comunità di Cingoli, e proprio la parte detta = Spa- 
racito = e porzione data da un pio benefattore, il cui nome 
Benedetto Stagi — Ha pure un prato di molta estensione ac¬ 
quistato per compra legale dalle Monache per li nostri Reli¬ 
giosi dall’Eminentissimo Sig. Cardinale Domenieo Capranica 
allora legato nelle Marche; prato unito agl’orti, e quello, e 
questi cinti da muri nell’altezza di otto, in dieci piedi ® 

mani : muri, che si estendono in ampio giro a guardia e 

prato, e degl’orti, e formano un circolo perfetto . fu il 
vento di S. Giacomo di Cingoli ampliato dietro le cure delio 
stesso Cardiale Capranica, e fu abitato dai Min. Oss. fino a 
1580 e d’allora fino al presente si tenne dai nostri Riformai 
della Marca. Attualmente ha un locale atto a contenere anca 
sopra trenta individui. Vi fu sempre studio o di filosofia, 
di Sagra Dogmatica. 


* 

* * 

La Chiesa è di antica architettura, e di sufficiente g ra ® 
dezza ; tranne il Coro, ed il Cappellone dell’altare magg 10 , 
nello resto è travata, ma nella travatura assai pregevole:^ 
è una Chiesa, che per la sua antichità spira molta devozio» • 
essa ha sette altari, il maggiore, e sei laterali. L’Altare m B 


PICENUM SERAPHICUM 


707 


giore è di scagliola eseguito dal Sig. Ampelio Mazzanti di 
Cingoli celebre in quest’arte l’anno 1834. Guardiano il R. P. F. 
Serafino da Castel d’Emilio. All’alto del Coro in mezzo ad 
apposita nicchia evvi la statua di S. Giacomo Apostolo, sta¬ 
tua di stucco lavorata l’anno 1836 del Sig. Giuseppe Maz¬ 
zanti. Il Cappellone dell’Altare presenta dipinti a fresco li 
quattro Evangelisti ; li SS. Bernardino da Siena, Ludovico 
Vescovo di Tolosa, Diego Confessore, e Bonaventura Card, 
al lato della Epistola... e li SS. Caterina V. M. Pietro Apo¬ 
stolo, Giacomo Ap. Rocco Confessore dall’altro lato : è pre¬ 
gevole il Cappellone per il suo antico disegno semigotico. 

Il primo altare laterale dalla parte dell’Evangelo è sagro 
a S. Pietro d’Alcantara, ed ha in un quadro di tela espresso 
il S. penitente come in estasi elevato innanzi ad una Croce 
tenuta da varj genj, quadro di qualche valore. Di questo al¬ 
tare ha il jus padronato la nobilissima casa Castiglioni, casa, 
da cui sortì il Sommo Pontefice di recente, e felice memoria 
Pio Vili. 

Il secondo altare da questo lato è di jus padronato della 
Nobil casa dei Marchesi Raffaelli, ed ha un quadro di tela, 
ove si vede dipinto Maria la Vergine Immacolata con li Santi 
Ludovico Re di Francia, ed Elisabetta Regina d’Ungheria. 

L Altare terzo ha un quadro pure di tela ove sta espressa 
Maria su scanno seduta con in braccio il suo pargoletto Di¬ 
vino, ed i Santi Chiara d’Assisi Antonio da Padova, Bona¬ 
ventura Cardinale, Diego Confessore, ed ilP. S. Francesco. Sotto 
d quadro nel mezzo entro piccola urna si conserva la statua 
fii Santa Margarita da Cortona in legno rilevata. 

Il primo altare dalla parte dell’Epistola ha un quadro di 
tela ove si vede dipinto nell’alto S. Michele Arcangelo, ed 
ai lati li BB, Pacifico da Sanseverino, Leonardo da Porto- 
^aurizio. 

L’altare secondo è dedicato a S. Pasquale Baylon, e 
e ntro apposita nicchia si venera il detto. Santo rilevato in 
Una statua di Carta pesta di qualche pregio. 

L’altare sesto è chiuso entro antica Cappella presso la 
P°i'ta del Tempio, Cappella dell’antichissima Casa Silvestri, 
Passata poi alla Casa Franceschini ; ed oggi alla Casa Sirno- 
aetti ; l’arco che forma a questa Cappella l’ingresso è di tra¬ 
vertino, ove a basso rilievo sono vari emblemmi marziali ri- 
















































































































































































































































































708 


PICENUM SERAPHICUM 


guardanti, io credo le militari imprese del perinsigne Raimonda 
Silvestri, paggio di Mano Antonio Colonna passato poi al servizio 
di Venezia sotto il generalato di Francesco Maria duca di 
Urbino ; divisore generale di tutte le fortezze dello stato Ec 
clesiastico, Castellano, Vice-Duca, e governatore di Camerino 
che lo difese dalle armi di Francesco Maria Duca di Urbino. 
Il quadro dell’altare di detta Cappella, quadro di tela esprime 
il Nazzareno risorto, che in -figura di Ortolano presentasi alla 
Maddalena, quadro tenuto in molto pregio ; ma non è, che 
un semplice abozzo. 

In mezzo alla Cappella alla parte dell’Evangelo si vede 
un deposito di travertino avente sopra una piccola statua 
della stessa materia rappresentante S. Giovanni Battista, de¬ 
posito eretto verso il finire del secolo XV per collocarvi le 
spoglie di Monsig. Stefano de Trenti Vescovo di Lucca, e 
Legato del Patrimonio morto in Cingoli nel mese di Nov. del¬ 
l’anno 1477, come riferisce l’Ughelli nella sua Ital. Sac. T. 1. 

Sotto la mensa dell’altare di detta Cappella entro urna 
di legno chiusa con oppositi cristalli stanno in particolare 
venerazione le spoglie di un S. Martire tratte dallo Cemetero 
di Callisto il giorno 27 maggio 1829 : sotto il pontificato di 
Pio Vili da cui gli fu dato il nome di = S. Pio. = Le Reli¬ 
quia di questo Santo Martire per grazia speciale dopo umile 
istanza furono concesse al P. Antonio da Filottrano religioso 
di questo Convento, e si ebbero l’anno 1836.. Le ossa furono 
accomodate con eleganza entro piccola urna, che serve come 
di appoggio al capo di una statua di cera esprimente il 
S. Martire, statua riccamente, ed all’eroica vestita. Ai piedi 
tiene un piccolo vaso ove si custodisce porzione del Sangue 
di questo generoso soldato del Crocifìsso. Il giorno 24 Mag¬ 
gio dell’anno 1838 furono esposte le preziose Reliquie nella 
Chiesa delle Monaehe di Santa Caterina, e la sera dello stesso 
giorno circa le ore 22 italiane furono traslocate con solenne 
processione, cui intervennero le confraternite, e tutte le cor¬ 
porazioni Religiose, facendosi giro per le strade principali 
della Città: giunte nella nostra Chiesa di S. Giacomo, furono 
esposte presso l’altare maggiore alla parte dell’Evangelo, ove 
stettero tutto il gierno 27, questo giorno di piena solennità 
fu preceduto da un devoto Triduo : La Chiesa era riccamente 
adobbata : Vi fu Messa solenne in Musica, non che li secondi 


PICENITM SEKAPHICUM 


709 


Vespri nella ricordata giornata del 27, e si chiuse la funzione 
con panegirica orazione, benedizione con il SS. Sagramento 
dietro straordinario concorso di popolo venuto anche da 
paesi non molto vicini. La sera circa un’ora di notte dietro 
il suono della banda di Cingoli furono incendiati vari fuochi 
di gioia ed il lunedì a mattina il Santo fu chiuso nella sua 
urna dietro li rispettivi suggelli di Roma verificati da questo Mon- 
sig. Vicario G. le dietro l’approvazione dell’Eminentissimo Car- 
dmale Vescovo di Osimo e Cingoli Giovanni Antonio Benvenuti. 

Altare di questa Cappella è privilegiato quotidiana¬ 
mente, ed in perpetuo. Tutti li quadri dei suddescritti altari 
iisnno per ornato delle Colonne di stucco. 

Immediatamente sotto la balaustrata guardando l’ingresso 
della Chiesa in una nicchia apposita si custodisce un SS. Cro¬ 
cifisso in legno rilevato dalla parte della Epistola, e dall’altro 
a o entro nicchia uguale la statua di Maria l’immacolata, 
statua pure di legno. 

Presso 1 Altare di S. Pietro d’Alcantara in aito evvi un 
quadro di tela rappresentante il B. Leonardo da Porto Mau¬ 
rizio con ornato di scagliola ; e dall’altro lato in quadro ed 
ornato uguale si vede dipinto il B. Pacifico da Sanseverino. 

Da Varie Croci sulle pareti impresse rilevasi essere la 
nostra Chiesa di S. Giacomo di Cingoli solennemente conse¬ 
gnata, ma non evvi lapide, o iscrizione che ne rammenti l’epoca 
ed il Vescovo consegrante. 

Questa Chiesa ebbe in dono dal Sommo Pontefice Pio 
vili, per mano del suo fratello D. Bernardo Castiglioni Ar- 
C ; lacono della Cattedrale, e nostro degnissimo Sindaco Apo¬ 
stolico un calice d’argento di peso di quattro libre di eccel- 
en e lavoio portando in fondo al suo piede contornando il 
suo stemma la seguente inscrizione : 

IACOBO. FRA TEI. IOANNIS. APOST. 

IN. CVJYS. AEDE. GENTI. CASTILLIONEAE. 

LOCVS. MORTALITATIS DATVS EST 
PIYS. Vili. P. M. D. D. AN. 1. PONT. ' 

VTI. REQUIETEM. IISDEM. EXORET. 


* 

* * 

dpli’i^ 11 a * t0 i ^ a PP e ^ one dell’altare maggiore alla parte 
Evangelo entro una nicchia simetricamente disposte si 


































































































































































































710 


PICENUM SERAPHICUM 


conservano le infrascritte Reliquie ; cioè in quattro semibusti 
di legno dorati : degl’ossi di S. Teodulo M. di S. Abbondanzio 
M. di S. Crescenzio M. e di un Compagno di S. Teodulo 
M. In quattro bracci di legno dorato = dei SS. Leone, Ani- 
ceto, Faustino e Barbara Mm. = In due Reliquiari rotondi 
pure di legno dorato — del legno della SS. Croce : di S. Cri¬ 
stoforo M. di S. Saturnino M. di S. Carlo Boromeo : di 
S. Teodulo M. di S. Vittoria M. di S. Lorenzo M. 

* 

* * 

Nella nostra Chiesa di S. Giacomo di Cingoli si soddi¬ 
sfano li seguenti legati : 

Uff. di Messe n. 6 compresa la cantata all’altare privile¬ 
giato per l’anima del Sig. Dr. Sanzi in ciascun mese dell’anno 
spettante alla Ven. Compagnia di S. Maria di Cingoli. 

Due Messe in ciascun mese dell’anno per l’anima del 
Sig. Don. Francesco Cima obbligo dell’Hl. mo Capitolo della 
Cattedrale di Cingoli. 

Il giorno 8 Marzo Ufi. di Messe N. 8 lette per l’anima 
del Sig. Don Francesco Cima. 

Entro il mese di Ap. le Messe N. 5. Obbligo della Nob. 
famiglia Cima di Cingoli. 

Altre Messe N. 5. Obbligo dei Sig. Cima di Osimo. 

Nel mese di Settembre Messe N. 5 per l’anima del fu 
Sig. Roberto Capitani Bertucci obbligo della famiglia Bertucci. 

Altre Messe N. 5 per lo stesso Sig. Roberto Capitani 
Bertucci obbligo della Nobil famiglia Poccetti. 

Ai 28 del mese di Ottobre Messe N. 4 per l’anima del- 
lTll. mo Sig. Alessandro Rafiaelli obbligo di sua famiglia. 

Ai 19 di detto mese Uff. di tutte le Messe del Convento 
per devozione deglTll. mi Sig. Castiglioni. 

Il primo giorno Novembre Messe N. 7. obbligo del R. 
Capitolo della Cattedrale di Cingoli. 

Agl’otto Decembre Messe N. quattro per l’anima del fu 
Sig. Alessandro Rafiaelli obbligo di sua famiglia. 

Il giorno 24 dello stesso mese Ufi. Ghie per lTll. mo Sig; 
Giuseppe Cima obbligo dellTll. raa Sig. Geltrude Cima, e suoi 
eredi come dal Testamento Rog.° del Sig. Domenico Torretann 

Legato di Messe N. 19 da celebrarsi entro l’anno ob¬ 
bligo dell.Ill. m0 Capitolo della Cattedrale di Cingoli. 


PICENUM SERAPHICUM 


711 


* 

* * 

A contatto dell’Altare maggiore alla parte dell’Evangelo 
sul pavimento chiude la sepoltura della casa Felici una lapida 
con sopra la seguente inscrizione: 

MORTALITATIS MEMOE 
ANTONIVS ANGELI F. FELICI 
DVCTA VXORE CONSTANTIA FABII CABALLINI 
LARIBVS CING-VLVM DEDVCTIS 
EX MONTE FALCONIO 
SIBI ET S. P. 0. C. V. F. 

MDCCCXXIX 

Poco lungi dalla suindicata chiude il sepolcro di casa 
Onorii altra lapida con questo epigrafe 

D. 0. M. 

MARIAE. MANVTIAE. ALDI. NEPTI. PAVLLI 
FILIAE. ALDI. SOPORI. QVAE. VENETIIS 
ORTA. ROMAE. IN. MONASTERIO. S. CRYCIS 
EDVCATA. ALESSANDRO. HONORIO. CINGVLANO 
I. V. D. VIRO. CLARISSIMO. NVPSIT. 

IOA. PETRVS. ET PAVLLVS. MATRI. OPTIMAE 
ET. FEMINARVM. PRVDENTISSIMAE 
COLLACRIMANTES. FECERVNT. 

Quasi a contatto di questa poco sotto evvi altra lapida 
°on la inscrizione seguente 

D. 0. M. 

IVLIVS CAESAR CASTILIONVS 
NOSCENS INEVITABILE FATVM 
HANC SIBI ET SVIS EXTRVXIT DOMVM 
VBI TVBAM EXPEOTAT 
QVA VOCETVR AD DOMICILIVM 
AETERNVM 
ANNO DOMINI 1663. 












































































































































712 


PICENUM SERAPHICUM 


A linea con la sepoltura Felici dalla parte della Epistola 
evvi la tomba di casa Simonetti, e la chiude una lapida 
avente le seguenti citre: 

A. £. Sì. 

IOANNES PETRVS 
GREG. F. IOS. N. GREG. PRON. 

SIMONETTVS 

AN. A E T. LXX. A. P. V. MDCCLXXIII 
SIBI. ET BIRGITTAE. PVCCETTAE 
YXORI. OARISSIMAE 
LIBERIS. POSTERISQYE. SVIS 
CINGOLI. NOYA. IN. PATRIA 
COMMYNE. SEPYLCRYM 
QYO. PATRICIA. GENS. SIMONETTA 
POST. AESINAS. SEDES 
A. MAJORIBVS. RELICTAS 
INFERRETVR. 

Nell’arco del Cappellone all’alto nella parte dell’Evangelo 
fu eretta una lapida di marmo bianco contornata da altro 
marmo di color vario con sopra lo stemma della famig i® 
Castiglioni avente questo epigrafe: 

A. i. Sì. A. :£. Sì. 

H. S. E. 

IOS. IYL. CAES. F. CASTILLIONEYS 
DE ORD. TEMPLI. PONTIFICAL. A. SACR. COGNITION 
VICEM. EXPLENS. SACERD. ANN. L. D. LXXIII 
FRANO. XAY. PONT. MIN. MONTIS. ALTI. BERNARDYS. CAN. 
F. FIL. PATRYO. PIO. ET. PLYS. DE. SE MERITO Q. ra TITVLO 
SCRIBI. POSSIT. CYM. LACRIMIS. POS. 

SE. IN. PACE. :£. FACIAT 
YIX. AN. LXXY. M. V. D. XI 
DEP. EGENORYM MOERORE 
PR. NON. MART. AN. 

MDCCCI 


PICENUM SERAPHICUM 


713 


Di fronte alla suddescritta evvi altra lapide pure di marmo 
bianco con la seguente inscrizione: 

A. £. Sì. 

MAGDALENAE. SPADONIAE 
DOMO. MACERATA 

CONJYGI. GASP ARIS. CAVALLINI. VIRI. FATRICI. 
FEMINAE. RARISSIMAE 
AMORE. IN. MARITVM. PIETATE. IN. LIBEROS 
GOMITATE. IN. OMNES 

MINIO. PASTILLO. PENICILLO. PINGENDI. SCIENTISSIMAE 
HERBIS. FLORIBYS. LITTERIS. ACY. IMITANDIS 
SVPRA. FIDEM. PRAESTANDI 
COMOEDIIS. TRAGOEDIIS. AGENDIS 
PROBATISSIMAE 
PAVLLVS. SPADONIYS 
MOERENS. POSVIT 

SOPORI. CARISSIMAE. INCOMPARABILI 
CYIYS. MORTI. CINGYLANA. CIVITAS. ILLACRIMATA. EST 
VIXT. AN. XXX. M. X. D. XVII. 

Innanzi l’altare della immacolata Concezione in terrra 
in mezzo alla Chiesa copre il sepolcro di Casa Raffaelli una 
bellissima lapida di marmo di color vario avente al capo lo 
stemma della famiglia, ed in seno questa inscrizione: 

D. 0. M. 

FAMILIAE MARIAE PATRICIAE CINGYLANAE 
YETVS SEPYLCRVM 
YBI POST ALIOS 
MVTIVS AVVS 

ET HYPPOLYTA DE SILVESTRIS AVIA 
ITEMQ. BERNARD VS ET VICTORIACAVALLINI 
PARETES SVI COQVIESCVT 
NE A MAJORIBVS ET CARA PROLE 
PARI NOBILITATE PRAESTANTIBYS 
DIS JYN GERETVR 

HYPPOLYTA FAMILIAE SYAE POSTREMA 
FRANCISCO MARIAE RAPHAELLI FILIO 
DONAVIT 

ANNO DOMINI MDXXXIV 


































































































































































































































































714 


PICENUM SERAPHICTJM 


In fondo alla Chiesa nell’alto alla parte dell’Evangelo 
sta una antica lapida con queste espressioni 

D. 0. M. 

HIC JACET ILL. DMYS IOANNES BEN- 
AMATYS NOBILIS ARIMINEN- 
SIS AETATIS SYAE ANOR 
LXXYII 

OBIIT DIE III SETTEMBRIS 
1608 

❖ 

* * 

Il giorno quattro giugno del 1810, dietro il decreto del¬ 
l’Imperatore dei francesi del 25 Aprile dello stesso anno re¬ 
stò soppresso il nostro Convento di Cingoli. 

In tale occasione la Chiesa restò chiusa, e di tutti i suoi 
arredi spogliata : dalla demaniale amministrazione furono 
vendute tutte le suppellettili, i vasi sagri, le campane, l’or¬ 
gano, e fu perduto il quadro dell’altare maggiore, quadro in 
tavola di molto pregio opera del celebre Pagani della scuola 
di Pietro Perugino, ed emulo di Raffaello d’Urbino. 

Il Convento, Orti, e selva si tenne in affìtto dal Sig. 
Francesco Perelli della Villa detta = La Torre di Cingoli == 
da un laico Min. Conventuale, e da altri socj. Da questi il 
Convento fu nolato quasi in tutte le sue camere, ed officine 
per cui restò moltissimo danneggiato. 

Disfatto nel suo impero Napoleone Buonaparte, e ritor¬ 
nato dal suo esilio Pio VII : il Pontefice immortale, dietro 
petizione fatta dal defunto P. L. Bartolomeo da Cingoli fu 
riaperta la Chiesa, e ribenedetta solennemente dall’E. m0 Sig. 
Cardinale Saverio Castiglioni, che fu poi Papa col nome di 
Pio Vili : e fu ribenedetta il giorno sei Novembre del 1815. 
Successivamente si riunirono nel Convento pochi Religiosi 
vestiti da secolari: e per Ordine della Segreteria di Stato, da 
Monsig. Pietro Cavallini Vicario Capitolare di Cingoli allora 
sede vacante, furono i Religiosi rimessi al possesso del Con¬ 
vento, Orti, Selva e Chiesa di S. Giacomo : e per lo riatto 
dello stesso Convento, Chiesa, e Sagrestia furono spesi circa 
se. 300, costituito dal M. ro Provinciale come presidente u 
surriferito P. L. Bartolomeo da Cingoli. 


PICENUM SERAPHICTJM 


715 


Il giorno 19 Maggio del 1816 tutta le Religiosa famiglia 
riunita in numero di 19. individui undici Sacerdoti, ed otto 
Laici, premessi cinque giorni di Spirituali esercizi, rivestì in 
Chiesa l’abito dell’istituto per mano del R. P, L. Lorenzo da 
Iesi dietro straordinario concorso di popolo che restò alta¬ 
mente edificato, e commosso. 

Da anno in anno si cercò di riparare i danni, che il 
Convento, e la Chiesa soffrirono in tempo di soppressione: 
furono rifatte due campane, l’organo, e la sagristia rivestita 
di suppelletili, vasi sagri, ed oggi trovasi in uno stato assai 
migliore, che innanzi alla soppressione. Furono aggiunte al 
Convento per una nuova fabbrica otto camere, ed attualmente 
è convento primo nella sua Custodia. Come prima della sop¬ 
pressione, ha pure oggi la fabbrica dei panni di lana, e serve 
li Conventi della Custodia detta = Lo stato = e dall’altra 
chiamata = Mezzina = che la terza custodia detta = asco¬ 
lana = ha in Ascoli il suo lanificio. 

Nel 1818. si aprì nel Convento di Cingoli il Professorio 
per li studenti di filisofia, e vi si tenne sino al 1835 : e vi 
si ristabilì sin dal 1826 anche lo studio di Dogmatica. Lo 
scorso anno 1837 dopo due anni, che era tolto si riaprì il 
Professorio per assoluto bisogno di Provincia; ma vi si lasciò 
come vi resta tutt’ora anch’esso lo studio di Teologia. 

* 

* * 

Da Cingoli ebbe i suoi genitori, e la sua nascita il B. Angelo, 
o come vogliono altri, il B. Giovanni detto Clareno come promo¬ 
tore della più stretta osservanza nella Congregazione dei Claroni 
morto in Napoli, come rilevasi dal Martirologio Francescano (1). 

Il giorno 27 Novembre del 1822 finì il suo corso mortale 
in Cingoli il P. M. R. Bernardino da Santa Maria Nuova Teologo 
d. fe ex P. le , ex Custode Uomo di Zelo straordinario per 
In Regolare Osservanza e di sublime scienza : dotto in modo 
particolare nella storia, e nella latina poesia : Dalla sua penna 
sortirono gl’inni, che dietro superiore approvazione si recitano 
nella Città, e Diocesi di Urbino di S. Crescentino Patrono di 
Orbino ; non che lo responsorio del B. Leonardo, che si canta 

(1) I lettori del Picenum sanno già qual valore meriti questa notizia 
Clrca la patria ed il luogo dove mori il B. Angelo Clareno. (N. d. li.) 





























































































































































































































































































































































716 


PICENUM SERAPHICTJM 


nella nostra Provincia della Marca, ed altre poetiche latine 
•composizioni. Fu egli membro nell’Accademia di Iesi, applau¬ 
ditisene o in quella Città ove dimorò per molti anni e chia¬ 
rissimo per bontà, e per scienza alla Provincia della Marca 
non solo, ma ad altre Provincie ancora della nostra Italia, ov’egli 
si condusse avido solo nei suoi viaggi di scientifiche erudizioni. 

Agl’ll di 8bre del 1827, cessò pure di vivere in questo 
Convento lo ricordato P. L. Bartolomeo da Cingoli, che tanto 
si affaticò allo ristauro di esso. Fu questo Religioso adorno 
di quelle virtù, che come rendono un’anima cara agl occhi 
di Dio, gli guadagnano così negl’uomini singolare la stima. 
Il P. L. Bartolomeo rigido osservatore de suoi professati do¬ 
veri, ad una straordinaria pietà univa una piacevolezza, una 
ilarità, un tratto bello così, che era l’amico di tutti, Fistancabile 
direttore delle anime, il consigliere, il conforto, l’uomo meritevole 
di ogni elogio, alla cui morte pianse, ed a ragione la Patria sua. 

* * 

L’elenco delle persone secolari ascritte al Terz’Ordine inco¬ 
mincia dal 1731 eda quell’epoca fino al presente si contano uomini 
N. 12, e tra questi si notano Monsig. Felice Paoli Vescovo 
di Fossombrone, poi traslatato in Loreto, che professò il Ter- 
z’Ordine nell’anno 1782: l’Ill. mo e R. mo Giov. Maria Moretti 
d’Urbinello Vie. 0 Gl. 6 in Cingoli ascritto nel 1731. 

Il Nobil Uomo Sig. Giulio Castiglioni nel 1737. 

Li Nobili Signori Gian Pietro Simonetti, e Pio Puccetti 
di Cingoli nel 1742. 

Il Sacerdote D. Luigi Pacotti da Montalboddo nel 1780. 

Il Nobil Uomo Sig. Pompeo Cavallini nel 1790. 

Si contano donne N. 62, fra le quali sono notate. 

Le Nobili Sig.° Girolama Cavallini nel 1733. 

Sig. a Francesca e Margarita Pergoli 1733. Sig. 6 Brigida 
Simonetti, Anna Maria, ed Eudosia Poccetti nel 1742. 

Sig. a Camilla Franceschini ne Simonetti nel 1743. Sig. a Spe¬ 
rando Poccetti nel 1746. Sig. a Laura Cagli Poccetti nel 1790. 

Ventiquattro Religiose Cisterciensi del monastero di S. Ca¬ 
terina di Cingoli fra il 1823, al 1831. 

La famiglia attuale del Convento di S. Giacomo di Cin¬ 
goli è composta da 14 Sacerdoti, quattro Chierici filosofi, 
sette Laici, e tre Terziarj. ( Continua ) 

Con l’approvazione deU'Ordine e dell’Autorità EccleBiasfi^.., 

.Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile ....... 

" "iiTr mni TT 'TpiiillMIATO" STABÌijMENTO'" tÌPOQ^FÌCO''aW." FÌLÌPPÒ'''OÌÒMaTff 


0 


Fascicolo N. 6. 


IREI A (Macerala) 


25 Dicembre 1915. 


PICENUM SERAPHICUM 

PERIODICO BIMESTRALE FRABCESCANO-STORICO-CRITICO-REEIONALE 

Rnno XU - Serie Seconda del “Crocifisso Redentore,, 


« Proferet de thesauro suo 
nova et vetera ». 

Matth. XIII, 52. 


INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO 


1. Un anno di vita. - La Direzione. 

2. Notizie e documenti sulla vita della Beata Camilla-Battista Varano 

da Camerino - B. Feliciangeli. 

3. Pagina d’oro: I due BB. fratelli Pacifico ed Umile della Marca . 

4. I Conventi dei PP. Cappuccini nelle Marche (1525-1898). . . 

5. Beato Angelo Clareno dei Minori (Contili.) - Il Direttore . . 

6. I Nostri Santi: Martirologio Piceno . 

7. Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del 

sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. (Contili.) . . 

8. Collezione Storica: dai libri, dai giornali, dalle riviste .... 

9. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia (Contini) . 

10. L’ “ Archivum Franciscanum Historicum „ e il “ Picenum Sera- 

phicum „ - La Direzione . 

11- Sisto V e Montalto (da documenti inediti esistenti negli archivi di 
Montalto) .*. 

12. La Provincia Riformata delle Marche nel 1837 . 

13. Indice generale delle materie contenute in questo primo volume. 

14. Indice alfabetico degli illustri Francescani contenuti in questo 

primo volume. 


Pag. 717 


812 


854 


KsST Si prega di leggere le Notificazioni 
in quarta pagina della copertina 


MACERATA . 

PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO 
CAV. AVY. FILIPPO G10RGETTI 


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» 


già “ IL CROCIFISSO REDEDTORE „ 

--o-<è>^>- 

PUBBLICAZIONE BIMESTRALE 

PER CURA DELLA MlNORXTICA PROVINCIA DI S* PftCÌflCO I)ÌVÌ 11 Ì 

Diretta dai P. CIRO da Pesaro O. F. IW. 

Condizioni di Abbopa>rr)epto. 

PER L’ITALIA .... L. 

PER L’ESTERO 10 

1 . _ Il » Picenum Seraphicum » in ogni suo fascicolo 

bimestrale avrà non meno di 144 pagine. 

2. — I Collaboratori che pubblicheranno non meno di 
(lue lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte- 
nenie i detti due lavori. 

3. _ Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo- 

ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della carta 
relativamente al numero delle copie desiderate, 

4 . _ Non si accettano abbonamenti per applicazioni 

di Messe. 

5 . Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo geu- 
naio-febbraio : a chi, dopo ricevuto il primo numero non in¬ 
vierà la quota di abbonamento, * non sarà più spedi to il P e ' 
riodico. 

q. — Non si concedono numeri di saggio senza previo 
invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi l’abbo¬ 
namento. 


Ufi H fi flO Di VITA 


Trepidi come un povero cieco che allunga la sua mano 
in avanti prima di muovere il passo ; incerti come un vian¬ 
dante cui è ignota la via da seguire per raggiungere la meta 
desiderata ; abbiamo voluto tentare una prova, certi del no¬ 
stro azzardo, sicuri della nostra debolezza. E’ stata una forte, 
insistente tentazione cui non siamo riusciti a resistere, non 
ostante mille riflessioni e tanti consigli in contrario. Compren- 
evamo assai bene che il favore del pubblico per l’opera no- 
s ra sarebbe stato molto limitato, che non sarebbero mancati 
i quelli i quali dominati, forse, da forti pregiudizi e da sfa¬ 
vorevoli prevenzioni, l’avrebbero senza meno respinta, giudi¬ 
candola un fuori posto od anche del tutto inutile. Ebbene, 
n o questo e stato incapace a trattenerci dalla presa risolu- 
^ pubblicare un nuovo Periodico che avesse per unico 
obbiettivo la storia-critica delle Marche francescane. 

Nell assoluta certezza di possedere un vero tesoro di storia 
nella ferma speranza di giovare in gran parte agli studiosi 
1 cose francescane, nell’intima persuasione che dopo molti 
bnni di ricerche e di raccolte si poteva, senza essere impru- 
e.n q mettere mano al lavoro con qualche sicurezza di riu¬ 
scirvi discretamente, abbiamo lanciato al pubblico il primo 
numero del Picenum Seraphicum , quindi il secondo, poi il 
erzo e via di seguito sino a compire il primo anno di sua 
pubblicazione. E’ impossibile, però, nascondere l’improbo la¬ 
voro sostenuto durante quest’anno, tanto più che siamo stati 
fuas! soli a portarne il peso ; le ansie sofferte, perchè il no- 
eiio Periodico rispondesse al vasto programma tracciato ; le 
PJplessità continue circa l’impressione che ciascun fascicolo 
poteva produrre o che realmente produceva nel campo de- 

i L A?-!' Desideravam o e nel medesimo tempo temevamo 
giudizi del pubblico sempre poco ben disposto a guardare 

car o CcllÌO sereno un’opera nuova : ma potevano forse man¬ 
ici , 6 c . er ^°’ se fossero mancati sarebbe stata per noi una 
ue più forti umiliazioni, poiché quando di un lavoro non 

ne parla nè in bene nè in male è evidente che non merita 

A *»o I, 1915 . Fascicolo VI. 


45 




































































































































































































































718 


PICENUM SERAPHICUM 


alcuna considerazione: quel lavoro sarebbe inesorabilmente 
condannato dal silenzio. 

Noi, grazie al cielo, non abbiamo ricevuta simile con¬ 
danna, poiché vari sono stati i giudizi a nostro riguardo. Al¬ 
cuni hanno giudicato il Periodico assai superficialmente, forse 
vedendone solo il primo numero, o magari la sola copertina 
del medesimo : altri lo hanno letto con premura, ma poco 
hanno creduto alla sua reale importanza : molti finalmente, 
ed è la grande maggioranza, lo hanno detto buono, utile, in¬ 
teressantissimo. E questo ci basta per dire che non abbiamo 
perduto il tempo e non abbiamo gettata al vento la nostra 
non lieve fatica. Quel buono, quell'utile, quell 'interessantissimo 
che il numero maggiore dei nostri egregi lettori ha trovato 
nel Picenum Seraphicum, ci ricompensano largamente, con¬ 
tenti di aver proseguita la nostra via per un anno intero 
senza badare a sacrifici di sorta. 

La prima annata del Picenum si completa, infatti, con 
questo numero : sono ben 864 pagine di storia adunata, cor¬ 
retta, studiata che i nostri lettori oggi posseggono, che ieri 
non possedevano se non vagamente, che forse mai avrebbero 
posseduta : ed in queste 864 pagine quale e quanta varietà 
di materia nella sua simpatica ed utile unità regionale. 
Non una pagina sola che non sia strettamente e rigoro¬ 
samente piena di notizie, di confronti, di scoperte, di studio, 
di difesa e di esposizione storico-critica circa il francescane¬ 
simo nelle Marche. E’ un volume che forma già un archivio 
a sé, una piccola, sintetica e pratica biblioteca da custodirsi 
gelosamente in ogni convento piceno, da mettersi in mano 
ad ogni religioso il quale professa quella stessa regola che e 
stata l’unica guida di tanti confratelli i quali oggi sono fammi; 
razione universale e formano il gradito soggetto dei nostri 
studi, perchè ieri furono la virtuosa personificazione di tutte 
le virtù francescane : in una parola, questa prima annata e 
quanto di meglio si poteva desiderare sia in ordine al sue 
contenuto, sia anche riguardo alla preparazione dei materiali 
per un largo studio da farsi in seguito circa la vera storia 
critica di tutti gl’illustri minoriti piceni ed i conventi da 
medesimi abitati nel lungo corso di sette secoli. 

La pubblicazione del prezioso ms. gambalunghiano, } 
nuova edizione, illustrata con importanti bibliografie, della Visi 


PICENUM SERAPHICUM 


719 


Triennale del P. Orazio Civalli, la prima edizione delle relazioni 
mss. riguardo a tutti i conventi della Provincia Riformata, l’e¬ 
lenco dei conventi dei PP. MM. Cappuccini formano indubbia¬ 
mente una vera base storica sulla quale non sarà poi molto 
difficile delineare in seguito e ricostruire con sicurezza una 
completa carta geografica della nostra regione francescana : 
la parte bio-bibliografica dei nostri insigni scrittori, la serie 
di tutti i Ministri Provinciali del Piceno, dal 1217 ad oggi, 
i nostri Santi, formanti un vero e copioso Martirologio a sé’ 
costituiscono per ciò solo una raccolta della più alta impor¬ 
tanza, uno studio il più rigoroso che mai, un vero patrimo¬ 
nio storico dal quale ogni famiglia religiosa, tutti i conventi 
francescani, ciascun paese delle Marche possono già prendere 
Ciò che è suo, formare la rispettiva cronaca e gustare la pro¬ 
pria grandezza. 

A tutto questo si aggiunga lo studio speciale che il Pi¬ 
cenum ài tanto in tanto presenta su figure non abbastanza 
conosciute, male interpretate od incompletamente trattate 
dagli antichi e moderni biografi, e si vedrà cosa voglia dire 
possedere un periodico a sé cui è vietato mettere il piede ol¬ 
tre il limite del territorio regionale, obbligato a studiare, di¬ 
fendere, illustrare, mettere in bella vista tutto il suo tesoro 
storico, senza divagazioni fuori di una regione della quale 
tutti conoscono le provincie, enumerano i comuni e sanno a 
feemoria il nome delle città, dei paesi, delle parrocchie e di 
ogni suo villaggio. Per ogni marchigiano tutto ciò che è detto 
oel Picenum diventa interessante, poiché territorialmente tutto 
gh appartiene: le glorie di un povero seguace di S. Fran¬ 
cesco d’Assisi, sono ancora glorie del paese dal quale egli vide 
la lu °e; i fatti che servono ad illustrare il più umile dei con¬ 
venti francescani sempre sono collegati con quelli del paese 
f. fi uale sorge il convento medesimo. La storia mai dimen- 
lca ^ suolo da cui ha origine ciò che essa con ogni premura 
e vera gelosia vuole e deve tramandare ai posteri. 

Ecco perchè tanto abbiamo insistito sul nostro programma, 
cd ecco ancora la ragione per cui non ci siamo spaventati ai 
Pensiero della sua apparente ristrettezza. E’ una sola regione 
eie illustriamo, è vero, ma in questa regione, la quale conta 
quattro provincie civili, 249 comuni, 27 diocesi, 1300 parroc- 
uie, sono sorti come per incanto mille conventi e monasteri 


































































































































































































































720 


PICENUM SERAPHICUM 


francescani i quali hanno dato attraverso sette secoli abbon¬ 
dantissimi frutti di sapere, di virtù, di eroismo, di santità. 
Di guisa che scompare subito ogni ristrettezza e solo emerge 
l’ingente tesoro storico che il Picenum Seraphicum si è accinto 
a studiare in ogni suo lato. 

Valga quanto abbiamo detto fin qui ad animare nella 
continuazione del loro valido appoggio tutti coloro i quali 
con vero entusiasmo si sono abbonati al Picenum Sevciphicidii■ 
Avendo essi compresa la vera importanza della presente pub¬ 
blicazione, non vorranno, ne siamo certi, privarsi di una ri¬ 
vista dalla quale potranno sempre gustare tante notizie di 
storia che in qualche modo possono ed hanno il diritto di 
chiamarle proprio patrimonio. Noi faremo del tutto perchè il 
Picenum risponda anche in seguito alle moderne esigenze della 
sana critica e sia sempre più di soddisfazione agli studiosi 
ricercatori della verità storica attraverso i secoli che furono. 
Questa è la sola, anzi l’unica promessa cui ci atterremo con 
ogni studio ed a costo di nuovi sacrifìci, esigendolo la gloria 
delle nostre Marche le quali devono in gran parte, dal secolo 
VTTT in poi, la loro civiltà, il loro patriottismo cristiano alla 
fulgida schiera di tanti eroi della benefica e santa milizia 
francescana. 


Ira Dilezione 


PICENUM SERAPHICUM 


721 


NOTIZIE E QOCUmEDTI 

SULLA VITA DELLA BEATA [AULA-BATTISTA VAIO DA [ADDIO 

-- 

(Continuazione e fine: v. fase. prec. pag. 581). 


Il 21 ottobre 1508 Suor Battista insieme con suor Francesca 
di Giovanni Bertuzzi, che era badessa, riceve la quietanza 
del prezzo di 20 fiorini e mezzo di una casa venduta al mo¬ 
nastero da un certo Giacomo di Piergiovanni, alias lu Foli- 
gnato. (1) Il nome di Battista precede quello della badessa, 
forse perchè la casa acquistata dal monastero era stata pa¬ 
gata dalla famiglia Varano. Francesca Bertuzzi, o Bertucci, 
ricompare quale badessa il 18 Settembre 1510 in un altro 
atto di quietanza che il monastero, coll’intervento di tutte le 
suore e del procuratore e sindaco di esso, Giacomo di Gio¬ 
vanni Perozzi, l’amnistiato di sei anni avanti, fa al fratello 
di due suore che ereditavano una parte del patrimonio pa¬ 
terno. In questo documento dove, tra le 89 monache, sono 
notate una Suor Costanza « domini Joannis Innocentii » di 
nobile famiglia Camerinese, e una Suor Pacifica « Benedicti 
de Camerino > che potrebbero essere quelle dello stesso nome 
menzionate dalla Beata nelle sue opere (2), il nome di Suor 
Battista segue immediatamente al nome della badessa e pre¬ 
cede quello della vicaria, Suor Angela, che forse era la figlia 
di Alessandro Ottoni. (3) Ci pare evidente la preminenza della 
Principessa Varano. 

(1) Archivio not. di Cam. Rog. di Bartolomeo d’Antonio, a 1508, 
c. 287. 

(2) Suora Pacifica era abbadessa nel settembre del 1488. Vedi Opere 
spirituali p. 105 e 180. Suor Costanza cantava insieme con Battista la 
lauda di Iacopone da Todi che fece cadere in estasi la Beata il 16 gen¬ 
naio 1484. Vedi Vita spirituale p. 37. 

(3) « A. 1510 dictis inditione et tempore die vero tertiadecima men- 
Sls settembris actum in civit. Camerini et burgo S. Venantii vid. in 























































































































































































































































































722 


PICENUM SEBAPHICUM 


Nessun segno ci resta dei rapporti di Suor Battista col 
genitore e coi fratelli poiché ebbe abbracciata la vita religiosa, 
nè sappiamo come ella accogliesse l’annunzio della catastrofe 
della famiglia nel 1502 e della morte violenta del padre e di 
tre dei fratelli. Aveva allora 44 anni e godeva già di stima 
e autorità fra suore e frati, come si può arguire dall’intona- 
zione e da qualche passo delle Istruzioni al discepolo (1501), la 
scrittura della Beata, dove accanto alla fede profonda e ardente 

ecclesia Sancte Clare posita in dieta civitate et burgo inxta domos diete 
ecclesie, viam comunis a duobus et aliis finibus presentibus Perantonio 
Bartolomei Cerclono et Yenantio Nicolai de Camerino testibus ad hec 
vocatis babitis etc. Congregato venerabili capitalo monialium S. Clare 
de Cam. prope earum audientiam ubi simile capitulnm fieri consuevit de 
commissione et mandato reverende in Christo matris sore Francese Joannis 
Bertatii bonorande abbatisse monasterii S. Clare de Camerino, in quo 
interfuerunt prefata veneranda abbatissa, sora Baptista de Varano Came¬ 
rini etc. Sora A ng ela, vicaria dicti loci, sora Brisida domini Rambocti 
\Vicomanni\ Sora Bartoccia de Fulgineo. sora Tbomassa de Sancto Se¬ 
verino, Sora Catarina et Sora Lucia de loco predicto, Sora Constantia 
domini Joannis Innocentii, Sora Ludovica Porfìrii de Camerino, Sora Ga¬ 
briella Bartbotii de Camerino, Sora Zarafina Mariecti, Sora Ursolina Hie- 
ronimi, Sora Heufragia Iacobi, Sora Angete et Sora Iudit Ioannis Baptiste, 
Sora Margarita Cosmi, Sora Antonia de Camerino, Sora Anna Venantii de 
Camerino, Sora Mariana de Macerata, Sora Maddalena Porfìrii, Sora Ioanna 
Tbome de Camerino, Sora Benedecta Galeocti, Sora Iacoba Berardi, Sora 
Innocentia de Stacto, Sora Eusebia de S. Severino, Sora Michella Laurentii, 
Sora Columba de Crisperio, Sora Piera de Moglano, Sora Raffaella, Sora 
Laurentia et Sora Bastiana de Fabriano, Sora Pacifica Benedicti de Came¬ 
rino, Sora Maria de Sancto Genesio, Sora Berardina de Sorte, Sora Ci¬ 
cilia et Sora Heronima de Fano, Sora Clara Perandree, Sora Venantia 
Dominici que domina abbatissa et Sora Agnes et Sora Judit ipse et ip- 
sarum quelibet de presentia consensu etc. predictarum mulierum etc. et 
egregius vir Jacobus Joannis Perotii de Cam. scindicus et procurator 
dictarum monialium et monasterii predicti asserens se habere spedala 
mandatimi manu Ser Venantii Christofori de Cam. dieta procuratorio 
nomine etc. fecerunt generalem finem et quietationem etc. Andree Joan¬ 
nis Baptiste Ser Jacobi de Cam. fratri carnali dictarum sororum Agnetis 
et Iudit presenti stipulanti etc. de tertia parte 30 florenorum relictorum 
per dictum Jcannem Baptistam patrem dictorum Andree, Agnetis et Iudit 
iure institutionis et prò dote dictarum Agnetis et Judit et de tertia parte 
decem florenorum per pref. Ioann. Bapt. relictorum prò operibus dicti 
monasterii prout de predictis relictis late patet manu mei Joannis Bap- 
tiste notarii infrascripti ad quem etc. Et boc fecerunt predicte Sore etc- 
quia fuerunt confesse et contente habuisse et recepisse etc. » 

Arcb. not. di Cam. Rog. di G. Battista d’Angelo a. 1510 c. 153. 


PICENUM SEBAPHICUM 


720 


appariscono il senno dell’età matura e l’esperienza del cuore 
umano attinta soprattutto nella cognizione del mondo monastico. 
Del quale i difetti e le colpe ricevono nelle Istruzioni sanzione 
di biasimo sincero e grave. E però si può pensare che alla pia 
Clarissa fosse difficile rassegnarsi alla tragedia domestica che 
era frutto della politica del peggiore dei papi del Rinasci¬ 
mento. 

Alla morte di Giovanna Malatesta — Varano (2 novem¬ 
bre 1511), il lutto della città e del piccolo stato fu generale 
e intenso, come prova la descrizione dei funerali scritta dal 
diarista Pierantonio Lili con viva effusione di dolore e con 
particolari assai caratteristici (1). Il figliolo Giovanni Maria, 
signore della città, cadde in tale crisi di disperazione da ve¬ 
nir meno due volte ed essere incapace di seguire il feretro 
nel corteo solenne e numeroso che, uscito dal palazzo Vara- 
nesco, si mise per la via nova (oggi via Favorino, già via 
piana ) fino a S. Agostino (oggi la parte meridionale del fab¬ 
bricato dell’ospedale) e per la via grande e VArengo entrò 
nella maggiore sala del palazzo, nella quale per molte ore fu 
vegliata la salma di Giovanna avanti i pubblici funerali, pre¬ 
garono le monache di S. Chiara e i Minori Osservanti. Con¬ 
fusa tra le suore stette anche Suor Battista ? Certo, il com¬ 
pianto per colei che l’aveva tenuta in corte quale figliola fu 
temperato dai conforti della Fede, chè Giovanna Malatesta 
era devotissima di S. Francesco e appartenne al Terzo ordine. 
Verosimilmente per suo volere i Minori Osservanti ebbero 
luogo di onore nelle sue esequie. Un altro indizio della de¬ 
vozione di Giovanna per S. Francesco si può scorgere nelle 
due tele votive offerte da suo figlio Giovanni Maria alla chiesa 
di S. Francesco di Camerino — posseduta dagli Osservanti 
fin dal 1503 — trafugate nel 1866 per sottrarle alla dema- 
niazione e oggi nella pinacoteca del principe Lancellotti in 
Homa. Una esprime la fuga in Egitto « allusiva al bando 
della famiglia Varano per le insidie del Borgia : l’altra la ri¬ 
surrezione di Cristo... per ricordare il ritorno dei Varano alla 
sede del loro principato ». Nella prima si vede il ritratto della 
Malatesta con la scritta : « Joanna Malatesta Varano uxor 

(1) 1 funerali di Giovanna Malatesta-Varano, a cura di M. Santoni 
damerino 1881, pp. 15. 









































































































































































































































724 


PICENUM SERAPHICUM 


pia Camerini principis. Vixit annos LXVII, obiit die II no- 
vembris MDXI ». (1) 

Un ricordo di Suor Battista del 1511 si riferisce alla 
cura della nostra Clarissa di accrescere le rendite del suo 
monastero. Il B giugno quel Pietro Bartoloni da Letegge (a 
cui Battista nel 1508 aveva donato alcuni animali domestici), 
la moglie Elisabetta e la figlia Marianna dettavano il loro 
testamento dinanzi al monastero di S. Chiara in presenza di 
due testimoni e di Suor Battista, che era alla grata. Ciascuno 
dei testatori nomina erede dei propri beni gli altri due e un 
certo Pierantonio vedova di una Margherita, sorella di Ma¬ 
rianna. Ove muoiano senza figli, erede sarà Suor Battista e 
nel caso che ella non sia più tra i vivi, il monastero. Tale 
disposizione di ultima volontà ha il suo motivo nei molti 
« benefìci, servizi e favori fatti da Suor Battista al Bartoloni 
e alla sua famiglia ». Anche la figlia di lui, Elisabetta, ri¬ 
corda che « iam sunt plura tempora » ella e sua sorella Mar¬ 
gherita conseguirono per opera di Suor Battista una dote di 
50 fiorini e che dopo la morte di Margherita la dote sua di 
25 fiorini passò alla testatrice Marianna. Crediamo di dover 
negare che Suor Battista esercitasse indebite arti ad ottenere 
una disposizione testamentaria che era allora comunissima, 
quella, cioè, per cui i beni dei fedeli morti senza figli dovevano 
appartenere a case religiose. Di fatti, se l’osservanza di essa 
le fosse stata molto a cuore, la Varano non avrebbe assistito, 
poco più di un anno dopo, all’annullamento di quei testa¬ 
menti. Le imbreviature del notaio, che aveva rogati i tre 
atti, ci hanno conservato il sunto di quello col quale, in pre¬ 
senza di Suor Battista, il 7 agosto 1512, i testatori li revo¬ 
cano e li dichiarano nulli non adducendo altra ragione che 
la volubilità umana e Tessersi essi pentiti delle disposizioni 
dettate. (2) Un fatto, dunque, risulta in modo certo dagli atti 
qui sopra ricordati ed è la liberalità e beneficenza esercitata 
da Suor Battista. Quanto al vedervi contraddizione collo spi¬ 
rito di povertà onde ella era pervasa (3), basta rilevare che 
tutti i monasteri femminili dell’ordine di S. Chiara avevano 

(1) Santoni M. e Aleandri. La pinacoteca e il museo civico di Ca¬ 
merino catalogo illustrativo, Camerino, 1905 5-6. 

(2) Arch. not. di Camerino Bastardelle di Bartolomeo di Antonio, 
Testamenti c. 81 e sgg. 

(3) Opere spirituali , 39 nella Vita e 193 nelle Istruzioni al discepolo- 


PICENUM SERAPHICTJM 


725 


possessi e rendite, accattavano elemosine e ricevevano legati 
fin dal Dugento. (1) 

Il rilievo della liberalità non ci pare di poco momento, 
perchè, sebbene nelle Istruzioni al discepolo ella dica d’essere 
stata disposta a quella virtù fin da bambina (2), pure non è 
dubbio che il suo spirito, per quanto possiamo giudicare dalle 
Opere , fu assai più contemplativo che attivo, cioè più cercò 
1 ascesi che la pratica attuazione della carità evangelica. In 
verità, nelle parole e negli atti di Suor Battista sarebbe dif¬ 
ficile scorgere diretti rapporti con quel vivo e fecondo rinno¬ 
vamento dell’azione sociale della religione, che si annunziava 
m più forme, massime a Genova e Roma, negli ultimi de¬ 
cenni del secolo XV e nei primi del XVI e di cui insigni 
rappresentanti furono Caterina Fieschi-Adorno, Ettore Ver- 
nazza e Gaetano Thiene (8). Non dobbiamo dimenticare che 
la malferma salute impedì alla nostra Suora di compiere uffici 
manuali e di attendere con assiduità a soccorrere il prossimo: 
sul qual proposito ella stessa dice di aver fatto più che non 
potesse. (4) Ciò non pertanto, nel suo pensiero la dedizione 
delTanima e la purezza della volontà prevalgono alla vita 
attiva. Nelle Istruzioni , dove spesso Suor Battista cita ad 
esempio i propri portamenti, le pratiche virtù cristiane sono 
inculcate piuttosto per desiderio della perfezione spirituale 
ohe per la compenetrazione francescana dell’amordi Dio col- 
i amor del prossimo. Nè poteva essere altrimenti, chi ben con¬ 
sideri che l’indole essenzialmente meditativa e mistica trovò 
alimento e appagamento nella vita claustrale le cui lodi, tes¬ 
sute dalla Beata, erompono in pienezza di gaudio celestiale (5). 
Questo profondarsi dell’anima nella meditazione, favorito dalla 
solitudine del chiostro e dalle condizioni morali della Chiesa 
cattolica, trasse Suor Battista a quei medesimi pensieri e giu- 
izi sull assoluto valore della Grazia (6) che si trovano negli 

(1) Turchi, op. cit. 189. 

(2) Opere , 191. 

(3) Vedi De Maulde La Claviere E. S Gaetano da Ihiene e la 
Norma cattolica italiana, trad. it. riveduta, ampliata e corretta da 

• 8 al \ r adori, Eoma 1911. capp. IV-YII. 

(4) Op. sp. 168. 

(5) Ibid. 232-233 nel Trattato della purità di cuore. 

(6) lbid. 210, 230, 235, 243 e sgg. e in molti luoghi della Vita, 

massime a p. 33 e 38. ’ 










































































































































































































































726 PICENUM SERAPHICUM 

scritti di altri mistici del nostro Rinascimento e che, per 
l’ingannevole analogia colla dottrina della giustificazione mercè 
la sola fede — fondamento della Protesta germanica — hanno 
fatto credere a molti storici, massime tedeschi e protestanti,, 
che, mentre i novatori d’oltr’Alpe iniziavano il loro moto,, 
anche in Italia si maturasse una grande mutazione religiosa. 
Se fosse lecito, secondo la buona critica, interpretare le Opere 
spirituali della Varano quali segni di una consapevole e ra¬ 
dicale tendenza di rinnovamento della vita religiosa, conver¬ 
rebbe ravvicinarle a quelle scritture che nel terzo e quarto 
decennio del Cinquecento parvero consuonare, per echi con¬ 
comitanti o riflessi, colle dottrine allora sorte in Germania e 
in Svizzera. La nostra Beata fu sempre tutta penetrata e 
talora sconvolta dal senso della passione di Cristo e non v’è 
pagina di lei in cui l’amore del Cristo e il mistero della Re¬ 
denzione non si esprimano ora con accenti disperati, ora con 
tenera gioia ora con serena meditazione. Nè, sul concetto e 
valore della Grazia, le Opere spirituali mancano di passi dove 
appunto la religione cristiana sembra tutta ridotta alla Fede. 
E non è da tacere la cognizione vasta e sicura che Battista 
ebbe delle Sante Scritture. Ma dove trovare una parola o 
un’allusione che accenni alla mutazione del dogma, alla ne¬ 
gazione dell’efficacia delle opere o all’affermazione della ra¬ 
gione individuale nell’esame dei libri sacri ? E come dimen¬ 
ticare il Ubero arbitrio che, nel 1479, come dice la Vita spirituale, 
diede la sentenza e impose la monacazione ? Anche qui giova 
ricordare che si allontana dalla verace cognizione di un’anima 
chi persegue le singole manifestazioni ed espressioni di essa, 
trascurandone l’attività vivificante e unificatrice. Il vero è 
che tra il sec. XV e il XVI, così tra le mura silenziose dei 
chiostri, come nelle corti splendide, nonostante la così detta 
paganizzazione della società italiana (fenomeno esagerato da 
quei critici che del Rinascimento considerarono solo certi 
aspetti della letteratura e dell’arte) vissero anime elette di 
Cristian^ che, pur non estranee alla coltura umanistica e ta¬ 
lora di essa imbevute, palpitarono di fede pura e profonda e 
si levarono a grande altezza di vita spirituale. Non è dubbio 
che a ciò concorressero le predicazioni e le opere di qu el 
Francescani dell’Osservanza che, sotto il nome di predici 
tori di penitenza, negli ultimi decenni del Quattrocento segui' 


PICENUM SERAPHICUM 727 

rono le orme di S. Bernardino da Siena, di S. Giovanni da 
Capistrano, e di S. Giacomo della Marca. Di tali anime tre 
nutrì o albergò Camerino : la Beata Battista Varano, Macario 
Muzio (morto dopo il 1515), autore del poema De triumpho 
Christi e Ludovico Lazzarelli da Sanseverino (f 1500), autore 
dei Fasti christianae religionis. Dei predicatori di penitenza tre 
più degli altri concorsero a nutrire spiritualmente la Varano: 
frate Francesco da Urbino (1) Pietro da Mugliano (f 1490) 
e Domenico da Leonessa (f 1497). 


VII. 

Fatti noti degli ultimi anni di Suor Battista 

(1515-1524) 

Sommario: Pregata dal Comune di Montecchio (Treia), Suor Battista scrive 
al cognato Mnzio Colonna, capo di una compagnia d’uomini d’arme, 
di risparmiare a quella terra i danni del passaggio delle sue milizie 
— Gita di Suor Battista a Sanseverino sui primi del 1522. — Let¬ 
tera di lei al padre Giovanni da Fano. — Osservazioni sullo spirito 
di questa lettera. 

L’anno 1515 corsa singolarmente memorabile e lieto alla 
famiglia Varano per l’acquisto del principato mercè il titolo 
di duca di Camerino conferito da Leone X a Giovanni Maria 
varano (2). Anche in Suor Battista si vide un riflesso dell’o¬ 
nore toccato al fratello, chè, appunto in quell’anno 1515, ella 
appare tornata al governo del monastero di S. Chiara. Ce ne 
a fede il titolo di « abbadessa indegna » aggiunto alla sua 
rma nella lettera scritta al cognato Muzio Colonna che, mi- 
jitando colla sua compagnia nell’Italia settentrionale, sotto 
le insegne di Fabrizio Colonna, al servizio della Spagna, si 
Accingeva, dopo la grande vittoria francese di Marignano, ad 
attraversare la Marca per tornare nei pressi di Roma. Il Co- 
°nna doveva passare per Montecchio (Treia) dove i suoi sol- 

(1) Morto prima del 1491. Vedi Vita spirituale, pp. 12-17. 

(2) Lili II, 289 e Santoni M. Investitura di Giovanni Maria Varano 
1878°^) ^ ( ? amerino ’ P er nozze Bruschetti-Caroccio, Camerino Borgarelli, 






















































































































































































































































728 


PICENUM SERAPHICUM 


dati avrebbero recati danni gravi con requisizioni e saccheggi, 
come solevano quasi tutte le milizie mercenarie d’allora. Sol¬ 
lecitata dalla comunità di Montecchio, a cui professava ob¬ 
bligo di gratitudine, la nostra abbadessa si affrettò colla let¬ 
tera del 6 dicembre a pregare il Colonna di voler risparmiare 
nel suo cammino i Montecchiani e di collocare le milizie in 
altre terre « opulente e grasse » massime al confronto di 
Montecchio già provata da altri passaggi. (1) Certo, non era 
conforme allo spirito francescano consigliare ad un capitano 
di ventura di preferire una terra ad un’altra per gli allog¬ 
giamenti delle soldatesche che dappertutto lasciavano tracce 
funeste di loro presenza : ma era pure il minor male che da 
quel consueto e inevitabile flagello fossero fatte immuni le 
terre più povere. 

Ignoriamo quali fossero i beneficii mentovati da Suor 
Battista, che la facevano riconoscente verso la comunità di 
Montecchio. Forse è da credere che essi consistessero in larghe 
elemosine fatte al monastero delle Clarisse di Camerino, che 
nel secolo XVI dovette essere il più ricco della diocesi. (2) 
Benché il suo monastero fosse stato provveduto di rendite 
adeguate ai bisogni di numerosa famiglia monastica, pure 
Suor Battista, forse per il numero crescente delle monache, 
non si peritò di chiedere elemosine anche fuori del piccolo 
stato di Camerino. Del principio del 1521 ci resta memoria 
di una sua istanza al comune di Sanseverino di due salme 
di grano e si sa che al cominciare dell’anno seguente ella si 
recò in quella terra insieme con altre sei monache e vi ricé- 

(1) Vedi la lettera di Battista Varano a Muzio Colonna in Opere 

spirituali p. 349- Assai probabilmente la lettera di Suor Battista, che al 
compianto can. Santoni, primo editore d’essa, fu comunicata dal conte 
Broglio-Masucci di Treia che la possedeva, fu spedita al comune di Mon¬ 
tecchio, ma ivi restò e non fu mai rimessa a Muzio Colonna, perchè alla 
fine del 1515 non si avverò il temuto passaggio di lui per la Marca. 
Muzio il 16 ott. 1515 era nel Bolognese e sino al 21 settembre I5h> 
compare in più luoghi dell’Emilia (M. Sanudo, Diarii, XXI, col. 231, 
XXTT, 284, 294, 617). Nel dicembre del 15 doveva trovarsi a Verona 
con Fabrizio Colonna (Ibid. XXI, 422). Passò poi per la Marca bassa, 
nell’ottobre del 1516 e morì per un colpo di cannone, mentre tentava di 
penetrare colla forza a Fermo. Cronache di Fermo , p. 254. - 

(2) Montecchio non ebbe il convento delle Clarisse prima del 160' 

Turchi 0. Camerinum Sacrum, Roma, 1762, 319-320. 




PICENUM SERAPHICUM 


729 


vette oneste accoglienze e somministrazione di cibi a titolo 
di carità. E dai San se veri nati ebbe accompagnamento di ca¬ 
valli e fanti per tornare a Camerino. (1) I rapporti di San¬ 
severino con Camerino, tante volte ostili per i soliti contrasti 
i confini e per il conteso castello di Gaglioffi, erano allora 
pacifici. Quel Giovanni Maria Varano che, nel novembre del 
1502, durante l’effimera restaurazione varanesca seguita alla 
congiura della Magione contro il Valentino, s’era sfogato con 
depredazioni nel contado di Sanseverino, (2) per estorcer de¬ 
naro, ora, principe imparentato col papa, meritava rispetto 
tanto più che gli Otttoni, signori di Matelica, in passato spesso 
nemici ai Varano, s eran fatti di questi amici e parenti. 

Alla gita di Battista a Sanseverino può credersi che non 
tosse motivo unico o prevalente il desiderio d’accattare ele¬ 
mosine. Non è inverosimile che la visita di Suor Battista nei 
PJ™ 11 mesi ^1 1522, quando doveva ancora tenere l’ufficio di 
abbadessa del suo monastero di cui appare investita l’anno 
precedente, avesse sua ragione in un invito fattole dalle Cla¬ 
risse di Sanseverino. Qui era venuto meno fin dalla metà 
del Quattrocento l’antico monastero delle Suore di S. Damiano 
m S. Salvatore di Colpersito, la cui fondazione i documenti 
aei Dugento assegnano a S. Francesco: ma dal 1519 la regola 
J* 1 S \ Chiara si professava nel monastero di S. Maria delle 
razie o di Summonte (oggi S. Pacifico) sorto, a quanto pare, 
hel secolo XV per accogliere alcune donne del terzo ordine 

j J 1 ) « 17 * g enn - 1521 - Quarto, super petitione domine Sore Baptiste 
e varano que petit elemosinala prò suo monasteri salmas duas grani, 

l,,m °°r dere »• i rch ' comunale ài Sanseverino, Riformanze, vo¬ 

tole 1518-1523, c. 246. L’oggetto doveva essere trattato nel consiglio 
credenza. Manca la risoluzione. 

« Sore Baptiste de Varano cum sex monialibus huc se conductis, 
FO elemusma, in duas viees in pane, vino, carne et lignis fior. tres. 
Qon. unmn cum dimidio. Sore Baptiste de Varano in recessu a terra 

• Oevenm prò comitiva eidem data videlicet prò victura septem equo- 
12 e ™ ram P edltum cum duobus civibus per duos dies floren. 5 bon. 

• Ihome de Borgiano destinato Maceratam cum literis in duabus 
dìo* ]s er < leK 9.uatuor, item cum Sora Baptista et cum equo per duos 
cor! j- Camereuum C um literis, in totum floren. 1 bonon. 28 ». Arch. 
v - ./ i - S ' Sev ‘ Intr01 tus et exitus, genn. — febb. 1522 c. 94 e 97. La 

sita di Suor Battista a Sansevrino è ricordata dal can. G. C. Gentili 
°pra l ordine Serafico in Sanseverino, Macerata, 1839, 95-96 
(2) Lili, II, 266, Turchi, 300. 















































































































































































































































































730 


PICENUM SERAPHICUM 


di S. Francesco. (1) 0 a giovare materialmente il proprio 
convento o a sovvenire di consiglio e di aiuto le Clarisse di 
Sanseverino fu, dunque, inteso l’ultimo atto a noi noto della 
Varano. 

Di poco anteriore alla visita di Camilla a Sanseverino è 
la lettera di lei al padre Giovanni da Fano, Minore Osser¬ 
vante, in data del 28 aprile 1521 : documento notevole non 
solo del latino facile e chiaro, benché non corretto, nè clas¬ 
sico, che la Varano scriveva, sì anche dell’autorità che ella 
godeva tra i religiosi. Di fatti qui Suor Battista — che firma 
« abbatissa in monasterio Christi Iesu ancilla inutilis » — si 
fa giudice dei detrattori di frate Giovanni da Fano, esalta 
l’innocenza di lui e afferma che per tre anni egli « veva go¬ 
vernati i frati e le suore della provincia della Marca — certo 
in qualità di ministro o vicario provinciale — con soddisfa¬ 
zione di tutti. Non ci è noto l’oggetto delle accuse e dei bia¬ 
simi toccati a frate Giovanni : ma, quali che essi si fossero, 
deve credersi che a sentenziarne non potesse indursi una sem¬ 
plice abbadessa, se al nome di lei non fosse andata congiunta 
una qualche autorevolezza e fama di serenità intelligente e 
di virtù. 

Frate Giovanni Pigli da Fano, cinque anni dopo, es¬ 
sendo di nuovo ministro provinciale, usò d’ogni mezzo ad 
impedire la secessione dagli Osservanti di Matteo da Baschi 
e dei fratelli Tenaglia, frate Ludovico e frate Raffaele da 
Fossombrone, i fondatori della Congregazione dei Cappuccini. 
Ma a Camerino non trovò più le lodi di Suor Battista, che 
era morta il 31 maggio 1524, bensì la nobile e coraggiosa 
resistenza della cognata di lei, la duchessa Caterina Cibo, 
strenua e costante protettrice dei Cappuccini. Tempra singo¬ 
larmente impulsiva questo francescano che, provinciale prima 
del 1521, scontentava molti, ricorreva nel 1526 e 1527, un’al¬ 
tra volta vicario dell’Osservanza, alla satira e ai mezzi più 
violenti per impedire la nascente riforma iniziata da Matteo 
da Baschi e nel 1534 chiedeva perdono a frate Ludovico da 

(1) Turchi, 189 e Gentili G. 0. De ecclesia septempedana, II, 225, 
241, 246, Macerata, 1837. Si osservi che un’altra ipotesi da non ricusarsi 
sarebbe che Suor Battista si recasse a Sanseverino per visitare la nuova 
chiesa di S. Maria del Glorioso riedificata tra gli anni 1519 e 1522 su 
disegno, credesi, di Rocco da Vicenza. Gentili, op. cit. 206-207. 


PICENUM SERAPHICUM 


731 

Fossombrone, già da lui perseguitato, ed entrava nella nuova 
congregazione per divenirne ardente propagatore e zelatore. (1) 
bempre le anime fervidamente contemplative e religiose 
f ^raggono a vicenda e provano il bisogno di comunicare 
tra loro in una brama comune di elevazione e di ardore quasi 
fiamme che si avvicinino salendo verso il cielo. E però è co¬ 
stante il fatto di cristiani, uomini e donne, vissuti in comu¬ 
nione di pensieri e d’atti e in corrispondenza epistolare talora 
con rapporti di discepolo a maestro, tal’altra senza superiorità 
gerarchica, con affettuosa fiducia di compagni e d’amici. Suor 
Battista indirizzò al padre Domenico da Leonessa la Vita 
spirituale, sospinta non tanto dal desiderio di lume e soccorso 
quanto dal bisogno, creato da una profonda crisi dello spirito 
cioè da uno stato di desolazione, di esprimere le vicende della 
sua vocazione e le alternative di pace e di lotta già superate 
dall anima sua e la presente tristezza. Più tardi le sùbite al¬ 
terazioni spirituali si fecero più rare e men gravi o cessarono 
fi fervore mistico si compose in un’attitudine riposata, in una 
calma aspettazione di speranze e di gioie di Paradiso, e, se¬ 
condo 1 evoluzione seguita in altri Beati e Santi, al desiderio 
e alla professione dell’umiltà e dell’annichilimento venne com¬ 
pagna la persuasione d’essere oggetto della speciale grazia di 
usto e di godere il privilegio di rivelazioni divine. Quindi 
la convinzione della propria superiorità e l’ufficio assunto di 
guidare alla salvazione le anime cristiane che, ammirate della 

XVl { Va fr anni da „ F T S À Vedano 11 Waduing, Annales Minorum 
v i, 450, il Boverio, Annales Capucmorum Lugduni, 1682 I 69 e s ss 

II 699 6 V ™ RECCI A ' Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri 

li, 622 e sgg Fossombrone, 1914. Nel 1527 in Ancona, « apud Bernar- 

fc, v ; rc ; llens r *7 °T parv ® di Gi ° vanni da f <™ 0 a n&i og us sa i u - 

is inter fratrem stimulantem et fratrem rationabilem circa observantiam re- 
gutaefratrum Mmorum, inteso a schernire i primi fondatori dei Cappuc¬ 
ci- , c , bB , A T RAGLIA . G - Swpplementum et castigatio ad scriptores trium 
Zt J- Frana ? cl J tc - R °ma, 1806, 417. Dalla lettera di Battista V™ 

che ;ì\ Gl ° Vann j ? a Fan0 ’ m data Cam erino 23 aprile 1521, s’arguisce 
fie il triennio del vicariato di Giovanni fosse dal 1518 al 1521 II Vo- 
nelle citate osservazioni mss. alla vita della Varano composta dal 
assever , a c j ie m « un istrumento di Matelica del 1518 » appare vi- 
viSriHJlVO Bernardino da Oasteldurante. Questi fu certamente 

leano dell Osservanza nella Marca l’anno 1511. Vedi un atto in data 

dXbib'vli Sr 8 " ** Fram 



























































































































































































































732 


PICENUM SERAPHICUM 


perfezione e santità della Suora, a lei si volgevano in cerca 
di consiglio. Questo secondo periodo della vita della Varano, in 
cui ella appare in vista di maestra e consigliera ai dubitanti o ai 
bramosi delle più alte virtù monastiche, era già cominciato 
nel 1501 (1) quando scrisse le Istruzioni al discepolo in cui 
manca ogni traccia delle dubbiezze dolorose e degli scrupoli 
disperati della Vita spirituale e Fautrice, stata nella religione 
e suddita e prelata, mostra di possedere la scienza delle cose 
divine ed umane, pronuncia giudizi severi sul clero e sempre 
adduce ad esempio sè stessa (2). La qual cosa può meravi¬ 
gliare anche perchè l’ignoto discepolo, che dal clero secolare 
era passato al regolare, forse tra i Minori Osservanti (3), non 
era persona indotta, anzi dalla stessa Varano è detto fornito 
di dottrina filosofica e teologica. (4) Ad un religioso, forse 

(1) Gli accenni cronologici contenuti nelle Istruzioni sono due: il primo 
(p. 162 delle Op. spirituali) è quello dove la Beata afferma che, essendo 
già nel monastero e « ignorante di tutte le cose spirituali e della Reli¬ 
gione » non comprendeva l’importanza del divieto di riferire leggermente 
ai visitatori le pretese mancanze delle compagne. « Ma dopo, quando fu 
nella Religione, ben intese la dottrina dello Spirito Santo in modo che 
se n’è stata 18 anni incirca alla religione e suddita e prelata, nè mai 
disse cosa di alcuna creatura in particolare ». Il secondo, assai più vago, 
si riferisce al tempo di 20 anni lasciato da lei passare prima di aver 
preso ad ammaestrare altrui. « Parmi che sian venti anni che tua madre 
[Suor Battista] è stata conca, cioè che in sè abbia contenuta la grazia 
prima che sia stata canale » fOp. sp. 182). Qui i 20 anni possono comin¬ 
ciare o dal manifestarsi della vocazione (1479) o dall’ingresso nel mona¬ 
stero di Urbino nel 1481. Ma il primo accenno, a pag. 162, offre elementi 
sicuri di determinazione cronologica in quanto presuppone un periodo di 
tempo in cui Battista era già monaca, ma non intendeva bene il precetto 
di cui parla, e specifica che durante i 16 anni dacché entrò in religione 
poteva essere e fu suddita e prelata (cioè vicaria o badessa), il che im¬ 
porta la necessità di far decorrere i 18 anni dalla data della professione 
dei voti cioè dal 1483. Si deve escludere il periodo del noviziato du¬ 
rante il quale mancava la possibilità dell’alterna vicenda dell’essere sud¬ 
dita o prelata. Pertanto le Istruzioni furono scritte nel 1501, non già nel 
1499 secondo opinarono lo Iaming e il Marini (p. 259) seguiti da D. Pulì? 1 
op. cit. 186. Suor Battista nel 1501 aveva 43 anni età: che ci pare possa 
conciliarsi con quell’epiteto di giovanile col quale, parlando nelle Istru¬ 
zioni della propria purità, qualifica il suo corpo. Op. spir. p. 171. 

(2) Istruzioni passim. 

(3) Non sappiamo perchè il Marini (p. 259) identificasse il discepolo 1 
delle Istruzioni coll’olivetano p. Antonio spagnolo. 

(4) Istruzioni , a p. 160 e 187 delle Opere. 


.) is< ; e P o10 doli® Istruzioni, è indirizzato il trattato 
iella punta di cuore, dal Santoni ragionevolmente 3! 
contmuazione e compimento delle Istruzioni. Qui l’altezza 

studio* 1 della °perfezfone 9 spirftuale r e “1 “tea* 

maestra di color che sanno. Ella, a proposito dell’all ! 

padre ' 

a- • 5 hiai ; a ’ non si di biasimare i suoi su- 

!L 7 • . r1 e 1 giudicarli guardiani delle mura ceremoniali della 
religione, ma non delle mura dei buoni e santi coZZi ( 1 ) 

fica - spiegazione di tale attitudine di superiorità e di cri- 
m ’u, 3e se iubia contrastare stridentemente con auell’u- 
dta, con quella sete del mal patire e col disprezzo dellWi" 
mazione degli uomini, sentimenti di ciAdMW&!ì 
prove forniscono le Opere spirituali r , Q , • fc,m e n t an te 

arcare nella convinzione 6 

t t~ m la SUa dottrina e vita fu esempio ? in ci- 

ento a molti di santità e devozione » (9) TT r / 

scrive che lo Spirito Santo leTa\ eccessoUpari™ 
anime , a “ 0 ) r0samente ’ 11 ch e è stato senza frutto df molte 

1521 8 ’“* ende > dunque, facilmente come sett’anni dono nel 

vinci’ale ^eTl’è qUaS ‘ Pari a pari, consolare un vicario’ pro 

•S ool Sr J, G r aD ” Ì di Fano ’ delle calunnie 

afferma d’avere « sostenuto 8 ] 6 ™- 1 ’ ea cIie ne ^ e Istruzioni 
m J sostenuto biasimi a torto, giudizi falsi 

Merari e presuntuosi » (4). ' ° alS1 ’ te ' 

d’animo n , 0 ". 0 ’ in s ann i am °. d fatto di una visibile mutazione 
‘ dada gioventù, quando l’ardore, le visioni le rivela. 

“ tengono 86m P re del sensibile e talora del sensuale e sono 

(1) Opere spirti. 215, 

(2) Ibid. 244-45. 

(3) Ibid. 185. 

(4) Ibid. 183. 

Anno 1915 - Fascicolo VI. 










































































































































































































































734 


PICENUM SERAPH1CUM 


congiunte con segni di esaltazione, alla maturità e alla vec¬ 
chiezza allorché subentra un misticismo più riposato, ma più 
celestiale, si avvera in quasi tutti i santi mistici, quale effetto 
dell’età e di quella ricerca della spiritualizzazione e della 
Grazia — meta dell’ascesi — alla cui presenza alludono tanti 
racconti degli ultimi anni e momenti di molti santi e beati 
d’ogni secolo. 


Vili. 

In che anno morì la Beata Battista 

Sommario : L’unica fonte autentica e sicura è il diario di Bernardino 
Lili, che segna la morte di Suor Battista alla data 31 maggio 1524. 
A questa fonte si attenne lo storico Lili. — Ma il Pascucci equivocò 
— Una tradizione, riferita dal Marini, erroneamente assegna la morte 
al 1527 : ma ricorda l’ottava del Corpus Domini che nel 1524 ri¬ 
corse il 2 giugno, giorno in cui è probabile seguisse la sepoltura di 
Suor Battista. 

La testimonianza più autorevole, e per noi sicura, intorno 
al giorno e all’anno della morte di Suor Battista e questa 
annotazione del diario del contemporaneo Bernardino Lili alla 
data 31 maggio 1524. « Morette Sora Battista Varana del¬ 
l’ordine di S. Chiara de burgo ad la quale andò el Duca a 
fare la vigilia, el mortorio, vestito longo viduile con panni e 
con una berretta alla fiorentina calata la piega de retro e con 
molti cittadini e fu fatto il sermone alla vigilia in pergulo 
nello cortile al tornare per F. Corimbo de S. Francesco » (v 
Crediamo che il Marini si apponga al vero intendendo per 
il cortile, dove fu tenuto il sermone in lode di Suor Battista, 
la corte del palazzo Varano e spiegando il fatto col contagio 
che pare allora infestasse Camerino. (2) Ma egli s’ingannò 
quando, sulla fede d’informazioni ricevute da Camerino, scrisse 
che l’annotazione del diarista si legge, priva dell’indicazione 

(1) Varia Cam. Lili t. Ili, c. 40. . 

(2) Marini op. cit. 238. Questa sarebbe, per quanto oi è noto, la soi 

menzione in documenti sincroni dell’esistenza di una tribuna, o porga® 0 » 


PICENUM SERAPHICUM 


735 


del anno, in una specie di miscellanea dove le notizie, rac- 
colte senz ordine, si riferiscono a tempi e fatti diversi. Se il 
biografo della Beata avesse avuto agio di esaminare i cinque 
lumi mss. che, sotto la denominazione di Varia Camilh 
Lili, si conservano nella Valentiniana di Camerino, avrebbe 
accertato che nel voi. Ili (da c. 3P al 5P) esiste una copia 

k onaW Beraardino Lili ( di mano dello storico Camino) 
pnn^ f comprende senza interruzioni, nè interpolazioni e 
con perfetta successione cronologica gli anni 1522-1528. Nè 

del°d dal - a delle annotazioni deriva l’autorevolezza 

on i C1 V dat ° cronol °gi c o veiifìcabile del giorno in 

P , ente ° oste P are a noi tolga ogni dubbio. 
Questa solennità religiosa ricorse nel 1524 precisamente il 

sicumafL’ C< T ° di f ista W : foate autentica e 

sicura alla quale si attennero il Lili e il Turchi (2). La me- 

esima, data 31 maggio 1524, si legge in un’antica effige della 

probabilmente anteriore alla biografìa scritta dal Pa- 

cucci (3). A queste fonti, per l’anno emortuale, dovette at- 

tingere chi compilò il cenno biografico che si legge nel de- 

culto lì llT rÌ ° ì (7 ? rÌl6 1843) Per la co u fe rma del 
culto. 11 Pascucci, male interpretando le parole del Lili U\ 

assegnò al 1525 la morte di Inor Battisi Non uso al ri^ 

nel cortile o Uggia del palalo ducale. Del resto ivi il duca Giovanni 
““iBqTnTTVr, lta ’ C !“ ,dini P i4 autorevoli, come fece nelS 

il Vedi « d ‘-o 

a histoire et de geographie, Paris, 1889, 299 303. l6) 

0 P’ • Turchi, 297 ; Pascucci, op. cit. 146. 
ti t - • nota del Santoni in Marini, 269. 
colla n n al o oi’ riferita dichiarazione concistoriale del 2 maggio 1524 
in GinH» 1 fi r ri a° n n- 6 k tra ® mi ^ 10ne ereditaria del ducato di Camerino 
una « Tl?' a d - Gl 0 V r,r M - Varan °. 6 discendenti di lei, conti- 
eec ' eo r L a ir m0 r i gl , orno dell ° stes ®° maggio morì Suor Battista Varano 

condo il lS V r 6nte i°, St ° riC ° mfcend eva il maggio del 1524, se- 
Ti n cronologico del suo antenato, il diarista Bernardino Ma il 

* KAv hLfo PeWhé ' ’T *“? ÌmL 1624 “ rimani pose 

che oÌu+l- Q r t0 svari °ne trasse in inganno il Pascucci e il Santoni 

ta ale df^or p l u 01 \° p V6r ., 1 * 1 ° s T t0 , riC ,° Lili posto al 1625 l’anno emor- 

qui non si B .tSn?d. , l I ver L o lU “ 4 " n>ri n6 “ a 801 























































































































































































































736 


PICENUM SERAPHICUM 


roso accertamento dei fatti (i), non si avvide della contrad¬ 
dizione in cui incespicava assegnando al 1525 la morte di 
Suor Battista e affermando una corrispondenza epistolare tra 
lei e il p. Giovanni da Fano la quale sarebbe indubbiamente 
posteriore. Di fatti l’ospitalità accordata ai primi iniziatori 
della congregazione dei Cappuccini dalla duchessa Caterina 
Cibo e deplorata dal ministro provinciale dell’Osservanza Gio¬ 
vanni da Fano in lettere che, secondo il Pascucci, sarebbero 
state inviate anche a Suor Battista, è del 1527 (2). Così pure 
il Pascucci crede che Giovanni da Fano entrasse nella con¬ 
gregazione dei Cappuccini dopo avere chiesto consiglio a Suor 
Battista mentre si sa che l’ingresso di Giovanni da Fano è 
del 1534. (3) Dalle cose dette si rileva chiaramente che la corri¬ 
spondenza epistolare tra padre Giovanni e Suor Battista, asse¬ 
rita dal Pascucci senza il menomo accenno al tempo di essa, non 
può in alcun modo infirmare la precisa notizia del diario libano. 

Il Marini volle dar fede a un’altra fonte che pone la 
morte di Suor Battista nel 1527. Ecco le parole di lui : « Le 
antiche carte del monistero furono rivedute nell’anno 1607 e 
ciò che fu trovato di Battista si registrò nell’ultima pagina 
dell’antica regola di S. Chiara che avevano quelle religiose, 
nella seguente forma dal p. lettore Placido da Recanati a me 
comunicata: Adesso che scimo nel anno 1607 si è trovato 
per scritture antiche del monistero qualmente la felice me¬ 
moria del Signor Giulio Varani Spaccaferro, signore della 
città di Camerino, da fondamenti costrusse et edificò il sacro 
monastero di S. Chiara nell’anno 1483 et poi ve introdusse 
la sua figliola Sora Battista, la qual noi tenemo beata et 
fondò il monasterio con la regola di S. Chiara imitando e 
seguendo il suo esempio. La qual passò da questa vita al Signore 
nell’anno 1527 otto giorni dopo il Corpus Domini. Questo è quanto 
si è trovato nelle cose antiche» (4). Che questa testimonianza non 


(1) Di ciò le prove abbondano nel libro del Pascucci, nè mancali 0 
in questo particolare quesito dell’anno emortuale di Suor Battista. A p. 1$ 3 
l’autore sembra accettare la data del Benigni : 1524. 

(2) Vernarecci, op. cit. II, 621-622. 

(3) D’Alencon P. Edovard, Tribulationes ordinis fratrum Minori 
Cappuccimorum primis annis pontifìcatus Pauli III, Roma e, 1914 1-2 1 
'Wadoingo, XIV, 450. 

(4) Op. cit. 240-241. Secondo il padre Ianning, il primo a chiamar 


PICENUM SERAPHICUM 


737 


sia stata compilata sulla fede di documenti autentici si deve cre- 
f® re P er d grosso errore di qualificare Giulio Cesare coll’epi¬ 
teto di Spaccalferro attribuito dal Lili e da altre fonti ad 
un remoto antenato di lui, Giovanni Varano vissuto nel Tre- 
De J e " t0 : la tradizione del monastero intorno ai 
atti di Suor Battista offre scarsa attendibilità, come vedemmo 
a proposito dei nomi delle suore venute da Urbino a Carne- 
ino nel 1484. Quanto al giorno, l’ottava del Corpus Domini, 
particolare cronologico il cui ricordo è verosimile che durasse 
cha g ? m nu te Uel r ^°! lastero ’ osse rviamo che questa festa religiosa 
Jìf i ro?T Sa celabra dieci giorni dopo la Pentecoste, si ebbe 
n V° 2 t 1 gl0vedl 26 maggio. Per conseguenza l’ottava cadde 
\ § mgn ?> : gÌ ° rn ° in Cui ’ Probabilmente, seguì la 
sepoltura di Suor Battista. La errata data del Pascucci, forse 
uggerita dall opera sua, trovasi ripetuta sotto l’effige della 

Mitrata t ToTe„ e tì„o da ( 2 t leSSa " dr0 Vaian ° ^ * 

■PETTO (Romito DELLA VITA DI SUOI BATTISTA VARANO 

1468 9 aprile. Nasce in Camerino dalla nobile donna Cec- 
clima di maestro Giacomo e da Giulio Cesare Varano. 

testamento già citato di donna Cecchina in data 5 ott. 1904 
e Op. sp. 5. 

1466 o 1468. La predica del venerdì santo sulla Passione di 
Cristo detta in S. Pietro di Muralto dal padre Domenico 
da Leonessa concorre a preparare la vocazione monastica. 
Op. sp 5-7. Il Venerdì santo degli anni 1466 e 1468 cor¬ 
risponde rispettivamente al 4 e 15 aprile. 

ziau« Var T fa Bartolomeo Cimarella nell’edizione vene- 

5 vìi 6 476A77 Cr ° naChe dl S ‘ Francesco di Marco da Lisbona. Acta 

1895^ 222^ INI ^ Compendio della storia di Camerino , 2. ediz. Camerino 

coni? ™ n0te del Sa t° ni al Marini > 269. Il canonico Santoni non 
al ®- der0 Ì 1 2 ? 1 annotazione del 1607 non assegna la morte di Battista 
nitf ir 10 d r Corpus domini , bensì all’ottavo giorno dopo quella solen- 
“ pero credette risolvere il problema accettando l’anno 1526 per- 

Marini “S * C ° rpU Domini ricorse il 31 maggio. Vedi la nota 28 in 








































































































































































































































738 


PICENUM SERAPHICUM 


1476-1479. La vocazione va maturandosi tra incertezze e crisi 
« In questi tre anni sempre ebbi il cuore imprigionato » 
Op. sp. 11. 

1479 (1) Sabato santo (10 aprile). Predica di Frate Francesco 
da Urbino Op. 16. Poco dopo Camilla delibera di abbrac¬ 
ciare la vita religiosa e di chiudersi nel monastero di 
S. Chiara di Urbino, p. 19. 

1480 o 1481. Visione della persona di Cristo, p. 28-29. (2) 
Assai probabilmente a questi anni appartiene la lauda di 
Camilla, p. 855. Cf. Puliti, op. cit. 183 dove la lauda e 
incompleta, Fautrice del libro non avendo conosciuta l’ul¬ 
tima edizione curata dal Santoni, (Camerino, 1897) che 
contiene anche le prime sei ottave. 

1481 14 nov. Parte per Urbino. Lili II, 230. 

1483 Scrive i Ricordi di Gesù , Op. 139, 150 (« cinque mesi 
prima della professione ») 

1483 Solenne professione dei voti. 

1484 Domenica 4 gennaio. Il padre Domenico da Leonessa, 
vicario provinciale dei Minori Osservanti nella Marca, 
« rinchiude » Suor Battista e altre otto clarisse venute 
con lei da da Urbino nel monastero di S. Maria nova di 
Camerino. Op. 37. Diario di Pierantonio Lili. 

1484 16 gennaio. Estasi prodotta dal canto della lauda di 
Iacopone da Todi « Anima benedetta Dall’alto creatore »• 
Op. 37-38. 

(11 Poiché le parole « quelli due anni e mezzo stetti colla bona vo¬ 
lontà al mondo » (p. 30) significano che tra la risoluzione di monacarsi 
e l’ingresso nel monastero di Urbino, che segui nel novembre del 14»b 
passarono 30 mesi, conviene porre il deciso affermarsi della vocazione 
nel maggio del 1479. Il p. Ianning nel commento alla Vita (Acta Sanctorum 
VII 483) colloca la vocazione di Camilla all’anno 1478 per la buona r 
gione delle parole della Beata: «.Allora presto, presto, m infermai a 
questa infermità che mai son guarita che sono mo'13 an ™ ^P' 0 J sta 
tredici anni, a cominciare dal 1491, ci condurrebbero al 1478 Questa 
indicazione contrasta, però, coll’altra dei due anni e mezzo interceduti 
tra la vocazione e l’ingresso nel monastero Lo Joergensen (p. > 

colloca la predica di fr. Francesco nel 1477 Ma ì tre anni che ebb 
cuore imprigionato, durante i quali maturo la irrevocabile nsoluzion , 
non pare possano essere che quelli dal 76 al 79. 

(2) Si noti che dopo la decisione di monacarsi Camilla P atl . 
malattia mortale di sette mesi e che solo dopo altri sei mesi di preg 
ottenne la grazia della visione, p. 27 e 28. 


PICENUM SERAPHICUM 


739 


1484 Frate Pietro da Mogliano, eletto vicario provinciale, 
imprende a dirigere la coscienza di Suor Battista Op. 39. 
1484 Settembre. Confessione generale al vicario Pietro da 
Mogliano. Op. 40-41. 

1488 Agosto e settembre. Scrive i Dolori mentali di Gesù 
Op. 54. 

1488 11 ottobre. Scoppia la crisi spirituale. Op. 54. 
1488-1490 Stato di desolazione , causa dell’autobiografìa spi¬ 
rituale. p. 55. (1) 

1490 25 luglio. Muore nel convento di S. Pietro di Muralto 
dei Minori Osservanti in Camerino il p. Pietro da Mo¬ 
gliano, p. 86. Questi, passando per Camerino, dove il po¬ 
polo lo chiamava il frate santo, quando si recò al capi¬ 
tolo tenuto in Urbino (probabilmente nel 1489), visitò il 
monastero di S. Chiara. Nel momento di uscire dalla 
chiesa di S. Maria Nova per tornare al convento di 
S. Pietro fu circondato e premuto dalla folla che lo ve¬ 
nerava, onde per lui trepidarono Suor Battista e le altre 
monache, p. 84. 

(1) La Beata, scrivendo nel febbraio e nel marzo del 1491, assevera 
essere quasi tre unni che dura l’occulta piaga, p. 3. Il che implica che 
la crisi era incominciata nel 1488. E ciò si argomenta in modo sicuro 
anche da quanto suor Batt. dice intorno al tempo in cui prese a scri- 
i Dolori mentali p. 53, 130. Dunque « l’agosto nel qual tempo era già 
cominciata la mia crudel battaglia » (p. 53) è certamente l’agosto del 
1488. Dottava di 8. Francesso in cui fu dai nemici percossa e battuta cor¬ 
risponde all undici ottobre dello stesso anno. A questo tempo si riferi¬ 
scono le parole : « il pozzo della diabolica malignità fu aperto che per 

10 anni era stato rinchiuso » p. 54. Esse fanno credere che il trionfo della 
vocazione sia del 1478 secondo l’opinione del p. Corrado Janning. Ma 
la chiusura del pozzo potrebbe coincidere con quello stato di purificazione 
spirituale che precedette la vocazione. Se non che « il diluvio delle 
abissali misericordie » che si aprì dopo la vocazione, (p. 20) pare con¬ 
suonare colla chiusura del metaforico pozzo. Se, come par verisimile, i 
Ricordi di Gesù, scritti cinque mesi prima della professione, sono del 
1483, i cinque anni trascorsi tra la rivelazione di essi da parte di Gesù 
a Camilla e la redazione che ella ne fece in Urbino (p. 148), ci ricon- 

urrebbero pure al 1478. Ma, come abbiamo detto, questa data della vo¬ 
cazione non si concilia coi due anni e mezzo passati in Camerino avanti 

11 noviziato e colla data dell’ingresso nel monastero di Urbino. Suor 
attista, massime nella Vita, non neglesse l’ordine cronologico, anzi 

enne conto dell’elemento tempo pur nella descrizione degli stati d’animo. 
Ma non è àgevole accertare e coordinare le sue indicazioni cronologiche. 








































































































































































































































740 


PICENUM SEBAPHICUM 


1490 settembre. Colloquio col p. Domenico da Leonessa, p. 56. 

1491 gennaio. Ricopia i Ricordi di Gesù, p. 139, 151. 

1491 27 febbraio. Comincia a scrivere la Vita spirituale, p. 2. 

1491 13 marzo. Pone termine alla Vita spirituale, p. 59. 

1491 21 marzo. Indirizza e invia al p. Domenieo da Leonessa 
i Ricordi, 139. 

1491 luglio. Scrive il Transito di Pietro da Mogliano. La 
data di questa scrittura risulta da quanto l’autrice af¬ 
ferma a p. 89 e 91. 

1492 28 marzo. Conosce il p. Antonio spagnuolo della con¬ 
gregazione degli Olivetani, p. 103. 

1501 Scrive le Istruzioni al discepolo. 

1502 maggio o giugno. Con Suor Angela Ottoni, e forse con 
altre monache, è mandata a Fermo da suo padre per pre¬ 
servarla dai pericoli dell’assedio di Camerino da parte 
delle milizie borgiane. I priori di Fermo inviano le mo¬ 
nache di Camerino in Atri. Cronache di Fermo , Firenze 
1870, 240, 241. 

1505 Suor Battista e Suor Angela Ottoni a Fermo fondatrici 
del monastero delle Clarisse. Breve di papa Giulio II, 
28 genn. 1505. 

1507 3 febb. Quale abbadessa del monastero, compone una 
lite con un tale di Acquacanina. Arch. not. di Camerino. 
Rogiti di Bartolomeo d’Antonio. 

1508 18 gennaio. Dona alcuni animali domestici a un Piero 
Bartoloni. Pare fosse allora semplice suora. Ibid. ibid. 

1508 21 ottobre. Insieme colla badessa Francesca di Giovanni 
Bertuzi paga il prezzo di una casa comperata dal mona¬ 
stero. Ibid. 

1510 13 settembre. Partecipa ad un atto di quietanza che il 
monastero, coll’intervento di tutte le suore, fa ad un 
fratello di due di esse. Arch. not. di Camerino, Rog. di 
G. B. di Angelo. 

15113 giugno. Presenzia ad alcuni atti testamentari che, a certe 
condizioni, favoriscono il monastero. Rog. diBart. d’Antonio. 

1511 2 novembre. Morte di Giovanna Malatesta-Varano. 

1512 7 agosto. E’ presente all’annullamento delle disposizioni 
del 3 giugno 1511. Rog. di Bart. di Antonio. 

1515 6 dicembre. Quale abbadessa scrive al cognato Muzio 
zio Colonna, Op. sp. 349. 


PICENUM SEBAPHICUM 


741 


1521 23 aprile. Suor Battista, abbadessa, scrive al p. Giovanni 
da Fano Ibid. p. 339. 

1522 primi mesi. Si reca a Sanse verino. Documenti dell’arch. 
comunale di Sanseverino conosciuti, ma non citati da 

. C. Gentili, Sopra l’ordine Serafico in Sanseverino, 
Macerata, 1834, 96. 

1524 31 maggio. Muore nel suo monastero. Diario di Ber¬ 
nardino Lili nella Valentiniano di Camerino, Varia C. Titt.t 
III, c. 40. 

B. Feliciangeli 


PÀGINA D’ORI 


I òue BB. fratelli Pacifico eò Umile 
della fDarca 

« Nella decta provincia della Marca, dopo la morte di 
sancto Francesco, furono due frategli ne V Ordirne ; l’uno ebbe 
nome frate Humile, et l’autro frate Pacifico, i quali furono 
nuomim di grande sanctità et perfeqione; e l’uno , cioè frate 
rumile, stava nel luogo di Soffiano et ivi si morì; l’autro stava di 
famiglia m uno altro luogo, assai di lungi più di lui. Come piac¬ 
ene a Dio , frate Pacifico un dì standosi in oratione in luogo soli¬ 
do, fu rapito in estasi , et vide l’anima del suo fratello frate 
ramile andare in cielo diritta, sanga ninna retardatione o im¬ 
pedimento , la quale allora si partiva dal corpo. Adivenne poi 
^ dopo molti anni questo frate Pacifico che rimase , fu posto 
m fdmigha nel detto luogo di Soffiano, dove il suo fratello era 
norto. In quel tempo, a petitione de’ Signori di Brunforti, mu- 
drono il detto luogo in un altro ; di che, tra l’autre cose, eglino 























































































































































































































742 


PICENUM SERAPHICUM 


traslatarono le reliquie de’ sancii frati eh’erano morti in quel 
luogo , et venendo alla sepoltura di frate Rumile, il suo fra¬ 
tello frate Pacifico si prende l’ossa sua, et sì Ile lavò con buono 
vino et poi le rivolse in una tovaglia bianca, et con grande 
riverentia et divozione le baciava, et piangeva; di che gli autrì 
si meravigliavano, et non avevano buono exemplo di lui, inperò 
eh’essendo egli huomo di grande sanctità, parca che per 
amore sensuale et secolare egli piagnesse il suo fratello; et che 
più divotione e’ mostrasse alle sue relique che a quelle degli 
altri frati, eh’erano stati di non minore sanctità che frate 
Rumile, et erano degne di riverengia così bene come le sue. 
Conoscendo frate Pacifico la sinistra imaginatione de' frati, so¬ 
disfece loro humilmente , et dixe : Frati miei karissimi, non vi 
maravigliate, perchè (a) l’ossa del mio fratello i’ ò fatto quello 
che io non (ò) fatto all’autre; inperò che benedecto sia ldio, 
che Ilo sa eh’è non m’à tracto, come credete , amore carnale; 
ma pertanto ò fatto così, inperò che quando il mio fratello 
passò di questa vita, orando io in luogo diserto et rimoto da 
llui, vidi l’anima sua per diritta via salire in cielo, et però io 
sono certo che Ile sue osse sono sancte et debbono essere in Pa¬ 
radiso. Et se ldio m’avesse conceduta tanta certegga, degli antri 
frati [della santità degli altri frati), quella medesima riverengia 
arei fatto all’ossa loro. Per la qual cosa, veggendo i frati la 
sua divota e sancta intentione, furono da llui bene hedificati 
et lodarono ldio, il quale fa così maravigliose cose a' sancti 
suoi. A laude di Christo. Amen. » (1) 

(1) Dal capitolo XLY dei Fioretti: ed. cit. pagg. 122-23. 


PICENUM SERAPHICUM 


748 


I CONVENTI DEI PP, CAPPUCCINI NELLE MARCHE 

0 5 2 5 - 1898 ) 

----- 0 — 0 --- 


Da una recente ed accurata pubblicazione del P. Giuseppe 
da Fermo, archivista provinciale dei PP. Cappuccini nelle 
Marche (1), siamo in grado di presentare ai lettori del Pice- 
num l'elenco completo di tutti i conventi che, dal sorgere di 
Questa illustre e benemerita Riforma Francescana, abitarono i 
PP. Cappuccini, compresi quelli che i medesimi abitano pre¬ 
sentemente. In questo elenco omettiamo gli ospizi e le case, 
pei che nulla aggiungono alla storica sua importanza. 

Rigorosamente parlando, l’elenco che presentiamo non è 
un lavoro storico-critico, ma una semplice guida illustrativa del- 
l interessante sviluppo della detta Riforma nella nostra regione, 
speriamo che da questa guida elementare qualche studioso prenda 
motivo per iniziare un lavoro critico sui medesimi conventi e 
così preparare un vero libro storico capace ad illustrare com- 
Vietamente la picena pvovincia dei PP, Cappuccini, 

Nel presente elenco ci siamo serviti dell 1 ordine cronologico 
non curando quello alfabetico seguito dal P, Giuseppe da termo. 


SECOLO XVI. — Primo della Riforma Cappuccina 

1. Materica 1525. - S. Giacomo. - Sussiste un pic¬ 

colo Romitorio. I PP. Cappuc¬ 
cini lo abbandonarono verso il 
1550. 

2. Cingoli 1526. - S. Michele di Monte Acuto. - 

La chiesa e l’eremitaggio si con¬ 
servano ancora, ma non appar¬ 
tengono più ai Religiosi. 


Atc 


(1) Necrologio dei Frati. Minori Cappuccini della Provincia Picena: 
ona 1914, tip. Dorica, P. Rabini, pagg. 360-379. 









































































































































































































































744 


PICENUM SERAPHICUM 


3. Abbacina 1528. 

4. Camerino 1528. 

5. Camerino 1528. 

6. Pollenza. 1528. 

7. Fossombrone 1529. 


8. Fano - Mogliano 1530. 

9. Monteveochio 1530. 

10. Camerino 1531. 

11. PlETRARUBBIA 1531. 

13. Fermo 1535. 

13. Cingoli 1538. 

14. Fabriano 1638. 

15. S. Angelo in Vado 1538. 


- B. V. dell’Acquerella - Abban¬ 
donato verso il 1585. Ora vedesi 
il solo Eremitaggio. 

- S. Cristoforo Mart. - Restano 
soltanto alcuni pochi ruderi della 
piccola chiesa. 

- S. Giov. Battista di Colmen- 
zone. - Si vedono degli informi 
avanzi del conventino; la chiesa 
esiste ancora, ma è tutta cadente. 

- S. Lucia V. M. Rimane la sola 
chiesa che è parrocchia. Il con¬ 
vento fu abbandonato nel 1538. 

- Santissima Vergine dei Ravi - 
E’ nota soltanto l’ubicazione per 
il nome superstite. 

- S. Elia Profeta - Fu abbando¬ 
nato nel 1636. Non si conosce per¬ 
fettamente il sito dove sorgeva. 

- S. Gherardo - Si vede ancora 
la chiesa, ma il convento fu de¬ 
molito per ivi riedificarne uno 
nuovo. 

- La Purificazione - Esiste ed è 
convento di noviziato. 

- S. Lazzaro Vescovo e Mart. ■ 
In questo umilissimo convento 
vi sono tutt’ora i Religiosi. 

- S. Savino al Monte Vissiano ■ 
Restano pochi ruderi in aperta 
campagna. 

- Santa Croce - E’ in possesso 
dei Religiosi i quali vi tengono 
il Collegio Serafico. 

- S. Maria del Popolo - Dopo 
pochi anni di dimora fu abban¬ 
donato. 

- Ascensione di N. S. - Fu atter¬ 
rato, ed ora se ne vedono pochi 
ruderi. 


PICENUM SERAPHICUM 


745 


16. Tolentino 

1539. 

17. Amandola 

1540. 

18. Corinaldo 

1540. 

19. Macerata 

1540. 

20. Arce via 

1541. 

21. Jesi 

1541. 

22. Pausula 

1544. 

23. Crocicchio 

1546. 

24. ClVITANO VA 

1550. 

25. Monteveochio 

1551. 

26. Ancona 

1554. 

27. Recanati 

1558. 

28. Pesaro 

j 

1559. 

29. Sarnano 

: 

1559. 

30- Ostra 

31. Scapezzano 

< 

1560. - 
1560. - 

£ 

32. Fabriano 

1562. - 


- S. Pietro Ap. - Resta oggi la sola 
chiesina. 

- Beatissima Vergine della Sportello- 
Il convento e ridotto a casolare ru¬ 
stico : la chiesina è in piedi, ma 
quasi abbandonata. 

- Santissima Trinità - Totalmente 
demolito. 

- Primo convento - Di questo con¬ 
vento non si conosce neppure il sito 
dove sorgeva. 

- S. Pietro Ap. - Fu demolito per 
costruirne uno nuovo. 

S. Croce di Tabano - Solo il pozzo 
è superstite ; del resto più nulla. 

- Cappuccini vecchi - Si vede oggi 
la sola chiesuola. 

- S. Giov. Battista - Abbandonato 
nel 1636, ed ora completamente 
distrutto. 

- S. Bernardino da Siena - Non ne 
rimane vestigio alcuno. 

- SS. Annunciata - Abbandonato 
nel 1888. 

- SS. Caterina M. e Paolo Ap. - 
Completamente trasformato in ca¬ 
serma militare e campo trincerato. 

- S. Mauro Ab. - Non ne è rima¬ 
sta traccia alcuna. 

- Primo Convento - Non si sa più 
ne ppure dove sorgeva. 

- S. Giuseppe - Abbandonato nel 
1889: ora il convento è demolito 
e la chiesa chiusa al culto. 

- Primo Convento - Distrutto. 

- S. Giov. Battista - Superstite la 
sola piccola chiesa, la quale è rare 
volte ufficiata. 

- Colle Paganello - Si vedono oggi 
soli pochi ruderi. 

































































































































































































































PICENUM SERAPHICUM 


746 

83. Gradara 1564. 

34. Cagli 1566. 

35. Morrovalle 1566. 

36. Fano 1567. 


37. Montegranaro 1568. 

38. Potenza Picena 1568. 


39. Ascoli Piceno 1569. 

40. Ascoli Piceno 1569. 

41. Filottrano 1569. 

42. Loro Piceno 1570. 

43. Pesaro 1570. 

44. Senigallia 1570. 

46. Ripatransone 1573. 


- Primo Convento - Nulla più resta, 
ed è anche incerto il sito preciso 
dove sorgeva. 

- S. Geronzio Vesc. M. - Umile 
convento nel quale vi sono ancora 
i Religiosi : mai è stato abbon- 
donato, neppure nella soppressione 
del 1867. 

- S. Michele Arcangelo - Compieta- 
mente trasformato in usi profani. 

- S. Cristina a Rosciano - Si vede 
la sola cisterna, il resto è tutto 
distrutto. 

- S. Margherita V. M. - Demolito 
per la edificazione di un nuovo 
convento. 

- Primo Convento - Demolito per 
la costruzione del nuovo. 

- 8. Maria Madd. di Lisciano - 
Rimane in piedi la sola chiesa. 

- Ascensione di V. S. Santuario 
abitato dai Religiosi. 

- Beata Vergine di Tornasano - La 
chiesa è un santuario, ma il con¬ 
vento non esiste più. 

- S. Antonio di Padova - Abban¬ 
donato nel 1887: esistono la chiesa 
e il convento quali accessori del 
cimitero. 

- S. Bernardino da Siena - Si ve¬ 
dono solamente pochi ruderi ed 
una piccola chiesa costruita forse 
con gli avanzi del demolito con¬ 
vento. 

- S. Cristina V. M. - Un rustico 
casolare indica il sito dove sorgeva 
il convento. 

- B. Vergine della Misericordia - 
Fu abbandonato quasi subito : l a 
chiesa ancora è aperta al culto. 


PICENUM SERAPHICUM 


747 


46. Treia 


47. CORINALDO 

48. Montepiorito 1574. 

49. Ripatransone 1575 

50. Sanse verino 1575. 


51. S.ElpidioaMare 1576 


52. S. Ginesio 


53. S. Vittoria 1576. 


54. Mondavio 


55. Sassoferrato 1677. 


56. Matelica 


1573. - S. Savino Vesc. M. - Compieta- 
mente distsutto nel 1811. Rimane 
la selva cinta da muro, e nel luogo 
dove sorgeva il convento è stata 
fabbricata una bellissima villa si¬ 
gnorile. 

1574. - S. Giovanni Battista - Abitato 
dai Religiosi i quali vi tengono un 
secondo Collegio Serafico. 

- SS.ma Trinità - Umile convento 
abitato da pochi Religiosi. 

- S. Croce - Tutto è stato atter¬ 
rato nella soppressione napoleonica. 

- Santissimo Salvatore - E’ il famoso 
Colpersito dove il Serafico Padre 
S. Francesco convertì Fra Pacifico 
Re dei Versi. Il convento passò ai 
PP. Cappuccini nel 1575 i quali lo 
abitano ancora. 

- S. Rocco Conf. - IPu demolita l’an¬ 
tica chiesa per costruirne una nuova 
cambiando il titolare. Non vi sono 
più i Religiosi. 

1576. - S. Anna - Tutto ridotto in pes¬ 
simo stato: la chiesa si officia rare 
volte. 

- S. Giov. Battista - Piccolo con¬ 
vento ancora abitato da pochi Re¬ 
ligiosi. 

1577. - Spirito Santo - Abbandonato nel 
1893: la chiesa è aperta al culto, 
ma il convento è trasformato in Ri¬ 
covero per i vecchi. 

- S. Paolo Ap. - Lasciato dai Reli¬ 
giosi nel 1884 : convento e chiesa, 
quasi cadenti, sono ad uso del Ci¬ 
mitero. 

1578. - Spirito Santo - Abbandonato nel 
1874: tutto è ridotto ad uso co¬ 
lonico. 






































































































































































































748 


PICENUM SERAPHICUM 


57. Osimo 

1579. 

58. Fossombrone 

1580. 

59. Urbania 

1581. 

60. Sammarino 

1583. 

61. Monte Giorgio 

1585. 

62. Urbino 

1585. 

63. Apiro 

1586. 

64. Jesi 

1590. 

65. Fabriano 

1592. 


66. Fermo 1595. 

67. Fano 1596. 

68. S.AngeloinVado 1597. 


- S. Elena Imperatrice - Nel 1648 
fu demolita la chiesa perchè ca¬ 
dente : il convento non esiste più. 

- S. Giov. Battista - Abitato da 
piccola comunità religiosa: la chiesa 
è considerata come Santuario. 

- Natività di Maria Verg. - De¬ 
molito perchè cadente e pericoloso. 

- S. Quirico Vesc. Mart. - Mai fu 
soppresso o chiuso : vi abita una. 
piccola famiglia religiosa. 

- Santissima Annunziata - Umile 
convento in amenissima posizione: 
vi sono pochi Religiosi ad abitarlo. 

- S. Antonio Ab. - Questo titolare 
durò fino al 1600 circa : convento 
chiuso. 

- S. Sebastiano Mari. - Abbando¬ 
nato nel 1890 : convento e chiesa 
ad uso del Cimitero. 

- S. Michele Arcang. - Chiesa demo¬ 
lita e convento ad uso domestico. 

- S. Giuseppe Patriarca - I Reli¬ 
giosi lo abbandonarono nel 1881 : 
chiesa aperta al culto, convento 
ad uso profano. 

- S. Lorenzo al Monte Girone - 
Chiesa demolita, convento ridotto 
a villa signorile. 

- S. Cristina V.e M. - Ridotto ad uso 
Palestra , sebbene in pessimo stato. 

- Ascensione di N. S. - Si vedono 
ancora chiesa e convento male ri¬ 
dotti: il convento è ad uso profano- 


SECOLO XVII. — Secondo della Riforma Cappuccina 

1. Macerata 1600. - Immacolata Concezione - Ora ospi¬ 

zio di mendicità, la chiesa è offi¬ 
ciata. 


PICENUM SERAPHICUM 


749 


2. Tolentino 1600. 

3. Urbino 1600. 

4. Pergola 1603. 

5. Loreto 1607. 


6. Filottrano 1611. 

7. Esanatoglia 1614. 

8. Offida 1614. 

9- Pausula 1616. 

10. Recanati 1616. 

11. Arcevia 1622. 

12. Amandola 1625. 

13. Civitanova 1625. 

14. Ostra 1630. 

13. Gradara 1632. 


16. Montegranaro 1633. 


- S. Maria Costant. - Chiesa aperta 
al culto : convento ridotto a Rico- 
vero dei vecchi. 

- Sacre Stimate - Abbandonato nel 
1892: chiesa aperta al culto : con¬ 
vento Ricovero di Mendicità. 

Maria Assunta - Tutto rovinato 
e cadente: serve di accessorio del 
Cimitero. 

- Santissima Vergine Maria - Più 
che convento può dirsi un umile 
ospizio : i Religiosi sono al ser¬ 
vizio del Santuario : verso il 1700 
hi preso come titolare dell’ospizio 
0. Serafino da Montegranaro 

- S. Lorenzo Mart. - Tutto ridotto 
ad usi profani. 

Maria Assunta - Venduto nel 1907 

- S. Pantaleone Mart. - Completai 
mente demolito per la costruzione 
di un nuovo convento. 

- S. Bonaventura Card. Doti. - Ri¬ 
dotto ad uso civile : la chiesa tro¬ 
vasi ancora nel suo stato primitivo. 

Santa Casa di Loreto - Abitato 
ancora da pochi Religiosi. 

- SS. Apostoli Pietro e Giacomo - 
Lasciato nel 1867 : chiesa aperta 
al culto: convento convertito ad 
usi profani. 

- S. Bernardino da Siena - Con- 
vento aperto con piccola comunità. 

- S. Giov. Battista - Luogo e fami¬ 
glia religiosa discreti. 

- S. Antonio di Padova - Ridotto 
ad uso civile ed in pessimo stato 

- S. Francesco d’Assisi - Ceduto al 
Vescovo di Pesaro nel 1909 

- S. Margherita V. e M. - Demolita 
la chiesa nel 1774, fu cambiato il 
titolare. 


Aitno I, 1916 - Fascicolo VI, 


47 













































































































































































































































750 


PICENUM SERAPHICUM 


17. Osino 1648. - Immacolata Concezione - Quasi 

tutto distrutto. 

18. Senigallia 1652. - S. Antonio di Padova - Ridotto 

ad uso domestico : la chiesa in pes¬ 
simo stato. 

19. Potenza Picena 1653. - S. Lorenzo Mari. - Tenuto ancora 

dai Religiosi. 

20. Pesaro 1656. - Immacolata Concezione - Comple¬ 

tamente demolito : il luogo dove 
sorgeva è indicato dal nuovo Ospe¬ 
dale di S. Salvatore. 


SECOLO XVIII. — Terzo della Riforma Cappuccina 

1. S. Elpidio a Mare. 1749. - S. Giuseppe Patriarca - Convento 

e chiesa ad uso del Cimitero. 

2. Urbania 1767. - Natività di M. V. - Convento in 

buona posizione, ancora abitato dai 
Religiosi. 

3. Montegranaro 1774. - S. Serafino Cappuccino - Abban¬ 

donato nel 1903: chiesa aperta al 
culto : nel convento vi è il Rico¬ 
vero dei vecchi. 

4. Urbino 1798. - S. Agostino Dottore - Tenuto dai 

Religiosi sino alla soppressione na¬ 
poleonica. 


SECOLO XIX. — Quarto della Riforma Cappuccina 


1. Ripatransone 

2. Canti ano 


3. Fermo. 


1817. - Santa Croce - I Religiosi lo la¬ 
sciarono nel 1905 : rimane ora ad 
uso del Cimitero. 

1836. - B. Vergine della Mercede - Ridotto 
ad Ospedale: la chiesa sussiste an¬ 
cora. 

1851. - S. Lorenzo Mart. - Ampio Con¬ 
vento con numerosa comunità. 


- ^ - 


PICENUM SERAPHICUM 


4. Trieste 

5. Ancona 

6. Fano. 

7. Filottrano 


751 


10. Jesi 

1884, 

11- Macerata 

1885, 

12. Pesaro 

1888. 

13. Senigallia 

1890. 

14. Oefida 

1893. 

ì 

15- Ancona 

1898. 


7< ‘ s - Apollinare Mart. - Dato alla 
Provincia con decreto generalizio 
del 1879. 

1. - Gregorio Illuminatore - Chiesa 
aperta al culto : convento ridotto 
a Ricovero delle fanciulle povere. 

• - L Immacolata e S. Cristina - In 
possesso dei Religiosi. 

1 Lorenzo Mart. - Venduto nel 
1909: il Convento è abitato dalle 
orlane: la chiesa è aperta al culto. 

• - S. Giuseppe Patriarca - Abban¬ 
donato nel 1889: si conserva quasi 
intatto ad uso privato. 

' Antonio di Padova - Lo abitano 
i Religiosi e conservasi in buono 
stato. 

S. Pietro Mart. - Nuovo convento 
abitato da numerosa comunità. 

- Beata Vergine di Lourdes - Con¬ 
vento nuovo abitato da sufficenti 
Religiosi. 

Immacolata Concezione - Nuovo 
e bellissimo convento: vi abita una 
borente famiglia religiosa. 

- S. Francesco d 1 Assisi - Venduto 
nel 1908. 

- L Immacolata e S. Pantaleone - 
Ottimo convento con discreta comu- 
unità religiosa : è Santuario. 

- S. Francesco d’Assisi - Novissimo 
convento : fiorente comunità reli¬ 
giosa: Studio e Capoluogo della Pro¬ 
vincia dei PP. Cappuccini. 



































































































































































































































752 


PICENUM SEBAPHICUM 


BEATO ANGELO CUHHO DEI MINOR 


.A.ZPZPTTIsrT'I STOBICO-GRITIOL 

(<Continuazione : vedi n. 4. p. 450-56) 


IV. — Quarto equivoco — Le condanne 


§. 5 .)_ 1058 : « Intelleximus , quod > (1). 

Sotto il nome del nostro Angelo Clareno il P. Eubel 
indica questo quinto ed ultimo documento il quale piu che 
nuova condanna, può chiamarsi un riepilogo della precedente, 

anzi un forte rimprovero che Giovanni XXII rivolge agli 
quisitori dell’eretica pravità i quali, dopo 1 esplicito ed asso 
luto comando della S. Sede di arrestare, cioè, il « nequam 
homo », T < idiota » ed il « quasi litterarum ignarus >> , capo 
della nefanda sètta dei Fraticelli, dovevano essere piu din 
genti e adoperare premura maggiore per impadronirsi u 
buona volta di lui e consegnarlo in mano della giustizia. 

Ecco il testo genuino della lettera pontificia: 

« 1058: Guardiano (conventus Aracoelitam) de Urbe o • 
« Min. atque inquisitori haeret. prav. in prov. Rom. m»» 

« [Ioannes XXII], ut capiant illum (Angelum de Clarin 
« qui se ministrum Fraticellorum facit. » (2) 

(1) Cfr. P. Eubel : op. cit. t. Y, p. 567 : P. Ehble, ArcMv IV, gj 

(2) E’ il titolo sintetico della lettera pontificia posto dal 
allo stesso documento. 


PICENTJM SEBAPHICUM 


758 


1334, februarii 21, Avinione 

« Guardiano fratrum Minorum in Ara Coeli de Urbe. » 

« Intelleximus, quod, si adhibere curares diligentiam ope- 
« rosam, ille nequam haereticus, qui se damnatae sectae Fra- 
« ticellorum maiorem seu ministrum generalem nominat, pos- 
« set capi. Cuna autem id Deo gratum ac nobis ac apostolicae 
« sedi acceptum existeret admodum ac fìdei catholicae tuoque 
« ordini, cui ipse cum suis.... complicibus et sequacibus de- 
« trahere non parum satagit, multipliciter opportunum, sinceri- 
« tatem tuam requirimus et in Domino attentius exhortamur, 
« quatenus praemissis consideranter attentis circa captionem 
« eamdem sic cures operosum studium adhibere, quod praeter 
« mercedem perennis praemii tuae circumspectioni devotio pos- 
« sit apud nos et sedem praedictam merito commendari. Da- 
« tum [Avinione], IX kalendas martii, anno decimo octavo. » (1) 
Il P. Eubel per provare ancor meglio che il presente do¬ 
cumento pontificio è proprio diretto contro fr. Angelo Clareno 
e che l’Angelo della Valle di Spoleto non è altro che il me¬ 
desimo, l’identico Clareno, tesse di nuovo la storia dei Frati¬ 
celli veri i quali per lui sono, anzi devono essere assolutamente 
i componenti la travagliata società cui faceva capo il Clareno. 
La lunga nota del P. Eubel al detto documento contiene i 
punti seguenti : 

1- — U Clareno, ritornato in Italia da Avignone nel 
1318, adunava egualmente i suoi frati e li reggeva. (2) 

2. — Il Clareno presiedeva la sua congregazione in 
qualità di ministro generale. (3) 

3. — Di questa congregazione esistevano anche i mi¬ 
nistri provinciali, i custodi e i guardiani (4) 

(1) Reg. Yat. t. 117, f. 252, ep. 1281. 

(2) Abbiamo già osservato quale sia il vero senso di questa reggenza: 
cfr. tutto il terzo equivoco. 

(3) Se per questa congregazione s’intende la travagliata società dei 
poveri Celestini , che erano stati sotto l’obbidienza di fr. Liberato da Ma¬ 
cerata, possiamo anche convenirne, ma se si vuole intendere la sètta dei 
veri Fraticelli, allora questo punto lo neghiamo in modo assoluto, come 
abbiamo evidentemente provato nel secondo e terzo equivoco. 

(4) Deve intendersi come nella nota precedente. 






















































































































































































































754 


PICENUM SERAPHICUM 


4. — Il Clareno, mediante un Commissario, aveva pre¬ 
mura di visitare i singoli conventi, adoperando un proprio 
sigillo, rilasciando lettere obbedienziali, diramando lettere 
circolari. (1) 

5. — I provinciali di questa congregazione, capitanata 
dal Clareno, ricevevano all’ordine i frati, e i ricevuti facevano 
voto di osservare non solo la regola, ma anche il testamento 
di S. Francesco. (2) 

6. _ Questi « Clareni » si stimavano come soli veri 

frati Minori, perchè credevano di essere eternamente dannati 
non osservando la regola alla lettera. (3) 

7. — Dicevano che Giovanni XXII non era il vero 1 
Papa, perchè distruggeva la vita evangelica di Gesù Cristo 
il quale nulla possedeva neppure in comune; e perciò le sue 
costituzioni erano nulle ed invalide. (4) 

(1) E’ la famosa deposizione del teste fra Francesco Vanni di Assisi 
sul di cui valore si è discusso nel terzo equivoco e se ne parla in seguito. 

(2) Che il Clareno guidasse in qualche modo la sua travagliata so¬ 

cietà, cioè i poveri Celestini, non lo abbiamo mai negato : che questa 
travagliata società, non potendo sempre e liberamente comunicare con 
l’autorevole compagno del defunto fr. Liberato da Macerata, avesse qua - 
cuno che ne facesse le veci, lo ammettiamo : che in questa travagliata 
società ci fosse un manifesto desiderio di ricevere dei novizi, ci conve¬ 
niamo pienamente, poiché tutto ciò apparisce dalle lettere dello stesso 
Clareno ; ma che questa travagliata società si debba o si voglia confon¬ 
derla e identificarla con la nefanda sètta dei veri Fraticelli, ciò non sara 
ma i t _ Per le lettere citate cfr. P. Ehble, Archiv., I, 354 e 556 : Co¬ 
dice Strozziano della Nazionale di Firenze XXXIX, 75. . 

(3) Come in questo punto dottrinale, così in tanti altri di simil g e " 
nere, è stata fatta non poca confusione a danno del Clareno. La seda 
apostolorum. il gioachimismo, i seguaci dell’Evangelo eterno, i fautori di 
fr. Pietro Olivi, il begardismo e tutti i veri Fraticelli si aggiravano in¬ 
torno alla regola e al testamento di S. Francesco, cadendo in _ quelle 
ereticali esagerazioni che poi formarono la base moltiforme su cui erano 
poggiati i loro vari sistemi dottrinali, e dando per tal modo ai diversi 
loro partiti quella specifica differenza per la quale si distinguevano le 
principali sètte nominate. Lo zelo del Clareno per la pura osservanza- 
delia regola moveva da un forte attaccamento alla povertà evangelica, e 
vero, ma questo suo zelo mai è caduto in esagerazioni ereticali; tanto c e 
nessuno mai è riuscito ad intaccarlo di eresia, neppure la Santa Sede. 
Non ai veri clareni, dunque, ma ai componenti gli altri gruppi di esage¬ 
rato spiritualismo deve essere applicato il comma presente. 

(4) Siamo in pieno fraticellismo settario dal quale tutta la nost 
tesi esclude il Clareno ed i suoi compagni. 


PICENUM SERAPHICUM 


755 


8. — Affermavano che per la non curanza della po¬ 
vertà anche i prelati e gli altri religiosi erano dannati. (1) 

9. — Sostenevano che S. Silvestro Papa e l’impera¬ 
tore Costantino avevano commesso un grave delitto, dotando 
la Chiesa di beni temporali. (2) 

10. — Alcuni clareni erano così spinti da affermare 
che i preti ed i superiori ecclesciastici perdevano la propria 
dignità, non osservando una vita assolutamente povera. (3) 

11. — Altri [clareni] adottavano i turpi riti di quella 
sètta che si chiama del libero spirito. (4) 

12. — I medesimi avevano molte case specialmente 
nei monti Sabini, a Roma e ne’ suoi confini. Questi conventi 
costituivano la « Provincia Romana », mentre altre provincie 
sembra che vi fossero nelFUmbria e nella Marca d’Ancona. (5) 

Tutta questa storia di puro e semplice fraticellismo prova 

(1) A confutare questo punto, che il P. Eubel applica al Clareno 
ed ai suoi seguaci, bastano le seguenti parole dello stesso Clareno : « Pre- 
cipue antera et maxime venerari et revereri oportet omnes sacerdotes et mi- 
nistros et prelatos ecclesie Christi vicarios , qui nóbis ministrant sanctissima 
Sacramenta et predicant nóbis verba vite eterne et humiliter óbedire ipsis 
in Tiiis que non sunt contra domini beneplacitum, etiam si cognoscantur 
esse peccatores. » Cfr. Breviloquium fr . Angeli Clareni ; Marciana di Ve¬ 
nezia, classe III, cod. 107, fol. 83. b 

(2) Questo comma il P. Eubel lo desume dal processo contro i veri 
Fraticelli-sètta, costruito nel 1334. Si tratta di una espressione ereticale 
uscita dalla bocca di un fanatico begardiano, fr. Francesco Guardiano 
dell’eremo di S. Maria del Monte. Cfr. P. Ehrle : Archiv. IV, p. 13. 

(3) No, non erano i « Clareni » che ciò affermavano, ma i gioa- 
chimiti e tutti insieme i fautori ed i sostenitori dell’ Evongelo eterno. 
Cfr. F. Tocco : L'evangelo eterno , op. cit., p. 191 e ss. 

(4) E’ una gratuita e disgutosa affermazione, la quale serve a far 
meglio comprendere quanto sia dannoso confondere i veri frati della po¬ 
vera vita con i Fraticelli propriamente detti. 

(5) Il P. Eubel per applicare al Clareno la lettera pontificia « In- 
telleximus , quod », si serve di tutti i documenti concernenti la sètta dei 
Fraticelli, non escluso quest’ultimo comma con il quale chiude la sua 
uota ilustrativa. Ripetiamo quanto più volte abbiamo affermato: è indi¬ 
spensabile in modo assoluto distinguere nettamente i fedeli seguaci di 
fr. Liberato da Macerata, diretti poi dal Clareno fino agli ultimi suoi 
giorni e formanti in seguito la vera riforma clarenitana, approvata dalla 
Santa Sede, da tutto quello spiritualismo fanatico e settario il quale, 
prendendo le sue mosse dai beghini, dai begardi e dai bizochi, si è poi 
fuso ed ha degenerato nella sètta nefanda degli eretici Fraticelli. Trascu¬ 
rando tale distinzione, non si verrà mai a capo di nulla. 






































































































































































































































756 


PICENUM SERAPHICUM 


solo che il famoso delinquente inquisito dal Papa, cioè An¬ 
gelo di Valle di Spoleto, era in realtà non solo un vero se¬ 
guace delle dottrine beghiniane e begardiane, ma anche un 
sedicente capitano della nefanda sètta dei Praticelli : ciò è 
fuori di ogni discussione. Ma il punto culminante e critico 
della nostra difesa non batte qui. Ritornello increscioso, ma 
indispensabile, siamo costretti domandare ancor una volta : 
l’Angelo di Valle di Spoleto è realmente il nostro Clareno ? 
Il P. Eubel lo afferma nella intestazione del presente docu¬ 
mento (1), ma con il documento stesso e con la nota illu¬ 
strativa al medesimo non lo prova affatto. Richiamiamo l’at¬ 
tenzione del lettore circa i caratteri intrinseci della prece¬ 
dente condanna (2), i quali escludono in modo assoluto che 
l’Angelo di Valle di Spoleto sia il Clareno. Questo semplice 
richiamo basta per spiegare che il presente documento è stato 
impropriamente notato dal P. Eubel sotto il nome del nostro 
B. Angelo. 

Non si pensi, peraltro, che con questa semplice risposta 
crediamo di aver risolta la difficile quistione, sfuggendo così 
i lati spinosi della medesima. Poiché ci rincresce assai di so¬ 
stenere la nostra tesi contro l’illustre continuatore del Bulla- 
rium Iranciscanum , avendo di lui grande stima, è nostro 
rigoroso dovere studiare profondamente questo punto contro¬ 
verso nella ferma speranza che sul medesimo, come su tutti 
gli altri già discussi, emerga l’intera verità, e la nostra solu¬ 
zione non pecchi nè per difetto, nè per eccesso. Anzi, per 
manifestare la nostra tranquillità in questo spinoso argomento 
e la nostra deferenza al valore indiscutibile del P. Eubel, di¬ 
remo qualche cosa di più e di meglio di quanto egli espone 
riguardo al presente documento pontificio in favore della sua 
opinione contro il Clareno, prendendo a serio esame le affer¬ 
mazioni del professore Felice Tocco le quali serviranno di 
guida alla nostra difesa. 

Dopo aver descritto i conventi occupati dai Fraticelli 
delle Marche, nell’Umbria e nella Sicilia ; dopo aver affermato 

(1) Joannes XXII mandat ut capiant illum ( Angelum de Clarino ), 
qui se mini st.mm Fraticellorum facit. » La parentesi è arbitraria, poiché 
secondo la lettera del Papa, dovrebbe dire « Angelum de Valle Spoletana » • 

(2) Li abbiamo notati nel paragrafo precedente : 948 « Ad nostri 
apostolatus. » 


PICENUM SERAPHICUM 


757 


che tutti questi conventi divisi in provincie erano diretti dal 
Clareno e dipendevano da lui come ministro generale, Felice 
Tocco continua la sua narrazione in questi termini precisi : 

« Questo stato di cose non poteva certo tollerarsi dal 
Papa, le cui bolle non avevano avuta alcuna esecuzione, e 
ben si comprende come non appena gli si presentò il destro, 
Giovanni ingiunse all’inquisitore romano di procedere senza 
riguardi contro i frati ribelli. L’inquisitore era un minorità, 
fra Simon e di Filippo da Spoleto, il quale con doppio rigore 
doveva procedere contro i Fraticelli, e come apostati dall’or- 
drne e come ribelli alla Santa Sede. E ad un altro minorità 
si rivolse il Papa, al guardiano del convento di Ara Coeli in 
Roma, perchè si adoperasse a prendere di viva forza il gene¬ 
rale stesso dei Fraticelli, che agli occhi di Giovanni era il 
piu colpevole di tutti. Nè certo il guardiano si mise all’opera 
con poco impegno, ma tutte le sue arti ruppero contro la 
fermezza dell’abate di Subiaco, che seguitò a proteggere il 
vecchio eremita fino a che non lo mise in salvo, facendolo 
partire per la lontana Basilicata. » (1) 

Tale asserzione di F. Tocco demolirebbe in gran parte 
fa nostra difesa e sarebbe assai favorevole al P. Eubel, qua¬ 
lora però avesse prove irrefutabili su cui poggiare. Difatti, 
posto che in conseguenza del rimprovero del Papa il Guar¬ 
diano di Aracoeli, sapendo che il Clareno si trovava a Subiaco 
siasi in realtà rivolto a quell’Abate per avere in mano il 
amoso delinquente, bisognerebbe riconoscere che l’inquisito 
da Giovanni XXII era senz’altro il Clareno; tanto più che 
f Abate di Subiaco, ricevuto l’ordine di arresto dal Guardiano 
di Aracoeli, lo avrebbe messo in salvo, facendolo partire per 
^ lontana Basilicata. Esaminiamo subito la fonte su cui sem¬ 
bra poggiata tutta l’asserzione di F. Tocco in questo diffici- 
fissimo punto di storia. 

Nel terzo equivoco riguardo al generalato del Clareno 
n 1 2 ® parlato di un certo fra Francesco Vanni di Assisi il quale 
fu testimonio in un processo contro i Fraticelli, processo sco¬ 
perto dal P. Eh rie nel codice 4029 della Vaticana. Quel teste 
boi lo abbiamo giudicato di poco valore, poiché nella sua de¬ 
posizione sul generalato nel nostro fr. Angelo non ha addi¬ 


li) Cfr. op. oit. p. 262-68. 

























































































































































































































758 


PICENUM SERAPHICTJM 


mostrato di essere sincero nè con sè, nè con lo stesso Cla- 
reno. (1) Ora la fonte cui ha attinto F. Tocco su la quistione 
presente è il medesimo Francesco Vanni di Assisi il quale 
depone di aver inteso dal Visitatore frate Nicolò di Calabria 
« quod guardianus Sancte Marie de Ara Celi scripserat abbati 
Sublacensi, quod darei dictum fratrem Angelum et presentaret 
domino vicepape vel ipsi inquisitori, et ex hoc gratiam conse- 
quatur ; et quod dictus abbas respondit, quod non daret eum 
si facerent eum papam sicut est papa lohannes. » (2) 

Posta la verità di questa deposizione ne risulterebbe 
evidentemente : 1. — Il Papa si lamenta con il Guardiano 
di Aracoeli perchè non ha usata tutta la sua energia nella ri¬ 
cerca del famoso Angelo di Valle Spoletana : 2. — Il Guar¬ 
diano di Aracoeli, sapendo che il Clareno trova vasi a Subiaco, 
scrive a quell’Abate perchè gli si consegni l’inquisito perti¬ 
nace : 3. — Dunque il Clareno è senz’altro l’Angelo di Valle 
Spoletana colpito da questi ultimi due documenti pontifici. 
Per tal modo questa logica conclusione sposterebbe tutta la 
nostra tesi di difesa e darebbe ragione al P. Eubel e al Tocco 
qualora però fosse avvalorata da altre prove ed il Vanni presen¬ 
tasse tutte le qualità di un teste sincero e quindi degno di fede. 

Ma vi sono altre prove, oltre la testimonianza del Vanni, 
in favore della detta conclusione logica ? sembra di no, poiché 
l’Eubel ed il Tocco non le portano ; anzi osserviamo che 
l’Eubel non parla affatto della coincidenza tra il rimprovero 
fatto dal Papa al Guardiano di Aracoeli e l’atto energico di 
questi presso l’Abate di Subiaco per impadronirsi subito del 
Clareno ; mentre Felice Tocco poggia tutta la sua asserzione 
sull’unica testimonianza del Vanni. Eppure se esisteva una 
prova forte, netta, sicura, perentoria, indiscutibile per appiè 
care al Clareno i due ultimi documenti di Giovanni XXII, 
era precisamente questa. Il silenzio del P. Eubel circa questo 
interessantissimo punto storico ed il debole appoggio di cui 
si serve il professore Felice Tocco per metterlo in vista c’im¬ 
pressionano fortemente ! 

Nessuno poi deve meravigliarsi se chiamiamo debole l’ap¬ 
poggio di cui si è servito il Tocco. Il Vanni, siamo costretti 

(1) Vedi l’intera difesa del terzo equivoco sul generalato del Clareno. 

(2) Cfr. P. Ehrle : Archiv. IV. p. 14. 


PICENUM SERAPHICTJM 


753 


a ripeterlo, e un testimonio di poco valore giuridico. Domi¬ 
nato dalla paura di compromettersi, egli nulla afferma da sè 
bastandogli di nascondersi sotto il facile e comodo usbergo 
di un semplice « audim » e per tal modo togliersi sempre 
da ogni responsabilità personale nelle sue deposizioni forzate 
e piene di pencolo. Non si dimentichi che il processo era 
contro la nefanda setta dei Fraticelli cui non sappiamo se il 
Vanni realmente appartenesse o fosse solo un timido seguace 
del Clareno: non si dimentichi che nell’uno o nell’altro caso 
egli cammina sul pericoloso bivio di compromettersi o di com¬ 
promettere : non si dimentichi da ultimo che la sua deposi¬ 
zione, oltre ad essere equivoca e sibillina è sola riguardo a 
questo punto della più grande importanza storico-critica • 
quindi, secondo ogni buon criterio, è nulla. 

Rimane una semplice osservazione. È un fatto che in 
questo periodo di tempo il Clareno si è allontanato da Su- 
biaco ed e andato precisamente nella lontana Basilicata, riti¬ 
randosi nella solitudine di S. Maria d’Aspro, dove poi morì 
iale partenza non avvalora, forse, ciò che il Vanni racconta 
uel processo del 1334 ? sì, qualora però ci fosse altra prova 
oltre la sua deposizione ; ma se questa non c’è, la partenza 
del Clareno rimane un fatto a sè, puramente isolato, non 
avente con la deposizione del Vanni altra relazione che quella 
dell anno in cui è stato costruito il processo. Peraltro non 
siamo lontani dall ammettere che la detta partenza fosse in 
qualche modo motivata dal pericolo in cui trovavasi il Cla¬ 
reno di cadere in mano degli inquisitori per i quali egli era 
sempre m sospetto e forse anche l’inquisito dal Papa. Infatti 
ai Clareno non poteva essere ignoto il processo che si stava 
costruendo contro la nefanda sètta dei Fraticelli : l'esperienza 
i tanti anni attraversati in continue persecuzioni, in mezzo 

ad ii 6 P en ° 0h doveva averlo reso assai cauto e consigliato 
ad allontanarsi per non rimanere coinvolto in quel processo 
ed essere preso proprio negli ultimi giorni di sua vita stanca, 
gora ed ornai impotente a sostenere nuovi assalti, a supe- 
aie nuovi pericoli, a soffrire nuove persecuzioni. 

fai sem P^ ce sospetto, una maligna insinuazione, una 

sa accusa da parte di coloro che lo guardarono sempre si¬ 
nistramente bastavano per mettere in orgasmo gl’inquisitori 
già pressati dal rimprovero del Papa, e farli cadere nell’ultimo 








































































































































































































760 


PICENUM SERAPHICUM 


equivoco a danno esclusivo del povero Clareno. Anzi, sotto 
questo punto di vista, non ci farebbe meraviglia se il Guar¬ 
diano di Aracoeli avesse realmente scritto all’Abate di Su- 
biaco, ed il Vanni, raccontando il fatto, fosse caduto in una 
esagerazione circa i particolari del medesimo. Ad ogni modo 
la nostra tesi non rimane indebolita neppure da quest’ultima 
osservazione, ed il Vanni resta per noi quello che è in realtà, 
vale a dire unico ed equivoco testimonio in un fatto che rie¬ 
piloga e contiene tutto il valore storico o per la inevitabile 
condanna, o per l’assoluzione definitiva del nostro B. Angelo 
Clareno. 

* 

* * 

Arrivati, grazie a Dio, al termine di questa prima parte, 
contenente i quattro equivoci sui quali abbiamo condotta la 
nostra difesa, non ci rimane altro che manifestare con tutta 
schiettezza un pensiero che potrebbe in qualche modo gio¬ 
vare ai dissidenti in quistione. Alcuni, forse, saranno meravi¬ 
gliati delle nostre franche e sicure affermazioni in questo 
diffìcile e spinoso argomento, giudicandoci o ignoranti di altri 
documenti che provano il contrario, o colpevoli pertinaci nei 
sostenere per partito preso una causa, magari a danno della 
storia e della critica moderna, circa un personaggio già di¬ 
scusso e riprovato dalla stessa storia e dalla medesima critica 
moderna. Se realmente ci fossero di questi giudici a nostro 
riguardo, in fatto della presente difesa, crediamo nostro do¬ 
vere fare ai medesimi una breve e semplice osservazione. 

Il lungo e laborioso nostro studio ha avuto una sola ed 
unica base consistente negli stessi documenti dei quali si sono 
serviti colox’o che hanno un concetto del tutto opposto a 
quello che abbiamo noi riguardo al Clareno. Abbiamo preso 
i punti più salienti e quindi più combattuti : la mistificazione 
del nome, il fraticellismo come germinazione clarenitana, d 
generalato di questa sètta nella persona del Clareno, le sue 
condanne quali risultano dal Bullarium Iranciscanum indicate 
sotto il nome di Angelo Clareno. Ora, dai meno benevoli alla 
storica e veneranda figura di questo povero reietto, incom¬ 
preso e perseguitato, sono stati messi in luce, spiegati e di¬ 


PICENUM SERAPHICUM 


761 


scussi vari documenti approvanti la sua apostasia, la sua per¬ 
tinacia rivoluzionaria, la sua propaganda eretica, il suo regime 
settario, le sue energiche e terribili condanne. Ebbene, uno 
studio più analitico sopra i medesimi documenti ci ha dato 
un risultato del tutto opposto. Esistono realmente altre prove 
in contrario e più forti per gettare a terra le nostre conclu¬ 
sioni ? ci si permetta di dubitarne. 

Gl’illustri scrittori che abbiamo combattuto con la pre¬ 
sente tesi sono a noi superiori per valore storico e per forza 
polemica: in ciò non vi è dubbio alcuno : dato pure che la 
nostra difesa riuscisse trionfante nel campo della critica im¬ 
parziale, mai perderemmo quella stima che sempre abbiamo 
avuta per i medesimi. Ed è precisamente questa stima che 
c’impedisce di pensare alla esistenza di altri più espliciti e 
più forti documenti contro il Clareno, poiché se tali docu¬ 
menti ci fossero, i nostri illustri scrittori li avrebbero non solo 
conosciuti, ma se ne sarebbero giovati per rafforzare il loro 
modo di vedere e di giudicare in proposito, sopprimendo sen- 
z altro tanti « videtur » e tanti « fovsan » dei quali sono 
piene le loro affermazioni. Ecco perchè non ci siamo presa 
premura di fare una ricerca più accurata per scoprire argo¬ 
menti nuovi : sicuri che le ricerche sono state fatte dai più 
competenti, tutto quanto ne è venuto fuori ha formato la 
base del nostro studio e dei nostri giudizi: in forza degli 
stessi documenti abbiamo confutato le conseguenze dei nostri 
avversari. 

La tranquilla serenità con la quale abbiamo seguito passo 
passo il nostro studio ci ha resi sicuri di non mettere il piede 
in fallo : da tutto l'assieme dei confronti analitici ci è risul¬ 
tata la verità cui abbiamo aderito spassionatamente, forse 
alcune volte rendendoci alquanto audaci; però questa nostra 
fermezza mai e da nessuno potrà essere giudicata come una 
pertinacia colpevole. Solo colui è pertinacemente colpevole il 
quale si ostina a rigettare la verità indiscutibile, sostenendo 
l’errore certo ed approvato dai competenti o da una suprema 
autorità. E’ evidente, pertanto, che non sarebbe qui il caso 
di affibbiarci un simile rimprovero, solo perchè ci siamo ser¬ 
viti di quella innocua libertà di discussione, su di un fatto 
quistionabile, la quale è e deve sempre essere di diritto co¬ 
mune nel vastissimo campo di ogni buona e sana critica, 


































































































































































































































762 


PICENUM SERAPHICUM 


senza pretendere d’imporci a chicchessia e senza mancare di 
rispetto ai sostenitori dell’opinione contraria. 

Siamo riusciti a diradare le tenebre avvolgenti sinistra- 
mente la storica figura del nostro Clareno ? Agli studiosi se¬ 
reni, imparziali, impercritici la franca e leale risposta ! 

(Continua) pcp. 




I NOSTRI SANTI (1) 

Martirologio Piceno 


8. — B. Antonio da Monteccicardo (2) 

« Maceratae, Beati Antonij a monte Sicardo, Confessoris: 
vitae perfectione et miraculorum gloria illustris. = Hic tanto 
perfectionis ardore aestuabat , ut licet apud Patres Observantes 
faìna miraculorum iam corruscar et, ad patres tamen Capuci- 
nos convolarit, inter quos sanctissime vitam finivit. » (3) 

Il P. Arturo poggia il presente elogio biografico sull’au¬ 
torità di Marco da Lisbona e del P. Zaccaria Boerio ; (4) il 
primo fu contemporaneo al Beato, anzi proprio nell’anno in 
cui questi morì santamente a Macerata (1650) il da Lisbona 
dava gli ultimi ritocchi alle sue Cronache: il secondo dista 
soli sessantadue anni dalla morte del Beato, avendo pubbli¬ 
cato gli Annali nel 1612. Il P. Arturo, pertanto, tenendo 
conto delle asserzioni dei due citati storici, è attendibilissimo 
e la sua biografia regge senza meno alla critica più rigorosa. 
Non si dimentichi poi che dalla prima edizione del Martiro- 

(1) Continuazione , vedi fascicolo n. 4, p. 492-601. 

(2) Piccolo paese in provincia e diocesi di Pesaro. 

(3) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 240-41, 4 giugno. 

(4) Da Lisbona, ed. di Napoli 1680, parte 3., lib. IX, cap. XV, 
p. 691, n. 49 : P. Z. Bobbio, Annali, t. I, anno 1660, § 14. 


PICENUM SERAPHICUM 


768 


logio (1638) alla morte del Beato erano trascorsi soli ottant’otto 
anni. Ecco ciò che dice il da Lisbona : « Frat’Antonio da 
Monte Sicardo , stando ancora ne gli Osseruanti, haueua nome 
di fare miracoli, e finì santamente la sua vita ne' Cappuccini. » 
Nel Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Pro¬ 
vincia Picena, (1) troviamo che il Beato nacque nel 1470, 
fu maestro dei novizi e Vicario Provinciale. 


9. — B. Antonio da Urbino 

« Ripae-Sardanae (2) apud Castrum Piani-meleti, non 
longe ab urbe Fanensi : Beati Antonij, Confessoris: Tertiarij : 
Poenitentiae operibus, et signis admirandis conspicui. = Patria 
Urbinas, frater germanus B. loannis de quo 22 Augusti. Ter- 
tiarius erat, vitamque duxit eremiticam prope Urbinum : ubi 
dignos poenitentiae faciens fructus, sanctissime obiit, miraculis 
clarus. » (3) 

Marco da Lisbona (4), Vitale da Algezira (6), Antonio de 
Sillis (6), Pietro de Salzar (7) Luca Waddingo (8) sono gli 
scrittori citati dal nostro Martirologio per la breve biografia 
di questo Beato. Il più antico è Marco da Lisbona (1660), il 
quale sotto l’anno 1438 afferma che: « Nella medesima Città 
« [di Urbino] due fratelli delPistesso Ordine [Eremiti Ter- 
« ziari] fecero gran frutti di penitenza, e furono da Nostro 
« Signore honorati con miracoli ; l’uno si chiamaua Giovanni 
« eh’è sepolto nella Chiesa della Monache del Gesù ; e l’altro 
« si chiamaua Antonio, questo hauendo (come il fratello) 
« abbandonato il Mondo, visse santamente in un Eremo so- 
« litario. » (9) Non possiamo riferire ciò che dicono gli al- 

(1) Ancona 94, tip. Dorica, 7 gennaio. 

(2) Ripae-Sardanae, Saltava , comune in provincia di Pesaro, diocesi 
di Fano. 

(3) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 66-57, 6 febbraio. 

(4) Croniche, parte 3., lib. I, cap, 58, an. 1438. 

(5) Arbor Eptlogica totius Ord. Frane. 

(6) Reg. tertii Ordinis, cap. I. 

(7) Lib. IV, cap. 25. 

(8) Annales, 1. ed., t. V, an. 1425-XIII ; 1432-XXVII. 

^(9) Ediz. di Napoli 1680, parte 3‘, lib. I, cap. LVII, n. 136, an. 





























































































































































































































764 


PICENUM SERAPHICUM 


tri quattro scrittori citati dal P. Arturo, perchè non ne pos¬ 
sediamo le opere. Ecco ciò che dice il P. Waddingo : 

« Eiusdem insti tu ti [Eremiti Terziarj] fuerunt, eiusdem- 
« que ferme temporis [1432].... Ioannes, et Antimus (corrupte, 
« apud Marcum Ylyssiponensem Antonius ) germani Fratres 
« eadem vrbe [Urbini] oriundi, etiam miraculorum patrato- 
« res quorum posteri or eremiticam, et asperam duxit vitam 
« in devotissimo eremitorio Ripae Sardanae apud Castrum 
« plani Meleti, non longe ab vrbe Fanensi. Hic postea po- 
« suerunt sibi habitaculum Minoritae ; sibi ob aeris intempe- 
« riem aedificato altero sub titulo S. Mariae prope Fanum, 
« et sancti Lazari templum, deinde tertio intra vrbem ex- 
« tructo, secum duxerunt tanquam thesaurum non spernen- 
« dum, huius sancti viri reliquias. » 

L’anno 1432 è forse quello della morte del Beato ? In 
caso affermativo la distanza da Marco da Lisbona, e molto 
più quella dal Waddingo, sarebbe alquanto impressionante. 
Abbiamo peraltro Mariano da Firenze il quale, ventisette anni 
prima del da Lisbona, ci dà del Beato quasi la medesima 
biografia : « Antimus [Antonius], germanus eius [Ioannis de 
Urbino ],smò eadem Regula [Tertii Ordinis] heremiticam vitam 
duxit in heremitorio Ripe Sardane, quem Deus in vita et post 
miraculis illustrava. > (1) 

10. — B. Antonio Puro da Fabriano 

« Eremitae propre Fabrianum, Beati Antonij Puri, Con- 
fessoris. = In Conventu Eremitae extra Fabrianum, plurima 
virtute emicuit. » (2) 

Il P. Arturo poggia questa biografia su l’unica testimo- 
monianza del Waddingo : « An. 1422. In Conventu Eremitae 
« extra Fabrianum, plurima virtute emicuit Fr. Antonius 
« Puerus, vel Purus, cuius felicitati invidens Daemon, ex 
« alto loco in hortum Fratrum deiecit. Qui ipsum viderunt 
« putaverunt omnino collisum, et mortuum; sed descendentes 

(1) Compendi. Chronicarum, Quaracchi 1911. tip. S. Bonav., p. 103. 
— Nel fascicolo 1. del Picenum, p. 108, è stato erroneamente detto: 
« B. Antonio da Piandimeleto », mentre doveva dire « da Urlino ». 

(2) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 856-67, 7 agosto. 


il quinterno n.4R a 

vp.-oo; e stato posposto 

vedere il prossimo quinterno. 

Spina che sf venera in questa Chiesa riporta due versi. 

Aspice viator an ego sim versus amator 
Ut vivas morior, non est dilectio maior. 

Nel publico Consilio di Città sotto il di 12 Maggio 1482 
furono decretati diversi onori alla S. Spina, e “Sri di 

mense vttMn T ’’ paS8ato = Quod fe3tum S - C ™cis de 
Sanctas^dVclY 0 °" ns " etum «st «uri solemnitas Spinse 
tae ad Ecclesiam S. Francisci custodiatur vigore huius 

creto C c ° mU " Ì8 Sub «/est i»T 

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to» ““ C ™ tatem - Et quod securitate 

Comuni. Tn 111,1 tauto grosso et siijiplicì modo fiat expensis 
, “ et Convenuta prò rata una cassa fortis cum tribus 

clavibus, vel quod inelius erit una ferrata in muro p"out 

FrTf nUS v * quibus duas teneat Comunis et una 

Fratres, vel tres si erunt quatuor. 

UOMINI ILLUSTRI 

mnìtn 1 2 •*’ Gl , ovanni Plco della Serra pio e dotto si adoprò 

del Convento e Chiesa. P 

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Chiesa nattamenti del Convento, del Portico e della 

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S p Economo attento per i risarcimenti del Convento. 

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degli archi del portico della Chiesa fece pmie l'Sione 
dpides xstos seu corda peccatorum lapidea verbo Domini 

Anno I, 1915 - Fascicolo VI. 


49 

























































































































































tri quattro scrittori citati dal P. Arturo, perone uun uc p uu - 
sediamo le opere. Ecco ciò che dice il P. Waddingo : 

« Eiusdem instituti [Eremiti Terziarj] fuerunt, eiusdem- 
« que ferme temporis [1432].... Ioannes, et Antimus (corrupte, 

« apud Marcum Ylyssiponensem Antonius ) germani Fratres 
« eadem vrbe [Urbini] oriundi, etiam miraculorum patrato- 
« res quorum posterior eremiticam, et asperam duxit vitam 
« in devotissimo eremitorio Ripae Sardanae apud Castrum 
« plani Meleti, non longe ab vrbe Fanensi. Hic postea po- 
« suerunt sibi habitaculum Minoritae ; sibi ob aeris intempe- 
« riem aedificato altero sub titulo S. Mariae prope Fanum, 
« et sancti Lazari templum, deinde tertio intra vrbem ex- 
« tructo, secum duxerunt tanquam thesaurum non spernen* 
« dum, huius sancti viri reliquias. » 

L’anno 1432 è forse quello della morte del Beato ? In 
caso affermativo la distanza da Marco da Lisbona, e molto 
più quella dal Waddingo, sarebbe alquanto impressionante. 
Abbiamo peraltro Mariano da Firenze il quale, ventisette anni 
prima del da Lisbona, ci dà del Beato quasi la medesima 
biografia : « Antimus [Antonius], germanus eius [Ioannis de 
Urbino], sub eadem Regula [Tertii Ordinis] heremiticam vitam 
duxit in heremitorio Ripe Sardane , quem Deus in vita et post 
miraculis illustrava. » (1) 

10. — B. Antonio Puro da Fabriano 

« Eremitae propre Fabrianum, Beati Antonij Puri, Con- 
fessoris. = In Conventu Eremitae extra Fabrianum , plurima 
virtute emicuit. » (2) 

Il P. Arturo poggia questa biografia su l’unica testimo- 
monianza del Waddingo : « An. 1422. In Conventu Eremitae 
« extra Fabrianum, plurima virtute emicuit Fr. Antonius 
« Puerus, vel Purus, cuius felicitati invidens Daemon, ex 
« alto loco in hortum Fratrum deiecit. Qui ipsum viderunt 
« putaverunt omnino collisum, et mortuum; sed descendentes 

(1) Compend. Chronicarum, Quaracchi 1911. tip. S. Bonav., p. Ù 1 2 '^' 
— Nel fascicolo 1. del Picenum, p. 108, è stato erroneamente detto: 
« B. Antonio da Piandimeleto », mentre doveva dire « da Urlino ». 

(2) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 356-57, 7 agosto. 


PICENUM SEEAPHICUM 


781 


Il Buongiovanni nelle memorie delle iscrizioni sopra la 
Spina che si venera in questa Chiesa riporta due versi. 

Aspice viator an ego sim versus amator 
Ut vivas morior, non est dilectio maior. 

Nel publico consilio di Città sotto il dì 12 Maggio 1482 
furono decretati diversi onori alla S. Spina, e maggiori di 
quelli praticati per il passato = Quod festum S. Crucis de 
mense Maij, in quo consuetum est fieri solemnitas Spinse 
Sane tee ad Ecclesiam S. Francisci custodiatur vigore huius 
decreti ut alise Festivitates Comunis sub pena ut est in de¬ 
creto Festi S. Sebastiani, et fiant processiones ad episcopa- 
tum primo et postea per totam Civitatem. Et quod securitate 
tantse reliquise cum tanto grosso et simplici modo fiat expensis 
Comunis et Conventus prò rata una cassa fortis cum tribus 
clavibus, vel quod melius erit una ferrata in muro, prout 
securius videbitur, de quibus duas teneat Comunis et una 
Fratres, vel tres si erunt quatuor. 

UOMINI ILLUSTRI 

M. 0 F. Giovanni Pico della Serra pio e dotto si adoprò 
molto nei miglioramenti del Convento e Chiesa. 

M. ro F. Lodovico Panta da Corinaldo Teologo contribuì 
anche esso nei riattamenti del Convento, del Portico e della 
Chiesa. 

M. ro F. Gio: Giacomo Panta Nipote del sudetto, buon 
Teologo, ed Economo attento per i risarcimenti del Convento- 

M. ro F. Alessandro di Flaviano Costantini di Recanati 
passò con lode per tutti i gradi letterari, e per la sua reli¬ 
giosità fu adoperato in varie cariche dell’Ordine. Morì in Pa¬ 
dova adì 27 Febraro 1672. 

M. ro I • Gio : Bernardino Ciafìoni da S. Elpidio Teologo 
insigne di cui Giovanni Cinalli (?) nella sua Biblioteca vo¬ 
lante alla scanzia XII. 

M. ro F. Leonardo Zanobi da Recanati Teologo e Predi¬ 
catore. Contribuì al riattamento del Convento, e sopra uno 
egli archi del portico della Chiesa fece porre l’iscrizione : 
-Capides istos seu corda peccatorum lapidea verbo Domini 

Anno I, 1916 - Fascicolo VI. 


49 












































































































































































































































782 


PICENUM SERAPHICUM 


congregavi! in unum ut sedificent porticum ante templum 
Dei honorifìcum P. M. Leonardus Zanobius P. P. anno D.“' 
1671. = Morì nel 1673. 

M.'° F. Antonio Masi da Recanati di vita molto esem¬ 
plare e di virtù. Morì con segni di singoiar pietà in Recanati 
nel 1685. 

M. ro F. Filippo Petroni da Recanati di valente ingegno 
e buon Teologo. Si dette interamente alla pietà. Negli ultimi 
anni di sua vita visitò ogni giorno il Santuario di Loreto. 
Fu unitissimo in carità e virtù al P. re M. ro Masi. Morì l’anno 
stesso in Recanati 1685. 

§ IV. — CINGOLI (l) 

CAPITOLA HIC CELEBRATA 

1434. 15 Iunii F. Augustinus de Monte Baroccio 

1450. 19 Maii Mag.'° 

1501. 4 Iunii Mn. ro Meg. 1 2 ' Paolo (?) de Mercatello 

1557. 8 Iunii M. ro Frane. Maur. Gran. 

1676. (2) 

hanc memoriam erga Seraph. Relig. em pietati Cingulano- 
rum poni curavit. 

§ V — OSIMO 

L’anno sesto mese di Marzo del Pontificato di Gregorio 
IX erano stabiliti in Osimo, e nella Diocesi i Frati Minori. 
Lo sappiamo da una bolla di questo Pontefice, che originale 
si conserva in quell’archivio, che incomincia Ne is etc. Dat. 
Ananie idibus Martij anno VI. Con ciò viene a corregersi il 
Tossignano, che scrive esser stato fondato questo Conv. nel 
Pontificato di Papa Innoc. IV. E perchè a questo breve Gre¬ 
goriano può addatarsi qualche spiegazione a difesa dell’opi* 
nione del Tossignano, eccolo letteralmente. 

(1) Anche di questo Convento mancano le memorie storiche e vi è 
soltanto la seguente iscrizione. 

(2) Nell’elenco dei Provinciali si legge eletto il P. Domenico Con- 
tucci da S. Pietro degli Angeli M. r0 in S. T. 


PICENUM SERAPHICUM 




783 

eie 1 S r6g0rÌUS E - P “ e ì Venerabili Fratri E - Auximano Salut. 
etc Ne is qui... mvidet valeat exultare si Frates qui continentes 
dicuntur compellantur redire ad seculum quod divino intuitu 
reliquerunt Fratermtati tue per _Apl. ca scripta mandamus gua- 
enus cuna eis per litteras Aposlicas sit concessum ut recipere 
pubhca officia, vel nova exactionum aut alterius gravaminis 
ubire onera non cogantur Fratres eosdem tue Civitatis vel 
Di°c: supradictis et alijs contra literarum ipsarum tenorem 
non permittas ab aliquibus indebite molestar! molestai 

«Z;2Zlo™Z m eCOk9ÌaStì0am «PPeUtta» postposita 

j. p Per sost ®“ ere °he i Frati Minori fossero in Osimo a tempo 
di Gregorio IX perchè lo dice il riferito breve fa duopo pro¬ 
are, che pei Frati Continenti s'intendono i Frati Minori e 
non pm tosto i Terziari o i Domenicani. ’ 

fì . tem P° di Alessandro IV era in Osimo nella Chiesa 
de Minori una Compagnia di M. V. e S. Francesco, alla quale 
egli concede molte Indulgenze. Licei is etc. Dat. Viterbii VI 
idus Novembris anno 111. J 

A questo Monastero in virtù di una bolla di Sisto V con- 
lermata da Giulio II. i nostri Generali M. ro Egidio d’Amelia 
da Roma il dì 6 Maggio 1502 e M. ro Rainaldo Graziani da 
Cotignola da S. Salvator in Onda il dì p.° Giugno 1510 incor- 
porarono, e suppressero il Monastero di S. Chiara d’Osimo 
ridotto mcorrigibile. 

Nel libro delle leggi pubbliche d’Osimo scritto nel 1308 
si i ipoita un decreto al cap.° = de cereis offerendis = In 
Ecclesia S. Francisci FF. Minorimi de Auximo in Festo 
ipsius Sancii dum ibi Missarum solemnia celebrante prò 
fi 01 6 . 1 P sorum Festorum expensis comunis per Potest Con- 
talon. et Priores Cancellarium et Camerarium ofieratur unus 
cereu^ponderis trium librarmi! etc., e al cap.» = de eleemo- 
inis _ statuimus quod annuatim de mense Iulij de bonis et 
bavere nostri Comunis Fratrum. Min: S. Franciscipro tunicis 
et alijs eorum mdigentiis viginti libre dentur 


CAPITOLI 


1441, 1512, 1582, 1652, 1673, 1682, 1708, 1724, 1734. 














































































































































































784 


PICENUM SERAPHICUM 


§ VI. — CASTELFIDARDO (1). 

CAPITOLI 

1484, 1486, 1510, 1564. 

§ VII. - MONTECCHIO. 

CAPITOLI 

1442, 1596. 

§ Vili. 

CON . 10 DI CAMURANO NELLA MARCA ANCONITANA 

e fu trovata questa memoria in pergamena sotto l’altare mag. 
nel rifabricare la Chiesa (2). 

Anno Domini millesimo quadringentesimo trigesimo se- 
ptimo, die quartadecima mensis Iulii, Pontificatus Sanctissimi 
in Christo Patria et Domini nostri domini Eugenii divina 
providentia Papse quarti anno septimo. Ego Prater Petrus 
Iustinianus venetus Ordinis Predicatorum licet magnus et mi- 
serrimus Peccator sola tamen dei patientia, et Sedis A picee 
gratia Reverendi in christo Patria d. ni Ioannis de Caffarellis 
de Roma, dignissimi E. pi Anconitan. et Human, dedicavi hanc 
Ecclesiam, et hoc Altare in honorem Dei, ad nomem et me- 
moriam beati Prancisci Confessoris. In quo posui et recon- 
didi reliquias beatorum Martyrum Laurentii et Christophori, 
et Ursulse Virginia et Martyris. Et ipsa die dedi Indulgen- 
tiam unius Anni, et in anniversario huius dedicationis con¬ 
cessi Indulgentiam quadraginta dierum perpetuis temporibus 
duraturam. In cuius rei Pidem et testimonium hanccartam manu 
propria scripsi, et Terribili Sanctissimae Crucis signo signavi. (3) 



(1) Di questo convento e di Montecchio mancano le memorie e vi 
sono notati semplicemente i Capitoli Provinciali, alcuni dei quali non 
combinano colla serie posta al capo I. 

(2) Da un foglio separato scritto da un altro amanuense: Vedi Ple¬ 
num, iSeraph. fase. I, p. 45-61. 

(3) Della Custodia di Ancona mancano le memorie dei conventi di 
reLoto e Monte S. Vito esistenti nel 1771. 


PICENUM SERAPHICUM 


785 


CAPO V. 

CUSTODIA IDI IESI. 

§ I. - IESI (1). 

Tommaso Baldassini nella sua storia di Iesi pag. 68 scrive 
senza provarlo, esser stata donata a S. Francesco dai Monaci 
la Chiesa di S. Marco di antica architettura a tre navate con 
una porta di bellissimi marmi, in cui dimorarono i Prati Mi¬ 
nori fino al MCCCCXXXIX e nel MCCCLXXIII vi celebra¬ 
rono un loro Capitolo. 

Papa Alessandro IV con suo breve Cum ad promovenda 
etc. Dat. Anagnie X col. lulij an. Il concede Indulgenza alla 
Chiesa dei PP. Minori di Iesi per le Peste e loro ottave dei 
S.S. Francesco, Antonio e Chiara. 

Per le Clarisse di S. Proculo di Iesi dette in que’ tempi 
Daministe Innocenzo IV concede il privilegio di succedere 
all’eredità. Dat. Lugduni li Kal. Maij Pont. an. V. 

L’anno MCDXXXIX essendo stati obbligati i FP. Mi¬ 
nori di S. Marco ad abbandonare l’antica loro abitazione per 
le scorrerie continue di soldati nemici, i quali devastavano e 
incenerivano quanto trovavano ottenero dal Vesc. Innocenzo 
la Chiesa, e Case della Chiesa Parocchiale di S. Fiorano Martire. 

Prima di passare a S. Fiorano, e stando tuttavia in 
b. Marco l’anno 1421 Francesco Paolucci da Gualdo dona ai 
PP. Min. di Iesi un pezzo di terra. 

Papa Eugenio IV approvò con suo breve l’anno 1444 la 
donazione suddetta della Chiesa di S. Fiorano. 

UOMINI ILLUSTRI 

P. Crescenzio Grizi illustrò la sua Patria, e la sua Reli 
gione di cui fu il sesto Generale. Fu eletto Vescovo di Assisi 
ma non ebbe il possesso. 

P. Gualterio fu Vescovo di Iesi l’anno 1246. 

(1) Per seguire l’ordine usato nelle memorie delle altre Custodie 
pongo in primo luogo il convento di Iesi, quantunque nel ms. Gamba- 
lunghi sia posposto a parecchi altri. 




































































































































































786 


PICENUM SERAPHICUM 


B. F. Gabriello grandissimo Servo di Dio, e si segnalò- 
nella mortificazione, onde dal Signore ebbe il dono della con¬ 
templazione e dei miracoli in vita e in morte. Riposa alla Man¬ 
dola. Di lui parla il Martirologio Francescano ai 4 Giugno. 

F. Bonaventura religioso di dottrina, e di zelo. Scrisse 
i sermoni sopra le Domeniche di tutto l’anno. Tenne la ca¬ 
rica di Prefetto delle Missioni nella Transilvania, intorno a 
que tempi, in cui molti suoi religiosi consumarono la vita 
con il martirio. 

ISCRIZIONI 

Franciulino de Franciulini da Iesi Capitano di Fanti 
avendo servito il Papa, il Re, di Francia i Signori Veneziani 
e Principi d’Urbino con valore e con fede difesa Tortona 
combattuto insteccato e vinto messosi in camino per nova 
querela da acerba morte pervenuto qui ha deposto il suo 
peso mortale adì XI Marzo MDLIIII. Visse anni XLIII mesi 
IX e giorni XXIV. 

Angelus Islerius equestris Ordinis Comes Palatinus Flo- 
rentinorum Senensium Perusinorum Praetor honoratus alio- 
runque ac Patria optime meritus sibi ac posteris sacrum de- 
dit 1488 Ut Deo placuit almse Urbis obijt. 

Petro Simoni Islerio Corniti at equiti sapientissimo de 
Liberis de Civibus deque omnibus benemerito qui parentis 
Angelique vestigia consecutus prseter Florentiae Ferrariseque 
Prseturas non multos etiam Magistratus ac Legationes glo¬ 
riosissime gessit. Demum acriter apud Clementem VII Pontif. 
Max. prò vindicanda liberiate laborat, Viterbij morte inopi¬ 
nata heu heu cunctisque demortuum lugentibus est oblatus. 
Vixit aunos LXX. Obijt MDXXXVIII. 

Ioannes Filius prsenotissimus Patri Optimo lacrymis posuit. 

Tempore Malatestae de Malatestis Domini Resij et Do¬ 
mini Iacobi de Bonriposis de Peruxio, Episcopi et Domini 
Ardencbi de Papia Potestatis penes ripam Fluminis Aesii in- 
ventum est corpus Beati Floriani et hic reconditum mense 
Decembris 1411. Qui praecipitatus de ponte in Flumine prae- 
dicto martyrio coronatus est tempore Marci et Diocletiani 
Imperatorum, et procurante Magistro Mattheo hoc opus de- 
coratum D. Floriano Dedicat. MDXI. 


PICENUM SERAPHICUM 


787 


| MDXVII | Sanctona. miles. fueram | De gente. Robertus 
ì Quem. mage. complacuit. vivere | mors. rapuit | Siciliaeque 
Rex. dubijs | cognovit. in. armis | intrepidum. Urbini | Pesauri- 
que. caput | Quem. modo. Gravinae. Dux | Est. expertus. in 
omnes | Castrorum. curam | mortuus. hic. recubo. 

CAPITOLI 

1878, (1) 1532, (2) 1539, (3) 1549, 1554, 1637. 

( Continua ) 

P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. 

(1) Nella serie dei Ministri Provinciali (Picenum Seraph. fase. I. 
p. 47) questo capitolo è omesso, mentre la Direzione del Picenum (fase. V 
p. 672-73) lo pone un anno prima coll’elezione di P. Martino da Sammarino. 

(2) Nella detta serie è notato l’anno 6533. 

(3) Nella medesima si legge l’anno 1548. 

COLLEZIONE STORICO 

dai libri, dai giornali, dalle riviste 



X. — P. Felice Rose limi da Monsampietrangeli 

Nel presbiterio della chiesa minoritica di S. Croce in Ma¬ 
cerata, a cornu epistolae, si vede sul pavimento una piccola 
lapide rettangolare avente scolpita questa iscrizione: 

HIC JACENT OSSA 
R. P. FELICIS DE MTE. 

D. PETRI ANGELORUM 
0. M. DEFUNCTI DIE 
V JULII MDCCXCIX. 

1 PP. Pacifico da Recanati, istoriografo della Provincia 
Osservante delle Marche, ed Egidio Pagnucci da Statolo scris- 









































































































































































































788 


PICENUM SERAPHICUM 


sero la biografia di questo indimenticabile Religioso : il R.mo 
Canonico D. Enrico Bettucci di Macerata, servendosi della detta 
biografia ms. e delle memorie registrate da Antonio Natali 
sulla Confraternita delle Stimate in Macerata, (1) pubblicò, in 
occasione del primo centenario dalla morte del P. Felice, un 
opuscolo (2) dal quale prendiamo l’esatta ed intera biografia 
del Servo di Dio, senza punto trascurare le note illustrative 
che il Bettucci mette in fine del suo bellissimo opuscolo. 

Questo nostro Eroe nacque nel ridente Colle di Monsampietrangeli 
su quel di Fermo, ai 27 di Settembre 1726, da Bernardino Rosetani e 
Lucia Zocchi, che nel Sacro fonte gl’imposero i nomi di Girolamo, Fe¬ 
lice, Antonio e Serafino. Dopo una puerizia, in cui rifulse un’indole pia¬ 
cevolissima, pacifica e retta, i suoi genitori, onorati e virtuosi coniugi, e 
per sobrio costume chiarissimi, furono tutti intenti ad informare il cuore 
e la mente dell’adolescente figliuolo a religione e pietà, e di allevarlo in 
quella norma, che rado manca di condurre a sublime virtù. 

Ben presto quindi si ebbero essi ad allegrare dell’opera loro, poiché, 
educato così a retto vivere il giovanetto, fece tosto conoscere quanto 
.grande sarebbe stato in esso un giorno l’amore verso Dio, e quanto ar¬ 
dente la sua carità verso il prossimo ; mentre quel lasso di tempo, che 
gli avanzava dallo studio, a cui fu sin dai primi anni indirizzato, tutto 
dava all’orazione, e al sovvenimento dei poverelli e degli infermi. Nè 
questo pio costume cambiò egli col crescer degli anni, che anzi con mag¬ 
gior lena intese allora alla pratica delle cristiane virtù, consacrando a 
Dio tutti gli affetti del onore ed a lui votando il giglio di sua purità. 

Ma un giovanetto, che aveva già dato segni non dubbi di una così 
perfetta abnegazione di sè medesimo, non potea lungamente rimanere 
nascosto agli occhi degli uomini, e perciò Iddio, che a prò di essi lo de¬ 
stinava, non tardò molto a fargli udir la sua voce ispirandogli di dedi¬ 
carsi a vita religiosa. 

Manifestata pertanto ai suoi genitori la divina chiamata ed ottenuto 
il permesso di appagare il suo vivissimo desiderio, fu, in qualità di chie¬ 
rico, ricevuto fra i Minori Osservanti, di cui, ai 25 di ottobre dell’anno 
1744, prese l’abito nel Convento dell’Eremita in Fabriano. 

Strettosi così al Poverello di Assisi, risaltò di tratto in lui quel ge¬ 
nio e quelli virtù, che più tardi lo resero preclaro e ben viso appo tutti. 

« Imperocché dal suo volto si vide all’istante apparire quella semplicità 
« che negli uomini santi si appella virtù, e virtù tale, che rende l’uomo de- 
« gno di udire la voce di Dio — cum simplicibus sermocinatio eius. — » (3) 

(1) Voi. I, anno 1806, pag. 58. 

(2) « Il Sacìieggio di Macerata e il Martire della carità » Macerata 1899, tip- 
Sedes Sapientiae, pag. 28. 

(3) Ms. del P. Pacifico da Recanati. 


PICENUM SERAPHICUM 


789 


, , E , la , v . oce di Di ,° si , era in vero già fatta udire a lui, che dal basso 
dell’Altare maVa ® ^ aU ’ alt ° 6 Sublime grad <> di "*> ministro 

dall PaSS t t0 dlfattl » el ritiro 6 nel silenzio, non meno che nell’asprezza 

cuST *“/vf g ° r ' Z °° S '“ > 4°, Ud di5« < ‘cliLr“ ,1 a Tòno,s«re 

jjomto gradite gli tornasse questa pubblica manifestazione della sua vo¬ 
lontà di consacrarsi interamente al servizio di Dio. 

ninamT P6r far foto il gaudio di cui allora inondava il suo cuore 

piacquesi meglio indicarlo colla scelta del nome. Disse : « Ora io sento 

Reverendissimi Padri, per ciò in avviSS 

^dS^iLTSla^rim? 1 2 3 ! 11116 rÌP T C ° n S ° l6rZÌa gli studii > 6 nell’anno 
r*o, iniziato alla prima tonsura, gli vennero pur conferiti eli ordini 

detti minori, perchè pietà e studio lo meritavano. S ’ 

Tr,ai o AVVanZa f d0S1 C0SÌ dl grado in grado il buon fraticello verso Quella 
età, a cui teneva sempre fisso lo sguardo, avvenne per dir tutto in 

175i e ’off ^ msigmt0 P oi d egh ordini sacri, nella notte del 25 Decembre 

Fd V + i Per k Pnma V0lta sull ’ Allar e di pace l’incruento sacrificio 
Ed oh notte avventurata, oh memorando avvenimento !... Ci si narra che 
tra ì lineamenti della sua semplicità appariva un non so che di divine 
« e nel volto infiammato per il fervore della s. preghiIra si leievZ 

: 

r „ nnf E Stima tant0 P iù s \ acc rebbe e si fece manifesta, quando oenuno 
neUa città illT la Vlslta ; del novell ° Sacerdote? lo chiava 

gli inferni (H \ aZ? d ° Pe - afflitti ’ Per visitare e benedire 

fedS ° he ril30MT “ < > “ H ne ottene- 

I, Mentre pero 1 Fabnanesi si allietavano della presenza del servo di 
tanTTi g e ’ a d VÌ' rsì W già aperto il campo a opemre sam 

re l lo E ; a > S f ra del 5 Lugli <? 1752. Un uomo, traendosi dietro un soma¬ 
fra LlF 5 “ arn ? S1 ’ Pacchiava alla porteria del Convento ed un 

“^ d n°eli: Set 00 "* ““ ^ ^ fondante ” 

* ^ - !l 

prezza, diceva ad ognuno: « Oh che bella giornata... tutti.'., in Paradiso?, 

















































































































































































































































790 


PICENUM SERAPHICUM 


Era il P. Felice, il quale, quantunque spossato, per il lungo viaggio 
e per il caldo trafelante, pure volle, prima di ogni altro, visitare e ri¬ 
verire l’oggetto dell’amor suo, Gesù in Sacramento. 

Terminata che ebbe il buon padre la sua adorazione e implorata da 
Dio la grazia di poter quivi menare santamente la vita, uscì tosto di 
chiesa, ed entrato in Convento, si presentò al suo Superiore, e chiesto 
il — Benedicite — gli consegnò la lettera di ubbidienza. 

Il superiore, dopo avergli fatte le più liete accoglienze, lo condusse 
nella celletta di sua pertinenza, lo consigliò a prendere un qualche ri¬ 
storo, e dar quindi riposo alle stanche sue membra. 

Passò poscia il mese di Luglio nella comune osservanza delle opere 
di pietà e di religione, attese a riavviare gli studi sacri che non aveva 
ancora compiuti, e nel principio di Agosto ebbe l’incarico di andar nelle 
Feste a celebrare la Messa nella Chiesa rurale di nostra Signora delle 
Misericordie alla Villa del Boschetto dei Marchesi Picei. 

La mattina pertanto del 16, giorno sacro all’Assunzione in Cielo di 
nostra Donna, si presentò egli, pieno di quella religiosa maestà, di cui 
natura e grazia l’aveva ricolmo, ai fedeli di quella contrada, tenne loro 
un fervoroso ed insieme eloquente discorso sulla ricorrente festività e 
pregò, scongiurò poi i genitori di mandare i loro figli alla dottrina cri¬ 
stiana ch’egli avrebbe immancabilmente, ogni Domenica, a tutti inse¬ 
gnato. Vestito quindi dei sacri arredi e tutto acceso dal fervore della 
santa preghiera si fece a celebrare la S. Messa. 

Era ammirabile nel compire quest’atto solenne. Ci riferirono i nostri 
vecchi « ch’ei parea allora non più uomo, ma angelo che conversasse 
col cielo. » 

Per 37 anni tenne quella Cappellani, e non è a dire quanto egli 
ebbe a soffrire in tutto quel lasso di tempo. (1; 

La chiesuola è a quattro miglia dal suo convento, ed ei, nulla cu¬ 
rando la distanza e l’imperversare delle stagioni, scalzo ed a piedi, fra 
il caldo ed il freddo, fra le nevi e le pioggle dirotte, la durò sempre 
impassibile fino all’ultima festa (30 Giugno 1799) innanzi alla sua mor¬ 
tale carriera. 

E qui, come non ricordare i frutti ricavati dal lungo apostolato da 
lui indefessamente esercitato in tutta quella vasta campagna? 

Non lasciò passar mai alcuna festa senza indirizzare alle turbe fameliche 
che da tutte parti accorreano ad udirlo, parole di conforto e di salvezza. 
« Uomo di tutta carità non sapea mai (ci dicevano quei buoni vecchi, 
« suoi ammiratori) atterrire i peccatori con i fulmini della divina giusti- 
« zia, ma tutti a se li traeva e li confortava a penitenza colle braccia 

fi) Verificata la Vacchetta in cui i PP. solcano registrare l’applicazione delle 
Messe e il luogo dove erano state celebrate, dal 1 luglio 1752 fino al 4 luglio 179$ 
così notato : « In questo giorno per Voppressione de' Francesi , convenne lasciar 
tutto in abbandono, e darsi alla fuga , e ritrovare al ritorno , 18 Agosto, saccheggiato 
il Convento, abbruciata la Chiesa, il refettorio , ed alcune stanze : * rilevammo che 
per 29 anni continui, immancabilmejite celebrò sempre in tutte le Feste al Boschetto 
ma che poi ora in questa ed ora in quella di Rotacupa solca recarsi, e quindi che 
dai 15 agosto 1790 fino ai 30 giugno 1799, come si è detto, mai lasciò di dir Messa 
al Boschetto. 


PICENUM SERAPHICUM 


791 


« aperte della infinita misericordia. Per cui era hallo vorU^ • r , 

: ?rr ? i om,e ^ fctto C 

(Sdir. Pentìti 0hiedere » l'io perdono. » 

q c lrvS‘™ in . tovSdT ‘i “ ■"5 

^ pazi f lza ’ e la carita m ispecial modo, con cui facevasi 
\t ^ e] f 010 sgomentava assai bene il suo confratello dippmrln • 

: s™ le memorie 

• ae n 0 r g ida w„to °"rgUéSSo T ** 

; S;° t0 ^l 11 «Itimi anni del suo ottimo mortalo Hb|riXLi?“onvìen 

: ?dtiS== 

• gteiS póSrDio^orTn 

«he qui^Cb6Cn 0 eoSar rd0 pì4 ToIte “ di *° “>■“"» *>«» 

dal Convento per’recarsi afSchettZ^ópo'percTse poc^più^dTSe 
W ff s - del P- Pacifico da Recanati. 

uL Ictticciuoio ^d^oBiztL 5 !? S^rli Dio sua «*« — cameretta 
Srande inverno od estate ancljisq» il aQ i f P eic ^ in caso d intemperie, e nel 

cara madre (sempre del Bettucd) ìhe dal°nn ^ a n P 08Hd ' vi - Ci diceva però la nostra 

• che il P. Pai ice più vo^te annrofitiò Sin 6 daI padl ' 6 aV6Va udit0 scontare 

«andò la notte in continua oratone 7 ma mai 6 p01 mai del letto, pas- 































































































































































































792 


PICENUM SERA PHICUM 


miglia si avvide dell’errore commesso. Volendo allora approfittare di 
quel tempo, clie gli sovrastava per recarsi alla Chiesa, s’introdusse taci¬ 
tamente in un vano, a pianterreno della casa colonica, che vedesi oltre 
la Pieve a destra della via romana (1), e prostratosi tosto dinanzi^ alla 
maestà del Signore, che in tutti luoghi ritrovasi, sciolse a lui la piu fer¬ 
vente preghiera fino ad impallidire, tremare e cadere boccone a terra. 
Desto dal rumore il bifolco, che lì presso dormiva, spiccò dall’alto una 
scure, e là drizzando lo sguardo, dove ombra od uomo certo gli parea 
vedere, fnggi, gridò, o che io... Ah fevìnci , disse, senza punto scomporsi 
il servo di Dio, ferma o caro amico, che tempo non è ancora per me di 
cader vittima di questo ferro crudele. Ah sì, verrà, verrà il giorno fatale... 
Ma ora lasciami in pace deliziar nel Signore.... 

Cadde a tal voce la scure dalle mani di quell’uomo, di cui non e 
a dire, come si adoperasse per addurre le più ragionevoli scuse. 

Ma il Padre lo acquietò pregandolo a non farne alcun caso, ed anzi 

ad averlo per beffa e per giuoco (2). 

Ma se la virtù della santa preghiera lo inflfammiava, non meno io 
consumavo la cura e lo zelo che avea per la casa di Dio. L avresti per 
ciò veduto la mattina, appena arrivato, e sempre prima di tutti, nella 
sua Chiesetta, quantunque or bagnato da molle sudore, ed ora intiriz¬ 
zito dal. freddo, a non darsi pace e riposo finche, da capo a fondo non 
avesse, da se, spazzato il pavimento, scosse dalle panche le polveri e ri¬ 
fornito l’altare di biancheria, di candele e di fiori i più vaghi ed odo¬ 
riferi 

Qui però non devesi tacere dal riferire, come per far questo, una 
disgrazia glie ne incogliesse, e per aver fiori operasse, diremmo quasi, 

un prodigio. . , 

E’ dunque a sapersi : che nello spazzare una mattina la mccnia, cn 

allora era nella parete sinistra, venne inconsideratamente ad urtare, la 
statuetta di cera, rappresentante la Vergine Lauretana, che ivi si vene¬ 
rava, e così cadde a terra e si ruppe. Questa rottura parve esser dav¬ 
vero per il povero Padre una vera disgrazia ; poiché si narra « che tutto 
mortificato e confuso, tinto di rossore il volto, pieni gli occhi di lacrime 
e mandando dall’imo petto profondi sospiri corse tosto a darne conto ai 
padroni, e invocando da essi perdono, volle, che lo tenessero obbligat 

al rifacimento del danno. » , ti „ 

Gentilissimi quei Signori lo pregarono caldamente a non darsen 
pena : ma egli mal comportando il vuoto di quella nicchia, nella Dome; 
nica appresso vi sostituì l’immagine della Vergine del Rosario, che 

rimase fino al 1868. . * n 

Il prodigio poi, se prestar fede dobbiamo ad un suo conreligionariu 
che ce l’ebbe narrato, fu, che ornare volendo l’Altare di certi vaghissim 
fiori spuntati nell’orticello di un contadino, questi gli disse, che se 

(1) Questa casa, abitata allora dalla famiglia Giustozzi, passò poi ad essere abitata 

dalla famiglia Bettucci nel settembre del 1839 . . , lla 

(2) Questo fatto, assai noto nella contrada del Boschetto, ci venne ncoidato 
nostra genitrice (Bettucci), che l’aveva da’ suoi parenti e da quell uomo stesso, w 
garzone, più volte sentito narrare. 


PICENUM SERAPHICUM 


793 


bramava, ci fosse andato di notte a raccorli colle stesse sue mani. E ciò, 
parve dire, perchè si avea un grosso cane e mordace da cui sarebbe 
stata diffidi cosa il salvarsi a quell’ora. Ma il Padre Felice, sebbene leg¬ 
gesse nel fondo di quel cuore il rifiuto, pure non volle (forse per con¬ 
fonderlo e santamente mortificarlo^) ricusare l’offerta. La mattina pertanto, 
della prossima Domenica, in cui, dovea portarsi al Boschetto, si presentò 
solo, dinanzi all’orticello. Primo a riceverlo fu quel temuto animale, che, 
tutto placido in fiero aspetto, corse a lambirgli graziosamente la mano. (1) 

Ecco dunque chi egli era il P. Felice, quel venerabile e rispettabile 
sacerdote, quel fedelissimo seguace del poverello di Assisi, quell’eroe cri¬ 
stiano che volle tutto sacrificarsi per la salute e salvezza delle anime. 

E che così realmente fosse ce ne da pure manifesta prova il già più 
volte citato confratello dicendo : « Avea egli il P. Felice per più anni 
edificato la città ed il contado colla condotta di un vivere mortificato, 
umile, penitente, esemplarissimo, tanto che nella opinione de’ buoni go¬ 
deva stima di non ordinaria bontà : quando il rumore de’ trambusti po¬ 
litici che alla fine del secolo sconvolsero l’Europa, orribilmente faceasi 
alto sentire negli stati pontifici, e già molte città del Dominio Ecclesia¬ 
stico ne aveano sperimantato i lacrimevoli effetti, e Macerata si vide in 
istato di addivenire da momento a momento teatro di lutto, di desola¬ 
zione, di strage, di morte: il P. Felice ne vedea inevitabile questo fu¬ 
nesto momento e non sapea allontanarsi da quel luogo ove eran per ca¬ 
dere colpi fatali. » (2) 

E non si allontanò di fatto: e... noi lo vedemmo assalire coraggioso 
la breccia dell’agguerrita città, e vero Apostolo di pace, predicare la cle¬ 
menza, il perdono... lo vedemmo in mezzo all’accanimento dell’orribile 
strage, frapporsi alle baionette nemiche, per far sentire la parola di vita... 
lo vedemmo fra il tempestar delle palle, il frombolar della mitraglia sol¬ 
lecito ed impaziente di porgere ai moribondi fratelli gli estremi conforti 
della religione, di nuli’altro temendo, che di non poter giungere a tempo 
a compiere la sua missione... lo vedemmo, fra la crudeltà e la barbarie, 
fra la desolazione ed il lutto, colla fronte piagata, col volto insanguinato 
affrontare impavidamente la morte per la salute e salvezza delle anime ! (3) 

* 

* * 

Mentre accadevano i tristissimi fatti del saccheggio di Macerata nel 
1799, e la maggior parte dei cittadini non atti a maneggiare le armi 
fuggiva nell’aperta campagna e riparava ne’ paesi circonvicini o nelle 
gole delle montagne, un Fraticello.., in quella notte estrema... piena di 
ansie e di timori per il giorno avvenire... approfittando di quel silenzio 
ed eludendo la vigilanza delle scolte, uscì oltrepassate le 12, dal suo 

(1) Ci venne riferito dal P. Vincenzo Ciccarelli M. 0. di questo Convento e nativo 
di questa Città, che l’udl narrarselo da quel contadino medesimo, detto Patrassi. 

(2) Ms. del P. Pacifico da Recanati. 

(3) Questa chiusura prettamente oratoria risponde ai fatti che seguono, i quali 
occupano undici pagine dell’opuscolo del Bettucci, cioè da pag. 16 a pag. 27. 











































































































































































































































794 


PICENUM SERAPHICUM 


occupato Convento, e passando per vie nascoste, si avvicinò alla città, 
assalì coraggioso la breccia e penetrato là entro si fece tosto e dar prova 
dell’ardente sua carità. 

Convocò intorno a se gli uomini più probi e moderati, che non ave¬ 
vano alcuna parte cogl’insorgenti, nè col basso popolo, li pregò, li scon¬ 
giurò ad interporsi fra i valorosi combattenti, di cui era pur troppo salvo 
l’onore per tante vittorie riportate, e mostrando i pericoli, a cui sarebbe 
andata incontro la patria, proporre ad essi o di arrendersi a discrezione 
o almeno di venire a patti... 

La parola animata del fraticello e la fama, ch’ei godeva di santo e 
di preveggente, mossero tosto quei saggi uomini a mettere in opera tutta 
la loro autorità, perchè si desistesse oggimai dall’intrapreso ed ardito 
combattimento : « ma la forza ed il comando della città, essendo insieme 
« affidato in mano di pochi, fu motivo, che restasse impedito ogni trat- 
« tato, e si perseverasse nella guerra »... ( 1 ) 

Come il buon Padre si ebbe questa contraria risposta, corse imme¬ 
diatamente alla piazza maggiore, dove sotto ricco baldacchino e fra ceri 
ardenti era esposta la statua di S. Giuliano protettore della città (2) e, 
preso da un santo fervore, si prostrò piangendo ai suoi piedi e lo pregò 

10 scongiurò istantemente ad ottenergli da Dio la grazia di essere egli 
per tutti, egli solo, accettato in sacrificio. 

Terminata la fervorosa preghiera, si levò... salì sovra il primo gra¬ 
dino del gran piedistallo, su cui posava la statua del santo, e, voltosi al 
popolo, che fatto consapevole della sua venuta era ivi in gran numero 
accorso, diresse ad esso con serenità di volto e placidezza d’animo, brevi 
ma affettuose parole, piene di coraggio e conforto. 

Disse — che era venuto a seminare la pace, ma non aveva raccolto 
che guerra... che il momento era supremo, e terribile la prova: che per¬ 
ciò fossero tutti rassegnati alla volontà di Dio ed offrissero a lui in 
espiazione delle loro colpe la prossima rovina... che egli sarebbe pronto 
ad accorrere dove il bisogno del suo ministero lo richiedesse. — Con¬ 
giunse quindi sul petto le intemerate sue mani, volse in alto lo sguardo 
ed invocò su tutti la benedizione del cielo... 

Si levò allora unanime un grido di : — Evviva il Padre Felice, 
— poiché questo era il suo nome, e parve, che la vista di lui, e quindi 

11 suo accorrere incontanente per ogni dove a quell’ora, per consolare gli 
afflitti, e confortare i moribondi, destasse ne’ combattenti maggior corag¬ 
gio e fortezza, e ne’ cittadini tutti la più lieta speranza di sicura vittoria. 

Vana speranza però, che ecco l’ora suprema si appressa... l’inimico 
furibondo si avanza da ogni banda... non concede più tregua e riposo..* 
e già il lutto, la desolazione, la strage, la morte corrono baldanzose per 
entro la sgraziata città. L’abbattimento è comune, lo sconforto generale ! 
Siamo al 5 Luglio 1799, e il P. Felice dov’è ? Ah egli è in un mare 

(1) Lettera della Ricci-Vendramin. 

(2) Il Magistrato, ad istanza del popolo, fece il giorno 3 collocare in mezzo la^ 
piazza, sopra un gran piedistallo ricoperto di tappeti, la statua di S. Giuliano, ed or 
dinò, che innanzi ad essa si pregasse giorno e notte. (Let. del Maceratese). Questa 
lettera fu scritta da Yicenzo Cotoloni segretario del Comnne. 


PICENUM SERAPHICUM 


795 


d angoscio, di dolori, di affanni ! Per lo innanzi le sue parole valsero a 
consolare gli afflitti, ad infondere coraggio ne’ deboli... ma ora come?., 
se già un fuoco terribile piomba dal suo Convento sulla sottoposta città... 
otto cannoni e quattro obici lanciano granate, piombo e ferro senza in¬ 
terruzione : lo strepito è orrendo, e orribile il guasto che ne deriva alle 
mura, alle case, alle chiese... Rispondono a quella tempesta gl’insorgenti 
con qualche scarica del solo cannone che hanno, e colla moschetteria, e 
aura per piu di 8 ore ostinata ed indecisa la pugna... 

Scorgendo allora Monnier che la maggior resistenza veniva dal for¬ 
ni? /t 1 1 ° rta , omana ’ f 0ce avanzare due grossi cannoni ordinando di 
abbatterlo in breccia, e commise al generai Pino, per atterrire maggior¬ 
mente 1 difensori della piazza e toglier loro la speranza della ritirata di 
avanzarsi ad occupare l’altura del Convento dei Cappuccini (oggi Rico¬ 
vero di mendicità.) Nel momento istesso che Pino moveva per occupare 
la indicata posizione, gli artiglieri rompono il muro di cinta della casa 
della Missione, v introducono 1 due cannoni e, appostatili nelle finestre 
piu basse, incominciano con un fuoco continuato e distruttore ad abbat- 
ere 1 tortino,... ed ecco... fendersi le mura... cadere i parapetti... ecco 
aperta la breccia... A quella vista gl’insorgenti sono colti dallo spàvento. 

Vanni, che tutto conobbe il pericolo, gridò a’ suoi che stessero uniti 
traessero secoloro il cannone, e lo seguissero, perocché, essendo vana la 
sperenza di piu oltre difendere la piazza, saprebbe egli condurli a sal¬ 
vamento. Cosi detto, si mosse, attraversò la desolata città, e uscì col 
grosso dei suoi dalla porta del Mercato... Incontra ivi le schiere di Pino... 
impetuosamente le attacca e le costringe ad allontanarsi e cedere libero 
il passo... 

Intanto Monnier, vedendo cessato il fuoco degli insorti sul fortino 
mando alcuni soldati scelti all’assalto della breccia... ( 1 ) La retroguardia 
e Vanni rimasta a custodire le mura, scagliò sopra gli assalitori il 
^uoco della sua moschetteria, e poscia si disperse. 

I Francesi corrono per la breccia sull’abbandonato fortino, é se ne 
tanno padroni ; dipoi aprono porta Romana, ed un torrente di furiboudi 
soldati, quali affamati leoni, si precipita entro l’abbattuta città (ore 13 ) 
81 tempestano colle fucilate le finestre e le porte delle abitazioni e 
chiunque si mostra per le strade e le piazze viene ucciso. Da quel mo¬ 
mento si gittano 1 vincitori ad ogni specie di eccesso. Atterrano ' a colpi 
di cannone la statua di S. Giuliano esposta sulla piazza e i frantumi 
danno alle fiamme ; appiccano il fuoco alle case dei Mascalchi e dei Pa¬ 
nici (A), scaricano un cannone a mitraia nella chiesa della Misericordia e 

il Ji? 1 ? Ricci -Vendratnin dice: che i Francesi, per avere una ragione di devastare 
i en^tT'peralX e dalle tr “ e > dichiarando, che 

1 ( 2 ) De / Mascalchi, come capi degli insorgenti e dei Panici, sul supposto, che dalla 

fW CaSa fossero Partiti colpi di fucile, che uccisero un Capitano ed un tambnrrino 
ese . e questo dicesi, fu il motivo che diede luogo e principio allo sfrenato eccesso. 
n ,? n Tvt? S0 . 10 ( l ueBto -- L Oan.co Baron Narducci, nel libro de’ conti del San¬ 
ati l e Ìr Mlserico ^ dl ^ di ® u j * ra allo F a custode, scrive: « che se la ostinata resi¬ 
ti degli insorgenti investi di furore la milizia democratica, molto più la provocò 
spinse all eccidio 1 essersi ad essa proditoriamente ucciso l’Araldo, che spedivasi 



















































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


14 individui di un popolo inerme, atterrito, che ploravano presso gli al¬ 
tari, cadono spenti. Nè paghi di ciò corrono da ogni parte al saccheggio... 

« Ma è poco per essi il saccheggiare, e nulla pei cittadini il dare quanto 
« hanno, biancherie, denaro, argenti, gioie. Si vuole da essi ciò che non 
« hanno, o la vita. Molti e molti cadono vittime dell’ingordigia e della 
« barbarie . Chi perde la madre od il padre, chi il fratello, chi la so-- 
« rella, chi la moglie e il marito. L’onestà delle vergini, delle spose, 
« delle matrone, delle consacrate ai chiostri e perfino delle vecchie viene 
« lacerata col più sozzo e crudele abbrutimento. Tutto si pone a ferro 
« e fuoco ; si atterrano le porte delle chiese, si rapiscono i vasi sacri, i 
« sacri paramenti... si fracassano con calcio di fucile i cibori, si spar- 
« gono per terra e si calpestano le sacrosante particole... » (1) 

In tanta desolazione della disgraziata città, in tanto pericolo di per¬ 
dere tutto ciò che si può avere di più caro e perfino la vita istessa, chi 
non avrebbe cercato una via a fuggire, un asilo a nascondersi ? Oh forza 
della ^Religione SSma. Solo egli il P. Felice si vedeva aggirarsi per la 
città ora con volto ilare e tranquillo, ed ora perplesso ed abbattuto... 
parea occupato da opposti pensieri, per il che ora s’incaminava fretto¬ 
loso ed ora ristavasi... fuggir non volea, rimanere neppure... ma solo cor¬ 
rere colà dove il suo sacerdotale ministero lo richiedeva... La carità lo 
spingeva, lo zelo lo infiammava, la prudenza però lo ratteneva, la carne 
gli faceva resistenza. Era un momento di prova. Ma... ecco... l’erompente 
fiumana di uccisori e devastatori si apppressa... Allora svanisce ad un 
tratto, come soffio di di vento, ogni esistenza, ogni dubbio... si slancia 
animoso dove maggiore ferve la mischia e il terrore e lo spavento si 
aggira, e... pace, grida, o fratelli pace... per pietà.., misericordia.., perdono... 

„ $6 non che, alcuni ctttadini, misurando la preziosità di quella vita 
con il lor danno stimato un nonnulla, gli corrono appresso, lo raggiun¬ 
gono, e Padre, gli dicono, Padre che fate ? deh ! per carità fuggite, sono 
rinnegati sapete? e l’abito od il carattere non vi salvano... venite, deh ! 
presto venite a rifugiarvi in luogo sicuro... — Oh ! io, io cercar sicurezza 
mentre tanti cadono vittime sotto il ferro spietato ?... Ah per pietà la¬ 
sciatemi in pace, e fate ch’io corra a salvar quelle anime, a rattener 
quell’acciaro, a raffrenare... ad arrestare quei spietati carnefici !... Ah che 
dissi ? spietati... ? no, no sconsigliati essi sono, ingannati... non sanno quel 
che si fanno... Ah lasciatemi... non sentite i colpi crudeli? non udite le 
grida, i lamenti? non vedete il sangue che corre... Ah Dio, Dio mio...! 

. < Ma basta: gridarono quelli; fuggiamo... ecco si appressano, ah caro 
Padre... seguiteci... per santa ubbidienza, venite... E in così dire, lo pre¬ 
sero, e, mentre la furente sbirraglia, invasa la piazza, piegava precipi¬ 
tosa per la via del Duomo, lo trassero fuori di questa e lo condussero 
a salvamento nella casa del cittadino Orazio Ventura. Ma il servo di 
Dio, imprigionato in quel luogo, mal comportava, che egli, vissuto per 

per una capitolazione, ed un Ufficiale nella via che conduce alla Misericordia, con un 
colpo di fucile partito dalla piazza di essa, per cui fu che maggiormente infu¬ 
riarono contro di questa i Francesi, credendo, che da qui fosse partito il colpo e n 
entro si stasse nascosto l’uccisore. » 

(1) Lett. del Maceratese. 


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765 


« ut esanime cadaver efferrent, sanum, et vegetum invene 
: p — ,ocus 

de! ^ 

pertanto, la sua sola testimonianza sarebbe assai poco qua’ 
lora non fossimo certi di altra fonte, molto anteriore 
abb.a servito a lui di base storica pLr la sua nareazk>ne.^One¬ 
ri ann 01 ? 6 ì? trovii * mo nel Compendium Chronicarum di fr Ma 

MÈv&W Infatt 7 VÌ ’ sotto il Capitolo Generale 
i manto va (1418), si legge: « Antonius Purus in loco Jìcvp 

mÌ!>rclvU - Sementati huius viri Dei in- 

minime hsm£ aUa ."‘P' 3 m hortum Fralrum proiecil ; sed 
mime lesus, Deum plunmum collaudava. » (2) 

li — B. Bartolomeo da Fabriano 

nantem summa curiositate aZTt, u/ZZ IZ 

•: 

lachrymas diffluent, superioris vitae deflenT Institulurrl^Quare 
domum reversus, requiem nullam, aut mcem mZZ fT 

mn Beutum Petmm praefatum ’ adie ^Z 

nt, obtmuentque sme Religioni habitum: quo rado Se in 
"nm virtutum genere prò fedi, ut cunctos Fratres in stmorZ 
Deootwne ac pietate miro modo ardebat fervebatad 
atwnem : post matutinas, nunquam somno indùloebat- sed 

TZ’ n 7:z elU0 n mbal: missam «»** ***%££**■ 

bat, et verbum Dei ingenti spiritus fervore populisannuntia 
hat ’ COrpm suum castigato! disciplini ieiZiH, Zt 

mtSUZfn?*- v ’ p - 14Wn - 


Anno I, 1916 - Fascicolo VI. 


48 


ruminali' 

D 











































































































































































































766 


PICENUM SERAPHICUM 


do, aliisque poenitentiae operibus. Librum copiosmimum corri- 
posuit de vita Christi, Virginisque Deiparae, qui Pantameron, 
intitulatur : pluraque alia edidit opuscola spirilualia. Demum 
missus Lector in provinciam S. Bernardini, commoratus est 
amai Conventum S. Andreae Theatis ; ubi paulo post, in su- 
premum morbum incidit, et Sacramente Ecclesiae devotissime 
susceptis, foeliciter exhalavit spiritum. Floruit ann. 1500. » (R 

E’ una biografìa completa e ricca di particolari. .Peraltro 
<ci fa non poca meraviglia come l’Arturo poggi tutta questa 
minuta descrizione solamente su Marco da Lisbona^ ( ) e non 
citi neppure il Waddingo di cui sempre riconosce la grande 
.autorità. Due possono essere state le ragioni di questa omis¬ 
sione: la prima forse perchè Marco da Lisbona era un testi¬ 
monio più autorevole a motivo della sua maggior vicinanza 
al tempo in cui visse il Beato (appena mezzo secolo); la se¬ 
conda perchè il Waddingo copia quasi letteralmente ciò che 

dice il da Lisbona. (3) . . .. T • u a A 

Per meglio convalidare la biografìa del da Lisbona e dei 

Martirologio riferiamo quanto in proposito scrive Fr. Mariano 
da Firenze nel suo Compendio delle Cronache . « n J l °, . 

mini 1506. In eadem provincia [Marchiae] etiam vita, doctnna 
et sanctitate fulsit frater Bartholomeus de Fabriano, qui ad 
Provinciam Sancii Bernardini lector destinatus, ibidem ap 
Teatinam civitatem obdormivit in Domino. » (4) 

12. — B. Bartolomeo d’Offida 

« In territorio Firmano, apud Montem sanctum Picoem 
oppidum, Beatorum Ludovici a Petrosara, et Bartholomaei a 
Offldà, Confessorum : qui mira sanctitate ac Religione exo ' 
nati quieverunt in Domino. = Provmciae Marchiae erant 
alumni, sanctis virtutibus exornati, in Deum et proximum sin- 

(1) Martyrol. Frane., ed. oit, p. 549^0 9 novembre 

(2) Cronache, ed. cit., parte 3., lib. VII, cap. XXXIX, n, 1 , 

^^'Annales, ed. 1., t. Vili, an. 1505, p. 69-XX. g . 

(4) Ediz. cit., p. 139. - Per gli scritti di questo Beato cfr. S 

raglia, op. cit p. 115, »,6TO:to P- 3B - 

ancora Wadd. 2. ediz., t. XV, 301 X , > 


PICENUM SERAPHICUM 


767 


Zlriur T(ì) nCtÌ ° PP<dÌ ’ ÌUkqUe Magm vetterali one 

Gonza» Tu 0 4 l LT riCÌ S‘ tati daU ’ Arturo ’ « Ven. Francesco 

sia morto tipi ® lcc ° me sembra cért0 che 11 Beato 

ir nel , 1571 ’ C0S1 l aufcorità dei d «e scrittori è più che 
sufficente per la prova critica di questa biografia. P 

« miirZmt * Ergastul ° carnis soluti hinc ad astra 

migrarunt eodem et uno anno, qui a Christi Nativitate fuit 
1571, mime sanctitatis, venerabilesque patres Ludovicus a 

« Omda S pic^t 0eCeS1S d FabrÌanae Pag °’ 6t Bartholomaeus ab 
< npf d Plcentl oppido, provectae quidem aetatis ambo, curn 

« mavfmTT- mÌnUS annUm eOTUm Uter( l ue clauserit, 

« maxima religione msignes. » (2) 

r 2 ’-F' '^ DD1WGK>: « Uno e odemque anno 1571 eo loco 
<< [oppidum Monta Sancti in Marchia Anconitana] decesserunt 

p- Vm rellgl0na ’ et vdae santimonia insignes, Ludovicus 
a Pierosara, et Bartholomaeus ab Offida Piceni oppidis 
« cum esset octuagenarius uterque. » (3) PP ’ 


13 — B. Battista Varani 

« Camerini, depositio Beatae Baptistae Virginia ex eiu- 
Principibus Varani, quL primi/vam ’ Sanctae 
larae Regulain professa, Camerinense huius Ordinis Mona- 
sterium exmde fundavit. » (4) 

queste°Bpat« P l iam ° 1 f r ° hè ° P- Arturo non parli affatto di 
questa Beata la quale mori un secolo prima che egli compi- 

i T M" gi ° c eppure U Waddingo, di cui si scr™ 
quasi m tutte le biografie, non laveva dimenticata (5). Per- 

Batt^t! v° ra dl . fesa . 1 ui , ha luogo. Della B. Camilla- 
oattista Varano, il cui culto immemorabile fu approvato da 

Gregorio XVI il 7 aprile 1843, , nostri lettori possano avere 

(1) Martyrol. Frane ed. cit., p. 631, 26 decembre. 

(2) Op. cit., parte II, p. 200, conv. n. XI. 

(3) Annales, 1. ediz., t. VII, p. 401-XXIX. 

Veniia 1879,“plg. ““gt'gncT dS ‘ ^ aiUSePPI! d “ S "‘ pio ’ 

(5) Cfr. Wadd., 2,’ediz., t. V, 308-XXXVII; t. XV, 406-XXVI. 

















































































































































































































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PICENTJM SERAPHICUM 


importantissime notizie, leggendo il dotto e lungo studio sto¬ 
rico-critico del Prof. Bernardino Feliciangeli sul nostro Pi 
cenum. (1) 


14. — B. Benedetto da Camerino 

« Perusiae, Beatorum Benedicti Camertis, et Antonij Tu- 
dertini, Confessorum : vita et prodigiis insignum. = Mirum! 
quam quotidiana susceperit incrementa ab ann. 1380 pusillus 
grex novae Familiae Observantium, multiplici favore prmcipum 
quibus religiosa eorundem vita, exemplarisque conversatio pia- 
cebat : et Superiorum Ordinis patrocinio, quod lubenter prae- 
stabant: ut in solitariis locis a se derelictis succederent. Hinc 
multi ex magnis, et urbicanis conventibus, ad coenobiola haec, 
et eremitoria, strictiorem vitam, et arctiorem Regulae observan 
tiam amplexuri, transibant : et viri nobiles, opibus et dignitate 
pollentes, a saeculo ad eorum societatem, tanquam ad sacrum 
asylum, convolabant... Hos secati etiam vita, et prodigiis msignes 
BB. illi Patres, de quibus nunc agimus, quorum pnmus concio- 
nator habebatur celeberrimus: qui omnes in eadem domumcula 
conventus Montis Perusij, virtutibus angelicis exornatam duxe- 

runt vitam. » (2) .. , T7 , 

L’autore del nostro Martirologio cita solamente ìl^ Wad- 
dingo per questa biografia, copiando quasi alla lettera l’intero 
elogio del medesimo (8). L’anno 1384 e 1422 sono le due date 
sotto le quali il Waddingo nomina questo Beato, senza dirci 
in quale di questi due anni egli volasse in seno al Creatore. 
Pr. Mariano da Firenze ci dà un ricco elenco di religiosi dei 
quali nel 1450 era grande la fama di santità : « In sanctitate 
etiam multi clarebant, licet diversis temporibus, videlicet: Be- 
nedictus de Camerino etc. » (4) Possiamo quindi ritenere con 
certezza che il Beato sia vissuto nella seconda metà del se¬ 
colo XIV e morto sui primi della prima metà del XV. ca 
testimonianza di Mariano Fiorentino serve di appoggio al 
Waddingo e di valida difesa all’asserzione del P. Arturo. 


(1) Fase. 5., pag. 581 ; fase. 6., pag. 721. 

(2) Martyrol. Fr(incise., ed. cit., pag. 623 ; 22 dicembre. 

(3) Annales Minorum, 2. ed., t. IX, 60-1 ; t. X, 61-VI ; t. XY, 

(4) Cfr. Archiv. Frane. Hist., an. IV. pag. 128. 


PICENUM SERAPHICUM 


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15. — B. Benedetto d’Urbino 

Ordinif cL Sempr ° nÌÌ ’ BeatÌ Benedicti ad Urbino Confessoris 
Piu«TX C p pu ^ cm0r ^ m ’. 4 uem virtutibus et miraculis clarum 
P f 5? Maximus in Beatorum albo recensuit » (1). 

Questo Beato e morto nel 1625, eppure non si trova Li 
Martirologio del P. Arturo. Il P. Gta e P p P p e da Fermo m ria t 
SUme fellamente l’intera biografia dagli Annali del P. Bove- 
e dm processi di beatificazione in questi termini : «B Be- 
« nedetto dei Conti Passionei, sacerdote santo, superiore in- 
<< companbile e defimtore provinciale. Fu ammirabile nella sua 

« d V o°r° ne a ì l0 Stat ° rellgÌ0S0 ’ P oichè a ventidue anni [15821, 

. tutto l m l6gge ’ circondato dal fasto e dalle ricchezze, 

« stondn r Pe f e ner ° sam f te superare ed abbandonare, ve- 
< 1W 1 Umi !f n ? tm dÌVÌSa t dei Minori Cappuccini]. Nel- 
“ nZa dei dlVmÌ “ 6 de]la Professata regola 
« Santa mT ™X GOme ebbe a riconoscere l’istessa noftra 
Santa Madre Chiesa, scrivendolo nell’Albo dei Beati. Nella 

« nnprA CaZ1 ° ne d f- la ?™ a parola raccolse frutti immensi ed 

« sa P n e LTr g l e - La Boemia arnm irò la sua modestia e 

« f a tÌn q 1 2 3 4 ? bbe miSS ] onario ^sieme con l’altro beato con- 
* fratello San Lorenzo da Brindisi. » (2) 

16. — B. Bentivoglio de Boni* 

vola*" rw 1 ° P ? Ìdum San ;Severini, in Picoeno, Beati Benti- 
lae Confessoris ac concionatons eximij; qui signis et one- 

lata est" 18 Pl ^ nUS ’ fr ° ratì0nis a0 “PlatS cumu- 
r , = Vlr " oblh genere ortus, audita unita B. Bauli 

£ T J aU>r F n0r ' Al ' issim "e contemplatioms 

mZZt ’ U Ut Semei *“«•<* a rwdam plebejano 
T ffj?’ mm f e M feam, per magnum spatium in aere leva- 
£ supra montem, dum orationi vacaret; propter quod ille 
Omissis suis benefleijs, factus est Frater Minor. Floruit ann 
uv8, maximisque claruit miraculis. » ( 3 ) 

® S r mP M ndÌ °7 del ^ art L Ìr ° l0g !, 0 ’ ed - cit - P a §- 76 ; Il maggio. 
cena ) 29°^^. ^*° ** Cappuccini della Provincia Pi¬ 

ti) Martyrol. Frane., ed. cit., pag. 628, 25 novembre. 












































































































































































































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PICENUM SERAPHICUM 


Del B. Bentivoglio da Sanseverino (De Bonis) abbiamo 
già dato un largo sunto bibliografico (1): qui non ci rimane 
che rafforzare l’autorità degli autori citati dal P. Arturo, 
portando il testo di altre tre fonti storiche assai importanti, 
sia per la loro antichità, sia ancora per il loro indiscustibile 
valore. Gli autori citati dall’Arturo sono : Bartolomeo Pisano, 
Marco da Lisbona, Francesco Gonzaga, Pietro Rodolfo Tossi- 
gnano, Piqueto, il Waddingo e Mariano da Firenze (2) : noi 
aggiungiamo solamente gli Actus, il Catalogus sanctorum fra- 
Irum e la Cronaca dei 24 Generali. Queste fonti, non citate 
dal P. Arturo, sono anteriori al Pisano, quindi servono di base 
indiscutibile a quanto è narrato nel Martirologio francescano. 

1. — ACTUS : « Frater etiam Bentevoglia de Sancto 
« Severino, qui fuit visus in aere levatus per magnum spa- 
« tium a terra, quum oraret in silva, a fratre Masseo de ea- 
« dem terra, qui propter illud miraculum dimisit plebenda- 
* tum [plebanatum]. Et factus est frater Minor tam sanctae 
« vitae quod multa fecit miracula et requiescit Mori. (3) Qui 
« frater Bentevoglia dum staret ad Trabem Bonati (4) solus 
« et custodiret unum leprosum, per obedientiam coactus re- 
« cedere, et nolens illum leprosum relinquere, imposito illuni 
« in humero proprio sic oneratus perrexit a dicto loco Tra- 
« bis usque ad montem Sancti Vicini (5), ubi alius locus 
« erat, per distantiam quindecim milliariorum, ab aurora in- 
v cepta usque ad ortum solis ; quod iter, si fuisset aquila, 
« vix forte potuisset in tam modico tempore cum tanto pon- 
« dere transvolasse. De quo divino miraculo omnes qui audie- 
« runt mirabiliter stupuerunt. » (6) 

(1) Cfr. Picenum , fase. V, pag. 635, nota n. 3. 

(2) Per le indicazioni di questi autori vedi la citata nota n. 3. 

(3) Morrovalle in provincia di Macerata. 

(4) Ponte della Trave, presso Camerino. 

(5) Stabilire con precisione il luogo dove il B. Bentivoglio si fer¬ 
masse con il lebbroso non è cosa molto facile. I PP. di Quaracchi, edi¬ 
tori della Cronaca dei XXIV Generali, dicono che fosse Potenza Picena 
l’antico Monte Santo; però si deve notare che da Ponte la Trave a Po 
tenza Picena la distanza supera di molto i cinquanta chilometri e che 
Monte Santo mai ha avuto l’appellativo di Vicino, mentre Monte Sanvi- 
cino è assolutamente distinto dal Monte Santo per la molta distanza del¬ 
l’uno dall’altro, per altimetria e' posizione topografica. 

(6) Cfr. Actus Beati Francisci et sociorum eius, ed. Paul Sabatier, 
cap. 53, numeri 3-4-5, pag. 160-61. 


PICENUM SERAPHICUM 


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2. — CATALOGUS SANCTORUM FRATE. MINOR.: 
« Frater Bentevogla de Sancto Severino, qui, dum oraret in 
« silva, fuit visus per magnum spatium elevatus a terra » (4) 
8. - CHRONICA XXIV GENERALIUM : « Frater 
« etiam Bentevogla de Sancto Severino, qui fuit visus in 
« aere elevatus per magnum spatium a terra, cum oraret in 
« silva, a fratre Massaeo de eadem terra, qui propter illud 
« miraculum dimisit praebendatum et factus est frater Minor. 
« Et fuit tantae sanctitatis, quod multa miracula fecit et re- 
« quiescit Morri Custodie Camerinensis. Qui dum staret in 
« loco Trabis Bonati et solum leprosum custodiret, coactus 
« recedere per obedientiam et nolens illum leprosum relinquere, 
« imposito eo in humero suo, sic oneratus perrexit a dicto- 
« loco Trabis usque ad Montem sancti Vicini ab aurora us- 
« que ad ortum solis, et tamen per XV milliaria distat. Quod 
« iter si fuisset aquila, vix posset in tam modico tempore 
« nisi divina virtute cum tanto pondere transvolasse. » (2) 
Ci piace qui aggiungere una notizia ms. che trovasi in un 
Libro di Memorie conservato dalla nobile Famiglia Boni in San¬ 
severino. Descritta l’antica chiesa di S. Francesco, oggi comple- 
temente demolita, al foglio 23 si legge : « Di più si vede 
« ancora il Corpo del B. Bentivoglio nostro Compatriota nato- 
« di piogenie Nobile, e il di cui Padre si chiamò Gerardo, e 
« la Madre Albasia, ed essendo la sua Nascita seguita di 
« notte, furono veduti all’ora sopra la casa Paterna splendori 
« tali qual Sole di mezzo giorno. Hebbero questi due Con- 
« sorti. altri tre figliuoli Bonaventura, Antonio e Bonaspè, i 
« primi si fecero Religiosi dell’istess’Ordine, e l’ultimo benché 
« inclinasse alla Domenicana prese moglie della quale ne eb- 
« bei o quatti o Figliuoli, cioè Bentivoglio, Bonaventura, An~ 

« tonio e Pensabene, che tutti furono Frati Minori, e diven- 
« nero eccellenti Predicatori; partorì ancora Malvasia due 
« figliole Palma e Pacifica ambedue Monache di S. Benedetto, 

« indi poi si sottomesero alla Religione di S. Chiara di As- 
« sisi. Fu il B. Bentivoglio allievo del B. Paulo da Spoleti il 

G) Edizion® P. Lemmens, Roma 1903, tip. Salustiana, pag. 19, dal 
codice di Friburgo, in nota. * 6 ’ 

7 ^ 1 (2) 3 4 5 6 JV, Aì } aUcta Franciscana », t. Ili, pag. 409. - Cfr. ancora 
1 1 del glorioso Messere Santo Francesco e de’ suoi Frati ediz 

^ B. Passerini, cap. XLI, pag. 111. 


























































































































































































772 


PICENUM SERAPHICUM 


« quale predicando nella Città di Sanseverino, mentre il 
« med. stava in d. Convento di famiglia, et ascoltando le sue 
« prediche fece deliberatione di distaccarsi dal Mondo, et 
« accostarsi a Dio, e però si ritrovava sempre con esso pre- 
« gandolo a dare l’abito, et egli per consolarlo lo levò dalla 
« Patria per condurlo in Assisi, acciò S. Francesco con le 
« proprie mani le ponesse nell’atto di riceverlo il desiderato 
« vestimento Religioso. Ma penetrato da Gerardo la partita 
« del figlio lo seguitò con celerità grande talmente, che 
« vicino a Nocera l’arrivò, e forzatamente dalla guida, che 
« lo menava riconducendolo a Casa, ma continuando il Gio- 
« vane tuttavia più con maggior ardenza nella sua Vocatione 
« s’accostò novamente al B. Paulo, il quale conosciuto lo 
« spirito di questo figliuolo tanto acceso nel servitio di Dio 
« si risolve a vestirlo, divenne poi Sacerdote e Confessore di 
« tanta perfetione che faceva con l’Oratione, o Sermoni acqui- 
« sto grande di Anime a Dio, essendo però egli sempre 
« caminato avanti per questo sentiere con tanto profitto, 
« ecc. » (1) 

(1) Il ms. continua la narrazione dettagliata su vari punti della 
vita del B. Bentivoglio, che lo dice morto nel 1225. Non possiamo sul 
momento proferire guidizio alcuno in merito a questo ms; lo faremo in 
seguito quando sarà necessario completare le biografie dei nostri santi. 
Frattanto ringraziamo il Rev. D. Filippo Rossi da Sanseverino il quale 
ci ha donato la sua collezione sui nostri religiosi sanseverinati, raccolta 
da lui con vera pazienza e rara premura nel corso di tanti anni. 


PICENUM SERAPHICUM 


778 


iliMIS iilftifiCII 

dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII 

CAPO II 

Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie 


ARTICOLO IV. 

CUSTODIA IDI _A.LT CONA (1) 

(Continuazione v.n. 5, pag. 644) 


§ I — ANCONA (2) 

Da un vecchio ms. custodito appresso il Nob. Sig. Cas¬ 
sar. ro Adriani da Castelfidardo, ove sono registrate le cose 
memorabili di Ancona abbiamo, che lo Rev. P. re Fr. Niccolò 
di nazione Ungaro, e dell’Ordine de Frati Minori e Vescovo 
n ^? na P er , sua ones t a vita edificò il degnissimo tempio 
di S. Maria maggiore oggi dì si chiama S. Francesco delle 
Sca e, perche l’abitano li Frati del B. Messer S. Francesco e delle 
beale a differenza dell’altra Chiesa in capo di Monte denomi- 
nata fe. Francesco Vecchio, e la fondò nel 1828 nella festività 
dell Assunzione di N. ra Donna. La qual Chiesa retta di poi 
da buoni Sacerdoti, e divoti Conventuali fu aumentata delle 
scale di pietra viva, del Dormitorio, delli renchiostri, ed altre 
cose necessarie. Nel 1455 li RR. PP. e t in Sacra Teologia 

oli PP t7' p ' 644 è stato omesso la parola « Articolo II » 

alla Custodia di Fermo, ed erroneamente posto alla p. 652 la parola 
« Capo III » invece di « Articolo III ». paiola 

$ P ePe mei norie di questo convento ve ne sono due coDie • mi 
servirò di esse indistintamente. ^ 1 












































































































































































774 


PICENUM SERAPHICUH 


Maestri M. Giovanni de Ruggieri, e M. Giovanni Bigozzetti 
Cittadini Anconitani la pred. Chiesa fu ornata della degnissima 
porta composta di pietre vive con fogliami, et imagini beile. 
Fu lavorata da Maestro Giorgio di Sibinico Maestro dignis- 
simo di tal mestiere e fu dispeso in essa e scalini rotondili 
sta dinanti ducati d’oro mille, e settecento in circa. 

La stessa notizia abbiamo dalle Croniche d’Ancona di 
Bartolomeo Alfeo, e dalle carte antiche del Monastero delle 
Monache di S. Bartolomeo Canonich. Lateranen. In marmo 
leggesi l’inscrizione alla porta di Chiesa corrispondente nel 
Chiostro in lettere longobarde. 

Anno D.” 1 MCCCXXIII in festo Assumptionis Domine 
ista Ecclesia fondata est per Reverendum Patrem et Domi- 
num Dominum Fratrem Nicolaum E. pum Anconitanum ad ho¬ 
norem Sanctae Marie Maioris tempore D. ni Iohannis Pape XXII. 


ISCRIZIONI ENTRO LA CHIESA 

Vicino alla Concezione allato del Vangelo. 

Hic iacet D. nus Frater Petrus E. ps Humenus sub annis 
MCCCXXXV die X...II Mensis Octobris. 

Mausaleo dietro al Crocifisso in caratteri romani: 

Patri R. nd0 D. Simoni de Vigilantibus | qui eam ob sa¬ 
crar. literar. excellentem | peritiam et Xpiane Orationis pre- 
stanis | eloquij sui Ordinis Heremitar. Generalis | Magister 
esset Anconae Patriae Senogalliae | Episcopus consecratus est 
vixit A. LXIII | Belarestisius de Pisanellis... et pietatis... fe- 
cit fieri. 

D. 0. M. 

Benvenuto Stracchae T. C. celeber. qui suis monumentis 
| IV. CI locupletavit patriam iuvit consulen | respondendo prò- 
fuit civibus gratus. suis ornamentimi | omnibus denique cha- 
rus. Fratres et ex Fratre Nepos | Hered. Moestiss. pos. MDLXXIX 
| Vix. An: LXIX Leanardo Triumpho virtute | ingenio fide 
praeclaro | Baptista Zeno Venetus Cardinalis | Sanctae Mariae 
in Portico | Camerario suo benemerenti | posuit | Anno Do¬ 
mini MCCCCC. 


PICENUM SEBAPHICUM 


77 & 

D. 0. M. 

Bartholomeo Antonij de Sclamontib. Fili Nubili genere 
nato Anconitano patritio | Senatori preclarissimo Vitae inte- 
gntate | virtutibus honoribus meritis insignito | Nobiles Viri 
Antonius Alexander et | Hieronimus germani Fratres et Fi- 
lij | eorum tam digno immortalitatis honore | Patri octogena- 
rio amantissimo | mortuo hoc aeterni amoris monumentum I 
posuere anno MDVIII. 

Depositum hoc Ioannis Baptistae de | Sclamontibus ex 
Equitibus S. Stefani | Commendator ab Augustinianis aedi- 
bus | translatum in hoc templum invexit sub I rogit. Hyacinthi 
de Cicconibus anno 1686. 

D. 0. M. 

Io : Baptistae Gratiolio Anconitano Nobili Civi I Qui ad 
exemplum Frane. Fratris natu maioris equitis S. Stefani I 
in expedit. marit. ictu bombardae gloriose quondam extincti 
I eundem mgressus militarem Ordinem sub Ferdinando III | 
Magno Etrurie Duce | tormento etiam bellico in eiusdem tri- 
remibus peicussus in genu | ab eoque Magno Magistro reddi- 
tibus annuis locupletata est | Cosmi etiam II iussu prospera 
vectus navi | factus obviam est Turcarum classi I maleque 
vumeribus sauciatus menses octo habitus est in catenis I In 
utiaque calamitate tam felix quam fortis | Eius ad extremum 
liberalitate Principis liberatus | Hac nobis adiectis redditibus 
| Armament. Generalis Provisor | Et supremus triremium Co- 
missarius creatus est. | Post navigationis annos XXI I rever- 
m S t ajPortiim appulit aeternitatis | Anno sai. 
M. D C. XX!V VI Idus Augusti Aet. An. XXXIII | M. VI. 
a XX. h. XIX. | Michael Ioannes Rinaldinus eques S. Ste- 
pbani ex Test, haeres | atque ades Io: Baptista Gratiolus no- 
minatus | Avunculo optimo et de se optime merito monumen¬ 
tum hoc ) P. C. 

D Falconeria q. Ugolini Ugolini sub 29 8bris 1356 re- 
hquit Eccle. S. Mariae Maioris Ord. S. Fi-anc. ut ibi fieret 
unum_altare^S. Francisci, in quo Guardi. 8 et Lector eligerent 
ex I ribus unu Presbit. qui continue ibi caneret missas et Di¬ 
vina officia; et prò dote altaris, ac sustentatione Presb. reli- 

























































































































































776 


PICENUM SERAPHICUM 


quit domù suam, et terram camporum... In omnibus aliis suis 
bonis mobilibus et immobilibus hseredem instituit Conventum 
S. Mariee Maioris de Ancona. 

UOMINI ILLUSTRI 

F. Giovanni, ohe fu Inquisitore del S. Uffizio nella Marca 
nel 1324 e Vescovo di Sinigaglia nel 1328. 

F. Pietro Vescovo di Umana eletto nel 1323 morto in 
Ottobre del 1335 e seppellito in S. Francesco delle Scale. 

F. Eustacchio Arcivescovo di Leupanto nel 1345. 

F. Lorenzo Inquisitore del S. Ufizio nella Marca l’anno 1333. 

F. Simone Inquisitore della Marca Anconitana nel 1337. 

F. Antonio dotto Professore di Sacra Teologia vivea nel 1387. 

F. Giovanni de Ruggieri M. r0 in S. T. per la cui opera fu 
eretta la sontuosa Porta di Chiesa nel 1455. 

F. Giovanni Fatati Maestro in S. T. fu Procurator Ge¬ 
nerale nel 1465. 

F. Giovanni Bigozzetti d’Ancona Maestro in S. Teologia e 
Ven. Padre del suo Convento essendo stato molto ingegnoso 
e atto al governo. Fu Ministro Prov. le della Marca nel 1474 
(per) sei anni (1) con somma sodisfazione dei Superiori, con 
onore e fama sua. Fu autore della bella facciata di Chiesa, 
ove appare il suo sepolcro. (2) 

F. Iacopantonio Ferduzzi o Ferducci Maestro in S. T. di 
grande ingegno, dal 1514 per 20 anni Procuratore Generale, 
Vicario Apostolico nel 1533 e Generale dell’Ordine nel 1534. 
Fu grato ai Frati, e venerato dai suoi Anconitani, benché 
andasse poco in Ancona. Passò al Vescovado di Martorano. 

F. Bernardino Stracca Maestro in S. T. Provinciale della 
Marca nel 1663. Era stato Segretario dell’Ordine. 

F. Vincenzo Venanzi Maestro in Sag. T., corse le Regenzie 
di Rimini e Venezia, fu eletto Provinciale l’anno 1640. Stampò 
in Ancona alcuni parti del suo ingegno nelle scolastiche e 
lettere umane. 

(1) L’elenco dei Provinciali della Marca nel capo I di queste Me¬ 
morie pone il Bigozzetti Provinciale per soli tre anni, dandogli per suc¬ 
cessore nel 1477 il P. Oattarino dalla Penna S. Giovanni. 

(2) Nella prima copia della storia di questo convento è scritto: Fu 
a parte nel merito dell’insigne Porta di Chiesa. 


PICENUM SERAPHICUM 


777 


CAPITOLI GENERALI IVI CELEBRATI 

. _ u celebrato un Capitolo Generale in Ancona l’anno 

i?- !? °^ 1 fu elett0 Onerale il P. M. Bonaventura Pio Ca¬ 
melli da Costacciaro. 


CAPITOLI PROVINCIALI 

Abiamo la memoria dei seguenti Capitoli Provinciali te¬ 
nuti in Ancona. Il primo nel 1234, (1) nel luogo vecchio a 
Capodimonte, il secondo nel 1339, (2) il terzo nel 1563 il 
quarto nel 1626. ’ 

(NOTIZIE SUL VECCHIO CONVENTO DI CAPODIMONTE) 

n • i L i aa ^° 1219 San Francesco dopo aver celebrato il suo 
Capitolo Generale in Assisi indirizzò il camino alla Città di 
Ancona, dove sperò di trovare l’imbarco di oltremare per 
andare a predicare al Soffiano. Vi si trattenne fino alla’metà 
di Agosto, e nella sua dimora dimandò, ed ottenne un sito 
per i suoi Frati fuori di Città sul colle detto Capodimonte, 
sotto S. Caterina. Le cellette di quei primi religiosi, corri- 
spondeti al rigore di povertà e penitenza, di cui era investito 
U banto 4 ondatore, si conservarono pel corso di circa due 
secoli. Rifabricato il luogo intorno al 1425 fu conceduto ai 
discepoli di F. Paolo Trinci, che in Italia gettò le fondamenta 
dell Ordine Francescano Osservante. Il B. Gabriello Ferretti 
Anconita.no e Frate Osservante ampliò il luogo con loggia 
dormitorio, orto e abitazione dei Frati. E nel secolo XVI e 
successivemente ridotta Chiesa, e Convento nella forma pre¬ 
sente. ^ 

In un libro incominciato l’anno 1387 essendo Pro. le F. An¬ 
tonio da Pesaro, e vivente M. ro Antonio d’Ancona Dot. Teo- 

(1) Nel suddetto elenco dei Provinciali trovasi il Provincialato di 

del m 4 ° ,tJ 6r p Celh 116 a 23 \ - perÒ '?■ ritenuta comunemente la data 
ael 12d4. (Vedi Picenum Seraphicum fase. II p. 206.) 

(2) Ivi è notato il P. Ugolino da Brunforte eletto nel 1340 data 
accettata anche dalla Direzione del Picenum Seph. fase. IV. p. 526. 






































































































































































778 


PICENUM SEBAPHICUM 


logo si legge un inventario di cose prestate dal Conv. oggi 
delle Scale al G-uard. del luogo vecchio (cioè Capodimonte) 
sotto il dì 7 febb. 1391. (1) 

§ IL — MONTEFILOTRANO (2) 
(ISCRIZIONI) 

D. 0. M. 

Iulio Santuccio de Montefilotrano Ord. Min. Con. mori- 
bus ac doctrina preclarissimo, Gymnasiorum Patavini, Bono- 
nien. et Neapoli Xisti V iussu Romae Theologiam publice 
profitenti Alexandro Card, de Montealto familiari et Concio¬ 
natori egregio S. Agathae Gotorum sub Clemente Vili Epi¬ 
scopo inter doctissimos viros ad gravissimas prò fide cath. 
controvarsias dirimendas ex universo fere orbe convocatus 
consultori primario Scotilantium omnium sua tempestate Prin¬ 
cipi obijt Romae die XXY Decembris Anni MDCVIII sepul. 
in Eccl. SS. XII Apostol. 

Iacobus Sanctucius I. V. D. Nepos Patruo Suo dilectis- 
simo benemerenti posuit. 

D. 0. M. 

Inspice Lector | Hic cinera A. R. P. Magistri | Iosephi 
Mariae Achoretti de Monte Philotrano | iacent | sanguine 
fuit clarus | Morum integritate clarior | humilitate claris- 
simus | In divinis psalmodiis assiduus | coenobio suo in 
acquirendis domesticis | studiosus | semper extitit | Lector 
admirabilis adiiciam ut magis admirari | profunda sco- 
ticae mentis doctrina | laudabilis vitae honestas | ponderata 
in negocijs prudentia | incommutabilis ingenuitas | admirabilis 
affabilitas | vetustae aetatis temperantia | Longeva sobrietas | 
animum eximij Patria pulcherrime coronarunt | animam, ut 

(1) Questo libro si conserva in quell’Archivio n. ro (Nota del ms.) 

(2) Di questo convento mancano le memorie e sono soltanto ricor¬ 
date le epigrafi nella Chiesa, segno evidente che questo articolo era 
come un’appendice che si riferiva al testo che nel ms. manca. 


PICENUM SEBAPHICUM 


779 


ispeiare fas est in coelis coronant | perpetuoque coronabunt 
I Quamobrem j Ad maiorem aeterni numinis gloriam | Ad 
amatissimi defuncti nominis memoriam j Ad conservandam 
excelsi nominis honorem j Unanimes huius Conventus Patres 
| hoc signum candidissimi amoris | posuere | Obijt die 25 men- 
sis Augusti 1731 | aetat. suae an: 86. 

Hic iacet | Ad. R. P. Mag. Ioannes Angelus Barattanus 
| Philotranensis Ord. Minorum Conventualium | In uno nomine 
epitaphium legisti et elogium | Audi minus quam legisti ! 
Doctum praedicat cathedrae facund. suggestae | providum su¬ 
premi Ordinis Coenobia | et Provincia quam rexit | Commis¬ 
saria Generalis titulum grandem | superavit virtute mùnera 
quae gessit | meruit quae non gessit | gloriose vixit ad an- 
num LXXIII | Vivit adhuc apud Ordinem benemeritus | apud 
omnes fama | Vivit apud PP. huiusce Conventus | qui monu- 
mentum hoc excitarunt | diu duraturum in marmore | Nun- 
quam occasurum in cordibus | Anno D. ni MDCLXXXVI. 

CAPITOLI 

1560, 1667. 

§ HI. — RECANATI 

Innocenzo IV Quoniam ut ait etc. Dat. Lugduni Vili 
Gal. Decembris an. Ili concede Indulgenza a chi darà mano 
a compiere la fabrica del Convento e Chiesa incominciata dai 
Frati Minori di Recanati. E con altro breve al Rettore della 
Marca Libenter etc. Dat. Perusii idibus Martìj anno IX vuole 
che sia proibito alle Monache Agostiniane fabricare vicino al 
uogo dei Prati Minori di Recanati: proibizione confermata dal 
apa Alessandro IV con sua bollo ad Alemanno Fiorentino 
Rettore della Marca, Dilecti fllij etc. Dat. Laterani 111 idus 
Martìj anno II. 

A questa nostra Chiesa concedono molte Indulgenze Ales¬ 
sandro IV Cum ad promovenda etc. Dal. Anagniae X col. 
lulij anno p. e con altro breve Licet is etc. Dat. Viterbij VI 
idus Novembris anno III qual breve fu dato per i Confratri 
e Sorelle della Società di S. Maria e S. Francesco di Reca- 























































































































































780 


PICENUM SERAPHICUM 


nati e per i giorni delle loro adunanze. Niccolò IV Vitae pe- 
rennis eie. Dat. apud Vrbem vet. XV cal. Aug. an. Ili per 
tutte le Feste di M. V. S. Frane. S. Antonio, e loro ottave. 
Di Angelo Vescovo di Recanati e Macerata, di F. Leone Ve¬ 
scovo di Fano, di F. Francesco Vesc. di Pesaro perla Festa 
di S. Giambatta, e per la Consecrazione della Chiesa (1) La 
pergamena ha i suoi sigilli. Altra concessione del 1880 per 
le Feste del Signore, della B. V. degli Apostoli, del Corpo 
di Cristo, di S. Francesco, S. Antonio, Ludovico ed altri 
Santi, e di S. Benvenuto da Recanati. La concessione è di 
Pietro Nazareno, Guillelmo d’Antivari Arcivescovi: Giordano 
Acernen. Angelo Grescitan. Sergio Cataren. Madio... Dolfo 
Dunen. Bernardo Diagorganen. Giovanni Camplan. Martino 
Galban. Stefano Plaren. Giovanni Brin. Guilelmo Taurisien. 
Vincenzo Marten... Columben. Giovanni Cassan. Malerio Gal- 
lipòlit. Bonifazio Sulcitan. F. Sinibaldo Osimano, Giovanni 
d’Urbino Vescovi. Dat. in Avignone. 

In questo Convento sono stati celebrati più Capitoli Pro¬ 
vinciali. 1215, (2) 1304, (3) 1355, 1438, (4), 13 Aprile 1474, 
17 Marzo 1544, 14 Giugno 1555, 1570, 1577, 1640, 1655, 1688. 

In una parte di muro corrispondente in Coro v’è un 
Epitafio guastato di parole = D. 0. M. ilea (?) ex nobili Ale- 
mannorum... octavum supradecimum... gens viva virtutum om¬ 
nium una... dolore Recina tanto, et... atis et probitatis ese... 
potiretur febri labora.ns... re a superìs rapta est... issos. Zam¬ 
pine I. V. D. lacri... dulciss. Coniug. b. m. p. Die Dominico 
XIV Iulij anno... nati Verbi 1538. 

Sotto il quadro dell’altare di S. Francesco si leggono i 
seguenti versi: Hic Benvenuti clauduntur membra Beati. 

Sanctorum multee reliquiseque manent. 

In mezzo alla Chiesa in un gran lastrone — Sepulcrum 
insignis legum Doctoris D. Antoni) de Benciolis de Canario 
et suse familie, Obiit annis D. ni 1451. 

(1) Queste Indulgenze furono concesse al tempo di Urbano VI come 

dice una nota del ms. . . n1l7 

(2) Il primo Provinciale della Marca fu eletto ad Assisi nel 1210 

(Vedi Picenum Seraphicum fase. I. p. 45, fase. II. p. 202. 

(3) Questa data è discussa dal Picenum Serapli. fase. IV. p. 52o- 

(4) Questa data manca nelle serie dei Provinciali del ms. (V. Pi¬ 

cenum Seraph. fase. I p. 47.) 


PICENUM SERAPHICUM 


79 7 

tanti anni in questa città a bene de’ suoi simili in temnn di 

dopo ave, da loro ricevo,i taoti favori, aolJT teipo TgueJ i* 

quel momento m cui essi tutto venivano a perdere perfino lievita stficJ 

sciagura!° “ S1 ° Ur ° d ° V6SSe ri § uardare con occhio indifferente tanta 

Trovò TuUimitere r ?l t f ^ ^ °^° a P iedi 6 lo spinse ad uscire... 

, u * f® 1 padrone di casa e fu costretto a cedere per un 
istante alle preghiere di lm p dì mmiin a,- i, • • . . p^r un 

ì:::,""*’ ie ** » «<»<*<> 

dagsfpZSZ 0^ 

nei uman cuore. Ma... egli e già disparito dai loro sguardi e corre là 

tfoKSevr da fuoco per » 

Passi0ne del Divino Maestro, va ripeTendo° « TPu'n nSla 

con M i r:il^ re t ar PUr 1V1 s . occorso ad un moribondo, si avvenne 
con altri giacobini, che, appena vistolo, quali belve affamate • 

Z Tri ‘. d S’ 10 fr; pertS^X ri dSSS 

dei denti, il mandare degli urli infernali, il pronunziare delle 
rende bestemmie, gli scaricarono tale „ colpo di spada alla }r£ Z 

B.ereJV'vmóV.” feAbbli» 1 ?' £ r "’"" 1 3 » qe.l»h. «..vi- 

fono poste delle guardie, perchè fossero Breservfì* a V arent ‘ nell ’armata irancese fu¬ 
turi, di Viscardi, di L berati ^ di T™h,?^,T a- te f. dal , sacch eggio. Si notano quelle di 
Ventura, dove fu ’refùgi £,^r q uS“Santè’ Il ^ La Casa deI 

(oggi detta dell’Ospedale) N 2 di pronrietA. dÀllo ,C ^’- 6ra < l uella Slta ln V1 » 

felli dice: - In quei momenti di lE » ì I . Gl ? r S® t . ti -. Rifatti il Pagna- 

0 'Pregarono, lo scongiurarono a fuggire ma e Ji 6 ’ , aCU . nl ‘? ttacllm > visto il P. Felice 
ufficio, lo presero a forza e lo portarono ’in casf di h 8lsten ^°> P er compiere il suo 
da noi, ivi rifugiati, con segni di consolazfone r«ee ° !? dentimi., dove fu accolto 

Azioni. Prosegue Quindi a file nllt ? ■ raccomandandoci tutti alle sue ora- 
■b» d.l TSriTtiTftì," 4 * * l, '° P "re riferito 

Anno I, 1915 - Fascicolo VI. 


ezian- 


60 























































































































































798 


PICENUM SERAPHICUM 


come morto lo lasciarono disteso al suolo... Ma quantunque ei fosse cosi 
ridotto agli estremi di sua vita, per brevi istanti potè vivere ancora a 
conforto di quell’infelice che a calde lacrime lo invocava... Come vide 
dopo lo smarrimento, da se dilungati 1 carnefici, raccolse quan 
nell’anima, e quindi, pian piano premendo coll'una mano il terreno, 
coll’altra facendo scudo alla mortale ferita, si levo coraggioso, ed app g 
giatosi al muro, tentennando, pur venne all’uomo moribondo. Gli si pro¬ 
strò tosto dinanzi, la via gli additò del Paradiso, e ^ Dl ° ^ ra JÌ C0 “^ e 
unitamente all’anima sua. Ma... oh Dio!... che nell atto, che il sangu 
dell’uno con quello dell’altro mesceasi, e pareva gridar al cielo vendetta 
nell’atto che quel misero spirava nelle mani dell uomo santo... L uo 
santo pure spirava nelle mani di lui... Un colpo di fucile rinnovandogli la 
crudele ferita, lo rese all’istante cadavere sopra il cadavere 
l’infelice da lui soccorso... Ahi gallica barbane di quanti delitti fosti rea 

m ^II fragor dei tamburi verso sera pose fine al saccheggio, ed alla 
strage. Duecento ottanta quattro Maceratesi giacevano estinti, tra 1 qual 

COnt ^hLhne nt e i carnefici e predatori stanchi di bottino e di strage 
uscirono dalla città, e i cittadini approfittando allora diquel moment 
di tregua uscirono a raccogliere e seppellire 1 cadaveri. (A) 

Il P Felice fu Tultimo ad essere calato nel cemetero della Ghie 
di S. Francesco, oggi Caserma dei Carabinieri, sperandosi a tempo mi¬ 
ni t a preziosa morte del Servo di Dio avvenne, conforme noi l’abbiamo descritta, 

p° co »V* stX ”««ìz i.» 

WgÈmmmmmm 

^ g j^bffrbàramente colpito, cessò di vivere sull’istante ed 
ivi g”acqu 8 e fino alfa sera; quindi nella notte il suo cadavere fu recato m un di quei 

mÌSe iÌ NaUfi’purlfc^-^The mentre sfocava a darTJu"ultimi aiuti di nostra S. 
Religione a quelle vittime, che venivano scannate dalla barbane dell mso en e> 
?atò g grondante anch’egli dì sangue, cadde finalmente qual altro mantme di canta 

Ùa ?/ 1^‘ptifico concludere mentre egli, il servo di Dio, nulla curando la morte, 
sollecito correva dove più prossima passala 

tare, snudata la sciabola, lìnlla curando gli oltraggi, corse a 

S. Maria della Porta S. Giorgio. 


PICENUM SERAPHICUM 


799 


™ S nella chlesa dell’Ordine — * 

quel punto appiccato il fuoco alle chiese fuor di città' ’ “ 

fo^FeceTucST c ì cZTZt 

Cappuccini, la chiesa e sacrestia dei Domenicani e la oasa^^So’c^ 

zione non li K In libertà che «colatili di fucila¬ 
sse taglie ’ h6 d ° P ° 11 evenuto pagamento di rigo- 

SS 

: S 

: Tivi^troTd lr ‘ ,Sp0rtato , nelIa °d<» di fuori le” m»S( 2 ) 

Erano scorsi presso che 7 anni da che il o 
chiesa di S Michele oliando il p ’ct h \ S ’ cor P° «posava nella 

m STiL d3 , r t ‘ An ‘ir° dis - M “‘ fu»™ 

bre'là» t “d 1 ' a d C ” ra 'd' 0tte ” Uto P " rCÌ ° ” e ““^e°f3tà S ndZlÌ e Oto 

bre 180b, diede ordine espresso alla sua religiosa Famiglia i iV 

gnare le Teneri TeTp ^elte^’h 011 ^ 6 ’ C °H funerale onora nzk, accorila 8 ^ 
t Michele 6 traspo^tatr ii^ Convento. m ^ Sarebber ° state da 

di canapa, morì if 26 *Mag^ Antonio, soprannominato Schiumi, negoziante 

«. 't p, ' in “ «'?■*,» ■>"-» 

(Vedi Istrum. Pepi, 29 Ottobre)/ P Fl ° nte Maggiore. Fu distrutta nel 1834. 

(3) Dalla memoria scritta, comunicataci dol Ai x? o r> 

te oh * ivi 11 pop< " 010 "««*" z;: n i£zì 



































































































































































800 


PICENUM SERAPHIOUM 


Nulla prima di quest’ordine aveano saputo i sudditi religiosi, nulla 
i cittadini : e, perchè tutto segretamente fosse eseguito, si stabilì, di pas¬ 
sare fuori della città. . 

Ma Iddio, che ora voleva far manifesta la gloria del servo suo, piu 
che fatto non avea per lo passato, parve assai diversamente disporre. 
Poiché la lieta novella in un momento, quale elettrica scintilla, si spande 
da un capo all’altro della città; e il popolo tutto, quale mare m tempe¬ 
sta, si agita, si commuove, e ad ogni sbocco, ad ogni via corre, preci¬ 
pite, si affolla. La chiesuola di S. Michele è ad un istante gremita di 
gente. La Confraternita delle Stimate, con uno slancio ammirabile e 
senza che pur molti degli accorsi Fratelli ancor sappiano, perche si ve- 
stan di sacco, si provvedano di fiaccole, prodigiosamente si unisce, si 
ordina e frettolosa si porta ad onorare la salma beata. 

Volendosi, come si disse, passare fuori della città, no, gridarono 
tutti, no: il campo della gloria tomi glorioso a vedere, dove sangue e 
vite ei diede per la salvezza delle anime. 

« E così (riprende il suo confratello) più con 1 segni del culto, che 
« tra le cerimonie del funerale, come in trionfo passò quel S. Corpo 
« sorretto da 4 religiosi per quei luoghi medesimi ove pochi anni ad- 
« dietro avea lasciato la vita per la salvezza eterna delle anime. » 

E qui, dicevano i cittadini piangendo, qui il sant’uomo si ebbe quel 
terribile schiaffo, qui udi ripetersi quella orrenda villania, qui quel sar¬ 
casmo pungente... e qui... oh ! qui fu che gli cadde sulla fronte il colpo 
fatale, qui svenne, qui si rialzò, è questo il muro che, brancolando, per¬ 
corse, e qui, sì qui fu, che immerso nel proprio sangue spiro 1 anima sua 
benedetta.... e benedetto in eterno... ora sta in Paradiso. 

Dopo un andare a rilento per la calca del popolo, che si premea 
d’ogni intorno per baciare la coltre che ricopriva le venerate spoglie 
del glorioso eroe, alla fine si giunse in Convento. 

La chiesa di quell’albergo felice, quantunque assai vasta, rigurgitava 
di gente in modo, che molto vi volle per ottenerne l’ingresso. 

Deposto il ieretro ivi nel mezzo, per tre giorni si tenne esposto onde 
dar libero sfogo alla devozione dei fedeli, che venerar lo volevano. Pas¬ 
sato il terzo di si apriron le casse, e quantunque 7 anni fossero tra¬ 
scorsi dalla preziosa sua morte, pure, meno il capo, ove il ferro 1 aveva 
piagato, tutto il resto intatto era e flessibile, quasi fosse ancor vivo, senza 
mandare neanche il piu leggero fetore. 

All a, miracolosa incorruzione del corpo, aggiunse Iddio ancor altr 
prodigi operati per intercessione del fedele suo servo, i quali mossero la 
pietà & de’ devoti a ritrame la pia naturale effigie in rame. Resta ac¬ 
cora viva la memoria della guarigione di un misero oppresso da doglie, 
e della restituzione dell’udito ad un infelice sordo. 

Il cadavere chiuso entro tre casse riposa nel Presbiterio della Chiesa 

di S. Croce in Macerata. 


PICENUM SERAPHIOUM 


801 


XI. — 


L’infanzia di Sisto V. (l) 


indorare te 1 stìHe d? r aut ™ no ’ a11 ora ln CU1 P are che il sole si alzi per 
udorare le stille di rugiada ancora tremolanti sui calici dei fiori di mac 

nava M""? h^ 0 ’ lacero > ai Piedi di una collina che domi¬ 

nava il villaggio delle Grotte a Montalto nei pressi di Ancona Dei maiali 
gironzavano qua e à, ed a volte si allontanavano pei sentieri m presto 
ritornavano presso il fanciullo, richiamati dalla vigilanza di un bravo 
arbone di cui la razza va estinguendosi giornalmente II ròccolo 
guardiano era un fanciullo singolare. Non mostfavl p^T dLi ? ann? 

propriaàliti S P n7 di r“5 e ?P ress *one di spensierati alle^SL' 
propria alla sua età. Dolcemente sdraiato sulla verde e fresca erbetta 

un“Cbo dfa„°.7r al CÌel °' 8d P“Vda fcr credere 

un lembo di quel limpido azzurro si fosse staccato dalla gran volta ner 

posarsi sotto le umide palpebre del fanciullo. Dalla bocca sdegnos a P e 

fiera, usciva, quasi mormorio, un canto triste e lento, e senza nreoccu 

parsi dell aria alquanto fresca della mattina, lasciava che il venticello di 
autunno gli accarezzasse i riccioli biondi. venticello di 

Ad un tratto fu bruscamente distolto dal sogno in cui nareva as¬ 
sorto, dai ripetuti latrati del cane, seguiti dal rumore di un P passo ne 

Qmm e di ri una C voce f ° SCrÌCCh l° lar di foglie secche cadute dagli alberi. 

We VrAlZaf 98 " “ S " di ™ 1» *„d. più 

• fanciullo si alzò di scatto scuotendo la bionda testa, e scorgendo 
in colui che gli parlava un religioso, con rispetto rispose:’- Buon pa¬ 
dre, la via piu breve è la più difficile ed anche la più pericolosa - Non 

Zd?’ dimmfd mi °’ h l° A a sb ? gare Una c °uimissione P che non ammette 
ritardo dimmi dunque di dove devo prendere per giungere più presto 

Aspettate disse il fanciullo battendo la palma controra fronte 

rSnj riZ t r_7r; id “' e - ,6n ? f s: 

• . ‘ lenite con me, altrimenti potreste smarrirvi, o peg- 

gI °pi7“ ^ alche b. 0 ™ ! - Ma il tuo armento? - chiese il reigiosf. 
- Piffero farà la guardia. - Chi è Piffero ? - domandò il frate Ma 
già a questo nome, il barbone aveva alzata la testa intelligente e fissava 

iLZSiZV gr “ di “t, ° hi "Ì’ gialli ’ «pressivi 

nX glfdù^ der6 M Un C ° mand0 ’ onde fu come a risposta che il villa- 

tanare SLa 7 A ™ 0 ™ ve > guarda le bestie e non le fare allon¬ 
tanare. — Quindi, prendendo pel sentiero che costeggiava in discesa la 
montagna, soggiunse : - Venite, buon padre. - bg 

malgrado da , * an ^ a gentilezza, e specie dalla bellezza del fanciullo, 

! K ^ che / lc °P rivano 1 a PPena le povere membra delicate è 
ti chiajJ? lgi m S r lntavol ° con Ini la seguente conversazione: — Come 
ti chiami? _ Felice Peretta a servirlo - rispose il bimbo. - E tuo 

L, descrizione è poeti», ,u. Sm prive ,iF.. t o i uM taLX «*• 





































































































































































































802 


PICENUM SERAPHICUM 


padre che fa ? — Ahimè, nulla. — Te ne dispiace ? — chiese ancora il 
frate con interesse — forse è per questo che quando t’incontrai scorsi 
sul tuo volto una nube di tristezza? — Oh! per me — disse Felice — 
sono nato nella miseria e non ci soffro, ma mi dispiace per il babbo, per 
la mamma, per la sorellina Camilla.... — Allora tuo padre vide dei giorni 
migliori ? — Mio padre fu costretto a fuggire dalla Dalmazia quando 
Amurat II verso la fine del XV secolo vi pose l’assedio, e di ritirarsi 
in uno dei suoi castelli. Poi, nel 1518, durante la guerra tra Leone X e 
il duca d’Urbino, gli furono devastati i suoi domini, quelli di Montalto 
ed altri ancora, e si ritirò nel villaggio delle Grotte. Io nacqui in quel¬ 
l’epoca. — Hai dieci anni? — fece il religioso dopo breve calcolo. — 
Sì, padre, e Camilla ne ha cinque. Se la vedeste Camilla, com’è carina !! 

— Le vuoi molto bene? — E chi non ama la sua sorellina, padre?... —* 
Ma seguita a narrarmi qual era la causa della tua afflizione quando ti 
ho incontrato. — E’ grande, padre — sospirò Felice — vorrei diventar 
ricco per veder contenta la mia famiglia, ma ho un bel cercare, non ne 
trovo il mezzo. — E quale sarebbe il tuo ideale ? — Essere papa — 
rispose Felice senza esitare. Il frate rise di cuore. — Non è piccolo il 
tuo desiderio. Essere papa ! ? — disse. — Prima di tutto bisogna essere 
molto pio. — Oh ! lo sono ; prego sempre il Signore tutte le sere... — e 
molto buono, molto giusto, generoso, umanitario.... — Lo sono, lo sono, 
lo sono — rispondeva il fanciullo ad ogni osservazione.... — molto 
colto principalmente.... — Ed anche questa volta Felice stava per rispon¬ 
dere con sicurezza, lo sono, ma al momento di aprir bocca si arrestò. — 
Lo sei ?... gli domandò il frate sorridendo. — Non so leggere neppure — 
rispose Felice scoraggiato. — Bisogna imparare — gli disse il frate. —- 
E come ? chiese Felice sullo stesso tono — mio padre è sempre fuori 
cercando di ricuperare almeno una parte dei suoi domini perduti : ed 
in casa nessuno sa leggere, nè la mamma, nè Camilla, nè i maiali, 
e neppure il povero Piffero, molto intelligente però. — Ed al villag¬ 
gio ? — Al villaggio delle Grotte ? — esclamò Felice — ne sanno 
quanto noi... Ma eccoci a buon porto — soggiunse il bimbo ferman¬ 
dosi — andate sempre dritto. Ancona è al termine di questo viale di 
aranci, io torno al mio gregge. — E già s’incamminava quando il 
religioso lo fermò. — Cosa vuoi in ricompensa del tuo disturbo? — 
Qual disturbo ? — chiese meravigliato il fanciullo. — Il disturbo di 
avermi accompagnato. — E lo chiamate disturbo ? — fece ingenua- 
mente Felice. — Forse ti ha fatto piacere ? — Non tanto — disse 
sorridendo il bimbo — ma benché non sappia leggere nè scrivere, e mia 
madre lo stesso, ella m’insegna, che nostro Signore ci comanda : Fai al 
tuo prossimo ciò che vorresti fosse fatto a te, ecco perche v’insegnai il 
cammino, parendomi che trovandomi nel vostro caso, mi sarebbe tornato 
utile avere un conduttore. — Con tali disposizioni e buoni sentimenti, 
tu potrai, certamente, un giorno diventare papa — disse il religioso 
ma bisogna imparare a leggere, a scrivere, e molte altre cose ancora. 

— Ma come, ma come ! ? — disse Felice quasi stizzito. — Ecco — ri¬ 
spose il padre — sono frate al convento di Ascoli. Vieni, e domanda 
del Padre Pacomo : sono io, e sta sicuro che sarai bene accolto. E sic- 


PICENUM SERAPHICUM 


803 


ZZI - tSlSl"?-.»».- ridendo padre Pa- 

Il frate ed il fanciullo si lasciarono. 

* 

* * 

da etoXTlwdefdtoomi "ri.™ in modo 

r «-* b„«andotd,Vrr to ^ ! s rt™i?lVnl T?°-' 
“iTd^r itt 6 ' 0 ' - EgU è ^ " deJnTò 

a tutti, ai tuoi maiali °al' tuo de V *• P - la ?- gere ed a federe di te 
suo figlioVnerfmeX -“ella ^Sdard^S^r^ir^T^ 

un discorso da buon figliuolo o-rirlA le • , llce - Ecco 

figliuolo quando sarò pipi 1 E S but ~ S T bu0n 

ellina che l’aveva seguito nella corsa T > so gg lunse la sorel- 
papa. - Poveretto - did n n a ‘ ~ Lo saro anche quando sarò 
ironica - figurarsi papa un ^w!!? ° 0n T a le ^ lera tinta di pietà 
da domani H gSerò più P ° ? P ° r “ ! ! “ Cosi 

la madre - e tu non soltanto li’ T che ? azzia ! ~ gridò 
subito, all’istante 1 — Aspetta Pn t ^ arderai domani, ma vi tornerai 

cando alla sua donna -Tasci’a ammic- 

sia, vuol lasciarci, sia, ma dove tdrl? Lui vuol farsi papa, 

passata - disse Felice in tono dì ~ ' , n0n a g lsco mica all’im- 

romano. Quindi Z^lViZltrToo fpadre* PaXo Tld 
mone, e l'invito del religioso di entrar Si 000^0 di AscoTi TTto 

e la sua donna, bi scanbiarono uno sguardo — Peno ;i ™ -I 

Felice ha dieci anni, e se i frati di A^oìi vor rlTriotZ^Al^o 






































































































































































804 


PICENUM SERAPHICUM 


che ricevermi ! mi aspettano ! — Sì, anzi sei desiderato ! — osservò Ca¬ 
milla con ironia. — Ho vinto ! — gridò Felice battendo le mani, poiché 
egli leggeva l’assentimento del padre nella sua fronte serena, e quello 
della madre in una lacrima che le brillava sul ciglio. 

* 

* * 

Ed il domani quattro persone rifacevano lentamente il cammino del 
sentiero già fatto dal Padre Pacomo la vigilia. Erano Peretti, Fortunata, 
Felice e Camilla. L’ex guardiano di porci ascoltava in silenzio e serio 
le ultime raccomandazioni di suo padre. Giunti al crocevia, la piccola 
comitiva si fermò per separarsi. Camilla nel dire addio a suo fratello 
mandò dei gridi acuti, e la madre, facendo scivolare nella mano di Fe¬ 
lice un ducato, inondò di lacrime la bella fronte di suo figlio. 

Un istante dopo, di queste quattro persone, tre riprendevano trista¬ 
mente la strada delle Grotte, mentre Felice, disinvolto e svelto, tra l’ad¬ 
dolorato ed il contento, guadagnava lesto la riva del mare; però, di tanto 
in tanto volgeva il capo verso la collina verdeggiante dove in compagnia 
di Piffero e del suo armento aveva trascorsa l’infanzia. 

Ed ecco che Felice cammina, cammina attraverso la campagna per 
tre giorni. Ad ogni capanna si ferma in cerca di ospitalità che tutti gli 
accordano. Ma in città è diverso. Tutto bisogna comprare, perfino un 
mucchio di paglia per posare il capo stanco. Non più i gentili pastori 
che dividevano con lui pane e polenta, non più le buone comari che 
l’accoglievano in casa come loro figliuolo, nè carri che si fermavano per 
farlo salire e risparmiargli buon tratto di via soleggiata. In città Felice 
dovè pensare a cambiare il suo ducato, fino allora. conservato con cura, 
se voleva soddisfare i tanti bisogni necessari alla vita. Ma Felice, fin dai 
più teneri anni, accarezzava un sogno, un bel sogno che mai aveva po¬ 
tuto realizzare : possedere un paio di scarpe. Ed una bottega di calzolaio 
par messa li per tentare il fanciullo dalle aspirazioni ambiziose e ardite. 

Continua l’autore: 

Egli si fermò estasiato, guardando alternativamente i suoi piedini nudi 
-e gonfi pel cammino, ed il bel paio di scarpe lucide, nuove, sfusate a punta, 
basse, un vero gioiello, quindi ancora i suoi poveri piedi, e senza esitare 
chiese al calzolaio: — Quanto? — Un ducato. — Un ducato. — Era tutta 
la fortuna di Peretti. Ma che importa? egli stava per cederla con la spen¬ 
sieratezza e la leggerezza della sua età, quando il padrone vide il nuovo 
oliente impallidire, venir quasi meno, allontanarsi di corsa, attraversare 
la strada ed avvicinarsi ad una bottega di panettiere dirimpetto alla sua. 
Ma ancora là, la medesima indecisione pare dominare il ragazzo che in¬ 
vece di entrare si ferma, ed un attento osservatore avrebbe potuto ve¬ 
dere i grandi occhi del bimbo andare dal calzolaio al panettiere, dal pa¬ 
nettiere ai suoi piedi e viceversa. 

In quella, due persone passavano, uno vecchio, l’altro giovane. Dal 
vestire parevane religiosi, ma un ampio mantello li ricopriva totalmente 
da non lasciare scorgeva a che ordine appartenessero. Si avvicinarono al 


PICENUM SERAPHICUM 


805 


n“ ag T dÌ ^ 

miei piedi. — Lo vedo bene ma e noi ^ d . Ucato ,’ questo panino ed i 
— E poi?... il resto s’indovina da se^ tir, f msiste 1 vecchio religioso, 
il pane non posso comprare le soamn ’ am6 6 i S ° n ° scazo > se compro 
comprare il pa^e e Zl tlT’ f compro le scarpe non posso 
sciarmi dolere i piedi sarebbe meglio, soffrire la fame ola 

pre il pii, q ' ,6StÌOne - dÌS “ 

e vieni a mangiare con me... Mezz’ora donn ì i ~L compra le scarpe 
i suoi compagni discorrpnrln i P 7 dice sedeva a tavola con 

•mici,.. CMM -«•* —hi 

i°, nd cL 8ì „: «t, “r a 

chiodo sono ?i „ vane , e / h0 v te ^ 0 se .”“ n t re °Tir P „^ Egu è ™- 

«ligiosi Pi “ <*"“*. d “ 

la parola. Si alzarono di tavola ° 10 ^ com P a gno ripetè 

senz n epp ur e* rin,graziare" 11 S pana°’ ,b & dÌ SaSS0 ’ a bocca a P erta > 

cato. Untante fumare ^ ruote ^ ^ bd * 

con fracasso, tolsero Felice dal suo stupore ’ TI 1 p qUipa ^ X che Privano 
quella città, era ripartito per Roma. P Papa dl passa gg io m 

convento^/ Ascob°' dove Tu^wmlto prei ^ ara raccrmandare Felice al 
la intelligenza precoce, la buona condottT^K* sua . attltudine agli studi, 
benevolenza dei superiori nel temnn «t ® , meritarono in breve la 
gli attirò la gelosia dei confratelli P fir eSS ° < j die d S ?° carattere ardente 
fin da bambino avevasodato Lori™* lo * lst ° lse dalla carriera che 

teologia, esimio predicatore nei principali èrgami Sia P £° f6SSOre ì n 
generale del suo Ordine a Bologna Tn!,Io g d Italia, Commissario 
singola carica spiegò tanto zelo ^ Li <pilsldore a Venezia, ed in ogni 
che sapevano donde fosse venuto. ^ ° d& meravi g liar e tutti quelli 

chi gli ^biasimava 3 quest^atto, ^ispos^sc^erzando 6, a , fu ^ ire > a 

t&SrJySSF!' a ROma ’ n0n b0 creduto Lctll 6t r fSmi 

prossimo alla morte, ^FeliceIhfrettf So» 1006 ?^ % S reg0rÌ0 XI11 
, e r enee Ceretti, allora cardinale di Montalto, aveva 





















































































































































806 PICENUM SERAPHICUM 

osservato, che non sempre in favore al merito ed all’ ingegno i cardinali: 
votavano, ma al pili debole, al piu tardo di età davano il voto. 

Ed egli che fa ? 

Si ritira dal mondo, ostenta di non poter camminare senza bastone, 
si fa vedere curvo, e non discorre altro che della sua salute malferma,, 
della sua morte, del luogo dove dovranno seppellirlo. 

Ma non appena il suo nome fu estratto dall’urna, si vide una cosa 
strana. Si alza il nuovo Pontefice dal suo posto, butta per aria il bastone 
ed intona il Te Deum con voce sì vibrante e ferma, da ripercuoterne la 
sala. Alle meraviglie degli astanti, rispose sorridendo : — Non vi stupite. 
Prima, cercavo le chiavi del Paradiso, ed era naturale che per trovarlo 
io me ne andassi curvo, la testa china; ma ora che le ho trovate, non 
fisso che il cielo, non avendo più bisogno delle cose della terra ! — 

Felice Peretti ascese al trono pontificale il 24 aprile del 1585 di 
anni 64 e col nome di Sisto V. 


CONVENTO MINORITICO DEL SS,Il CROCIFISSO IN TREIII (l) 

-=>S-£S8S=-SO—- 


V. — I Superiori del Convento 

Come i nostri lettori avranno veduto sul Picenum, il 
convento minoritico del SS.mo Crocifìsso in Treia ha una 
speciale importanza storica, sia per il modo con il quale sono 
stati chiamati i religiosi alla custodia del Santuario, sia per 
le dirette relazioni dei medesimi con il Magistrato, sia per i 
vari trasporti del SS.mo Crocifisso in città, sia finalmente 
per le grandi opere di restauro ed ingrandimento compiuti 
da religiosi nel convento e nella Chiesa dal 16/1 ai giorni 
nostri. Possiamo dire con verità che in due secoli e mezzo 
di custodia di questo Santuario i religiosi hanno dato non 
solo prove indubbie della loro scrupolosa premura nell’adem* 
pimento del loro dovere, ma si sono addimostrati veri zelanti 
perchè il Santuario tosse realmente tale, cioè assumesse gra¬ 
fi) Continuazione : vedi fase. 1, p. 6-21; fase, 2, p. 149-162; fase. 3, 
p. 299-311 ; fase. 4, p. 441-449; fase. 6, p. 660-668. 


PICENUM SEEAPHICUM 


807 


torio di Tr.io x 8010 nel «stretto terri¬ 

torio di Treia, ma anche fuori, da lontano. I Religiosi dal 

Comun 0 d, Treia hanno ricevuto il SS.mo Crocifisso da cu- 

stodire, ma la chiesa, che conteneva nn simile tesoro non po- 

— S “ 0;00me l’abitazione 

noichi t J,' ? !' " on l ,oteva chiamarsi un convento 

poiché la chiesa ed il convento nel 1671 non presentavano 

altro che un resto di vecchio fabbricato ridotto^n pessime 

, dlZ1 °2 1, senza com °dità, senza bellezze artistiche^ senza 
valore Era necessario fare tutto di nuovo, spendere somme 
ngenti, sostenere un lungo, paziente ed energico lavoro Ma 
tutto questo incontrava un primo e forte ostacolo nllla con 
dizione stessa di coloro che il Magistrato forzatamente chia 
mava alla custodia del SS." 0 Crocifisso. La voce di Dio sì 
ra fatta sentire nella voce del popolo, e la voce del popolo 
domandava i frati di Forano, cioè Religiosi della più stretta 
osservanza in fatto di povertà. Diciamo forzatamente perchè 
a cuna ecclesiastica ed il Comune hanno tentato una reazione 
al volere popolare, riflettendo che una famiglia di poveri frati 
fiancescani non avrebbe potuto dare al Santuario quel decoro 
e quella pompa richiesti dalla classica importanza q del SS - 
Crocifisso e dalla intensa devozione del popolo. Ma la voce 

delta 10 n a t0 gÌUdÌZÌ ° dei ’^tori del Comune e 

la Chiesa camerte, ed i frati di Forano presero definiti 
vamente la custodia del Santuario. P 

Nel lungo periodo di due secol’i e mezzo la famiglia re- 

Superiori Tn V “T Ò 8tata retta 6 ^ uidata da 202 
le condì : - q a 1 a™ haM0 avut0 altra mira che migliorare 

tSTn , S r r° : Si ha Un ver ° crescend0 Attività 
bili -il restauro fl fr dtìan ?. ar81 P er trovare mezzi indispensa- 
mii al es j aui °, all ingrandimento, alla decorazione; una pre¬ 
mura assidua per 1 aumento del culto esteriore e della iute 
nere pietà del popolo verso l’adorato Crocifisso^Pertanto fi' 
temuto ostacolo della condizione povera di questi custodi è 
stato superato di gran lunga dallo zelo dei medesimT ouaH 
si sono m ogni tempo addimostrati veramente degni sotto 
ogni rapporto, del tesoro affidato alle loro mani. La loro stessa 
femezza ne sostenere in varie circostanze il diritto ed il do- 
e richiesti dalla loro condizione e dal loro officio sta a 
testimoniare non la mancanza di convenienze o di rispetto 


















































































































































808 


PICENUM SERAPHICUM 


all’autorità civile ed ecclesiassica, come da alcuni è stato giu¬ 
dicato, ma il rigore esemplare, e spesso virtuoso, nell’esatto 
adempimento pel loro delicatissimo officio di custodi respon¬ 
sabili. Veri guardiani del convento, della chiesa e della clas¬ 
sica immagine del Crocifisso, non hanno mai risparmiato se 
stessi, anche a costo di non lievi sacrifici, perchè la famiglia 
religiosa fosse al popolo treiese di esempio, il Santuario più 
rispondente alle giuste e sante esigenze del culto cattolico 
ed il Crocifisso più amato, più venerato da tutti. 

Ciò poi che reca non poca meraviglia si è il vedere come 
questi custodi, i quali si succedevano, specialmente prima del 
secolo XIX, di anno in anno, avessero tutti eguale premura 
e identico zelo per il caro Santuario : creata, diremo così, 
una specie di tradizione dai fortunati Religiosi che vennero 
a Treia nella seconda metà del secolo XVII, questa si è comu¬ 
nicata, incarnandosi in tutti i superiori sino ad oggi: essere eletti 
a reggere la francescana famiglia riformata di Treia, equiva¬ 
leva ad essere destinati all’esercizio di una premura eccezio¬ 
nale per il Santuario. In nessuno dei tanti conventi piceni 
crediamo essersi verificato un simile fatto. Quella divina vo¬ 
lontà, manifestata a voce di popolo, la quale eleggeva i frati 
di Forano a custodi di questa ammirabile e taumaturga Im¬ 
magine del SS. mo Crocifisso, ha disposto che i Superiori dei 
medesimi rispondessero in ogni tempo all’alto compito cui 
venivano eletti. 

Ecco l’elenco storico di tutti i Superiori del convento 
minoritico del SS. mo Crocifisso in Treia : 


1. — 

Anno 1674 

— P. Claudio da Iesi 

2. — 

» 1675 

— P. Lodovico da Iesi 

3. — 

» 1676 

— P. Claudio da Iesi 

4. — 

» 1677 

— P. Angelo da Filottrano 

5. — 

» 1678 

— P. Francesco da Staffolo 

6. — 

» 1679 

— P. Giuseppe M. da Iesi (1) 

7. — 

» 1681 

— P. Michelangelo da Iesi 

8. — 

» 1681 

— P. Fnlgenzo da Iesi (2) 


(1) Cfr. Archiv. Prov. Refor., voi. « B », Atti Capitolari 1646-1680. 

(2) Il P. Michelangelo da Iesi fu eletto nella Congregazione il 18 
aprile : il P. Fulgenzo da Iesi nel Capitolo dello stesso anno il 19 set¬ 
tembre. 


PICENUM SERAPHICUM 


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9. 

10 . 

11 . 

12 . 

13. 

14. 

15. 

16. 

17. 

18. 

19. 

20 . 
21 . 
22 . 

23. 

24. 

25. 

26. 

27. 

28. 

29. 

30. 

31. 

32. 

33. 

34. ■ 

35- - 

36. - 

37. - 

38. - 

39. - 


Anno 1682 — p. 

^ 1685 — p. 

» 1686 — P. 

» 1688 — p. 

» 1689 — p. 

» 1691 — p. 

» 1693 — p. 

» 1693 — P. 

» 1696 — P. 

1697 — P. 

» 1700 — p. 

» 1701 — p. 

» 1702 — P. 

» 1703 — P. 

» 1704 — P. 

» 1705 — p." 

» 1706 — p. 

» 1707 — p. 

» 1707 — p’ 

» 1709 — P. 

» 1711 — p. 

» 1712 — P. 

» 1713 — p. 

» 1715 — p. 

» 1716 — P. 

» 1716 — P. 

» 1718 — P. 

» 1719 — P. 

» 1720 — P. 

» 1722 — P. 

» 1723 — P. 


Paolo da Monsano 
Agostino da Iesi 
Lodovico da Iesi 
Angelo M. da Iesi 
Sebastiano da Sanseverino 
Clemente da Potenza Picena 
Angelo M. da Iesi 
Clemente da Potenza Picena (1) 
Tommaso da Poggio Cupro 
Lodovico da Staffolo 
Francesco da Cupramontana 
Giuseppe da Treia 
Francesco M. da Potenza Picena 
Piancesco da Poggio S. Marcello 
Benedetto da Iesi (2) 

Giuseppe M. da Casteldemilio 
Lucio da Montefano 
Giuseppe M. da Castelbellino 
Quintiliano da Iesi (3) 

Carlo da Treia 
Antonio M. da Macerata 
Francesco da Treia 
Carlo da Treia 
Bonaventura da Belvedere 
Stefano da Corinaldo 
Francesco da Treia (4) 

Lucio da Montefano 
Pietro Francesco da S. M. Nova 
Francesco da Treia 
Bartolomeo da Iesi 
Giannicolò da Iesi 


ne.^1 ““ «E* 

anno il 18 ottobre. ' ’ ^ umtlIlan0 nel Capitolo del medesimo 

da Corinakuf fSTSSwT , de ' ? febbraio 1716 f " »>»“» « ?• Stefano 
P. Francesco da^efa P ‘° “ < » UeS ‘ 0 st6ss0 16 U 










































































































































































810 RICENUM SERAPHICUM 


40. 

— 

Anno 

1724 

— 

P. 

Antonio M. da Macerata 

41. 

— 

» 

1725 

— 

P. 

Carlo da Treia (1) 

42. 

— 

» 

1737 

— 

P. 

Francesco da Treia 

43. 

— 


1741 

— 

P. 

Nicola da Morro 

44. 

— 

» 

1742 

— 

P. 

Nicola da Belvedere 

45. 

— 

» 

1743 

— 

P. 

Filippo d’Agugliano 

46. 

— 

» 

1745 

— 

P. 

Bonaventura da Monteroberto 

47. 

— 

» 

1746 

— 

P. 

Angelo M. da Monsano 

48. 

— 

» 

1748 

— 

P. 

Francesco M. da Casteldemilio 

49. 

— 

» 

1752 

— 

P. 

Filippo da Cingoli 

50. 

— 

» 

1753 

-- 

P. 

Tommaso da Treia 

51. 

— 

» 

1754 

— 

P. 

Bernardino da Macerata 

52. 

— 

» 

1757 

— 

P. 

Giambattista da Domo (2) 

53. 

— 

» 

1759 

— 

P. 

Pasquale da Cingoli 

64. 

— 

» 

1761 

— 

P. 

Giambattista da Domo 

55. 

— 

» 

1764 

— 

P. 

Giuseppe M. da Staffolo 

56. 

— 

» 

1765 

— 

P. 

Giambattista da Domo 

57. 

— 

» 

1767 

— 

P. 

Bernardino da Belvedere 

58. 

— 

» 

1768 

— 

P. 

Pasquale da Cingoli 

59. 

— 

» 

1770 

— 

P. 

Tommaso da Treia 

60. 

— 

» 

1771 

— 

P. 

Nicola da Iesi 

61. 

■ - 

» 

1773 

— 

P. 

Angelo Nicola da Iesi 

62. 

— 

» 

1774 

— 

P. 

Teodoro da Filottrano (3) 

63. 

— 

» 

1777 

— 

P. 

Giuseppe M. da Staflolo 

64. 

— 

» 

1778 

— 

P. 

Teodoro da Filottrano 

65. 

— 

» 

1780 

— 

P. 

Fortunato da Cingoli 

66. 

— 

» 

1781 

— 

P. 

Ignazio da!;S. M. Nova 

67. 

— 

» 

1782 

-- 

P. 

Pietro da lesi 

68. 

— 

» 

1785 

— 

P. 

Raffaele da Morro 

69. 

— 

» 

1788 

— 

P. 

Bernardo da Belvedere 

70. 

— 

» 

1790 

— 

P. 

Settimio da Iesi 

71. 

— 

» 

1792 

— 

P- 

Raffaele da Morro 

72. 

— 

» 

1794 

— 

P. 

Pietro da Casteldemilio 

73. 

— 

» 

1796 

— 

P. 

Stefano da Monsano 

74. 

— 

» 

1797 

— 

P. 

Pietro da Casteldemilio 


(1) Cfr. Archiv. Prov. Refor., voi. « D », Atti Capitolari 1705-1725. 

(2) Nell’/lrc/wÀ Prov. Refor. manca il voi. «E », Atti Capitolari 
1726-1756: i Guardiani eletti in questo periodo sono stati desunti dal 
Libro Maestrale ms. del 1727. 

(3) Cfr. Archiv. Prov. Refor. voi. « f », Atti Capitolari 1757-1776. 


PICENUM SERAPHICUM 


811 


75. 

76. 

77. 

78. 

79. 

80. 
81. 
82. 

83. 

84. 

85. 

86 . 

87. 

88 . 

89. 

90. 

91. 

92. 

93. 

94. 

95. 

96. 

97. 

98. 

99. 

100 . • 
101 . • 
102 . - 


Anno 1799 - 

» 1802 - 
» 1804 - 

» 1818 - 

» 1820 - 

» 1821 - 

* 1823 - 

» 1826 — 

» 1831 — 

» 1834 — 

» 1835 — 

» 1836 — 

» 1837 — 

» 1838 — 

» 1844 — 

» 1846 — 

» 1847 — 

» 1851 — 

» 1859 — 

» 1896 — 

» 1897 — 

» 1903 — 

» 1904 — 

» 1908 — 

» 1909 — 

» 1910 — 

» 1912 — 

» 1914 — 


-“6™ «<* r uoLtran 

X". Giacomo da Sammarcello (1) 
■P. Francesco M. da Falconara 
F. .Pacifico da Sauseverino 
P. Serafino da Sammarcello (2) 
P. Giacomo da Monsano 
P. Angelo da Monsano 
P- Domenico da Monsano 
P. Ilario da Monsano 
P. Bonaventura da Treia 
P. Bernardino da Scapezzano 
P. Pietro da Belvedere 
P. Luigi da Filottrano 
P. Domenico da Treia 
P. Floriano da Iesi 
P. Girolamo da Iesi 
P. Giacinto da Iesi 
P. Serafino da Iesi (3) 

P. Francesco da Treia 
P. Giuseppe da Coriano (4) 

P. Nicola Diamanti 
P. Giuseppe da Coriano 
P• Giuseppe Conti 
P. Giuseppe da Coriano 
P. Baimondo da Senigallia 
P. Alessandro da Potenza Picena 
P- Ciro da Pesaro (5) 


nel suo 0<Bci0 <iurant<, ta “° “ pe 
(3) La r i„^f“ a Sna^7p V S s 'P ’j A f <*&**»* 

di non cambiare con tanta facili t Pa - rt ® a a consu ©tudine invalsa 
«ino aUa b°Ha di Union» . Felicitate fuadam ' “ n9u6tud ‘ M d “ rate 1™* 

(5) Cfr. ZZ. %2. R ÌTZ MÌ l£’i412 ’fSlsM 23 - 1398 ' 































































































































































812 PICENUM SERAPHICUM 



e il “ Picentim Seraptiicum „ ( x > 



Era quasi interamente composto il presente fascicolo 
quando è uscito il doppio numero (gennaio-aprile) dell 'Archi¬ 
vimi. Nella Cronaca Italiana, pagg. 378-81, si parla del Pi- 
cenum « con un indugio oltre l’usato ». Siccome dei nostri 
lettori forse appena dieci posseggono VArchivimi, così sarà bene 
farne conoscere qui gli apprezzamenti, poco lusinghieri, è vero, 
ma sopra ogni dire magistrali. 

Li Archivimi, anzi tutto, dà il completo indice dei nostri 
cinque fascicoli, notando con scrupolosa precisione le indica¬ 
zioni, i richiami, i numeri e le pagine dell’intero materiale 
già pubblicato. Le osservazioni circa i lavori in ispecie non 
sono molte, ma bastano esse a far comprendere l’intenzione del 
cronista censore. Riportiamo testualmente quelle che hanno 
un sapore abbastanza acre. 

Per gli Appunti storico-critici sul B. Angelo (lavello : 
« A lavoro finito, qualcuno ne parlerà qui. Per ora basti 
accennare che è tutta una calorosa difesa del Clareno contro 

(1) Dopo matura riflessione, avevamo stabilito non rispondere affatto 
all’insulto lanciatoci pubblicamente dalVArChivum Franciscanum Histori- 
cum: ciò sarebbe stato per noi più conveniente ed assai decoroso : anche 
persone ragguardevoli, degnissime di stima e giudici competenti in fatto 
di critiche dignitose, ci avevano consigliato a tacere, sia per non fare 
una reclame a quelli che ci hanno maltrattati, sia ancora perchè l’esa¬ 
gerata critica si sarebbe confutata da sè. Però, considerando che il nostro 
silenzio poteva essere interpretato dai nostri poco benevoli amici e cono¬ 
scenti quale una forte sconfitta subita da noi e quasi VArchimm ci 
avesse realmente messi al muro, ci siamo decisi a presentare ai nostri 
cari lettori non una vera e propria confutazione, perchè l’insulto volgare 
si condanna e non si raccoglie, ma due parole scultorie le quali servi¬ 
ranno all’estensore della censura come monitum solenne e come giusta 
e severa lezione imprudentemente provocata da sè medesimo. 


PICENUM SEBAPHICUM 


, 813 


e varie teoeie che gli storici han creduto trovare nella sua 
vita. Può cogliere nel vero o in una parte di vero, ma è una 
eloquente, se si vuole, difesa d’avvocato davanti a una corte 
d Assise, per giurati, non per giudici. Quelle non han valore 

giuridico ; questa forse non ha valore storico ». _ Non ci 

amentiamo di questa semplice osservazione : il peggio verrà 
dopo, ne siamo sicurissimi. E poiché la nostra difesa « può 
cughere nel vero o in una parte di vero », sino a prove con¬ 
trarie sosteniamo, senza tanti forse, il suo valore storico Si 
lasci pure tutta la veste eloquente ai giurati, ciò poco ini- 
p r a, però il substrato storico e la vera sua sostanza reste¬ 
ranno per i veri giudici. Ringraziamo poi il dotto critico di 
averci regalato il non disprezzabile titolo di avvocato elo¬ 
quente degno di parlare davanti a una corte d’Assise. 

Per le Memorie Mmoritiche dal ms. Gambalunqhiano : 

« Precede una Sene dei Ministri Provinciali che va fino al 1764 
senza però alcuno apparato di note d’appoggio, che pure a 
quanto appare dalla n. 208, nel ms. non mfneherebbfro Vi 
sono'inseriti non pochi estratti da documenti antichi, propri 
dei Conventi stessi, che sarebbe fortuna rintracciare. »_I 1 
lamento per la mancanza di un apparato di note d’appoggio 
giusto . peraltro facciamo osservare che per il nostro scodo 
anche la nuda pubblicazione di quel ms. /di grande giova¬ 
mento. Quando si rifarà la storia dei singoli conventi S e si 

completeranno le biografie appena accennate, il ms. gamba- 

aimet’n” 0 “‘T™ P ar , te 00me documento interessante o 
almeno come buona guida, specialmente se riusciremo a rin- 

anw re b ‘» ualohedu l no dei documenti originali, o le loro copie 
autentiche, sui quali poggia il ms. stesso. P 

Per la Visita triennale del P. Orazio Civalli: «Dell’opera 

DnbV,r 1V f Sa tr . 6 Partl : ^ridica, storica e morale, fu P già 
pubblicata la sola parte seconda, e neppure intera. Si ripfo 

T / edlZ1( TÌ 6 P6r 10 SC0P ° francesc ano della rivesta 
e già di troppo il lungo trattenersi dell’Aut. su la storia di 

ciascuna citta o paese, mentre è poco poco quello che egli dice 
di ogni convento: quasi nulla del passato e non molto più del 
presente al suo tempo. Le faragginose note apposte dalla Ri¬ 
vista sono una frangia di drappo aggiunta a un tenuissimo 
velo. Sono fuor di tono sotto troppi aspetti, » — Curioso 
avvero . Nel ms. gambalunghiano, il critico si lamenta per 

Anno I, 1916 - Fascicolo VI. 


51 

















































































































































814 


PICENUM SEBAPHIOUM 


il mancato apparato di note d’appoggio: qui censura morda¬ 
cemente perchè le note sono troppe : afferma che la narra¬ 
zione del Ci valli è definente nelle descrizioni dei conventi, e 
poi grida contro le farraginose note della nostra Rivista : si 
lamenta del tenuissimo velo di storia, e riprova la frangia 
aggiunta da noi ! Ma poi, perchè chiama quelle note un tuoi 
di tono sotto troppi aspetti? non servono forse ad illustrare 
la parte bibliografica per tutti quei nomi che il Civalli mette 
là senza neppure citare un autore che ne parli ? Lo sappiamo: 
YArchivum in questo caso avrebbe fatto assai meglio di noi, 
però siamo convinti che quelle note hanno il loro valore, sono 

interessanti ed utili. . 

Per Fr. Giovanni Turco d’Ancona Arcivescovo di Cipro : 

« Le note a p. 537 sono un anticipo inutile, per lo meno. » 
— Capperi quanto rigore di critica! voi, caro censore, cercate 
proprio il pelo nell’ovo : quelle note, dunque, sono lealmente 
un anticipo inutile ? e perchè ? non ci sembra davvero. Beato 
voi che siete perfetto in tutto ed in ogni sua parte !... 

Per 1 Ministri Provinciali delle Marche : « La loro Serie, 
che si vorrebbe ricostruire con base e metodo critico su altre 
5 Serie compilate nei sec. XVIII e XIX. Ma, come si capi¬ 
sce, manca la base e il metodo. » — L’egregio critico lavora 
d’astuzia: certo, se la ricostruzione della Serie non avesse al¬ 
tra base ed altro metodo che le Serie dei secoli XVIII e XIX 
mancherebbero al nostro lavoro e base e metodo; ma è pre¬ 
cisamente questo che è falso di sana pianta. Legga 1 illustie 
nostro confratello, legga meglio l’introduzione di quel lavoro, 
legga anche qualche pagina dello svolgimento e si accorgerà 
-che il suo magistrale giudizio non è retto. 

Per il Montefeltro e la donazione della Verna, dalla « Ge¬ 
rusalemme Celeste » del Galiucci'. « Se ne da come saggio 1 epi 
sodio indicato nel titolo, col confronto delle fonti e richiami 
alla Francisciados del P. Mauri e copiose note illustrative e 
forse troppo ammirative. Ma coi canoni d’arte d’allora, male 
la fedeltà storica si ricerca o difende in un simile poema. » —■ 
Osserviamo semplicemente che mai abbiamo inteso con quel 
Saggio del Poema dare agli studiosi un esempio di storia rigo¬ 
rosa, ma solo far conoscere un lavoro poetico quasi del tutto 
dimenticato. Le nostre note, forse troppo ammirative, saranno 
magari un effetto del grande amore verso i nostri illustri con¬ 


PICENUM SEBAPHIOUM 


815 


fratelli delle Marche, ma nulla tolgono al valore intrinseco 

del poema il quale, del resto, ci sembra abbastanza fedele in 
fatto di stona. 

, fi ui detto non ci sarebbe molto a dolersi di noi 

e dell Archivum. Eccettuata l’acrimonia per la difesa sul Cla- 
reno, il resto può magari passare. L’ Archivum fa da maestro 
osservando, criticando, correggendo, e fa bene, poiché nessuno 
gli nega la, competenza in simile genere di studi : noi gli 
siamo grati, accettiamo le sue magistrali lezioni con vera e 
sentita riconoscenza e passiamo con calma a quella che sem¬ 
bra la seconda parte della sua critica a nostro riguardo. 

* 

* * 

« Ci siamo indugiati oltre l’usato a dare il prospetto in- 
« tero di quanto ha fin qui pubblicato questa nuova Rivista 
« francescana, la quale è entrata nel nostro campo con molte 
« buone intenzioni, con foga e baldanza un po’ avventate 
« lanciando all’aria molte grandi parole, e preparando, in 

« conseguenza, a sè e agli altri non piccole delusioni »._ Il 

« ungo indugiarsi oltre l’usato » de\V Archivum sul nostro 
Picenum non è altro che una scaltra preparazione per carpire 

..a COn . sens ? ^ ettori e d fi loro plauso alle mastodontiche 
riflessioni (meglio ingiurie) dell’insigne critico. Peraltro, manco 
male che egli riconosca le nostre molte buone intenzioni, diver¬ 
samente guai a noi ! Vorremmo sapere cosa intenda l’illustre 
censore con quelle parole « . questa nuova Rivista france¬ 

scana, la quale è entrata nel nostro campo...: » a chi si rife¬ 
risce quel nostro ? all’ Archivum o agli studi storico-francescani 
in genere? forse niente egli considera il Picenum come un 
mtiuso inolesto, capace a diminuire il primato assoluto e il 
preteso esclusivismo dell'Archivum? dovrebbe essere precisa- 
mente così, poiché sappiamo che il Picenum fin dal primo 
fascicolo a Quaracchi non fu bene accolto, mentre dal primo 
fascicolo il medesimo non poteva essere molto giudicato, 
nfatti, in questa critica vi domina la prevenzione in con¬ 
trario e si scorge chiaramente il partito preso di dargli 
addosso senza misericordia. Lo vedremo meglio in seguito. 
Riguardo poi alla foga e alla baldanza un po' avventate è 
bene intendersi subito con l’egregio confratello. L’appella- 















































































































816 


PICENUM SERAPHICUM 


tivo plurale avventate colpisce naturalmente l’una e l’altra 
o per dir meglio toglie alle medesime qualsiasi giustifica¬ 
zione: sono avventate, dunque riprovevoli e condannabili sotto 
ogni riguardo. Non neghiamo di esserci lasciati trasportare 
dalla foga di un sincero amore per questa nostra cara regione 
francescana, come pure confessiamo che l’ingente ricchezza 
della nostra storia ci ha resi alquanto baldanzosi nel fon¬ 
dare un periodico proprio, ma ciò non vuol dire che siamo 
stati precipitosi, sconsigliati, imprudenti, audaci (tutto questo 
significa nel pensiero del critico la parola avventate ), mettendo 
mano al nostro lavoro : potremo solo ammettere che ci sono 
mancati la calma fredda ed il consiglio severo dell' Archivum: 
ecco tutto. Grazie al cielo, crediamo poi di non aver prepa¬ 
rate delle delusioni nè a noi nè agli altri, poiché abbiamo la 
certezza di essere stati fedeli al nostro programma il quale, 
più che molte grandi parole , lanciate all’aria, conteneva le 
vere linee generali del lavoro che abbiamo fatto fin qui e di 
quello che continueremo a fare in seguito. 

« Vi ci siamo indugiati, perchè le poche e fraterne os- 
« servazioni, che qui intendiamo aggiungere, avessero nel 
« prospetto stesso, davanti ai nostri lettori, baso e conferma. » 
— Quanta delicatezza e quali riguardi! Si è voluto nientemeno 
dare l’intero prospetto di tutta la nostra pubblicazione per 
giustificare le poche e fraterne osservazioni da aggiungersi. E’ 
un vero esordio in fiocchi il quale promette terribili cose. 
Fortuna però che le osservazioni saranno poche e fraterne, 
diversamente, poveri noi ! non sarebbe sufficiente neppure il 
centro della terra per nasconderci ! Condotti al tribunale del- 
VArchivum, assai più temibile di quello di guerra, la nostra 
povera roba avrebbe dovuto aspettarsi una condanna senza 
appello e la fucilazione per giunta, se realmente le osserva¬ 
zioni non fossero poche e fraterne. Vedremo però che le os¬ 
servazioni sono molte e poco fraterne. 

« La Rivista è partita da quest’idea, di divenire l’Archi- 
« vio di quanto, su le Marche francescane, è stato o sarà 
« scritto e stampato : là, tra non so quanti anni, il deposito 
« completo, oro e zavorra, di tutto il materiale storico fran- 
« cescano-piceno per i curiosi e studiosi presenti e futuri. Idea 
* che, con l’oro di un grande mecenate, col criterio d’un 
« consumato storico, e con lo sfogo da una parte di una 


PICENUM SERAPHICUM 


817 


« teva acche aver speranza di consenso e di 

S a T°stata‘il Che mi la bontà dell’idea la 

quale e stata il veio movente del nostro lavoro- ciò non è 

poco davvero ! In quanto al completo deposito di oro e zavorra 

fa verM e „ Pre8enti e *rturi. n cronista non dice 

la venta, nel nostro campo vi è seminato il buon nrano non 
abbia paura: la zavorra non sarà raccolta da noi e se ciò 

senfir an !l 0 ii SCritt0 gh antichi 0 priveranno i moderni pre¬ 
senterà della zavorra, noi non la raccoglieremo : non si sna- 

l’ornV 11 ° aSS1CO censore > poiché sapremo sempre distinguere 

proLtó a crr a e , a “V 0 de p° sit ° «» ^ in : 

del PkTnum? bis!Le7° Sara ™‘? neoessarie «“Ite annate 
ricenum . bisogneianno mezzi, lunghi studi e lunmi 

IZ°J S1 T ‘•■anquillizzi, perchè tutto qnfsto non lo riguarda 

df pMsederifSrTo P " d ‘ comemo e di il Picenum crede 
, 1; Possederla già, come pure spera di trovar sempre il criterio 

nell ’ abmtà de ' su °i brav/collaboratori 

, solleticato^ n ™ Ce 0t ' a sta 1 nno le cose > l’idea non ha che 

« ferravecchi Gb^u e r ln f ombrato il terreno di quasi tutti 
• Gli articoli da noi contrassegnati di asterisco 
« sono mere ristampe. Ristampe di lavori afcuna volta buonT 

« d 'sani tóanto” 8 ! t0nl ’r l0Un ^ ^ e8Sere °° rretti 0 rifat « 

fanlThe 1 in bU ° nÌ a ,? Ual0he cusa » Per lo menadi! 
può ancora esser^uovo^dutilT pel’ SVoi 

ma 8 nc a „ te m d Ìe aSt :i ÌSC °. ì ^ 

l esse™ coréeltì f riSt f” Slt ° riÌ ’ men0 P e «« io 1 alcnn’altra 
cvmZLZ c‘fatti di sana pianta: non dubitateci 

g8 u ’ nfaremo dl sana pianta: lo abbiamo rine- 

servazione ^ i? prf “ a della magL“ ale f t 

coelfere il vafto V ‘ P reg 1 hlam0 di lasciarci tranquilli nel rac¬ 
cogliere il vasto materiale storico : la costruzione verrà dopo 

, nefàtlTie illZ “* °» che ci Z 

eia sopra (e il lettore comune non sa che pesci pigliare, 



















































































































































818 


PICENUM SERAPHICUM 


« intanto), ora infarda il fondo della pagina di note e cita- 
«. zioni, troppo facili allo studioso, inutili, inconcludenti e fa- 
« stidiose a chi non ha o voglia o mezzi di correre a con- 
« sultare. La Rivista, anzi, suppone gran parte de’ suoi lettori 
« privi di questi mezzi di consultazione. » — Dunque il 

Picenum infarda (sic) il fondo della pagina di note e citazioni 
troppo facili allo studioso e, per i meno studiosi, inutili , in¬ 
concludenti e fastidiose ? non ci sembra : è una sentenza ge¬ 
nerica che dice molto e dice anche un bel nulla. Quali sono 
in ispecie queste citazioni inutili ed inconcludenti ? sarebbe 
stato bene che il dotto critico ne avesse presentato almeno 
uno specchietto. Per lui certamente le nostre citazioni sono 
troppo facili e quindi inutili, ma in realtà sono ancora incon¬ 
cludenti ? gli domandiamo il solo permesso di dubitarne. No, 
la supposizione che la gran parte dei lettori del Picenum , 
sia priva dei mezzi necessari per consultare libri, riviste, ar¬ 
chivi e biblioteche non è arbitraria. Noi la conosciamo questa 
gran parte e sappiamo che è proprio così. Dispiace forse al 
critico cronista? ebbene ringrazi Iddio che egli ha la sorte 
invidiata di trovarsi in un centro di tudio storico, di avere 
a sua piena disposizione una ricca e ben ordinata biblioteca 
francescana e di essere stato scelto all’unico scopo di lavorare 
seriamente ed esclusivamente nSiV Archivum e per V Archivum: 
non dimentichi però e non disprezzi coloro che, pur volendo 
leggere e gustare un po’ di storia francescano-regionale, non 
hanno tempo o mezzi di correre qua e là per consultare ar¬ 
chivi e biblioteche. Ed è precisamente a questo scopo che 
il Picenum non « s’accinge a scodellar loro Annali, Bollario, 
Martirologio, Scriptores ecc., quanto contengono di marchi¬ 
giano », ma invece a far gustare ai nostri lettori quanto in 
quelle opere trovasi di storia picena. La parola scodellare, nel 
senso inteso dal signor critico, racchiude uno dei più atroci 
insulti che mai l’eguale. Scodellare vuol dire preparare con 
grande disinvoltura la pappa ai bambini, il che significa che 
il Picenum non solo non è buono a nulla, ma di più ha 
tradito, e forse anche rubato, la quota di abbonamento, dando 
a’ suoi lettori tutta roba non propria senza studio, senza 
metodo, senza criterio. 

Il prudente e dotto cronista continua ancora nel suo 
modo fraterno : 


PICENUM SERAPHICUM 


819 

« Irrisione e contraddizione. Rifugge [il Picenum] dal- 
« 1 annoiare la maggioranza de’ suoi lettori con tutti docu- 
« menti nuovi e lavori critici e nuovi, e li annoia con tauto- 
« J, 0gl ? ’ ■? a ri ^clo ai loro supposti dentini deboli, e li ciba 
1 fi sbobba V — Osserviamo anzitutto che usare la parola 
sbobba e servirsi di un termine volgarissimo, indégno di chi 
veste un abito che è simbolo di umiltà e di amore fraterno, 
j n, P 01 . c i uan d° ma i il Picenum ha cercato di rifuggire 
all annoiare la maggioranza de’ suoi lettori con documenti 
nuovi e lavori critici e nuovi? noi abbiamo detto che, data 
1 indole del periodico, non era possibile darci subito ed in 
modo esclusivo alla sola ricerca ed al solo studio di docu¬ 
menti sconosciuti od ignorati dai più, e mai abbiamo asserito 
con parole o con il fatto ciò, che il poco benevolo confratello 
scrive con poco benevola carità contro la povera opera nostra¬ 
le egli si è annoiato in leggere le pagine del Picenum, lo 
preghiamo a non guardarle più, e sarà tanto di guadagnato 
per lui e per noi. Per sua norma gli diciamo francamente 
che ì nostri lettori, lungi dall’annoiarsi delle nostre pagine 
hanno saputo apprezzarle, perchè in esse non vi hanno scorte 
delle tautologie , ma solo utili riflessioni e ricche prove dei 
ocumenti con testimonianze diverse. Potremmo magari aver 
avuto un riguardo ai dentini deboli del maggior numero dei 
nostri lettori, ma non per questo può dirsi che abbiamo som¬ 
ministrato ai medesimi della sbobba per cibo. In ciò non ve¬ 
diamo f irrisione e la contraddizione vedute dall’occhio linceo 
del nostro critico: non possiamo quindi raccogliere il suo in¬ 
sulto impertinente, il quale racchiude in realtà l’irrisione e 
la contraddizione nelle promesse osservazioni fraterne e nel 
tatto delle medesime! Oh! sì, veramente « irrisione e contrad¬ 
dizione! » Si vuole sfoderare molto scibile umano con largo 
apparato di competenza, di sussiego magistralmente serio ed 
imponente, e poi si cade nel frizzo il più sfacciato e nel ridi¬ 
colo il più ributtante! 

« La verità è che, non i lettori, ma gli scrittori sono 
« impreparati. Difatti, nonostante le ripetute dichiarazioni di 
« lavori « forti », « importanti », e il fitto risciacquarsi la 
« bocca con la parola « critica » e altre frasi altisonanti, 

« note m genere e lavori in ispecie, di ricostruzione o corre- 
« zione o difesa, come sono quelli, p. e., I Ministri Provinciali 




























































































820 


PICENUM SERAPHICUM 


« della Marca e 1 nostri Santi, lasciano il tempo che trovano, 
« contraddicono a certe prediche delle prime pagine di ogni 
« fascicolo, danno un pessimo esempio ai giovani che si vo- 
« gliono incitare al lavoro, fan ridere (o piangere) per le loro 
« ingenuità come chiamarle ?... di eterno bambino... » —Quante 
affermazioni, quante magistrali, quali rimproveri, quante pa¬ 
role poco fraterne, ingiuriose ed altisonanti in si brevi periodi !... 
ci sarebbe proprio da impazzire, prendendo tutto sul serio. 
Ma osserviamo una cosa per volta. Poche righe più sopra, 
l’idea del Picenum avrebbe solleticato i faciloni ; adesso tutt 
questi faciloni, perchè preparati a forti studi di storia critica, 
resterebbero ingannati dalia nostra impreparazione. Eppure 
noi siamo in grado di tranquillizzare la delicata coscienza del 
nostro critico : sappia, infatti, che i faciloni solleticati, prepa¬ 
rati ed ingannati sono non solo contenti del Picenum, ma ne 
lodano la forma, il metodo e la materia : che si cerca di più? 
Dovremo forse tacere sulla forza, sull’ importanza, sulla criti¬ 
cità dei lavori ? ebbene, taceremo : così non saranno più in¬ 
fastidite le delicatissime orecchie del criticissimo confratello, 
ed egli per tal modo, non sarà più costretto a risciacquarsi 
la penna con il veleno delle sue frasi fraterne ! Sappia, per¬ 
tanto, l’illustre censore che le note in genere e i lavori in 
ispecie di ricostruzione, o correzione, o difesa, come sono quelli, 
p. e., 1 Ministri Provinciali della Marca e 1 nostri Santi, non 
lasciano il tempo che trovano, come egli afferma con tanta 
sicurezza, ma servono di necessaria preparazione al comple¬ 
mento delle biografie da farsi, senza punto contraddire alle 
dichiarazioni delle prime pagine di ogni nostro fascicolo. I 
giovani che vogliamo incitare al lavoro, stia pur tranquillo 
il critico scrupoloso, non riceveranno davvero un pessimo 
esempio dal Picenum ; invece lo riceveranno dalle critiche 
astiose, impertinenti e mordaci di coloro che dovrebbero, non 
dico lodare, chè sarebbe una sfacciata pretesa, ma almeno in¬ 
coraggiare la buona volontà e le trepide prove di chi trovasi 
alle prime armi con i nostri studi e fa del suo meglio per il 
bene della storia. E siete proprio voi, precisamente voi, egre¬ 
gio collega, che date questo tristissimo esempio di scandalo 
ai giovani con le vostre acre ed ingiuste censure in un perio¬ 
dico che si stima ed è grandemente apprezzato dai compe¬ 
tenti nei nostri studi : siete voi, proprio voi che insegnate ai 


PICENUM SERAPHICUM 


821 


. propri confratelli a danno della veriS, de? risotto e del- 
lamore scambievoie. Se nell’opera nostra vi scorgete delle 
piaghe, del resto facilissime ad aprirsi in lavori congeneri sap¬ 
piatele ungere con l’olio del buon sammaritano e non vi sfor- 
zate ad aprirle, ad inasprirle con il vostro davvero pessimo 
esempio per tutti ! E poiché i nostri lavori Sano* Z7e 
(o piangere) per le loro ingenuità... di eterno bambino, noi 
se e vero, chiediamo perdono a quanti hanno pianto sulle 
nostre pagine, allietandoci poi con quelli che si sono diver 
tik ed hanno riso. Del resto è sempre preferibile l’ingenuità 
erno bambino alla colpevole astiosità di eterno censore! 
i,.\. °’. no “ ^speriamo ! La Rivista viva, continui pub- 
« ic ì, ripubblichi, faccia i suoi sogni e i suoi fatti. * Ha il 

deflWuri?°che SU ° S f° P0 ’ ^ SUG res P° nsabi,ità - » ~ Grazie 
dell augurio che ci sforziamo a credere sincero. Sì conti¬ 
nueremo senza bisogno di sogni, continueremo la nostra via 

i U snH° Sfcr ° Can ff? % ?,® r 11 nostro SC0 P°’ dichiarandoci sempre 
soli responsabili dell’opera nostra. Va bene così? P 

« «t™ Ma se . cre(1 esse mai (il Picenum) di accettare un no- 

« dalità Tl^ 110 ’ aCC1 11 9U ° P ro £ ramma - o meglio, le mo¬ 
dalità del suo programma, e questo solo ritenga : Per la 

« stona francescana del Piceno. E lavori e ricerchi e foce a 

« lavorare e ricercare. E stampi, senza prometter tr’oppo con 

« “orafor^T—¥ à ' N ® 7 resem P io vi .cino, in qualche colla- 
i , , . ^ a P erc he stracciare il nostro programma ? 

perche stracciare le modalità del medesimo? no, il vostro con- 
gho ne possiamo, ne dobbiamo accettarlo, perchè non ne 
diamo la ragione. No, caro, non il nostro programma ma 

strappata dafl’7 T SCOnvenien 1 te ed acerba critica dev’essere 
< PP all Ai cluvum, se volete che il medesimo non resti 

di s«E : r ^ di ““S? ‘Wante vostro modo dr vede e 
di sentire e di giudicare. Ci è stato detto ed assicurato da molti 

he il programma del Picenum è indovinatissimo e che la Ri- 

nostra 0 fo T o S 7 nde fedelm ® nte al medesimo ; dunque ? è forse 

poi I? In?" 96 V 0 . 1 ’ beni S no critico > non piace ? In quanto 
poi al lavorare e al ricercare, al far lavorare e al far ricer- 

noùd r te f ° bbed ; to ad Mterarn et sine glossa , caro amico, 
poiché questa è stata sempre la nostra mira e la nostra pra¬ 
tica, anche prima che lo diceste voi. A voi però urtano Te 











































































































































































































































822 


PICENUM SERAPHICUM 


nostre promesse in modo maledetto, poiché da noi richiedete 
solamente la semplicità del lavoro. Ebbene, faremo in modo 
di accontentarvi almeno in questo, così sarete soddisfatto, 
magari incompletamente. 

« Verrà da sé il lavoro dilettevole e utile alla comune 
« de’ suoi lettori, il lavoro anche utile e gradito allo studioso. 
« Verrà, a poco a poco, l’esperienza, la via buona, la luce che 
« snebbia certe fantasie di gioventù. Allora il Picenum Se- 
« raphicum occuperà bene il suo posto e avrà la sua gloria. » 
— Beo gratias... la predica è finita! Compunti e contriti aspette¬ 
remo l’ esperienza, la via buona, la luce le quali non ci man¬ 
cheranno davvero, poiché siamo perfettamente convertiti da 
tanta dolcezza e benignità fraterna... Ci fa solo temere che 
la luce dell’avvenire non sarà capace di snebbiare le nostre 
fantasie di gioventù, se è vero che i nostri lavori hanno 
Vingenuità di eterno bambino : può forse mutarsi ciò che è 
eterno ? ne dubitiamo assai. 

❖ 

* * 

In tutta questa simpatica e divertente critica si vede 
assai bene che l’egregio censore non ha voluto comprendere 
il vero nostro programma per morderci più liberamente. Il 
Picenum , sebbene tratti di storia e faccia, dove occorra, della 
critica per la storia, non ha il rigoroso carattere dell 'Archi- 
vum il quale deve servire, e serve in modo esclusivo, per i 
soli eruditi in fatto di studi storici francescani generalmente 
presi: no, esso ha un programma più accessibile, più piano, 
più popolare: vuol far conoscere ai piceni, non esclusi quelli 
che poco si occupano di rigorismo assoluto e per nulla si 
curano d’ipercritica, le glorie dei Minoriti piceni, senza però 
trascurare l’esigenza moderna circa la veridicità storica delle 
proprie pubblicazioni : esso sa che tra i suoi lettori non man¬ 
cano quelli i quali sono affatto digiuni della grande vita 
francescana nelle Marche per il corso di sette secoli. Ecco 
perchè si è proposto di seguire una via media sulla quale 
tutti indistintamente potessero seguirlo, ed ecco ancora perchè 
non fa getto dei ferravecchi che tanto urtano il dotto e pro¬ 
fondo conoscitore di tutti i ferri nuovi. Abbiamo forse avuta 


PICENUM SERAPHICUM 


823 


Dnrmn^ ™- Q n a ,, gareggiare con 1 Archivumf mai! 

-Dunque ciascheduno sulla propria via e rispetto scambievole! 

i ver ° c ^ e la ^ ntlca non guarda in faccia a nessuno e 
che la verità deve stare sopra ad ogni umano riguardo, ma 
1 erudito censore e sicuro di aver fatta una buona critica e 

r irt r i a o ermata la Verità a nostro Sguardo? egli è dunque 
infallibile ? in caso affermativo non possiamo far altro che o 

inchinarci a tanta sua grandezza o scandalizzarci per tanta 
superW- Dato pure che il Picenum meritasse Z critica 
seveia (e quali delle opere che si fanno in questo basso mondo 
ne possono andare esenti ?), un dotto e prudente censore deve 

sTv P uo e ic a obr r H ar ii CrÌterÌ t rÌ8pett °’ di ° arità ’ di convenienza, 
se vuole che dalla sua critica risalti la verità e non la pas¬ 
sione. Eppoi se realmente meritavamo di essere trattati in 
questo modo voi. caro confratello, avevate meno degli altri 
il diritto di farlo. Chi siete voi ? chi vi ha chiamato a pro- 
nunciare una sentenza di morte? chi vi ha costituito giudice 
inappellabile? dovevate almeno non dimenticare quella pru¬ 
denza che si richiede in tutti e che dovrebbe formare il più 
bel corredo di chi si crede od è in realtà dotto. Del resto 
sappiatelo bene, noi non insistiamo a sollevare il nostro gridò 
di pi otesta perche il Picenum è stato criticato, ma per il 
modo con il quale è stata fatta la critica acerbi, esagerata 
impertinente, e... da un nostro confratello. Rilegga in un’ 
momento di calma il grande Aristarco la sua pagina e vedrà 

e h niudic« a fi °P 6 Una ° ntlCa da UOm ° Saggi0 11 f l uale si sti ma 
e giudica il Picenum oggettivamente; ma una vera tirata 

soggettiva, uno sfogo di rabbia, una vendetta incomprensibile 

dalla quale traspare il livore in ogni espressione, in ogni parola. 

Ed ora grazie, amico censore, grazie infinite ! Il buon 

SpJ 1 T en i la Carità che ci avete «sata. Permet- 

teteci solo che rivolgiamo a voi un consiglio veramente fra- 

vnW quand ° 1 P render ete la penna per rivedere le bucce ai 
volonterosi del lavoro, guardate, osservate bene dove la intin- 

upirìnp P l° 1Cl Ì e *!" darsi 11 caso che vece d’intingerla 
ne 1 inchiostro la intingiate, involontariamente s’intende, nel 
fiele, nel veleno od anche nel sangue. 


La Direzione 

































































































824 


PICENUM SERAPHICUM 


SISTO y E MONTALTO 
OD DOUIMEtlTI DITI ESISTENTI NEGLI HI DI «ALTO 

PREFAZIONE 

Intorno alla vita e alle opere del grande ed immortale 
Pontefice Sisto V, molto e con varietà di criterii è stato scritto. 

Eroe da romanzo nell’opera del calvinista Gregorio Leti 
(sec. XVII), oggetto di panegirico nei volumi del P. Tempesti 
(sec. XVÌI1), Sisto V venne finalmente (sec. XI X) tratteggiato 
con mano maestra dagli storici Leopoldo Ranke e Alessandro 
De-Hùbner : 1 documenti sui quali si sono essi fondati non la¬ 
sciano dubbio sull’autorità irrefragabile dei loro scritti. 

Ma questi storici non potevano essere esaurienti intorno 
alle prime memorie di Sisto V; giacché attinsero, è vero, spe¬ 
cie il barone De-Hùbner, in numerose ed importantissime fonti, 
ma nessuna cura si diedero di trarre qualche notizia da quel 
luogo, che fu patria del Pontefice, che egli ebbe sì cara, che tornò 
più volle a rivedere e che nella sua lontananza non dimenticò 
giammai. — Eppure gli archivi di Monialto hanno il vantag¬ 
gio incontestabile sopra gli altri archivi di non racchiudere ciò 
che fu scritto dopo l’avvenuta notorietà e celebrità di Sisto, 
quando, a seconda degli umori, si poteva dire sul suo conto il 
verosimile e l’inverosimile ; parlano invece, da contemporanei e 
senza preconcetto, de’ suoi antenati, della sua famiglia e di lui 
medesimo, di cui nolano i primi contratti stipulati nell'età di 
33 anni, seguendolo poi sempre nella sua vita da Religioso, 
da Vescovo, da Cardinale, da Papa. — Naturalmente, i par¬ 
ticolari che contengono, hanno sempre relazione con Montalto ; 
saranno sporadici e, alle volte, manchevoli, ma non per questo 
perdono il loro valore e la loro importanza. 

La presente pubblicazione formerà dunque il contributo 
modesto, ma veridico, che Montalto porge agli studiosi per una 
più esatta conoscenza della vita di Sisto V. 


PICENUM SERAPHICUM 


825 


j . La materia verrà divisa in tre parti : Nella prima si var¬ 
ierà dell origine, patria, antenati e famiglia di Sisto V fino 
all anno 1555< nel quale Felice Pevetti Appare per le prime 
volte nei protocolli dei notai montaltesi. La seconda tratterà di 

dfsJo V ““°t US P 66 f 86> - ** 

Pontificalo. P mte U SU0 breve ’ ma fi™** 

Can. Francesco Pistolesi 


PARTE PRIMA 

Origine di Sisto Quinto. 

del JenZ 1 ^ en T aVe Ìn a !' g0nent0 Piarne necessario porre sotto l’occhio 

ItT \ m r n ° l0gÌC0 6 convenientemente, i docu¬ 

menti m base ai quali scriviamo. Ognuno di essi avrà da piedi un nome 

oppure un numero: il nome 'e del notaio che ha rogato l’atto e indica che 
il documenta si trova ^«'Archivio Notarile di Montalto: il numero in- 

vece si riferisce ««Inventario dell’Archivio Comunale della stessa città 
fatto nei 1864. 

1 

nflri J. 4l Ìr 1 ^arzo. Fra i testimoni di un testamento ap- 

S / f Treto lt0 - ~ Martino di Anlonio - 

~ °n\ a A À nd 7 eae fa estratto. Ibipag. 6 retro 
dem fi) ,4 reto. ‘ eBtìm0nio in un testammo. «' 

2 

pag. l^etro. Se “ Cmbre - ~ Antonim Cole Andree teste. Ibi 
1459 - 3 Aprile. 

In dei noie amen — Anno D.ni MCCCCLIX Indictione 
septima tempore SS.mi in X.to patris et d.ni nostri d.ni Pii 

? P / P f secundi et die tertio mensis Aprilig 
- Anthomus Cole Andree de castro Montis Alti iure proprio 















































































































826 


PICENUM SEBAPHICUM 


et in perpetuimi per se suosque heredes et successores dedit 
vendidit... Angelo ebreo filio olim magistri Leonis de Sancto 
severino et ad presens habitatore in dicto castro Montis Alti 
presenti stipulanti et ementi imam domum cum quodam ca- 
salecio conticuo cum dieta domo et cum omnibus iuribus... et 
pertinentiis pertinentibus diete domus cum dicto casalecio po- 
sito in dicto castro Montis Alti iuxta murum comunis a parte 
retro, iuxta etc. et hoc prò pretio et nomine pretii quatra- 
ginta octo ducatis ad quatraginta bologninos prò quolibet du¬ 
cato etc. Actum in dicto castro Montis alti etc. Martino di 
Antonio e Lucido di Agostino — pag. 34. 

3 

1480 — lacobo Antoni Cole misso in servitium Commu- 
nitatis ad Montem S. Mariae in Georgio boi. 8 — n. 111. 

1481 — Camerariatus Marini Pasque : Hic est liber seu 
quinternus etc. Introitus et exitus Com. Montis Alti... perventus 
ad manus Marini Pasque Camerarii... in taxa a SS. mo D. 
Nostro Sisto divina prov. PP. IY imposita per duos carlinos 
prò quolibet foculari et octo denarios prò qualibet libra extimi 
_ Fumantes: seguono i nomi dei 140 focolari in ordine al¬ 
fabetico : al n. 61 : lacobus Antoni Cole Andree — Appretium 
(sive extimum) Al n. 9 dei possidenti : Antonius Cole An¬ 
dree lib. 19 etc. (n. Ili pag. 46 e segg .) 

1482 — lacobo Antoni Cole prò vectura sue mule (Ibi) 

1495 — lacobo Antoni Cole prò accomodatura Pontis 

Fagiti etc. (Ibi) 

1497 — lacobus Antoni Cole debitore della Comunità e 
arretrato nei pagamenti del focolare, (n. 110 pag. 21) 

4 

1510-13 Ottobre — Praesentibus Pendo lacobi Antonii 
Colae et Ioanne Blaxi testibus — Tiberio di Lorenzo — pag. 
28 retro. 

1516-20 Settembre — Ioanne Nicolai Mignuctii et Pen¬ 
do lacobi Antonii Cole testibus — Ibi. pag. 72 retro. 


PICENUM SEBAPHICUM 


827 


5 

1517 — In Dei nomine: amen — Anno Dni 1549 die 
X martii. 

Santonus Nicolai Mignuctii de Monte alto constitutus per- 
sonaliter coram Venerabili Viro D. Sancto Moro Rectore Ec- 
clesiae S. Mariae de Monte alto etc, fa la seguente deposi¬ 
zione testimoniale : « Io me ricordo bene che al tempo era 
vivo Nicolò mio padre, Giovanni, Domenico, Hieronimo, Pie¬ 
rangelo miei fratelli carnali et io che in quell’hora tutti sta¬ 
vamo assemi ad uno pano et uno vino, comprassemo per le 
mani di Battista de Marino de Pasqua, Perangelo de Riccio 
et Domenico de Mazzabiocca da Montalto, un pezzo di terra 
dalla quale è in la scomonica, da Andrea de Merchionne per 
prezzo de fiorini quattordici, li quali denari me ricordo 
bene che Giovanni mio fratello predetto facendo lui li fatti 
de casa, li pagò in tanti carlini d’argento al ditto Andrea li 
sopra la incutina della bottega nostra in presentia de li so¬ 
pradetti Domenico, Perangelo Battista et Sancto de Giacomo 
de Vanni et penso che detto istrumento de dieta vennita se 
rogasse ser Andrea, la quale compra fo duoi o tre anni prima 
che Francesco Maria venisse nella Marca, che se si fa buon 
conto sono trenta e duoi anni et me ricordo per maggior se¬ 
gno de ciò che in quel giorno che vennero li soldati di Fran¬ 
cesco Maria predetto qui alla porta de Montalto, le nostre 
donne di casa portavano la fava da la detta possessione, dove 
l’havevano seminata alla nostra casa ecc. — Niccola Mazzoc¬ 
chi an 1549. 

1517 T Spectabili viro Vito Morichallo et eius offitiali- 
bus venientibus ad perquirendum vias communitatis deguastatas 
boi. 20 (n. 114 pag. 147.) — Expensae prò moeniis noviter 
fabricatis etc. (Ibi) 


6 

1517 — Agosto - Settembre — Irati Salvatori Ordinis 
S. Francisci cantanti missam novellam prò dono sibi oblato 
fior, unum (n. 114 pag. 128.) 































































































828 


PICENTJM SEBAPHICUM 


7 

1520. — Introitus et exitus... tempore Prioratus specta- 
bilium virorum Marini Casciarole, Dominici Peri Vannis, 
Georgii Carboni et Io: Antoni Cole magnificorum priorum etc. 

— Introitus Iuliani Mattei prò relictis tempore regiminis 
Marini Casciarole, Dominici Peri Vannis, Georgii Carboni et 
lo: Antoni lacóbi etc. (. Aprile e Maggio n. 114 in fine) 

8 

1520 — Perittus Io vannis Cole habet in contrata etc- 
(,sopra questo nome vi è scritto di mano dello storico montal- 
tese Galli (sec. XVIII) : Padke di Sisto V.) — Frater Sal¬ 
vator habet in contrata Cimirani staria 7 pugni 4 — in con. 
trata Le piane st. 16, p. 8 ( Catasto Comunale (Peretto , di 
Giovanni, di Cola, di Vico si legge nel monte di Pietà a 
pag. 41) (Archivio Comunale.) 

9 

1622 — Agosto — Pendo Iacobi Antoni Cole venienti 
per fideiussionem campane prò sua mercede boi. 6 (n. 116 
pag. 25 retro.) 

10 

1528 - Aprilis — Micotius Ioannis Cosimi cum praesentia 
consensu et voluntate Laudentie sue uxoris prò se ipsis et 
eorum heredibus et successoribus etc. et cum presentia Pendi 
Iacobi Antoni Cole frater carnalis diete Laudentie etc. vendi- 
derunt ser Fabiano Marini etc. unum ortum arboratum et 
vineatum etc in contrada Collis etc. Luca di Ser Andrea. 

11 

1528 - 29 Dicembre — Iacobus Salvatoris et Peritto Fran- 
cisci Andree fanno da testimoni etc. (Ibi) 

(In quest’epoca oltre Peretto di Prancesco e di Domenico 
(Morì), Peretto di Giacomo (Ricci) e Peretto di Giovanni (Vici),. 


PICENUM SEKAPHICTJM 


829 


vivevano a Montalto Peretto di Girolamo, Peretto di Lattanzio 
e Peretto di Innocenzo — Protoc. di Cesare Ottaviani passim e 
di altri notari.) 

12 

1528 - 23 Nov. — Frate Salvatore Guardiano S. Franci- 
sci teste — Luca Diomedi. 

1529 - 25 Augusti — Mag.r Ioannis Lombardi fuit con¬ 
tenta et confessus haberi etc in deposito salmas 33 calcine 
etc. quas dare et consignare et mensurare ad omnem instan- 
tiani et petitionem et requisitionem fratris Salvatoris guardiani 
S. Francisci in terra Montis Alti etc. Tiberio di Lorenzo. 

1530 - 24 Gennaio — Cicchus Brocche de Montalto... con 
fessus est se recepisse a Fratre Salvatore Rictii guardiano 
S. Liancisci Montis Alti salmam unam et dimidiam grani ad 
ad mensuram asculanam.., Actum in terra M. Alti ante do- 
mum Ecclesiae S. Francisci sitam in dieta terra... praesenti- 
bus etc... Ottaviano Umili. 

1531 - 14 Marzo — Venerabili vir fr. Salvator Guardia¬ 
na S. Francisci fa composizione con Giovanni Mignucci per 
una eredità — Cesare Ottaviani. 

13 

1531 - 2 Aprile — Dominicus Ioannis Teste, Donna Ma- 
roctia Simonis Pasce de Montalto.... contraxerunt ad in vicem 
matnmonium (Cesare Ottaviani.) 

~ Ferictus Iac. Ant. Colae habet de appretiatione 
et extimo Simonis Pasque a Micoctio Ioannis Teste vendito 
de dote eius uxoris in contrata Montium terram laborativam 
19 pugna due — storia 9 e pugni nessuno Catasto del 
1520 (con annotazione a margine in data 9 ìébbraio 1554 : 
cassa: posita Mecodio Ioannis Teste.) 

14 

1632 — Prati Salvatori Guardiano S. Francisci (liber 
exitus.) 


Anno I, 1915 - Fascicolo VI. 






















































































830 


PICENUM SERAPHICUM 


1534 - 21 Gennaio — Frater Salvator Guardianus S. Fran- 
cisci ( Tiberio di Lorenzo.) 

1535 - 5 Maggio — Frater Ventura de Montalto Guar¬ 
dianus loci S. Francisci cum praesentia, consensu et volun- 
tate fratris Salvatori fratrie dicti loci... locaverunt unarn 
petiam terrae... Cesare Ottaviani. 

1536 - 3 Novembre — Fr. Salvatore Antonii Rictii de 
Montalto sua spontanea voluntate per se etc. cum consensu 
Bartolomei Dominici Stefani ut sindico dicti Conventi S. Fran¬ 
cisci de Montalto , vendidit, tradidit atque concessit Iacobo 
Salvatoris etc unam petiam terre laborate etc in territorio 
Montis alti in contrada dieta Carpenito iuxta bona etc prò 
pretto etc. lebo di Ser Luca. 

1540 - 6 Settembre — Cicchus Trovarelli de Montalto 
sponte etc, dedit. vendidit, cessit, et concessit frati Salvatori 
Antonii Rictii de Montalto unam possessionem existentem in 
contrata dieta Lo Lapidoso iuxta etc. prò pretto 130 floreno- 
rum monete quos dictus Cicchus confessus fuit habuisse etc. Ibi. 

1540 - 10 Settembre — Frater Salvator Antonii Rictii de 
Montalto sponte fecit quetationem Alfontio Iacobi prò dicto 
Iacobo in dicto contractu de una possessione in contrata 
Carpineti de summa 31 fior. etc. Ibi. 

15 

1543 - 8 Gennaio — Santonus Nicolai Mignuctii de Mon¬ 
tealto sponte etc. fecit quetationem fr. Salvatori Guardiani 
S. Francisci , Peritto Iacobi Antonii Colae et Pasce Andree 
depositario de florenis 70 dotis donne Camile fìlie Pericti su - 
pradicti et uxoris Baptiste Santoni supradicti , qui Santonus 
praesentialiter coram testibus infraptis habuit fior. 21 prò 
manibus Cicchi brecche debitoris fratris Salvatoris et residuuin 
notavit se habuisse et recepisse ante stipul ationem praesentis 
instrumenti etc. ( Febo di Ser Luca.) 

16 

1543 - 31 Dicembre — In Dei nomine, amen. Anno Dni 
1543 ind. 1 tempore pontifìcatus etc. Pauli III, die ultima dee. 
dici. anni, Costantinus Persantis de Montalto personaliter con- 


PICENUM SERAPHICUM 


831 


stitutus coram me notano et testibus infraptis sponte etc. 
fecit finem generalem quetationem et pactum perpetuum de 
de amplius non petendo Pericto Iacobi de dieta terra de flo¬ 
renis triginta monete ad rationem 40 bologn. prò singulo flor. 
quos dictus Costantinus contentus fuit habuisse et recepisse 
a dicto Peritto prò dote et dotis nomine donne Piacentine 
eius uxoris et sororis dicti Perita etc, quarn dotem Persantes 
pater prenominati Costantini reapogiavit in omnibus suis bo- 
nis imobilibus etc. Actum in domo Persantis praesentibus te- 
stibus etc. Giacomo di Pergentile Ottavi. 

{In un rogito di Cesare Ottaviani apparisce il cognome di 
Piersante : Persantes Santori alias Abram de Montalto e in un 
altro del 1541 : Costantinus Persantis alias Abram de Mon¬ 
tano habuit ad soccidam unam bestiam asinam etc.) 

17 

1546 - 19 Augusto — Congregatis et in unum cohadu- 
natis ad sonum campanelle ut de more in logia ante hostium 
ecclesie S. Francisci de Montealto, posite in territorio diete 
terre iuxta bona undique ipsius ecclesie, Rndo patte magistro 
Antonio fìgulo e Mundavio ministro provinciae marchiae, or- 
dinis fratr. convent. divi Francisci. magistro Iohanne Pico da 
Serra scriptore ordinis fratrum praedictorum in dieta provincia 
fratre Salvatore Antonii Rictii de Montealto, guardiano diete 
ecclesie et conventus sive loci S. Francisci predicti et fratre 
Iohanne Cicchi Iacobi Antonelli de Rotella uno ex fratribus 
in dicto conventu comorantibus capitulo etc. Cesare Ottaviani. 

• Eisdem anno, indictione‘ pontificati!, mense, die, loco 
et testibus etc. Iohannes Nicolai Mignuctii de Montalto sponte 
etc. per se etc vendidit tradidit cessit iure proprio et in per¬ 
petuum etc. fratri Salvatoris Antonii Rictii de Montealto guar¬ 
diano Ecclesiae S. Francisci etc. Ibi. 

18 

1547 - 18 Novembre — Santonus Nicolai Mignuctii de 
Montalto se obligavit Rev. patri Fratri Iohanni Appolloni 
dare et cum efìectu consignare decem milliaria lapides bonos 
































































































832 


PICENUM SERAPHICUM 


coptos ad festum S. Ioannis 1548, videlicet odo milliaria de 
lateribus, unum copporum et unum plachellarum prò pretio 
etc. 4eòo di Ser Luca. 

1549 - 26 Febbraio — Samptonus Nicolai et lo : Domini- 
cus eius fllius de Montealto sponte etc. promixerunt et obli- 
gaverunt tacere unam fornacem lapidum videlicet decem mi- 
liaris et coquere bene sudictos lapidea... et fratri Iohanni Apo- 
lonii dare etc. Ibi. 

1549 - 13 Marzo — Un teste, Maestro Giovanni Lom¬ 
bardo, dice : Andando una mattina alla fabraria di Domenico 
di Nicolò de Mignucci de Montalto ecc. Ibi 

19 

1549 - 24 Nov. — Peridus lacobi Antoni Cole de Mon¬ 
talto sponte notavit etc liabere ad istantiam Caroli florenos 
quinque et hoc prò uno palio panni fratoni et prò uno pare... 
de quibus promisit solvere ad omnem requisitionem dicti Ca¬ 
roli etc. obligans etc. Pebo di Ser Luca. 

20 

1550 - 7 Novembre — Franciscus q. ser Cesaris Otta vii 
de M. Alto etc. tum eius nomine proprio quam nomine 
et vice Ser Ottaviani Teloni et Mauritii suorum fratruum 
carnalium absentium... fecit fìnem et generaiem quietatio- 
nem... Pendo lacobi de dido loco ibidem praesenti etc. de 
florenis 40 monete quos praedictus Perictus dictis Ser Otta¬ 
viano et fratribus tenebatur prò residuo maioris summe solu- 
tionis cuiusdam domus per dictum ser Octavianum et fratres 
dicto Pericto vendite etc. prout diete partes constare dixe- 
runt publico istrumento manu egregi viri Ser Felicis Santii 
de dicto loco notarii publici etc. Nicola Mazzocchi. 

— Eodem millesimo, anno et die etc. 

Pergentiles lacobi ditto Pericto de Mont’Alto sponte etc. 
vendidit etc. Francisco q. Ser Cesaris Ottavii de dieta terra 
etc. tum prò seipso quam nomine et vice Ser Octaviani, Te- 
lonii et Mauritii suorum fratrum etc. unam domum sitam in 
terra Montis Alti iuxta bona dictorum Octaviani etc. ab uno, 


PICENTJM SERAPHICUM 


833 


plateam a parte anteriori etc. prò pretio fior. 130 monete ad 
rat. 40 bologn. quorum 40 praedictus Pergentilis confessus 
tuit recepisse ante stipulatiónem praesentis contractus resi- 
duum vero promisit solvere etc. cum pactis et conventionibus 
positis et descriptis in istrumento emptionis eiusdem domus 
tacte per dictum Pergentilem a supradictis Ser Octaviano et 
fratribus manu egregi viri Ser Felicis Sanctii etc. (Ibi) 

1551 -12 Nov. — Perictus Antoni Cole de Montalto... con- 
tessus est Imbuisse et recepisse a Pierantonio Dominici Si¬ 
monis flor. 90 de quibus debebat solvere ser Octavianus ut 
patet manu Ser Nicolai Mazzocchi. Febo di Ser Luca. 

21 

, „ l ^ 51 ' 6 . Febbraio: Gio: Battista di Domenico sindaco 
della Comunità di Montalto distribuisce il grano a chi lo 
chiede, con 1 obblico di pagarsi alla mietitura prossima, e con 
debita garanzia solidale: nell’elenco degl’individui, sotto la 
data del 9 Febbraio, si legge : Perictus lacobi Antoni Cole, 
Petronus Amici in solidum habuerunt quartam unam cum 
dimidio, praesentibus etc. Anche il notaio che roga l’atto 
Febo di ser Luca, ne prende una quarta. 

15o l - 16 Maggio D. Cecchetta di Silvestro prende dalla 
comunità di Montalto una quarta di grano da pagarsi al prezzo 
di bolognini 52 / 2 nel giorno di S. Maria a mezzo Agosto • 
ne fa sicurtà Giandomenico di Bartolomeo. 

22 

lo51 - 9 Sett. Perittus lacobi de Montalto sponte etc. per 
se et suos haeredes... in ventate recognovit se habuisse in 
depositimi omni eius risico et fortuna et periculo a Iacobo 
Nicolai Alegritti de Ripatransonum praesente... flor. 12 ad 
rat. 40 boi. quos 12 florenos idem Perittus ut supra promisit 
per totum praesentem mensem septembris restituere et ab 
inde in posterum ad omnem ips. lacobi terminum et petitio- 
nem omni exceptione remota et absque lite... et ita per ob- 
servationem praemissorum dictus Perittus obligavit se et suos 
haeredes et omnia eius bona etc... et sic iuravit ad sancta 
Dei evangelia tactis scripturis. Actum in Terra Montis Alti in 
apotteca Cicchi Francisci... Ottaviano Ottavi. 




























































































834 


PICENUM SERAPHICUM 


23 

1551 - 9 Novembre — Perictus Antoni Cole et Polidorus 
Santori insimul et in solidum promixerunt et seipsos obliga- 
verunt etc. omni meliori modo etc. constituti personaliter co¬ 
rami me notario etc. quod Perictus cepit unam puellam et 
Polidorus cepit aliarn Costantini Persantis ad governandam, 
nutriendam, et nubendam etc. et Polidorus redat praefato 
Pericto dotem donne Piacentine sororis dicti Pericti etc. et ita 
promixeruut etc. Febo di Ser Luca. 

24 

1551 - 14 Dicembre — Perictus Antoni Cole de Montalto- 
sponte etc. notavit se habere et tenere ad istantiam Caroli 
Franchi florenos tres et bologninos 26 prò sex brachiis panni 
fratischi et uno brachio cum dimidio bianchitti et uno bireto 
fratesco cupo : de quibus promisit solvere ad messen proximi 
anni 1552 etc. Pebo di Ser Luca. 

25 

1553 - 16 Marzo : Perictus Iacobi Antoni de Mont’alto 
sponte etc. per se etc. iure proprio et in perpetuum dedit ven- 
didit etc. Silentio Nicolai de dieta terra etc. ementi prò se 
etc. staria sex terre laborative posita in territorio Montis alti... 
que terra olim fuit Persantis Costantini abraam de dieta terra, 
iuxta bona dicti emptoris etc. prò pretio fior, dodicim monete 
etc. Et quum prefatus Silentius dubitat predicta staria terre 
fuisse, esse alieni obligationi vel restitutioni subiecta etc. hinc 
est quod prò dicto Pericto ac eius precibus et votis, sciente 
se ad predicta non teneri etc. Pergentilis alias Rossio Domi¬ 
nici etc. fideiussor extitit quem Pergentilem praesentem prae- 
dictus Perictus omni tempore indemnem servare promisit et 
obligavit se personaliter, sua bona omnia praesentia et spe- 
cialiter et expresse quamdam ipsius Pericti domum positam in 
dieta terra iuxta domum Perangeli Augustini et domum do¬ 
mine Martie et alia notissima latera. Actum in Monte alto, in 
platea etc. Nicola Mazzocchi. 


PICENUM SERAPHICUM 


835 


26 

1553 - 28 Settembre — Silvester Dominici de Montalto 
etc. D. Cecchetta eius uxor cum consensu, praesentia et vo- 
luntate dicti Silvestri sui viri constituti personaliter coram me 
notario etc in solidum promisserunt Io: Angelum et Astulfum 
Dominici presentes semper et omni tempore indennes conser¬ 
vare a deposito per eos Communitati facto prò dicto Silvestro 
de libris 75 monete, occasione pene predictum Silvestrum in- 
currisse etc. Nicola Mazzocchi. 

27 

1553 - 13 Novembre — Santonus Nicolai Mignucci si tro¬ 
vava nelle carceri del potestà per debito di 65 fiorini, residuo 
di maggiore somma dovuta a Pericto Antoni Cole : per uscire 
dalle carceri cede a Perette un pezzo di terra in contrada di¬ 
eta la valle per eguale somma ecc. Nicola Mazzocchi. 

28 

1554 - 2 Gennaio — Baptista Santoni de Montalto sponte 
confessus fuit se esse verum debitorem fratris Philippi Bro- 
liae de eodem licet absenti... in summa et quantitate fior. 3 
et boi 30. causa et occasione unius scrophae cum septem por- 
chittis eidem per dictum fratrem Philippum venditorum et 
eidem consignatorum per Bartol. Teste et Venantium Simonis 
quos florenos promisit solvere ad messem proximam etc. 
Giacomo Ottavi. 

29 

1554 - 11 Ottobre — Santonus Nicolai Mignucti de M. Alto 
etc. prò se et suos heredes etc. non vi dolo etc. sed sua bona 
libera voluntate, sponte tradidit vendidit cessit et concessit 
magistri fratn Felici Pericti et done Mainane mairi dicti ma- 
gistri fratris Felicis de eodem loco etc. unam eius possessionem 
vineatam, arboratam cum una domo, positam in territorio 

































































































836 


PICENUM SERAPHICUM 


Montis Alti in quontrata dieta Cimirano iuxta bona et strata 
communis ab uno et ab alio bona Caroli Franchi ab alio a 
capite ecclesie S. Marie, a pede Antonii Floris et alios ve- 
riores fìnes etc. prò pretio et nomine pretii 350 fior, monete 
ad rationem 40 bologn. prò singolo floreno etc. quos dictus 
Santonus fuit contentus et confessus Imbuisse et recepisse 
etc. de quibus fecit finem et generalem quietationem etc. 

Actum in strada pubblica etc. Giulio Sciava. 

— Eodem anno et die, ut supra : Baptista Santoni etc. 
de dicto loco etc fuit contentus et confessus habere et tenere 
in deposito etc. a San tono Nicolai de eodem loco fior. 180 
monete prò residuo supradicte possessioni et eos solvere ad 
messem proximam venturam 1555 etc. et propterea volens co- 
gnoscere prefatus Baptista bona /Idem fratris magistri Felicis 
obligavit se et omnia sua bona etc. presentia et futura etc. 
Actum ut supra Ibi. 

30 

1555 - 31 Gennaio — Santonus Nicolai Mignucti, Bapti¬ 
sta et Io : dominicus eius fìlii, Tullius Ioannis Mignuctii de 
M. Alto sponte insimul et insolidum etc. contenti et confessi 
fuerunt esse veros et legitimos debitores comunitatis terre 
Montis Alti de florenis octo monete occasione facte pacis inite 
cum Prospero Bevetti de Monte Alto quas in solidum ut su¬ 
pra promiserunt se solvere etc. Giacomo di Piergentile Ottavi. 

31 

1555 - 4 Maggio — Hoc presenti et publico instrumento 
omnibus evidenter pateat quod Santonus Nicolai Mignuctii de 
Monte Alto eiusque filiorum consensu sponte etc. per se etc. 
omnique meliori modo etc. iure proprio et in perpetuum etc. 
dedit, cessit, tradidit vero titulo venditionis, vendidit Rndo 
Fr. Magistro Felici Peretto de Monte Alto presenti stipulanti 
et solemniter recipienti etc. unam eius possessionem cum domo 
in dieta possessione laborativa arborata vineata existente in 
contrata Cimirani iuxta bona Ecclesie S. Marie ad collem ab 
uno, bona Caroli Franchi ab alio, Antonii Dominici Georgi 


PICENUM SERAPHICUM 


837 


a pede prò parte et prò parte Ioannis Perangeli Mignuctii, 
viam communis a capite et alios veriores fìnes etc. capacitate 
33 stariorum cum omnibus iuribus et actionibus, ingressibus 
et egressibus pretio 330 flor. monete etc. quos quidem prefa¬ 
tus Santonus confessus est coram me notano et testibus etc. 
habuisse et recepisse et de quibus quetavit in forma etc. Ac¬ 
tum in terra Montis alti in domo S. Francisci etc. Baldas¬ 
sarre Giovannini. 

1555 - 25 Maggio — Hoc presenti et publico instrumento 
omnibus evidenter pateat quod Christophanus et Nicolaus 
Hieronimi Mignuctii de Monte alto sponte etc. iurantes maio- 
res se esse viginti quinque annorum et maiora fecisse negotia 
quam infrascripta etc. dederunt, cesserunt, tradiderunt vero 
titulo venditionis, vendiderunt Rndo Patri Magistro Fr. Pelici 
Peretto de eodem , ementi presenti stipulanti et solemniter re¬ 
cipienti etc. per se etc. unam possessionem laborativam ac 
mogliam, fractivam et cannetatam necnon prativam in con¬ 
trata dieta la Valle , iuxta bona Antonii Peri Vannis ab uno 
viam publicam ab alio, rivum seu foveum a pede, viam vi- 
cinalem a capite prò parte et prò parte Cicchum Nicolai ac 
bona Altaris S. Lucie etc et pariter vendiderunt dicti Chri¬ 
stophanus et Nicolaus duo petia terre laborative in contrata 
cimirani unum iuxta bona Sebastiani Franchi etc. alterum 
iuxta bona Perangeli etc. pretio 300 florenorum monete sol- 
vendorum per dictum emptorem etc. florenos centum modo et 
centum florenos per totum mensem maii proxime venturi anni 
1557 deinde in posterum ad otnnem terminum. Actum in terra 
Montis Alti in domo S. Francisci etc. Ibi. 

32 

1555 - 14 Giugno — Rendus Pater Fr. Felix Perictus de 
Mont'Alto sponte etc. omni meliori modo etc. costituit ac so¬ 
lemniter ordinavit etc. eius procuratorum etc. venerabilem vi- 
rum fratrem Salvatorem eius patruum absentem in omnibus 
et quibus cumque causis etc. tam in agendo quam in difen¬ 
dendo, et exigendum etc. et etiam ad locandum et dislocan- 
dum eius possessiones, etc. de eisdem fructua recolligenda et 
generaliter omnia alia facienda etc. cum ampio mandato et 
amplissima potestate et facilitate etc. Actum in domo Eccle- 































































838 


PICENUM SEBAPHICUM 


siae S. Francisci de Monte alto in dieta terra posita. Presen¬ 
tii» us etc. Nicola Mazzocchi. A questo rogito uniamo le prime 
righe di un istrumento posteriore di cui dovremo occuparci nella 
seconda parte. 

1558 - 22 Maggio — Hoc presenti et publico instrumento 
omnibus evidenter pateat notumque sit qualiter Tullius Iois 
Nicolai Mignuctii de Monte Alto ut tutor et curator filii et 
heredis Christophani Hieronimi de dieta terra prout de dieta 
tutela et cura constare dixit per istrumentum manu egregii 
viri ser... potestatis diete terre et Nicolaus Hieronimi Mignu¬ 
ctii de eodem sponte etc. fecerunt finem et generalem quieta- 
tionem etc. R. Pri Mag. fr. Felici Peretto de Monte Alto licet 
absenti et R. Pri fri Salvatori Riccio de eodem patruo et procura¬ 
tori dicti P. Mag. Fris Felicis presenti etc. et mihi notano etc. 
de florenis 850 monete etc. in quibus quidem prefatus R. Pater 
M. frater Foelix tenebatur et obbligatus erat supradictis Chri- 
stophano et Nicolao filiis Hieronimi Nicolai Mignuctii de 
Monte Alto causa et occasione venditionis cuiusdam possessioni, 
per eos ei vendite prout latius apparet etc. Baldassarre Gio- 
vannini. ( Continua ) 

LA PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837 

(Continuaz. vedi fase. n. ò, p. 689-706) 

--- 

8. — Cagli - Sant’Andrea Apostolo 

Cagli antica Città d’Italia, detta in latino = Calleum, 
ovvero, Calle — è posta fra li monti appennini sù i confini 
della Marca, e dell’Umbria, chiamata con questo nome dal 
Tempio di Marte sotto il vocabolo di Cali, ivi eretto. Va¬ 
riano gli storici sulla sua fondazione ; alcuni la vogliono edi¬ 
ficata da un Nipote, o figlio di Noè ; altri da Febejo Capitano- 
de Sabbini 19 anni dopo la edificazione di Roma, e questa 
opinione seconda sembra la più probabile. Questa Città libe¬ 
rata dai Senoni, si conquistò dall’Impero Romano, e si go~ 


PICENUM SEBAPHICUM 


839' 


vernava come Repubblica usando le proprie sue leggi. Essa 
con altre Città d’Italia fu dal gran Costantino donata alla 
Chiesa, e confermata sù questo dominio da Pipino, e da Carlo 
Magno. Nell’anno del Signore 814 : nella invasione dei Goti 
fu soggiogata sino al 1210 quando per opera di Ottone IV. fu 
liberata, e restituita alla Chiesa. Nelle fazioni Guelfe, e Gi- 
belline, seguitò la parte Guelfa, e nascendo fra Cittadini ci¬ 
vili dissensioni si ridusse all’ultimo esterminio, e per la in¬ 
vasione dei confinanti, fu interamente distrutta... Nel 1289 : 
sotto il Pontificato di Nicolò IV. fu riedificata non più fra i 
monti appennini, ma alle falde di essi sulla via flaminia fra 
li due fiumi, Boso, e Borano distante circa quindici migli da 
Fossombrone a levante ; da Urbino pure quindici al s. e. 157 
da Roma. Nell’anno 1371 se ne impatronirono i Conti di 
Montefeltro, poi di mano in mano n’ebbero dominio i duchi 
d’Urbino sino al 1631 nel qual tempo Francesco Maria II la 
restituì alla Santa Sede. Sulla strada, che conduce a Fossom¬ 
brone nella distanza di dieci miglia da Cagli s’incontra la 
tanto rinomata montagna detta del Furio , ove si ammira il 
foro fatto a scalpello dalla industria dell’esercito di Annibaie 
il guerriero formidabile... E’ Cagli una Città di non mediocre 
popolazione, di sufficiente giro comerciale, e di qualche in¬ 
dustria massime nelle fabbriche di panni di lana, e di calli- 
garia.. Città nella Religione distinta, come si conosce da 
molte pie istituzioni, e dai vari monasteri di Regolari dell’uno 
e l’altro sesso eretti dai buoni Cittadini Cagliesi ad orna¬ 
mento della Città, a decoro della Religione, ed allo spirituale 
vantaggio delle anime. Anche li nostri Riformati della Pro¬ 
vincia della Marca furono chiamati in Cagli con la edifica¬ 
zione di un Convento appositamente eretto a spese dei Cit¬ 
tadini devoti sempre ai seguaci del Santo di Asisi. 

* 

* * 

Nell’anno 1616 per speciale interesse capitò in Cagli il 
P. Bonaventura da Monte l’Abbate, Religioso di merito di¬ 
stinto, e di virtù preclare allora Guardiano nel Convento di 
S. Bernardino di Urbino in compagnia di F. Giuseppe da 
Cagli laico di molta esemplarità, e di virtuosa condotta irre¬ 
prensibile... Quesii due ottimi figli di S. Francesco si tratten- 














































































840 


PICENUM SERAPHICUM 


nero per qualche tempo in Cagli ricevuti ad ospitale albergo 
in casa di un pietoso benefattore. Fu allora appunto, che al¬ 
cuni Cittadini fatta con essi relazione fecero progetto sull’im- 
pianto di un Convento per il di loro instituto. Piacque ad 
essi il disegno, ed il P. Bonaventura si assunse l’incarico di 
trattare la causa con i suoi superiori: Così restarono di con¬ 
concerto li due Religiosi con li Signori Cesare Persei, Mario 
Druna, ed altri Cittadini, che aveano intavolata un opera 
tanto pregevole.. Il P. Bonaventura scrisse in proposito delle 
lettere ai PP. della Provincia, e questi di unanime consenso 
risposero di accettare volontieri il Convento, che in Càgli si 
disegnava: ne rese informati gl’anzidetti Cittadini, e questi 
mossi sempre dal vivo desiderio di vedere appagate le loro 
brame, ne fecero instanza regolare a Monsig. Filippo Bilij 
allora vescovo della Città, e Diocesi di Cagli : addusse questi 
una qualche difficolta per la parte delle altre Corporazioni 
Religiose, ma fu superato ogni ostacolo. Ritornò a questo 
effetto lo ricordato P. Bonaventura in compagnia del P. Tom¬ 
maso Collati da Cagli, che preso caritatevole alloggio in Casa 
del Sig. Mario Alippi del P. Tommaso fratello Cugino, anda¬ 
vano disegnando il come, ed il quando si potesse effettuare 
quest’opera grande, quando gl’aggregati alla Ven. Confrater- 
dita di S. Andrea Apostolo determinarono in una loro piena 
consigliare unione di cedere per tale oggetto la Chiesa, un 
piccolo orto, alcune case alla Chiesa annesse, e quanto di 
stabile, e di mobile ivi possedea : fu accettata la generosa 
esibizione, e superate alcune difficoltà nate per parte dei 
PP. Min. Conventuali, il giorno 5 Gennaio 1617 dietro il 
consenso del Vescovo surriferito dai Signori Cesare Per¬ 
sei, e Domenico Pierongori priori dell’anzidetta confrater¬ 
nità di S. Andrea si diede il possesso della Chiesa con 
le sue adiacenze sunnominate al P. Bonaventura fornito dai 
Superiori di ogni facoltà. Sebbene però si ricevesse questo 
locale dalla Riforma ed i Religiosi incominciassero ad abitarlo 
come Ospizio, pure non vi si potea stabilire la famiglia for¬ 
male si per la molta ristrettezza, si per la mancanza di molte 
cose, e più per difetto del consenso, che giusta le pontificie 
costituzioni doveano prestare gli altri corpi Regolari già esi¬ 
stenti in Città. In un pubblico consiglio si venne alla deter¬ 
minazione di prenderne interesse presso il serenissimo Duca di 


PICENUM SERAPHICUM 


841 


Urbino sotto il di cui dominio si trovava allora la Città di 
Cagli, perchè si avesse dalle Religioni consenso per la nuova 
famiglia dei PP. Riformati. Si ebbe quello, che si chidea, che 
però tolto ogni impedimento si venne alla bramata erezione 
del Convento nella detta Chiesa, e Casa di Sant’Andrea, e 
vi fu stabilita la famiglia formale, destinata per suo Superiore 
con il titolo di Presidente il P. Antonio da Libiano, e ciò 
entro lo ridetto anno 1617. Era questo locale nell’interno della 
Città presso le mura a mezzo giorno in sito assai ristretto, e 
mancante di orti, e di altre adiacenze tropo necessarie ad 
una Reliosa Comunità. Erano scorsi circa 15 mesi dallo sta¬ 
bilimento della famiglia, quando venne in Cagli in atto di 
Sacra Visita il R."° P. Benigno da Genova allora Vicario Ge- 
neiale dell una, e 1 altra famiglia Cismontana, ed esaminato il 
locale, e la sua ristrettezza, non che la mancanza degl’Orti, 
diè ordine al Saperiore locale, che supplicasse il pubblico per 
un altro sito più capace, e quando non si fosse potuto avere 
impose al P. M. R. Custode della Riforma, che fossero tolti 
per intero li Religiosi. Il Magistrato fu inteso di questo de¬ 
ci eto, ed in pieno consiglio si stabilì che li Signori Conte 
Gianffancesco Brancaleoni, e Dottore Paolo Berardi, si pren¬ 
dessero ogni cura per un sito a proposito per la edificazione 
di un altro Convento per li PP. Riformati riconosciuti di tanto 
spiiituale vantaggio alle anime, e questa risoluzione accadde nel 
1619. Li detti Signori dopo varie riflessioni in proposito elessero 
un luogo fuori le mura della Città, luogo dei Signori Tommaso, e 
Pietro Monelli, luogo vicino, e molto atto alla fabbrica di un 
nuovo Monastero, ma luogo allora di qualche abborrimento, come 
quello, che era presso il sito del patibolo ove si eseguia per 
li malfattori la sentenza di morte. Il dì 10 Agosto dello ri¬ 
detto anno 1619, fu comprata quella parte, che riguardava li 
beni degli eredi di Tommaso Monelli per la somma di se. 400 : 
nella consegna di un censo ceduto al Convento dalla Confra¬ 
ternita di Sant Andrea ; dappresso si fece la compra dell’altra 
poi zione di terreno spettante a Pietro Monelli, e si pagò una 
somma uguale da certo Baldo dal Trebbio, che elesse di vi¬ 
vere con li Religiosi in qualità di servo. Dopo il detto ac¬ 
quisto il pubblico si prese l’impegno di raccogliere delle ele¬ 
mosine dalla Città non meno, che dal contado per la erezione 
della nuova fabbrica : furono eletti all’uopo dei questuanti 












































































































842 


PICENUM SERAPHICUM 


nobili, e Sacerdoti per il giro della Città, e probi contadini 
per la campagna, e fra pochissimo tempo si raccolsero se. 2177. 
Vennero in appresso altre generose elargizioni, e si potè dare 
mano alla nuova fabbrica : dal P. Bonaventura da Monte 
l’Abbate, che in segno di legale possesso piantò la Croce nel 
nuovo sito, si diede il titolo — S. Bonaventura — Ma Monsig. 
Vescovo Bilij anche dietro le richieste del pubblico alli 25 
di Giugno del 1620 : con molta solennità, con l’intervento 
del Magistrato, del Capitolo, e di numerosa popolazione gittò 
la prima pietra fondamentale da Lui benedetta, e collocata 
nell’angolo destro a Capo della Chiesa con il titolo San- 
t Andre — Dopo la detta funzione s’incominciò la babbrica, 
al cui vantaggio nelle elemosine si distinse il serenissimo 
Duca, non che il Magistrato, e vari Signori di Cagli, e nel¬ 
l’anno 1623, fabbricata quella parte, ove oggi stà il Coro in¬ 
cominciarono li Religiosi ad abitarvi uffiziando una Cappella 
accomodata provisoriamente, e nel 1627 il Convento fu termi¬ 
nato, e la famiglia intera dal vecchio al nuovo Convento si 
condusse dietro solenne processione il primo giorno di 7bre 
dell’anzidetto anno 1627. Processione, cui intervenne il Ma¬ 
gistrato, e molto popolo : si cantò lo Messa nella ricordata 
Cappella, ed il P. Tommaso da Sant’Agata delegato apposi¬ 
tamente dal Superiore Gf. le dell’Ordine il R. mo P. Marco An¬ 
tico recitò analogo ed eloquentissimo discorso. 

* 

* * 

Dietro la licenza dell’ordinario dalla vecchia Chiesa di 
S. Andrea furono trasportati quattro cadaveri ivi sepolti, cioè 
del P. Bonaventura da Monte l’Abbate, e di F. Giuseppe da 
Cagli, che come si disse, furono i primi a trattare la causa 
sull’impianto del vecchio Convento: e quelli della Sig. Cla. 
lice Alippi, e Diana figlia del Sig. Domenico Pierengoni am 
bedue alla Religione affezionate, e devote, che ivi si elessero 
sepoltura. 

Con tutto l’impegno dei Religiosi, della Comune, e dei 
buoni Cittadini Cagliesi si proseguì la fabbrica della Chiesa, 
e nel 1633 : fu terminata dietro le instancabili premure del 
Guardiano P. Tommaso da Cagli, e del P. M. R. Vincenzo 
ugualmente da Cagli uomo di molto merito, che servì in Roma 


PICENUM SERAPHICUM 


843 


la Curia generalizia in qualità di Segretario G. le Nell’anno 
1637. Compiuta anche nell’interno, il giorno 17 7bre giorno 
Sacro alle Stimmate del nostro glorioso P. S. Francesco nella 
nuova Chiesa di Sant’Andrea fu solennemente cantata la 
prima Messa. 

Il nuovo Convento di Cagli, come altra volta si disse 
stà sulla Cima di un piccolo Colle presso le mura della Città 
al N. L. fuori la porta Romana distante da questa circa 
trenta passi geometrici: e dalle mura non più di venti piedi 
al destro lafo della Via flaminia : ha degl’orti sufficienti, ed 
un bosco di non molta grandezza, bosco cerchiato a levante 
ed a ponente da rispettivi muri, ed a mezzo giorno guardato 
dal piccolo fiume Borano altra volta nominato, fiume, che 
unito in pochi passi fuori la Città sul via del Furio con l’altro 
detto Boso, nella distanza di circa dodici migli mette le sue 
acque nel metauro... Forma il Convento un quadro, ed è ca¬ 
pace almeno per venticinque individui. 


A 

La Chiesa dedicata a Sant’Andrea Apostolo è di non 
mediocre grandezza, e nella sua architettura molto elegante : 
ha il suo volto reale di una semplice navata con quattro 
Cappelle, cui di fronte formano simetria quattro sfondi, ove 
sono situati quattro Confessionari di noce molto belli, e tutti 
di un ordine istesso. Ha questa Chiesa cinque Altari, il mag¬ 
giore, e quattro nelle anzidette Cappelle. 

L Altare maggiore è di legno dipinto ornato da due co¬ 
lonne della stessa materia, con sopra le portiere due statue 
pure di legno, cioè in Cornu Evangelii la statua di S. Fran¬ 
cesco e di S. Antonio di Padova dall’altro lato. Questo altare 
e Sacro e Sant’Andrea Apostolo, ed ha un quadro di tela, 
ma di non molto pregio, ove sono dipinti Maria la Vergine, 
S Andrea, e S. Francesco. Nella prima Cappella sta l’altare 
edicato a Santa Elisabetta regina d’Ungheria, pure di legno 
con due colonne vario pinte avente un quadro di tela, ove 
sono dipinti li SS. Elisabetta, Carlo Boromeo, Francesco d’As- 
sisi, Antonio da Padova tutti in atto di adorare la Vergine, 
ed il Salvatore dipinti nell’alto del quadro. L’Altare della se¬ 
conda Cappella è del SS. Crocifisso, e dentro cona corrispon- 










































































































844 


PICENUM SERAPHICUM 


dente coperta da una tela, che ha espressa in pittura la Ver¬ 
gine addolorata, sta in molta Venerazione la immagine di 
Gesù Crocifisso maestramente in legno rilevata dai due laici 
Siciliani ricordati nelle memorie della Chiesa di S. Antonio 
di Ascoli. Molte sono le grazie, che da questo venerato simulacro 
si compartono ai fedeli dal Dio delle misericordie, e si rile¬ 
vano da tante autentiche testimonianze : Il popolo di Cagli 
offre a questa Santa Immagine singolare omaggio : Uniti molti 
Cittadini in pia Congregazione si assunsero l’obbligo di so¬ 
lennizzare la festa a questo Venerando Crocifisso in ogni 
anno il terzo giorno del mese di Maggio. L'Altare del Cro¬ 
cifisso è altare Gregoriano quotidianamente, ed in perpetuo... 
L’Altare della terza Cappella è dedicato a S. Pasquale Bay- 
lon, e dentro urna adattata sta la statua di detto Santo rile¬ 
vato in legno : l’urna è coperta da una tela ove sono dipinti 
li SS. Pasquale, Pietro d’Alcantara e Giacomo della Marca : 
altare di legno con due colonne della stessa materia parte 
dipinte, parte dorate. 

L’Altare dell’ultima Cappella è pure di legno con due 
colonne dorate, ed è Sacro alla Concezione di Maria con qua¬ 
dro di tela rappresentante la Vergine immacolata... Li sudde- 
scritti quadri non hanno pregio singolare. 

La Chiesà di S. Andrea di Cagli fu solennemente con- 
secrata nell’anno 1675 ai 28 di Ottobre dal Vescovo di detta 
Città Monsig. Tamantino, il quale collocò con pubblica fun¬ 
zione varie Reliquie sotto l’ara dell’altare Maggiore, Reliquie, 
che come si dirà in appresso, furono poi disposte nell’ornato 
deh SS. Crocifisso. A memoria della Consegrazione della Chiesa, 
presso la porta del suo ingresso alla parte dell’Evangelo sul 
muro, tirate alcune linee a forma di quadro, sono scritte le 
seguenti parole : 

D. O. M. 

ILL. mo AC. R. mo DOMINO. CALLI. EPO 
D. ANDREA. TAMANTINO NOB. ROM. 

PRO. HAC. S. ANDRAE. SACRATA ECCLESIA 
CLERO. PALAM. ET POPULO 
ANNO. IUB. MDCLXXV. OCTOB. XXVIII 
POSITIS. IN. ARA. MAX. RELIQUIIS 
VELI. BEATAE. MARIAE VIRGINIS 
PETRI. JACOB. MIN. APLORUM 


PICENUM SERAPHICUM 


845 


VALENTINL PLACIDI. CASTORIS. MAXIMT 
■ LRAGMENTIS. aliorum. ss mart 

oc* ET 


infrascritte MquL^f™’, C0 ?t,. 8Ì dis8e ’ « conservano le 
quattro piccole cone entro due' ìjne'^'T SOpra f * radini ■" 
c questi di legno dorato : L Ss’VT*?’ 1 * <)Uelle ' 

Deodato Mm = Ai a Q n T d Grato > Amante, e 

«na di S. Francesco e l’altra dTs^P “ d , Ue piccole statue > 
busti ugualmente di legno dora „ qU n ed in due semi ' 

del Cilizio di S. Francfsco Sossi di « CoM = 

gl’ossi delle SS. Prudenza e TenT \f' Pas( l uale : e de- 
dette colonne in due prprW mezzo alle 

lato : nella partedella U * lat ° e Paltra l’altro 

di legno dorato: degl’Ossi di Santa^^T^ 8 *?’ ed un ’ urnetta 
licissimo M. ed in aftracredei ta P nst T e di San Fe- 

sti dorati: degl’ossi dei SS T a • P * U la a lt° in tre semibu- 
parte dell’Evfngelo ttrf cr^ 0 ’ 6 u° nC ° rdÌ ° Mm ' Alla 
nette simili : degl’ossi di San la r> u ^ uai ’ semibusti, ed ur- 

M. di S. Filippo^, di l^delTM V A M C 1 S d lv‘ rmÌtl ° 
m mezzo entro altra credenza m • j" A ca P° de H ornato 
dipinto L'Eterno Padre in tre f da ™ a tela - 0TC sta 

SS. Orazio, Fabiano e Mart n0 MM F t deg) ’ ossi dei 
Crocifisso innanzi ai pieTjeZ vi' E f r °T ’* 0ona del 8S - 
tro bracci di legno dorato avente n 6Iata Tmma gme in quat- 
spettiva palma del martirio^ Si T “ mano la >i- 
dei SS. Privato Mario Don if P t *?. C ° lore Verde: degassi 

quadri di legno’ugualmente d^tol^eglt’drf 1 SS ‘c??! 

Vaìeriano”Mm. Presso“i'aS?'”" ° ÌU * tin0 ’ Fabio ’ Cornelio? ‘e 

dell’Evangelo entro piccolo r° ^ aa ^? 10re ne l Muro alla parte 

cornice df marmo* *0Si di 

ove si custodisce il Sacro 1 Olio • in , crade ^mo uguale 

oacro uiio . in tante teche di stagno con 

Anno I, 1916 - Fascicolo VI. 


63 
































































































846 


PICENUM SERAPHICUM 


il Legno della SS. Croce, ed il Velo di M. V. si conservano 
altre Reliquie, che si espongono entro apposito Reliquiario 
in alcune rispettive sollennità. 

* 

* * 

La Chiesa di S. Andrea di Cagli non ha sepolture gen¬ 
tilizie di case nobili ; non si soddisfano legati perpetui : gode 
la indulgenza plenaria ad septemnium nella festa di S. An¬ 
drea Apostolo, e nei giorni primo, secondo, e terzo di Maggio. 

Nell’anno 1747 questa Chiesa minacciando per ogni parte 
ruma per le tante terribili scosse di terremoto, che saccheg¬ 
giarono molti edilìzi della Città di Cagli, fu risarcita, e ri¬ 
dotta nello stato surriferito : alle spese del necessario riatta¬ 
mente concorsero la comune, i luochi pii, le confraternite, 
ed altri particolari benefattori, ed a memoria di tanta pietà 
a piè della Chiesa nel lato della Epistola in simetria della 
iscrizione di sopra riportata nel muro a quella uguale fu 
inserita la presente. 

D. 0. M. 

TEMPLUM. HOC 

CALLIENSIUM. CIYIUM. PIETATE 
ANNO MDCXX. A FUNDAMENTIS 
CONSTRUCTUM 
ANNO MDCCXLVIII 
EADEM. RESTITUTUM 
* EXORNATUMQUE 

Stà sepolto in questa Chiesa lo ricordato P. Tommaso 
da Cagli Religioso di straordinarie virtù, di singolare peni¬ 
tenza, rigido osservatore dei suoi professati doveri, morto in 
concetto di santo l’anno 1686. come rilevasi da alcuni scritti 
riguardanti alcune memorie della Riformata Provincia Picena 
riunite dal fu R. P. Cleto da Iesi. Non si conosce il luogo, 
ove fosse tumulato il cadavere del P. Tommaso. 

* 

* * 

Dietro il decreto dell’Imperatore dei francesi Napoleone 
Buonaparte, sortirono li Religiosi dal Convento di Cagli il 


PICENUM SERAPHICUM 


847 


giorno 5 Giugno del 1810. quindici giorni dopo, che gli fu 
letto in piena Comuuità riuniti, il fatale decreto... Nel tempo 
della soppressione il Convento in un con gl’orti, e bosco, 
dalla direzione demaniale fu dato in affitto a due Laici della 
nostra Riforma appartenenti alla soppressa famiglia per l’an¬ 
nua corrispondenza di scudi Romani 25. La Chiesa fu sem¬ 
pre chiusa, ma non fu di molto pregiudicata : furono perdute 
le Campane, e la Sacrestia danneggiata di molti oggetti. 

* 

* * 

Nell’anno 1815 : nel mese di Giugno per mano del De¬ 
funto Vescovo Monsig. Cingari li Religiosi riassunsero nel 
Convento di Cagli l’abito del suo insti tu to. Fu commoventis¬ 
sima la funzione, ed il Prelato pontificalmente vestito tenne 
analoga, e commoventissima Omelia. Pianse il popolo per te¬ 
nerezza che vedea la Religione sortita a pieno trionfo dal- 
1 orrido nembo : per consolazione a vicenda piangeano li Re¬ 
ligiosi che baciandole con tutta la effusione del Cuore rive- 
stiano quelle, che a forza spogliarono Sante Divise : e nel 
pieno commovimento dei Religiosi, del popolo, e del Pastore 
fu intuonato al Dio delle misericordie solenne il cantico di 
ringraziamento. 

* 

* * 

Nell’anno 1831 il convento di Cagli fu stabilito come 
Convento di Noviziato, e fu all’uopo accomodato il suo dor¬ 
mitorio alla parte del mezzo giorno, chiuso secondo le Apo¬ 
stoliche Costituzioni con cinque Camere compresa quella del 
Maestro, e la Cappellina per le spirituali conferenze. 

* 

* * 

Dal 1630 sino all’anno, che corre furono nella nostra 
Chiesa di S. Andrea di Cagli asciutte al terz’Ordine Donne 
N. 147. Fra le quali si notano la nobil Donna Sig. France¬ 
sca Ceccarelli professa nell’anno 1763... e la molto Ven. 
Madre Maria Teresa Benigna Riccardi da Roma Monaca Do¬ 
menicana nel Monastero di Cagli ascritta nell’anno 1779... 










































































848 


PICENUM SERAPHICUM 


Si contano uomini N. 22 fra li quali li Signori : D. Latino 
Sacerdote Mencocci da Cagli nell’anno 1636... D. Filippo Grassi 
Parr. di S. Floriano nella Diocesi di Cagli nel 1760... D. Ago¬ 
stino Sacerdote Minelli nel 1758 : e D. Giambattista Can. 
Brancati nell’anno 1765 : ambedue da Cagli... Il Sig. D. Pie¬ 
tro Sacerdote Lazzari da Mondaino nell’anno 1779. Il Sig. 
D. Antonio Maria Boni Parr. di S. Cristoforo di Cagli nell’anno 
1758. 

La famiglia attuale di Cagli è di 17. Individui ; sette 
Sacerdoti ; tre Laici : tre Novizi Chierici, e quattro Terziari. 


9. — Fossombrone — La SS. Annunziata 

Fossombrone secondo scrive Gabbinio Lero fu edificata 
dai Pelaggi popoli della Grecia undici anni dopo la distru¬ 
zione di Troia in mezzo ad un fertilissimo piano sulla via 
Flaminia tra Cagli all’E. Urbino a ponente e Fano a levante 
ed anticamente fu chiamata '= Foro Pelaggi — Negl’anni 
448 dopo la edificazione di Roma fu accresciuta, abbellita e 
fortificata da Sempronio Sofo Console Romano, da cui prese 
il nome = Forum Sempronii — oggi = Fossombrone = Fu 
in moltissima stima presso i Romani e fu di essi celebre Mu¬ 
nicipio, e come capo di Provincia vi risedeano li procuratori 
di Augusto con ampia facoltà di riscuotere i suoi tributi, e 
terminare ogni differenza, ed ogni lite... Sotto la protezzione 
dei Romani si mantenne come Republica usando le proprie 
leggi, ed i suoi particolari statuti. Dopo i successori di Au¬ 
gusto cambiò stato più volte, provò le incursioni di gente 
barbare, dalle quali fu le molte fiate mano messa, e saccheg¬ 
giata, ed in fine nel tempo di Lusimprando Re dei Longo¬ 
bardi fu interamente distrutta: con le sue macerie fu riedifi¬ 
cata sopra di un colle un miglio circa distante dalla prima 
posizione verso occidente, che poi a poco a poco si estese 
alle falde di detto colle sino alle rive del sunnominato fiume. 
Metauro. Fu questa Città dal Magno Costantino donata alla 
Chiesa l’anno del Signore 817 (sic). Dappresso fù soggiogata dalle 
armi dei Goti, ma poi liberata da Pipino, fu nuovamente 
alla Chiesa concessa. Se ne impatronirono pure gli tiranni 


PICENUM SERAPHICUM 


849 


Berengari, che poi liberata dall’imperatore Ottone IV, ritornò 
alla S. Sede. Nell’anno 1210: da Innocenzo III fù concessa in 
feudo ad Azzo di Este IV. Duca di Ferrara, ed indi nel 1374. 
Cadde in mano dei Malatesta, e da Galasso di detta famiglia 
l’anno 1440, fù alienata a Federico Feltrio Duca di Urbino, 
cui successe Guid Ubaldo. In questo tempo nel 1302 fù sac¬ 
cheggiata da Cesare Borgia, e nell’anno 1517 devastata dagli 
eserciti di Lorenzo Medici. Per avere sostenuta la parte del 
suo dominio fu poi da Guid Ubaldo onorata di nuovi privi- 
leggi... Visse pacifica sotto il dominio di Francesco Maria 
della Rovere, poi di Guid Ubaldo II ed in ultimo per la 
morte di Francesco Maria II nell’anno 1631, ritornò al do¬ 
minio Ecclesiastico sotto il Pontificato di Urbano Vili... La 
Città di Fossombrone si distingue nell’arte di filare la seta 
tenuta in molto pregio da tutti i mercanti di Europa. Regnò 
sempre in essa lo spirito della Christiana Religione, dopo che 
vinta la stolta idolatria, vi si spiegò il vessillo trionfatore por¬ 
tato in campo del Figlio di Dio... E’ ricca di molte Chiese 
nell’architettura, e nella bellezza pregevoli. — Vi sono varie 
corporazioni Religiose dell’uno, e l’altro sesso... Fra le altre 
famiglie Regolari si conta pure quella dei nostri Riformati 
della Provincia Picena nel Convento, il cui titolo = La SS. 
Annunziata. = 

* 

* * 

Stà questo convento alle falde di un monte circa 400 
passi lontano dalla Città di là del Metauro verso ponente, 
proprio all’E. e si transita per un ponte magnifico e di sin¬ 
golare architettura. Il Convento fu edificato circa l’anno 1462 
a spese della Comune ; il Gonzaga conta la sua edificazione 
nell’anno 1472, però dee essere errore di tipografia, quindi 
dee tenersi l’anno 1462. sotto il Pontificato di Pio II. come 
rilevasi dalle antiche, ma autentiche scritture conservate nel 
suo archivio. 

Nella sua prima edificazione era molto ristretto, e niente 
comodo ai Religiosi; nell’anno 1603. con l’autorità del Duca 
di Urbino, al cui dominio allora Fossombrone apparteneva, 
fu intrapresa una nuova fabbrica maestosa, e grande, e ciò 













































































850 


PICENUM SEBAPHICUM 


con le rendite di un annuo legato perpetuo di certo Sig„ 
Francesco Paoli a vantaggio dei Religiosi rogato... Ma come 
il legato non era proprio a chi professa stretta mendicità fu 
detto censo con il consenso del Duca rinunziato al Sacro 
Monte di pietà, e da questo come erede dell’anzidetto Fran¬ 
cesco Paoli sono state applicate le rendite a vantaggio del 
Convento... Questo è bello oltre ogni espessione e nella Pro¬ 
vincia della Marca, non v’ha nella nostra Riforma altro, che 
lo pareggi: e l’archi del Chiostro simetricamente tirati mo¬ 
strano un’aspetto oltremodo grandioso, ed il Convento forma 
un quadro perfetto : nel disegno e nella esecuzione non co¬ 
nosce errore... Nell’anno 1626. sotto il pontificato di Urbano 
Vili, dall’ultimo Duca di Urbino fu alla Riforma ceduto, che 
prima lo abitarono li PP. della prima famiglia. 

{Continua) 



PICENUM SEBAPHICUM 


851 


INDICE GENERALE DELLE IfATERIE 

CONTENUTE IN QUESTO PRUfO VOLUME 


ANGELO (B.) CLARENO : Appunti storico-critici pug. 21 

— I. Primo equivoco: La mistificazione del nome 22 

— IL Secondo equivoco: Il Glareno e la sètta dei Fraticelli 29 

— III. Terzo equivoco : Il Generalato del Glareno 168 


— IV. Quarto equivoco : Le condanne 312, 450, 752 


« ARCHIVUM (L’) FRANCISCANUM HISTORICUM » e il 
« PICENUM SERAPHICUM » 

COLLEZIONE STORICA: 

— Codici e Autografi di S. Giacomo della Marca 

— Tabula librorum librarie Sante Marie de Gratia iuxta opidum 

Montisprandoni 

— Il Commento Dantesco di frate Giovanni da Serravalle 

— A proposito del detto Commento 

Un ignoto terziario francescano I). Pierpaolo Sartolazzi 

— Per la storia di S. Giacomo dalla Marca 

— Intorno all’Archivio di S. Francesco in Fabriano 

— S. Giacomo della Marca nell’ Umbria Serafica del P. Agos¬ 

tino da Stroncone 

Un ignoto arcivescovo francescano delle Marche, fr. Giovanni 
d’Ancona 

— Biografia di fr. Giovanni d’Ancona di Mas Latrie (:nostra 

traduzione ) 

— Memorie di Suor M. Celeste di Fiegni 

— Traslazione del corpo del Servo di Dio, P. Giovanni Batti¬ 

sta da Cartoceto 

— P. Felice Rosetani da Monsampietrangeli 

— L’infanzia di Sisto V 


812 


76 

80 

84 

92 

95 

270 

403 

529 

536 

540 

681 

686 

787 

801 


CONVENTI : 

— Acquaviva : S. Francesco 

— Amandola 

— Ancona : S. Francesco alle Scale 


341, 387 
483 
773 



























































852 


PICENUM SERAPHICUM 


— Appignano d’Ascoli 

— Appignano d’Ascoli : S. Angelo 

— Arquata del Tronto : S. Francesco 

— Ascoli Piceno : S. Francesco 

— Ascoli Piceno : Le Spiagge 
Ascoli Piceno : Colle Colombaro 
Ascoli Piceno : S. Antonio Abbate 

— Belvedere : S. Francesco 

— Cagli: S. Andrea Apostolo 

— Camerino: S. Francesco 

— Camerino : S. Angelo 

— Camurano 

— Capradosso 

— Castelfìdardo 

— Castignano 

— Cingoli: S. Francesco 

— Cingoli : S. Giacomo Ap. 

Civitanova : Santa Maria Maddalena 

— Cossignano 

— Fallerone : S. Francesco 

— Fermo : S. Francesco 

— Filottrano 

— Forano : S. Francesco 

— Force 

— Fossombrone: SS. Annunziata 

— Iesi : S. Marco 

— Iesi : S. Francesco 

— Loro Piceno : S. Giorgio 

— Marano : S. Basso 

— Massa Fermana : S. Francesco 

— Mogliano : S. Colomba 

— Mogliano : S. Gregorio 

— Montalto : S. Francesco 

— Montecchio (Treia) : S. Francesco 

— Montedellolmo (Pausula) : S. Maria di Castello 

— Montefiore 

— Montegiorgio : S. Maria in Giorgio 

— Montegranaro 

— Montelupone : S. Francesco 

— Monterubbiano 


pag. 214, 340 
341 
238 
65, 183 
ivi 
553 
562 
247 
838 
621, 652 
628, 652 
784 
389 

784 
219, 339 

782 
705 
639, 656 

388 
489 
343 
778 
259 

336, 338 
848 

785 
689 
485 

389 
544 
650 

ivi 

216, 337 
784 
345 
335, 385 
347 
349 
654 
644 


A 


PICENUM SERAPHICUM 


853 


— Offida 

— Osimo : S. Francesco 

— Penna S. Giovanni 

— Pioraco : S. Maria 

— Poggio Canoso 

Potenza Picena (Monte Santo) : S. Francesco 

— Recanati 

— Ripatransone 

— Sanseverino-Marche : Il Castello 

— Sanseverino-Marche : Le Grazie 
Santa Vittoria: S. Francesco 

S amano : S. Francesco 

— Serrapetrona : S. Michele 

— Treia SS. mo Crocifìsso 

— Vena Rotta 


pag. 381 
782 
436 
653 
389 
636 
779 
220 
628 
633 
215,340 
645 
653 

5, 149, 299, 441, 660, 806 

215 


CONVENTI (I) DEI PP. CAPPUCCINI NELLE MARCHE 

(1525-1898) 743 

FRANCESCANI (AI) DELLE MARCHE 145 

GIOVANNI (IL P.) DA PESARO : Grande Viaggiatore e Mis¬ 
sionario Francescano del Secolo XVI 351 

ISCRIZIONI LAPIDARIE 

— A Nicolò IV 

— A Sisto V 113, 230 , 613 677 

MEMORIE MINORITICHE : dal ms. Gambalunghi 

(D. IV. 231) 43, 183, 335, 483, 644, 773 

MINISTRI (I) PROVINCIALI DELLE MARCHE 197 , 519 , 669 

MONTEFELTRO E LA DONAZIONE DELLA VERNA (Sag¬ 
gio del Poema Galiucci) 4 g 7 

NOSTRI (I) SANTI : Martirologio Piceno 99 391 492 762 

NOTIZIE E DOCUMENTI SULLA VITA DELLA BEATA 

CAMILLA-BATTISTA VARANO 531 721 

PAGINA D’ORO : 

— S. Francesco salva una pecorella e due agnellini nelle nostre 

Marche ^ 

Intimità del B. Rizzerio della Muccia con S. Francesco 182 

Pietro da Treia e Corrado d’Offida nel nostro Convento di 

Forano 333 












































































854 


PICENTJM SERAPHICUM 


— Una visione di fra Corrado d’Offida P a 9- 502' 

— Fraterna intimità dei BB. Pietro da Treia e Corrado D’Offida 642 

— I due BB. fratelli Pacifico ed Umile della Marca 741 

PAGINA POETICO-STOBICA : 

— S. Francesco al porto d’Ancona 70 

— S. Francesco in Ascoli Piceno 212 

PICENUM SERAPHICUM 1 

PICENTJM (PER IL) SERAPHICUM 289 

PROVINCIA (LA) RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 

1837 (mas.) 237, 544, 589, 838 

REPERTORIO BIBLIOGRAFICO : 

Pubblicazioni Regionali Francescane : dalla Miscellanea Fran¬ 
cescana 123 

— Dall’opera del P. Giacinto Sbaraglia : Scrittori del secolo XIII 223 

— id. id. Scrittori del secolo XIV 504 

SISTO V e MONTALTO 824 

STUDIAMO LA NOSTRA STORIA 433 

UN ANNO DI VITA 717 

VARIA : Statuti del Monte di Pietà di Cingoli 143, 426, 570 

VER.A INDOLE DEL NOSTRO PERIODICO 577 

VISITA TRIENNALE DEL P. ORAZIO CIVALLI 51, 214, 381, 621 

INDICE ALFABETICO 

Degli Illustri Francescani contenuti in questo primo volume 


Adamo Adami (B.) da Fermo pag . 343, 392 

Agostino Galiucci da Mondolfo 461 

Agostino da Iesi 8? 15? 21 

Agostino da Recanati 439 

Alberto (B.) da Cossignano 389, 397 

Alessandro Costantini di Recanati 781 

Alessandro da Rapagnano 550' 


PICENUM SEKÀPHICUM 


855 


Amato (B.) d’Ancona 
Andrea Ascenziani 
Andrea da Belmonte 
Andrea Scinopi 
Angelo Antonio Sandreani 
Angelo (B.) da Camerino 
Angelo (B.) Clareno 
Angelo della Genga 
Angelo Guidoni 
Angelo (B.) da Mercatello 
Anonimo (B.) d’Ancona Mart. 
Anonimo Scrittore 
Antonio d’Ancona 
Antonio da Cossignano 
Antonio da Loro Piceno 
Antonio da Lucca Provinciale 
Antonio Maria da S antamariano va 
Antonio Maria da Treia 
Antonio Masi da Recanati 
Antonio (B.) da Montecicardo 
Antonio da Montegranaro 
Antonio (B.) Puro da Fabriano 
Antonio Stureolo da Montelupone 
Antonio (B.) d’Urbino 
Aurelio d’Ascoli 
Bartolomeo Cardoti 
Bartolomeo da Cingoli 
Bartolomeo (B.) da Fabriano 
Bartolomeo da Force 
Bartolomeo (B.) d’Offida 
Bartolomeo Recordati 
Basilio d’Ortezzano 
Basilio Servitori 
Battista da Sanginesio 
Battista da Sanseverino 
Benedetto (B.) da Camerino 
Benedetto da Poggiocanoso 
Benedetto (B.) Sinigardi d’Arezzo 
Benedetto (B.) d’Urbino 
Benigno Arredi da Sarnano Yesc. 


pag. 398 
484 
550 

484 
492 
626 

21, 163, 312, 450, 493, 504, 752 

263 

346 

499 

500 
505 
776 
389 

485 
519 
699 
263 
782 

762 
350 

764 
656 

763 
188 
252 
716 

765 
337 

766 
252 
263 
252 
550 
633 

768 
223 

Provinciale 202 

769 
648 


















































































856 PICENUM SERAP&idlJM 


Bentivoglio (B.) da Sanseverino 

pag. 40, 6B5, 

769 

Bernardino da Santamarianova 


715 

Bernardino Stracca d’Ancona 


776 

Bernardo d’Arezzo Provinciale 


521 

Bernardo (B.) d’Offida 


383 

Bonagiunta dalla Marca (da Fabriano) 

439, 

643 

Bonaventura d’Appignano 


263 

Bonaventura da Cingoli 


ivi 

Bonaventura da Fossombrone 

8 , 13, 721, 

767 

Bonaventura da Iesi 


786 

Bonifacio Agostini 


347 

Bonifacio Fausti 


346 

Camilla Battista (B.) Varano 


581 

Catarino dalla Penna 


486 

Celeste (suor) di Fiegni 


681 

Celestino d’Ascoli 


563 

Celso d’Ascoli 


14 

Ciriaco da Monsampietrangeli 


567 

Corrado (B.) d’Ascoli 

65, 185, 

223 

Corrado (B,) d’Offida 

224, 

383 

Costanzo Buttafuoco da Samano Card. 


648 

Crescenzo da Iesi 

207, 224, 439, 

785 

Domenicandrea Antonelli 


187 

Domenicantonio Baldassarri 


349 

Domenico da Montecosaro 


566 

Elia da Montefìore Vesc. 


336 

Eustacchio Arciv. di Leupanto 


776 

Evangelista Pellei da Staffolo 

337, 

388 

Fausto Fausti 


346 

Felice Caserta d’Appignano 


341 

Felice Centini d’Ascoli 


187 

Felice Conventati 


350 

Felice Gabrielli 


187 

Felice da Montefìore Vesc. 


335 

Felice Peretti (vedi Sisto V .) 


836 

Felice Rosetani da Monsampietrangeli 


787 

Felice Rosselli 


188 

Ferdinando da Belvedere 


253 

Filippo d’Ascoli 

64, 

187 

Filippo Petroni da Recanati 


782 


( PI^jENTJJI SB^APHICUM 

857 

Flaminio Benedetti 

pag. 338 

Francesco Antonio Troellieri 

345 

Francesco d’Ascoli 

64 

Francesco de Benedictis 

650 

Francesco da Casteldemilio 

5 

Francesco Castelli 

345 

Francesco da Force 

337,388 

Francesco Giuseppe Corvini 

654 

Francesco Maria da Casteldemilio 

263 

Francesco Maria Lucidi 

338 

Francesco Mauri 

350 

Francesco Moro da Montegranaro 

68 

Francesco Pacifici 

350 

Francesco da Rapagnano 

550 

Francesco Rosselli 

188 

Francesco Rubeus d’Appignano d’Ascoli 

187, 213, 506, 525 

Francesco Rufo 

486 

Francesco da Spinetoli 

562 

Francesco (B.) Venimbeni 

225 

Francesco Verri 

253 

Gabriele (B.) d’Ancona 

633 

Gabriele Ghislieri da Iesi 

484 

Gabriello da Iesi 

786 

Gentile da Montefìore Card. 

335, 336, 386 

Gentile (B.) da Montefìore Mart. 

386 

Gentile (B.) da Montefìore Confi 

ivi 

Gentile da Montefìore 

509 

Gerardo (B.) da Potenza Picena 

639 

Giacomo d’Ascoli 

67, 188, 210, 225 

Giacomo (B.) da Civitanova 

640, 658 

Giacomo (B.) da Fallerone 

489 

Giacomo Gavarrini 

510 

Giacomo (S.) dalla Marca 

76, 270, 385, 529, 643 

Giacomo da Massa Fermana 

226 

Giacomo Turrite da Camerino 

627 

Giampaolo Bevilacqua 

659 

Giovanni Angelo da Filottrano 

779 

Giovanni d’Ascoli 

67, 188, 226 

Giovanni Battista da Cartocceto 

686 

Giovanni Battista da Pesaro Miss. 

351 


























































































858 


PICENUM SEEAPHICITM 


Giovanni Battista da Torricella 


pag. 14 

Giovanni Bernardino da S. Elpidio 


781 

Giovanni Bertoldi da Serravalle 


84 

Giovanni Bigozzetti d’Ancona 


776 

Giovanni Billi 


227 

Giovanni da Camerino 


652 

Giovanni Cecchi 


384 

Giovanni Cola da Montelupone 


656 

Giovanni Costantini 


263 

Giovanni Fatati d’Ancona 


776 

Giovanni (B.) da Fermo, detto dalla Verna 


334, 512 

Giovanni Giacomo Panta da Corinaldo 


781 

Giovanni da Montedinove 


8, 13, 14 

Giovanni da Montesantamaria 


227. 348 

Giovanni (B.) dalla Penna S. Giovanni 

440, 

486, 487 

Giovanni Pico da Serrapetrona 


781 

Giovanni Pini 


627 

Giovanni da Ripatransone 

221, 

511, 670 

Giovanni Ruggieri d’Ancona 


776 

Giovanni Turco d’Ancona Vesc. 


536 

Giovanni Vescovo di Senigallia 


776 

Girolamo d’Ascoli, Nicolò IV 


66, 227 

Giulio Santucci da Filottrano 


778 

Giunipero da Potenza Picena 


8, 9, 20 

Giuseppe da Filottrano 


263 

Giuseppe Maria Acoretti da Filottrano 


778 

Giuseppe Maria da Iesi 


699 

Graziano d’Osimo 


440 

Gualtiero Vesc. di Iesi 


785 

Guido dalla Marca 


228 

Guido da Montefeltro 


440 

Illuminato da Sanseverino 


566 

Jacopantonio Ferduzzi d’Ancona 


776 

Jacopo d’Ascoli Inquisitore 


187 

Jacopo d’Ascoli Vesc. 


ivi 

Leonardo d’Ascoli 


187 

Leonardo (B) da Civitanova 


659 

Leonardo Zanobi da Recanati 


781 

Liberato da Macerata 


28 

Lodovico da Fermo Vesc. 

336, 340, 

345, 485 


PICENUM SEEAPHICITM 


859 


Lodovico da Iesi pag< g, 9, 20 


Lodovico Panta da Corinaldo 73^ 

Lorenzo da Camerino gc^ 

Lorenzo da Massa 263 

Luca d’Ascoli 34. 

Marco da Mutino (Montefeltro) 212 449 

Marco Vescovo di Camerino 435 

Marino da Castignàno 219 340 

Mario Orpinelli 349 

Martino da Fabriano 559 

Martino Martini da Fabriano 675 

Martino da Sammarino 272 

Martino Sangiorgi Provinciale i v * L 


Massimo Bucciarelli 

242, 244 

Matteo da Montone Provinciale 

209 

Mattia Severani 

636 

Maurizio Centini 

187 

Michele Angeletti 

263 

Monaldo dalla Marca (da S. Elpidio) 

209, 440 

Nicola da Belvedere 

256 

Nicola da Monsanvito 

562 

Nicolò Filippi d’Appignano 

263 

Nicolò da Montefeltro 

440 

Nicolò da Sarnano 

650 

Nicolò Vignuzzi da Fabriano 

669 

Orazio Civalli da Macerata 

52 

Pacifico da Civitanova 

659 

Pacifico da Morro 

258 

Pacifico Re dei Versi 

229, 440, 634 

Paolo Bemabei 

252 

Paolo Fortucci 

641 

Paolo (B) dalla Marca (da Spoleto) 

203, 440 

Pellegrino (B.) da Fallerone 

40, 440, 489, 635, 636 

Perottino da Pesaro 

650, 671 

Pierangelo Fausti 

346 

Pierantonio Rossi 

485 

Pierpaolo Bartolazzi 

95 

Pietro da Camerino 

628 

Pietro Claudio da Sarnano 

648 

Pietro Guerrieri 

549 

Pietro (B.) da Mogliano 

627 


































860 


PICENUM SEKAPHICUM 


Pietro Pace da Cagli 
Pietro (B.) da Pausula 
Pietro (B.) da Sanse verino 
Pietro da Sassoferrato 
Pietro da Vercelli Provinciale 
Pietro Vescovo d’Osimo 
Pietro Vesc. di Umana 
Pio Migli 

Bizzerio (B.) dalla Muccia 

Enfino da Sanse verino 

Salomeo da Lucca Provinciale 

Salvatore zio di Sisto V 

Sante da Ci vitanova 

Simóne d’Ancona 

Simone d’Ancona Inquisitore 

Simone da Collazone Provinciale 

Simone da Cupramontana 

Sihione Filippi da Foligno Provinciale 

Simone Soderini 

Sinibaldo Sinibaldi 

Sisto V 

Stefano Natinguerra 
Teodino da Smerillo 
Teodoro Mei da Belvedere 
Tommaso da Cagli 
Tommaso Giacinto d’Ascoli 
Tommaso da Massa 
Tommaso da Montefiore Vesc. 

Tommaso da Bipatransone 
Trebazio Mariotti 
Ugolino Brunforte 
Ugolino da Montebello 
Ugolino da Monte Santa Maria 
Ugolino da Serrapetrona 
Valentino Valentini 
Vincenzo Venanzi d’Ancona 
Vulpio Pacifico da Belvedere 
Zaccaria da Ostra 


pag. 322 
346, 440 
633 

527 
206 
485 
776 

485 

40, 182, 205, 229, 440 
256 
520 
338 
659 
526 
776 
208 
8 

522, 523 
187 
524 

113, 216, 338, 801 
523 
523 

253, 254, 255 
846 
563 
549 
335 
221 

486 

528 
519 
348 
673 
659 
776 
253 

11, 21 


Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Antorità Ecclesiastica. 

Àrtidoro Ortolani, Gerente responsàbile 

MACERATA - PREMIA T Ó STABILÌ MENTO TIPO GRAFICÒ A V V. FILIPPO GIÒRGÈTTI^ 


7. — A chi nei primi due mesi dell’anno domanderà 
il Periodico, con promessa d’inviare in seguito la quota di 
abbonamento, sara spedito solo il primo fascicolo : i numeri 
successivi non si manderanno se prima non sarà inviata l’in¬ 
tera quota di abbonamento. 

8. Il Periodico sarà spedito con ogni puntualità a 
tutti gli obbonati : l’Amministrazione non risponde in caso 
di disguidi o smarrimenti postali. 

9' Alle domande di arretrati, senza previo invio di 
L. 1. per ciaschedun numero, non si risponde. 

10. — Non si vendono numeri spiccioli e non si ac¬ 
cettano abbonamenti semestrali. 

L Amministrazione accetta abbonamenti anche 
dui ante 1 anno, ma la spedizione del Periodico non sarà ese¬ 
guita, se non dopo l’invio della intera quota di abbonamento. 

12. Non si concedono facilitazioni od abbonamenti 
cumulativi. 

13. I respinti dop l’adesione di abbonamento o l’in¬ 
vio di L. 7, non saranno considerati: l’Amministrazione non 
assume obblighi di parziali restituzioni per la quota già versata. 

14. Non si dà il cambio ai periodici di minore entità. 

R cambio con i piccoli periodici si accetta solo 
se questi invieranno la quota suppletiva. 

16. Spedito l’ultimo numero dell’anno, non sarà inviato 
il primo fascicolo dell’anno seguente a chi non avrà fatta 
pervenire la quota anticipata. 

IL — Direzione e Amministrazione : « Piccinini Se- 
rapliicnm » — SS. Crocifisso — TREIA (Macerata). 































































































NOTIFICAZIONI 


i, = Si prega di far conoscere 
il PIGENUM SERAPHICUM 
agli studiosi di storia france= 
scana. 

« 

3. - Chi possiede qualche do= 
cu mento inedito, riguardante 
un soggetto francescano=piceno, 
è pregato farlo conoscere alla 
nostra Direzione. 

3. = Il PICENUM SERAPHI- 
CUM accetta con vera grati tu- 
dine qualsiasi discussione sto¬ 
rico-critica circa i lavori dal 
medesimo pubblicati. 

4. = TPutti i conventi france¬ 
scani delle Marche dovrebbero 
avere una copia del PICENUM 
SERAPHICUM.